XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie

Resoconto stenografico



Seduta n. 18 di Lunedì 4 marzo 2024
Bozza non corretta

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 2 

Audizione di rappresentanti di Save The Children e di Unicef:
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 2 
Baldassarre Laura , responsabile Advocacy dell'UNICEF Italia ... 2 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 9 
Della Porta Domenico , consulente dell'Osservatorio per la prevenzione dei danni alla salute da lavoro minorile UNICEF Italia ... 9 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 13 
Iaria Antonino (M5S)  ... 13 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 14 
Baldassarre Laura , responsabile Advocacy dell'UNICEF Italia ... 14 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 16 
Della Porta Domenico , consulente dell'Osservatorio per la prevenzione dei danni alla salute da lavoro minorile UNICEF Italia ... 16 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 17 
D'Errico Giorgia , direttrice Public Affairs e Relazioni istituzionali Save The Children ... 17 
Inverno Antonella , responsabile Ricerca, Analisi & Training Save The Children ... 20 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 28 
Catitti Marco , coordinatore Relazioni istituzionali Save The Children ... 28 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 28 
Iaria Antonino (M5S)  ... 29 
De Palma Vito (FI-PPE)  ... 30 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 30 
Inverno Antonella , responsabile Ricerca, Analisi ... 30 
D'Errico Giorgia , direttrice Public Affairs e Relazioni istituzionali Save The Children ... 31 
Iaria Antonino (M5S)  ... 31 
Inverno Antonella , responsabile Ricerca, Analisi ... 31 
Iaria Antonino (M5S)  ... 32 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 32

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BATTILOCCHIO

  La seduta comincia alle 12.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite l'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione in diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti di Save The Children e di Unicef.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dei rappresentanti dell'UNICEF, professor Domenico Della Porta, una nostra conoscenza ormai consolidata, consulente dell'Osservatorio per la prevenzione dei danni alla salute da lavoro minorile UNICEF Italia, e della dottoressa Laura Baldassarre, responsabile advocacy dell'UNICEF Italia.
  Quella di oggi è un'audizione importante, perché stiamo portando avanti un lavoro di analisi e di approfondimento su quelle che sono le situazioni delle periferie nel nostro Paese, e quindi oggi la vostra presenza e il contributo che potrete lasciare è particolarmente importante e si inserisce in pieno in questo percorso che la Commissione parlamentare sta portando avanti. Vi ringrazio ancora, e do la parola alla dottoressa Laura Baldassarre per la relazione.

  LAURA BALDASSARRE, responsabile Advocacy dell'UNICEF Italia. Rivolgo un ringraziamento al presidente, a tutti i componenti della Commissione e agli altri presenti. Anticipo che per economia di tempo poi manderemo una memoria Pag. 3scritta, che potrà essere acquisita agli atti. Oggi iniziamo a condividere con voi alcuni dei contenuti.
  Innanzitutto vi ringraziamo, perché nell'ambito di questo ascolto del terzo settore, che il presidente richiamava in apertura, questa attenzione ai bambini e agli adolescenti ci sembra particolarmente preziosa. È una indicazione che raccogliamo con grande favore. Chiediamo chiaramente che questa attenzione diventi poi permanente nelle attività della Commissione sia nel confronto con le Istituzioni, che con le visite, che poi con il confronto con il terzo settore e con gli esperti che state facendo a un ritmo sostenuto molto apprezzabile. Questo perché dalle lezioni apprese, e questo è un primo punto di riflessione che vorremmo portare alla vostra attenzione, sappiamo che cosa andrebbe fatto anche nelle periferie. Sappiamo che le periferie non sono soltanto ai margini delle nostre città, ma in alcuni casi sono al centro delle città stesse. Quindi, l'interpretazione che noi preferiamo dare è che nelle periferie tutte le volte i bambini e gli adolescenti hanno meno opportunità sui territori.
  Non ci soffermeremo in questo incontro sui dati e abbiamo molto apprezzato anche gli spunti forniti dall'audizione dell'Istat, che pensiamo debba essere l'Istituzione preposta a fornire dei dati in materia. Però, nel lavoro che loro stanno facendo e che condivideranno a breve con la Commissione su tutta l'operazione di dati sub comunali, diciamo così, perché poi sappiamo che le geografie sono diverse a livello delle metropoli, sarà molto importante anche lì, e questa è una richiesta, presidente, avere un'attenzione specifica degli indicatori riguardanti i bambini e gli adolescenti. Abbiamo bisogno insomma di dati da fonte pubblica.
  Dal punto di vista del metodo, che cosa abbiamo imparato? Per le azioni sul territorio noi dobbiamo lavorare sicuramente Pag. 4sul tema della prevenzione. Voi vi occupate anche di sicurezza. Tutte le azioni che possono essere ricondotte alla prevenzione – poi entreremo nel dettaglio – hanno un ruolo centrale.
  Ogni volta che un diritto umano non viene tutelato, dobbiamo fare delle azioni per bloccare quella mancanza di tutele, quindi delle azioni incisive a contrasto. Poi però dobbiamo lavorare anche per il recupero. Ogni volta che teniamo insieme queste tre dimensioni ragioniamo in un'ottica di diritti umani. Per far questo abbiamo bisogno di leggi e questo chiaramente è il luogo principe, preposto, ma anche di politiche e di prassi. In particolare, in questo incontro ci soffermiamo sulle politiche, perché tanto è già stato previsto, ma non c'è, dal nostro punto di vista, un'attenzione costante all'attuazione delle politiche per quanto riguarda l'infanzia e l'adolescenza. Questo comporta poi di non riuscire ad incidere sulle prassi operative sui territori.
  Sappiamo poi che dobbiamo applicare il principio di sussidiarietà, questo sia a livello verticale che orizzontale. Lo dico per estrema sintesi. Dobbiamo tener conto delle governance che poi ci consentono di attuare le politiche a livello nazionale, regionale e poi territoriale. Adesso si usa questo termine della messa a terra, ma è molto importante avere in mente come possono essere poi declinate sul territorio le politiche nazionali che noi prevediamo, così come abbiamo bisogno di garantire una sussidiarietà orizzontale. Qui sappiamo il ruolo chiave anche del terzo settore, che non dovrebbe mai sostituirsi al settore pubblico, ma affiancarlo, sostenerlo. Noi siamo soprattutto per un'attività di advocacy e quindi di promozione dei diritti come ruolo principale del terzo settore.
  Sappiamo poi che dobbiamo tenere insieme una multidimensionalità. Su questo l'Italia è all'avanguardia anche a livello internazionale, sul concetto di povertà multidimensionale, ma Pag. 5questo dovrebbe essere ribaltato nei servizi territorialmente presenti anche nelle nostre periferie.
  Dobbiamo tener conto, quindi, della dimensione sociale, della dimensione sanitaria e l'integrazione sociosanitaria è un'annosa questione per l'Italia, ma anche l'ambito educativo, sportivo, culturale, artistico, formativo. Dobbiamo tenere insieme le diverse dimensioni. Soltanto così riusciamo ad essere efficaci.
  Mi soffermerò dopo sull'importanza dell'ascolto e della partecipazione dei bambini e dei ragazzi stessi. Questo è uno dei princìpi generali della Convenzione ONU, ma è anche un'indicazione molto concreta di come realizzare delle politiche sui territori. Abbiamo poi la necessità di statistiche a supporto delle policy soprattutto sulla valutazione d'impatto.
  In Italia non abbiamo una grande cultura né del monitoraggio né della valutazione di impatto. Se dalla Commissione uscissero delle parole chiave in tal senso sull'importanza di valutare chiaramente anche l'impatto sull'infanzia e l'adolescenza, tutto il lavoro che ricordavo dell'Istat sarà prezioso in tal senso.
  Mettere a sistema quello che ha funzionato. Lo diceva anche nella recente audizione il presidente Brunetta. Abbiamo tantissime buone prassi sui territori, che molto spesso però diventano dei fiori all'occhiello per le Istituzioni locali piuttosto che per l'associazionismo eccetera.
  Dobbiamo imparare dalle lezioni che funzionano per poi metterle a sistema. Questo è il modo. Anche con questo lavoro che state facendo di visita sui territori; ne state incontrando e ne incontrerete tanti. Importante sarebbe fare il passo successivo.
  Passo al concetto di comunità. Sappiamo quanto l'urbanistica, nel bene e nel male, abbia avuto un impatto sulle nostre Pag. 6periferie, però noi abbiamo anche delle esperienze virtuose. Penso a quali erano le caratteristiche, ad esempio, del Piano Fanfani nel secondo dopoguerra, quando c'erano delle città da ricostruire. Lì non era soltanto un'idea relativa al diritto all'abitare, che chiaramente è fondamentale, è uno degli assi, ma c'era l'idea di creare delle comunità intorno a queste abitazioni, con dei luoghi preposti, dei luoghi belli, dei luoghi che fossero adeguatamente finanziati e con la volontà di coinvolgere tutti i soggetti del territorio.
  Nella nostra interpretazione, rispetto alla periferia, i diritti umani e i diritti dei bambini e degli adolescenti dovrebbero essere al centro e non periferici rispetto al ragionamento che portiamo avanti.
  Nel merito, in occasione di questa legislatura, come UNICEF, abbiamo elaborato un documento che poi vi consegneremo. Abbiamo individuato alcuni ambiti prioritari. In particolare, sicuramente c'è tutto il tema dell'educazione di qualità, della salute mentale e del benessere psicosociale dei minorenni, il tema della non discriminazione, e poi anche il tema del cambiamento climatico e della sostenibilità. Penso che su questo possiamo avere delle indicazioni preziose date anche dal Comitato ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza che quando ha esaminato la situazione dell'attuazione dei diritti in Italia ha dato delle indicazioni, che vi forniremo.
  In questo documento di proposte, che tiene dentro anche tutto il ragionamento intorno all'agenda 2030, quello che avete già iniziato a pensare rispetto alla sostenibilità, ne avete già iniziato a parlare, possiamo dare in questo caso la declinazione di periferia come le zone che sono più deprivate di opportunità. Questa, dal nostro punto di vista, potrebbe essere una delle accezioni possibili. Su questo chiediamo prima di tutto di garantire l'ascolto e la partecipazione dei bambini e degli Pag. 7adolescenti che vivono in queste zone in modo permanente. Noi abbiamo delle buone prassi anche in Italia di ascolto magari quando devono essere elaborate delle politiche, dei progetti. Su questo ci sono delle parole chiave.
  Noi stiamo seguendo l'attuazione in Italia della Child Guarantee, della Garanzia infanzia. È stato elaborato un Piano nazionale sulla garanzia infanzia, recentemente. C'è uno Youth Advisory Board che è composto da ragazzi e ragazze provenienti da contesti molto diversi tra loro, anche da contesti periferici. È stato importante che nel Piano nazionale, che è stato citato anche dalla ministra Calderone, loro abbiano avanzato delle richieste: maggiore coinvolgimento di bambine e bambini, ragazzi e ragazze nella progettazione dei servizi a loro dedicati, anche nel processo di valutazione. È da notare la schiettezza e la capacità di arrivare al punto. Chiedono di essere presenti sia nella fase di progettazione che in quella di valutazione: «Siamo noi a vivere sulla nostra pelle i problemi di cui stiamo parlando e per questo siamo capaci di dare un riscontro sui tipi di servizi di cui abbiamo bisogno e su come ci vengono forniti». Loro possono essere una risorsa preziosa.
  Noi, quindi, chiediamo questo come proposta. Poi, per favore, chiediamo un'attuazione permanente dei Piani nazionali di azione già previsti, già adottati formalmente. Abbiamo delle misure molto utili anche per le nostre periferie, per le persone di minore età che lì vivono. C'è un Piano nazionale infanzia e lì possiamo entrare molto nel dettaglio, nel tipo di servizi rispetto all'educazione e alla cura della prima infanzia, alla salute, all'assistenza, al contrasto alle povertà, ma anche alla governance. Già sono stati fatti dei ragionamenti su quali sistemi di governance territoriale dare. Il tentativo con questo Piano di passare da singole progettualità ad azioni di sistema rispetta i patti di educativi di comunità. Questi patti educativi Pag. 8sono molto efficaci nel coinvolgere i territori, esplodendo la possibilità che hanno di diventare luoghi educativi.
  Ricordo alcune interviste fatte nelle periferie romane, in cui quando abbiamo chiesto ai ragazzi di mappare i luoghi educativi del territorio hanno inserito dei posti del tutto inattesi, come i centri commerciali piuttosto che in alcuni casi i centri anziani, perché poi l'intergenerazionalità a volte può diventare preziosa.
  Per chiudere, noi proponiamo un uso strategico dei dati, che devono essere prodotti e disaggregati a livello territoriale. C'è tutto un lavoro che stiamo facendo con l'Istat anche nell'ambito del programma «Città amiche dei bambini».
  Inoltre tutto questo ragionamento, Presidente e commissari, andrebbe a nostro avviso intrecciato con il tema dell'autonomia differenziata e con il tema della definizione dei LEP, perché i livelli essenziali delle prestazioni sono, dal nostro punto di vista, quelle prestazioni che garantiscono i diritti sul territorio. Quindi, la nostra proposta è anche di dire delle parole chiave anche in questa sede rispetto alla necessità che questi livelli essenziali delle prestazioni garantiscano i diritti dei bambini e degli adolescenti. Se noi volessimo attuare il principio di non discriminazione, dovremmo rivedere i territori dal punto di vista dei bambini e dei ragazzi che vi abitano e capire quali diritti riescono ad esercitare sui loro territori fin dalla nascita, dalla promozione dell'allattamento al seno, al sostegno alla genitorialità positiva, a tutto il tema dello 0-6 anni, tutti i servizi connessi, alla scuola.
  In merito alle scuole abbiamo buone prassi, e poi forniremo documentazione su questo. Abbiamo un progetto sulle scuole amiche, che ci mostra che quando le scuole sono al centro di una rete riescono ad esprimere una positività sui territori. Pag. 9Parliamo dei pediatri, che hanno un ruolo centrale su tutta l'assistenza sociosanitaria.
  L'Italia è ricca di buone prassi. Questo lavoro che state facendo di andare sui territori potrebbe anche essere un modo per scoprirne ulteriori e metterle a sistema.
  In questo lavoro, per attuare il principio di non discriminazione, prestiamo un'attenzione permanente ai gruppi più svantaggiati di minorenni, quindi anche quelli che vivono le nostre periferie, ma c'è poi un tema particolare sul quale abbiamo scoperto negli anni la mancanza di un'attenzione specifica e su questo, se il presidente è d'accordo, lascerei la parola al professor Della Porta, ringraziando per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie mille per la relazione. Do la parola al professor Della Porta.

  DOMENICO DELLA PORTA, consulente dell'Osservatorio per la prevenzione dei danni alla salute da lavoro minorile UNICEF Italia. Buongiorno. Visto l'onore che questa mattina mi è stato dato, in pochi minuti illustrerò questa esperienza di cui ha parlato la dottoressa Baldassarre. Io sono un docente di medicina del lavoro all'università di Salerno, ma sono anche componente esecutivo del Comitato del laboratorio della stessa università per i bisogni di sanità pubblica e di domanda di salute della popolazione. Ho precisato questo aspetto perché dall'anno scorso abbiamo sviluppato, all'università di Salerno, una nuova disciplina che non è curriculare. Penso che sia la prima università ad aver affrontato questa tematica: benessere umano e pianificazione urbanistica.
  Nell'ambito di questa nuova disciplina non curriculare – è stata affidata a chi vi sta parlando a livello sperimentale – abbiamo avviato anche un discorso di collaborazione strettissima, usando la legislazione vigente, per la nuova pianificazione Pag. 10urbanistica e anche per la revisione dei piani, i famosi PTCP che sono affidati alle Province, piani territoriali di tutta la provincia, proprio per sviluppare, a livello comunale, la revisione dei Piani urbanistici.
  Noi puntiamo alla conciliazione del miglioramento della salute umana e alla trasformazione dell'ambiente urbano, dell'ambiente costruito, con l'obiettivo di rendere quest'ultimo più vivibile, più sostenibile, più attraente, un nuovo modello di pianificazione non cristallizzato ai vecchi canoni tipici dell'urbanistica, ma utilizzando quei nuovi strumenti che ci mette a disposizione lo stesso Ministero della salute, oltre ai livelli essenziali di assistenza del punto 8, quando si parla della salute della collettività. Ci sono dei parametri che dovrebbero ovviamente essere considerati e bisogna avviare questo discorso proprio inerente a questa finalizzazione.
  In questo discorso UNICEF, nel 2022, quindi subito dopo l'elaborazione di questi elementi nuovi, innovativi, per migliorare la salute parallelamente alla revisione dei futuri Piani urbanistici, ha avuto il coraggio di avviare il discorso dell'Osservatorio per la prevenzione dei danni alla salute dei lavoratori minorenni, non quelli che svolgono un'attività illegale, perché sarebbe impossibile intervenire di fronte a qualcosa di cui non si conoscono le dimensioni, non si conosce la quantità, ma nei confronti dei minorenni codificati dall'INPS. Nel nostro Paese al 2023 lavorano circa 90.000 minorenni assicurati INPS. Questo è un elemento molto importante. È un dato che dà la possibilità, a noi che abbiamo avviato questo tipo di discorso, di verificare l'andamento delle malattie di questa popolazione che è controllata dall'assicurazione INPS.
  UNICEF ha avviato anche un protocollo d'intesa con un ordine professionale particolarissimo, che sono i consulenti del lavoro. Chi sono costoro rispetto ai minorenni che lavorano? Pag. 11Sono una categoria di professionisti molto importante, perché riescono ad essere da cerniera tra il datore di lavoro e le Istituzioni che dovrebbero controllare la salute di questi minorenni. Loro hanno la possibilità di arrivare a tutti gli imprenditori, e non parlo delle grandissime industrie, perché loro hanno dei sistemi di consulenza propri, in house. I consulenti del lavoro arrivano a chi ha tra i propri dipendenti dei minorenni, arrivano agli artigiani, arrivano agli agricoltori, arrivano alle piccole e medie imprese dove lavorano dei minorenni che non hanno ancora raggiunto l'età adulta, in un modo ovviamente assicurato.
  Questo significa che abbiamo la possibilità di arrivare ovunque. Dall'ultimo approfondimento fatto a fine 2023 dai consulenti del lavoro è emerso che c'è una inversione di tendenza verso le aree esterne, le aree extra urbane. Questo significa che prima i piccolissimi imprenditori abbandonavano queste aree andando nelle aree altamente urbanizzate. Oggi si ha un rientro nelle periferie. Parlo di piccoli imprenditori che hanno alle proprie dipendenze due o tre lavoratori e tra questi anche uno o due minorenni in un modo assicurato, ovviamente, con tutte le forme di assicurazione, quindi c'è un rientro.
  UNICEF con il proprio Osservatorio ha elaborato, e lo presenterà da qui a qualche mese, un documento della valutazione del rischio specifico e dimensionato ai lavoratori minorenni, perché la normativa vigente, parlo della legge n. 81 del 2008, definisce in un modo generico la valutazione del rischio rispetto all'età, rispetto alla provenienza, rispetto ad altre caratteristiche, rispetto al genere, ma non dà delle indicazioni. Immaginate che il minorenne non è come un adulto, ha delle caratteristiche proprie. UNICEF, quindi, ha approfondito questo aspetto e insieme all'università di Salerno è stato elaborato Pag. 12questo documento, la cui prima condivisione avverrà proprio con il Ministero del lavoro. Non lo abbiamo ancora lanciato.
  Si è scelto il Ministero del lavoro perché con esso UNICEF ha sottoscritto un protocollo di intesa proprio in questo settore. Lo condivideremo, non diventerà legge, perché è difficilissimo farlo diventare legge, ma diventerà un punto di riferimento che sarà veicolato dai consulenti del lavoro ai propri clienti che hanno tra i dipendenti dei lavoratori minorenni legalmente riconosciuti e legalmente seguiti.
  Questo è un esperimento molto forte. In questo modo noi abbiamo la possibilità di dimostrare che utilizzando questo strumento dimensionato al lavoratore minorenne riusciamo a evitare l'insorgenza di quelle patologie da lavoro, infortuni o malattie professionali, che fino a diversi anni fa venivano soltanto descritte senza una individuazione legata alla qualità del lavoro. Lo ha fatto molti anni fa, e poi ci siamo fermati, l'ISPESL fino al 2010, perché poi una normativa di quell'anno ha soppresso l'Istituto superiore per la prevenzione e sicurezza sul lavoro e ha inglobato quelle funzioni all'INAIL.
  Il nostro sogno è quello di recuperare tutti questi anni in modo da riuscire a identificare, prima che avvengano delle lesioni irreversibili ai lavoratori minorenni che lavorano in un modo legale, queste situazioni per intervenire e quindi eliminare questi rischi. È un vero discorso di cultura del rischio ritagliato ai lavoratori minorenni. Partiremo proprio dalle aree extra urbane perché – e mi avvio a concludere il mio discorso – i consulenti del lavoro hanno detto che il 40 per cento di questi 90.000 soggetti che lavorano assicurati all'INPS lavora proprio nelle aree extra urbane. Non sono tanti, ma per noi sarà un vero e proprio test. Queste persone saranno circa 40.000. Speriamo di riuscire ad arrivare a loro prima che insorgano delle patologie irreversibili.Pag. 13
  Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio entrambi i nostri interlocutori, perché hanno fornito degli elementi molto utili. Siamo interessati anche a ricevere questo documento con le proposte, perché stiamo raccogliendo una serie di spunti che possiamo comunque utilizzare nel corso dei nostri lavori.
  Mi sembra molto corretto ed efficace l'approccio di prevenzione, contrasto e recupero come parti di una politica efficace su questi aspetti. Condivido in pieno anche il concetto della multidimensionalità, che rappresenta una delle richieste che riceviamo anche quando giriamo sui territori. Rimaniamo in attesa di avere questo documento appena sarà predisposto.
  Ho una curiosità. Lei ha parlato di circa 90.000 assicurati. In quali settori? È una cosa che mi interessa. Magari sentiamo prima anche i colleghi, così poi ci fornisce un'unica risposta.
  Do quindi la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ANTONINO IARIA. È stata molto interessante l'illustrazione di oggi. Sono stati illustrati temi che abbiamo constatato anche nei nostri sopralluoghi. Chi si è occupato di amministrazione cittadina come politico e assessore sa quanto sia importante lavorare sul legame tra la diminuzione della dispersione scolastica da un certo punto di vista legata a progetti orientati a non sottovalutare questo problema che purtroppo sta anche aumentando e poi legare anche un altro aspetto importante, ovvero la pianificazione urbanistica, valutando non solo degli aspetti meramente tecnici, da standard urbanistici, ma facendo una valutazione dell'impatto sociale di ogni trasformazione o di ogni ipotesi di rigenerazione urbana.
  Fatta questa premessa, sono convinto che siamo nella direzione giusta nel fare una ricerca di dati e acquisire i dati che voi avete illustrato brevemente.Pag. 14
  Volevo chiedere, dal punto di vista tecnico, quando saranno presumibilmente disponibili questi dati e in che formato, perché è molto importante, secondo noi, che la nostra Commissione riesca a fare da collante, affinché tutte le amministrazioni italiane abbiano a disposizione una banca dati facilmente leggibile e che parli di questi temi, in modo che vengano aiutati nei loro atti pianificatori con un discorso coerente. Quindi, potrebbe essere uno scopo della nostra Commissione quello di contribuire a creare una banca dati dal punto di vista dell'utilizzo molto fruibile e molto facile da usare, però con tutta una serie di dati validati e con una completezza e una attendibilità molto precise.

  PRESIDENTE. Ringrazio il collega Iaria. Eventuali altri colleghi magari possono intervenire successivamente, per cui passerei la parola ai nostri interlocutori.

  LAURA BALDASSARRE, responsabile Advocacy dell'UNICEF Italia. Grazie. Con riferimento ai dati, mi preme sottolineare che negli anni ci sono state molte ricerche specifiche anche da ambiti universitari e del terzo settore, e l'ottima notizia è il lavoro che sta portando l'ISTAT, perché questo ci consentirà di avere dei dati, tra l'altro, come veniva ricordato nell'audizione, con la modifica del censimento su base annuale, e questo sarà un termine. Il punto è la necessità di avere dei dati disaggregati a livello territoriale. Loro li definiscono a livello subcomunale.
  È in corso un lavoro, che come UNICEF stiamo seguendo, innanzitutto per avere un'integrazione dei sistemi dei dati amministrativi già disponibili, il che ci consentirà di mettere insieme i dati, in questo caso per la parte che seguiamo noi, rispetto alle persone di minore età provenienti da diversi registri. Poi, è in atto un'estensione delle indagini sociali e Pag. 15multiscopo a livello territoriale, che potranno fornire ulteriori indicazioni.
  I rappresentanti dell'ISTAT, presenti in audizione a gennaio, se non erro, hanno dato la tempistica di quando verranno rilasciati questi dati, dopodiché verrà fatto su base permanente. Ebbene, la nostra richiesta è che tra gli indicatori vengano adeguatamente rappresentati anche i bambini e gli adolescenti su base permanente.
  Il secondo tema rispetto ai dati è che come UNICEF, con il Centro di ricerca Innocenti, facciamo un lavoro di comparazione dei dati nei Paesi cosiddetti «ricchi», proprio perché l'ultimo rapporto era la povertà minorile nei Paesi ricchi, e lì la comparazione può essere strategica per capire l'impatto delle politiche su infanzia e adolescenza.
  Colgo l'occasione, presidente, per esprimere due brevi considerazioni. Innanzitutto desidero far presente che noi abbiamo informazioni carenti rispetto alle risorse destinate all'infanzia e all'adolescenza. Dalle audizioni che avete avuto è emerso in maniera evidente come ci siano delle risorse disponibili da fonte diversa, da fonte europea, dall'accordo di partenariato, quindi i sette anni di programmazione, abbiamo il PNRR, abbiamo le leggi di bilancio, come sapete meglio di noi. Tuttavia, non esiste in Italia una mappatura chiara delle risorse destinate all'infanzia e all'adolescenza, tanto a livello nazionale, quanto regionale e locale. Questo diventa strategico per ottenere questo cambiamento nel metodo che noi proponiamo. Ci sono due esperienze realizzate dall'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza negli anni, ma su questo manca un'azione di sistema.
  Inoltre, come è avvenuto in altri Paesi anche europei, questa Commissione tra le raccomandazioni dovrebbe inserire, a nostro avviso, quella di intervenire prioritariamente e considerare Pag. 16i luoghi della città, dove avremo i dati peggiori rispetto all'infanzia e all'adolescenza, come aree di intervento prioritario, anche cambiando il lessico che noi utilizziamo. Infatti, se noi dessimo priorità a questo, favoriremmo un cambiamento culturale nelle persone, in questo caso persone di minore età, che vivono in questi luoghi. Per noi, si potrebbe da lì partire anche nella sperimentazione dei LEP previsti per l'infanzia e l'adolescenza.

  PRESIDENTE. Grazie, dottoressa Baldassarre. Do la parola al professore Della Porta.

  DOMENICO DELLA PORTA, consulente dell'Osservatorio per la prevenzione dei danni alla salute da lavoro minorile UNICEF Italia. I dati che mi chiedeva poco fa il presidente relativamente ai comparti lavorativi in cui troviamo questi circa 80.000 minorenni che lavorano sono i seguenti: al primo posto abbiamo l'agricoltura (i dati li conosco a memoria in quanto li studiamo continuamente, le percentuali, invece, mi riservo di farvele avere), al secondo posto abbiamo il settore edile e, quindi, il settore delle costruzioni, al terzo posto abbiamo gli artigiani, quindi il settore dell'artigianato tipico (falegnameria, idraulica eccetera), sempre al terzo posto abbiamo i servizi, poi la ristorazione e, infine, il commercio.
  Il settore dei minorenni professionisti che lavorano è quello dello spettacolo, che sta all'ultimo posto, ma in quell'ambito la legislazione è molto più rigorosa, quindi non ci preoccupa l'utilizzazione dei minorenni a questo tipo di livello. Tenete presente che anche nel settore dello spettacolo abbiamo verificato che la valutazione dei rischi viene fatta in un modo più corretto, ma sono poche le persone che lavorano in questo specifico ambito.
  Noi stiamo facendo di tutto per estendere questa valutazione specifica e dimensionata all'età in tutti gli altri settori lavorativi. Pag. 17Lo abbiamo già fatto. Adesso non possiamo anticipare nulla, perché c'è bisogno, ovviamente, della condivisione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali prima di pubblicare questo tipo di documento, che sarà utilizzato volontariamente. Non c'è alcun obbligo. Però, è chiaro che con l'aiuto dei consulenti del lavoro, che riescono a penetrare in tutte queste attività, in queste microimprese, dove ci possono essere uno o due minorenni che lavorano, ci aspettiamo un grande successo.
  I minorenni non li troviamo nelle grandissime industrie, ecco perché non abbiamo coinvolto Confindustria. È impossibile che nelle grandi industrie ci sia un settore che assuma minorenni in particolari attività specifiche.

  PRESIDENTE. Grazie mille.
  Proseguirei questa audizione sentendo i rappresentanti di Save the Children, Giorgia D'Errico, direttrice public affairs e relazioni istituzionali, Antonella Inverno, responsabile ricerca, analisi & training, e Marco Catitti, coordinatore relazioni istituzionali.
  Con Save the Children abbiamo già avuto un'interlocuzione informale nei mesi scorsi, però oggi è importante inserire anche il vostro contributo formalmente all'interno del nostro lavoro di inchiesta. Quindi, vi passo volentieri la parola.

  GIORGIA D'ERRICO, direttrice Public Affairs e Relazioni istituzionali Save The Children. Grazie, Presidente, per aver avuto la sensibilità di audire noi e i colleghi dell'UNICEF. Come diceva lei, Save the Children ha già avuto diversi contatti con questa Commissione e per questo vi ringraziamo.
  Come sapete, Save the Children opera da oltre cento anni al fianco di bambini e bambine e adolescenti in centoventi Paesi del mondo, fra cui l'Italia, promuovendo e tutelando il diritto alla salute, all'istruzione e alla protezione.Pag. 18
  Ci teniamo a focalizzarci sul nostro Paese, motivo per cui abbiamo suddiviso i nostri interventi. Io farò una breve introduzione, poi la collega proseguirà sui rapporti che, relativamente a quello che voi state conducendo come Commissione periferie, possono essere di vostro assoluto interesse.
  In Italia siamo presenti con i cosiddetti «Punti Luce», che sono presìdi socioeducativi rivolti alla fascia di età 6-17 anni, il programma «Fuoriclasse» all'interno delle scuole per contrastare la dispersione scolastica attraverso il protagonismo giovanile (precedentemente citato dall'onorevole), il programma «Fuoriclasse in Movimento» per promuovere il benessere scolastico per gli studenti, garantendo un diritto di istruzione di qualità, e il progetto «Arcipelago Educativo», dove si prova a tenere le scuole aperte anche d'estate. Questo perché soprattutto nei territori che stiamo andando a individuare, quindi quelli più periferici, la scuola può essere un punto di riferimento.
  C'è un programma più recente che ha coinvolto alcune città, che è un programma relativo all'innovazione sociale, che si chiama «Qui – un Quartiere per crescere», che ha l'obiettivo di trasformare cinque quartieri italiani rendendoli luoghi dove siano garantite opportunità di crescita per tutti. Questo programma si basa sostanzialmente su due princìpi. Il primo è il processo del cambiamento, ma disegnato e condiviso con chi quel territorio lo vive, quindi componenti della comunità, che possa guardare a tutto il percorso di vita dei bambini e delle bambine, quindi da quando nascono a quando assumono una loro autonomia, peraltro andando a toccare tutte le caratteristiche che devono essere garantite nel percorso della vita di un bambino, quindi il diritto alla salute, a un ambiente accogliente e salutare, all'educazione e all'istruzione di qualità, e la lotta alla povertà materiale ed educativa.Pag. 19
  Tutti gli attori istituzionali del terzo settore, di aziende ed enti no profit ovviamente partecipano, devono diventare parte attiva di questo cambiamento. L'obiettivo è proprio la scrittura di un piano di sviluppo territoriale, quindi guardando ai diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e provando a creare una collaborazione trasversale integrata fra i diversi attori che abbiamo citato.
  I territori in questione sono cinque: Ostia Ponente a Roma, ZEN 2 a Palermo, Pianura a Napoli, Macrolotto Zero a Prato, Porta Palazzo-Aurora a Torino. Sono stati scelti questi territori perché in quelle realtà c'è un'esclusione sociale dovuta a fattori di disagio e vi è la possibilità di arrivare a concepire un piano di rilancio e di trasformazione.
  Come obiettivo e come principio abbiamo quello di ascoltare le persone che quelle situazioni le vivono e, poiché abbiamo visto che questa Commissione ha la volontà di andare sul territorio a vedere personalmente le diverse realtà, cogliamo questa occasione per potervi invitare e visitare insieme a voi queste strutture e queste realtà.
  Vorremmo partire dalle nostre esperienze concrete e offrirvi alcuni spunti su cui Save the Children quotidianamente lavora. Uno degli obiettivi è fare spazio alla crescita nelle periferie. Vivono in contesti di grandi città metropolitane quasi 3 milioni 800 mila bambini e adolescenti, e non parliamo solo di periferie geografiche, ma spesso si tratta proprio di periferie sociali ed educative. Questa è una distinzione secondo noi importante, che porta poi a fare proposte legate al loro benessere e al loro sviluppo.
  C'è un importante rapporto, che vi verrà descritto a breve, chiamato «Fare spazio alla crescita», presentato nel 2023, che mette in evidenza le disuguaglianze e la distribuzione dei minori che riguardano la vita all'interno di quattordici città Pag. 20metropolitane. Associata a questa ricerca, è tuttora viva una petizione, che vi invitiamo a vedere e magari a sottoscrivere, che è la campagna «Qui Vivo». La richiesta è di stanziare delle risorse per poter garantire il tempo pieno a tutti i bambini, quindi risorse per il personale docente e il personale ATA, affinché, come dicevo prima, la scuola possa essere un luogo di crescita e soprattutto un luogo dove siano garantiti i diritti, senza discriminazione alcuna. Oltre a questo, ovviamente lo spazio legato all'attività sportiva. Sappiamo già che a legislazione vigente c'è stata un'attenzione allo sport come possibilità di crescita e di benessere, a partire dalla scuola elementare. Per noi, infatti, ambienti consoni alle attività che possano far crescere, una palestra o una biblioteca, sono dirimenti, perché una crescita sana è portata anche dalla percezione e dalla possibilità di vivere ambienti e luoghi sani.
  Sul nostro sito potete trovare questa petizione, denominata «Periferie Italia», che vi invitiamo a sottoscrivere. Siamo arrivati a 30.000 firme, ma il nostro obiettivo ha l'asticella un po' più elevata. Intanto, però, potrebbe essere utile visionarla anche per capire quali sono le esigenze, considerato che si è partiti proprio da chi quei territori li vive.
  Lascio ora la parola alla collega Antonella Inverno per la prosecuzione dell'illustrazione.

  ANTONELLA INVERNO, responsabile Ricerca, Analisi & Training Save The Children. Mi unisco ai ringraziamenti per questa possibilità di essere ascoltati in questa importante Commissione, che sono sicura farà un ottimo lavoro, che ha veramente la potenzialità di cambiare la vita di tanti bambini e bambine e adolescenti che vivono nei quartieri più degradati delle nostre città.
  Do qualche dato iniziale per inquadrare la situazione. Nel 2022 sappiamo che 1 milione 269 mila minorenni hanno vissuto Pag. 21in povertà assoluta, il 13,4 per cento del totale, un dato in crescita rispetto all'anno precedente e il più alto registrato dal 2014, e un minore su quattro vive in povertà relativa.
  Se è vero che la percentuale di famiglie con minori in povertà assoluta è più elevata tra le famiglie che vivono nel centro delle aree metropolitane rispetto a quelle che vivono in periferia, gli ultimi dati ISTAT ci mostrano anche che per la prima tipologia di famiglia, quelle che vivono in centro, nell'ultimo anno si è registrata una riduzione dell'incidenza della povertà, mentre per le seconde, le famiglie con minori che vivono in periferia, si è registrato un lieve aumento. Siamo oggi all'11,6 per cento di famiglie che vivono in povertà assoluta nelle periferie.
  Con il rapporto che è stato citato prima «Fare spazio alla crescita» abbiamo voluto dare voce a questi territori intanto attraverso l'orgoglio dei ragazzi e delle ragazze che li vivono, per cui per loro è casa loro, e quindi abbiamo voluto ricordare anche i tesori presenti in questi territori. Dall'altra parte, sono minorenni che non hanno le stesse opportunità economiche ed educative dei loro coetanei che vivono in quartieri con più servizi. Tra i bambini e i giovani della fascia di età 0-19 anni che vivono in Italia quasi due su cinque si concentrano nelle quattordici città metropolitane, dove in media vive il 13,7 per cento dei contribuenti con redditi inferiori ai 15.000 euro annui.
  Dicevo prima, sono territori per noi preziosi perché proprio nelle periferie c'è una forte concentrazione di minori, anche con background migratorio, altro tesoro che dovremmo valorizzare di più dal nostro punto di vista. C'è una presenza molto forte, molto spesso, però questi bambini e queste bambine che vivono nei territori maggiormente disagiati devono confrontarsi Pag. 22con fattori di rischio che possono compromettere la loro crescita educativa, sociale ed emotiva.
  Abbiamo utilizzato i dati ISTAT del nuovo censimento, quello del 2021, per sottolineare come la distribuzione dei minori e la presenza dei fattori di svantaggio educativo e socioeconomico non siano omogenee all'interno delle città metropolitane italiane.
  Le periferie, dal nostro punto di vista, come è stato ricordato prima dalla mia collega, non sono solo quelle zone che geograficamente si collocano agli estremi delle città, ma sono anche quelle zone dove a una maggiore presenza di minori sono associati fattori di svantaggio più elevati. Quindi, è proprio in queste zone che è particolarmente necessario concentrare le risorse e operare gli interventi di riqualificazione.
  Su 114 municipi che abbiamo preso in considerazione delle 14 città metropolitane 33 presentano proprio queste caratteristiche, vale a dire un'elevata presenza di minorenni e un'elevata presenza di fattori di svantaggio. Tra questi abbiamo considerato come spazi per la crescita lo spazio della casa e della scuola e lo spazio pubblico. Cito brevemente qualche dato che riguarda questi tre ambiti. Rispetto alla casa ci sono due minori su cinque in Italia che vivono in un'abitazione sovraffollata, tra i quasi 13.000 minorenni che sono senza casa o senza fissa dimora due su tre si concentrano proprio nelle città metropolitane, il 39,1 per cento dei minori vive in abitazioni sovraffollate.
  Accanto a un problema di quantità dello spazio disponibile esiste un problema, forse anche peggiore, di qualità dello spazio disponibile. Tra le coppie con almeno un figlio minore in Italia quasi una su dieci (9,2 per cento) vive in abitazioni con tetti, soffitti, finestre o pavimenti danneggiati, il 13,7 per cento abita in case con alti tassi di umidità nei muri, nei pavimenti, nei Pag. 23soffitti e nelle fondamenta, il 5,4 per cento vive in abitazioni dove la luminosità è assai scarsa.
  Vogliamo anche ricordare il problema che riguarda l'emergenza abitativa, di chi casa non ce l'ha proprio. Su 38.000 e passa provvedimenti di sfratto il 45,5 per cento riguarda proprio le città metropolitane, secondo gli ultimi dati del Ministero dell'interno. Per Roma si parla di più di 5.000 provvedimenti di sfratto, per Napoli e Torino rispettivamente 2.900 e 2.087 provvedimenti. In relazione all'anno precedente si registra un aumento di sei punti percentuali rispetto all'esecuzione degli sfratti.
  Le spese per l'abitazione sono relativamente più alte nelle città urbane. Sappiamo che nel nostro Paese c'è una percentuale piuttosto alta, più di una su dieci, di famiglie che spendono una cifra mensile del proprio reddito troppo elevata rispetto alle altre spese necessarie.
  C'è anche un altro spazio che abbiamo preso in considerazione, quello della scuola. La presenza di uno spazio collettivo (mense, palestre, aule tecniche e informatiche) è un miraggio per molti, troppi ragazzi e bambini. Nelle città c'è una disponibilità di questi spazi inferiore a quella che si trova nelle altre aree del Paese. Manca una palestra in tre scuole su cinque, uno spazio sociale comune in più di una su tre. In otto città metropolitane, inoltre, l'accesso al tempo pieno nella scuola primaria è significativamente inferiore alla media nazionale, che è pari al 38 per cento.
  L'ultimo spazio che abbiamo preso in considerazione è lo spazio pubblico, che è necessario anche per il benessere fisico, oltre che per lo sviluppo educativo e sociale dei bambini. Sappiamo che c'è una percentuale troppo bassa di verde urbano fruibile, soprattutto nelle grandi città, ma anche l'arredo urbano è un miraggio per molti bambini. Così come gli spazi Pag. 24adibiti ad aree sportive per svolgere attività fisica all'aperto sono assolutamente insufficienti.
  Tra le soluzioni che abbiamo proposto nel rapporto c'è sicuramente la necessità del pieno utilizzo dei beni confiscati in via definitiva alla criminalità organizzata. Abbiamo fatto un'analisi inedita per il nostro rapporto andando ad analizzare le assegnazioni nelle quattordici città metropolitane di questi beni e abbiamo verificato che meno della metà di questi beni è stata assegnata alle autorità locali, il 25,5 per cento nelle città metropolitane. Parliamo di poco più di 4.300 beni su più di 17.000. Quelli utilizzati per scopi educativi e sociali specificamente destinati a minori e ragazzi sono solo 237, ovverosia il 5 per cento dei beni totali assegnati e appena l'1,4 per cento di tutti i beni confiscati nelle quattordici città metropolitane.
  Apprezziamo fortemente, anche se dobbiamo sicuramente fare un'analisi più approfondita, l'intento di migliorare e velocizzare le procedure di assegnazione, contenuto anche nell'ultimo decreto-legge sull'applicazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
  Consentitemi di alzare il tiro e alzare l'occhio dalla periferia così come l'abbiamo descritta rispetto agli spazi a disposizione a temi più complessivi, che riguardano la povertà educativa, fortemente intrecciata con la povertà economica, di cui si è parlato prima, e con la dispersione scolastica.
  Sappiamo che a incidere sulla povertà educativa sono anche i fattori di contesto, per esempio la presenza o meno sul territorio di servizi per l'educazione per la fascia d'età 0-6 anni, un'offerta educativa non formale di qualità, la tipologia di scuole presenti, la qualità dell'insegnamento, la presenza del servizio mensa e del tempo pieno, come anche la qualità degli edifici scolastici.Pag. 25
  Ci sono tanti studi che confermano gli effetti benèfici dell'ingresso precoce nel sistema di istruzione. È stato calcolato un ritorno di 7 dollari per 1 dollaro investito nella prima infanzia rispetto, invece, a investimenti più tardivi, così come anche della frequenza del tempo pieno e della mensa scolastica, proprio per le categorie di adolescenti e bambini e bambine maggiormente svantaggiati.
  Sappiamo, però, che il nostro territorio è un po' strano rispetto a questo, perché proprio lì dove si concentrano le punte maggiori di problematiche che riguardano la dispersione scolastica, la povertà economica e la povertà educativa sono proprio quei territori dove si registra la più scarsa offerta dei servizi poc'anzi citati, come gli asili nido, la mensa scolastica e il tempo pieno.
  La mensa scolastica in particolare, riprendendo gli interventi dei colleghi dell'UNICEF, vorremmo fosse inserita come livello essenziale delle prestazioni, per garantire almeno ai minorenni in condizioni di povertà certificata di avere un pasto completo e sano al giorno, combattendo così anche la dispersione scolastica. Proprio su questo abbiamo recentemente presentato, insieme al vicepresidente della vostra Commissione e all'Osservatorio sui conti pubblici italiani, proprio qui alla Camera, un dossier che fa delle stime su quanto costerebbe questo intervento.
  Dico un'ultima cosa, raccogliendo lo spunto che prima è stato dato rispetto al lavoro minorile. Ad aprile 2023 abbiamo pubblicato una ricerca sull'altra fetta dei minorenni che lavorano, cioè quelli che hanno meno di sedici anni, che lavorano in maniera del tutto illegale e molto spesso sono anche sfruttati.
  La nostra è una ricerca quantitativa, con un grande sforzo anche di rilevazione sul territorio. Da questa ricerca è emerso che un quattordicenne su cinque, il 20 per cento, svolge o ha Pag. 26svolto un'attività lavorativa prima dell'età legale consentita e tra questi più di un minore su dieci ha iniziato a lavorare già all'età di undici anni o prima.
  Abbiamo stimato, sulla base delle risposte alle domande del nostro questionario, che 336.000 minorenni tra i sette e i quindici anni abbiano avuto esperienze di lavoro minorile. Tra i quattordicenni, i quindicenni che lavorano circa 58.000 minorenni hanno svolto lavori particolarmente dannosi per la propria salute, per il proprio percorso educativo perché o considerati da loro stessi pericolosi o perché svolti in orari notturni o ancora perché svolti in maniera continuativa durante il periodo scolastico. Ricordo che parliamo di ragazzi di quattordici-quindici anni che per legge non potrebbero in alcun modo lavorare, se non per motivi molto particolari come quelli artistici di cui si parlava prima.
  Sappiamo che il lavoro minorile riduce le possibilità di avere dei percorsi di successo scolastici e quindi anche di aspirare ad un futuro migliore nella propria vita, perché si innesta un circolo vizioso: ho bisogno di soldi adesso perché la mia famiglia versa in situazione economica deprivata, vado a lavorare subito, lascio la scuola, non mi formo più e continuerò a fare lavori sotto qualificati, con un reddito molto basso.
  Nell'ambito di questa attività di ricerca abbiamo svolto un'indagine tra pari in quattro territori particolarmente deprivati: Torino, Palermo, Roma e Scalea. Abbiamo formato dei giovanissimi ricercatori per intervistare i loro coetanei sulle esperienze scolastiche e di lavoro. Le testimonianze raccolte nei reportage video sono disponibili sul nostro Datahub e approfitto per aprire una parentesi sulla disponibilità di tantissimi dati che riguardano l'infanzia e l'adolescenza, che vengono da diverse fonti, incrociati tra loro in sei dimensioni di analisi sul Datahub di Save the Children, che è sempre in continua Pag. 27evoluzione e avrà anche una versione migliorata a partire da maggio, ma che è già online.
  Questi documenti, che sono disponibili sul DataHub, sono prodotti direttamente dai ragazzi. Sono di grande impatto e aiutano a comprendere le drammatiche condizioni di vita di troppi minorenni in Italia: lo sfruttamento nei mercati, i turni notturni nei bar, le paghe umilianti, l'abbandono della scuola, lo sfruttamento in attività illegali, perché, lo hanno detto meglio di noi, la povertà educativa è proprio la linfa della manodopera della criminalità organizzata.
  Da questo punto di vista per noi sarebbe di grande aiuto l'introduzione di piani di sostegno individuali, le doti educative, in accompagnamento alle misure di contrasto alla povertà delle famiglie con minori per una presa in carico personalizzata dei minori in stato di grave povertà.
  Auspichiamo, da un altro punto di vista, che gli interventi sulla rigenerazione urbana, previsti dal Piano nazionale ripresa e resilienza, vengano rafforzati con ulteriori fondi visto che sono stati in qualche modo ridotti con le nuove riformulazioni, ma soprattutto chiediamo che sia finanziata un'agenda urbana nazionale per i bambini con fondi statali, con una programmazione a lungo termine, superando la logica dei bandi e superando l'eccezionalità dei finanziamenti; un'agenda nazionale urbana che dovrebbe avere dei punti obbligatori e vincolanti: il recupero urbano co-progettato con bambini, bambine e adolescenti, gli asili nido disponibili per tutti i bambini nella fascia 0-3 o almeno per una buona percentuale di essi, un pasto a scuola al giorno completo e gratuito per tutti i bambini che vivono una situazione di povertà certificata, come si ricordava prima, una palestra, che è essenziale, una biblioteca e la possibilità di introdurre il comodato d'uso gratuito per i libri (una misura veramente piccola, che farebbe la differenza in Pag. 28tantissime famiglie), scuole aperte tutto il giorno e spazi aggregativi per gli adolescenti per parlare tra di loro, togliergli in qualche modo dalla strada, fare attività che gli aiutino a crescere nel migliore dei modi.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie.
  Do la parola al dottor Marco Cassetti, coordinatore relazioni istituzionali.

  MARCO CATITTI, coordinatore Relazioni istituzionali Save The Children. La relazione l'abbiamo conclusa. Dico solamente che faremo pervenire anche una nota scritta con una serie di dettagli che non abbiamo avuto modo, per motivi di economia di tempo, di illustrare.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Anche in questo caso, una relazione davvero molto interessante, ricca di spunti. Questa idea specifica su cinque quartieri italiani ci interessa molto. Vi ringraziamo per l'invito. Tra l'altro, alcune delle città le abbiamo già visitate, ma possiamo ulteriormente approfondire con visite specifiche perché, secondo me, questa rappresenta una di quelle possibili buone pratiche che, come è stato detto, potremmo esportare.
  Qui si parla di Roma, Palermo, Napoli, Prato e Torino. Prato è l'unica città che al momento sarebbe fuori rispetto alle nostre visite, però possiamo ovviamente inserire qualcosa ad hoc.
  Ci interessa molto, perché ci sono una serie di dati molto utili per il nostro lavoro, questo vostro rapporto «Fare spazio alla crescita» del 2023. Già oggi ci avete portato una serie di dati molto interessanti, e anche l'approccio sul resto delle questioni.Pag. 29
  Sull'utilizzo dei beni della criminalità organizzata, i beni confiscati, come Commissione stiamo facendo un lavoro specifico. Nelle scorse settimane abbiamo visitato alcuni beni sequestrati, in particolare su Roma città, ai Casamonica. Saremo nelle prossime settimane in un altro bene sequestrato alla criminalità, confiscato e assegnato al pubblico, perché chiaramente in queste realtà se il bene funziona, se ci sono dei progetti sostenibili e duraturi, è una evidente rivincita dello Stato per le comunità locali che vedono il cambio non solo di uso, ma il cambio di passo.
  Anche su questo, secondo me, potremmo interagire in maniera sinergica.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ANTONINO IARIA. Vorrei ringraziare i relatori per questi importanti dati e proposte.
  Faccio solo due domande velocissime. La prima riguarda lo studio su Torino. Ho sentito quello che riguardava il quartiere di Borgo Dora e Porta Palazzo. La ricerca non si estende alla parte di Barriera di Milano, al confine con i quartieri in questione, che però è già un altro quartiere. Questa è la prima domanda.
  L'altra, invece, è una domanda che faccio sempre. Voi avete parlato della dispersione scolastica e del lavoro minorile, evidenziando un tema molto importante, ovvero che i ragazzi in età molto giovane sono costretti ad andare a lavorare per aiutare, dal punto di vista economico e finanziario, la famiglia. Questo, secondo voi, è legato alla stretta sul reddito di cittadinanza, che ha creato nuovamente un problema finanziario alle famiglie che erano in difficoltà?
  Grazie mille.

Pag. 30

  VITO DE PALMA. Io farò una domanda flash. Mi ha particolarmente colpito e mi interessa quest'agenda urbana nazionale per i bambini, sia nel tema, ma soprattutto per come è stata dettagliata.
  Sulla scuola aperta tutto il giorno non sarei completamente d'accordo, nel senso che magari l'adolescente è giusto che viva la quotidianità anche fuori dell'ambiente scolastico. A prescindere da questo, vengo alla domanda. Avete fatto degli approfondimenti su questa idea che oggi avete lanciato? Avete degli elementi specifici maggiori? Lo chiedo per farne tesoro e poterli magari utilizzare anche in qualche proposta, grazie.

  PRESIDENTE. Do la parola ai nostri ospiti per la replica.

  ANTONELLA INVERNO, responsabile Ricerca, Analisi & Training Save The Children. Vado velocemente alle risposte sul rapporto.
  Uno dei quartieri è Aurora, a Torino. Abbiamo analizzato, delle quattordici città metropolitane, solo i municipi che afferiscono al comune principale, non tutto il resto, perché, come giustamente ricordava anche la dottoressa Baldassarre, è compito della statistica pubblica fare degli approfondimenti più estesi.
  Abbiamo voluto lanciare un segnale analizzando quei municipi. Vi assicuro che è un lavoro veramente dispendioso mettere insieme tutti i dati del censimento. Non l'abbiamo fatto sulle zone di cinta.
  Invece, venendo alla domanda sull'agenda urbana, sicuramente abbiamo fatto degli approfondimenti su dei singoli pezzi che abbiamo riproposto, come quello che raccontavo sulle mense. Sappiamo esattamente – ci siamo fatti aiutare dall'Osservatorio conti pubblici – quanto costerebbe garantire diverse percentuali di gratuità alla scuola primaria con la mensa. Sul Pag. 31tempo pieno abbiamo fatto un approfondimento di quanto costerebbe garantire il tempo pieno in diversi territori. Quindi, possiamo sicuramente fare riferimento a dei conti che abbiamo già fatto.

  GIORGIA D'ERRICO, direttrice Public Affairs e Relazioni istituzionali Save The Children. In risposta alla domanda dell'onorevole Iaria rispetto al territorio, mi preme aggiungere che c'è anche un tema di necessità. Lei, essendo probabilmente torinese, sa bene che su Barriera di Milano ci sono importanti progetti anche di Compagnia di Sanpaolo. C'è stata, quindi, anche una valutazione di necessità, di analizzare quelle zone che potevano avere una necessità superiore, perché magari, in altri casi, era maggiormente coperta.
  Ci confermi, onorevole, la domanda sul reddito di cittadinanza, cioè se questa analisi che noi abbiamo fatto rispetto ai minori che contribuiscono all'economia della famiglia possa essere in qualche modo legata alle modifiche che, a livello legislativo, sono state fatte dal reddito di cittadinanza. È corretto?

  ANTONINO IARIA. Sì.

  ANTONELLA INVERNO, responsabile Ricerca, Analisi & Training Save The Children. Mi scusi, l'avevo persa. Noi abbiamo fatto la stessa analisi dieci anni fa perché, purtroppo, non è un fenomeno monitorato a livello statale o a livello delle istituzioni pubbliche. Dieci anni fa abbiamo fatto una prima ricerca di questo tipo e l'abbiamo riprodotta nel 2023, auspicando che poi ci sia qualcuno che possa raccogliere il testimone. Il numero di minorenni coinvolti in attività lavorativa – ci abbiamo tenuto molto al fatto che la metodologia fosse veramente uguale per poter fare dei raffronti – non è aumentato nel tempo.Pag. 32
  Sono aumentate, però, le condizioni di sfruttamento, cioè sono aumentati quei quattordicenni, quei quindicenni che vivono situazioni di lavoro che mettono a repentaglio il proprio percorso educativo, la propria salute e il proprio benessere psicofisico.

  ANTONINO IARIA. Grazie mille per la risposta.

  PRESIDENTE. Grazie davvero ai nostri ospiti. E grazie ai colleghi intervenuti.
  Oggi abbiamo ulteriormente rafforzato una serie di conoscenze. Chiediamo sia a Save the Children che ad UNICEF di proseguire questo percorso, perché abbiamo comunque davanti degli anni in cui l'obiettivo di questa Commissione è quello di incidere in particolare in tema di proposte sulla situazione delle periferie nel nostro Paese.
  Voi, ovviamente, state sul campo con una serie di progettualità che vanno fatte conoscere, vanno valorizzate e che possono anche rappresentare, in alcuni casi, un modello di azione da replicare in altri contesti.
  Stiamo osservando con grande attenzione il tema Caivano, anche perché vogliamo capire se quel tipo di approccio – che sta comunque dando dei risultati concreti e importanti – possa essere replicabile in altri contesti in maniera speculare, e capire se le buone pratiche applicate stanno dando dei risultati.
  Voi avete molto insistito in entrambi gli interventi sul percorso di valutazione, che è importante, perché poi rappresenta un indicatore dell'efficacia dell'intervento.
  Vorremmo capire se questo tipo di interventi possono essere sostenuti e replicati, perché hanno dato dei buoni risultati, in altre realtà.Pag. 33
  Ci avete fornito una serie di elementi preziosi, che aiutano la nostra azione. Già da ora vi dico che dovremo, anche in prospettiva, continuare a interagire.
  Grazie ancora. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.20