XIX Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SUI DIRITTI UMANI NEL MONDO

Resoconto stenografico



Seduta n. 7 di Martedì 21 novembre 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Boldrini Laura , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPEGNO DELL'ITALIA NELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER LA PROMOZIONE E TUTELA DEI DIRITTI UMANI E CONTRO LE DISCRIMINAZIONI

Audizione del Vice-coordinatore dell'Ufficio del Rappresentante speciale OSCE contro il traffico di esseri umani, Andrea Salvoni.
Boldrini Laura , Presidente ... 3 
Salvoni Andrea , Vice-coordinatore dell'Ufficio del Rappresentante speciale OSCE contro il traffico di esseri umani ... 4 
Boldrini Laura , Presidente ... 7 
Loperfido Emanuele (FDI)  ... 8 
Boldrini Laura , Presidente ... 8 
Pozzolo Emanuele (FDI)  ... 8 
Boldrini Laura , Presidente ... 8 
Colombo Beatriz (FDI)  ... 8 
Boldrini Laura , Presidente ... 8 
Salvoni Andrea , Vice-coordinatore dell'Ufficio del Rappresentante speciale OSCE contro il traffico di esseri umani ... 9 
Boldrini Laura , Presidente ... 10

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 15.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Vice-coordinatore dell'Ufficio del Rappresentante speciale OSCE contro il traffico di esseri umani, Andrea Salvoni.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella Comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni, l'audizione del referente OSCE dell'Ufficio per le attività di contrasto al traffico di esseri umani, il dottor Andrea Salvoni.
  Ricordo che la partecipazione da remoto è consentita alle colleghe e ai colleghi secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento.
  Anche a nome dei componenti del Comitato, saluto e ringrazio per la disponibilità a prendere parte ai nostri lavori il dottor Salvoni.
  Qualche nota introduttiva, colleghi e colleghe: segnalo che la problematica della tratta rientra a pieno titolo nella sfera dei diritti umani e dello Stato di diritto, dell'applicazione della legge e del contrasto al crimine, della disuguaglianza e delle discriminazioni, della corruzione, del disagio economico e della migrazione. In quanto tale, la tratta di esseri umani interessa praticamente tutti gli Stati membri dell'OSCE, in quanto Paesi di origine, oppure Paesi di transito, oppure Paesi di destinazione. E questo va anche oltre i Paesi dell'OSCE, se posso aggiungere.
  Nel 2003 l'OSCE ha istituito l'Ufficio del Rappresentante speciale e Coordinatore per la lotta alla tratta di esseri umani, al fine di assistere gli Stati partecipanti ad elaborare e attuare efficaci politiche anti-tratta, sulla base del Piano di azione dell'organizzazione.
  Tale Piano contiene le raccomandazioni fondamentali, riassumibili nelle cosiddette tre «P»: la prevenzione, compresa la sensibilizzazione dell'opinione pubblica e l'analisi delle radici profonde del fenomeno; il perseguimento penale, con indagini e cooperazione con le forze dell'ordine internazionali; la protezione dei diritti delle vittime, compreso il diritto all'assistenza e al risarcimento. Nel 2013 l'OSCE ha aggiunto una quarta «P», un capitolo sui partenariati, rimarcando la necessità di accrescere la cooperazione con le organizzazioni internazionali e altri partner - appunto, la quarta «P» -, con i meccanismi nazionali di riferimento e con l'azione congiunta tra istituzioni pubbliche e settore privato.
  L'attività dell'OSCE, in questo ambito, si dispiega prevalentemente attraverso l'organizzazione di seminari, corsi di formazione, a beneficio delle Forze di polizia, delle guardie di frontiera, dei giudici – io, per esperienza, avendo lavorato nell'Agenzia delle Nazioni Unite, mi ricordo bene questa attività –, degli avvocati, degli assistenti sociali, dei leader religiosi, dei mezzi di informazione, ma anche attraverso studi e campagne di informazione per l'opinione pubblica. Proprio in questo ambito, segnalo che il 18 ottobre scorso l'Ufficio del RappresentantePag. 4 speciale e coordinatore dell'OSCE per la lotta alla tratta di esseri umani ha pubblicato un interessante rapporto sull'uso di piattaforme on line ai fini dello sfruttamento sessuale delle vittime di tratta. Purtroppo, sappiamo che queste sono le nuove frontiere di cui ci dobbiamo occupare, sia per lo sfruttamento della tratta sia per la violenza sulle donne; perché non sfugge a nessuno che on line oggi ci sono nuovi crimini, tipo il revenge porn e l'odio in rete a sfondo sessista, che colpiscono specialmente le donne.
  Quindi, sul piano nazionale ricordo che poco più di un anno fa, il 19 ottobre 2022, il Consiglio dei Ministri ha deliberato l'adozione del Piano nazionale d'azione contro la tratta e il grave sfruttamento degli esseri umani relativo al periodo 2022-2025, in attuazione della direttiva (UE) 2011/36, che stabilisce le norme minime relative alla definizione dei reati e delle sanzioni nell'ambito della tratta di esseri umani. Il Piano definisce le strategie pluriennali e le azioni finalizzate alla sensibilizzazione, alla prevenzione, all'emersione e all'integrazione sociale delle vittime ed è fondato sulle direttrici già menzionate per il Piano d'azione OSCE.
  Per dare una dimensione quantitativa del fenomeno, segnalo che, secondo i dati forniti dalla Commissione europea su questa materia, ogni anno nell'Unione europea si registrano più di 7 mila vittime di tratta di esseri umani – poi sarà Lei a descrivere ai commissari alle commissarie che cosa vuol dire essere vittima di tratta –, anche se la cifra reale è probabilmente molto più elevata, poiché molte vittime non vengono rilevate, non sanno neanche di esserlo veramente, quindi non denunciano.
  Inoltre, la tratta continua ad essere un reato con un'importante dimensione di genere: sono quasi tutte donne le vittime registrate nell'UE (il 63 per cento); quindi vittime di tratta con lo scopo dello sfruttamento sessuale, parliamo anche di minorenni, di bambine, le tolgono il passaporto, le brutalizzano, non hanno più possibilità di resistere.
  Quanto all'attività di repressione, nel 2019-2020 oltre 15 mila individui sono stati inquisiti per reati di tratta, ma solo 6 mila sono stati processati e 3 mila condannati. Quindi c'è un problema serissimo, perché si avvia il lavoro ma poi, quando si va a stringere, si arriva a quasi un nulla di fatto.
  Con questa anticipazione, io ho il piacere di dare la parola al dottor Salvoni, che interverrà per la sua audizione. Poi daremo la parola ai commissari e alle commissarie e poi di nuovo a Lei per la replica. Prego, dottore.

  ANDREA SALVONI, Vice-coordinatore dell'Ufficio del Rappresentante speciale OSCE contro il traffico di esseri umani. La ringrazio molto. Signora presidente e onorevoli membri del Comitato, ringrazio per il cortese invito e per l'attenzione ad un tema così importante, come quello della tratta degli esseri umani e dello sfruttamento grave. Io me ne occupo tutti i giorni e ne ho fatto ormai una ragione di vita e trovo conforto e speranza quando organi istituzionali di alto livello, come questo Comitato, vi prestano attenzione; pertanto ringrazio per questa attenzione e spero che questa audizione possa essere stimolante e utile per il vostro lavoro.
  Mi è stato chiesto di presentare elementi generali sul fenomeno della tratta di persone, sulla sua evoluzione recente, sui legami con alcune delle crisi in corso e un focus sulle specifiche attività dell'OSCE, l'organizzazione di cui sono Vice-coordinatore anti-tratta e che qui rappresento.
  Proverò a lanciare qualche spunto e poi sarò naturalmente lieto di rispondere alle vostre domande. Coprendo l'OSCE cinquantasette Paesi tra Europa, America settentrionale, Caucaso meridionale e Asia centrale, parlerò in termini ampi sul fenomeno della tratta, per come si evidenzia a livello regionale e globale e non mi soffermerò, a meno di domande, su specifici contesti nazionali.
  La mia introduzione non può che cominciare dalla constatazione che la tratta di esseri umani è un problema in rapida crescita a livello globale e largamente fuori controllo ormai. Parliamo di circa 28 milioni di persone, di cui 1/3 bambini.
  Tuttavia, nonostante questa portata enorme, rimane ancora un fenomeno diffusamentePag. 5 incompreso. Dici «tratta di esseri umani» e immediatamente il pubblico – e spesso i leader politici – pensano ad un processo intrinsecamente legato all'emigrazione; lo è, legato all'emigrazione, ma non necessariamente. Sempre di più le vittime di tratta sono in maggioranza persone legate ai territori dove sono sfruttate. Nell'ambito dell'Unione europea – è stato ben citato dalla presidente, per esempio – da diversi anni ormai la maggioranza delle vittime di tratta sono cittadini comunitari. Questo perché con l'avvento della rivoluzione tecnologica i processi di reclutamento e sfruttamento delle vittime avvengono sempre di più su circuiti diversi da quelli in cui avvenivano vent'anni fa. Il problema è che le leggi predisposte al contrasto della tratta e dello sfruttamento sono molto spesso ferme a vent'anni fa.
  Quindi quello che vorrei fare oggi è offrire qualche dato concreto e qualche spunto di riflessione per aiutare lo sviluppo di una consapevolezza nuova, che ci aiuti ad elaborare strumenti più adeguati al contrasto di quello che rimane, a tutti gli effetti, una forma di schiavitù nel ventunesimo secolo.
  Cominciamo dalle identificazioni. Meno dell'1 per cento delle vittime di tratta al mondo vengono identificate come tali; la stragrande maggioranza rimane invisibile e non riceverà mai l'assistenza di cui avrebbe disperatamente bisogno. Questo è il primo vero ostacolo al contrasto dei gruppi criminali che traggono profitto dallo sfruttamento di decine di milioni di persone al mondo. Oltre a non essere mai identificate, le vittime di tratta raramente ottengono giustizia. I tassi di azione penale a livello europeo e mondiale fanno rabbrividire al riguardo, per cui non è inopportuno parlare di impunità globale dei trafficanti.
  A livello mondiale siamo infatti a circa 10 mila processi all'anno, cioè circa un processo all'anno per ogni 2.800 vittime di tratta. È una goccia nel mare, evidentemente, o forse una mezza goccia, considerando che solo qualche anno fa i processi erano 19 mila l'anno, quasi il doppio dei numeri attuali. Questi sono processi iniziati, le condanne sono appena 1/5 dei numeri appena esposti.
  Quindi è evidente che per affrontare il problema della tratta servono enormi investimenti nell'identificazione delle vittime, servizi adeguati alle vittime identificate affinché non ricadano nelle mani dei trafficanti e maggiore sforzo dal lato penale. In aggiunta, servono migliori protocolli di cooperazione internazionale, per favorire lavoro investigativo congiunto nei complessi casi transnazionali, che non sono pochi.
  L'OSCE ha sviluppato strumenti all'avanguardia per aiutare i suoi Paesi a fare meglio nell'identificazione delle vittime e nell'investigazione dei casi, peraltro anche con l'aiuto decisivo dell'Italia, che ha in alcuni di questi ambiti una riconosciuta specializzazione a livello internazionale. Ma servono investimenti dieci, venti volte superiori a quelli attuali per portare a risultati duraturi.
  Quindi, in sostanza, non identifichiamo abbastanza vittime, quelle poche che identifichiamo spesso non vengono assistite adeguatamente e non prendiamo i criminali, che così sono liberi di reclutare e sfruttare sempre più vittime ogni anno, in quello che ormai è un vero e proprio circolo vizioso dello sfruttamento.
  Le stime più affidabili ci dicono che il numero delle vittime di tratta al mondo è cresciuto da 24 a 28 milioni di vittime solo negli ultimi cinque anni. Questo circolo vizioso ha portato i profitti dei trafficanti ad oltre 150 miliardi di dollari l'anno: se la tratta fosse un'economia nazionale sarebbe la 55a economia più grande del mondo.
  Questo ci ricorda che, alla loro radice, la tratta e lo sfruttamento grave sono crimini di natura economica. La povertà, di per sé, non causa la tratta: è il desiderio di profitto dei trafficanti a muovere questa economia illecita, la loro certezza che i frutti dello sfruttamento potranno essere inseriti con grande profitto nell'economia tradizionale. Individui, aziende e Governi acquistano ogni giorno, senza saperlo, beni e servizi prodotti o offerti da vittime di tratta. Se ragioniamo in termini economici di domanda e offerta, questi acquisti creano una domanda che vale 150 miliardi di Pag. 6dollari all'anno, ed è questo che muove la tratta.
  I sistemi più promettenti nel contrasto alla tratta oggi guardano proprio a quella domanda e cercano di far sì che, collettivamente, si attui uno sforzo per far sì che quei soldi non vadano nelle mani dei trafficanti e degli sfruttatori. Per dirla con semplicità, se vogliamo sconfiggere la tratta dobbiamo smettere di finanziarla.
  Si pensi alla tratta per lo sfruttamento lavorativo. Negli ultimi cinque anni ci sono stati più leggi in questo ambito che nei precedenti venti. La gran parte di queste leggi creano un obbligo positivo per aziende e Governi nazionali a condurre diligenza dovuta – due diligence, in inglese – sulle filiere produttive legate ai prodotti o ai servizi acquistati. In parole povere, devono verificare che quello che acquistano non è stato prodotto da vittime di tratta o di sfruttamento. Questo è il futuro della lotta contro il lavoro forzato e la tratta ai fini dello sfruttamento lavorativo.
  Il problema è di tale portata, ormai, che non possiamo pensare di poterlo sconfiggere solo con misure investigative e repressive. Queste sono fondamentali certo, e vanno rafforzate, ma nessun Paese è in grado di mandare agenti di polizia o ispettori del lavoro in ogni singolo luogo di lavoro. Bisogna coinvolgere il settore economico, particolarmente le grandi aziende, per assicurarsi che le loro filiere produttive siano prive di abusi e violazioni dei diritti fondamentali. Con la proposta di direttiva europea in materia, ormai alle fasi finali, la battaglia si sposterà presto sul terreno dell'attuazione.
  L'OSCE e il mio Ufficio sono impegnati in un ampio sforzo, particolarmente nei Paesi fuori dall'Unione europea, in particolare nei Balcani occidentali e in Asia centrale, per aiutare quei Governi a sviluppare la loro azione in questo senso innovativo.
  Ora, lo stesso principio si applica alla tratta ai fini dello sfruttamento sessuale: se vogliamo sconfiggere la tratta, dobbiamo smettere di finanziarla. Cento miliardi all'anno di profitto solo per la tratta ai fini di sfruttamento sessuale. In assoluto la forma più prevalente, come la presidente ricordava appena un minuto fa. Ora non parlo di prostituzione, parlo specificatamente di tratta. Se facciamo due conti e immaginiamo una transazione media di 100 dollari, questo significa 2 mila transazioni con vittime di tratta al minuto, cioè per lo più con donne e bambine che, per definizione, non vogliono trovarsi lì. Duemila ogni minuto, 20 mila da quando io ho iniziato a parlare oggi in questo Comitato.
  Credo sia giunto il momento per una riflessione ampia nelle nostre società e – lo dico da uomo – soprattutto da parte degli uomini, sui comportamenti che in questi anni hanno permesso alla tratta di donne e bambine di prosperare. Non credo si possa affrontare seriamente questo tema senza aprire una discussione sulla riduzione della domanda maschile di corpi femminili a pagamento, a partire da misure educative, ma senza escludere misure sanzionatorie, anche di carattere penale. Per esempio, la criminalizzazione dell'acquisto di servizi sessuali da vittime di tratta o da minori. Diversi Paesi del mondo hanno sperimentato in questo senso o altri, con risultati incoraggianti. L'OSCE è da anni in prima fila nel supporto, in tutta la regione, di riforme volte a cambiare queste strutture sociali tossiche, che creano enormi sofferenze, permettono alla tratta di proliferare e rimangono un ostacolo alla vera eguaglianza di genere.
  Un altro aspetto chiave nella lotta odierna alla tratta è il contrasto alle sue forme più innovative e alle piattaforme che sempre più favoriscono lo sfruttamento, particolarmente su internet. Il legame tra sviluppo tecnologico e sfruttamento grave è in assoluto l'elemento meno riconosciuto dalle autorità anti-tratta nazionale, eppure forse quello più decisivo oggi. Si pensi che oltre 3/4 delle vittime di tratta a fini dello sfruttamento sessuale sono pubblicizzati in rete oggi, su siti perfettamente legali ed accessibili a tutti; o si consideri il fatto che il 2022, lo scorso anno, è stato l'anno record per materiale in rete che è reato, con abusi su minori, raddoppiando i livelli dell'anno precedente, il 2021, che a sua volta era stato l'anno record con aumenti del 300 per Pag. 7cento sull'anno precedente. È una vera e propria epidemia di abusi su minori, particolarmente on line, e di sfruttamento, con pochissimi strumenti legislativi adeguati al contrasto.
  L'OSCE in questi anni ha fatto moltissimo lavoro in questo ambito, sviluppando insieme alle più grandi aziende tecnologiche al mondo compendi di strumenti atti al contrasto della tratta nell'era digitale, ma anche sviluppando princìpi legislativi utili a questo contrasto e mettendo questi strumenti direttamente nelle mani delle autorità nazionale anti-tratta di tutta l'area OSCE. La verità è che senza provvedimenti legislativi che impongano degli obblighi alle compagnie in rete e ai siti web rimarrà difficile, se non impossibile, porre freno a questi fenomeni.
  Abbiamo visto molte di queste dinamiche in gioco nel contesto della crisi umanitaria creata dalla guerra in Ucraina. Nel febbraio-marzo dello scorso anno, mentre milioni di profughi, per lo più donne e bambini, lasciavano il loro Paese dilaniato dalla guerra, all'OSCE abbiamo lavorato con Thomson Reuters per monitorare le ricerche su Google in Europa e Nord America: abbiamo scoperto che tutta una serie di ricerche, come escort ucraine o pornografia con rifugiate ucraine, salivano su base mensile dal 200 al 600 per cento, a seconda dei Paesi.
  Una ricerca su Google evidentemente non costituisce tratta di esseri umani, ma quello che questa esplosione di ricerche ci ha detto – e che ha detto ai trafficanti, che sono molto attenti a cogliere il loro mercato – è che c'è una domanda in grande aumento per accedere sessualmente a questa popolazione vulnerabile. Così, alcuni membri della mia squadra hanno iniziato a monitorare i gruppi su Telegram e Facebook utilizzati dai rifugiati per scambiarsi informazioni. Abbiamo iniziato a trovare decine di messaggi a chiaro scopo di reclutamento da parte dei trafficanti: «ha bisogno di soldi? Non dovrai lavorare tanto, contatta questo numero e risolveremo tutti i tuoi problemi».
  Il risultato è che un anno dopo la guerra, sui siti che promuovono servizi di natura sessuale in tutta Europa, ci sono dieci volte più annunci riguardanti donne ucraine che prima della guerra. È tutto volontario e senza sfruttamento? Non lo so, e non credo. Ma quello che questa vicenda dimostra è il chiaro filo rosso che unisce crisi umanitaria, domanda tossica di sfruttamento, piattaforme web e rischi concreti di tratta e di sfruttamento.
  Vorrei ora chiudere questa breve introduzione con uno sguardo in avanti.
  Ventitré anni dopo la firma del Protocollo ONU di Palermo, che ha dato il via alla lotta mondiale contro la tratta, definendola a livello internazionale per la prima volta e definendo i parametri base di questa lotta, la verità è che questo crimine – o abuso dei diritti fondamentali, a seconda di come vogliate definirlo – è cresciuto al punto che vi è oggi una necessità nuova e urgente di nuovi strumenti: strumenti legislativi nazionali, strumenti di cooperazione internazionale, strumenti di allocazione di risorse commisurate alla vastità del problema.
  La buona notizia è che esistono buone pratiche, esempi di piccoli successi, qua e là in Europa e nell'area OSCE, tra cui anche provenienti dall'Italia. Il mio ruolo e quello del mio Ufficio anti-tratta dell'OSCE è quello di trovare questi buoni esempi, di promuoverli e di aiutare a replicarli altrove.
  Mi fermo qui. Immagino che nel rispondere alle vostre domande ci sarà occasione di andare in maggiore dettaglio sul nostro lavoro o sul fenomeno in senso lato. Ringrazio nuovamente per l'opportunità offertami quest'oggi.

  PRESIDENTE. Grazie, dottor Salvoni. Ci ha dato uno spaccato veramente preoccupante di quello che sta accadendo e di come l'evoluzione digitale vada a discapito delle figure più vulnerabili, che in un certo momento della vita si trovano a dover affrontare situazioni veramente complesse, come la condizione della rifugiata, che è costretta ad andarsene e certamente ha bisogno di tutto e quindi c'è chi offre questo tipo di servizi.
  Io adesso darei la parola ai commissari e alle commissarie, insomma ai membri Pag. 8qui presenti del Comitato, poi magari cerchiamo di elaborare anche noi come riuscire a fare un atto di indirizzo su questo tema, perché credo che l'evoluzione del fenomeno implichi anche un aggiornamento degli strumenti parlamentari. Perché questo che Lei ci ha detto è un SOS, cioè che il legislatore non può omettere di occuparsi di un fenomeno che evidentemente ha portata enorme e quindi anche questa Camera dovrà munirsi di atti di indirizzo.
  Chi è che vuole intervenire? La parola al vicepresidente Loperfido. Prego.

  EMANUELE LOPERFIDO. Grazie, presidente. Grazie, dottor Salvoni. Le modalità con le quali mi aveva raccontato questi drammi mi avevano colpito al punto tale che ho veramente avuto piacere che Lei potesse essere qui oggi. Ringrazio anche la presidente per aver condiviso con me questa evidenza.
  Se è possibile – è un altro tema che mi aveva lasciato particolarmente sconvolto –, oltre al fatto che stiamo parlando di situazioni che accadono se non tutte nel nostro territorio, nella nostra moderna Europa, comunque non distanti da noi, quindi è questo che dovrebbe ulteriormente sensibilizzarci, anche perché fortunatamente ci sono poi degli organismi internazionali che magari possono essere a supporto per cercare di contrastare questo fenomeno transnazionale.
  Altro elemento che era emerso durante una conversazione che c'era stata tra me e Lei era l'elemento del commercio anche per quanto riguarda il fenomeno dell'utero in affitto, che era aumentato in modo non esponenziale, ma quasi, proprio nel momento in cui scoppiò la guerra. Anche questo è un tema molto delicato perché va a toccare le crisi umanitarie.

  PRESIDENTE. Grazie. La parola all'onorevole Pozzolo. Prego.

  EMANUELE POZZOLO. Grazie, presidente. Grazie, dottore, per le informazioni preziose che ci ha portato oggi qui.
  Due domande che mi sono sorte ascoltandola; una, riguardante la qualità degli organismi, dei network criminali che gestiscono queste tipologie di attività, chiamiamolo così. Questi network – che Lei sappia, naturalmente, che voi sappiate – sono anche legati direttamente a gruppi criminali, o di natura comunque illegale, italiani, comunque «nostrani», o prevalentemente di natura straniera, seppur magari comunitaria?
  Domanda numero due, che si collega parzialmente a quanto accennava il collega Loperfido: quando voi intendete tratta – quindi al di là dell'aspetto macroscopico che Lei ha sottolineato, l'aspetto di natura sessuale diciamo così, e quello sottolineato poco fa dal collega – esiste anche una preoccupazione, esiste un dato, esiste qualche segnale legato allo sfruttamento per l'espianto degli organi in Europa in questo momento o no? Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pozzolo. La parola alla deputata Colombo. Prego.

  BEATRIZ COLOMBO. Grazie intanto per il suo resoconto molto interessante. Anch'io avevo una domanda, anche perché è uscito qualche tempo fa su Panorama un articolo riguardante proprio i minori e c'erano cifre veramente preoccupanti. Diceva che solamente in Italia, dall'inizio dell'anno – ed era uscito a maggio – 5 mila bambini erano scomparsi, di questi poi ne erano stati trovati solamente mille, comunque pochissimi.
  Quindi anche questi bambini, di cui si perdono le tracce, presumo potrebbero far parte di questa tratta? Se ci può dire qualcosa in merito. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Qualcun altro intende intervenire? Non ci sono altri interventi.
  La domanda sulla maternità surrogata, chiaramente, prende in qualche modo una direzione forse diversa rispetto alle vittime di tratta, perché, se ci riferiamo all'Ucraina, è una pratica legale; la vittima di tratta è invece colei o colui che vengono Pag. 9sfruttati, messi in riduzione di schiavitù e quindi in violazione delle leggi rispetto a qualcosa che è vietato. Quindi, ecco, da tener presente che in Ucraina invece la maternità surrogata è del tutto legale. Era una precisazione.
  Però do a Lei la parola, dottor Salvoni.

  ANDREA SALVONI, Vice-coordinatore dell'Ufficio del Rappresentante speciale OSCE contro il traffico di esseri umani. Grazie, presidente. Faccio il giro opposto. Sui bambini scomparsi: questo è un tema gigantesco. È un tema gigantesco non solo in Italia, ma è un tema largamente sottovalutato. Cinquemila l'anno: come si fa a non occuparsene? I numeri a livello globale fanno paura, assolutamente sì. La scomparsa da sola non implica tratta, ma per la natura vulnerabile dei minori, una volta che questi minori scompaiono, è molto, molto, molto probabile che finiscano in un circuito di sfruttamento.
  Quello che sappiamo – che è poco – è che, in genere, in seguito alla scomparsa i minori non vengono sfruttati nel territorio da cui sono stati prelevati, per ovvi motivi: per inficiare l'identificazione di detti minori, ma anche per evitare percorsi che i minori stessi possono intraprendere per uscire da fenomeni di sfruttamento. Quindi vengono in genere prelevati, in particolare, i minori con un background particolarmente vulnerabile, come quelli che provengono da famiglie migranti o minori che arrivano non accompagnati o minori di minoranze etniche o linguistiche: sono particolarmente a rischio, da questo punto di vista.
  La proposta di direttiva anti-tratta, al momento all'esame del Consiglio dell'UE e del Parlamento europeo, prevede un meccanismo di comunicazione migliore tra le autorità anti-tratta, almeno a livello europeo, anche per comunicare casi di questo tipo. Un meccanismo che al momento non esiste e che è assolutamente necessario, quindi da questo punto di vista, almeno nell'ambito europeo, spero che presto ci siano strumenti più adeguati. Se non altro nel condividere informazioni, perché una volta che un bambino sparisce, se non possiamo dirlo agli alleati oltre frontiera, diventa molto complicato identificarlo.
  Rispetto alla domanda sulla tratta al fine del prelievo di organi, è una materia che particolarmente qualche anno fa era di grande attualità. Nell'ambito UE i casi sono veramente limitati, perché ci sono protocolli nel mondo sanitario così ben definiti e c'è una tale consapevolezza e protocolli amministrativi talmente dettagliati che è molto difficile che questo accada. Quello che è molto facile che accada è che i cittadini europei viaggino in Paesi dove non esistono questi protocolli e tornano con un rene in più. Questo avviene molto spesso. Quello che manca, forse, dal lato della prevenzione a livello europeo è un registro dei trapianti che avvengono fuori dall'Unione europea; ma il problema non rileva per il trapianto, quanto più per il turismo.
  Rispetto alla maternità surrogata: è un tema affascinante, quello della maternità surrogata e del rapporto con la tratta e c'è un dibattito in corso profondissimo, di nuovo a Bruxelles, nell'ambito dell'esame sulla nuova direttiva anti-tratta. Il testo che è uscito dal Parlamento prevede la maternità surrogata come una possibile forma di sfruttamento – quindi non tutta la maternità surrogata è sfruttamento, non tutta la maternità surrogata è tratta – ma come una possibile forma di sfruttamento all'interno della tratta.
  Rispetto al caso dell'Ucraina, parlavo recentemente con un alto funzionario della polizia ucraina che mi diceva che solo quest'anno – ci parlavo a giugno, quindi i primi sei mesi dell'anno – i casi che di maternità surrogata non registrata, quindi a possibile rischio di tratta, erano duecentocinquanta casi in sei mesi, di cui loro si sono accorti. Stiamo parlando di donne pagate circa 900-1.000 dollari al mese, mentre le coppie che richiedono questa procedura pagano tra gli 80 e 90 mila euro in tutto.
  È chiaro che c'è una differenza tale tra quello che la donna in questione riesce ad ottenere e quello che questa procedura costa alla domanda – per usare la metafora di prima, il rischio di tratta lì è evidente, particolarmente in un contesto ad Pag. 10altissima vulnerabilità come quello attualmente in Ucraina.
  Sono andato a passo di gambero, spero di non essermi perso delle domande, se me le sono perse richiamatemi all'ordine, non stavo cercando di saltarle.

  PRESIDENTE. Ha risposto a tutto e La ringrazio. Ringrazio i commissari e le commissarie per essere intervenuti con domande molto pertinenti.
  Adesso credo che noi abbiamo anche il dovere di corrispondere rispetto alla sua relazione con un atto parlamentare. Dovremo adesso fare anche il punto su quello che è stato fatto nelle scorse legislature, io non mi ricordo l'ultima attività che avevamo svolto sulla tratta e quindi faremo adesso un lavoro di ricostruzione. Però, credo che sarebbe auspicabile che questo Parlamento si pronunciasse, in un lavoro che dovremo fare insieme chiaramente, perché va costruita insieme, a supporto della vostra attività e di tutti coloro che si occupano per debellare questa piaga sociale. Perché poi è riduzione in schiavitù, noi in questa evoluzione della nostra civiltà ci vantiamo spesso di essere avanti rispetto al resto del mondo, ma nel nostro sviluppato Occidente uno dei fenomeni più feroci, come è la riduzione in schiavitù e dunque la tratta, è in aumento. Quindi c'è qualcosa che dobbiamo fare di più, vuol dire che non abbiamo fatto abbastanza, vuol dire che non funziona e quindi noi siamo chiamati in causa per fare una revisione e lavorare insieme a voi per cercare di dare il nostro contributo, come legislatori e legislatrici.
  Se non ci sono altre domande, dichiaro conclusa questa audizione.

  La seduta termina alle 15.50.