XIX Legislatura

X Commissione

Resoconto stenografico



Seduta pomeridiana n. 4 di Mercoledì 27 settembre 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE: OPPORTUNITÀ E RISCHI PER IL SISTEMA PRODUTTIVO ITALIANO

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti della Federazione industria musicale italiana (FIMI).
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 3 
Mazza Enzo , Presidente della Federazione industria musicale italiana (FIMI) ... 3 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 4 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Anitec-Assinform:
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 4 
Faina Eleonora , Direttore generale di Anitec-Assinform ... 5 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 7 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD-IDP)  ... 7 
Faina Eleonora , Direttore generale di Anitec-Assinform ... 7 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 7 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Meta:
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 7 
Arzarello Flavio , Responsabile Affari economici e regolatori per l'Italia di Meta ... 7 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 9 
Arzarello Flavio , Responsabile Affari economici e regolatori per l'Italia di Meta ... 9 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 9 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti della Fondazione per la sostenibilità digitale:
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 9 
Epifani Stefano , Presidente della Fondazione per la sostenibilità digitale ... 10 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 12 
Pavanelli Emma (M5S)  ... 12 
Epifani Stefano , Presidente della Fondazione per la sostenibilità digitale ... 12 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 13 
Epifani Stefano , Presidente della Fondazione per la sostenibilità digitale ... 13 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 13 

Audizione, in videoconferenza, di Marco Bellezza, Membro del board del Comitato del Consiglio d'Europa sull'intelligenza artificiale (CAI):
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 14 
Bellezza Marco , Membro del board del Comitato del Consiglio d'Europa sull'intelligenza artificiale (CAI) ... 14 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 15 
Cappelletti Enrico (M5S)  ... 15 
Bellezza Marco , Membro del board del Comitato del Consiglio d'Europa sull'intelligenza artificiale (CAI) ... 16 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 16 
Bellezza Marco , Membro del board del Comitato del Consiglio d'Europa sull'intelligenza artificiale (CAI) ... 16 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 16 
Bellezza Marco , Membro del board del Comitato del Consiglio d'Europa sull'intelligenza artificiale (CAI) ... 17 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 17 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Microsoft:
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 17 
Bitondo Francesca , Responsabile Rapporti istituzionali Microsoft Italia ... 17 
De Rosa Mattia , Data & AI Director Microsoft Italia ... 18 
Bitondo Francesca , Responsabile Rapporti istituzionali Microsoft Italia ... 19 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 20 

Allegato 1: Documentazione depositata dai rappresentanti della Federazione industria musicale italiana (FIMI) ... 21 

Allegato 2: Documentazione depositata dai rappresentanti della Fondazione per la sostenibilità digitale ... 30 

Allegato 3: Documentazione depositata da Marco Bellezza ... 65 

Allegato 4: Documentazione depositata dai rappresentanti di Microsoft ... 67

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALBERTO LUIGI GUSMEROLI

  La seduta comincia alle 14.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la resocontazione stenografica e mediante la trasmissione televisiva diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti della Federazione industria musicale italiana (FIMI).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione di rappresentanti della Federazione industria musicale italiana (FIMI nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'intelligenza artificiale: opportunità e rischi per il sistema produttivo.
  Invito chi interviene a volerlo fare sinteticamente, in modo da lasciare più spazio possibile alle domande dei commissari, riservando gli ulteriori approfondimenti ad un eventuale contributo scritto, che verrà volentieri acquisito ai lavori della Commissione, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine come definito dal programma.
  Do la parola a Enzo Mazza, Presidente della Federazione industria musicale italiana (FIMI), ricordando che il tempo complessivo a disposizione è di circa otto minuti.

  ENZO MAZZA, Presidente della Federazione industria musicale italiana (FIMI). Buongiorno a tutti. Ringrazio la Commissione.
  Io condividerei velocemente delle slide a sostegno del mio intervento, che riguardano ovviamente, come da vostra richiesta, quella che è l'evoluzione in atto in questo settore produttivo e soprattutto quali sono le opportunità e i rischi (vedi allegato 1).
  Il primo punto importante di premessa è che questo è un settore che ha attraversato un'enorme transizione, una vera e propria rivoluzione legata alle tecnologie, che anche in Italia ha radicalmente cambiato questo settore offrendo grandissime opportunità, soprattutto legate allo streaming e alle nuove tecnologie che, come vedete, ha portato a un radicale mutamento del quadro produttivo e anche del quadro artistico e creativo.
  Come si può vedere dalle slide, oramai l'83 per cento del mercato italiano è costituito dal digitale.
  Questo significa che per questa industria le opportunità fornite dall'evoluzione delle tecnologie, e anche dalle nuove tecnologie legate all'intelligenza artificiale, che già viene ampiamente utilizzata all'interno del contesto musicale come ausilio alla produzione oppure come struttura tecnica di quelle che possono essere le piattaforme che mettono a disposizione e condividono contenuti, già costituiscono una parte importante dell'attività svolta da questo settore.
  Quindi opportunità molto interessanti, questo è un settore che è stato innovato costantemente e tutte queste innovazioni hanno alla fine generato grandi opportunità. Pensiamo addirittura quando Bartolomeo Cristofori inventò il pianoforte, ci fu la paura che il pianoforte sostituendosi al clavicembalo potesse danneggiare la produzione musicale, invece tutti sappiamo Pag. 4poi come è andata a finire. Il sintetizzatore ha costituito una grande rivoluzione nell'epoca della musica rock e oggi noi ci troviamo davanti a questa nuova grande sfida.
  È una sfida particolarmente importante per due aspetti che sono secondo noi fondamentali.
  Prima di tutto l'intelligenza artificiale generativa. Queste piattaforme che oggi sono in grado di generare dei contenuti autonomi in realtà si basano su quelle che sono opere d'arte, si basano su quelle che sono le produzioni culturali del nostro settore e di altri settori a noi contigui e non generano nulla di autonomo, quindi utilizzano semplicemente contenuti che vengono rastrellati dalla rete.
  Il primo passaggio, quindi, fondamentale di cui si sta anche discutendo come sapete nell'ambito dell'Artificial Intelligence Act in Europa, è che queste società che realizzano le piattaforme di intelligenza artificiale devono ottenere un'autorizzazione per questi contenuti.
  Oggi il punto chiave di questa transizione verso l'intelligenza artificiale generativa è l'aspetto fondamentale dei contenuti generati dalle piattaforme, senza che quelle utilizzazioni e questi contenuti vengano indicati in maniera trasparente. Ovvero, sappiamo che le piattaforme ingeriscono quantità enormi di contenuti tutelati da copyright senza fornire, ad oggi, le informazioni ai titolari di quei contenuti per far sì che su questi poi si possa esercitare il conseguente diritto di output, cioè o di non volere che questi contenuti vengano utilizzati, oppure di chiedere delle licenze per consentire l'autorizzazione.
  Questo è uno snodo fondamentale, non si parla qui di limitare l'evoluzione tecnologica, noi abbiamo ampia evoluzione sul fronte delle direttive comunitarie. Pensiamo, ad esempio, a quello che è accaduto con la direttiva copyright, a quanta paura generò su alcune piattaforme che la nuova direttiva potesse limitare l'innovazione e lo sviluppo: ad esempio, pensiamo alla posizione che tenne YouTube contro l'articolo 17. In realtà oggi YouTube è la prima piattaforma in Europa per percentuali di crescita nel settore musicale, ciò che dimostra come la direttiva non ha rappresentato nessun blocco nei confronti di queste piattaforme.
  Lo stesso deve avvenire oggi. Il primo passaggio quindi è quello della trasparenza e della possibilità per i titolari di diritti di ottenere le informazioni necessarie per garantire la protezione dei propri contenuti e la licenza da parte delle piattaforme. Questo è un elemento che va salvaguardato assolutamente, sia nelle normative internazionali ma anche in qualsiasi intervento che si voglia fare a livello locale. Perché la produzione di contenuto, che è realizzata ovviamente dagli umani, va costantemente protetta al fine di garantire che l'innovazione e la disponibilità fornita dalle nuove tecnologie di intelligenza artificiale sviluppino questa creatività, favoriscano un ulteriore incremento della produzione creativa e della disponibilità e della messa a disposizione di questi contenuti, senza che dall'altra parte si creino delle realtà autonome, realtà che costruiscano il loro business e la loro attività economica, finanziaria e di impresa alle spalle dei creatori e degli sviluppatori di contenuti creativi.
  Io mi fermerei intanto su questo punto. Ringrazio la Commissione per aver voluto ascoltare la nostra voce.

  PRESIDENTE. Non essendoci richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuto. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal presidente della Federazione industria musicale italiana (FIMI) (vedi allegato 1) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza,
di rappresentanti di Anitec-Assinform.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione di rappresentanti di Anitec-Assinform nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'intelligenza artificiale: opportunità e rischi per il sistema produttivo.
  Invito chi interviene a volerlo fare sinteticamente, in modo da lasciare più spazio Pag. 5possibile alle domande dei commissari, riservando gli ulteriori approfondimenti ad un eventuale contributo scritto, che verrà volentieri acquisito ai lavori della Commissione, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine come definito dal programma.
  Do la parola ad Eleonora Faina, Direttore generale di Anitec-Assinform, ricordando che il tempo complessivo a disposizione è di circa otto minuti.

  ELEONORA FAINA, Direttore generale di Anitec-Assinform. Buongiorno presidente e buongiorno onorevoli deputati. Cercherò di stare negli otto minuti con quattro punti e annunciamo il deposito di una memoria a valle di questa audizione.
  Noi, come associazione che rappresenta l'industria ICT, ci teniamo innanzitutto a ringraziare la Commissione per questa indagine che ci offre l'occasione per fare un focus sul ruolo dell'intelligenza artificiale per il nostro sistema produttivo, tema sul quale come associazione ci stiamo spendendo oramai da qualche anno.
  Alcuni dati, giusto per capire di cosa stiamo parlando. A livello europeo e a livello mondiale l'intelligenza artificiale cresce negli investimenti e cresce in maniera più che significativa, IDC (International Data Corporation) stima che tra il 2022 e il 2026 il mercato mondiale globale crescerà del più 18,6 per cento, a livello europeo dovremmo passare nello stesso periodo, 2021-2025 in realtà, da un valore di 17,3 miliardi a un valore di 50 miliardi. Lato Stati Uniti, questo mercato varrà tra i 48 e i 120 miliardi, quindi una crescita sicuramente molto positiva.
  Come Anitec-Assinform due volte all'anno noi abbiamo il rapporto sul digitale in Italia, che presenta alcuni dati sullo stato del mercato digitale in questo Paese. Per quanto riguarda l'intelligenza artificiale parliamo di abitatori tecnologici che crescono con velocità più che impressionante. Stiamo parlando del 2022 di un mercato per l'AI che vale rispetto ai dati europei e mondiali 435 milioni di euro, con una crescita però del 32,4 per cento rispetto all'anno precedente. Quindi una crescita che nessun altro settore del mondo digitale registra, salvo il cloud che continua a crescere in maniera molto importante.
  Quest'anno dovremmo arrivare a un mercato che vale 570 milioni, ci aspettiamo nel 2026 che sia un mercato che arriva a una crescita di 28,9 per cento annuo e quindi arriverà nel 2026 a cubare 1,2 miliardi di valore.
  Questo vuol dire che l'intelligenza artificiale c'è, c'è già tra le imprese, c'è già nell'utilizzo quotidiano per il nostro sistema produttivo.
  Guardando però al numero di imprese che utilizzano l'intelligenza artificiale, Eurostat ci dice che l'8 per cento delle imprese europee utilizzano AI nei loro sistemi e nei loro processi, l'Italia si attesta poco sotto la media, 7,9 per cento di utilizzo.
  Le ragioni per cui questo utilizzo non è così diffuso nel nostro Paese è che sicuramente non aiuta il fatto di avere un Paese fatto di piccolissime/piccole e medie imprese, che ovviamente devono affrontare non solo un problema di scala degli investimenti, quindi dimensione finanziaria degli investimenti, ma anche di conoscenza e comprensione di cos'è la cultura del digitale e la cultura dei dati.
  Mi permetto di dire anche che soprattutto in quest'ultimo anno abbiamo concentrato l'attenzione su una delle intelligenze artificiali più importanti, che è sicuramente quella generativa. L'AI intorno a ChatGPT è stata sicuramente un'occasione di riflessione su questa tecnologia, però stiamo parlando di una tecnologia molto più ampia che tocca il machine learning, tocca il db learning, tutte tecnologie che sono già all'interno delle nostre imprese e che le nostre imprese stanno già utilizzando senza evidentemente avere spesso anche la consapevolezza di questo utilizzo.
  Su questo punto, il fatto che non c'è una reale consapevolezza, in realtà è l'oggetto di un lavoro che stiamo facendo insieme a Confindustria e a piccole industrie girando per i territori. Abbiamo incontrato circa 600 imprese in sette regioni, andremo avanti il prossimo anno in altri sette appuntamenti regionali, raccogliendo casi di utilizzo dell'intelligenza artificiale.Pag. 6
  Gli ostacoli che ci vengono ovviamente segnalati sono sicuramente quelli sull'accesso ai finanziamenti, quindi qual è il sistema di incentivi pubblici che più è in grado di sostenere l'intelligenza artificiale e l'utilizzo di investimento delle imprese. Su questo punto mi permetto di segnalare che, a valle delle due strategie che i Governi negli anni passati hanno adottato, resta fondamentale il piano Transizione 4.0 – che poi si trasformerà in Transizione 5.0, al di là delle numerazioni –, che però coglie un punto, coglie il punto di aiutare le imprese a investire nello spazio in cui c'è maggior ritorno.
  Noi diciamo che ovviamente c'è un tema sicuramente di regolazione, di accesso ai capitali ma soprattutto di risorse umane che devono essere formate per utilizzare e per comprendere il valore di questa tecnologia, e soprattutto c'è un punto fondamentale che sono le opportunità che questa tecnologia sta offrendo già alle imprese italiane.
  Non ho i dati su quanto migliorerebbe, vi dico quali sono le aree su cui l'intelligenza artificiale sta già aiutando le imprese, quelle che stiamo già vedendo noi ma anche quelle che inconsapevolmente, probabilmente, usano AI.
  Parliamo di efficienza sui processi, quindi processi più veloci e più rapidi che vuol dire migliore logistica, vuol dire migliore partecipazione nelle catene del valore. Vuol dire migliorare l'efficienza energetica e ambientale, capacità predittiva, capacità di riduzione dei consumi, anche in un'ottica di economia circolare e soprattutto in un'ottica di riduzione delle emissioni climalteranti e quelle inquinanti dell'atmosfera.
  C'è poi un altro punto fondamentale, la predizione, la capacità di predire quali sono i comportamenti. L'intelligenza artificiale si allena su dati, è capace di determinare i comportamenti delle imprese, delle macchine per esempio, dei processi d'azienda, e questo è sicuramente un dato che aiuta a ridurre sprechi, blocco di macchina, blocco fabbrica, quindi tutte attività che concorrono e ci aiutano a portare in alto la nostra produttività.
  Le tre variabili su cui misuriamo il ritorno dell'intelligenza artificiale per le imprese sono competitività, produttività e sostenibilità.
  Su questi punti (e poi vengo verso la chiusura del nostro intervento, spero di essere stata nei tempi) tengo a sottolineare quali sono i settori che in questo momento stanno guardando in maniera decisa verso l'intelligenza artificiale.
  Penso alla sanità: non ci pensiamo molto spesso, ma la sanità italiana, la sanità in generale, da un punto di vista di cura del paziente, di utilizzo evidentemente dell'intelligenza artificiale per costruire nuovi brevetti, nuovi prodotti, nuovi medicinali, nuovi farmaci, sta utilizzando l'allenamento degli strumenti di intelligenza artificiale per avere, grazie a una mole di dati sempre più ampia, una capacità di riduzione dei tempi con cui i farmaci vengono immessi in consumo e sono capaci di dare risposte a problematiche, come è stato per esempio il caso del Covid, per citarne uno che conoscete molto bene.
  Ma pensate al progetto finanziario bancario, pensate al mondo delle assicurazioni, la capacità di essere più certi sui rischi che vengono connessi ad alcuni eventi e alcuni fatti e costruire pacchetti finanziari che sono più adatti a intercettare quel tipo di rischio.
  Ma è anche il caso del mondo delle macchine, lo citavo prima. Le macchine italiane – Industria 4.0 nasceva un po' così, l'elemento dell'interconnessione come elemento qualificante – oggi sono macchine che consumano tantissimi dati e producono tantissimi dati.
  Un punto su cui mi preme richiamare la vostra attenzione è che oggi in ogni fabbrica siamo pieni di dati, ci sono tantissimi dati, molti dei quali non vengono neanche utilizzati a questi fini, ma sono dati che possono dare una risposta alle imprese per aiutarle ad affrontare molte delle difficoltà che in questo momento incontrano. Soprattutto quando, come in questa fase, c'è un tema di riduzione dell'accesso al credito, c'è un tema di congiuntura internazionale sufficientemente complesso da mettere anche in difficoltà la tenuta di alcune aziende.Pag. 7
  Ovviamente tutto grava su quali sono i profili di regolazione. Ci stiamo molto interrogando a livello europeo, l'AI Act, ma soprattutto a livello italiano, in questi anni, c'è stato un grosso dibattito su come regolare l'intelligenza artificiale.
  Partiamo da un presupposto, intanto dobbiamo condividere l'intelligenza artificiale dal nostro punto di vista. È qui, è qui per rimanere. Ed è qui per indirizzare probabilmente, da qua in avanti, moltissime delle attività che faremo, con maggiore consapevolezza auspicabilmente.
  La regolazione europea è sicuramente un effetto dello stimolo alla capacità di spronare, un po' come è stato per il GDPR, con altre regolazioni della strategia digitale europea all'utilizzo virtuoso da parte delle aziende di questi dati.
  Un punto per noi molto sensibile: attenzione a tutte le forme di regolazione che rischiano di introdurre oneri maggiori che colpiranno proprio le piccole e medie imprese. L'AI Act si chiuderà probabilmente quest'anno, è uno strumento molto importante, ma è uno strumento che va coordinato con tantissima regolazione europea che già c'è, sul mercato digitale, penso al Data Act, che in questa legislatura verrà approvato, penso al Data Governance Act, penso sicuramente al GDPR, che resta uno degli strumenti capofila per determinare poi l'efficacia di tutta la regolazione e anche lo sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale che siano realmente utili alle nostre imprese.
  Chiudo con questo messaggio. Per le nostre imprese, per il mondo dell'ICT, tutto quello che appartiene all'innovazione è sicuramente da guardare con importanza per il Paese, per il nostro sistema produttivo. Le imprese hanno bisogno di utilizzare le tecnologie digitali per affrontare le tante transizioni, le tante crisi che comunque in questo momento stiamo vivendo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Peluffo.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO(intervento in videoconferenza). Mi scusi, presidente, sono riusciti a collegarmi soltanto a metà dell'intervento. Volevo sapere se verrà inviata una nota. Mi ha già risposto. Poi la leggerò con calma.

  ELEONORA FAINA, Direttore generale di Anitec-Assinform. Vi manderemo una nota. Se sarà possibile, purtroppo i tempi sono un po' stretti, a fine ottobre avremo un documento aggiornato sull'intelligenza artificiale dedicato espressamente all'applicazione in azienda, quindi avrete una sintesi già in questa audizione e poi un documento più corposo che metteremo a disposizione della Commissione.

  PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuta e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Meta.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione di rappresentanti di Meta nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'intelligenza artificiale: opportunità e rischi per il sistema produttivo.
  Invito chi interviene a volerlo fare sinteticamente, in modo da lasciare più spazio possibile alle domande dei commissari, riservando gli ulteriori approfondimenti ad un eventuale contributo scritto, che verrà volentieri acquisito ai lavori della Commissione, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine come definito dal programma.
  Do la parola a Flavio Arzarello, Responsabile Affari economici e regolatori per l'Italia di Meta, ricordando che il tempo complessivo a disposizione è di circa otto minuti.

  FLAVIO ARZARELLO, Responsabile Affari economici e regolatori per l'Italia di Meta. Presidente, grazie per l'opportunità. Desidero rivolgere innanzitutto un ringraziamento, per suo tramite presidente, alla Commissione per averci concesso l'opportunità di fornire questo contributo e di condividere la nostra visione su un tema che è fondamentale, per la nostra azienda Pag. 8naturalmente ma anche per la società intera.
  L'intelligenza artificiale sta già dimostrando tutto, o gran parte, del proprio potenziale a beneficio delle persone, di lavoratori, di creators, di aziende, generando nuove opportunità economiche e sociali.
  Io vorrei esprimere in apertura l'apprezzamento per l'approccio che il Parlamento italiano sta tenendo, perché questa non è l'unica, è una delle tante occasioni di confronto che vengono offerte agli esperti, ad accademici, e questo è uno sforzo davvero importante per contribuire a individuare i migliori percorsi di sviluppo per l'intelligenza artificiale.
  Io vorrei partire, in queste mie brevi considerazioni, ricordando che moltissimi degli strumenti tecnologici di cui le aziende si avvalgono oggi, come ricordato anche da chi mi ha preceduto, sono basati su intelligenza artificiale e segnatamente da strumenti di intelligenza artificiale generativa. Parto da qui perché troppo spesso quando si parla di intelligenza artificiale si immaginano scenari futuristici. Per citare un esempio, i cosiddetti foundation model sono già largamente a disposizione del sistema produttivo e il loro impatto è già sufficientemente chiaro.
  Foundation model, come sapete, è un termine che si riferisce a sistemi di intelligenza artificiale con ampie funzionalità, che possono essere adattate a una serie di scopi diversi e più specifici. In altre parole il modello originale fornisce una base, da cui naturalmente il nome foundation, su cui si possono costruire altre funzionalità.
  Anche se il termine foundation model oggi è usato in maniera interscambiabile con i large language model, che forse sono più noti nella discussione pubblica, essi ne costituiscono un sottoinsieme, sono attualmente l'esempio più chiaro di sistemi con ampie funzionalità, in questo caso basate sul linguaggio, che possono essere adattati a scopi specifici.
  Per citare un uso molto diffuso dei large language model e molto immediato, che dà anche l'idea della facilità di accesso a questi strumenti, essi possono essere utilizzati per la gestione di richieste del servizio clienti di un'impresa, facendo in modo che i lavoratori si possano concentrare su richieste e operazioni più complesse e a più valore aggiunto.
  Testimonianza concreta ed estremamente visibile del nostro impegno sull'intelligenza artificiale è il miglioramento quotidiano del meccanismo alla base della gestione del feed su Facebook e su Instagram. Attraverso l'intelligenza artificiale agli utenti vengono mostrati contenuti sempre più vicini ai loro interessi.
  L'intelligenza artificiale sui nostri prodotti genera anche opportunità per le imprese, e in particolare per le imprese medio-piccole che hanno budget pubblicitari limitati ma spesso, in particolare se pensiamo all'Italia, prodotti, servizi e capacità per cui esiste una domanda a livello globale.
  Voglio anche citare molto brevemente – seppure non è il focus di oggi – che l'intelligenza artificiale è anche una delle tecnologie essenziali nello sviluppo del Metaverso.
  Tuttavia il lavoro sull'intelligenza artificiale da parte di Meta non si limita ai servizi offerti sulle nostre piattaforme. Ad esempio, PyThorch è stato sviluppato e reso open source da Meta e oggi sta guidando la rivoluzione dell'intelligenza artificiale in migliaia di aziende in tutto il mondo.
  PyThorch è un framework open source per il machine learning, cioè uno strumento che consente di accelerare il percorso di sviluppo di modelli di intelligenza artificiale e che contribuisce, e può contribuire, a tutte le fasi di lavorazioni comuni delle imprese, cioè dalla prototipazione fino alla messa in produzione.
  A ulteriore testimonianza dell'importanza che l'intelligenza artificiale riveste per Meta, abbiamo creato il team chiamato Fundamental AI Research (FAIR in acronimo), che è il centro delle nostre attività in questo ambito. A questo proposito mi fa piacere ricordare che nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'intelligenza artificiale, svoltasi presso il Comitato di vigilanza sull'attività di documentazione della Camera, è stata audita recentemente Naila Murray, che ha un ruolo fondamentale all'interno Pag. 9di questo team e che ha potuto offrire una testimonianza e una visione sicuramente più approfondita di quella che cerco di offrire io oggi.
  L'esempio più noto del lavoro di questo team è LLaMA, che è un large language model che è stato rilasciato all'inizio del 2023. A luglio, pochi mesi fa, in partnership con Microsoft abbiamo rilasciato LLaMA 2. Modelli come LLaMA, proprio per come sono progettati, consentono a molti ricercatori, che non avrebbero altrimenti accesso a grandi infrastrutture, di utilizzare e studiare sistemi sofisticati, contribuendo così in maniera importante a democratizzare l'accesso all'innovazione e poter partecipare in maniera significativa al progresso di questo settore, con strumenti estremamente avanzati che altrimenti sarebbero inaccessibili ai più.
  L'intelligenza artificiale potrà offrire, e sta già offrendo, un contributo estremamente significativo per le imprese italiane ed europee, su questo rimando all'intervento di chi mi ha preceduto.
  Tutto questo, però, dipenderà molto dalla nostra capacità di regolamentare in maniera adeguata, flessibile ed equilibrata questa tecnologia.
  Noi riteniamo sia essenziale, per non limitare o bloccare lo sviluppo dell'intelligenza artificiale, quindi dello sviluppo tecnologico più in generale, sostenere la ricerca sperimentale attraverso un approccio che noi definiamo (ma non solo noi) risk based, cioè basato sulla valutazione del rischio. Questo significa regolamentare l'intelligenza artificiale non in base alla tipologia di tecnologia, cioè per intenderci non secondo la classificazione della tipologia a cui appartiene un sistema AI (come ad esempio i citati foundation model) ma a seconda del rischio specifico rappresentato dal singolo utilizzo.
  Da anni dedichiamo la nostra ricerca allo sviluppo di modelli open source, questo in particolare per quanto riguarda l'intelligenza artificiale. Riteniamo che questo tipo di modello aperto sia il modo migliore per sviluppare una tecnologia davvero rivoluzionaria. Questo naturalmente non significa che qualunque cosa debba necessariamente essere open source, anche i modelli chiusi possono essere validi in alcune circostanze, ma siamo anche certi che questo approccio aperto per questa tecnologia possa generare più valore nella maggior parte dei casi e soprattutto per più persone. Questo per diversi motivi.
  In primo luogo un ecosistema aperto democratizza l'accesso alla tecnologia invece di concentrare questo strumento nelle mani di poche aziende. Inoltre va ricordato che è errato il presupposto secondo cui rilasciare il codice sorgente renderebbe i sistemi più vulnerabili, al contrario è generalmente riconosciuto che i software open source siano più sicuri e affidabili perché un maggior numero di persone può testarli e analizzarli per identificare potenziali criticità.
  Di conseguenza questo modello...

  PRESIDENTE. La invitiamo a concludere. Per quello le avevo chiesto di sintetizzare, perché sintetizzando è più semplice interloquire.

  FLAVIO ARZARELLO, Responsabile Affari economici e regolatori per l'Italia di Meta. Sono d'accordo. Naturalmente noi, come altri che mi hanno preceduto, depositeremo una versione molto più estesa delle poche cose che vi sto raccontando oggi.
  Chiudo ricordando due flash: da un lato la necessità di una governance basata su un approccio risk based e tecnologicamente neutra; la seconda cosa, il nostro impegno per un modello di governance di tipo open source. Crediamo che questo tipo di approccio, che chiama tutti gli stakeholder a un confronto sintetico ma approfondito, sia quello giusto per proseguire il cammino.

  PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuto e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti della Fondazione per la sostenibilità digitale.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Pag. 10Regolamento, l'audizione di rappresentanti della Fondazione per la sostenibilità digitale nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'intelligenza artificiale: opportunità e rischi per il sistema produttivo.
  Invito chi interviene a volerlo fare sinteticamente, in modo da lasciare più spazio possibile alle domande dei commissari, riservando gli ulteriori approfondimenti ad un eventuale contributo scritto, che verrà volentieri acquisito ai lavori della Commissione, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine come definito dal programma.
  Do la parola a Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la sostenibilità digitale, ricordando che il tempo complessivo a disposizione è di circa otto minuti.

  STEFANO EPIFANI, Presidente della Fondazione per la sostenibilità digitale. Grazie mille, presidente, grazie a lei e a tutta la Commissione per aver coinvolto la Fondazione in questa indagine. Cercherò di stare nei tempi ovviamente.
  Parto inquadrando il tema dal nostro punto di vista.
  La Fondazione per la sostenibilità digitale è una fondazione che ha l'obiettivo di guardare alla digitalizzazione in una prospettiva orientata alla sostenibilità ed è composta da università, aziende e istituzioni.
  In questo contesto per noi la sostenibilità digitale è un modo di guardare alle relazioni tra questi due elementi sia in un'ottica per la quale la trasformazione digitale è un elemento da indirizzare nei suoi sviluppi nel rispetto dei criteri di sostenibilità ambientale, economica e sociale (faccio un esempio, i green data center), ma d'altro canto la digitalizzazione è anche motore di sviluppo per gli obiettivi di sostenibilità. Questo lo specifico perché vedremo che nel dibattito pubblico attorno all'intelligenza artificiale spesso ci si focalizza troppo su un approccio che è sostanzialmente Inside Out, penso all'AI Act, e questo naturalmente ha degli impatti soprattutto sul nostro tessuto economico e soprattutto sul sistema delle PMI.
  Essendo una fondazione di ricerca una delle focalizzazioni è quella di comprendere quello che è il punto di vista dei cittadini e degli imprenditori su questi temi, perché partiamo dall'assunto per il quale qualsiasi azione di public policy deve in qualche modo intercettare quello che è il punto di vista, ma soprattutto il livello di consapevolezza dei nostri concittadini.
  Ed emerge, andando a guardare i dati del nostro osservatorio per la sostenibilità digitale, un quadro abbastanza peculiare. Perché se guardate i due grafici riportati nell'allegato (vedi allegato 2), che sono due grafici dal mio punto di vista sostanziali, da una parte se noi chiediamo agli italiani, a un campione rappresentativo (sono 5000 italiani) della popolazione per area geografica, sesso, livello culturale, istruzione e quant'altro, se l'intelligenza artificiale avrà un impatto positivo sull'economia della società la maggior parte delle persone risponde di sì, perché è una domanda fatta in qualche modo alla testa dei nostri interlocutori. Viceversa, se andiamo a toccare i temi che alle persone effettivamente interessano, quindi per esempio l'impatto di una tecnologia del genere sul lavoro, ecco che le stesse persone nel 62 per cento dei casi si dichiarano d'accordo col fatto che l'intelligenza artificiale avrà un impatto negativo sulle persone. Quindi, come vedete, passando dalla testa alla pancia delle persone il punto di vista su questo tema cambia significativamente.
  E le persone sono anche imprenditori, soprattutto quando parliamo alle PMI: abbiamo chiesto agli imprenditori delle piccole e medie imprese italiane, anche in questo caso un campione molto ampio e rappresentativo, se l'intelligenza artificiale avrà un forte impatto in generale sulle PMI. Anche in questo caso il 71 per cento dei rispondenti risponde affermativamente. Tuttavia, se ci spostiamo da una dimensione generale a una dimensione particolare (l'intelligenza artificiale avrà un forte impatto sulla mia impresa), ecco che il 62 per cento dei rispondenti risponde di no (vedi allegato 2).
  Perché questa apparente incoerenza? Perché facciamo ancora molta fatica a declinare le conseguenze di un fenomeno che percepiamo come fenomeno sociale di massa in quella che è la nostra vita nel caso dei Pag. 11cittadini e la nostra impresa nel caso degli imprenditori.
  Quindi ci sono tre dimensioni del problema che per promuovere e comprendere quali possano essere gli impatti dell'intelligenza artificiale sulle PMI dobbiamo acquisire e affrontare, e non sono soltanto temi di competenza, perché spesso si parla del tema delle competenze: prima della competenza c'è la consapevolezza. Ossia, prima di comprendere come scalare una montagna devo comprendere che quella montagna è da scalare, e questo è il principale problema che dovremo affrontare.
  In questo contesto dobbiamo collocare ovviamente la situazione del nostro Paese rispetto a quella che è la situazione europea.
  Per quanto riguarda l'intelligenza artificiale l'Europa ha un approccio conservativo. Ha un approccio conservativo perché sta lavorando molto sull'asse normativo e perché nel momento in cui sviluppa modelli normativi si sta preoccupando più di lavorare in difesa rispetto all'intelligenza artificiale, ossia proteggendo dall'intelligenza artificiale, piuttosto che in attacco, promuovendo attraverso l'intelligenza artificiale un ecosistema di servizi.
  Questo meccanismo, affiancato per esempio ad alcuni princìpi come quello del catalogo dell'applicazione delle intelligenze artificiali previsto dall'AI Act (che sostanzialmente non potrà mai funzionare, ma questo è un problema che verrà affrontato nei prossimi anni), sarà ovviamente difficilmente attuabile senza compromettere la competitività delle imprese.
  In questo contesto c'è la situazione italiana. Noi sappiamo ad oggi che l'Italia non ha sovranità digitale sull'intelligenza artificiale e sostanzialmente la maggior parte delle iniziative di intelligenza artificiale che partono dalle nostre PMI, penso ad esempio alle start-up sull'intelligenza artificiale, sono iniziative di secondo livello. Non sviluppano algoritmi, non sviluppano azioni di base, sono essenzialmente applicazioni che si poggiano su infrastrutture prodotte da altri. La maggior parte delle start-up in questo momento attive in Italia sull'intelligenza artificiale sono applicazioni di ChatGPT piuttosto che dei suoi epigoni.
  Questo tema ovviamente declina il possibile rapporto delle piccole e medie imprese italiane rispetto al sistema di servizi, perché noi già sappiamo che le PMI italiane, che ovviamente non hanno nell'intelligenza artificiale il loro core business, quindi tutte le PMI italiane, saranno prevalentemente utenti di servizi di intelligenza artificiale. Servizi di intelligenza artificiale che saranno per larga parte proposti da multinazionali o da aziende che trovano in qualche modo la loro ricerca e sviluppo all'estero.
  In questo contesto diventa di fondamentale importanza, nell'ottica della sostenibilità che è la nostra prospettiva interpretativa, identificare quali sono i criteri di sviluppo sostenibile che consentano di costruire un ecosistema di servizi che sia favorevole alle piccole e medie imprese italiane. Questo vuol dire sviluppare un quadro di caratteristiche che servono per garantire essenzialmente un livello di competitività per le PMI, garantire la concorrenza, abbattere le asimmetrie, assicurare competitività, alle quali le piattaforme di intelligenza artificiale che offriranno servizi alle PMI italiane dovranno in qualche modo attenersi.
  Parliamo di un quadro di caratteristiche una parte delle quali sono già presenti nell'AI Act, un'altra invece andrà probabilmente spinta e implementata, anche attraverso azioni di supporto di tipo regolatorio o semplicemente supporto di mercato (penso ad esempio a quello che succederà con Impresa 5.0 in cui si lavorerà molto sull'intelligenza artificiale), che dovranno far sì che le PMI potranno essere assicurate del fatto che nell'implementazione dei servizi AI saranno rispettate queste caratteristiche che vedete qui rappresentate (vedi allegato 2): dalla privacy rispetto ai dati inseriti, che diventa anche segreto industriale, alla trasparenza rispetto alla modalità con la quale verranno gestiti i dati, la non discriminatorietà. Pensate alle simmetrie possibili nel momento in cui una piattaforma AI applica meccanismi discriminatori rispetto a impresePag. 12 diverse, pensate alla leva di valore che può spostare una situazione del genere.
  Noi nell'ambito di questi 12 elementi che abbiamo identificato abbiamo sviluppato un position paper, che è allegato ovviamente alla documentazione fornita alla Commissione, che parte dal manifesto per la sostenibilità digitale, quindi inquadra il tema in termini generali nelle relazioni tra tecnologia e sostenibilità, identifica le indicazioni di policy correlate direttamente al PNRR, andando a classificare voce per voce quali sono i possibili ambiti di applicazione della trasformazione digitale (e alla trasformazione digitale è sottesa nella maggior parte dei casi la questione dell'intelligenza artificiale oggi), per arrivare quindi a descrivere in maniera abbastanza dettagliata le caratteristiche di quei 12 punti che dal nostro punto di vista i fornitori di soluzioni di intelligenza artificiale dovranno garantire alle piccole e medie imprese italiane.
  Il rischio nel non garantire tali caratteristiche alle PMI è quello di incorrere appunto in asimmetrie di mercato molto forti, ma soprattutto di sviluppare esternalità negative nella costruzione di valore che penalizzino le nostre imprese. Imprese che saranno, lo ripeto, essenzialmente clienti di soluzioni di intelligenza artificiale. La quantità di imprese che farà dell'intelligenza artificiale il proprio core business nell'ambito complessivo dell'economia italiana sarà comunque relativamente limitato, tutte però utilizzeranno queste soluzioni.
  Quindi è di grandissima importanza partire da un assunto: l'intelligenza artificiale è una slavina che non possiamo fermare, quindi qualsiasi normativa atta a impedirla sarà una normativa che non potrà essere rispettata nella realtà dei fatti. Tuttavia, così come per una slavina, noi siamo nelle condizioni, attraverso sistemi normativi regolatori e di mercato, di indirizzarne in qualche modo lo sviluppo in maniera tale che sia positiva per le nostre imprese.

  PRESIDENTE. Do la parola all'onorevole Pavanelli.

  EMMA PAVANELLI. Io la ringrazio per questa analisi puntuale e molto chiara che ha fatto, che sicuramente merita un ulteriore approfondimento leggendo i documenti che ci avete inviato.
  Mi fa piacere che ci sia la questione della sostenibilità digitale, ma anche che essa sia collegata alla sostenibilità ambientale. Perché è evidente che oggigiorno le imprese stanno andando tutte, o almeno ce lo si augura, in una direzione che sia quella della maggiore digitalizzazione ma anche della sostenibilità ambientale, e sicuramente come avete sottolineato voi, se vogliamo, queste vanno a braccetto. Penso soprattutto che l'evidenza più tangibile può essere considerata l'agricoltura, l'agricoltura di precisione dove poi si va a risparmiare energia, si va a risparmiare fertilizzante, si va a risparmiare acqua, c'è una modalità di fare agricoltura dal punto di vista imprenditoriale molto più precisa e che va a migliorare la coltivazione nel nostro Paese. Sicuramente questa modalità può essere, appunto, applicata anche alle piccole e medie imprese.
  Io vorrei solo chiedere una cosa rapidissima: qual è secondo voi la ricetta migliore non solo dal punto di vista legislativo, che ci riguarda ovviamente in prima persona, ma più che altro per quanto riguarda la formazione. Come riusciamo noi, come Commissione, ma anche il Governo, anche se sono due posizioni diverse, ma magari è anche il nostro dovere incentivare il Governo ad attivarsi, per aiutare sia le piccole e medie imprese ma soprattutto quelle piccole, che sappiamo che in Italia sono una grandissima quantità, per far sì che si approccino a queste novità che saranno rivoluzionarie, ma dove c'è evidentemente la necessità di una maggiore formazione degli imprenditori ma anche delle nuove generazioni, pertanto anche passando per la scuola e le università.

  STEFANO EPIFANI, Presidente della Fondazione per la sostenibilità digitale. Cerco di essere brevissimo.
  Il sistema di formazione dedicato alle PMI e soprattutto alle micro imprese è stato demandato negli anni scorsi a un sistema abbastanza articolato e complesso, che dal nostro punto di vista va assolutamente semplificato. Oggi la piccolissima Pag. 13impresa che vuole formarsi su questi temi deve fare una sorta di passaggio della «Fiera dell'Est» in cui ci sono almeno sei o sette attori nella filiera che dovrebbero stare sulla formazione delle piccole e medie imprese. Questo rende difficilissimo per le piccole e medie imprese muoversi in un contesto in cui esistono moltissime iniziative, sovrapposte e spesso mal articolate perché dipendono da strutture che non si parlano. Quindi la semplificazione della filiera è fondamentale.
  Detto questo c'è un altro elemento, e ovviamente vado alla conclusione, che è quello del punto di contatto tra università e mondo dell'impresa.
  Si sta facendo già oggi un lavoro forte con il PNRR con i centri di competenza, ma anche in questo caso bisogna semplificare moltissimo i processi altrimenti il tempo che si impiega è così lungo che si spiegano cose già sorpassate.

  PRESIDENTE. Dottore, le faccio io una domanda. Lei ha parlato in una slide che l'Italia non ha sovranità digitale sull'intelligenza artificiale.
  Può spiegarci meglio questo passaggio? In pratica, cosa mancherebbe e se è un tema legislativo o meno.

  STEFANO EPIFANI, Presidente della Fondazione per la sostenibilità digitale. È sicuramente anche un tema legislativo. La sovranità digitale determina il fatto che il Paese sia sostanzialmente owner, gestore, possessore delle tecnologie che vengono utilizzate.
  Oggi, per una serie di motivi che guardano agli investimenti fatti negli anni scorsi, in Italia c'è stata scarsissima attività di ricerca e implementazione su questi argomenti, questo ha fatto sì che oggi la maggior parte delle piattaforme di intelligenza artificiale siano estere. Possiamo fare nomi e possiamo non farli, alcuni saranno ovviamente anche auditi in questo contesto, ma di fatto noi siamo sempre clienti, e questo è un problema che vale per buona parte dell'Europa, questo va sottolineato. Perché la situazione a livello internazionale è che gli Stati Uniti stanno spingendo moltissimo, la Cina sta spingendo moltissimo, l'Europa è un po' (passatemi il termine forse poco consono rispetto al contesto) un minestrone in cui la Germania a volte fa asse con la Francia, la Francia fa asse con la Spagna in altre occasioni, ecc., ma dove poi sostanzialmente non esiste una politica strategica sull'intelligenza artificiale sviluppata a livello europeo.
  Si sta iniziando ora in Italia – si legge anche sui giornali quello che sta facendo questo Governo con l'onorevole Butti e quant'altro –, ma si sta anche cominciando a costruire una strategia europea per l'intelligenza artificiale che però gioca in difesa, cioè gioca più sull'asse normativo (l'AI Act) di quanto non si giochi sull'asse di supporto agli investimenti pubblici e privati. Questo fa sì che noi siamo sempre clienti di piattaforme terze.
  Che succede? Visto che le piattaforma di intelligenza artificiale si basano essenzialmente sui dati che gli utenti, quindi le PMI, conferiscono, questo genera delle esternalità negative per le quali noi siamo i fornitori di dati per piattaforme, tendenzialmente estere, che addestrano le proprie applicazioni su dati italiani.
  Questo fatto, ovviamente in qualche modo gestito anche attraverso quei correttivi implementati dalla normativa sulla privacy piuttosto che dalle altre normative che si stanno implementando non ultima l'AI Act, dà uno svantaggio competitivo alle imprese italiane, soprattutto dal punto di vista strategico, perché di fatto noi ad oggi siamo clienti.

  PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuto. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal presidente della Fondazione per la sostenibilità digitale (vedi allegato 2) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, di Marco Bellezza, Membro del board del Comitato del Consiglio d'Europa sull'intelligenza artificiale (CAI).

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  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione di rappresentanti di Marco Bellezza, Membro del board del Comitato del Consiglio d'Europa sull'intelligenza artificiale (CAI) nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'intelligenza artificiale: opportunità e rischi per il sistema produttivo.
  Invito chi interviene a volerlo fare sinteticamente, in modo da lasciare più spazio possibile alle domande dei commissari, riservando gli ulteriori approfondimenti ad un eventuale contributo scritto, che verrà volentieri acquisito ai lavori della Commissione, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine come definito dal programma.
  Do la parola a Marco Bellezza, Membro del board del Comitato del Consiglio d'Europa sull'intelligenza artificiale (CAI), ricordando che il tempo complessivo a disposizione è di circa otto minuti.

  MARCO BELLEZZA, Membro del board del Comitato del Consiglio d'Europa sull'intelligenza artificiale (CAI). Ringrazio il presidente e i commissari per l'invito a relazionare nell'ambito di questa importante indagine conoscitiva.
  Una precisazione, prima di diffondermi brevemente su tre punti che mi sembrano di particolare interesse, è che la mia relazione evidentemente non impegna né il Consiglio d'Europa né i membri dello stesso, essendo chiamato in audizione in quanto componente del board del Comitato del Consiglio d'Europa che ha avuto ricevuto il mandato da parte del Comitato dei ministri di redigere una prima convenzione quadro sul tema del rapporto tra sviluppo dei sistemi di intelligenza artificiale e tutela dei diritti umani, della democrazia e dello stato di diritto.
  I lavori del Comitato sono attualmente in corso in maniera significativa. La prima riunione del Comitato si è tenuta a Roma tra il 4 e il 6 aprile dello scorso anno.
  I lavori proseguono in un confronto particolarmente interessante che ha messo in luce anzitutto un'omogeneità nella sensibilità dei Paesi membri del Consiglio d'Europa circa i temi legati ai rischi che i sistemi di intelligenza artificiale comportano, soprattutto con riferimento ai temi di interesse per il Consiglio, quindi al tema dei diritti umani, della tutela dello stato di diritto e della democrazia.
  Venendo all'oggetto dell'indagine conoscitiva odierna, è evidente che una prima domanda da cui partire, ma a cui è stata già offerta una risposta affermativa, a livello comunitario quanto meno, è quello del modello di intelligenza artificiale che intendiamo adottare, sviluppare e favorire.
  Da questo punto di vista il regolamento, che è in corso di discussione a livello comunitario, ci offre un modello europeo per lo sviluppo di questi sistemi, che provoca e a mio avviso su diversi punti riesce a cogliere quella che è una caratteristica fondamentale, vale a dire lo sviluppo di questo sistema in uno sviluppo con dei limiti e in un contesto regolato, anche per evitare quello che è già successo, le criticità che abbiamo e stiamo affrontando rispetto all'evoluzione tecnologica in altri ambiti. Il riferimento è a tutte le vicende che hanno contraddistinto lo sviluppo di regolamentazione nell'ambito di nuove tecnologie nel corso dell'ultimo ventennio, dove da un quadro che è partito sostanzialmente privo di regole e di riferimenti si è arrivati dopo un percorso intenso e impegnativo a costruire una serie di regole, che però nella fase attuale sembrano più rincorrere la tecnologia piuttosto che provare a orientarne lo sviluppo nel suo momento di sviluppo e di crescita.
  Sotto questo profilo l'esperienza italiana è un'esperienza peculiare, perché abbiamo sicuramente dal punto di vista della ricerca applicata delle punte di eccellenza e una situazione comparabile rispetto ai principali partner europei, in alcuni ambiti specifici registriamo sicuramente delle eccellenze ma siamo ancora indietro sia sul fronte degli investimenti sia sul fronte dell'applicazione di questi sistemi nel nostro sistema produttivo, che come da presupposto di questa indagine conoscitiva è appuntoPag. 15 caratterizzato essenzialmente da un tessuto vasto di piccole e medie imprese.
  Questa situazione di apparente svantaggio competitivo può in realtà rappresentare in questa fase un'occasione, nella misura in cui vi sia l'intenzione, nell'ambito di una complessiva strategia di Sistema Paese, di creare e di adottare dei modelli chiaramente compatibili con quanto previsto dal regolamento europeo e che abbiano delle peculiarità proprie nazionali.
  Da questo punto di vista (e mi avvio, per poi raccogliere eventuali domande o sollecitazioni, alle conclusioni) a mio avviso abbiamo tre pilastri su cui fondare questa nuova policy o favorire lo sviluppo di questi sistemi.
  Anzitutto, è stato ripetuto in più occasioni, uno dei pilastri fondamentali è appunto quello della formazione e dello sviluppo di competenze. Formazione e sviluppo di competenze che passa sicuramente da forme di istruzione formale (penso agli ITS, penso agli altri istituti di formazione) ma che non può fare a meno, soprattutto vedendo le realtà aziendali, anche di una formazione che parta all'interno delle aziende e sia fatta da esponenti che quotidianamente si occupano dello sviluppo di questo sistema.
  Un altro pilastro fondamentale su cui lavorare è il pilastro degli investimenti in start-up che si occupano di sistemi di intelligenza artificiale. Sotto questo punto di vista nell'ultimo compendio sono stati fatti dei passi avanti significativi, penso in particolare al mercato del venture capital nazionale, che seppure ancora non paragonabile rispetto ad altri mercati a noi vicini in termini di volumi, ha avuto negli ultimi anni uno sviluppo discreto che adesso è messo a rischio dalle forme più tradizionali di investimento, penso al noto aumento del costo del denaro e quindi la difficoltà di creare rendimenti in questo ambito.
  Anche su questo a partire dal 2020 è operativo il Fondo nazionale innovazione e nell'ambito di questo strumento, che adesso gestisce circa 3 miliardi di risorse, sarebbe opportuno valutare l'opportunità di creare dei fondi verticali sull'intelligenza artificiale, o meglio su applicazioni specifiche in materia di sistemi di intelligenza artificiale, andando a finanziare start-up e PMI, che abbiano però l'ambizione di competere quantomeno sul mercato continentale. Perché un altro dei temi noti nello sviluppo di questo mercato, almeno a livello nazionale, è il tema delle dimensioni ridotte delle imprese che operano in questo settore in Italia.
  Un ultimo punto che mi premeva sottolineare prima di concludere è il tema di come convincere, per così dire, le PMI ad adottare questi strumenti ben consapevoli dei rischi che ci possono essere (penso in particolare al tema noto della sostituzione dei lavoratori), convincerle ad adottare questi sistemi.
  Il regolamento europeo ci dà dei riferimenti, penso in particolare alle sandbox regolamentari, che però abbiamo visto che nel nostro Paese, seppur sviluppate in alcuni specifici ambiti, non hanno avuto particolare successo o particolare seguito, ma è importante a mio avviso trovare degli strumenti di incentivo che rendano in qualche modo appetibile e conveniente per le start-up l'utilizzo di questi sistemi in un'ottica di efficientamento dei processi e di miglioramento della redditività.
  Io penso che questo sia un quadro possibile di contributo su questo tema, è evidente che è necessario e appare davvero importante assicurare, per tutte le iniziative che sono state messe in campo e che saranno messe in campo a livello di policy su questo settore, una qualche forma di coordinamento, perché l'impressione è che più che le iniziative, più che il tessuto imprenditoriale pronto a recepire determinati stimoli dallo sviluppo di quei sistemi, manchi la fase del coordinamento delle attività e del coordinamento delle policy del costruttore.

  PRESIDENTE. Do la parola all'onorevole Cappelletti.

  ENRICO CAPPELLETTI(intervento in videoconferenza). Grazie presidente e grazie naturalmente all'avvocato Bellezza.
  Io volevo fare una domanda e approfittare dell'osservatorio del Comitato del ConsiglioPag. 16 d'Europa, per sapere se il problema della manipolazione dell'informazione, ossia se l'utilizzo dell'intelligenza artificiale possa essere utilizzato per la creazione di notizie false e per la manipolazione dell'opinione pubblica.
  Volevo sapere se questo argomento è stato oggetto di discussione e, se nel caso, se a parere degli esperti ci sono degli interventi a cui si può pensare per porre un limite a questa che è chiaramente una distorsione delle potenzialità di questo strumento.

  MARCO BELLEZZA, Membro del board del Comitato del Consiglio d'Europa sull'intelligenza artificiale (CAI). Ringrazio per la domanda che è particolarmente stimolante.
  Il tema dell'utilizzo dei sistemi di intelligenza artificiale per la diffusione di fake news piuttosto che, nei casi più estremi, per la manipolazione del sistema elettorale nell'ambito dei consessi democratici, è un tema che è all'oggetto del dibattito anche in seno del Consiglio d'Europa visto il mandato specifico del Consiglio d'Europa. Non sono ancora nelle condizioni di anticipare gli esiti di questo dibattito, ma è evidente che rispetto a questo tema emerge da un lato la necessità di forme di riconoscibilità dell'utilizzo di questi strumenti e dall'altro, ancor più importante, forme di responsabilizzazione dei soggetti che mettono in condizione chi voglia manipolare gli esiti elettorali piuttosto che diffondere fake news di utilizzare questi strumenti.
  Quindi c'è un tema di responsabilità da dover necessariamente regolare e un tema di riconoscibilità rispetto all'utilizzo di questi strumenti da dover assicurare ai cittadini.

  PRESIDENTE. Le faccio io una domanda, non so se sia competente lei. In altre audizioni ci hanno detto che sostanzialmente l'America e la Cina hanno un approccio rispetto all'intelligenza artificiale molto spinto e invece l'Europa, frenante, in qualche modo un po' conservativo. Non so se su questo lei può dirci qualcosa, se è qualcosa che lei conosce, se è così e se eventualmente c'è l'idea o di cambiare approccio o di affrontare in maniera diversa la questione.

  MARCO BELLEZZA, Membro del board del Comitato del Consiglio d'Europa sull'intelligenza artificiale (CAI). Ho provato sommariamente ad accennarlo nell'audizione.
  È evidente che rispetto ai due blocchi, Cina e Stati Uniti, il modello di sviluppo che a livello comunitario e a livello europeo si è inteso assicurare a quei sistemi è un modello che assicuri la tutela dei diritti fondamentali non sacrificando gli stessi in nome dello sviluppo della tecnologia.
  Il dibattito che è in corso è un dibattito che in realtà abbiamo già visto a livello giuridico, anche politico in qualche modo, quando a livello europeo si decise di introdurre un regolamento generale sui dati personali, le stesse critiche circa l'approccio rigido a livello europeo che adesso vengono formulate rispetto al regolamento sono molto simili a quelle che ai tempi furono formulate nei confronti del GDPR, che adesso in qualche modo si sta affermando come modello anche per le altre giurisdizioni.
  Il tema è che è evidente come vi sia la necessità di una regolazione dell'utilizzo di questi strumenti; il rischio, quando si introduce una qualsiasi forma di regolazione, è di scadere nella iper regolazione, che poi sposta gli investimenti in altre giurisdizioni. Adesso ci stiamo avviando verso la fase implementativa del regolamento europeo, sarà soprattutto per i singoli Stati membri necessario trovare delle modalità di implementazione delle regole europee che siano compatibili con l'esigenza di attrazione degli investimenti piuttosto che di sviluppo del mercato.
  Io penso che si possa trovare un equilibrio tra l'esigenza di tutelare i diritti e quella di incrementare lo sviluppo economico del Paese, questa sarà una delle sfide dei prossimi anni evidentemente.

  PRESIDENTE. Altro tema. In altre audizioni ci è stato detto sostanzialmente che potrebbe non avere molto senso una legislazione italiana, forse nemmeno europea, Pag. 17ci vorrebbe una regolamentazione di ordine generale e quindi mondiale. Qual è il suo punto di vista?

  MARCO BELLEZZA, Membro del board del Comitato del Consiglio d'Europa sull'intelligenza artificiale (CAI). Una regolamentazione italiana rischia di essere superflua, nella misura in cui il regolamento europeo, che è ormai nelle sue fasi conclusive di approvazione, è perfettamente idoneo ad assicurare un quadro che sia omogeneo almeno a livello comunitario, perché poi la caratteristica transnazionale con l'utilizzo di quei sistemi si sviluppa anche sul terreno delle regole evidentemente.
  Nella nostra esperienza, nell'esperienza anche recente, le uniche forme di normazione universalistica, per così dire, sono quelle che riguardano la tutela dei diritti umani e la tutela dei diritti fondamentali, quindi sicuramente lo sforzo che sta compiendo il Consiglio d'Europa, che chiaramente opera in un ambito molto più ampio rispetto ai confini dell'Europa politica, può essere uno strumento importante ed esportabile. Certamente non idoneo a regolare poi nel dettaglio lo sviluppo di questi fenomeni, ma idoneo per assicurare una cornice di base comune a livello internazionale che provi a tutelare i diritti fondamentali, senza sacrificare necessariamente le ragioni dello sviluppo.

  PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuto. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata da Marco Bellezza, Membro del board del Comitato del Consiglio d'Europa sull'intelligenza artificiale (CAI) (vedi allegato 3) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Microsoft.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione di rappresentanti di Microsoft nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'intelligenza artificiale: opportunità e rischi per il sistema produttivo.
  Invito chi interviene a volerlo fare sinteticamente, in modo da lasciare più spazio possibile alle domande dei commissari, riservando gli ulteriori approfondimenti ad un eventuale contributo scritto, che verrà volentieri acquisito ai lavori della Commissione, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine come definito dal programma.
  Do la parola a Francesca Bitondo, Responsabile Rapporti istituzionali Microsoft Italia, e a Mattia De Rosa, Data & AI Director Microsoft Italia, ricordando che il tempo complessivo a disposizione è di circa otto minuti.

  FRANCESCA BITONDO, Responsabile Rapporti istituzionali Microsoft Italia. Buonasera, onorevoli deputati. Grazie per la possibilità di essere auditi oggi e grazie anche per questa indagine che state portando avanti su un tema così centrale, quello dell'intelligenza artificiale e l'impatto sul sistema produttivo italiano.
  Noi siamo molto lieti come Microsoft di poter condividere oggi il nostro punto di osservazione, che ovviamente è il punto d'osservazione di un fornitore tecnologico, consci delle opportunità che l'intelligenza artificiale permette di offrire per il sistema produttivo italiano, ma anche dei rischi che necessitano di un coordinamento e di un dialogo continuo, per cui apprezziamo molto questa odierna opportunità.
  Come dicevo prima ci sono enormi opportunità associate all'intelligenza artificiale, lo stiamo vedendo ormai quotidianamente, che vanno da una maggiore efficienza operativa del mondo produttivo alla riduzione dei costi e allo sviluppo di nuovi business.
  Noi abbiamo presentato qualche settimana al Forum Ambrosetti di Cernobbio una ricerca, su cui il collega si soffermerà anche dopo, in cui i dati principali, che evoco qui velocemente, dicono che l'adozione dell'intelligenza artificiale generativa può comportare fino a un aumento del 18 per cento del PIL italiano e fino al 312 miliardi di valore aggiunto annuo per l'Italia. Stiamo parlando di numeri molto Pag. 18importanti che sono paragonabili al PIL della Lombardia o a molto più delle risorse del PNRR.
  Ma il profilo su cui vorrei soffermarmi in particolar modo è anche quello regolamentare e di policy, perché non c'è sviluppo dell'intelligenza artificiale, e impatto ovviamente positivo, se non costruiamo un quadro regolamentare che consenta all'intelligenza artificiale di rimanere al servizio delle persone che la utilizzano.
  Su questo Microsoft da diversi anni si sta impegnando con temi sostanziali molto importanti, a partire dai sei principi che abbiamo delineato ormai qualche anno fa, nel 2018: sono il principio dell'equità, dell'inclusione, della trasparenza, dell'affidabilità, della privacy e della sicurezza, che sono assorbiti anche nello sviluppo dei nostri prodotti e servizi. Quindi non solo delle linee guida ma dei veri puntatori che gli sviluppatori di Microsoft devono tenere in considerazione quando creano nuovi servizi e nuovi prodotti.
  Abbiamo creato un ufficio di Responsabilità dell'intelligenza artificiale, che oggi conta più di 350 persone in tutto il mondo, proprio a dimostrazione dell'importanza che accordiamo al tema della responsabilità e allo sviluppo dell'intelligenza artificiale che sia anche responsabile.
  Su questo abbiamo costruito anche ulteriori standard che abbiamo annunciato qualche mese fa, lo ha fatto il nostro presidente, che sono cinque direttrici in particolare.
  La prima è quella di poter sviluppare delle policy di regolamentazione all'interno del quadro legislativo che sia nazionale oppure più complessivo come può essere quello dell'Unione europea e della proposta di regolamento sull'intelligenza artificiale ancora in discussione nel trilogo, dove come Microsoft abbiamo sin dall'inizio supportato questo quadro regolamentare. Stiamo contribuendo al dialogo, quanto mai fondamentale, per far sì che rimanga un sistema basato sui rischi connessi all'intelligenza artificiale, ma anche con l'individuazione di casi, o ad alto rischio o proibiti, che siano ben definiti e che portino a una certezza anche del diritto, bilanciando ovviamente dall'altra parte anche l'innovazione.
  La seconda direttrice è lo sviluppo dei safety breaks, come li hanno chiamati negli Stati Uniti, cioè della possibilità di intervenire nel momento in cui i sistemi di intelligenza artificiale pongano dei rischi oppure non rispondano a gli obiettivi iniziali con cui sono stati costruiti, e quindi poter intervenire e tirare una sorta di freno a mano. Quindi prevedere degli spazi in cui poter assicurarsi che questi sistemi rimangano sotto la supervisione umana. Così come anche l'imperativo della trasparenza con un rapporto che stiamo pubblicando proprio per mantenere la massima trasparenza su come sviluppiamo sistemi di intelligenza artificiale: ovviamente questo richiede anche un aggiornamento continuo. Oltre ai dettagli regolamentari di policy internazionali: si pensi al G7 che ormai si sta focalizzando anche in maniera molto consistente sull'intelligenza artificiale, penso anche ai lavori dell'OCSE in materia. E penso anche ad alcune iniziative come per esempio quella della Rome Call on AI ethics che pone delle direttrici su come l'intelligenza artificiale debba essere sviluppata nel pieno di principi etici e che Microsoft ha affermato sin dall'inizio.
  Questo per dire che questo puzzle normativo di policy richiede necessariamente ottimismo – e auspichiamo che l'Italia come ha già confermato il Governo possa abbracciare sempre più un dibattito e quindi poter avere anche noi il G7 – e al tempo stesso correlarlo con le iniziative internazionali proprio per la portata internazionale e l'impatto che può avere l'intelligenza artificiale su questo.
  Lascio la parola a Mattia De Rosa. Io ho voluto tracciare innanzitutto dei profili regolamentari che sono anche oggetto di questa indagine.

  MATTIA DE ROSA, Data & AI Director Microsoft Italia. Grazie mille per l'invito.
  Io sarò velocissimo, vi presento in maniera molto sintetica i risultati di questo studio fatto insieme ad Ambrosetti specificatamente sull'impatto economico dell'intelligenzaPag. 19 artificiale generativa in Italia. Sono cinque punti, io mi soffermo sui primi tre che sono secondo noi più importanti.
  L'intelligenza artificiale può innanzitutto essere un grande motore per la produttività.
  L'Italia è un Paese che sta invecchiando, le proiezioni di Ambrosetti da qui al 2040 dicono che perderemo circa 3,7 milioni di persone occupate. Potere avere degli strumenti che ci consentano di recuperare la produttività della restante forza-lavoro sicuramente è qualcosa che manterrà la competitività di questa Nazione in queste condizioni altalenanti della forza-lavoro stessa. Poi vedremo che in realtà ci sono altri fattori che possono contribuire.
  La cosa interessante è che lo studio guarda tutte le industrie e tutti i processi all'interno delle industrie. Qui potete vedere una mappa sintetica di dove sono i maggiori impatti. Potete vedere che sono molto diffusi, in alcune aree sono più forti, e questo fa capire che l'approccio è trasversale e che quindi il beneficio presunto che ne può derivare, se opportunamente strutturato, è molto ampio. Quindi questo fa sì che dobbiamo porre la nostra attenzione su molti settori diversi e capire quali sono gli elementi che ci permettono veramente di realizzare tutto questo impatto.
  Lo studio poi cerca di monetizzare e di quantificare questo impatto in termini economici da una parte e di ore lavorate dall'altro.
  A parità di ore lavorate, Ambrosetti valuta un impatto di circa 312 miliardi l'anno, quindi un valore economico veramente molto alto. A parità, invece, di Valore Aggiunto generato posso raggiungere i livelli di quest'ultimo liberando 5,4 miliardi di ore di lavoro. Quindi l'opportunità è veramente importante e sicuramente tra questi estremi si colloca il punto dove si potrà realizzare.
  Ovviamente, come stava dicendo prima Francesca, si pongono dei problemi generali per la società di natura etica, che noi affrontiamo all'interno di un framework molto strutturato. La cosa importante che ci tenevo a sottolineare è che all'interno di questo framework l'uomo è al centro: per noi è l'elemento essenziale intorno a cui queste policy vengano sviluppate ed è sempre lui a controllare e a governare i processi che riguardano l'intelligenza artificiale.
  Lo studio è molto dettagliato in questi aspetti ed evidenzia che cosa è necessario fare per poter realizzare queste opportunità.
  Il gap culturale di strumenti tecnologici è sicuramente la cosa più importante. L'Italia è una nazione sviluppatasi intorno alle PMI molto distribuite, quindi quello che c'è da fare è sicuramente aumentare le competenze digitali, facilitare le legislazioni delle imprese e su queste costruire delle competenze avanzate.
  La tecnologia dell'intelligenza artificiale generativa oggi consente di affrontare questi temi in maniera molto innovativa perché le barriere all'ingresso all'utilizzo sono molto basse, in quanto l'uso del linguaggio naturale è lo strumento chiave per poter sfruttare al massimo queste capacità, quindi c'è una grande facilitazione all'apertura di queste tecnologie a un'ampia platea di utenti, ed è a questa che vorremmo rivolgerci.
  Chiudo ripassando la parola a Francesca, che invece vi potrà dire cosa stiamo facendo noi come Microsoft per cercare di favorire questo momento di competenze e l'ecosistema in generale.

  FRANCESCA BITONDO, Responsabile Rapporti istituzionali Microsoft Italia. Molto brevemente. Abbiamo lanciato tra le nostre più recenti iniziative un AI L.A.B., dove L.A.B. sta per Learn – Adopt – Benefit, ossia un ecosistema di partner che noi vogliamo accompagnare nella possibile opzione dell'intelligenza artificiale. Proprio perché siamo consci che da una parte c'è l'esigenza di comprendere meglio anche gli strumenti dell'intelligenza artificiale e come poter servire il proprio business ma anche il mondo della ricerca, il mondo del pubblico con cui ci stiamo interfacciando, e dall'altra parte capire Pag. 20quali sono le opportunità e le competenze da sviluppare.
  Quindi questa è solo una delle iniziative che abbiamo annunciato la scorsa settimana, proprio per far sì che sia un processo coordinato e che sia un processo anche fatto in un'ottica di ecosistema: speriamo appunto, con i partner che già si sono uniti a questa iniziativa, di poterla ampliare e portarla quanto più diffusamente sul territorio, perché questo è un altro aspetto importante affinché il processo di digitalizzazione e di adozione dell'intelligenza artificiale non resti concentrato solo in alcune aree geografiche italiane.

  PRESIDENTE. Non essendoci richieste di intervento, ringrazio gli ospiti intervenuti. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dai rappresentanti di Microsoft Italia (vedi allegato 4) e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.25.

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ALLEGATO 1

Documentazione depositata dai rappresentanti della Federazione industria musicale italiana (FIMI)

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ALLEGATO 2

Documentazione depositata dai rappresentanti della Fondazione per la sostenibilità digitale

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ALLEGATO 3

Documentazione depositata da Marco Bellezza

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ALLEGATO 4

Documentazione depositata dai rappresentanti di Microsoft

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