XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere

Resoconto stenografico



Seduta n. 20 di Giovedì 28 dicembre 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Semenzato Martina , Presidente ... 2 

Audizione di rappresentanti dell'associazione «Valore Donna»:
Semenzato Martina , Presidente ... 2 
Pappacena Valentina , presidente dell'associazione «Valore Donna» ... 2 
Semenzato Martina , Presidente ... 3 
Pappacena Valentina , presidente dell'associazione «Valore Donna» ... 3 
Semenzato Martina , Presidente ... 4 
Almici Cristina (FDI)  ... 4 
Pappacena Valentina , presidente dell'associazione «Valore Donna» ... 4 
Semenzato Martina , Presidente ... 5 
Ferrari Sara (PD-IDP)  ... 5 
Pappacena Valentina , presidente dell'associazione «Valore Donna» ... 5 
Ferrari Sara (PD-IDP)  ... 5 
Pappacena Valentina , presidente dell'associazione «Valore Donna» ... 5 
Ferrari Sara (PD-IDP)  ... 5 
Pappacena Valentina , presidente dell'associazione «Valore Donna» ... 5 
Semenzato Martina , Presidente ... 6 
Pulciani Paolo (FDI)  ... 6 
Pappacena Valentina , presidente dell'associazione «Valore Donna» ... 6 
Pulciani Paolo (FDI)  ... 7 
Pappacena Valentina , presidente dell'associazione «Valore Donna» ... 7 
Semenzato Martina , Presidente ... 7 
Zurzolo Immacolata (FDI)  ... 7 
Pappacena Valentina , presidente dell'associazione «Valore Donna» ... 7 
Zurzolo Immacolata (FDI)  ... 7 
Pappacena Valentina , presidente dell'associazione «Valore Donna» ... 7 
Zurzolo Immacolata (FDI)  ... 7 
Pappacena Valentina , presidente dell'associazione «Valore Donna» ... 8 
Zurzolo Immacolata (FDI)  ... 8 
Pappacena Valentina , presidente dell'associazione «Valore Donna» ... 8 
Zurzolo Immacolata (FDI)  ... 8 
Semenzato Martina , Presidente ... 8

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
MARTINA SEMENZATO

  La seduta comincia alle 14.05

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti dell'associazione «Valore Donna».

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'audizione di rappresentanti dell'associazione «Valore Donna». A nome di tutti i commissari e delle commissarie do il benvenuto alla presidente dell'associazione Valentina Pappacena, che è accompagnata dalla dottoressa Elisa Ciocca.
  Nel ringraziarle per la disponibilità ad intervenire ai nostri lavori, mi preme segnalare alla Commissione che l'associazione «Valore Donna», avente sede a Latina, è da anni impegnata nella lotta contro la violenza di genere. Ciò che contraddistingue l'associazione è lo sforzo specifico nei temi della formazione professionale e del lavoro, come leva per la presa di coscienza e l'autonomia delle donne, condizioni essenziali per l'affrancamento dalla violenza economica e domestica. Do quindi la parola alla presidente Pappacena. Grazie.

  VALENTINA PAPPACENA, presidente dell'associazione «Valore Donna». Buongiorno. Colgo l'occasione per ringraziare la Commissione bicamerale e soprattutto l'onorevole Martina Semenzato, che ci ha dato la possibilità di portare la nostra esperienza alla vostra attenzione.
  L'associazione «Valore Donna» nasce a Latina nel novembre 2010 e nasce da un'esperienza personale, che ha visto coinvolti me e mio figlio. Essere uscita a fatica da questa esperienza ha fatto nascere in me l'esigenza di mettermi a disposizione degli altri, in particolare delle donne.
  La nostra associazione si occupa a 360 gradi delle donne, perché ritengo che la violenza non sia solo ed esclusivamente quella fisica, ma consista anche nella limitazione della vita privata e lavorativa di una donna. Generalmente, quando una donna si relaziona con un uomo abusante, tende ad essere isolata sia dal suo contesto familiare, sia da quello lavorativo e amicale, per renderla completamente dipendente da questo uomo. Svilire la figura al fine di disgregare la personalità della donna è l'obiettivo principale degli uomini violenti. Molto spesso le donne vittime di questi uomini tendono a colpevolizzarsi e a pensare che meritano tanta violenza e addirittura pensano di non valere più nulla.
  Quello che io penso e quello che consiglio sempre è che bisognerebbe scappare dall'uomo sbagliato al primo appuntamento, perché poi non ci sono altri metodi e maniere per salvarsi.
  A tal proposito consiglio una lettura molto carina, che noi abbiamo portato all'interno delle scuole con i ragazzi, il libro di Lundy Bancroft «Uomini che maltrattano le donne». È un libro dedicato a tutte coloro che si trovano coinvolte in una storia di violenza fisica, insegnando loro a riconoscere le dinamiche e a trovare una via d'uscita da queste situazioni. Bancroft descrive e profila gli uomini, è un libretto di istruzioni per riconoscere gli uomini, Pag. 3come sono e come salvarci da loro. Questo libro l'abbiamo portato nelle scuole parecchi anni fa perché riteniamo che l'educazione sia fondamentale, educare gli uomini al rispetto delle donne ed educare le donne ad amarsi, in primo luogo, a essere libere e indipendenti.
  L'indipendenza è un'altra parola chiave della nostra associazione. Noi in associazione cerchiamo di indirizzare le donne ad avere l'indipendenza economica perché molto spesso, quando le donne sono vittime di violenza e non hanno la possibilità di avere un lavoro, tendono a rimanere all'interno del contesto familiare, non avendo altra via d'uscita. Quindi la nostra associazione, oltre a dare un supporto psicologico, lavora anche con una scuola di formazione, dando la possibilità alle donne di ricostruirsi, di costruire un percorso lavorativo e anche economico, proprio per uscire fuori da queste situazioni.
  Quello che noi riteniamo importante è l'educazione, perché dopo è troppo tardi, quando si arriva al femminicidio ormai non c'è più nulla da fare. Bisogna educare gli uomini, che sono il vero problema, e le donne, perché tante volte il problema è anche il nostro, che non riusciamo ad uscire da queste situazioni. Riteniamo altresì importante l'indipendenza economica. Bisogna lavorare su più fronti per arginare il fenomeno.

  PRESIDENTE. Grazie, dottoressa Pappacena, anche perché, a parte essere presidente di questa società, lei ha vissuto in prima persona la violenza domestica e quindi la ringraziamo anche per avere condiviso un pezzettino della sua vita personale.
  Le vorrei domandare quante persone operano nel vostro centro, se sono assunte, se sono volontarie, che tipo di professionalità hanno e quanti casi si rivolgono al vostro centro nel corso dell'anno.

  VALENTINA PAPPACENA, presidente dell'associazione «Valore Donna». In realtà, mi scuso con la mia collega e amica Elisa, perché volevo portare i suoi saluti però poi l'emozione me l'ha impedito. Elisa è una mia collaboratrice e lavoriamo insieme.
  Noi, oltre a svolgere l'attività di associazione, abbiamo un CAF patronato, diamo l'assistenza completa alle famiglie in difficoltà e alle donne. Quindi, quando viene una donna da noi, generalmente sa che può trovare un interlocutore per parlare dei suoi problemi, magari viene per parlarmi di un problema economico o di un problema familiare, sa che può trovare una spalla su cui appoggiarsi e a cui affidarsi. Molto spesso è capitato che donne sono venute a denunciare e sono state accompagnate da noi a sporgere denuncia presso i carabinieri e presso la Polizia.
  Lo scorso anno sono andata a testimoniare due volte in tribunale contro questi uomini. Purtroppo devo dire che la giustizia è molto lenta, perché queste donne sono state vittime di violenza più di quattro anni fa, quindi immaginate che dopo quattro anni sono stata convocata per raccontare questi fatti. Molto spesso durante questi anni le persone sono ancora a contatto con i propri carnefici, quindi la lungaggine burocratica e legislativa non aiuta. Abbiamo seguito anche dei casi di cronaca abbastanza rilevanti, come il bambino che è stato buttato nel Tevere dal papà, non so se ve lo ricordate, è stato uno dei primi casi che ho seguito con l'associazione.
  Un altro caso che ci ha colpito molto nel corso del nostro percorso è stato un femminicidio molto efferato a Motta Visconti. Un uomo simulò di andare a vedere la partita dell'Italia e disse che tornando a casa aveva trovato la moglie e i figli uccisi, facendo credere all'inizio che si trattasse di un ladro. Però sappiamo molto bene che i ladri non fanno queste cose e quindi il mio pensiero è stato subito: «È stato il padre, non è stato nessun ladro», perché nessuno avrebbe ucciso due bambini. Quindi chiamai a Milano la famiglia per andare ad assisterla e questa trovò subito piacere nell'essere seguita da noi. Fu l'unico caso in Italia in cui il marito decise di rinunciare all'appello, quindi venne condannato all'ergastolo e non fece alcun tipo di appello. Pensiamo che forse abbia capito quello che ha fatto.
  Nella nostra associazione siamo tre dipendenti e poi ci sono tanti volontari. Come Pag. 4dicevo, lavoriamo con una scuola di formazione, abbiamo degli psicologi e abbiamo degli avvocati che accompagnano le donne nel percorso della separazione. Con molto piacere abbiamo da poco inserito nella nostra struttura anche il Garante all'infanzia regionale, la dottoressa Monica Sansoni, che è un punto di riferimento, anche perché molte volte quando le donne si separano hanno paura che vengano loro portati via i figli, che subentrino le assistenti sociali e, anche se ci sembra una cosa molto lontana, è un problema reale. Tante volte i figli vengono utilizzati come strumento per far soffrire l'altro genitore, quindi bisogna pensare anche alla tutela dei minori quando ci si separa. Tanti casi di cronaca purtroppo mettono in evidenza che si arriva anche ad uccidere un proprio figlio, che penso sia la cosa più terribile che possa esserci. Dicevo, abbiamo gli psicologi, gli avvocati e noi, che facciamo assistenza fiscale, io che faccio assistenza su tutto.
  Portiamo avanti campagne di sensibilizzazione sulla prevenzione dei tumori con dei medici, perché anche curarsi quando ci sono poche risorse economiche diventa un lusso. Noi crediamo che la prevenzione sia fondamentale e quindi cerchiamo di organizzare campagne di sensibilizzazione a costi sociali, così li chiamo io, affinché tutti possano avere un'adeguata cura della propria persona.

  PRESIDENTE. Ho visto collegata l'onorevole Almici per una domanda. Prego, onorevole.

  CRISTINA ALMICI. Ringrazio l'associazione «Valore Donna» per questo intervento di oggi. In particolare ho visto che, tra le azioni che pongono in essere, c'è quella per far comprendere alle donne la loro dipendenza, intesa come violenza economica, che è una delle principali forme di violenza, quella che ha percentualmente un impatto più rilevante, perché una donna su tre subisce violenza economica, seguita solo dalla violenza fisica e violenza economica in secondo step.
  In particolare volevo chiedere alcune informazioni rispetto al percorso che fanno le donne per riconoscere lo stato di violenza economica. Spesso e volentieri leggiamo che risulta la difficoltà della donna a riconoscere lo stato di difficoltà.
  So che avete avviato anche un percorso di valutazione rispetto a quanto si può fare in termini di educazione finanziaria, anche alle bambine, proprio perché queste nel tempo, diventando donne, riconoscano il proprio stato e l'importanza della propria autonomia economica. Chiederei magari un passaggio da parte della presidente su questa problematica. Grazie.

  VALENTINA PAPPACENA, presidente dell'associazione «Valore Donna». Grazie a lei. Come dicevo, una cosa tipica che succede quando un uomo è abusante è quella di isolare la donna completamente, anche impedendole di lavorare «Perché tanto ci penso io, perché tanto non ne hai bisogno». In realtà questo è soltanto un modo per controllare la donna e la vita della donna, perché la rendono completamente dipendente da lui.
  Quando le donne vengono da noi, la prima cosa che ci chiedono è un aiuto per trovare un lavoro, magari anche una casa perché tante volte si devono allontanare, però la base è trovare un lavoro. Per di più è difficile gestire una donna con problemi perché magari ha dei figli e non tutti i datori di lavoro hanno la possibilità di essere flessibili, a volte ci sono degli orari notturni. Quindi la prima cosa è quella di garantirgli un lavoro oppure garantirgli un percorso per aprirsi un'attività autonoma. In quest'ultimo caso noi diamo indicazioni su come aprire la partita IVA, che corso fare, come gestirlo. Questa è l'unica cosa che noi possiamo fare per loro perché altrimenti non ci sono soluzioni, se non riusciamo prima a creare una indipendenza economica, non possiamo poi fare un passaggio successivo e aiutarle.
  Ricordo che i primi giorni di novembre venne una ragazza in associazione che aveva il conto cointestato con il compagno e non sapeva neanche quanto le arrivava di stipendio, perché lui prendeva il suo stipendio e lei non sapeva neanche quanto le arrivava sul conto corrente. Mi ha detto: «Io non so quanto prendo di stipendio», io le ho risposto:Pag. 5 «Come fai a non saperlo?», dice: «Perché abbiamo il conto cointestato». Lei doveva prendere una piccola liquidazione e quindi le abbiamo dovuto consigliare di aprirsi un conto corrente personale. Lei di quei soldi non prendeva assolutamente un euro. La situazione in quel caso era complicata perché lei non aveva neanche la patente e quindi aveva bisogno di una casa vicino al suo posto di lavoro.
  Quando si assiste una donna spesso le cose da fare non sono una soltanto, ma sono tante, ricostruire una donna è complesso.

  PRESIDENTE. Onorevole Ferrari, prego.

  SARA FERRARI. Grazie. Una domanda sul reddito di libertà. La legge prevede questo strumento ma ci dicono che i fondi, che arrivano capillarmente, sono ampiamente insufficienti rispetto alle domande. Vorrei capire nella vostra realtà qual è la situazione rispetto alla domanda e poi la possibilità per le donne che avete in carico di accedere a questo tipo di sostegno pubblico. Grazie.

  VALENTINA PAPPACENA, presidente dell'associazione «Valore Donna». La pratica è, non difficoltosa, ma abbastanza complessa per la donna, perché innanzitutto bisogna presentare una denuncia presso gli organi competenti e poi bisogna presentare la dichiarazione di una presa in carico di un centro antiviolenza. Immaginatevi una donna che voglia andare via di casa e prendere questi fondi, prima deve andare dai carabinieri e poi in una casa antiviolenza e tante volte, per l'esperienza delle persone che vengono da noi, non tutte hanno un'accoglienza serena nelle case di accoglienza e nei centri antiviolenza perché non tutti hanno la sensibilità per accogliere una donna. Quindi, devono andare in questo centro antiviolenza, farsi rilasciare una relazione e poi andare al CAF oppure farlo con lo Spid personale e presentare la domanda. Sappiamo che poi, per avere questi fondi, passano trenta o sessanta giorni in media. Quindi immaginiamo che una donna vittima di violenza debba attraversare anche questa burocrazia. Come quando vanno al pronto soccorso, che è pieno di gente e loro sono lì, magari sono state picchiate o violentate, e devono fare la fila perché ovviamente non tutti hanno una corsia preferenziale. Quindi quando è lì magari dice: «Va beh, aspetto», ma poi se ne va, la maggior parte delle volte succede così. Mi è capitato di portare delle persone al pronto soccorso, che poi mi hanno detto: «Ma che, dobbiamo aspettare tutte queste persone?».
  Quindi se tutto fosse più semplice, sarebbe bello, sarebbe importante. Però questa è la burocrazia, purtroppo. Noi abbiamo due donne in totale che hanno chiesto il reddito di libertà, nonostante facciamo anche questo tipo di pratiche.

  SARA FERRARI. L'hanno chiesto e l'hanno anche ottenuto?

  VALENTINA PAPPACENA, presidente dell'associazione «Valore Donna». Sì, l'hanno ottenuto. L'hanno chiesto due su tante che ne avrebbero bisogno. Però già il fatto che devi presentare la denuncia, devi andare al centro antiviolenza, «Ho un figlio. Che ne sarà di mio figlio? Adesso intervengono i servizi sociali». È farraginosa come procedura.

  SARA FERRARI. Quante di queste donne – adesso sto parlando in termini generali – hanno effettivamente una propria autonomia e quante no? È chiaro che la situazione più drammatica di cui ci avete parlato è quella di chi l'autonomia non ce l'ha, è evidente che la cosa si complica moltissimo e che spesso sta proprio alla base, come ci avete confermato anche voi, della violenza di per sé. Ma ci sono anche donne che non hanno un problema di autonomia economica, tra quelle che voi seguite? O voi siete un soggetto di riferimento per quelle che hanno proprio questo tipo di difficoltà?

  VALENTINA PAPPACENA, presidente dell'associazione «Valore Donna». La violenza di genere non ha classi sociali, ci sono anche persone che lavorano e che sanno quello che vogliono dalla vita, però magari Pag. 6non riescono a uscire da una situazione particolare. La maggior parte ha un livello culturale – non voglio dire basso perché è veramente brutto – dove non c'è lavoro e c'è tanta difficoltà. Ritengo però che non ci sia classe sociale su questo problema perché ci sono tante donne che hanno anche una carriera, che hanno obiettivi e magari si sacrificano perché hanno incontrato l'uomo sbagliato.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Pulciani.

  PAOLO PULCIANI. Grazie presidente. Voglio ringraziare le rappresentanti e la presidente dell'associazione per il lavoro che loro svolgono, fra l'altro in un territorio che conosco abbastanza bene, io sono di Frosinone, ma Latina non è molto distante, è anche il mio collegio elettorale.
  Mi ha incuriosito quando ha detto all'inizio che le donne dovrebbero scappare o evitare di proseguire il loro rapporto già dal primo incontro con la persona sbagliata. Mi domandavo se questa violenza domestica, violenza di genere, di solito è evidente già dall'inizio e prosegue negli anni, o se ci sono casi in cui si manifesta magari improvvisamente per circostanze particolari.
  Poi vorrei sapere se voi avete uno strumento, al di là della denuncia ai carabinieri, per interloquire in qualche modo con questi uomini. C'è uno strumento, degli psicologi, qualcuno che contatta queste persone? Oggi li giudichiamo per quello che sono, criminali, ma con i criminali più efferati normalmente, in qualche modo poi si cerca di capire, anche al fine di evitare conseguenze maggiori. Quindi vorrei capire se c'è qualche possibile contatto, attraverso strumenti di assistenza sociale, psicologi, eccetera, oppure se di fatto non c'è.

  VALENTINA PAPPACENA, presidente dell'associazione «Valore Donna». La ringrazio per la domanda. C'è da dire che gli uomini non sanno di avere un problema e pensano che quelle sbagliate siamo noi, che il problema siamo noi e che loro sono violenti perché noi ci comportiamo in una determinata maniera. Per un uomo prendere coscienza di avere un problema è difficilissimo. Se gli uomini imparassero a capire che il problema sono loro, probabilmente riusciremmo a salvare tante donne.
  Sarebbe bello attivare dei percorsi per gli uomini, per curarli. Curarli è la parola esatta, perché quando un uomo è violento lo capisci da subito, dai primi istanti, ci sono delle caratteristiche fondamentali per le quali noi riconosciamo un uomo violento. Poi è un'escalation. Non c'è un motivo scatenante di violenza, è proprio nel loro carattere, nella loro personalità. Una cosa molto bella e importante sarebbe quella di prendere coscienza che il problema è il loro, non è il nostro, non è perché noi usciamo o andiamo con le amiche, poi torniamo a casa e ci devono picchiare. Il problema è il loro, però purtroppo gli uomini non ne prendono coscienza.
  C'è un centro in Italia, che si chiama «Maschile Plurale», che si occupa di uomini maltrattanti. Sarebbe interessante sentire quanti uomini riescono a uscire dalla violenza e come ne escono. Io dico sempre che il problema è il loro e loro dovrebbero imparare a capirlo.
  Da noi non è mai venuto nessun uomo a dirci: «Io picchio mia moglie», anzi, solo uno, che poi ci ha anche minacciato fuori dalla finestra che ci voleva bruciare vive. Ora mi viene da sorridere, perché io ho accompagnato la moglie in caserma, le ho fatto fare la denuncia, l'ho accompagnata in pronto soccorso e poi lei ha ritirato la denuncia, «Perché lui è fatto così. Però alla fine mi vuole bene». Io sono dovuta andare a testimoniare lo stesso in tribunale in quanto il giudice ha detto: «Io vado avanti d'ufficio». C'erano tutti i presupposti e lei mi ha pregato fuori dal tribunale di dire che il marito era cambiato. Io non me la sono sentita di dire: «È cambiato», io ho detto: «Io quando l'ho conosciuto era così», perché era quello. Secondo me era un modello sbagliato per i figli e per lei, però a lei piaceva così. Quindi io mi sono sentita di dire la verità, lui era così. Ora loro vanno d'accordo, però in quel momento era quella la situazione che io vedevo e per me era critica.

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  PAOLO PULCIANI. La ringrazio per la risposta esaustiva. Quella del tempo è legata al fatto che noi parliamo sempre di donne che hanno avuto figli, che sono anche in un'età avanzata e senza lavoro, ma spesso stanno con questi compagni fin dall'adolescenza. Quindi volevo capire anche questo, se l'educazione delle donne riguarda la possibilità di accorgersi immediatamente verso cosa vanno incontro e bisogna istruire, come penso ognuno di noi faccia con le proprie figlie, anche ad individuare le persone.

  VALENTINA PAPPACENA, presidente dell'associazione «Valore Donna». Giulia, morta da poco, ci insegna che la violenza non ha età. È uno dei casi di ragazze più giovani uccise. Non c'è età.

  PRESIDENTE. Onorevole Zurzolo, prego.

  IMMACOLATA ZURZOLO. Grazie. Volevo chiedere se cortesemente mi poteva ricordare il nome del libro. Volevo sapere a quali ragazzi avete rivolto la lettura di questo libro e che cosa loro hanno risposto, come è stato coordinato il tutto e gestito, anche quella che è stata la loro reazione. Capire come hanno reagito questi ragazzi in merito a questo progetto che avete esposto all'interno delle scuole.

  VALENTINA PAPPACENA, presidente dell'associazione «Valore Donna». Il libro è di Lundy Bancroft e si chiama «Uomini che maltrattano le donne». L'abbiamo presentato nelle scuole superiori nel mese di novembre, a Latina, ad Aprilia e a Priverno. C'era una mia amica scrittrice che presentava questo libro. Tanti ragazzi e ragazze avevano un riscontro quando leggevamo questo libro, si identificavano o già identificavano l'amico o l'amica che aveva queste problematiche.
  Oltre a questa attività di sensibilizzazione di presentazione di libri di questo genere, abbiamo anche portato avanti un progetto con le scuole di alternanza scuola lavoro, abbiamo ospitato un liceo pedagogico presso la nostra associazione e loro erano entusiasti di farlo da noi, perché io gli ho raccontato delle storie, li ho fatti parlare con delle vittime di violenza e li ho fatti parlare con dei genitori che avevano perso le figlie. Per loro è stata un'esperienza bellissima e anche l'insegnante mi disse che erano felicissimi di avere fatto questo esperienza. Quindi ritengo che l'educazione sia veramente fondamentale, ma anche già dalle scuole elementari riuscire a far capire sia ai bambini, sia alle bambine i ruoli e il rispetto dell'altro, perché educare un bambino è molto più semplice che educare un adulto. Se noi partiamo dai bambini e dalle scuole abbiamo fatto già un grande lavoro.

  IMMACOLATA ZURZOLO. Grazie. Volevo poi chiederle come si potrebbe replicare questo esperimento anche nelle scuole di altri territori. A me piacerebbe tantissimo sviluppare un discorso del genere sul mio territorio, penso che sia importante portare questa esperienza sui nostri territori.

  VALENTINA PAPPACENA, presidente dell'associazione «Valore Donna». L'attività che noi facciamo quando ci occupiamo di donne è completamente basata sul volontariato e quindi, se qualcuno ci invita, noi andiamo volentieri. Se viene una scrittrice ovviamente mette a disposizione il suo libro e viene venduto, per chi vuole comprarlo, generalmente però queste attività sono fatte solo ed esclusivamente su base volontaria. Io ho girato tanto, poi c'è stato un periodo della mia vita in cui mi sono un po' fermata, lo facevo tutto a spese nostre, ecco perché noi facciamo anche altre cose, perché con il nostro lavoro abbiamo la disponibilità di muoverci e di metterci al servizio degli altri. Se qualcuno volesse replicare e organizzare qualcosa noi siamo a disposizione totale, perché è questo quello che vogliamo fare, per me è una missione quella di aiutare gli altri.

  IMMACOLATA ZURZOLO. Grazie. Se fosse possibile, mi piacerebbe avere il suo contatto. Io non ho seguito dall'inizio, non sono riuscita a collegarmi nell'immediato e non ho sentito di dove siete.

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  VALENTINA PAPPACENA, presidente dell'associazione «Valore Donna». Noi abbiamo l'associazione a Latina, è nata a Latina nel 2010.

  IMMACOLATA ZURZOLO. Vediamo se si riesce a organizzare qualcosa perché a me farebbe davvero tanto piacere.

  VALENTINA PAPPACENA, presidente dell'associazione «Valore Donna». Va bene, noi siamo a disposizione completa. Grazie.

  IMMACOLATA ZURZOLO. Grazie. Mi farò dare il contatto, se è possibile.

  PRESIDENTE. Certo, la segreteria è a disposizione per i commissari, per le commissarie e anche per i nostri auditi e per le nostre audite.
  Io ringrazio le nostre audite, ringrazio anche per avere condiviso una parte faticosa della propria vita e di averla poi messa a disposizione di altre donne. So che per la dottoressa Pappacena non sono giorni facili e quindi ha anche tutta la nostra vicinanza come Commissione, a nome dei nostri commissari e delle nostre commissarie. Grazie a tutti.

  La seduta termina alle 14.40