XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari

Resoconto stenografico



Seduta n. 34 di Giovedì 4 aprile 2024
Bozza non corretta

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Morrone Jacopo , Presidente ... 3 

Audizione di rappresentanti del Consorzio ECOPNEUS:
Morrone Jacopo , Presidente ... 3 
Carnimeo Giuseppina , direttore generale ECOPNEUS ... 4 
Morrone Jacopo , Presidente ... 5 
Carnimeo Giuseppina , direttore generale ECOPNEUS ... 5 
Morrone Jacopo , Presidente ... 11 
Spagnolli Luigi  ... 11 
Carnimeo Giuseppina , direttore generale ECOPNEUS ... 11 
Morrone Jacopo , Presidente ... 12 
Lorefice Pietro  ... 12 
Caruana Andrea , gestore d'area ECOPNEUS ... 13 
Carnimeo Giuseppina , direttore generale ECOPNEUS ... 14 
Morrone Jacopo , Presidente ... 15 
Lorefice Pietro  ... 15 
Carnimeo Giuseppina , direttore generale ECOPNEUS ... 16 
Morrone Jacopo , Presidente ... 16 
Petrucci Simona  ... 16 
Caruana Andrea , gestore d'area ECOPNEUS ... 16 
Morrone Jacopo , Presidente ... 17 
Petrucci Simona  ... 17 
Caruana Andrea , gestore d'area ECOPNEUS ... 17 
Carnimeo Giuseppina , direttore generale ECOPNEUS ... 18 
Morrone Jacopo , Presidente ... 20 
Caruana Andrea , gestore d'area ECOPNEUS ... 20 
Carnimeo Giuseppina , direttore generale ECOPNEUS ... 21 
Caruana Andrea , gestore d'area ECOPNEUS ... 21 
Carnimeo Giuseppina , direttore generale ECOPNEUS ... 21 
Morrone Jacopo , Presidente ... 22 
Carnimeo Giuseppina , direttore generale ECOPNEUS ... 22 
Morrone Jacopo , Presidente ... 22 
Caruana Andrea , gestore d'area ECOPNEUS ... 22 
Carnimeo Giuseppina , direttore generale ECOPNEUS ... 22 
Morrone Jacopo , Presidente ... 23 
Lorefice Pietro  ... 23 
Caruana Andrea , gestore d'area ECOPNEUS ... 23 
Pisano Calogero (NM(N-C-U-I)-M)  ... 23 
Caruana Andrea , gestore d'area ECOPNEUS ... 23 
Morrone Jacopo , Presidente ... 24 

Audizione di rappresentanti del Consorzio volontario per riciclo del PET (CORIPET):
Morrone Jacopo , Presidente ... 24 
Dentis Corrado , presidente del Consorzio CORIPET ... 25 
Morrone Jacopo , Presidente ... 31 
Spagnolli Luigi  ... 32 
Morrone Jacopo , Presidente ... 32 
Dentis Corrado , presidente del Consorzio CORIPET ... 32 
Morrone Jacopo , Presidente ... 35 
Petrucci Simona  ... 35 
Dentis Corrado , presidente del Consorzio CORIPET ... 36 
Morrone Jacopo , Presidente ... 36 
Lorefice Pietro  ... 36 
Dentis Corrado , presidente del Consorzio CORIPET ... 37 
Morrone Jacopo , Presidente ... 38 
Dentis Corrado , presidente del Consorzio CORIPET ... 38 
Morrone Jacopo , Presidente ... 39 
Dentis Corrado , presidente del Consorzio CORIPET ... 39 
Morrone Jacopo , Presidente ... 39 
Dentis Corrado , presidente del Consorzio CORIPET ... 39 
Morrone Jacopo , Presidente ... 40 
Dentis Corrado , presidente del Consorzio CORIPET ... 40 
Morrone Jacopo , Presidente ... 40 
Dentis Corrado , presidente del Consorzio CORIPET ... 40 
Morrone Jacopo , Presidente ... 41 
Dentis Corrado , presidente del Consorzio CORIPET ... 41 
Morrone Jacopo , Presidente ... 41 
Dentis Corrado , presidente del Consorzio CORIPET ... 41 
Morrone Jacopo , Presidente ... 41 
Dentis Corrado , presidente del Consorzio CORIPET ... 41 
Morrone Jacopo , Presidente ... 42

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
JACOPO MORRONE

  La seduta comincia alle 13.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti del Consorzio ECOPNEUS.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti del Consorzio ECOPNEUS.
  Sono presenti la dottoressa Giuseppina Carnimeo, direttore generale, e il dottor Andrea Caruana, gestore d'area, che saluto e ringrazio della presenza.
  Ricordo che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera ed è, pertanto, aperta alla partecipazione da remoto dei componenti della Commissione.
  Avverto i nostri ospiti che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterranno opportuno, consentendo la Commissione, i lavori potranno proseguire in seduta segreta. Ricordo che, in tal caso, per la parte di seduta sottoposta al regime di segretezza saranno sospesi tutti i collegamenti da remoto, che saranno tempestivamente riattivati alla ripresa della seduta libera.
  L'audizione odierna rientra nell'ambito dell'approfondimento avviato sul sistema dei consorzi di filiera secondo un programma di audizioni già deliberato dall'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, nella riunione Pag. 4del 25 ottobre scorso e successivamente ampliato nella riunione del 21 marzo scorso, prevedendo l'audizione sia di esponenti del consorzio ECOPNEUS, che si occupa di tracciamento, raccolta, trattamento e recupero di pneumatici fuori uso, sia di esponenti del consorzio CORIPET, un consorzio volontario, senza fini di lucro, riconosciuto dal Ministero dell'ambiente, tra produttori, converter e riciclatori di bottiglie in PET.
  Ricordo che la Commissione, ai sensi della propria legge istitutiva, è chiamata a svolgere indagini sia su questioni di carattere generale nelle materie oggetto d'inchiesta sia più specificatamente sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari. In tale contesto, un particolare riguardo è rivolto alla verifica di comportamenti illeciti nell'ambito della pubblica amministrazione centrale e periferica, ovvero di soggetti pubblici o privati operanti nella gestione dei servizi di trattamento, smaltimento e recupero dei rifiuti, nonché dei relativi sistemi di affidamento dei suddetti servizi.
  Infine, la Commissione mira a individuare la sussistenza di eventuali connessioni tra le attività illecite legate al ciclo dei rifiuti e altre attività economiche, anche con riferimento alla destinazione e all'utilizzo dei fondi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza in campo ambientale.
  Cedo, dunque, la parola ai nostri ospiti per lo svolgimento di una relazione introduttiva, al termine della quale i colleghi parlamentari potranno rivolgere eventuali domande o richieste di chiarimento.
  Prego.

  GIUSEPPINA CARNIMEO, direttore generale ECOPNEUS. Signor presidente e onorevoli commissari, vi ringrazio.
  Noi avremmo anche una presentazione, delle slide, chiedo se è possibile condividerla. Colgo l'occasione per ringraziare di Pag. 5questa opportunità che ci consente di presentare la filiera di pneumatici fuori uso. Comincio lentamente, da quelle che saranno, poi, le prime slide di presentazione.
  Anche questa è una filiera di eccellenza nel settore della gestione dei rifiuti, come lo è il nostro Paese – mi piace ricordarlo – proprio sul tema dell'economia circolare e della sostenibilità. Mi piace sottolineare che siamo veramente tra i primi in Europa. La gestione dei PFU (pneumatici fuori uso) ne fa parte. Stiamo parlando di un mercato di circa 400 mila tonnellate di pneumatici fuori uso tracciati, raccolti e gestiti.

  PRESIDENTE. Chiedo scusa. Ci sono marchi pubblicitari nelle slide?

  GIUSEPPINA CARNIMEO, direttore generale ECOPNEUS. No. Non ci sono marchi pubblicitari. Ha fatto bene a chiederlo.
  La prima slide è proprio quella che stavo anticipando a voce, in termini di numeri del contesto della filiera, cioè le 400 mila tonnellate di PFU tracciati, raccolti e recuperati ogni anno. Sono dati rendicontati e tracciati dal Ministero della transizione ecologica, in collaborazione con la rendicontazione dei soggetti obbligati alla comunicazione, sulla base dei disposti normativi, che equivalgono a circa 42 milioni di pezzi. Parliamo di pneumatici di diverse dimensioni, di diverse grandezze.
  In questo contesto, con questi numeri, si inserisce ECOPNEUS, che è un attore di assoluto rilievo. È un consorzio – ricordo – senza finalità di lucro, istituito nel 2009 proprio per rispondere al dettato normativo del decreto legislativo n. 152/06, in termini di responsabilità estesa del produttore, che richiedeva proprio di provvedere, in forma associata o in forma singola, alla gestione di pneumatici fuori uso. Sono seguiti, poi, anche degli iter di ulteriore definizione e regolazione ancora più dettagliata degli obblighi e delle responsabilità con i successivi decreti ministeriali n. 82/2011 e n. 182/2019.Pag. 6
  Sei sono i principali soci fondatori, i principali player del mercato, con anche altri soci importatori. In totale rappresentiamo 51 soggetti, che in toto gestiscono circa il 45 per cento di pneumatici fuori uso generati ogni anno in Italia. Quindi, si tratta dell'attore principale, quello di maggior rilievo nel settore.
  Come opera ECOPNEUS? Quali sono i princìpi chiave, i valori su cui agisce ECOPNEUS? Innanzitutto, l'uso efficiente delle risorse economiche dei consumatori, dei cittadini, per conseguire in maniera efficace gli obiettivi di legge e i risultati richiesti, garantendo soprattutto trasparenza della filiera e tracciabilità di tutti i flussi (flussi quantitativi, flussi economici, flussi informativi e flussi di dati; quando parlavamo della rendicontazione delle quantità immesse sul mercato da parte del Ministero, questa si deve alla collaborazione e alla trasparenza del consorzio), attraverso la costruzione di una rete. È importante fare rete con tutti gli attori coinvolti nella filiera, con tutti i soggetti (istituzioni, privati, cittadini, operatori della raccolta, del trasporto e del trattamento).
  Inoltre, ECOPNEUS opera con una capillarità del servizio su tutto il territorio italiano, quindi agiamo e garantiamo il servizio da Livigno a Trapani, isole comprese, dimostrando la serietà dell'impegno dei nostri soci verso gli obiettivi di sostenibilità e di economia circolare, puntando anche molto sul tema dell'innovazione e della ricerca. Quando si parla di economia circolare e di gestione del ciclo dei rifiuti non intendiamo solo la raccolta, ma si tratta di fare poi effettivamente recupero, e recupero di qualità. Questo lo si può fare nel momento in cui si investe e si lavora sulla ricerca, sull'innovazione e sullo studio.
  I numeri del 2023 dimostrano questo impegno, questi risultati. Nel 2023 sono state raccolte su tutto il territorio nazionale Pag. 7oltre 187 mila tonnellate di pneumatici fuori uso, che è un dato superiore al target di legge. Ricordo che l'obiettivo previsto dalla legge è quello di raccogliere quanto è stato immesso nell'anno precedente che, nel 2023, corrispondeva a 168 mila tonnellate. Il di più che è stato raccolto, circa 19 mila tonnellate e quindi l'11,5 per cento in più rispetto al target, è espressione di quella collaborazione, di quella disponibilità del consorzio alle richieste e alle esigenze del Ministero, ad intervenire su determinate situazioni.
  Quando parlavo di capillarità su tutto il territorio italiano, mi riferivo al fatto che copriamo e serviamo le 107 province italiane, garantendo il servizio su circa 21 mila punti di generazione di pneumatici fuori uso (l'acronimo è PGPFU), il che significa gommisti, autofficine e stazioni di servizio. Questa come attività ordinaria o extra-ordinaria, se contiamo quelle quantità extra-target.
  In più, un ulteriore segnale della collaborazione che c'è sempre stata con il Ministero è la raccolta straordinaria effettuata nella Terra dei Fuochi, quindi nell'area di Napoli e Caserta, nell'ambito di un protocollo specifico tra Ministero, MITE, il prefetto competente e ECOPNEUS, che, quindi, ha dato la propria disponibilità a raccogliere quanto giacente in quei territori. Questi sono i dati 2023.
  Se consideriamo gli anni in cui era operativo il sistema, oltre a quanto è stato raccolto ordinariamente (uso sempre questo termine nel senso del rispetto del target di legge), abbiamo anche oltre 84 mila tonnellate di materiale raccolte dai cosiddetti «stock storici». Cosa sono? Sono quelle quantità che erano giacenti sul territorio prima che entrasse in vigore il sistema di gestione degli pneumatici fuori uso. Con il decreto ministeriale n. 82 del 2011 è stato richiesto di intervenire e di andare a svuotare questi stock storici. ECOPNEUS è stato Pag. 8l'unico consorzio che ha dato seguito a questo impegno ed è intervenuto su questi territori, con quindici stock storici che a oggi sono stati completamente svuotati e con oltre 84 mila tonnellate raccolte. Le 23.500 tonnellate che vedete nella slide, che si riferisce alla Terra dei Fuochi, rappresentano la somma di quanto raccolto nel corso degli anni. E poi oltre 220 mila tonnellate di raccolta extra-target, sempre come espressione di quell'impegno, oltre agli obiettivi previsti di legge. Quindi, facciamo più di quanto richiesto dalla norma, sempre collaborazione con il Ministero, nell'ambito di situazioni contingenti e di emergenza.
  Se andiamo avanti, troviamo una slide che è lo specchio di quella tracciabilità e di quella trasparenza del flusso delle quali parlavamo prima. In questa slide come vengono gestite le risorse che provengono da cittadini, gommisti, produttori e importatori di pneumatici, che devono essere utilizzate in maniera efficiente dal consorzio per garantire una filiera, dalla raccolta al recupero, significativa e capillare su tutto il servizio, con risultati che rispettino gli obiettivi di legge, e anche oltre, come abbiamo visto. Tutto rendicontato in maniera chiara, trasparente e puntuale al Ministero.
  Questo anche grazie – se parliamo di rete e di filiera – a una rete esterna di collaboratori a cui ci appoggiamo, che è indipendente, specializzata, controllata, monitorata e verificata nelle autorizzazioni e nelle attività. Questa rete viene utilizzata per il servizio di raccolta, trasporto e recupero, con le destinazioni di quanto raccolto e seguendo la gerarchia dei rifiuti: recupero di materia in primis versus e poi il recupero energetico.
  Nelle slide seguenti ci sono delle cartine – le vediamo dopo – che rappresentano la capillarità e la presenza sul territorio, di cui vi ho parlato. ECOPNEUS è presente su tutto il territorio Pag. 9nazionale, sia con le attività di raccolta che con quelle di trattamento del materiale. Parliamo di diciotto raccoglitori e di venti impianti di trattamento. Copriamo tutte le zone. Non ci sono aree del territorio che non siano coperte dal servizio.
  Accanto a questa attività – passatemi il termine – operativa (raccolta e trattamento), che risponde agli obblighi e a quanto richiesto dalla normativa e quindi di farsi carico e di gestire il sistema, svolgiamo anche altre attività. Parlavo di un'economia circolare, reale, di qualità sul recupero. Come si fa? Bisogna sviluppare standard di qualità, criteri che garantiscano il rispetto di determinate specifiche tecniche. Si è collaborato anche con enti di normazione, come l'UNI (ente italiano di normazione) e come il CEN (comitato europeo di normazione), per sviluppare questi standard e dare supporto ai soggetti della filiera, agli impianti di trattamento, in modo tale che il loro lavoro, il prodotto ottenuto, risponda a determinati requisiti. Questo per sviluppare una reale economia circolare. È facile dire: faccio la raccolta, tratto, eccetera. A queste parole deve corrispondere una sostanza, un contenuto di qualità effettivo, per avere – lo vedremo successivamente – le applicazioni. Questo sempre nell'ottica di portare avanti quella che è veramente un'eccellenza italiana. Nel settore dell'economia circolare e della sostenibilità ci sono tante eccellenze industriali e tanti know-how di cui possiamo assolutamente andare fieri. Così come siamo fieri noi, come consorzio, di poter partecipare a queste attività di promozione e di sviluppo.
  Quando parliamo di recupero, quindi arriviamo a valle del processo con le destinazioni del materiale recuperato – come vediamo nella slide successiva – questo significa in primis recupero di materia (per il 52 per cento, gomma, acciaio e anche fibra tessile, che è presente all'interno della composizionePag. 10 degli pneumatici), e poi il recupero energetico, principalmente verso i cementifici.
  Quali sono – come vediamo successivamente nella slide – le applicazioni principali? Le applicazioni storiche sono in superfici sportive e nei playground dove la pavimentazione che troviamo è l'applicazione da gomma riciclata. Più del 50 per cento della gomma riciclata utilizzata per la pavimentazione di questi impianti proviene dalla filiera gestita da ECOPNEUS. Ahimè, soltanto l'uno per cento trova applicazione nella pavimentazione stradale. Perché dico «ahimè»? Perché negli altri Paesi, invece, è molto più diffuso, è molto più sviluppato. In Italia ancora poco, nonostante le prestazioni ambientali e tecniche delle pavimentazioni stradali con agglomerato di gomma riciclata, anche in termini di attenuazione della rumorosità, di durata della pavimentazione e, di conseguenza, di riduzione di quelli che possono essere, poi, gli interventi e i costi manutentivi.
  È sicuramente un settore su cui puntare, da sviluppare e promuovere. ECOPNEUS questo lo fa – come vedremo nelle prossime slide – con tutta un'attività di studio, di ricerca e di innovazione. Mi permetto anche di ricordare che uno dei compiti richiesti dal decreto legislativo n. 152/06 per gli EPR (responsabilità estesa del produttore) è anche quello di fare ricerca, innovazione e informazione, nell'ottica di ottimizzare la gestione di pneumatici fuori uso. Noi in questo ci crediamo. Ogni anno circa 2 milioni di euro sono investiti in ricerca e in sviluppo, con partner di assoluto rilievo (politecnici, Istituto Sant'Anna e altre istituzioni, ma anche pubbliche amministrazioni), proprio per promuovere e sviluppare sempre più ampie e migliori applicazioni della gomma riciclata.Pag. 11
  Non volevo rubare molto tempo. Volevo che fosse una panoramica generale e, spero, esaustiva. Ovviamente, siamo qui a vostra disposizione. Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Grazie a lei.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LUIGI SPAGNOLLI. Ringrazio per questa relazione. Vorrei capire meglio il discorso a cui lei ha accennato sulla pavimentazione stradale, che altrove viene fatta e da noi no. Sono anch'io al corrente di questa situazione, di cui a suo tempo mi occupai in altra veste. Vedo che non si procede. Quale potrebbe essere uno scenario favorevole per recuperare questo tipo di materiale per le pavimentazioni stradali? Avendo in questo modo i vantaggi che lei diceva.

  GIUSEPPINA CARNIMEO, direttore generale ECOPNEUS. La ringrazio per questa domanda, perché è veramente un punto molto importante, come dice lei. Si può fare molto. Per la pavimentazione stradale entriamo nell'ambito della pubblica amministrazione. È un tema su cui già si sta facendo molto: gare d'appalto, GPP (Green Public Procurement). Su quel fronte ci si sta muovendo. Bisognerebbe fare di più, ossia inserire anche gli aspetti relativi alla pavimentazione stradale in agglomerato con gomma riciclata. Questo sarebbe un modo per promuoverne l'uso, per promuoverne l'applicazione. Così come anche il CAM (criteri ambientali minimi) sulle strade, che adesso è un tavolo aperto, sul quale noi diamo massima disponibilità, anche in termini di know-how, di competenza tecnica e di studio, sulla base dei vari progetti che abbiamo fatto.
  Quello che mi verrebbe da dire è di continuare a lavorare, anzi di aprire e di chiudere il CAM strade, e il tema del GPP. Pag. 12Il Green Public Procurement è lì che dovrebbe essere inserito. Se non lo si mette lì, non si spinge. Non voglio usare il termine «obbligare». Bisogna credere nella sostenibilità affinché essa sia attuata. Anche per le pubbliche amministrazioni, quindi, ci deve essere una convenienza ambientale ed economica. Non c'è dubbio. Nell'applicazione della pavimentazione stradale c'è l'uno e l'altro. Se penso a uno strumento, mi viene in mente lo strumento del Green Public Procurement sicuramente, e dei CAM strade. Questi sarebbero gli strumenti, a mio avviso, da utilizzare per spingere le applicazioni e sviluppare questo utilizzo.

  PRESIDENTE. Senatore Lorefice.

  PIETRO LOREFICE. Grazie presidente. Ringrazio gli auditi.
  Avete fatto una carrellata molto ampia. Chiaramente non potevate, per ristrettezza dei tempi, darci informazioni puntuali. Vi chiedo, a livello regionale, quante regioni riescono a chiudere il ciclo di raccolta e trattamento? Nelle varie aziende vengono lavorati gli pneumatici fuori uso. Vorrei sapere se viene trattata l'intera filiera, compresi i mega-pneumatici delle ruspe, dei trattori, e altro? Quanti impianti arrivano al granulato e al polverino e non si limitano al ciabattato? Come voi mi insegnate, chi punta sul ciabattato lo fa solo perché ha intenzione di mandarlo o presso inceneritori, con recupero di energia, o presso cementifici.
  A livello di panorama nazionale, quindi, vorrei una fotografia regione per regione e capire se ci sono ancora grandi disequilibri.
  Tornando, invece, al tema della nostra bicamerale d'inchiesta, se ci fornite un elenco storico, almeno degli ultimi anni, degli incendi. Ho memoria – avendo anche fatto parte della Commissione nella precedente legislatura – di alcuni depositi Pag. 13che, ahinoi, sicuramente non per autocombustione, sono andati a fuoco. Ne ricordo alcuni in Sicilia, in provincia di Siracusa, qualche anno fa, e non solo. Vorrei i dati generali.
  In tema di GPP, come dice lei, siamo noi legislatori che forse dobbiamo muoverci in maniera più chiara e netta. Sui CAM ci lavoriamo.
  Solo sulla parte legata agli asfalti, al tappetino d'usura, vorrei sapere se avete fatto un LCA (life cycle assessment) o più LCA e se ci potete fornire anche questi riferimenti.
  Grazie.

  ANDREA CARUANA, gestore d'area ECOPNEUS. Riguardo alla prima domanda, a livello nazionale, ovviamente, non tutte le regioni si chiudono su sé stesse, proprio per una questione anche di ottimizzazione della lavorazione. Quando siamo partiti, nel 2011, c'era una sovrabbondanza di impianti a livello nazionale, magari perché erano stati creati con fondi, con aiuti. Tanti impianti che erano lì e che vivacchiavano. Con gli anni abbiamo cercato di dare lavoro e la possibilità di svilupparsi a chi ci ha creduto e a chi ha cercato di seguire le regole in un determinato modo.
  A livello nazionale, più o meno in tutte le regioni ci sono impianti di lavorazione. Ci sono maggiori concentramenti in aree tipo la Puglia, dove abbiamo ben tre impianti e mi viene in mente il Lazio, dove non c'è nessun impianto che lavora in questo momento con ECOPNEUS. Esistono, però, degli impianti di trattamento. So di un impianto che sta per nascere nella zona di Frosinone, se non erro. Un impianto già c'è dalle parti – non ricordo se in provincia di Latina o di Frosinone – nella zona dei Santi Cosmo e Damiano. Impianti, quindi, ce ne sono. Quelli che producono materia prima seconda in Italia attualmente ne abbiamo due in Piemonte, uno in Lombardia, uno in Veneto, uno in Trentino, uno in Emilia-Romagna, uno in Pag. 14Toscana e uno nelle Marche. Vado a memoria. In Abruzzo no, perché c'è solo recupero energetico. In Puglia abbiamo ben tre impianti che fanno recupero di materia. In Basilicata c'è un impianto che fa recupero di materia. In Calabria idem.
  Chi produce granulo solitamente ricava sia granuli che polverini. Poi ci sono aziende che fanno produzioni specifiche solo di polverino, ma quelle sono prestazioni più tecniche, perché sono legate al micron, quindi scendere fino a 600-400 micron, che sono richieste specifiche per alcune applicazioni particolari.
  In Sardegna abbiamo uno dei due impianti esistenti, che lavora con noi, fa recupero di materia. Direi, quindi, che la copertura è abbastanza completa. L'unica regione è il Lazio a non avere un vero e proprio impianto fino ad ora. So che – come dicevo prima – ne sta nascendo uno. Non so che tipo di attività farà, perché non abbiamo preso ancora contatto con questo impianto.
  Questo per quanto riguarda la panoramica degli impianti in generale.

  GIUSEPPINA CARNIMEO, direttore generale ECOPNEUS. Quindi, la copertura è garantita su tutto il territorio nazionale, nei termini di quello che lei, senatore Lorefice, chiedeva. Quindi non si produce solo il ciabattato, ma soprattutto polverino e granulato. Vi è sempre anche una questione di ottimizzazione delle logistiche, degli spostamenti, per far lavorare tutti.
  Quanto alle successive domande, dal punto di vista degli elenchi degli incendi mi consentirà di verificare. Poi, magari, ve lo mandiamo. È vero, non ci si può nascondere che ci siano anche se sono sempre meno frequenti. Il che poi si ricollega al tema dei giacimenti sconosciuti, non regolamentati e quindi, all'emergenza, alle esigenze di smaltire materiale in giacenza e non tracciato, su cui noi, però, come ECOPNEUS, siamo sempre Pag. 15intervenuti dando la nostra collaborazione. Da lì quei dati dell'extra raccolta: andare a prendere ciò che non è tracciato. Poi prende fuoco, ahimè. Vedremo, se possibile anche successivamente, di darle risposta su quegli elenchi, se ci sono. Idem anche sugli studi di LCA sulle pavimentazioni. Nei vari progetti che abbiamo fatto vi è una ricognizione dei vari lavori, dei vari progetti eseguiti o seguiti in collaborazione, per avere anche quelle informazioni.
  Lei ha detto, giustamente, che quello sul GPP è un tema che riguarda voi legislatori, così come i CAM. La nostra disponibilità è proprio in termini di know-how tecnico, quindi di informazione sui risultati dei progetti che seguiamo e di come possiamo essere di supporto al legislatore. Vi diamo la massima disponibilità. Raccogliamo quanto a nostra disposizione per metterlo a vostra disposizione.

  PRESIDENTE. Senatore Lorefice.

  PIETRO LOREFICE. Grazie presidente, per integrare. Ci potete dare anche qualche informazione su come, invece, è gestita la filiera? A me è capitato di cambiare le gomme dell'auto. Il gommista mi mette in fattura il contributo per lo smaltimento di ogni pneumatico. Voi, come consorzio, come regolate la filiera? Per i raccoglitori e i gommisti c'è un sistema di cauzioni? Specialmente per i raccoglitori che provvedono non solo alla raccolta ma anche allo stoccaggio, e proprio nei luoghi di stoccaggio, negli anni, si sono verificati gli incendi. Onde evitare che i furbi o la gente non onesta incassi i soldi solo nella fase di raccolta, vorrei capire come funziona tutta la filiera.
  Un'ultima domanda: quanti degli pneumatici tal quali o trattati vanno fuori dall'Italia e, nel caso, in quali direttrici, in quali Stati con priorità?

Pag. 16

  GIUSEPPINA CARNIMEO, direttore generale ECOPNEUS. Sulla filiera, se posso chiedere di rimettere le slide, ce n'era una che, magari, poi il collega mi aiuterà ad approfondire ulteriormente.

  PRESIDENTE. Senatrice Petrucci.

  SIMONA PETRUCCI. Forse io non ho guardato la prima parte. Comunque, a 14 anni dalla partenza, oggi siamo a 197 mila tonnellate. Quante erano le tonnellate nel primo anno? Di quanto è stato l'incremento di tonnellate ritirate da quando è nata ECOPNEUS a oggi? I rapporti li curate direttamente con le aziende oppure anche con le regioni, con gli ambiti territoriali, quindi con gli ATO (ambito territoriale ottimale)?
  Mi riallaccio alla domanda che ha fatto il collega, per capire quello che non è tracciato. Quale può essere la procedura per riuscire a capire dov'è il traffico illecito? Oggi nel mondo della digitalizzazione tutto quello che entra, poi, deve uscire. È una partita doppia: tanto mi entra, tanto mi esce, altrimenti ho delle rimanenze. Quello che vorremmo riuscire a capire se c'è e dov'è l'inghippo. Arrivano ruote anche dall'estero? Come si può intervenire in quell'ambito? So benissimo che quello che va fuori dal mercato è quello che arriva dall'estero e che poi viene rivenduto nel mercato nero. Vorrei avere questi dati e vorrei sapere se voi avete mai avuto a che fare o, comunque, se avete fatto una ricerca su questo? Per voi vuol dire incrementare l'attività. È logico che tutto si traduce in termini economici in plus, in valore economico maggiore.
  Grazie.

  ANDREA CARUANA, gestore d'area ECOPNEUS. Rispondo subito a quest'ultima domanda. A tal riguardo era stato istituito un osservatorio con Legambiente e anche con le associazioni di Pag. 17categoria, come CNA e Confartigianato. Era stato istituito anche una sorta di whistleblowing, dove arrivavano segnalazioni anonime, che poi sono state passate anche alle autorità. In questo studio, che è durato alcuni anni, adesso non ricordo se tre o quattro anni, era emerso che – volgarmente – la parte non tracciata di questi pneumatici era circa il 30 per cento, ossia quella che veniva trovata sul territorio. Questo 30 per cento è dato da diversi fattori. Noi pensiamo solamente allo pneumatico nuovo, però c'è una forte importazione di pneumatici usati. Lo pneumatico usato, come dice il decreto ministeriale, dovrebbe avere gli stessi obblighi dello pneumatico nuovo, perché viene immesso sul mercato italiano. Una volta che viene immesso, poi lo ritroviamo come rifiuto. Se questo pneumatico non ha nessuna dote, non ha nessun contributo, noi non abbiamo le risorse per poterlo gestire. E non è nemmeno tracciato a livello ministeriale. Le 400 mila tonnellate che dichiara il Ministero dell'ambiente si riferiscono a quello che è tracciato. Il resto non viene tracciato.
  Per rintracciarli come si fa? Bisognerebbe andare a fare dei controlli mirati su tutte le importazioni. Essendoci il libero scambio di merci in Europa, non è così semplice. Spesso arrivano dalla Germania, dall'Olanda.

  PRESIDENTE. Senatrice Petrucci.

  SIMONA PETRUCCI. Quindi, manca la tracciabilità dell'usato, in questo caso.

  ANDREA CARUANA, gestore d'area ECOPNEUS. Quello che noi perdiamo è perché non viene tracciato. Dentro questa cosa, però, può esserci anche lo pneumatico usato che entra in Italia. Sull'online, con il decreto ministeriale n. 182/2019 era stato messo l'obbligo di un legale rappresentante in Italia che doveva Pag. 18«garantire» una corretta dichiarazione e questo potrebbe aver risolto parzialmente il problema. Un paio di mesi fa è venuta fuori la notizia di un'evasione di non ricordo quanti milioni di euro, forse in Puglia: cinque anni di totale evasione nell'importazione di pneumatici. Quelli lì, purtroppo, noi poi li troviamo per strada, presso le officine. In qualche modo bisogna poterli recuperare.
  La linea è veramente sottile. I vari gommisti che sono per strada magari ti dicono: «Importo lo pneumatico dall'estero». A un importatore capita di farlo una, due o tre volte, e ti dice: «Importo quattro container di gomme». Magari per ignoranza non sa neanche che deve fare una dichiarazione o che deve comunque versare il contributo a un consorzio o che dovrebbe farsi autorizzare dal Ministero dell'ambiente in forma individuale per poter gestire gli pneumatici. In questi casi si perdono perché non vengono gestiti. Vengono dati ai consorzi che fanno la raccolta. Non c'è un matching tra quanto si acquista e quanto viene portato via come rifiuto. Sarebbe abbastanza semplice, se ci fosse un controllo di quel tipo.

  GIUSEPPINA CARNIMEO, direttore generale ECOPNEUS. La disponibilità, la collaborazione che ECOPNEUS ha sempre dato al Ministero, ma anche nei tavoli tecnici, serve proprio per trovare soluzioni, lavorare sui miglioramenti normativi e capire quali sono le aree grigie su cui intervenire. Abbiamo sempre partecipato ai tavoli dando la massima disponibilità. Sicuramente bisogna aumentare i controlli, perché tutti facciano la loro parte. Nel momento in cui tutti fanno la loro parte, si riesce a livellare la situazione. Questo è sicuramente molto importante.
  Per dare ancora seguito alla domanda del senatore Lorefice, riprendiamo le slide precedenti per far capire la filiera. Poi c'era anche la domanda se i nostri rapporti sono solo con le Pag. 19aziende oppure anche con gli ATO o con le regioni, che però non sono un nostro soggetto. Abbiamo contatti solo con le aziende. Perdonatemi, io sono in ECOPNEUS da due giorni. Vi dico solo questo, però ci sono.
  Questa è la slide n. 7, che rappresenta proprio la filiera che lei, senatore Lorefice, i chiedeva come funziona. Se vede la freccetta verde con scritto «finanziamento», significa che si paga al gommista nella fattura un contributo se si prende (colore arancione nella slide) lo pneumatico nuovo. Il gommista, in realtà, paga questo contributo ai produttori, perché sono i produttori e gli importatori che hanno venduto e quindi sono loro che in fattura mettono il contributo che poi viene girato a ECOPNEUS che lo gestisce. Noi come utilizziamo questi soldi? Cerchiamo di utilizzarli al meglio – per questo parlo di uso efficiente – perché stiamo utilizzando i soldi dei consumatori per fare la raccolta, il trattamento e il recupero. Noi utilizziamo i nostri soldi, ossia i soldi del cittadino, il quale, nel momento in cui va a comprare uno pneumatico e va a pagare quell'euro o quei due euro di contributo ambientale, deve essere consapevole che lo fa perché è sicuro che quel pneumatico, a fine vita, viene raccolto, trattato ed effettivamente recuperato. Anche questo è un tema molto importante. Se non si spinge su questo e il gommista suggerisce di comprare quelli che costano meno, perché vengono chissà da dove e senza il contributo ambientale, non si ha la garanzia di partecipare a una filiera di qualità e di recupero.
  Noi siamo sempre più attenti alle scelte di acquisto e ai comportamenti. Se stiamo attenti a dove viene fabbricato il vestito, a dove viene il prodotto bio o a come viene utilizzato l'imballaggio, dovremmo prestare la stessa attenzione anche quando prendiamo uno pneumatico. È vero che, magari, pago Pag. 20quell'euro in più, ma perché so che poi viene correttamente, legalmente gestito, anche quando arriva a fine vita.
  Io sono convinta che, se si fa questo tipo di promozione, se si prende questa consapevolezza, si riducono anche quelle quantità, quegli illeciti, quel non tracciato perché in primis tutto viene spinto da quelle scelte, fondamentalmente.
  Questa è, per sommi capi, la filiera e il giro, sia economico che quantitativo. Non so se ci sia qualcosa che sfugge.

  PRESIDENTE. Io rivolgo una domanda tecnica. Sulla scorta delle criticità che hanno evidenziato anche i commissari, ci sono correttivi idonei a ottimizzare e a rendere più funzionale il modello del recupero attuale? Avete eventuali proposte normative per aumentare l'efficacia della raccolta e della gestione del PFU? Avete già predisposto qualcosa? Ci hanno segnalato che ci sono pneumatici che non vengono ritirati dai gommisti. Avete qualche idea in particolare?

  ANDREA CARUANA, gestore d'area ECOPNEUS. Sicuramente sappiamo che il Ministero dell'ambiente sta già lavorando a una revisione del decreto ministeriale n. 182/2019. Questa revisione dovrebbe – si pensa – andare a rendere più chiare le aree grigie, che sono, poi, le aree dove si può comunque interpretare. In determinate attività l'interpretazione non fa bene al sistema. Una delle aree, sicuramente, è quella della revisione delle macroaree. Il decreto ministeriale n. 182/2019 impone una percentuale per macroaree, però è ovvio che se a un consorzio vengono assegnati degli obblighi legati a una macroarea può essere che, magari, un'area come – faccio un esempio – la Calabria possa rimanere più disagiata rispetto alla macroarea Puglia, Basilicata e Calabria.
  Se fossi un soggetto che deve raccogliere a livello individuale raccoglierei in Puglia: ho tre impianti, mi costa la metà e ho Pag. 21risolto il problema. Andare a Reggio Calabria ha un costo. Poi devi spostare le gomme da lì, arrivare nell'impianto, lavorarle e fare tutte le fasi successive. Questo riguarda anche coloro che fanno il recupero di materia al 100 per cento: da quel recupero ne esce una parte che va a recupero energetico. La fibra tessile che si trova all'interno dello pneumatico viene sempre gestita da ECOPNEUS in quanto rimane nel perimetro del rifiuto. Quindi, diventa un costo amplificato.
  Sicuramente bisognerebbe andare a rivedere le macroaree di assegnazione dei target.
  C'è un'altra proposta che può essere fatta: attualmente c'è una frammentazione incredibile, perché ci sono otto-nove consorzi autorizzati e circa dieci-dodici individuali sopra le 200 tonnellate. Tenete conto che gli individuali sopra le 200 tonnellate, da decreto ministeriale, hanno obblighi uguali ai consorzi. Io mi domando: come fa un soggetto che deve raccogliere 200 tonnellate a raccoglierle in tutte le province d'Italia o in tutta Italia? Non lo potrà mai fare. Cosa raccoglie, 30 chili a provincia?

  GIUSEPPINA CARNIMEO, direttore generale ECOPNEUS. Quindi, non garantisce quella capillarità del servizio, che dovrebbe essere garantita.

  ANDREA CARUANA, gestore d'area ECOPNEUS. In merito al problema che evidenziava il presidente, è presto fatto. Ci sono una miriade di soggetti. Lì dovrà decidere il Ministero se vuole mettere delle soglie più alte, in modo da garantire la capillarità e una gestione corretta, ottimizzata ed efficiente.

  GIUSEPPINA CARNIMEO, direttore generale ECOPNEUS. Sicuramente l'innalzamento delle soglie, la gestione delle macroaree e anche il tema dei controlli. I controlli devono essere fatti in maniera...

Pag. 22

  PRESIDENTE. Quindi, non avete proposte normative? Ci sta lavorando il Ministero, mi sembra di capire.

  GIUSEPPINA CARNIMEO, direttore generale ECOPNEUS. Stiamo lavorando con il Ministero. C'è un tavolo aperto e noi stiamo offrendo questi suggerimenti e questi miglioramenti.

  PRESIDENTE. Ho un'altra domanda relativa alla prospettiva del venir meno della principale applicazione della gomma riciclata sulle superfici sportive, erba sintetica e soprattutto per campi da calcio, calcetto e rugby. Volevo sapere se tale proposta di restrizione dell'utilizzo del granulo di gomma riciclata può avere conseguenze negative. C'è un periodo intermedio di otto anni. Qual è l'alternativa all'utilizzo della gomma riciclata nei campi di erba sintetica?

  ANDREA CARUANA, gestore d'area ECOPNEUS. Sicuramente nei prossimi otto anni qualche problema potrebbe crearlo, anche perché l'utilizzo del riciclato nei campi in erba sintetica era uno dei maggiori impieghi fino a oggi. Se sia stato trovato un sostituto: in realtà, sostituti pseudo-naturali sono stati trovati, ma sembra che non siano performanti quanto la gomma. Reali soluzioni, però, non ce ne sono. Bisogna continuare a studiare nuove applicazioni.

  GIUSEPPINA CARNIMEO, direttore generale ECOPNEUS. Questo si ricollega a tutte quelle attività di studio e di ricerca che svolge ECOPNEUS, che probabilmente ora sono ancor più contingenti e urgenti, visto che è stata tolta o si toglierà la possibilità di impiego della gomma riciclata nei campi sportivi. Sicuramente non è positivo, perché è uno dei principali impieghi.
  Bisognerà lavorare, studiare e cercare un'alternativa.

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  PRESIDENTE. Ci sono altre domande?

  PIETRO LOREFICE. Signor presidente, avevo chiesto quanto va fuori dall'Italia, se va fuori come tal quale, come ciabattato e quali sono i maggiori Stati...

  ANDREA CARUANA, gestore d'area ECOPNEUS. Quello che esce come end of waste, quindi come materia prima, viene gestito direttamente dagli impianti, perché è fonte di reddito per le loro aziende. Non viene gestito da noi. Però, in quel caso, c'è stato già un recupero. Quindi, non glielo so dire. So che viene venduta all'estero anche una buona percentuale di granulo prodotto, però in questo caso si parla di materia.
  Per quanto riguarda la quantità di ciabattato che esce, come combustibile alternativo, si può attestare a circa il 35 per cento del totale prodotto in Italia. Attualmente quello è un prodotto molto richiesto perché va in sostituzione dell'utilizzo del pet coke. Su questo tema si potrebbero fare ragionamenti grandissimi. In realtà, lo stesso tipo di prodotto in Italia non viene utilizzato o viene utilizzato solo in alcune cementerie. Da studi fatti negli anni, ha livelli di emissioni inferiori all'utilizzo del pet coke. In Italia non viene utilizzato, deve essere esportato. Le cementerie italiane importano dall'America centrale navi da 20-30 mila tonnellate di pet coke per far andare le cementerie. Questo è un effetto un po' strano. Si aumenta solo la CO2 con i trasporti che ci sono da una parte all'altra. Il ciabattato che facciamo uscire dall'Italia ha principalmente come destinazione la Turchia.

  CALOGERO PISANO. Pensavo la Germania.

  ANDREA CARUANA, gestore d'area ECOPNEUS. Attualmente è la Turchia. La Turchia, purtroppo, per il mercato europeo, è diventata quasi la cementeria dell'Europa e, oltre a Pag. 24utilizzare questo prodotto come combustibile alternativo, produce cemento anche per la stessa Italia. Ogni giorno, nel porto di Trieste, vengono scaricate navi di cemento prodotto in Turchia e vengono insacchettate. Abbiamo perso produzioni che facevano lavorare un gran numero di persone.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre domande, ringrazio gli auditi e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti del Consorzio volontario per riciclo del PET (CORIPET).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione di rappresentanti del Consorzio volontario per riciclo del PET (CORIPET). È presente il dottor Corrado Dentis, presidente del Consorzio, che saluto e ringrazio della presenza.
  Ricordo che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera ed è aperta alla partecipazione da remoto ai componenti della Commissione. Avverto il nostro ospite che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterrà opportuno, consentendo la Commissione, i lavori potranno proseguire in seduta segreta. Ricordo che in tal caso, per la parte di seduta sottoposta a regime di segretezza, saranno sospesi tutti i collegamenti da remoto, che saranno tempestivamente riattivati alla ripresa della seduta libera.
  L'audizione odierna rientra nell'ambito dell'approfondimento avviato sul sistema dei consorzi di filiera secondo un programma di audizioni già deliberato dall'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi nella riunione del 25 ottobre scorso e successivamente ampliato nella riunione del 21 marzo scorso, prevedendo l'audizione sia di esponenti del Consorzio ECOPNEUS, che si occupa dell'interessamento della Pag. 25raccolta, del trattamento e del recupero degli pneumatici fuori uso, sia di esponenti del Consorzio CORIPET, che è un consorzio volontario senza fini di lucro, riconosciuto dal Ministero dell'ambiente tra produttori, converter e riciclatori di bottiglie in PET.
  Ricordo che la Commissione, ai sensi della propria legge istitutiva, è chiamato a svolgere indagini sia su questioni di carattere generale delle materie oggetto dell'inchiesta, sia più specificamente sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari. In tale contesto, un particolare riguardo è rivolto alla verifica di comportamenti illeciti nell'ambito della pubblica amministrazione centrale e periferica, ovvero dei soggetti, pubblici o privati, operanti nella gestione dei servizi di trattamento, smaltimento e recupero dei rifiuti, nonché dei relativi sistemi di affidamento dei suddetti servizi. Infine, la Commissione mira a individuare la sussistenza di eventuali connessioni tra le attività illecite legate al ciclo dei rifiuti e altre attività economiche, anche con riferimento a destinazione e utilizzo dei fondi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza in campo ambientale.
  Cedo, dunque, la parola al nostro ospite per lo svolgimento della relazione introduttiva, al termine della quale i colleghi parlamentari potranno rivolgere eventuali domande o richieste di chiarimento, iscrivendosi presso la Presidenza.

  CORRADO DENTIS, presidente del Consorzio CORIPET. Grazie a lei, signor presidente, e grazie a tutta la Commissione e al tempo che ci dedicherete.
  Brevemente, dirò cos'è CORIPET, poi passerò agli obblighi del sistema Paese correlati al contenuto minimo di riciclati nelle bottiglie per bevande in PET a decorrere dal 1° gennaio 2025; ai controlli sul contenuto minimo di riciclato nelle bottiglie e a quelle che vediamo noi essere oggi le criticità dell'apparato Pag. 26sanzionatorio; per arrivare, da ultimo, al tema che ci interessa da vicino, ossia a quelli che possono essere i rischi di illegalità e le proposte correlate.
  CORIPET è un consorzio autonomo, volontario, senza fini di lucro, che nasce sul presupposto dei sistemi EPR (extended producer responsibility), della responsabilità estesa del produttore, quindi il concetto è sostanzialmente: chi inquina paga. Siamo stati autorizzati dal MITE (Ministero della transizione ecologica) con il decreto di riconoscimento definitivo n. 44/2021 e oggi siamo autorizzati dal MASE (Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica) per l'avvio al riciclo delle bottiglie in PET post-consumo.
  CORIPET è una filiera integrata, è un sinonimo di riciclo a ciclo chiuso delle bottiglie in PET, dei contenitori per liquidi. In sostanza, siamo propedeutici e funzionali al famoso tema del bottle to bottle: da una bottiglia rifiuto a una nuova bottiglia di materia prima seconda, quindi una nuova bottiglia riciclata.
  CORIPET, dicevo, è una filiera industriale, è un progetto concreto assolutamente operativo. Parliamo di vera economia circolare. Il presupposto è di creare nel nostro Paese il mercato del RPET (PET riciclato) per il bottle to bottle, quindi da vecchia bottiglia rifiuto a nuova opportunità. Sono le famose miniere che si annidano nei rifiuti, e uno degli emblemi di queste miniere è proprio la bottiglia in PET post-consumo, riprendendo oggi gli obblighi della direttiva europea n. 2019/904 SUP (single use plastics) e del più recente regolamento imballaggi e rifiuti di imballaggi.
  Consentitemi di fornirvi alcuni numeri sulla gestione 2022. Da qui a poco avremo i numeri relativi al 2023. Il 24 aprile 2018 siamo stati autorizzati dal MITE e siamo partiti con nove aziende consorziate. Nel 2022 le aziende sono diventate cinquantasei e abbiamo conseguito la quota di maggioranza del Pag. 27mercato italiano di riferimento (più del 50 per cento) e siamo in ulteriore crescita nel 2023. Oggi copriamo, con la raccolta differenziata urbana, più del 92 per cento della popolazione italiana. Nel 2022 abbiamo gestito 171.647 tonnellate di contenitori per liquidi in PET e abbiamo attivato, come nuovo modello, la raccolta selettiva, funzionale alla dinamica che abitualmente viene ricondotta a macchine intelligenti (ecocompattatori). Ne avevamo 765 nel 2022 e servivamo 21 milioni di cittadini. Nel 2023 queste installazioni si sono quasi raddoppiate: abbiamo superato le 1.300, e siamo in forte incremento anche nel 2024. Il nostro piano industriale prevede, peraltro, di superare le 5.000 installazioni entro il 2027.
  Parimenti, abbiamo attivato un nuovo flusso di contenitori per liquidi in PET, precedentemente identificato nelle bottiglie opache e con etichette in plastica coprenti, che non erano valorizzate e diventavano – forse qualcuno di voi lo conosce – il cosiddetto «plasmix» (mix di plastiche non avviate a riciclo, ma avviate a termovalorizzazione). In collaborazione con l'altro consorzio che opera sul territorio nazionale nell'ambito degli imballaggi in plastica, che è COREPLA, abbiamo attivato un nuovo flusso di valorizzazione di queste bottiglie, che oggi sono a pieno titolo inserite in un processo di bottle to bottle.
  Abbiamo versato, nel 2022, più di 58 milioni di euro ai comuni per la raccolta e abbiamo rapporti consolidati e in essere con più di 30 impianti di selezione degli imballaggi in plastica, attivi su tutto il territorio nazionale. Nondimeno, stiamo mettendo in atto, a livello di tracciabilità, quella che viene definita «catena di custodia», la famosa blockchain, in modo tale che la tracciabilità, che ci viene già oggi garantita in modo importante dalla raccolta selettiva, venga estesa anche alla raccolta tradizionale, quella del cassonetto stradale o del porta a porta, allo scopo di dare sempre di più l'evidenza della Pag. 28tracciabilità del rifiuto da quando viene messo nel cassonetto a quando viene conferito al riciclatore, per diventare poi una materia prima seconda.
  Gli obiettivi. Dicevo che abbiamo degli obiettivi di legge. La legge di per sé indica due obiettivi. Ci concentreremo poi in particolare sul PET riciclato. Volevo solo citare l'altro obiettivo, che è un obiettivo di raccolta. Dal 1° gennaio 2025 a livello Paese dovremo raccogliere – questo recita il decreto legislativo n. 196/2021, atto normativo di recepimento della direttiva europea SUP (single use plastic) – più di 77 bottiglie su 100 immesse sul mercato nazionale. Giusto per informazione, nel 2022 il tasso di raccolta italiano delle bottiglie era del 67,03 per cento. Quindi, c'è ancora un po' di strada da fare.
  Concentriamoci adesso sull'obbligo di introduzione di riciclati e di PET riciclato nella produzione di bottiglie, che l'articolo 6 della direttiva ci impone nella misura del 25 per cento dal 1° gennaio 2025, per diventare il 30 per cento dal 1° gennaio 2030. Nel nuovo regolamento imballaggi, che dovremmo vedere nel mese di aprile in pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, il 2040 ha come obiettivo il 65 per cento di plastica riciclata da inserire nella produzione di bottiglie. L'Italia è piuttosto indietro su questo tema. Oggi il contenuto di riciclato nelle bottiglie di bevande è inferiore al 10 per cento. Questo 10 per cento riprende anche al suo interno il PET riciclato, utilizzato nella produzione di bottiglie in PET per detergenza, che non sono, peraltro, oggetto della direttiva SUP. Tutto il mondo dei contenitori per liquidi in PET non-food non è obbligato dal predetto decreto legislativo.
  L'obiettivo da raggiungere è importante. Bisogna quantomeno triplicare il livello di introduzione di riciclati nelle bottiglie. Tuttavia, il tema non è soltanto, come vi dicevo prima, Pag. 29raccogliere più bottiglie, ma bisogna produrre PET riciclato a sufficienza per ottemperare agli obblighi e agli obiettivi di legge.
  C'è un tema di quantità, ma per noi c'è soprattutto un tema di qualità. Poiché parliamo di PET riciclato che va a diretto contatto con gli alimenti, quindi che va a diretto contatto con l'acqua o con le bibite, bisogna essere certi della qualità di questi riciclati. Quindi, il tema è quello dei controlli sul contenuto minimo di riciclato, ma anche quello, che per noi è una grande criticità, dell'apparato sanzionatorio. È pur vero che oggi le bottiglie per bevande prive del contenuto minimo di riciclato non possono essere commercializzate, ma il tema vero è capire chi fa i controlli e qual è la sanzione prevista. Infatti, il decreto legislativo n. 196/2021, che recepisce la direttiva europea SUP, non chiarisce per nulla questi aspetti. Abbiamo dalla nostra la legge n. 689/1981, che prevede la confisca dei prodotti non a norma (questo recita l'articolo 20). Quindi, occorre rafforzare in modo importante l'apparato sanzionatorio, inserendo una pena pecuniaria che abbia elevata efficacia a livello di deterrenza.
  Quali sono i rischi di illegalità vediamo all'orizzonte? Il regolamento imballaggi, che vedrà la luce da qui a poco a livello comunitario, all'articolo 7 prevede quella che viene definita «clausola a specchio». In sostanza, il PPWR (packaging and packaging waste regulation) vuole incentivare il PET riciclato europeo, dicendo peraltro che i flussi di bottiglie in origine devono essere raccolti sul suolo europeo. Il riciclaggio che proviene da fuori dell'Unione europea deve dimostrare l'equivalenza sotto il profilo ambientale e igienico-sanitario, e questo viene definito abitualmente l'onere della prova. Occorrono, quindi, adeguati controlli e meccanismi sanzionatori che garantiscano che venga impiegato solo PET riciclato, tracciato, sicuro e di qualità. Un PET riciclato che viene importato e che Pag. 30arriva da fuori dell'Unione europea, che non è tracciato adeguatamente e che non garantisce la sicurezza ambientale e alimentare, danneggia l'ambiente, la salute e la competitività delle nostre aziende.
  In assenza di adeguati controlli e sanzioni, i rischi che abbiamo identificato possono essere sostanzialmente cinque. Il primo è che vengano immesse sul nostro mercato bottiglie prive di riciclati o con riciclati che non raggiungono i target di legge. Quindi, a quella stregua verrebbe vanificata la tutela ambientale. Il secondo è che venga messo in commercio un riciclato di dubbia provenienza e di non certa qualità. Come sapete, è complesso far valere fuori dell'Unione europea le nostre regole. Il terzo è che vi siano distorsioni di mercato a danno, ovviamente, degli operatori che, invece, la legge la rispettano. Quindi, si identifica la potenzialità di una concorrenza sleale. Il quarto è che si arrivi a un greenwashing a danno dei consumatori, dicendo che nella bottiglia c'è un riciclato, ma in realtà il riciclato non c'è. Il quinto e ultimo è che si arrechi un potenziale danno all'erario, perché qualora entrasse in vigore la plastic tax si andrebbe a dichiarare che la bottiglia è fatta con una certa percentuale di riciclato, ma il riciclato non c'è, e quindi questa sarebbe un'elusione della potenziale plastic tax, che dovrebbe essere introdotta l'1° luglio 2024.
  Da ultimo, arrivo alle proposte. A nostro avviso va supportato il passaggio al PET riciclato. Ciò che ha fatto l'Europa sul tema specifico è stato un vero cambio di paradigma. Ricordo che fin dal 2008, con il regolamento n. 282/2008, l'Unione europea aveva già all'epoca previsto che un rifiuto (la bottiglia) potesse diventare una nuova materia a diretto contatto con gli alimenti. L'Europa è stata lungimirante. Dal 2008 sono passati sedici anni e con sedici anni di anticipo l'Europa aveva già tracciato il solco, che oggi vediamo ripreso dalla direttiva SUP Pag. 31e dal regolamento imballaggi. Quindi, senza ombra di dubbio, serve un approccio industriale in cui comincino a giocare un ruolo di rilievo le raccolte selettive. Nondimeno, le raccolte selettive ci devono aiutare a raggiungere quel 77 per cento di obbligo di raccolta, che citavo poc'anzi, dal 1° gennaio 2025. Ma l'incremento delle raccolte ci servirà anche a evitare il deposito cauzionale. Oggi il regolamento imballaggi recita che, se nel 2026 non avremo raggiunto almeno l'80 per cento di raccolta di contenitori per liquidi in PET, dal 1° gennaio 2029 avremo l'obbligo in Italia di mettere in atto la cauzione.
  Dobbiamo assolutamente riuscire a favorire la competitività di un riciclato rispetto al PET vergine. In gergo, il PET vergine è quello che arriva dal fossile ossia dal petrolchimico, dal trattamento del petrolio. Pertanto, in questo senso sarebbero di auspicio sgravi fiscali per il PET riciclato o, come abbiamo visto poc'anzi, l'eventualità della plastic tax.
  Vanno senz'altro rafforzati i controlli, va messo in atto un apparato sanzionatorio adeguato, con pene pecuniarie dissuasive, va monitorato il tasso di raggiungimento di questi obiettivi, siano essi della direttiva SUP o quelli del regolamento imballaggi e rifiuti di imballaggio. Va da sé che il mancato adempimento esporrà il nostro Paese a nuove sanzioni. Quindi, in questo senso, andranno acquisiti e monitorati i dati degli operatori, al fine di avere evidenza di quella che deve essere la qualità dei dati raccolti.
  Da ultimo, bisogna contrastare le eventuali distorsioni del mercato e i tentativi di elusione degli obiettivi impedendo, tramite adeguati controlli, l'importazione di PET riciclato da Paesi fuori dell'Unione europea, che non riescono a garantire al consumatore gli standard europei.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente Dentis.Pag. 32
  Do la parola ai colleghi parlamentari che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LUIGI SPAGNOLLI. Ringrazio il presidente Dentis per la sua relazione.
  Avrei bisogno di alcuni chiarimenti. Innanzitutto vorrei sapere in che rapporto state con il vecchio COREPLA, che era stato creato molto prima di voi e che si occupava del riciclaggio di tutte le plastiche. Inoltre, vorrei sapere come si possa ipotizzare la raccolta porta a porta della plastica in gran parte d'Italia, considerato che tutte le plastiche vengono messe insieme, ed il PET finisce insieme alle altre. Esiste un modo per separare successivamente, con procedimenti meccanici, l'uno dall'altro? In tal caso, a quale livello questa separazione sarebbe opportuno farla, a livello di piccole realtà urbane locali oppure a un livello più complessivo? Chiaramente, a quel punto, entrerebbe in gioco la necessità di trasportare grandi quantità di plastica.

  PRESIDENTE. Do la parola al presidente Dentis per la replica.

  CORRADO DENTIS, presidente del Consorzio CORIPET. Grazie, presidente.
  Con riferimento alla prima domanda sui rapporti con COREPLA, posso dirle che noi siamo estranei al CONAI, siamo un consorzio volontario e autonomo, che nasce il 24 aprile 2018 e ha un obbligo specifico nella gestione dei contenitori per liquidi in PET post-consumo. Tutto ciò rientra in quello che da sempre è il testo unico ambientale, quindi nella facoltà dei produttori, ossia dei soggetti che per legge hanno l'obbligo della responsabilità estesa del produttore. In sostanza, è il motto che citavo precedentemente: chi inquina paga. Il soggetto che immette sul Pag. 33mercato l'imballaggio con il proprio contenuto può scegliere: prima del 24 aprile 2018 esisteva un monopolio, poi questo mercato si è aperto e quindi noi da allora collaboriamo con COREPLA. Abbiamo messo in atto meccanismi di verifica delle percentuali delle quote di mercato che, come dicevo poc'anzi, vedono noi oggi con una quota di leggera maggioranza nella gestione di questo imballaggio rispetto a COREPLA. Tuttavia abbiamo una serie di meccanismi, con cadenza trimestrale piuttosto che annuale, che ci vedono sempre confrontarci sulla dimensione del mercato gestito dall'uno e dall'altro consorzio.
  Inoltre, abbiamo sottoscritto contratti con gli impianti di selezione – rispondo alla sua seconda domanda – e abbiamo un accordo con l'ANCI per la gestione e la raccolta sul territorio nazionale, che ci vede oggi coprire più del 90 per cento della popolazione italiana. Allo stesso modo, nella dinamica della gestione industriale delle raccolte, abbiamo stretto accordi con gli impianti di selezione. Oggi gli imballaggi in plastica, nella dinamica più tradizionale, quindi che provengano dal cassonetto stradale o dal porta a porta, vedono un modello che fa sì che il mezzo della raccolta svuoti il cassonetto o prenda i sacchetti, li porti ai trentaquattro impianti di selezione degli imballaggi in plastica, disposti su tutto il territorio nazionale. Il lavoro degli impianti di selezione consiste proprio nella suddivisione degli imballaggi in plastica.
  Voi sapete che la plastica è un mondo, è composta da famiglie di polimeri, che possono essere flessibili, possono essere rigidi, possono avere varie colorazioni, e questi impianti, sulla falsariga delle specifiche tecniche, li dividono, grazie all'utilizzo di tecnologie, che evolvono sempre di più. Si utilizzano detettori ottici, ossia macchine che riconoscono la matrice polimerica della plastica e il colore. Quindi, queste macchine, controllate da una supervisione e quasi sempre anche da una Pag. 34verifica manuale finale, suddividono le plastiche per famiglie di polimeri. Nel caso specifico del PET, oggi queste macchine lo dividono in quattro qualità diverse: le tre storiche sono per colorazione e la quarta è quella che ho citato nell'introduzione iniziale. Quindi, oggi la bottiglia in PET è divisa in colore trasparente e incolore (la bottiglia della Coca-Cola), in colore azzurro chiaro e in tutti gli altri colori trasparenti (verde, blu, giallo). Da gennaio 2023, CORIPET ha istituito un quarto flusso, che prima dicevo che non era valorizzato, quindi andava nel plasmix (la plastica che viene solitamente termovalorizzata. Si tratta del flusso delle bottiglie opache (la bottiglia del latte) che prima non venivano né selezionate né valorizzate e che noi invece abbiamo recuperato, grazie alle continue evoluzioni della tecnologia che ci offre sempre più opportunità di valorizzazione di queste plastiche, facendo nascere, appunto, questo quarto flusso, che ci consente addirittura di rifare una bottiglia adatta al contatto con gli alimenti. Ad esempio, possiamo rifare un'altra bottiglia per il latte.
  Il tema vero è che la qualità che abbiamo oggi dalla raccolta differenziata ci consente, con particolari oneri a carico del riciclatore, di arrivare al contatto con gli alimenti e quindi di utilizzare questo flusso, nel rispetto del presupposto tecnico di fondo indicato dal regolamento n. 282/2008, nel quale viene indicato che, per fare un bottle to bottle con tutti i crismi, è opportuno verificare che il flusso che diventerà un PET riciclato sia fatto in origine da almeno il 95 per cento di bottiglie nate per contenere liquidi alimentari. Questo è un controllo che oggi fa il riciclatore.
  CORIPET che cosa fa? CORIPET, con i suoi 1.400 ecocompattatori (numeri di marzo 2024), mette in piedi la raccolta selettiva. In tutto il territorio nazionale stiamo implementando macchine intelligenti in grado di riconoscere se la bottiglia è in Pag. 35PET o meno, se il rifiuto è una bottiglia o una scarpa; attività questa che ci consente di garantire flussi di altissima qualità. Poiché è una raccolta nuova, complementare a quella tradizionale, il nostro obiettivo è farla crescere sempre di più, per arrivare a raggiungere gli obblighi di legge, quindi passare da sessantasette bottiglie su cento raccolte nel 2022 ad almeno settantasette nel 2025, per arrivare a ottanta nel 2026 e per cercare di arrivare all'obiettivo fissato dal regolamento europeo di novanta bottiglie su cento dal 1° gennaio 2029.

  PRESIDENTE. Grazie. Prego senatrice Petrucci.

  SIMONA PETRUCCI. Io conosco benissimo la struttura perché, quando ero assessore comunale all'ambiente, ho fatto installare sul nostro territorio questi macchinari, che poi sono stati utilizzati. Oltretutto, preciso che, se il macchinario non legge il codice a barre, la bottiglia viene scartata. Quindi, posso testimoniare che in questo modo si ottiene un riciclo del 100 per cento. Le chiedo: voi utilizzate solo bottiglie provenienti dai vostri macchinari, dai vostri impianti messi in loco o dagli impianti mobili, ossia i raccoglitori? Oppure, utilizzate anche bottiglie provenienti da altri impianti di selezione, dai grandi impianti? In che percentuale lavorate le une e le altre? Le sessantasette bottiglie di cui parlava, sono riferite solo a quelle che voi prendete dalle vostre strutture messe nei territori comunali? Oppure, in quelle sono contemplate anche le bottiglie che prendete dai trentaquattro impianti dislocati sul territorio comunale?
  Un'ultima domanda. Voi lavorate il rifiuto e ottenete la materia prima seconda. Le chiedo: qual è il mercato? È un mercato strettamente italiano o anche estero? Se è anche un mercato estero, di quale tipo?
  Grazie.

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  CORRADO DENTIS, presidente del Consorzio CORIPET. La ringrazio delle domande.
  Oggi abbiamo una quota di mercato pari a circa il 52 per cento, quindi noi intercettiamo cinquantadue bottiglie su cento raccolte su tutto il territorio nazionale, con qualsiasi modalità. Noi andiamo in ciascuno dei trentaquattro impianti di selezione imballaggi in plastica italiani, impianto per impianto – questo fa parte dell'accordo che abbiamo con COREPLA – a prendere le bottiglie, divise anche per colore. I nostri consorziati ci danno, ogni mese, le quote di bottiglie che ciascuno di loro immette sul mercato nazionale, divise per colore. Quindi, su ognuno dei trentaquattro impianti ci dividiamo, colore per colore, le quote che spettano a CORIPET e quelle che spettano a COREPLA. In più, abbiamo messo in atto la raccolta selettiva, che ci aiuta a migliorare quel numero. Sessantasette è il numero nazionale, sessantasette è il numero di bottiglie raccolte nel 2022 da tutto il sistema italiano, quindi CORIPET e COREPLA.
  Con riferimento al mercato, in Italia siamo lontani dagli obiettivi, a differenza di Paesi che fanno da locomotiva, cito la Germania. È un luogo comune, ma la Germania già oggi supera il 20 per cento di PET riciclato immesso sul mercato tedesco. Quindi, abbiamo un fabbisogno importante da colmare in Italia, per cui quella piccola quantità di PET riciclato prodotta finora, va tutta ad appannaggio di chi la vuole a livello di operatori italiani.

  PRESIDENTE. Senatore Lorefice.

  PIETRO LOREFICE. Le faccio alcune domande secche, presidente Dentis. Voi offrite assistenza ai produttori per quanto riguarda la riduzione ecodesign o non vi occupate di questo? Qual è la vostra posizione, rispetto al sistema tedesco, sul vuoto Pag. 37a rendere? In ultimo, lei ha parlato di macchina «mangia-plastica» (ecocompattatore): si riferisce a quelli finanziati anche con i soldi del PNRR?

  CORRADO DENTIS, presidente del Consorzio CORIPET. Ecodesign sì. Nella logica della filiera integrata, nella compagine consortile abbiamo le tre figure che oggi rappresentano il settore per intero, quindi quello che è il passaggio dalla culla alla culla: c'è il produttore (la Sant'Anna della situazione, come la San Pellegrino o la Coca-Cola); poi abbiamo il converter, ossia il macchinario che trasforma il polimero in imballaggio; infine abbiamo il riciclatore, che chiude il cerchio.
  Su un tema come l'ecodesign le faccio il caso di un webinar, che iniziamo proprio in questi giorni e che seguirà tutti i consorziati da qui a fine a fine anno, che è propedeutico a formare le aziende all'approccio al riciclato. Quindi, noi sviluppiamo tematiche come l'ecodesign, approcciamo questo che è un cambiamento, una discontinuità, perché comunque finora di riciclato nelle bottiglie in PET se n'era visto poco o niente. Vogliamo cominciare a fare una formazione specifica per tutti i soggetti consorziati, dimodoché conoscano esattamente gli obblighi di legge e i rischi che possono correre importando un PET riciclato da Paesi extracomunitari, che, come abbiamo visto prima, non danno alcuna garanzia dal punto di vista della sicurezza alimentare e della tracciabilità. Quindi, sì, è uno dei grandi temi per noi seguire anche sull'ecodesign i nostri consorziati produttori.
  Vengo al sistema di deposito cauzionale secondo il modello tedesco. Sappiamo che la Germania è uno dei quindici Paesi in Europa che hanno già adottato la cauzione obbligatoria, mentre l'Italia no. Noi siamo fautori del presupposto che è importante togliere le bottiglie dall'ambiente e fare in modo che siano sempre di meno quelle disperse, ed è per questo che abbiamo Pag. 38messo in piedi una raccolta selettiva. Tuttavia, se domani con i nostri macchinari non dovessimo farcela a raggiungere il 90 per cento, cambiamo il software dall'hardware macchina e siamo pronti come sistema consortile ad applicare la cauzione. Questo è un discorso di numeri e di evidenze di raccolta perché – lo ripeto – il regolamento europeo PPWR indica chiaramente i prossimi passi da compiere. Quindi, se dal 1° gennaio 2029 in questo Paese non saremo stati capaci di raccogliere più del 90 per cento delle bottiglie, di default ci prendiamo la cauzione. Questo è il passaggio. Dunque, per noi vale la pena, a favore proprio del sistema Paese, spingere per raccogliere di più.
  La raccolta differenziata normale ha limiti fisiologici, ma noi siamo molto bravi. Abbiamo raccolto molto e siamo tra i soggetti in Europa che raccolgono di più. Questo è un dato di cui possiamo andare veramente fieri. Però, il mondo va avanti e bisogna assolutamente riciclare sempre di più e adeguarsi a modelli che evolvono. Per noi l'evoluzione del modello è la raccolta selettiva e gli ecocompattatori. Ripeto, se non ce la dovessimo fare – noi proveremo a farcela con gli ecocompattatori, a raccogliere di più e meglio e a fare una raccolta di altissima qualità – comunque saremmo già pronti.
  Da ultimo, per quanto riguarda la macchina «mangia-plastica», con i comuni abbiamo collaborazioni e quando un comune vuole dotarsi di questa macchina – abbiamo fatto moltissimi accordi – e utilizzare questa opportunità offerta dal MASE, noi installiamo i nostri ecocompattatori per la raccolta delle bottiglie.

  PRESIDENTE. Grazie.
  Vorrei farle io una domanda. Le risulta un aumento significativo del contributo ambientale, da 16 a 180 euro?

  CORRADO DENTIS, presidente del Consorzio CORIPET. Siamo già a dopo.

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  PRESIDENTE. Ovvero?

  CORRADO DENTIS, presidente del Consorzio CORIPET. 320 euro.

  PRESIDENTE. E le motivazioni?

  CORRADO DENTIS, presidente del Consorzio CORIPET. Noi siamo arrivati a 16 euro, che è stato il minimo storico da quando esistono i consorzi. Prima il minimo era stato di 73 euro con COREPLA, noi siamo riusciti ad arrivare a 16 euro. Il presupposto è che il consorzio si regge su due ricavi: primo, nel caso nostro, il contributo di riciclo CORIPET, nel caso di CONAI il CAC (contributo ambientale CONAI); secondo, la cessione degli imballaggi in plastica al mercato attraverso, nel caso nostro e di COREPLA, aste telematiche mensili.
  I 16 euro a tonnellata sono il minimo storico, per fare comunque una cosa. E qual è questa cosa? L'erogazione di un servizio. Noi eroghiamo ai nostri consorziati il servizio di gestione del fine vita dell'imballaggio che immettono sul mercato. Questo è lo scopo dei consorzi, del nostro e degli altri. Dopodiché, a fine 2021, inizio 2022, i valori di cessione delle bottiglie sono saliti alle stelle, quindi noi abbiamo fatto «cassa». L'erogazione del servizio prevede tout court due adempimenti in particolare: pagare la raccolta ai comuni, i 50 e passa milioni di euro che abbiamo dato ai comuni nel 2022; pagare i trentaquattro impianti di selezione delle plastiche per il lavoro che svolgono. Noi abbiamo uscite chiare e fisse, peraltro normate da accordi pluriennali, e poi introiti variabili sulla falsariga del contributo di riciclo e del provento delle aste.
  Abbiamo abbassato di molto, a 16 euro, ripeto, il contributo di riciclo e, allo stesso tempo, abbiamo avuto una Pag. 40caduta verticale dei proventi da cessione delle bottiglie alle aste. Per darvi dei numeri, siamo passati da vendere, nel 2022, le bottiglie a 1.500 euro a tonnellata, a venderle a 100 euro. Il Consorzio continua a non avere fini di lucro, nessuno, ma allo stesso tempo, per non andare in default, diventa imprescindibilmente riposizionare i ricavi su un livello tale che gli permetta di pagare la raccolta ai comuni e il servizio di selezione agli impianti, altrimenti non riesce a svolgere il proprio servizio. Con questo si giustifica un aumento così rilevante per quanto riguarda la contribuzione, che non abbiamo fatto solo noi, ma che hanno fatto anche COREPLA e CONAI. D'altronde, il mercato è quello: tali sono i costi da una parte, altrettanti sono, più o meno, i ricavi dall'altra.

  PRESIDENTE. È chiaro.

  CORRADO DENTIS, presidente del Consorzio CORIPET. Siamo in una situazione dove il nostro obiettivo è di ritornare in break-even e, quindi, far sì che, appena possibile, i nostri consorziati possano nuovamente avere uno sgravio, ma dobbiamo essere nella situazione di poter svolgere appieno il servizio.

  PRESIDENTE. Quali sono le modalità di versamento degli oneri ai comuni da parte di CORIPET per il ritiro del PET ricavato dalla raccolta differenziata?

  CORRADO DENTIS, presidente del Consorzio CORIPET. È semplice, si fa una fattura.
  Loro raccolgono le plastiche con la raccolta differenziata nei comuni e queste plastiche vengono conferite in uno dei trentaquattro impianti di selezione dislocati su tutto il territorio nazionale. In questi impianti viene verificata la qualità della raccolta conferita e ogni mese i comuni (talvolta anche Pag. 41il comune singolo, ma generalmente – consideriamo che i comuni italiani sono quasi 8.000 – sono comuni convenzionati, ad esempio gli ATO o un ente espressione di un raggruppamento di comuni, quindi dipende dalla persona giuridica che si interfaccia con noi per il pagamento della raccolta differenziata) emettono la fattura, che poi noi paghiamo. La fattura è in funzione degli accordi pattuiti con l'ANCI, che vengono rivisti annualmente in funzione della svalutazione, in funzione di un indice, tipo l'indice ISTAT, per capirci.

  PRESIDENTE. Noi avremmo altre domande da porle, però secondo me ci conviene rinviarle. Magari gliele facciamo pervenire per iscritto, così abbiamo i chiarimenti.
  Proporrei, inoltre, di organizzare una visita in qualche stabilimento.

  CORRADO DENTIS, presidente del Consorzio CORIPET. Sarebbe per noi un onore e un piacere.

  PRESIDENTE. Ci scambiamo i contatti e ci organizziamo.
  Innanzitutto le mandiamo le domande per iscritto, così ci facciamo un'idea su tutto.

  CORRADO DENTIS, presidente del Consorzio CORIPET. Se ci sono altre domande...

  PRESIDENTE. Le domande sono diverse, però adesso abbiamo un'altra riunione e un Ufficio di Presidenza, per cui abbiamo i tempi un po' contingentati, quindi le rimanderei alla prossima volta.

  CORRADO DENTIS, presidente del Consorzio CORIPET. Piuttosto vengo un'altra volta.

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  PRESIDENTE. Anche. Intanto, però, le mandiamo queste domande, così almeno ci chiariamo le idee e poi possiamo entrare più nello specifico.
  Nel ringraziare l'ospite intervenuto, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.25.