XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari

Resoconto stenografico



Seduta n. 7 di Giovedì 23 novembre 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Morrone Jacopo , Presidente ... 3 

Sull'ordine dei lavori:
Morrone Jacopo , Presidente ... 3 

Audizione del Comandante delle Unità forestali, ambientali e agroalimentari dei Carabinieri, Gen. C.A. Andrea Rispoli:
Morrone Jacopo , Presidente ... 3 
Rispoli Andrea , Comandante delle Unità forestali, ambientali e agroalimentari dei Carabinieri ... 3 
Morrone Jacopo , Presidente ... 7 
Rispoli Andrea , Comandante delle Unità forestali, ambientali e agroalimentari dei Carabinieri ... 7 
Morrone Jacopo , Presidente ... 10 

Audizione dell'Incaricato di Governo per il contrasto al fenomeno dei roghi di rifiuti nella regione Campania, viceprefetto Ciro Silvestro:
Morrone Jacopo , Presidente ... 10 
Silvestro Ciro , Incaricato di Governo per il contrasto al fenomeno dei roghi di rifiuti nella regione Campania ... 10 
Morrone Jacopo , Presidente ... 14

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
JACOPO MORRONE

  La seduta comincia alle 14.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Essendo previste immediate votazioni elettroniche alla ripresa dei lavori dell'Assemblea della Camera alle ore 15, dal momento che gli auditi sono entrambi presenti di persona, onde consentire lo svolgimento delle audizioni odierne invito innanzitutto i nostri ospiti a contenere gli interventi – ove possibile – in circa trenta minuti. Eventuali domande o richieste di chiarimento da parte di parlamentari potranno essere indirizzate agli auditi anche in un momento successivo, per acquisire ulteriori elementi e informazioni in forma scritta. Dopo la missione, inoltre, valuteremo se ci sarà la necessità o meno di procedere a nuove audizioni.

Audizione del Comandante delle Unità forestali, ambientali e agroalimentari dei Carabinieri, Gen. C.A. Andrea Rispoli.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Comandante delle Unità forestali, ambientali e agroalimentari dei Carabinieri, generale Andrea Rispoli.
  Avverto il nostro ospite che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterrà opportuno consentendo la Commissione, i lavori potranno proseguire anche in seduta segreta. Do la parola al generale Rispoli.

  ANDREA RISPOLI, Comandante delle Unità forestali, ambientali e agroalimentari dei Carabinieri. Buonasera anche a coloro che sono collegati a distanza. Sono il generale Andrea Rispoli, comandante del Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari. Per me è un grande piacere e un onore essere qui perché è un momento importante per presentare l'attività svolta dal nostro comparto di specializzazione in settori estremamente importanti.
  Noi abbiamo consegnato un documento.
  La prima parte è la presentazione di quello che fanno i Carabinieri forestali, per sommi capi, e poi, una parte più densa di notizie, riguarda l'attività che è in corso di svolgimento per la Terra dei fuochi.
  Non lo seguirò completamente per una questione di tempi, come ci ha raccomandato il presidente, e quindi toccherò tutti gli argomenti che ritengo fondamentali.
  Il Comando unità carabinieri forestali e ambientali è una grande unità dell'Arma dei carabinieri nata dall'unificazione con il glorioso Corpo forestale dello Stato. È un'organizzazione importante sia dal punto di vista specialistico che territoriale, quindi ha entrambe le competenze come abbiamo indicato nel documento. Sono circa 7 mila uomini ai quali vanno aggiunti i 1.300 operai a tempo indeterminato. Torniamo dalla giornata di Caivano. Ieri abbiamo restituito, grazie al lavoro di tutto il nostro personale, il parco alla cittadinanza, che è diventato anche un segno della legalità. Opera di restauro – la definirei – realizzata in pochissimo tempo e con una spesa Pag. 4molto contenuta. La struttura di questo Comando si articola in quattro grandi settori operativi: la tutela forestale dei parchi, la tutela della biodiversità, la tutela ambientale e della sicurezza energetica e la tutela agroalimentare. In primo luogo abbiamo costituito un Nucleo informativo antincendio boschivo (NIAB) che serve a svolgere attività di polizia giudiziaria – per gli incendi dolosi – in supporto degli 83 nuclei investigativi di polizia ambientale (NIPAAF) che sono localizzati in quasi tutte le province italiane. L'importanza del NIAB è che può distaccare una «task force incendi boschivi» di 45 militari e quindi in 12-24 ore essere a disposizione dell'autorità giudiziaria e degli investigativi in qualsiasi posto in Italia.
  Per quanto riguarda gli altri grandi reparti passo al Comando tutela ambientale e sicurezza energetica. È un importante reparto che sviluppa tutte le attività investigative per il controllo e il contrasto alla criminalità ambientale organizzata e per l'attività di rilevanza strategica nel settore del controllo della sicurezza ambientale. Sviluppa, in via prioritaria, manovre investigative complesse e sistemiche a connotazione ultra provinciale e transnazionale. Il ciclo dei rifiuti può essere un grande business per la criminalità organizzata e attraverso questi reparti adesso possiamo fare attività investigativa, a livello provinciale e ultra provinciale, e fare anche collegamenti con indagini a livello internazionale. Infatti essa è finalizzata al contrasto della criminalità organizzata, dell'imprenditoria e della pubblica amministrazione deviata, in tema di violazioni ambientali, traffico e riciclaggio di rifiuti, smaltimento di materiale radioattivo, appalti pubblici, transizione ecologica. In questo comparto rientrano varie attività che vengono svolte per garantire la sicurezza di tutti i protagonisti degli approvvigionamenti energetici – naturalmente sicurezza non fisica ma informativa ed investigativa – per evitare infiltrazioni della criminalità organizzata.
  Il Comando tutela agroalimentare garantisce, invece, la sicurezza agroalimentare, attraverso il contrasto alle frodi finanziarie e agli illeciti finanziari dell'Unione europea e controlli anche nel settore dell'ippica. Si sa perfettamente che il «Made in Italy» è una delle etichette più contraffatte al mondo, quindi in questo modo garantiamo anche la sicurezza della qualità della produzione nazionale.
  Il Comando tutela della biodiversità si divide in Raggruppamento Biodiversità e Raggruppamento CITES. Il Raggruppamento Biodiversità ha 28 reparti dislocati su tutto il territorio nazionale e gestisce le riserve naturali dello Stato e alcune foreste demaniali. Un'ideale spina dorsale verde estesa per oltre 130 mila ettari, la gioielleria del verde nazionale. Il Raggruppamento Biodiversità si occupa inoltre della ricerca scientifica e del monitoraggio delle specie, degli ecosistemi e degli interventi attivi su habitat e specie protette, ad esempio il lupo o altri animali, di educazione ambientale e allevamento delle razze equine autoctone. Il cavallo murgese e tutte le razze equine autoctone vengono garantite da carabinieri e forestali. Attraverso questa unificazione l'Arma si è inserita in settori veramente importanti.
  Il Raggruppamento CITES attraverso le sezioni operative e i suoi nuclei interviene nell'attuazione della cosiddetta Convenzione di Washington a protezione delle specie e nel rilascio delle certificazioni di riesportazione e comunitari di animali o anche parti di animali (l'avorio ad esempio) in modo che non vengano condotti traffici illeciti di questi materiali molto delicati; nell'attuazione di regolamenti comunitari per il commercio del legname; nel contrasto al bracconaggio, anche ittico; nella prevenzione e repressione di violazioni in danno di animali, anche maltrattamenti degli animali per i quali abbiamo un reparto investigativo appositamente dedicato.
  Fin qui abbiamo parlato di reparti a elevata connotazione specialistica, poi abbiamo il Comando tutela forestale e parchi, che riguarda la struttura territoriale, la capillarità della presenza dell'Arma dei Carabinieri sul territorio: 900 nuclei forestali e nuclei Parco più i nuclei investigativi di polizia ambientale. Si occupa di tutela del patrimonio forestale, della flora, della fauna, del paesaggio e degli incendi boschivi, di Pag. 5inquinamenti, di filiera agroalimentare, di discariche e rifiuti, di abusivismo edilizio, di sorveglianza dei parchi nazionali, di valutazione del rischio di valanghe (Meteomont). In poche parole tutte attività connesse alla difesa del territorio che, in un momento come quello attuale, è fondamentale perché qualora gli ecosistemi non vengano custoditi adeguatamente i relativi danni possono ricadere sulla popolazione e anche sulle attività produttive.
  I nuclei svolgono peculiare attività di complementarità con l'Arma territoriale, i nuclei dei Carabinieri forestali lavorano in stretta unione con le stazioni dei Carabinieri territoriali realizzando prossimità, rappresentando un baluardo contro i crimini ambientali e garantendo la cosiddetta missione verde a tutela della qualità della vita e della salute dei cittadini.
  Questa attività è affiancata naturalmente da attività informative ed educative - perché l'educazione fa parte della condivisione di questo modello che è stato, anche richiamato dalla Costituzione italiana mi permetto di aggiungere - che vengono svolte nei confronti delle scuole ma anche di tante associazioni e amministrazioni pubbliche.
  Nell'ambito di questo settore – ne parlavamo poc'anzi con il presidente – abbiamo sviluppato come Comando Carabinieri forestali e ambientali lo Smart Forest Monitoring che ha l'obiettivo di realizzare un sistema satellitare avanzato per individuare in tempo reale le anomalie ambientali e determinare l'immediato intervento delle unità più appropriate sull'intero territorio nazionale, cioè un sistema di monitoraggio di droni, di satelliti, che consente di verificare se ci sono anomalie, ad esempio malattie, parassiti, malattie del terreno, inizi di incendi, per intervenire tempestivamente dall'alto e poi inviare gli uomini, il che consente anche un risparmio di risorse, di pattuglie, che vengono finalizzate e razionalizzate.
  Il progetto è già stato presentato a Seul al Congresso mondiale delle foreste e io, quale comandante del CUFA insieme un altro mio collaboratore specializzato, andremo a presentarlo con il CREA e Leonardo, alla MIT, l'Università di Boston, e sarà anche un momento importante di valorizzazione della capacità nazionale.
  Al comando CUFA è anche affidato, questo è un orgoglio che era anche del Corpo forestale dello stato, l'Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi di carbonio. Tutte le foreste che consentono di vivere sul pianeta. In Italia il sistema delle foreste è il 36,7 per cento del territorio nazionale ed è un valore molto importante perché attraverso la fotosintesi garantiscono la trasformazione dell'anidride carbonica nell'aria che respiriamo, quindi è un patrimonio fondamentale.
  È un momento importante, l'Arma lo ha pubblicizzato organizzando una mostra tematica dei Carabinieri Italian Biodiversity keepers, custodi della biodiversità, a New York, attraverso la realizzazione, noi lo abbiamo definito di un bosco virtuale interattivo, realizzato con legname di piante delle riserve gestite dai Carabinieri, giunte naturalmente a fine vita, e vari supporti interattivi che consentono all'osservatore di comprendere tutto il patrimonio ecologico e della biodiversità nazionale.
  Sempre nel nostro contesto – e vado a chiudere questa prima parte, ritengo nei limiti – per la formazione del personale militare. Abbiamo creato una Scuola Carabinieri forestali a Sabaudia che diventerà un centro di eccellenza internazionale per la tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi. L'idea è quella di offrire alla comunità internazionale un hub dedicato alla formazione di esperti impegnati a tutti i livelli nella salvaguardia della natura. Il centro potrà così rappresentare una chiave per diffondere elementi di governance ambientale soprattutto in quei Paesi dove c'è bisogno di competenze ed esperienze specializzate, ove il cambiamento climatico è strettamente connesso a molti conflitti drammatici e sanguinosi, anche al fine di sviluppare tutti i presupposti per l'affermazione di un'economia sostenibile. Le attività formative, gli incontri e i confronti a tutti i livelli possono risultare estremamente utili per acquisire quelle competenze teoriche e pratiche necessarie anche per combattere gli effetti del cambiamento Pag. 6climatico, fornendo un contributo fondamentale in termini di peacekeeping. In poche parole si parla sempre di peacekeeper, sarebbero dei peacekeeper verdi, ad esempio la formazione nei Paesi in via di sviluppo dove il controllo degli ecosistemi può garantire l'utilizzo sano del terreno e impedire le immigrazioni che sono dovute anche alla fame e alla miseria. È un progetto molto importante che verrà finanziato e noi speriamo nel prossimo anno di riuscire a pubblicizzarlo a un adeguato livello, eventualmente all'Unione africana.
  Questa era una presentazione, vi ringrazio per la vostra attenzione, ora passo al secondo argomento, che è uno dei nostri core business in questo momento, la cosiddetta Terra dei fuochi. Cercherò di essere il più chiaro possibile per far comprendere l'entità del fenomeno e il livello di operatività. L'appellativo Terra dei fuochi si riferisce a quel territorio compreso tra la provincia di Napoli e l'area sud occidentale della provincia di Caserta interessata al fenomeno delle discariche abusive, dell'abbandono incontrollato di rifiuti urbani e speciali associato spesso alla combustione gli stessi. Quindi tombamenti o abbruciamenti di questo materiale, che creano sostanze inquinanti, provocando allarme sociale e quindi grave danno anche per l'ordine e la sicurezza pubblica.
  L'istituzione del gruppo di lavoro «Terra dei fuochi» rientra fra queste iniziative. Il decreto-legge 10 dicembre 2013, n. 136 ha disposto la creazione di questo gruppo di lavoro e ha previsto tutti gli organismi che ne fanno parte. Ne ho qui citati alcuni, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (CREA) l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) oltre all'Istituto superiore di sanità.
  L'obiettivo è quello di svolgere indagini tecniche per la mappatura, anche mediante telerilevamento, e questo lo sottolineo, dei terreni della regione Campania destinati all'agricoltura, anche questo sottolineo, al fine di accertare l'eventuale esistenza di effetti contaminanti causati da sversamenti, smaltimenti abusivi dei rifiuti anche mediante combustione.
  Per quanto riguarda questo gruppo di lavoro, con una prima direttiva ministeriale (n. 33584 del 23 dicembre 2013) se ne sono definiti gli obiettivi e i componenti, con direttiva successiva del 2014 è stato integrato con la partecipazione del capo del già Corpo forestale dello Stato, che assume anche l'incarico di coordinatore. Con l'unificazione dei forestali con i carabinieri il compito è passato al Comandante delle unità forestali ambientali e agroalimentari. Con l'ultima direttiva partecipa al gruppo di lavoro anche l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
  Il territorio di interesse, nella prima definizione del 2013, comprendeva 57 comuni di cui 33 in provincia di Napoli – e col permesso del presidente li do per acquisiti perché sono citati nella documentazione, anche per risparmiare tempo – e 24 in provincia di Caserta. Anche questi sono tutti specificamente indicati nel documento che è messo a vostra disposizione.
  Con due successive direttive ministeriali del 2014 si sono aggiunti altri 31 comuni, per comprendere l'entità del problema, 22 in provincia di Napoli e 9 in provincia di Caserta. Con un'ultima direttiva ministeriale del 2015 si sono aggiunti altri due comuni: Ercolano, in provincia di Napoli, e Calvi Risorta, in provincia di Caserta. Complessivamente i comuni sono novanta, con gli ultimi due. Poi abbiamo definito, per essere chiari, il modello di indagine.
  Preliminarmente, è stato necessario procedere all'individuazione, all'interno del territorio di detti comuni, dei siti e delle particelle interessati da sversamenti di materiale abusivi. Successivamente, è stato definito un modello scientifico per classificare questi terreni. Dato che all'epoca non c'era una norma – è venuta successivamente – che indicasse il valore delle concentrazioni di soglia di contaminazione (CSC), per i terreni agricoli, si è utilizzato per analogia quello previsto per i terreni a uso verde pubblico e residenziale. In terzo luogo, si è stabilito uno schema di relazione contenente i risultati delle indagini e l'indicazione delle metodologie usate, con le relative proposte ai Ministeri competenti (Salute, Agricoltura e Ambiente). Tutto il Pag. 7lavoro svolto ha portato sostanzialmente all'elaborazione di due relazioni, una nella quale abbiamo individuato i siti dove andare a cercare e una nella quale abbiamo classificato i siti dopo che abbiamo cercato. Più avanti spiegherò come abbiamo condotto la ricerca dei siti sospetti e in che modo abbiamo classificato le particelle investigate. Determinante per l'attività di indagine è stata la raccolta e la messa a sistema di tutte le informazioni già in possesso degli organismi e degli enti che abbiamo richiamato prima.
  Una aspetto che, per la sua importanza, mi permetto di sottolineare a tutti i presenti, ai membri della Commissione e al presidente è l'attività svolta da AGEA di foto-interpretazione multi-temporale di immagini a colori naturali o pancromatiche relative al periodo 1997-2011, perché attraverso queste immagini è stato possibile intercettare i cosiddetti movimenti terra, i cambiamenti che sono intervenuti o, perlomeno, vedere dei cambiamenti tra una fotografia di un periodo e una fotografia della stessa area in un periodo successivo. Questa è un'indagine per tabulas, nel senso che ci siamo mossi soltanto in base alla documentazione che avevamo. Ringrazio il colonnello Martinelli perché è il segretario e sta seguendo tutto questo.
  L'insieme delle informazioni raccolte ha consentito di stabilire i livelli di rischio, aggiungo presunto, perché è un rischio calcolato sulla base di tutti i documenti che abbiamo. I siti individuati sono stati classificati su cinque livelli di rischio, sono tutti riportati. Livello 5, rischio molto alto, siti agricoli nei quali sia le ortofoto, di cui parlavamo prima, e i valori superano di dieci volte il CSC, che abbiamo calcolato con le modalità che abbiamo detto prima. Spero di essere chiaro. Livello 4, rischio molto alto, con superamenti maggiori di dieci volte il CSC ma in assenza di ortofoto. Poi livello 3, rischio alto: siti nei quali le foto hanno restituito movimenti di terra associate a superamenti tra 2 e 10 volte di CSC. Poi c'è tutta la suddivisione del livello 2, di rischio medio, a seconda che ci siano i superamenti o a seconda che ci siano le ortofoto.
  Mi permetto di portare alla vostra attenzione, oltre alle classi di rischio 2a e 2b, il livello di rischio 2c che riguarda le cosiddette «aree vaste» indicate nel Piano regionale di bonifica della regione Campania, siti considerati a rischio per la vicinanza a diversi impianti di discarica, e il rischio 2d, siti ricadenti nelle aree circostanti gli impianti di smaltimento rifiuti, aree industriali, grandi arterie di traffico veicolare e aste del sistema dei Regi Lagni, che è un sistema tipico della canalizzazione della regione Campania, non è un errore di realizzazione.

  PRESIDENTE. È previsto un sopralluogo durante la missione.

  ANDREA RISPOLI, Comandante delle Unità forestali, ambientali e agroalimentari dei Carabinieri. Perfetto, naturalmente vi ringraziamo di questo. L'elenco completo dei siti corrisponde a circa 15.500 particelle, pari a una superficie di circa 8 mila ettari ed è stato pubblicato in tre distinti decreti interministeriali: 11 marzo 2014, 12 febbraio 2015 e 26 febbraio 2016.
  Nelle more dell'esecuzione delle indagini, ossia le attività di campionamento sul terreno, in applicazione al principio di precauzione, per i siti inseriti nelle classi di rischio 5,4 e 3, i decreti ministeriali hanno fissato il divieto di immissione sul mercato dei relativi prodotti agricoli, ad eccezione delle colture che non fossero già state oggetto di controllo ufficiale con esito favorevole negli ultimi dodici mesi o altre situazioni. Faccio un piccolo break per precisare che il nostro Centro di addestramento della scuola forestale di Castel Volturno è stato, sotto un certo profilo, lo stato maggiore di coordinamento, di direzione, comando e controllo di tutte le attività: acquisizione della documentazione tecnica e amministrativa; elaborazione della documentazione con verifica o esame della titolarità di questi territori; redazione di un cronoprogramma delle attività; stesura delle schede tecniche e dei verbali di campionamento relative alle particelle; notifica preliminare relativa all'attività di campionamento; coordinamento quotidiano di tutte Pag. 8le squadre impegnate nelle operazioni di campionamento; organizzazione dell'attività di accompagnamento delle squadre dell'ARPAC, dell'ASL, della regione Campania; pianificazione di sopralluoghi preliminari da parte dei carabinieri forestali, i quali hanno coordinato e accompagnato anche per motivi di sicurezza il personale che ha svolto questo importante compito; aggiornamento del gruppo di lavoro in merito alle attività in corso. Terminata questa fase, il gruppo di lavoro ha dato avvio alle attività di campionamento dei siti inseriti nelle classi a rischio presunto: 5, 4, 3, 2a e 2c. Per le particelle inserite nella classe di rischio presunto 2b occorre precisare che si dispone solo delle ortofoto, non ci sono altri valori, pertanto è stato definito un approccio di indagine diverso.
  Per i terreni a rischio presunto 5e 3, essendo interessati da movimenti terra, abbiamo effettuato misurazioni dei livelli di radioattività anche per garantire la sicurezza degli operatori e del territorio. Poi lo diremo più avanti, le stesse hanno dato tutte esito negativo.
  Scongiurato il rischio radioattività, partendo dal livello 5 a scendere, sono state fatte le verifiche con l'utilizzo del magnetometro per accertare, e l'abbiamo messo in nota, se fosse presente materiale ferroso disperso da questo ammasso tombato sottoterra. Contestualmente sono iniziate, da parte degli organismi che abbiamo citato, le operazioni di campionamento topsoil, cioè del livello superiore del terreno, e dei vegetali. A conclusione di questa attività sono state definite le classi connesse al rischio effettivo ai fini dell'uso agricolo. Quindi abbiamo inserito in classe A i terreni idonei alle produzioni agroalimentari e, a scendere, sono state previste classi di rischio con prescrizioni come la previa rimozione dei rifiuti e la limitazione di determinate produzioni (ad esempio il pascolo o l'attività foraggera) fino alla classe C, per quelli idonei alle produzioni non alimentari. Nella classe D sono stati inseriti i terreni con divieto assoluto di produzioni agricole.
  Terminato il campionamento delle singole particelle, sono state pubblicate cinque relazioni tecniche per l'emanazione di altrettanti decreti interministeriali attraverso i quali sono posti vincoli sulla destinazione dei terreni. La relazione tecnica, come dicevamo prima, è lo strumento con cui noi corrispondiamo con i Ministeri. Il primo decreto è del 12 febbraio 2015 per la classificazione di terreni a rischio presunto 5 e 4, sono partiti da quelli più a rischio, e a scendere classe 3, classe 2a con estensione R5 ed estensione R4 e poi due delle cosiddette aree vaste della classe 2c. Non tutti i terreni inseriti nelle classi di rischio presunto alto, dopo le verifiche, sono poi stati catalogati in classe D. Al riguardo, va detto che i valori di radioattività sono risultati negativi, mentre dalle analisi chimico fisiche e biologiche – ciò va evidenziato anche per evitare una criminalizzazione del territorio, che poi va a danno dell'economia e delle popolazioni – nessuno dei prodotti agricoli per l'alimentazione umana è risultato non conforme ai limiti normativi. Mentre in alcuni casi di vegetazione spontanea, per essere trasparenti al massimo, ci sono state alcune non conformità.
  Volendo sintetizzare, da questi cinque decreti si rileva che dei circa 340 ettari di superficie agricola il 62 per cento è stato inserito nella classe A (terreni idonee alle produzioni agroalimentari), anche se per tabulas poteva essere a rischio 5, vorrei essere chiaro su questo; il 21 per cento è stato posto nella classe D, il 17 per cento è stato collocato in classe B. Abbiamo indicato poi, per correttezza, i comuni con il maggior numero di terreni ricadenti nella classe D.
  Tra le aree vaste, nelle quali ci poteva essere una contaminazione delle acque sotterranee correlabile a cattiva gestione di siti, ne sono state individuate cinque («Bortolotto Sogeri» nel comune di Castel Volturno, «Lo Uttaro» nel comune di Caserta, «Maruzzella» nei comuni di San Tammaro e Santa Maria La Fossa, sempre nel comune di Caserta, «masseria del Pozzo», nel comune di Giugliano in Campania, «Pianura», nei comuni di Napoli e Pozzuoli). Noi di queste cinque aree, le cui particelle, come già specificato, sono state inserite nelle classi di rischio presunto 2c, abbiamo Pag. 9completato gli accertamenti con pubblicazione del decreto interministeriale sulla prima per 26 ettari e sullo stralcio di «Lo Uttaro». Per il secondo stralcio la relazione è già al Ministero e aspettiamo che venga definito il decreto. Per «Lo Uttaro» restano ancora da indagare 36 particelle.
  Per queste particelle il rischio maggiore di contaminanti è legato alla presenza di arsenico, cadmio, idrocarburi pesanti e altre cose. Nei casi di rischio più elevato è stata informata, con apposita relazione, l'autorità giudiziaria e, in particolare, la procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere che per un'area ha disposto il sequestro di pozzi.
  Anche per l'area vasta «Maruzzella», che in totale conta 228 ettari, è stato completato il primo stralcio ed è stata trasmessa la relazione, questo è l'unico atto che ho fatto io perché io sono arrivato al Comando il 22 luglio, ho fatto quattro mesi da poco tempo, però già comandavo l'interregionale di Ogaden a Napoli, quindi tutte le regioni dell'Italia meridionale.
  Delle aree vaste restano ancora da investigare «Masseria del Pozzo», 207 ettari, e «Pianura», 26 ettari.
  Mi sono permesso di portare all'attenzione della Commissione, con un paragrafo a parte, le particelle con classe di rischio 2b, che occupano l'area più estesa della superficie complessiva rappresentata dal totale dei siti attenzionati nei territori dei comuni interessati. Delle complessive 15 mila particelle, distribuite tra le varie classi di rischio presunto, 13mila rientrano in questa classe, per un'estensione di circa 7 mila ettari, per essere chiari.
  In relazione a questi siti, lo vedrete andando a ispezionare, non si hanno, per quanto emerge dagli atti, informazioni per tabulas, nel senso che non ci sono informazioni di indagini dirette, chimiche o fisiche, o comunque di dati pregressi che hanno evidenziato l'inquinamento dei suoli. Si dispone, invece, delle ortofoto del periodo 1997-2011 che hanno consentito di osservare possibili movimenti terra «sospetti» ma, ripeto, senza alcuna altra evidenza di dati ambientali anomali che potessero indirizzare un collocamento di dette particelle in classi di rischio più elevato.
  Per queste ragioni e anche per dare priorità agli accertamenti sui siti con un livello di rischio potenziale più elevato, ossia R5, R4, R3, R2c, il gruppo di lavoro ha valutato di compiere le verifiche preliminari su 22 siti campione dove il movimento terra, a livello fotografico, tra il presente e il passato, risultava particolarmente importante. Quindi, nella riunione che ho presieduto abbiamo deciso di fare i controlli radiometrici e magnetometrici e, in caso di anomalie o di altro, di procedere con lo scavo.
  La regione Campania si è resa disponibile a farsi carico dei costi per l'attività di scavo ed è in via di definizione, lo facciamo fare noi come Carabinieri forestali, un accordo con i Vigili del Fuoco per l'effettuazione degli scavi su queste 22 particelle. Comunque, per completezza, si riferisce che dell'attività di cui sopra è stata data comunicazione anche alle procure competenti (Napoli nord, Nola e Santa Maria Capua Vetere).
  Per i territori di Ercolano e Calvi Risorta bisogna ancora procedere all'individuazione dei siti da sottoporre ad indagini, però, si è in attesa di conoscere gli esiti di un'attività di caratterizzazione del territorio fatta in questi comuni con i fondi del Piano Nazionale PNRR. Per l'individuazione delle particelle, ci siamo permessi di aggiungere, c'è una normativa nuova. Il decreto ministeriale n. 46 del 2019 che abbiamo citato, ha fissato le CSC per i suoli delle aree agricole, ora ci viene detto quello che noi abbiamo fatto per correlazione. Quindi ci avvarremo per questi due comuni delle nuove indicazioni.
  Come previsto dall'articolo 244 del decreto legislativo n. 152 del 2006, abbiamo fatto tutte le comunicazioni, perché il nostro obbligo è fare le comunicazioni, poi ci sono anche gli enti territoriali che devono naturalmente procedere dal punto di vista tecnico amministrativo: alla regione Campania, alla Provincia e al comune, perché è previsto che la provincia, sentito il comune, provveda successivamente a diffidare l'autorePag. 10 della contaminazione e a disporre di conseguenza.
  Come previsto tutti i territori interessati sono soggetti comunque al controllo da parte dei Carabinieri Forestali. Alla fine della relazione abbiamo allegato una tabella che indica il lavoro che è stato svolto.
  Mi permetto infine di porre alla vostra attenzione – sono quasi riuscito a stare nei tempi – un altro dato significativo da tener presente è che sui terreni classificati con livello di rischio più alto – ossia R3, R4 e R5 – sono state completate le indagini da parte del gruppo di lavoro e di tutti gli organismi. Questa è la relazione che depositiamo, io mi sono permesso di sintetizzare alcuni aspetti, però penso che sia un lavoro estremamente importante per la collettività, per la produttività di questo territorio e anche per l'immagine nazionale perché si evita, attraverso una valutazione che può essere approssimativa, non dico di criminalizzare ma di indicare come possibili aree criminali interi territori. Invece in questo modo facciamo un'azione più legale e corretta possibile, perché chirurgica e connessa a dati di fatto e, altra cosa importante, mettiamo in condivisione, grazie a questo coordinamento, tanti dati e tanti elementi di tutti quegli organismi che ho citato, che sicuramente hanno ciascuno una porzione di competenza. L'importante è la complementarietà e la possibilità di mettere a sistema, di gestire e di fare gli interventi che ancora necessitano. Mi fermo e vi ringrazio dell'attenzione. Mi auguro di essere stato il più preciso possibile in relazione al tempo disponibile.

  PRESIDENTE. Io ringrazio generale Rispoli. Vedo che l'onorevole Borrelli aveva chiesto la parola. Specifico che all'inizio della seduta abbiamo comunicato che iniziando alle ore 15 le operazioni di voto alla Camera abbiamo preferito restringere gli interventi dei nostri due ospiti, che sono entrambi in presenza, in 30 minuti cadauno, perché altrimenti avremmo dovuto rimandare una delle due audizioni. Pertanto se ci sono domande potete farle pervenire per iscritto e le invieremo oppure, se lo riterremo opportuno, chiederemo nuovamente la cortesia e la disponibilità al generale, dopo la missione, di poter tornare per un ulteriore approfondimento, visto che la Terra dei fuochi è uno dei filoni di inchiesta sui quali mi sembra che ci sia la volontà unanime della Commissione e di tutti i gruppi di approfondire. Quindi si tratta di una prima anticipazione e chiedo per cortesia di non fare interventi. Ringrazio nuovamente il generale Rispoli e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione dell'Incaricato di Governo per il contrasto al fenomeno dei roghi di rifiuti nella regione Campania, viceprefetto Ciro Silvestro.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'Incaricato di Governo per il contrasto al fenomeno dei roghi di rifiuti nella regione Campania, il viceprefetto Ciro Silvestro, che ringrazio per la presenza. Avverto il nostro ospite che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che se lo riterrà opportuno, consentendo la Commissione, i lavori potranno proseguire in seduta segreta. La Commissione svolgerà una missione in Campania nella Terra dei Fuochi nelle giornate del 5 e 6 dicembre prossimi e l'audizione odierna ha il fine di raccogliere informazioni utili allo svolgimento della suddetta missione. Do dunque la parola al viceprefetto Ciro Silvestro, scusandomi in anticipo se alle ore 15 deve terminare l'audizione, però iniziano le operazioni di voto alla Camera. Ci sarà comunque modo di approfondire nuovamente l'argomento con lei e il generale Rispoli, visto che questo è uno dei filoni di inchiesta che i gruppi in maniera unanime vogliono perseguire.

  CIRO SILVESTRO, Incaricato di Governo per il contrasto al fenomeno dei roghi di rifiuti nella regione Campania. L'attività dell'incarico del Ministro dell'interno per il contrasto dei fenomeni di incendi dolosi di rifiuti in Campania si svolge sostanzialmente su quattro pilastri: uno è il controllo e vigilanza del territorio, l'altro è l'accompagnamento di best practice e di altre attività in collaborazione con gli enti locali, il terzo è quello dei rapporti con i consorzi di Pag. 11filiera e il quarto, invece, con il mondo dei movimenti e delle associazioni civiche attive su questo tema.
  Le funzioni dell'Incaricato, indicate dal Ministro nell'atto di conferimento dell'incarico, sono sostanzialmente quelle di supporto, di monitoraggio e di analisi in prima battuta alle autorità di pubblica sicurezza sul territorio provinciale, quindi prefetti e questori, e poi più generalmente alle prefetture nella loro attività di creare le migliori sinergie con tutti gli attori presenti sul territorio per il contrasto di questo fenomeno.
  Controllo e vigilanza: gli strumenti messi in campo in prima battuta prevedono l'utilizzo di una cabina di regia che periodicamente si riunisce con il supporto di tutti i referenti territoriali delle forze dell'ordine attive sui due territori delle province più martoriate da questo fenomeno, che sono Napoli e Caserta. Quindi i referenti delle forze di polizia statali, dell'Esercito – operazione «Strade sicure-Terra dei fuochi» –, dei rappresentanti delle polizie locali, dei Vigili del fuoco e dell'Ispettorato repressione frodi nel settore agroalimentare, quindi il comparto sicurezza allargato. Ogni provincia esprime un referente e quindi in questa sede collegiale si fa soprattutto attività di analisi e monitoraggio e di proposta poi alle autorità di pubblica sicurezza di piani coordinati di controllo del territorio, di linee di indirizzo e di obiettivi. La cabina di regia è un portato del vecchio Patto per la Terra dei Fuochi del 2013, si è poi consolidata come best practice ed è ancora attiva. A valle del lavoro della cabina di regia si sviluppano naturalmente le deputate sedi del Comitato ordine e sicurezza pubblica, riunioni tecniche e coordinamento, in cui prefetti e questori poi danno le indicazioni per i piani di controllo coordinato del territorio, specializzato per Terra dei Fuochi. Questi piani prevedono tre tipologie di attività, primo secondo e terzo livello lì denominiamo per comodità.
  Il primo livello riguarda le attività che fa l'Esercito con il contingente di Strade Sicure con pattugliamenti a largo raggio e per una vigilanza diffusa sul territorio.
  Il secondo livello sono mini task force, pattuglie miste, di solito Esercito e Polizia locale oppure Esercito con Carabinieri o Guardia di Finanza, che invece assicurano un più forte focus territoriale. Questo tipo di operazioni consente l'attuazione di una serie di posti di controllo su strada, quindi per intercettare il trasporto illecito di rifiuti e di verificare anche siti produttivi e rispetto della normativa ambientale.
  Il terzo livello poi si svolge periodicamente a un'intensità di action day ed è un'attività interforze che vede tutti i componenti in qualche maniera essere coordinati, tramite ordinanze dei questori di competenza, per attività soprattutto di verifica di siti produttivi.
  Questa pressione esercitata contro i responsabili degli sversamenti e dei conseguenti roghi di rifiuti ha consentito negli ultimi cinque anni di realizzare dei risultati importanti. Perché i roghi dagli oltre 2200 circa del 2019 sono passati l'anno scorso a meno della metà, circa un migliaio. Anche quest'anno si segnala comunque un decremento, anche se più contenuto, quindi il trend è quello di una riduzione in cinque anni del 50 per cento. Riduzione che contemporaneamente è collegata poi all'attività di contrasto che è stata operata: le attività di verifica dei siti produttivi e conseguenti sequestri di impianti o di singole aree sono cresciute mediamente del 40 per cento, i sequestri di autoveicoli sono cresciuti del 30 per cento, le denunce sono cresciute del 30 per cento. Stiamo parlando sempre degli ultimi cinque anni.
  Quest'anno fra l'altro, nella stagione più critica per il fenomeno dei roghi, che è quella che da giugno va a settembre, per la prima volta si è segnato il superamento di una soglia anche psicologica, quello dei 500 incendi nelle due province. Quindi quest'anno ci siamo assestati per la prima volta a 498 roghi, quindi un abbattimento di più della metà rispetto a cinque anni fa.
  Questi risultati naturalmente sono accompagnati anche da una crescita esponenziale delle sanzioni amministrative, che sono in quattro anni quadruplicate. Questi dati però in qualche maniera sicuramente rispondonoPag. 12 a un grande sforzo e a un grande impegno delle forze di polizia, ma dall'altra parte rappresentano che c'è uno zoccolo duro del fenomeno, perché contemporaneamente si riesce a sanzionare tanto ma continuano questi episodi, quindi evidentemente si è riusciti in qualche maniera a bloccare una parte del fenomeno ma c'è uno zoccolo duro che resiste.
  Questo può anche essere spiegato dal fatto che l'attività è stata spesso concentrata sui siti di sversamento e quindi vista la difficoltà di fare un'attività a più ampio raggio che potesse in qualche maniera risalire a chi ha prodotto i rifiuti che poi vengono sversati.
  Il fenomeno è spesso di un comune che subisce lo sversamento, ma da fabbriche, operatori e attività che sono in un altro comune, quindi c'è questa difficoltà perché molto spesso il contrasto è stato interpretato come un contrasto parcellizzato soprattutto sui siti di sversamento.
  Ecco, diciamo che le linee evolutive sono proprio quelle di cercare con sempre più forza di risalire la filiera. Risalire la filiera e quindi colpire l'imprenditore o gli altri operatori che fanno una scelta imprenditoriale di imboccare la strada del reato ambientale, naturalmente per profitto, e che dalle sanzioni spesso non vengono toccati perché le sanzioni spesso colpiscono dei soggetti incapienti e marginali, l'ultimo segmento di questo meccanismo che, ripeto, molto spesso sono persone che hanno poco da perdere e che quindi in qualche maniera non avvertono quella efficacia generale preventiva che dovrebbe avere la sanzione. Quindi spostare un po' il focus dal contrasto forte a chi sversa a cercare di risalire la filiera per colpire chi affida ad altri questi rifiuti è il tentativo più recente di rimodulare il dispositivo di controllo. Anche perché oggi abbiamo una dotazione tecnologica che consente un maggiore utilizzo della risorsa del controllo aereo. Nuovi droni sono stati messi a disposizione dell'Esercito, con maggiore autonomia, sensori multiscanner sono stati utilizzati grazie alla Guardia di finanza al ROAN, il reparto specializzato. C'è anche la regione Campania che sta iniziando il collaudo di un sistema effettivamente avveniristico perché è basato su radar, su telecamere ad ampio spettro e su droni a pilotaggio automatico, un progetto che stanno sviluppando da quattro o cinque anni, in questo momento stanno iniziando la fase di collaudo. Naturalmente il nostro sforzo è quello di integrare queste nuove componenti tecnologiche che consentirebbero proprio quella possibilità di sorveglianza più ampia e quindi di individuare le filiere e i percorsi con maggior capacità di intervento sugli autori non solo della parte finale dello sversamento ma anche su chi produce il rifiuto e chi lo affida ad altri.
  Questo naturalmente riguarda la parte di controllo e vigilanza sul territorio, in cui è fondamentale l'apporto del contingente dell'Esercito Strade Sicure-Terra dei Fuochi. Si tratta di 240 uomini, 100 per provincia e più 40 per servizi vari, fra cui anche gli operatori dei droni e chi analizza le immagini della sorveglianza aerea. Noi abbiamo puntato molto a sviluppare attività di secondo livello, quindi con un focus territoriale molto forte, piuttosto che come in passato attività di primo livello che vedevano dei pattugliamenti ad ampio raggio ma da parte di equipaggi isolati, di pattuglie isolate, che poi se trovavano qualche elemento che invece necessitava di un intervento della polizia giudiziaria dovevano fermarsi e chiamare naturalmente polizia locale o forze di polizia statale per i passi successivi. I militari di Strade Sicure non hanno la qualifica di agente o ufficiale di polizia giudiziaria e quindi per tutto quello che viene a intercettare quella sfera hanno bisogno del supporto di chi invece questa qualifica ce l'ha. Quindi grazie alle attività di secondo livello siamo riusciti a creare una maggior sinergia fra questi due aspetti.
  L'attività dell'incaricato poi si svolge anche nel supporto agli enti locali. Si sono sviluppate delle iniziative specifiche che riguardano la videosorveglianza, che riguardano anche le bonifiche, il Ministero dell'ambiente da ultimo ha destinato dei fondi per gli accumuli storici. Il lavoro in divenire è quello comunque di creare un nuovo set, un nuovo protocollo, che in qualche maniera mette a sistema queste azioni che Pag. 13finora si sviluppano soprattutto come best practice e poi vengono offerte alle varie amministrazioni per una declinazione in sede locale.
  L'altro aspetto molto interessante che si può trarre dall'esperienza della Terra dei Fuochi è quello del coinvolgimento dei consorzi di filiera. Si è sviluppata una best practice obiettivamente di grande valore, che è quella del ritiro dei pneumatici esausti, grazie all'intervento del Consorzio Ecopneus. Il problema è che questo meccanismo ha avuto grandissimo successo ma soffre della difficoltà di trovare le risorse. Le risorse per questa attività che fa Ecopneus, in collaborazione col Ministero dell'ambiente e con le prefetture, deriva da avanzi di amministrazione: ovverosia Ecopneus riesce a svolgere il suo target di ritiro di pneumatici dai punti generatori, quindi dalle imprese, a un costo inferiore rispetto a quello che è il contributo incorporato nel prezzo dello pneumatico. Questo avanzo di amministrazione, che comunque è una risorsa in qualche maniera pubblica, è stata destinata a questo tipo di attività, che è il ritiro presso i comuni non più degli pneumatici dai punti generatori, ma degli pneumatici che son stati ritrovati abbandonati sulle aree pubbliche o private. Quindi questo è un meccanismo assolutamente virtuoso, però sconta appunto questa difficoltà, perché finché c'è un avanzo di amministrazione il meccanismo gira e quando questo avanzo di amministrazione si esaurirà il meccanismo si fermerà. Fra l'altro la problematica degli pneumatici è anche collegata anche alle importazioni illecite, cioè si paga il contributo su ciò che viene gestito regolarmente ma ci sono importazioni da fuori UE, anche di pneumatici usati, che comunque non pagano quel tipo di contributo e quindi poi alla fine vengono sversati non nei canali regolari ma attraverso appunto lo sversamento abusivo. Quindi questa è sicuramente una buona pratica, il protocollo di Ecopneus dura da dieci anni, ma sta cominciando ad avere difficoltà proprio per il finanziamento.
  Per quanto riguarda invece l'ultima linea d'azione, che è quella del contatto con le associazioni, in questo periodo stiamo appunto rinnovando i contatti con Legambiente, con la rete degli osservatori civici, e stiamo cercando di implementare l'uso dell'apposita app che SMA Campania, la società ambientale della Regione, ha sviluppato per la segnalazione degli incendi. Quindi stiamo cercando non soltanto di far sì che possano essere mappati sversamenti e incendi, ma segnalate anche eventualmente altre attività – ad esempio lo stoccaggio illecito, l'accumulo in strutture – che in qualche maniera sono di grande interesse.
  Anche il nostro territorio è stato interessato da episodi di incendio di siti di trattamento, quindi rifiuti all'interno di imprese il cui oggetto sociale era proprio il trattamento dei rifiuti, ed è un fenomeno in qualche maniera preoccupante perché è una modalità alternativa di smaltimento rispetto al circuito completamente illecito. È un circuito paralecito, che quindi utilizza comunque una struttura che è inserita nel ciclo dei rifiuti, ma che poi si conclude invece che con la trattazione del rifiuto con la combustione e a volte anche con il tentativo di truffe alle assicurazioni, quindi è una dinamica molto particolare e tra l'altro comunque pericolosa. Abbiamo avuto quest'estate un episodio eclatante in provincia di Caserta, a Pastorano, dove appunto uno di questi siti ha preso fuoco. L'ipotesi dei Vigili del fuoco è che l'incendio fosse doloso e visto il grosso quantitativo di rifiuti plastici che erano ammassati in questo sito è chiaro che poi c'è stata difficoltà nell'intervento dei Vigili del fuoco e poi naturalmente nel monitorare la situazione ambientale a tutela della salute dei cittadini. Ecco, in estrema sintesi questo è il quadro delle attività assegnate alla figura dell'Incaricato.
  Peraltro io ho avuto una serie di contatti con i sindaci del territorio, anche per capire quali erano i temi emergenti. Uno è assolutamente il discorso del potenziamento delle polizie locali. Naturalmente come ogni politica pubblica anche la politica del personale ha dei limiti e in questa situazione in cui era necessario ampliare il contrasto al traffico di rifiuti, a volte le amministrazioni comunali hanno difficoltà visto che i corpi di polizia municipale si Pag. 14trovano in situazioni di sottodimensionamento. Anche per questo le iniziative più recenti sono state quelle di potenziare l'attività dei corpi integrandoli con le pattuglie dell'Esercito. È stata proprio una strategia che è partita dalla considerazione della necessità di evitare delle zone franche, soprattutto nei comuni che avevano più difficoltà a mettere insieme dei servizi efficaci. Faccio un esempio, Castelvolturno è un comune con grosse problematicità ambientali, con tante mini discariche, con delle situazioni di degrado e ha un corpo di polizia municipale, se ricordo bene, di otto unità più il comandante, proprio per questo l'accordo col prefetto di Caserta ha previsto l'implementazione dei servizi di secondo livello in quell'area che ha portato dei buoni risultati. Fra l'altro ha dato ancor più visibilità alla presenza delle forze dell'ordine sul territorio, quindi questo è stato un banco di prova che poi è stato utilizzato anche in altre zone, soprattutto dove avevamo dei segnali di recrudescenza dei fenomeni. Ripeto, la pressione delle forze dell'ordine fa sì anche che questo fenomeno sia mobile, cioè se noi riusciamo ad avere dei buoni risultati in un certo settore poi si aprono dei fronti altrove.
  Abbiamo fatto questo a Casandrino, ad Afragola, nella zona orientale di Napoli, anche qui con degli ottimi risultati sia per intercettare il trasporto sia per bloccare degli sversamenti. La contiguità dell'azione di vigilanza e di contrasto alla fine è in grado di bloccare alcuni di questi fenomeni. Però, ripeto, è un fenomeno mobile. Per aggredirlo con ancor maggiore efficacia bisogna in qualche maniera mettere a fattor comune con maggior capacità le informazioni per dirigere le forze di polizia su obiettivi più importanti, che sono soprattutto, ripeto, i produttori del rifiuto che in qualche maniera ancora avvertono questo come un rischio «gestibile». Quindi il nostro tentativo è quello di creare un ambiente avverso all'imprenditoria che sceglie la via dell'illecito ambientale.
  Una questione a parte riguarda quella dei campi rom. Alcuni dei campi rom in provincia di Napoli si caratterizzano anche per essere sito di sversamento e accumulo, anche perché alcuni rom da questi materiali, con processi di combustione, soprattutto di sventramento, ricavano metalli e altre materie prime utili. Quindi su questo il tentativo è stato quello di seguire a ritroso il percorso, anche con l'utilizzo dei droni, perché era apparso più proficuo cercare di interrompere a monte il fenomeno piuttosto che contrastarlo sul sito di sversamento, laddove molto spesso il responsabile risulta incapiente, marginale, già pregiudicato, che ha introitato questo rischio quasi come un rischio accettabile. Tra l'altro con alcune delle comunità rom si è comunque iniziato un percorso per quanto meno limitare l'accumulo selvaggio, quindi anche in qualche maniera prendendo contatto con le società di igiene urbana e cercando di cominciare a recuperare alcuni dei materiali, quindi una sorta di sperimentazione di raccolta differenziata anche presso i rom. Questo anche per creare comunque delle possibilità di contatto con questa comunità e anche di avviare progetti per il superamento degli insediamenti. Su Napoli ad esempio si sta iniziando a fare un'attività del genere e anche su Giugliano, che è un altro dei campi più problematici.

  PRESIDENTE. Fra l'altro alcuni di questi li visiteremo durante la nostra missione. Sta iniziando la seduta della Camera, io ringrazio il viceprefetto per la disponibilità. Avremo modo di risentirci a seguito della missione. Dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 15.