XIX Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Mercoledì 21 giugno 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPEGNO DELL'ITALIA NELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER LA PROMOZIONE E TUTELA DEI DIRITTI UMANI E CONTRO LE DISCRIMINAZIONI
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 3 
Barankitse Marguerite , attivista per i diritti umani in Burundi, intervento in videoconferenza ... 4 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 4 
Barankitse Marguerite , attivista per i diritti umani in Burundi, intervento in videoconferenza ... 4 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 5 
Boldrini Laura (PD-IDP) , intervento in videoconferenza ... 5 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 5 
Barankitse Marguerite , attivista per i diritti umani in Burundi, intervento in videoconferenza ... 5 
Boldrini Laura (PD-IDP) , intervento in videoconferenza ... 5 
Barankitse Marguerite , attivista per i diritti umani in Burundi, intervento in videoconferenza ... 5 
Quartapelle Procopio Lia , Presidente ... 6

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO

  La seduta comincia alle 10.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, di Marguerite Barankitse, attivista per i diritti umani in Burundi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, in videoconferenza, di Marguerite Barankitse, con particolare riferimento alle gravi violazioni dei diritti umani perpetrate in Burundi.
  Avverto che la partecipazione da remoto è consentita ai deputati e alle deputate secondo le modalità stabilite dal Regolamento.
  A nome dei componenti della Commissione, ringrazio e saluto la dottoressa Barankitse, che si è resa disponibile a partecipare ai nostri lavori.
  Marguerite Barankitse è stata definita «l'angelo del Burundi» per via della sua attività in favore dei bambini dell'Africa subsahariana e in particolare della regione dei Grandi Laghi.
  Dopo la violenta guerra civile del 1993, che ha provocato nel suo Paese oltre 300 mila morti, la signora Barankitse ha fondato in Burundi Maison Shalom, centro d'accoglienza per riunificare le famiglie e reintegrare gli orfani colpiti dai conflitti etnici tra Hutu, Tutsi e Twa.
  Ha ricevuto per la sua attività diversi riconoscimenti internazionali, quali il Prix de droit de l'Homme del Governo francese, il Prix Shalom in Germania, il Premio internazionale per i rifugiati dall'Alto Commissariato ONU e la laurea honoris causa dell'Università di Lovanio.
  Marguerite Barankitse è stata costretta all'esilio dal suo Paese nel 2015 e ha deciso di dedicare le sue energie ad aiutare più di 90 mila rifugiati burundesi in Rwanda, aprendo nel 2016 il Centro comunitario «Oasi di Pace» per offrire sostegno psicosociale alle vittime di torture e stupri e fornire assistenza nel campo della salute, dell'istruzione e della formazione professionale.
  Il regime del Presidente burundese continua ad operare una violenta repressione nei riguardi dell'opposizione politica e dei leader delle organizzazioni umanitarie e della società civile, come attestato più volte dalle Nazioni Unite. In particolare, il Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Burundi, Fortuné Gaetan Zongo, ha esortato il Governo in carica ad impegnarsi in un dialogo costruttivo ed inclusivo per una riconciliazione duratura tra tutti i burundesi, precisando tuttavia che è difficile parlare di normalizzazione e di pace quando la magistratura manca di indipendenza e imparzialità, quando migliaia di burundesi continuano a vivere in esilio, quando lo spazio civico non consente alle organizzazioni della società civile, ai media e ai partiti politici di operare in modo indipendente, e quando i giornalisti vengono incarcerati semplicemente per aver svolto il proprio lavoro.
  Lo stesso Zongo non ha mancato di sollecitare nuovamente tutti i garanti dell'accordo di Arusha – cioè l'Unione europea, le Nazioni Unite, l'Unione Africana, la Comunità Pag. 4dell'Africa orientale e la Conferenza internazionale sulla regione dei Grandi Laghi – a sostenere e accompagnare il Burundi nel processo di riconciliazione nazionale.
  Dati questi elementi di contesto, ringrazio la dottoressa Barankitse, e Le dico che è un grande onore per la nostra Commissione poterla audire sulla situazione nella regione e in particolare nel suo Paese, e Le do la parola.

  MARGUERITE BARANKITSE, attivista per i diritti umani in Burundi, intervento in videoconferenza. Grazie dal profondo del cuore. Sono molto commossa, signora presidente, signore e signori deputati. Sono doppiamente riconoscente alla Commissione Affari esteri della Camera dei deputati per avermi invitato a parlare del contesto molto difficile e della gravissima situazione dei diritti umani nel Burundi e per avermi permesso di parlarvi direttamente della crisi dei diritti umani nel Burundi. Un problema che...

  PRESIDENTE. Non riusciamo a sentirla. Si può ricominciare?

  MARGUERITE BARANKITSE, attivista per i diritti umani in Burundi, intervento in videoconferenza. Io sono burundese, sono africana, ma sono innanzitutto un essere umano. Lavoro nel settore umanitario da oltre trent'anni. Molto recentemente ho avuto degli incontri importanti sul tema delle relazioni tra l'Europa e il Burundi, sulla questione dei diritti umani e sulle conseguenze nella regione dei Grandi Laghi. Vorrei, in particolare, ricordare il momento di condivisione sulla mia esperienza che mi è stato concesso dal Segretario di Stato del Vaticano, il cardinale Pietro Parolin. Prima di ritornare in Rwanda, la settimana scorsa, ho avuto la gioia di incontrare a Bruxelles il Vicepresidente del Parlamento europeo Marc Angel, che ha il mandato per le relazioni con gli organismi multilaterali, in particolare l'Unione africana. In questi incontri ho ricevuto espressioni di interesse, di comprensione, di solidarietà e anche di speranza.
  Nel 1993, quando ero assistente del vescovo della diocesi di Ruyigi, sono stata testimone di moltissimi massacri, tra i più gravi dell'umanità e della storia del Burundi, e quindi ho deciso di creare la Casa Shalom per poter aiutare dei bambini. Ho salvato 50 mila bambini, bambini soldati, malati di AIDS, bambini rifugiati provenienti dal Rwanda e dall'est del Congo e sono stata ricompensata per questa opera.
  Ma nel momento in cui vi parlo non sono nel mio Paese, sono stata esiliata, sono stata bandita dal mio Paese ormai da otto anni. Il Burundi attraversa un periodo terribile, è una prigione a cielo aperto, moltissime persone sono state massacrate. Vi darò delle cifre impressionanti.
  Dal 2015 ci sono stati 13 mila arresti arbitrari e 4.040 persone sono state uccise; 1.381 persone sono state ritrovate cadavere, ci sono stati 1.225 torturati, 697 rapiti e 611 violenze sessuali.
  L'Europa, di fronte a questi orrori, ha cercato di lanciare un grido d'allarme, ha imposto delle sanzioni, ma purtroppo niente è cambiato.
  Se oggi sono qui a parlare dinanzi al vostro Parlamento è perché so che potete capirmi. E io vi chiedo un favore: il favore che vi chiedo è di far liberare i 10 mila giovani che marciscono nelle prigioni. Chiedete al Governo del Burundi di aprire un dialogo, di riprendere gli accordi di Arusha, di ricreare una coesione sociale.
  Chiedo la liberazione dei prigionieri e il rimpatrio dei rifugiati, nonché un aiuto per i bambini, particolarmente quelli della Casa Shalom, che sono stati cacciati e allontanati. Sono state distrutte le loro infrastrutture. Noi vogliamo riprendere la nostra attività umanitaria, vogliamo che tutto riprenda, perché siamo stati giudicati ingiustamente, non abbiamo potuto difenderci, siamo stati condannati all'ergastolo o a una condanna di oltre vent'anni.
  Chiedo quindi alla comunità internazionale – l'ho chiesto anche a Sant'Egidio, l'ho chiesto in Vaticano – di poter ridare voce al nostro popolo, renderlo libero e indipendente. Dobbiamo ripensare le relazioni tra la comunità internazionale e il nostro popolo, per riprendere la strada della democraziaPag. 5 e per poter crescere nel rispetto dei valori universali. Tanto più che l'imposizione delle sanzioni non ha in realtà cambiato nulla negli ultimi anni e dobbiamo avere la forza, la libertà e la dignità umana per ammetterlo.
  Grazie dal profondo del mio cuore per avermi ascoltato e per aver ascoltato la voce di una madre. Penso che quando un bambino soffre è tutta l'umanità che soffre insieme a lui.
  Grazie, signora presidente, e grazie onorevoli deputati.

  PRESIDENTE. Grazie a Lei. Credo che la sua sia stata una testimonianza molto incisiva sulla situazione che si vive in Burundi, sulle violazioni dei diritti umani, anche alla luce dell'incontro che c'è stato tra il Presidente burundese e la Prima Ministra Meloni, credo che le sue parole abbiano un peso particolare.
  Chiedo ai colleghi presenti o collegati se hanno voglia di intervenire oppure posso intervenire io. Io ho una questione: rispetto alle recenti iniziative relative alle sanzioni sul Burundi che sono state tolte, vorrei avere un'opinione dell'audita.
  Cioè, Lei crede che togliere le sanzioni al Burundi sia un modo per incentivare una trasformazione, e in che direzione, oppure sia un segnale di impunità?
  Non so se ci sono altre altri interventi. La parola all'onorevole Boldrini.

  LAURA BOLDRINI, intervento in videoconferenza. Presidente, io sento malissimo, sento il ritorno e faccio molta fatica ad ascoltare quello che dite dall'aula perché c'è un ritorno fortissimo.
  Intanto ringrazio Marguerite Barankitse per la sua testimonianza. Io ho avuto il piacere di conoscere Marguerite nel 2005, quando lavoravo all'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e lei riceveva il Premio Nansen per la sua azione umanitaria, che è uno dei riconoscimenti più importanti che vengono dati a chi si adopera per le persone costrette a fuggire a causa di guerre e di persecuzioni.
  Mi dispiace molto sapere che Lei stessa è costretta a vivere in esilio e che nel suo Paese, il Burundi, le cose vadano sempre peggio. Quindi credo che sia veramente opportuna questa audizione, così che noi si possa anche fare pressione sul Governo affinché il tema del rispetto dei diritti umani non venga trascurato quando ci sono incontri bilaterali e quando in Europa si decidono anche misure importanti di cooperazione. Perché non si può più far finta che in Burundi non ci sia un serio problema.
  Quindi Lei ci ha messo al corrente di una situazione drammatica, dal 2015 ad oggi la situazione mi sembra precipitata: arresti arbitrari, persone uccise, torturate. Comunque le sanzioni non mi sembra che abbiano cambiato molto la situazione.
  Dunque la domanda è: cosa, di fatto, si può fare meglio e di più, quali sono le cose su cui ancora oggi la comunità internazionale non ha fatto abbastanza? Qual è la leva su cui bisogna insistere affinché ci sia un cambio di rotta da parte del Presidente? Che tipo di dialogo si può instaurare con lui? C'è un qualcosa a cui magari egli è più attento di altri e su cui si può lavorare?
  E poi vorrei anche sapere come sono i rapporti con il Rwanda, che situazione c'è con il vicino Rwanda e che influenze il Rwanda ha sul Burundi.

  PRESIDENTE. Grazie mille. Darei la parola all'audita per rispondere.

  MARGUERITE BARANKITSE, attivista per i diritti umani in Burundi, intervento in videoconferenza. Purtroppo il collegamento è pessimo, non vi ho sentito molto bene. Ho comunque capito che mi chiedevate se le sanzioni non hanno cambiato la situazione e allora che cosa si può fare e che cosa può fare anche il Rwanda. Era questa la domanda?

  LAURA BOLDRINI, intervento in videoconferenza. Più o meno sì.

  MARGUERITE BARANKITSE, attivista per i diritti umani in Burundi, intervento in videoconferenza. Ho parlato di fronte al Parlamento europeo perché nel 2024 la Pag. 6Commissione europea deciderà se concedere degli aiuti bilaterali al Governo del Burundi, dopo aver eliminato le sanzioni imposte per le violazioni dei diritti umani.
  Ma c'è una contraddizione: alla luce di queste violazioni contro i diritti umani – ovvero giornalisti che vengono esiliati, condannati, praticamente tutta l'opposizione esiliata all'estero –, vi chiedo di costringere il Governo del Burundi a riaprire le porte del dialogo, affinché ci siano elezioni democratiche, e di farci rientrare. Mi rivolgo a voi perché avete la forza di poterlo fare.
  Quindi prima di concedere questi aiuti bilaterali bisogna dire al Governo burundese che volete aiutarli ma anche loro devono aiutarci. Devono eliminare questi processi penali viziati in cui siamo stati condannati. Sono stati avviati processi contro trentaquattro persone, tra le quali anche dodici difensori dei diritti umani che sono stati condannati all'ergastolo. Ed è questo che bisogna chiedere al Governo del Burundi prima di concedere questi aiuti, per aprire la cooperazione bilaterale ci vuole uno sforzo da parte del Governo burundese in favore del dialogo.
  Il Rwanda ha aperto le frontiere per poter consentire alle persone di circolare liberamente. Il Rwanda sta facendo grossi sforzi. Accoglie ben 70 mila rifugiati burundesi, anche rifugiati politici, e c'è un campo all'est del Paese che accoglie 50 mila burundesi che fuggono dalle persecuzioni.
  L'Unione europea deve esercitare la propria influenza e utilizzare gli aiuti alla cooperazione come leva. È questo che vi chiedo e sono certa che vi ascolteranno.
  Io voglio darvi solo l'esempio della Casa Shalom. Anche qui c'è una contraddizione, perché l'Italia ci ha aiutato a costruire l'ospedale che curava madri e bambini. Oggi viene chiesto aiuto quando ormai l'ospedale è stato saccheggiato, è stata rubata la casa dei bambini. Avevo costruito oltre 180 case per poter reintrodurre questi bambini che vivevano per strada, offrirgli un rifugio. Invece questi bambini sono stati cacciati e hanno dato queste case alle milizie affiliate al partito al potere.
  Hanno armato 60 mila miliziani affiliati al partito al potere, 60 mila miliziani che seminano il terrore nel Paese. Allora bisognerebbe chiedere al Governo di disarmare queste milizie, perché stanno veramente seminando il terrore nel nostro Paese.
  Potete chiedere al Governo di rispondere delle quattro religiose italiane che sono state uccise a settembre 2014. La giustizia non ha fatto nulla per condannare gli autori di questo omicidio. Il Parlamento italiano dovrebbe inchiodarli alle proprie responsabilità. Anche il nunzio apostolico Michael Courtney è stato ucciso, il Vaticano dovrebbe chiedere che i responsabili ne rispondano. È il Governo che favorisce la repressione.
  È questo che chiedo al Parlamento italiano, di aiutare anche i nostri ambasciatori.

  PRESIDENTE. Ringrazio molto la dottoressa Barankitse per il suo contributo.
  Credo che ci impegneremo a proseguire in questo lavoro di monitoraggio della situazione dei diritti umani in Burundi e, più in generale, anche in Rwanda, nella Repubblica Democratica del Congo e in tutta la regione dei Grandi Laghi.
  Non è una regione sulla quale possiamo permetterci di spegnere i riflettori, anche se non è più sulle prime pagine dei giornali, e credo che la sua testimonianza sia stata preziosa in questo senso, a riportarci sulla condizione che si vive in quei Paesi e sulle difficoltà che i difensori dei diritti umani e chi si impegna per l'infanzia e per la protezione delle vittime del conflitto sta ancora oggi vivendo.
  La ringrazio molto e dichiaro conclusa questa audizione.

  La seduta termina 10.25.