XIX Legislatura

Commissioni Riunite (I Camera e 1a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Mercoledì 22 marzo 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Pagano Nazario , Presidente ... 2 

Audizione del professor Gian Carlo Blangiardo, nell'ambito della proposta di nomina a presidente dell'Istituto nazionale di statistica (Nomina n. 4) (ai sensi dell'articolo 16, comma 1, del decreto legislativo 6 settembre 1989, n. 322):
Pagano Nazario , Presidente ... 2 
Blangiardo Gian Carlo  ... 2 
Pagano Nazario , Presidente ... 8 
Blangiardo Gian Carlo  ... 8 
Pagano Nazario , Presidente ... 8

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA I COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
NAZARIO PAGANO

  La seduta comincia alle 8.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante la resocontazione stenografica e attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del professor Gian Carlo Blangiardo, nell'ambito della proposta di nomina a presidente dell'Istituto nazionale di statistica (Nomina n. 4).

  PRESIDENTE. Buongiorno a tutti. Ho qui al mio fianco il Presidente della I Commissione Affari costituzionali del Senato, il mio amico avvocato professor Alberto Balboni, che saluto cordialmente.
  L'ordine del giorno reca l'audizione del professor Gian Carlo Blangiardo, ai sensi dell'articolo 16, comma 1, del decreto legislativo 6 settembre 1989 n. 322, nell'ambito della proposta di nomina a presidente dell'Istituto nazionale di statistica.
  Nel salutare il Presidente e i senatori della I Commissione Affari costituzionali del Senato, avverto che i deputati e i senatori possono partecipare in videoconferenza alla seduta odierna, secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento e do la parola al professor Gian Carlo Blangiardo.

  GIAN CARLO BLANGIARDO. Grazie signor Presidente. Onorevoli senatori e deputati, vi ringrazio per questa audizione che mi auguro possa fornirvi utili elementi di valutazione sia sulla mia persona, sia sull'attività che ho avuto modo di svolgere nel corso dei quattro anni durante i quali ho avuto l'onore di presiedere l'Istituto nazionale di statistica.
  Faccio una breve premessa per inquadrare me stesso – peraltro nel CV ci sono tutti gli elementi più dettagliati – e per fornire un rapido excursus di quanto svolto nel quadriennio di presidenza. Chi sono? Ho alle spalle 46 anni di attività universitaria - professore ordinario, quindi professore emerito - e quattro anni di esperienza in ISTAT. Ho 74 anni e sono in quiescenza dal novembre del 2019.
  Che cosa ho fatto in questi quattro anni? Ho svolto regolarmente un lavoro impegnativo. L'ho fatto in genere con continuità, per cinque giorni alla settimana, normalmente nella sede romana e per almeno una decina di ore al giorno, perché arrivavo verso le 8,30-9 e uscivo alla sera (facendo arrabbiare i guardiani che dovevano farmi passare dal tornello dei disabili) intorno alle 20, 20.30.
  Direi che non ci sono dubbi sul fatto che abbia svolto un lavoro. Mi sento di dire un lavoro di grande responsabilità, per il ruolo e per gli effetti delle attività svolte. Un incarico che ha richiesto una buona dose di competenza e di equilibrio, perché gestire un'organizzazione con circa 2000 dipendenti, con sedi territoriali in ogni regione, con due Dipartimenti, una Direzione generale, 14 Direzioni centrali entro le quali operano più servizi, non è evidentemente una cosa da poco. Oltretutto, non è stato facile garantire il rispetto degli impegni verso il Paese e verso l'Unione europea in un quadro di risorse che è andato riducendosi, e a fronte di una domanda di informazionePag. 3 che, viceversa, è aumentata. Per non parlare poi degli imprevisti, come la pandemia, di cui tutti abbiamo visto gli effetti.
  Nonostante ciò, abbiamo comunque realizzato grandissima parte di quanto previsto dal Piano statistico nazionale e dai regolamenti europei. Solo per dare qualche ulteriore elemento di riferimento, ho preso il contenuto della comunicazione che in occasione del Consiglio io normalmente presento. Ebbene, io ho fatto 249 interventi istituzionali nel corso dei quattro anni, direttamente o attraverso un delegato, e ho preso parte a 79 audizioni in ambito parlamentare.
  Aggiungo che in una cartella del mio PC conservo oltre 300 mie presentazioni in power point con le quali ho testimoniato il ruolo dell'ISTAT, dando dati e informazioni nelle sedi più diverse, segnalando per conto di ISTAT dinamiche e criticità in modo documentato e oggettivo, direi anche sensibilizzando, almeno in alcuni casi, l'opinione pubblica e gli amministratori.
  Ho anche ascoltato molto e interagito con tutti, parlamentari, esponenti dei quattro Governi (ho attraversato quattro Governi, peraltro abbastanza diversi), amministrazioni locali, Sindaci che venivano qualche volta a trovarmi, dipendenti, persino ex dipendenti, qualcuno addirittura per proporre iniziative (peraltro accettate) di natura benefica, banchetti e cose del genere perché giustamente c'è un impegno anche in quel senso.
  Il fatto che questo incarico sia stato, per oltre tre anni, un lavoro senza retribuzione, nulla toglie alla certezza che fosse un lavoro a pieno titolo. Semmai, c'è qualcosa che non va, a mio parere, nell'idea di voler interpretare come se fosse una meritevole opera di volontariato un lavoro come questo, che assegna compiti e pesanti responsabilità (e non a caso ho sempre pagato di tasca mia un'assicurazione per la responsabilità civile). Il tutto per il semplice fatto che il corrispondente lavoratore possiede la qualifica di pensionato (poco importa con quale ammontare di pensione).
  Una pensione che (come tutti sanno) in caso di svolgimento di un incarico retribuito viene decurtata dal totale del compenso. Questo lo preciso perché è una di quelle cose che qualche volta, in qualche comunicato, viene fuori accennando al cumulo eccetera, non è proprio così; bisognerebbe che qualcuno lo sapesse, comunque io l'ho precisato. Scusate il tono polemico su queste cose, ma mi sembrava opportuno perché è giusto precisare come stanno realmente le cose.
  Veniamo ai fatti. Cosa è successo nei quattro anni. Partiamo da che cosa ho trovato. Quando sono arrivato, mi sono trovato di fronte a un istituto che aveva vissuto da poco un'importante riorganizzazione, di cui era utile valutare gli effetti per, se necessario, provvedere a eventuali piccoli riassetti.
  Ho comunque trovato un confortante, forte e diffuso senso di appartenenza sul fronte dei lavoratori, a tutti i livelli, così come ho trovato alte professionalità e competenze.
  Naturalmente, ho anche trovato una gran quantità e varietà di problemi che andavano affrontati per garantire qualità ed efficienza nel dare risposte ai bisogni di conoscenza che il Paese rivolge costantemente a ISTAT.
  Come ci siamo mossi e con quali strategie. Sul piano organizzativo ho raccolto l'eredità delle importanti trasformazioni ricondotte a quella che era stata etichettata come modernizzazione dell'Istituto, sulla scia di quanto è avvenuto anche in altri analoghi istituti europei. Una situazione che ho pienamente salvaguardato introducendo semplicemente due nuove Direzioni, attivate peraltro con risorse contenute ma qualificate: direzioni che fossero orientate alla valorizzazione della produzione statistica anche a fronte di una domanda di informazione sempre più ampia e dettagliata.
  Direi che sin da subito il mio atteggiamento si è orientato a garantire continuità alla macchina organizzativa preesistente e a concepire ogni innovazione in stretta collaborazione con chi già operava all'interno dell'Istituto. Cioè, non sono mai andatoPag. 4 dicendo: arrivo io e cambio le cose. No. Ho interagito con chi c'era perché ero l'estraneo che andava a inserirsi nell'istituzione che già in qualche modo era operante; quindi era estremamente importante interagire con chi era già presente e l'ho fatto.
  Quanto alle due nuove direzioni, che qualche volta qualcuno solleva come problematiche, l'importanza e l'utilità di averle introdotte si è vista subito per esempio in occasione dell'emergenza pandemica. È infatti da quelle direzioni che sono state avviate e coordinate alcune iniziative di conoscenza particolarmente importanti e necessarie in quella fase storica. Ne parlerò magari anche in seguito: c'è stata una grossa indagine con il Ministero della salute, ci sono state una serie di rilevazioni legate alle imprese piuttosto che alle famiglie per capire come il Paese reagiva a una situazione assolutamente improvvisa e fortemente problematica, e in questo senso io credo che il ruolo di ISTAT fosse proprio quello di dare una risposta, di cogliere qual era la dimensione e la drammaticità della situazione.
  Peraltro, queste due direzioni sono state incaricate attualmente di curare le iniziative legate al PNRR. In particolare, segnalo in proposito, e se ne occupa la direzione, il progetto approvato dal Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio a supporto della misurazione e dell'analisi delle misure di semplificazione della pubblica amministrazione previste dalla Missione 1 del PNRR, rispetto al quale l'Istituto svolge il ruolo di soggetto attuatore. Ricordo, inoltre, la partecipazione di ISTAT ai tavoli tecnici del Ministero delle imprese e del made in Italy; la collaborazione con il Ministero della cultura finalizzata allo studio degli organismi culturali e creativi, la cui promozione rientra tra gli obiettivi del PNRR. E poi, nell'ambito dei progetti di ricerca del PNRR promossi dal Miur, ISTAT è stata selezionata assieme al CNR per la creazione di una infrastruttura di ricerca per le analisi sociali: il progetto Fostering Open Science in Social Science Research (32 milioni di finanziamento), nonché per un progetto di ricerca insieme all'Università di Firenze, sul partenariato invecchiamento AGE-IT (112 milioni di finanziamento).
  Per altre missioni ISTAT è in corso di trattativa – passatemi il termine – per fornire il proprio apporto in termini di conoscenze. Inoltre, metteremo a disposizione i dati per fare il monitoraggio degli effetti del PNRR, quindi c'è ovviamente disponibilità a dare il supporto statistico a tutta quella che è l'opera di monitoraggio e valutazione degli interventi.
  Rispetto al rapporto con i lavoratori, io penso di avere ampiamente dimostrato sensibilità e attenzione sin da subito. Ad esempio, mi piace ricordare come appena arrivato, coerentemente con le posizioni che ho sempre espresso in tema di conciliazione tra famiglia e lavoro, avevo proposto l'ampliamento delle iniziative di lavoro a distanza laddove si presentavano esigenze familiari di conciliazione o di cura. In questo senso ci si è mossi già nel 2019, in via naturalmente sperimentale, e la fortuna, nella sfortuna, è stata quella che quando poi è arrivata la pandemia noi eravamo già attrezzati, avevamo già fatto un'esperienza di lavoro a distanza. Quindi non è stato difficile generalizzare tutto ciò che poi era necessario per poter continuare a fare quel che già stavamo facendo.
  Ritengo, inoltre, altrettanto opportuno sottolineare come il mio impegno verso chi opera nell'Istituto abbia trovato testimonianza e stia producendo effetti proprio in questi mesi, sul piano della valorizzazione e del reclutamento di nuove risorse di personale.
  Non solo si è finalmente proceduto alla chiusura delle pendenze passate (perché io ho ereditato dei concorsi che erano in atto e che erano bloccati dai ricorsi amministrativi, e poi ci si è messo pure il Covid), ma si è avviata una nuova stagione con la quale si vuole, da un lato, colmare i vuoti che si sono creati per le numerose uscite per pensionamento, dall'altro dare il giusto riconoscimento a capacità e meriti che per anni sono stati ingiustamente bloccati nella progressione di carriera.
  Sembrano parole al vento, vi dò qualche numero. Faccio presente che abbiamo circa 2.000 dipendenti.Pag. 5
  Nell'ultimo anno sono stati sottoscritti con il personale interno 316 contratti, che hanno rappresentato un upgrade di profilo o livello giuridico, con conseguenti riflessi economici. È inoltre in fase di indizione un bando per il passaggio di livello per il personale IV-VIII, che premierà 194 dipendenti, mentre nel piano del fabbisogno approvato a gennaio sono stati previsti passaggi di livello del personale I-III per complessive 164 unità.
  In conclusione, da marzo 2022, 674 unità su 2.000 dipendenti hanno potuto godere di un upgrade. Quindi direi che il discorso dell'avanzamento di carriera bloccato, non dico per decenni, ma certamente per anni, in qualche modo ha avuto una spinta particolarmente interessante.
  Per quanto riguarda le neoassunzioni, nell'ultimo anno sono state reclutate 166 nuove unità di personale. Nel piano approvato lo scorso gennaio sono altresì previste ulteriori procedure concorsuali per complessive 106 unità di personale.
  Questo lo dico perché, se leggete alcuni documenti, diciamo pure di ordine sindacale, sembra che le cose stiano diversamente. Questi sono i numeri, sono i numeri veri e certificati.
  Tanto per dare un'idea sul numero complessivo: noi avevamo, al 31 dicembre 2021, 1.920 dipendenti, al 31 dicembre 2022 erano scesi a 1.852, quindi quasi 100 in meno; siamo risaliti con l'aprile di quest'anno a 1.968, quindi stiamo riprendendo anche il numero complessivo dei dipendenti. Quindi l'idea della valorizzazione e dell'acquisizione di risorse io credo di averla dimostrata in maniera piuttosto sensibile.
  Vado a qualche risultato conseguito nel quadriennio. Non dimentichiamo che per metà del mio quadriennio abbiamo avuto il Covid, quindi è stata un'attività in qualche modo bloccata. Quello che ho trovato assolutamente encomiabile, da parte di tutti coloro che operano, è riuscire a continuare a mantenere in piedi la macchina, continuare a produrre ciò che era necessario produrre, rispondere a quelli che erano i regolamenti europei per esempio, ma non solo, nonostante le difficoltà e adattandoci a una situazione che era profondamente cambiata.
  Durante la fase del Covid abbiamo fatto una rilevazione campionaria, curata dal Ministero della salute, sulla sieroprevalenza dell'infezione da virus SARS-COV2: lo scopo era stimare le dimensioni, l'estensione dell'infezione nella popolazione, descrivere la frequenza e cogliere gli aspetti differenziali. Sono state ampliate le informazioni statistiche sul piano territoriale, abbiamo sviluppato un discorso di previsioni della popolazione e delle famiglie (per le famiglie le ultime previsioni risalivano alla metà degli anni Novanta), sono stati aggiornati i bilanci di mortalità, abbiamo costruito la serie giornaliera dei morti per comune, una cosa che qualche anno fa era assolutamente impensabile. Ci siamo – scusate il termine – sbattuti integrando dati, anagrafe, tributaria, ANPR (Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente), cioè tutta una serie di situazioni via via aggiornate nel corso del tempo con la situazione dell'emergenza. E siamo stati in grado di cogliere la dimensione e la localizzazione del dramma che stava vivendo il nostro Paese, questo documentato con i dati statistici nello specifico sulla mortalità. Abbiamo realizzato dei rapporti congiunti con l'Istituto superiore di sanità; una indagine sulla prospettiva delle imprese, di cui ho parlato prima, volta a capire come le imprese hanno reagito, con quali piani, con quali difficoltà, quali criticità. Abbiamo svolto l'indagine più volte, per verificare in tempi successivi l'evoluzione; e lo stesso abbiamo fatto per quanto riguarda le famiglie, il diario giornaliero di queste famiglie chiuse in casa nel lockdown e come reagivano, cioè quali erano le conseguenze, quali erano gli effetti dell'avere uno stile di vita che in qualche modo andava modificandosi.
  Riguardo all'attività corrente, ricordo che ISTAT ha attivato i censimenti permanenti; censimenti permanenti vuol dire che il censimento non è più ogni dieci anni, ma si fa ogni anno, e riguarda la popolazione, l'agricoltura, le imprese, le istituzioni pubbliche eccetera, quindi c'è un discorso di Pag. 6aggiornamento costante della fotografia nelle diverse dimensioni del conoscere.
  Lo abbiamo fatto anche aggiungendo degli elementi interessanti: pensate, nel censimento del 2021 c'è anche un aspetto che va a considerare i senza fissa dimora. Cioè, si cerca di cogliere anche quegli aspetti problematici della realtà in cui viviamo.
  Sono state acquisite nuove fonti di dati, quali la fatturazione elettronica e nuove fonti da privati, come i dati sui consumi energetici delle famiglie e delle imprese, e si tratta di un tema che naturalmente è ancora di attualità; lo stesso dicasi per le cosiddette Trusted Smart Statistics, per esempio la sperimentazione su dati di telefonia mobile. Non dimentichiamo che abbiamo dovuto sempre muoverci nel rispetto delle regole sulla privacy, quindi con un'attenzione particolarmente intensa da parte di quella che è l'autorità che controlla la privacy. E vi assicuro che non è proprio semplicissimo, anzi direi che l'ideale sarebbe che in qualche modo si riuscisse a rendersi conto di quale sia la funzione pubblica della statistica rispetto alle altre funzioni, per concludere che la privacy, che è importante naturalmente, in alcuni ambiti (pensate alla salute o all'ambiente, cioè a situazioni estremamente importanti) forse può essere considerata con un po' più di rilassatezza – passatemi il termine – naturalmente nel rispetto delle leggi.
  Abbiamo inoltre sviluppato il sistema integrato dei registri statistici, per evitare il disturbo statistico. Cioè, un'altra delle cose che ci piace fare, e che abbiamo iniziato a fare, è quella di evitare di continuare a insistere sulle persone o sulle imprese continuando a chiedere informazioni, laddove era possibile avere le stesse informazioni da fonti di natura amministrativa, e questo naturalmente nell'interesse anche della qualità stessa della rilevazione.
  Abbiamo lavorato molto sul dettaglio territoriale, cioè sull'idea di riuscire ad avere delle informazioni che non si limitino alle regioni o alle macroaree, ma che vadano a cogliere per esempio gli aspetti locali, a partire dal livello comunale, per avere informazioni. A tal fine abbiamo ottenuto recentemente 27 indicatori utili all'analisi della struttura e dei risultati economici delle unità locali delle imprese a partire dal livello comunale. Ciò per potersi rendere conto, in quel comune, di quale sia la caratteristica del sistema produttivo, di quali siano i problemi, quali i cambiamenti, per fare il monitoraggio, fare gli interventi, identificare le situazioni più problematiche.
  Altro elemento interessante è l'indice di vulnerabilità di tutti i comuni italiani, per arrivare a capire, attraverso una serie di indicatori, quali sono i comuni più problematici, in modo tale che nel momento in cui ci sono delle risorse non vadano distribuite a pioggia ma vadano assegnate laddove il problema esiste in misura maggiore, laddove c'è la possibilità di massimizzare risorse che, inevitabilmente, lo sappiamo tutti, sono sempre scarse.
  Abbiamo avviato anche un progetto per valutare la marginalità delle famiglie italiane, ponendo particolare attenzione anche al disagio e alla povertà. Sulla povertà abbiamo lavorato e stiamo concludendo i lavori di una nuova Commissione per andare a misurare la povertà assoluta, secondo modelli di consumo che sono quelli del nostro tempo e non quelli di 15/20 anni fa, come si è fatto fino ad ora.
  È stata poi istituita una Commissione di studio sulla povertà educativa. Ci siamo accreditati a livello internazionale in una posizione di leadership rispetto anche a questi temi e agli indicatori del benessere.
  Abbiamo sviluppato anche gli aspetti legati alla digitalizzazione. ISTAT è soggetto attuatore per la realizzazione del progetto «La pubblica amministrazione ci mette la faccia». È un progetto nel quale si cerca di valutare la qualità dei servizi digitali offerti al cittadino, nell'ambito di un accordo con il Dipartimento della funzione pubblica.
  Inoltre, è stata istituita la società 3-I Spa, tra ISTAT, INPS e INAIL (di cui avrete sicuramente sentito parlare), che dovrebbe garantire l'erogazione di servizi in termini di efficienza e di sicurezza. È una scelta meditata e difficile che va al passo coi tempi. Ci sono tutta una serie di necessità legate appunto alla sicurezza, all'efficientamento, all'interoperabilità che sono richiestePag. 7 dal nostro tempo. È inutile nasconderlo, i tempi cambiano, la tecnologia soprattutto in questo campo va molto avanti, quindi andare a creare situazioni e anche strutture nuove che consentano di tenere conto del cambiamento dei tempi è un'esigenza irrinunciabile. Se non l'avessimo fatto autonomamente, ci avrebbero comunque costretto a farlo successivamente in attuazione di norme.
  ISTAT è stato incaricato anche, come soggetto attuatore, dell'intervento di realizzazione della Misura 1.3.1 Catalogo nazionale dati (NDC) della Missione M1, Componente C1, Asse 1 del PNRR, per garantire l'interoperabilità semantica tra i sistemi informativi delle pubbliche amministrazioni.
  Venendo all'attività di comunicazione e di diffusione, l'Istituto ha promosso nuovi strumenti finalizzati a diffondere e comunicare in maniera diversa la quantità e qualità dei dati e dei prodotti offerti al pubblico. Abbiamo avuto come punto di riferimento importante, anche per l'educazione e le statistiche, i giovani e le scuole. Ci sono state parecchie iniziative come, ad esempio, il Censimento sui banchi di scuola o le Olimpiadi della statistica, o la piattaforma «Dati alla mano», dedicata ai non addetti ai lavori, che si propone di raccontare l'informazione statistica attraverso video, interviste, infografiche e podcast; poi c'è «Statistica&cittadinanza», un progetto per la scuola secondaria superiore, e il Catalogo dati per le scuole del territorio. Quindi tutta una serie di iniziative volte a mettere soprattutto i giovani di fronte alla conoscenza degli strumenti e alla lettura corretta dei dati statistici. Credo che sia un elemento importante, e in questo senso abbiamo lavorato, nei limiti del possibile anche per quanto riguarda i media che non sempre usano le statistiche in maniera particolarmente efficiente.
  Vado a chiudere. Che cosa resta da fare?
  Le attività in corso e le iniziative avviate e programmate sono numerose e riguardano aspetti diversi della vita dell'Istituto. Si va dall'esigenza di proseguire nel nuovo corso di rilancio del reclutamento e della progressione del personale, a quella di dare pieno supporto e risorse allo sviluppo dei progetti legati al PNRR, o ancora giungere alla piena operatività della società 3-I Spa, che deve dare garanzie di sicurezza e di efficienza a un supporto informatico sempre più importante nei processi di produzione.
  Sono ancora necessari interventi per valorizzare la novità di un sistema di informazioni granulare e tempestivo, alimentato dal censimento continuo e dal sistema dei registri, e per fare in modo che se ne tenga pienamente conto anche nella normativa che si avvale dei dati. Per darvi un'idea, spesso nei finanziamenti si identificano delle soglie demografiche comunali (comuni con più di 50.000 abitanti o con meno di 2.000); se mettiamo in conto che negli ultimi quattro anni il nostro Paese ha perso un milione di abitanti, forse una riflessione rispetto alle stesse soglie per definire oggi qual è il grande, il medio o il piccolo comune, in un contesto come quello che stiamo vivendo, va fatta. I 58,8 milioni di oggi, ultimo dato disponibile, sono destinati a diventare 47/48 milioni nel 2070, cioè perderemo 11 milioni di abitanti. Ora, è chiaro che ci vogliono conoscenze e interventi legati alle conoscenze per seguire questo processo nella sua evoluzione.
  Ci sono poi alcune interessanti iniziative che mi piace sottolineare. Per esempio, durante la pandemia avevamo proposto (purtroppo il Ministero della salute non è stato particolarmente attento alla proposta) un sistema che si chiama «Alert-Cov». L'idea, molto semplice, era quella di rilevare, attraverso i dati, se ad esempio in una certa area sono aumentate le prescrizioni di un certo farmaco, oppure le radiografie, rilevare quelle situazioni particolari che fanno accendere una lampadina e dicono: «attenzione, sta succedendo qualcosa». Questo tipo di informazione siamo in grado di darla, siamo in grado di farlo perché i dati statistici consentono di farlo, e di poter poi trasmettere a chi deve intervenire l'informazione necessaria.
  Ebbene, questo progetto è andato avanti, lo abbiamo fatto con l'Istituto superiore di sanità, con un Consorzio universitario e Pag. 8stiamo lavorando in quella direzione. Quindi, vorremmo veramente arrivare a completarlo per poter acquisire, al di là del Covid, per qualunque forma di pandemia o di infezione o di problema sanitario che dovesse presentarsi con aspetti localizzabili, gli elementi utili per poter dire che sta succedendo qualcosa e che bisogna fare qualcosa.
  Abbiamo poi da proseguire la costruzione del conto satellite dell'economia sociale; avevamo preso, a suo tempo, accordi con i Ministeri, per sviluppare un sistema di misura delle disuguaglianze, altro tema assolutamente importante, e poi c'è anche da assecondare un progetto di modernizzazione della legge istitutiva del SISTAN, il Sistema statistico nazionale.
  Non dimentichiamo che la legge n. 322, che regola la vita dell'Istituto e del Sistema statistico nazionale, risale al 1989, quindi qualche anno fa, quando non esistevano internet, i bigdata e l'intelligenza artificiale era una cosa strana, per qualcuno fantascienza; quindi c'era un mondo diverso.
  Oggi il mondo è cambiato e naturalmente, anche da questo punto di vista, io faccio un appello, ancora una volta, ai legislatori, per l'adeguamento e l'aggiornamento della legge statistica.
  In conclusione, dal 5 febbraio del 2019 a tutto ieri penso di essere stato al servizio del Paese e pronto ad ascoltare i bisogni sul fronte della statistica ufficiale, operando entro una istituzione di grande valore.
  Siamo stati un punto di riferimento qualificato ed efficiente nel dare puntuale e rapida risposta ai bisogni di informazione e soprattutto conoscenza del Parlamento, dei quattro Governi che si sono succeduti, di diverso orientamento politico peraltro, e della Pubblica amministrazione nel suo complesso. Lo abbiamo fatto in piena disponibilità, ma nel pieno rispetto di quella indipendenza che rappresenta un valore fondante del nostro Istituto. Quindi, sempre disponibili però assolutamente in una posizione di indipendenza.
  Quanto al mio bilancio personale, ritengo che quella di questi quattro anni sia stata un'esperienza coinvolgente, che mi ha arricchito molto. Ho svolto l'incarico con grande piacere, anche se con un grande impegno. Ritengo sia stata una stagione intensa e molto impegnativa, ma che valeva la pena di vivere pienamente.
  Vi ringrazio per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie professor Blangiardo.
  A questo punto darei la parola ai senatori e ai deputati che intendono rivolgere delle domande al professor Blangiardo. Non ci sono richieste di intervento.
  Professore, evidentemente è stata talmente esaustiva la sua relazione che nessuno intende chiedere chiarimenti.

  GIAN CARLO BLANGIARDO. Ne prendo atto e ringrazio.

  PRESIDENTE. A questo punto, visto che non vi sono domande, ringrazio l'amico e collega Presidente Balboni e dichiaro conclusa l'audizione del professor Blangiardo.

  La seduta termina alle 9.