XIX Legislatura

VII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 12 di Martedì 19 settembre 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Mollicone Federico , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPATTO DELLA DIGITALIZZAZIONE E DELL'INNOVAZIONE TECNOLOGICA SUI SETTORI DI COMPETENZA DELLA VII COMMISSIONE

Audizione di rappresentanti di WeSchool , in videoconferenza, di Edoardo Montefusco, presidente di Radio Dimensione Suono SpA, e di rappresentanti di Intellera Consulting .
Mollicone Federico , Presidente ... 3 
Montefusco Edoardo , presidente di Radio Dimensione Suono SpA ... 3 
Mollicone Federico , Presidente ... 5 
Montefusco Edoardo , presidente di Radio Dimensione Suono SpA ... 5 
Mollicone Federico , Presidente ... 5 
Montefusco Edoardo , presidente di Radio Dimensione Suono SpA ... 5 
Mollicone Federico , Presidente ... 5  ... 5 
Pellegrino Massimo , partner responsabile dei processi di innovazione digitale di Intellera Consulting ... 5 
Mollicone Federico , Presidente ... 7 
Pellegrino Massimo , partner responsabile dei processi di innovazione digitale di Intellera Consulting ... 7 
Mollicone Federico , Presidente ... 7 
Pellegrino Massimo , partner responsabile dei processi di innovazione digitale di Intellera Consulting ... 7 
Mollicone Federico , Presidente ... 8  ... 8 
Sbarbaro Letizia , responsabile della formazione di WeSchool (in videoconferenza) ... 8 
De Rossi Marco , amministratore delegato di WeSchool (in videoconferenza) ... 9 
Mollicone Federico , Presidente ... 10 
De Rossi Marco , amministratore delegato di WeSchool (in videoconferenza) ... 10 
Mollicone Federico , Presidente ... 10 
De Rossi Marco , amministratore delegato di WeSchool (in videoconferenza) ... 10 
Mollicone Federico , Presidente ... 11

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
FEDERICO MOLLICONE

  La seduta comincia alle 15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori sarà assicurata, oltre che con la redazione del resoconto stenografico, anche attraverso la trasmissione sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti di WeSchool , in videoconferenza, di Edoardo Montefusco, presidente di Radio Dimensione Suono SpA, e di rappresentanti di Intellera Consulting .

  PRESIDENTE. La Commissione prosegue le audizioni nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impatto dalla digitalizzazione e dell'innovazione tecnologica sui settori di competenza della VII Commissione.
  Iniziamo con l'audizione del dottor Montefusco, presidente di Radio Dimensione Suono SpA, che ringrazio per aver raccolto l'invito della Commissione, cedendogli immediatamente la parola per lo svolgimento del suo intervento, rammentando che lo stesso dovrà essere contenuto in non oltre cinque minuti. Prego.

  EDOARDO MONTEFUSCO, presidente di Radio Dimensione Suono SpA. Grazie presidente, grazie a tutti voi, onorevoli membri di questa autorevole Commissione.
  L'interessantissimo ciclo di audizioni in essere, a mio avviso, coglie perfettamente l'importanza a suo modo storica della fase in atto, segnata da una nuova rivoluzione tecnologica, che stiamo de facto già vivendo. Anche per questo sono particolarmente lieto e molto onorato di partecipare ai vostri lavori.
  Se mi è consentito un tono, diciamo così, aperto, signor presidente, onorevoli deputati, io faccio parte di quel gruppo di giovani ragazzi che quasi cinquant'anni fa si mise a fare radio, animato dalla passione e dalla voglia di intraprendere, che fecero di noi dei pionieri.
  Oggi io e i miei colleghi dell'editoria radiofonica siamo diversi, siamo cresciuti, indossiamo la veste di imprenditori moderni, alla guida di aziende che pagano le tasse, danno stabile lavoro a migliaia di professionisti, aziende che sono, peraltro, promotrici di percorsi di formazione continua, all'avanguardia in ogni capo. Ma alla fin fine, quei giovani ragazzi, seppur con qualche capello bianco in più, sono sempre animati dallo spirito degli inizi, lo spirito di servizio che è nel nostro stesso DNA.
  Ci muove oggi, come ci mosse all'epoca, il desiderio di fare del bene, di contribuire al miglioramento della vita delle persone. Quasi 35 milioni di italiani ascoltano la radio ogni giorno, a loro le emittenti privati forniscono gratuitamente musica, intrattenimento, notizie e informazioni di servizio, un ruolo sociale che viene riconosciuto da diverse normative vigenti, quindi aziende floride e, in ogni caso, sempre resilienti, tanti posti di lavoro, gettito fiscale e riconoscimento del nostro ruolo fiscale.
  Ecco, tutto questo non sarebbe stato possibile se i legislatori e, più in generale, i decisori politici, non ci avessero ascoltato, come state facendo voi oggi, perché ogni innovazione incontra inevitabilmente delle paure e delle resistenze. Paure e resistenze che, credo io, bisogna affrontare e superare.Pag. 4
  In passato le istituzioni ci hanno seguito e accompagnato, hanno prima intuito e poi capito che era nello stesso interesse del Paese farlo. È giusto che questo sia considerato un merito delle istituzioni. Noi pensiamo che sia molto opportuno che lo si faccia ancora.
  Oggi chiediamo che, al netto di tutte le analisi doverose del lavoro che si vorrà e dovrà fare, ci si consenta di rimanere all'avanguardia, di progredire. Abbiamo dimostrato che il progresso tecnologico imprenditoriale della radiofonia privata produce ricadute positive per tutti.
  Addentrandoci nelle questioni di specifico interesse di questa illustre Commissione, forse è utile esplicitare un concetto con ulteriore chiarezza. Noi siamo convinti che, oltre ai contenuti, la tecnologia sia un fattore abilitante.
  Mi spiego meglio, con un esempio: RDS, di cui sono presidente, ha sviluppato sistemi di radiovisione con un notevole apporto di tool innovativi, già usiamo, per essere diretti, l'intelligenza artificiale, e siamo al lavoro per mettere sempre più a disposizione di brand e broadcaster internazionali il nostro know-how. Dico internazionali perché siamo in grado di esportare nel mondo la nostra expertise, anche questo è export.
  Sostituiamo l'uomo ai posti di lavoro con l'intelligenza artificiale? Al contrario, aumentiamo piuttosto nel complesso il numero delle collaborazioni e, grazie all'innovazione, produciamo sì fatturato, ma anche sviluppo. L'intelligenza artificiale, se sapientemente implementata e probabilmente in qualche modo regolata, costituisce quindi un potenziale volano per le imprese del nostro settore.
  Ho appena usato un'espressione «in qualche modo regolata». Noi siamo rispettosissimi delle regole, vogliamo delle regole, regole che siano osservate da tutti gli attori del settore. Si tratta di essere responsabili, di non guardare all'interesse di parte, ma al bene dell'intero comparto. La radio gode di buona salute, ma bisogna fare sistema, di più. Senza il contributo degli amici del servizio pubblico le cose si complicano, e si complicano per tutti. Noi non possiamo non evidenziare l'atteggiamento della RAI, che si oppone, nella sostanza, all'innovazione tecnologica rappresentata dalle piattaforme terrestri di broadcast operanti con lo standard europeo DAB+.
  Per bloccare il suo sviluppo è stato impugnato dinanzi al TAR Lazio il Piano delle frequenze, che attendevamo dal 2001, legge n. 66 del 2001, approvata solo l'anno scorso da Agcom, dopo molte resistenze, che ci duole aver riscontrato nel tempo anche a livello ministeriale.
  Altrettanto è stato deciso di fare relativamente ai diritti d'uso concessi ai due operatori di reti nazionali private, gli unici previsti dal regolamento Agcom del 2009. Infine, la RAI si rifiuta di sottostare all'obbligo di «must carry», per permettere a nuovi soggetti radiofonici di iniziare le diffusioni, obblighi che sono fissati anche per gli operatori di reti private nazionali, per cui noi.
  Nonostante questo quadro e l'assenza di qualsiasi semplificazione burocratica e sostegno economico, i due operatori nazionali privati hanno raggiunto la copertura di servizio in ricezione mobile dell'88 per cento della popolazione, e per la ricezione indoor, che richiede operazioni assai più complesse, si è comunque arrivati al 57 per cento. Spiace notare che il servizio pubblico ha soltanto cinquantanove impianti attivi, contro gli oltre duecento di ciascuna delle reti nazionali private.
  Vi è certamente da sottolineare lo sforzo, anche economico, delle radio locali. Attualmente sono circa cinquanta società consortili in tutte le regioni italiane, con oltre cinquecento emittenti locali che trasmettono in DAB+.
  Ad oggi in Italia sono stati venduti o forniti di serie sulle nuove auto (legge bilancio 2017 con vigenza 2020) circa 13 milioni di ricevitori. Aggiungerei che l'evoluzione e lo sviluppo tecnologico del mezzo radio passa anche per la prominence all'interno dei veicoli. È un tema a noi molto caro, visto che l'80 per cento dell'ascolto passa dalle vetture in mobilità. Auspichiamo pertanto che su questo l'Autorità possa esprimersi quanto prima.Pag. 5
  Appare evidente, ricapitolando come la rivoluzione DAB sia già in atto, pensiamo che si debbano rimuovere pratiche o tattiche incomprensibilmente delatorie e nocive al progresso dell'intero settore, consentendo invece a questa innovazione di dispiegare tutto il suo potenziale.
  Il DAB è essenziale per il presente e per il futuro della radiofonia e per le nostre imprese. Costi di gestione venti/venticinque volte inferiori all'analogico FM, qualità audio eccezionale, possibilità di servizi multimediali. Non è un dettaglio che questa tecnologia si è diffusa il broadcaster, quindi libera e indipendente da qualsiasi rete di TLC, comprese le reti IP. Un dettaglio, se vogliamo chiamarlo così, di enorme rilevanza, non solo tecnologica.
  Il DAB rappresenta un plus strategico alla neutralità delle reti, gli operatori di rete sono obbligatoriamente società consortili paritarie e prive di lucro. Si tratta, peraltro, di una straordinaria opportunità per spostare la competizione sui contenuti e sui servizi offerti.
  Si ha il timore di una fuga dal FM? Questo non succederà. Sono convinto che in futuro assisteremo a un arricchimento non a un trasferimento dell'offerta anche e non casualmente per ciò che riguarda i format, ci saranno sempre più Phyigital, come uso dire, ci sarà un ping pong continuo tra parte fisica e parte digitale, siamo perfettamente in grado di gestirlo, ancora meglio se in una cornice normativa chiara, all'interno della quale agire con una libertà d'azione, certamente da esercitare con responsabilità.
  Molte altre riflessioni sono possibili e spero che vi siano altri momenti di ascolto e di confronto. Intanto, ringraziando del tempo e dell'attenzione che mi sono stati concessi, rimango ovviamente a disposizione per qualsivoglia domanda. Ringrazio voi tutti e la presidenza per questa audizione.

  PRESIDENTE. Chiedo se vi siano quesiti da parte dei colleghi connessi in remoto.
  Ne ho uno io per il dottor Montefusco. Quali iniziative per migliorare questa transizione al DAB, che lei rileva come critica, nel senso molto efficiente da parte della rete privata e non altrettanto efficiente da parte di quella pubblica? E che ruolo dovrebbe avere la RAI in questo processo?

  EDOARDO MONTEFUSCO, presidente di Radio Dimensione Suono SpA. Come vediamo, la RAI ha interesse a sviluppare il sistema tecnologicamente avanzato DAB. Non riusciamo a comprendere perché non si sviluppi in quel senso. Cerca di frenare tutto il sistema evolutivo. Chiaramente, frenando il sistema evolutivo tecnologico, si frena tutto il sistema.
  Attualmente noi viviamo di raccolta pubblicitaria. La RAI ha un canone e ha la raccolta pubblicitaria, e non comprendiamo perché freni l'evoluzione tecnologica, non lo comprendiamo.

  PRESIDENTE. Quindi servirebbe un maggiore impulso da parte del Governo rispetto alla parte pubblica, perché incentivi il DAB.

  EDOARDO MONTEFUSCO, presidente di Radio Dimensione Suono SpA. Assolutamente sì. Auspichiamo che il Governo intervenga in qualche modo, perché tutti gli attori in campo devono avere le stesse prerogative e le stesse possibilità.

  PRESIDENTE. Grazie dottor Montefusco. Proseguiamo ora il ciclo di audizioni.

  PRESIDENTE. Saluto il dottor Massimo Pellegrino, partner responsabile dei processi di innovazione digitale, accompagnato dal dottor Alessandro Gui, partner dell'area di competenza digitale, e dal dottor Davide Minchella, consulente dei rappresentanti di Intellera Consulting.
  Cedo immediatamente la parola al dottor Pellegrino per lo svolgimento del suo intervento, rammentando che lo stesso dovrà essere contenuto in non oltre cinque minuti. Prego.

  MASSIMO PELLEGRINO, partner responsabile dei processi di innovazione digitale di Intellera Consulting. Grazie e buongiorno a tutti. Grazie dell'invito.Pag. 6
  Intellera Consulting è una società di consulenza manageriale, siamo un gruppo di circa milletrecento persone che si occupa di consulenza primariamente con la pubblica amministrazione in Italia e con la Commissione europea.
  Proprio lavorando con la Commissione europea abbiamo avuto e abbiamo un osservatorio privilegiato per analizzare l'impatto delle nuove tecnologie. In particolar modo lavoriamo nell'ambito dell'intelligenza artificiale e della regolamentazione, che è in dirittura d'arrivo, della stessa, che si chiama AI Act.
  Oggi vorrei però focalizzarmi sull'impatto dell'intelligenza artificiale sull'istruzione e sulla scuola, specie dopo l'introduzione nel mercato, alla fine del 2022, dei modelli generativi, e quindi di un modello completamente diverso di intelligenza artificiale.
  Il mercato dei soli modelli generativi, per quanto riguarda l'istruzione, è previsto in crescita a livello globale di circa 130 miliardi di dollari l'anno. Questo dà l'idea di quanto può essere profondo l'impatto dell'intelligenza artificiale.
  Quali sono le principali applicazioni che possono essere utilizzate e che verranno utilizzate in ambito scolastico o in ambito dell'istruzione? Le possiamo categorizzare in due ambiti: le prime sono applicazioni che riguardano il supporto all'insegnamento, per così dire, sono rivolte agli studenti, e quindi il supporto all'insegnamento e agli studenti può essere fatto il cosiddetto tutoraggio intelligente, sono applicazioni che prevedono una sequenza di attività per le quali lo studente riceve un feedback personalizzato e l'interazione può essere anche una conversazione con un chatbot. Esistono poi applicazioni a supporto degli studenti, tipo l'esplorazione e la pianificazione delle risorse di apprendimento, e in questo caso gli studenti possono avere molte simulazioni di percorsi di apprendimento diversi e necessari per raggiungere specifici obiettivi di apprendimento. Ci sono e ci saranno applicazioni per la valutazione automatica delle prove scritte, dove in questo caso lo studente riceve un feedback personalizzato rispetto a quanto ha fatto in una prova scritta. Esistono poi applicazioni che riguardano l'apprendimento collaborativo, come si è detto, e quindi la possibilità di suddividere gli studenti in gruppi più o meno diversificati a seconda del contesto, e a seguirli nelle interazioni che hanno in questi gruppi, soprattutto nelle interazioni online.
  L'altra categoria di applicazioni riguarda invece il supporto agli insegnanti. Per esempio, abbiamo le applicazioni, anche in questo caso, di valutazione automatica delle prove scritte, però lato insegnante, e quindi supporto su come devono essere fatte le correzioni. Applicazioni che riguardano assistenti, per così dire, virtuali, basati su intelligenza artificiale, per rispondere, tramite un chatbot, per esempio, alle domande più frequenti rivolte dagli studenti agli insegnanti. Applicazioni, per esempio, per la diagnosi di problemi di apprendimento, e quindi di difficoltà di apprendimento, sulla base delle analisi delle informazioni relative al vocabolario utilizzato dagli studenti, dal ragionamento spaziale, dalla memoria; tutti questi dati sulle abilità cognitive permettono di identificare in maniera molto tempestiva le eventuali disabilità o problemi di tipo cognitivo e di trovare poi le necessarie misure per correggerli.
  Queste sono solo alcune delle applicazioni che verranno utilizzate nell'ambito dell'istruzione o che sono comunque abilitate dalla tecnologia dell'intelligenza artificiale, ma che sollevano anche problemi di tipo etico, e sono problemi che vengono affrontati dalla futura regolamentazione.
  I problemi in questione riguardano, per esempio, il fatto che gli insegnanti debbano essere sempre in controllo, per così dire, delle applicazioni di AI, devono avere la possibilità di prendere la decisione finale in maniera autonoma.
  C'è un problema relativo alla trasparenza delle applicazioni di intelligenza artificiale, studenti e insegnanti devono sapere in che modo le applicazioni prendono decisioni che li riguardano.
  C'è un problema relativo alla non discriminazione, che significa che soprattutto gli studenti non devono essere discriminati o penalizzati sulla base di pregiudizi di tipo Pag. 7di genere sessuale, di religione o di etnia. C'è un problema relativo alla privacy, quindi tutti gli operatori, sia gli studenti che i professori, devono essere assicurati sulla protezione delle loro informazioni personali, così come vuole l'attuale regolamentazione del GDPR. Poi c'è un problema che è difficile trascurare, ma è anche difficile misurare, che riguarda il benessere mentale ed emotivo, sia degli studenti che dei professori, che utilizzano applicazioni di intelligenza artificiale. Significa che l'interazione tra la macchina e l'essere umano, sia esso uno studente o un professore, non deve provocare stress da un punto di vista emotivo, deve essere facile in termini di interazione, non deve provocare stress nemmeno da un punto di vista cognitivo. Questi sono aspetti che devono essere curati e che verranno regolamentati con l'AI Act, e sono ancora oggetto di dibattito.
  Altro oggetto di dibattito – e l'ho accennato all'inizio del mio intervento – è l'introduzione dei cosiddetti modelli generativi, quindi ChatGPT, che è quello più conosciuto, ma poi ne esistono veramente moltissimi altri. Qui occorre valutare l'impatto di questi modelli sul mondo dell'istruzione e, in generale, l'impatto di questi modelli da un punto di vista sociale, è complicato e, probabilmente, devono essere fatti studi e sperimentazioni per una progettazione accurata delle modalità di utilizzo di strumenti di questo tipo.
  Io con questo ho concluso. Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Grazie. Chiedo ai colleghi se intendono porre quesiti, anche quelli collegati da remoto.
  Ne ho io uno, che è questo. Secondo lei, che impatto avrà l'intelligenza artificiale sui modelli di istruzione nel prossimo futuro?

  MASSIMO PELLEGRINO, partner responsabile dei processi di innovazione digitale di Intellera Consulting. L'impatto è quello che ho appena descritto. Il punto è, probabilmente, suddividere le applicazioni tra intelligenza artificiale pre modelli generativi, quindi pre ChatGPT, e l'impatto che invece ci sarà a causa di questi nuovi modelli che sono stati sviluppati recentemente, perché in gioco ci sono le capacità cognitive delle persone, in questo caso degli studenti.
  Fare in modo che qualsiasi compito venga svolto con l'aiuto di un'intelligenza artificiale, che probabilmente ha già oggi la capacità di passare test particolarmente difficili, che non passa la maggioranza degli studenti, e che è destinata probabilmente a eguagliare o comunque a essere simili in termini di capacità all'intelligenza umana, crea evidentemente dei dubbi o, comunque, un'area di cautela, non per pensare di vietarli, ma per progettare dei percorsi di introduzione di tecnologie di questo tipo che ottimizzino l'apprendimento e che salvaguardino anche il sistema cognitivo dei discenti.

  PRESIDENTE. Un'ultima domanda. Non so se può rispondermi perché è un quesito più specialistico.
  Secondo lei, quanto e come regolamentare l'intelligenza artificiale applicata anche all'istruzione, ma anche agli altri ambiti, appena si sarà raggiunto lo sviluppo del microprocessore quantico di potenza di un tera, che è considerato dagli esperti il limite oltre il quale la potenza di calcolo aumenta esponenzialmente, e questo applicato all'intelligenza artificiale potrebbe significare un potenziamento esponenziale delle capacità dell'intelligenza stessa, che, applicata all'istruzione, può portare anche a dei rischi di influenza eccessiva nell'assimilazione delle fonti e nella diffusione degli orientamenti di istruzione?

  MASSIMO PELLEGRINO, partner responsabile dei processi di innovazione digitale di Intellera Consulting. Questo è un tema particolarmente interessante, viene definito l'ambito dei rischi esistenziali, per così dire, dell'intelligenza artificiale. Io credo che questa tipologia di rischi debba prevedere una governance, che non è puramente regolamentazione, ma un modello di governance multi-stakeholders, come viene chiamata, distribuito.
  Il dibattito oggi riguarda, per esempio, il fatto di mutuare questi modelli di governancePag. 8 da altri ambiti, per esempio il nucleare o, per esempio, internet, dove la capacità della legge di seguire fenomeni che si evolvono in maniera così rapida e che hanno un potenziale d'impatto così grande è estremamente limitato, e quindi c'è la necessità di avere dei comitati, delle organizzazioni, c'è da capire dove metterli a livello internazionale, ma c'è da fare in modo che gli Stati, collettivamente, decidano regole di comportamento sullo sviluppo dell'intelligenza artificiale, soprattutto quando raggiungerà, come giustamente dice lei, limiti che pongono dei problemi definiti esistenziali, per quanto riguarda l'umanità. I computer quantistici, e quindi tutta la parte di quantum computing è una di queste tecnologie, tecnologie che possono accelerare l'evoluzione dell'intelligenza artificiale in questo senso.
  L'AI Act serve per un qualche cosa di molto più specifico, quindi di applicazioni che non sono ancora a quel livello, nonostante preveda anche la regolamentazione di modelli generativi, ma quando si aggiungerà quel livello, e anche prima, dal mio punto di vista, c'è bisogno di un modello di governance globale, che non è puramente regolamentare.

  PRESIDENTE. La ringrazio, per il suo prezioso contributo anche in sede di replica alle domande poste.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in videoconferenza di rappresentanti di WeSchool. Saluto la dottoressa Letizia Sbarbaro, education manager di WeSchool, e il dottor Marco De Rossi, amministratore delegato di WeSchool, che ringrazio per avere accolto l'invito della Commissione.
  Cedo immediatamente la parola alla dottoressa Sbarbaro e al dottor De Rossi per lo svolgimento del loro intervento, rammentando che lo stesso dovrà essere contenuto globalmente in non oltre cinque minuti. Grazie.

  LETIZIA SBARBARO, responsabile della formazione di WeSchool (in videoconferenza). Buon pomeriggio Presidente, buon pomeriggio deputate e deputati. Grazie innanzitutto per l'invito.
  Chi siamo? WeSchool è un player italiano nell'innovazione didattica. Nell'ultimo anno abbiamo accompagnato oltre mezzo milione, tra docenti e studenti, in un viaggio per cambiare il modo in cui la scuola avviene ogni giorno, per avere una scuola che prepari i ragazzi alle sfide del nuovo millennio.
  Come lo facciamo? Aiutiamo le scuole portando loro le migliori tecnologie, e per questo abbiamo creato WeSchool, una piattaforma sviluppata in Italia, unica a competere con i grandi giganti del digitale, e non stiamo parlando di DAD, è uno strumento utilissimo anche in presenza, in aula, perché aiuta ad intensificare la collaborazione tra gli studenti. Alla fin fine quello che sappiamo è che è il modello ibrido che vincerà, e quindi noi dovremo aiutare i docenti ad usare gli smartphone per la didattica e non tanto a vietarli.
  Però la tecnologia sappiamo anche che non basta. Per questo, ed è quello che fa il mio team tutti i giorni, proponiamo ogni anno ai duecentomila docenti iscritti a WeSchool centinaia di progetti che portano in classe metodologie didattiche innovative, ma anche le nuove competenze e i contenuti che non si insegnavano quando io ho fatto la maturità dieci anni fa e che ancora oggi rimangono fuori dai programmi.
  Quindi nel concreto cosa facciamo? Insieme ai no-profit, ai più grandi gruppi industriali italiani e globali e insieme alla Società Civile, sviluppiamo programmi educativi integrativi rispetto alla didattica ordinaria, che avvengono nelle ore di educazione civica durante il PCTO (ex alternanza scuola e lavoro) e nelle altre materie curriculari, e sono dedicati a temi come la sostenibilità energetica, l'orientamento, il coding e il pensiero critico, l'iperemotività, l'inclusione, la cittadinanza digitale e la parità di genere. Questo perché il mondo fuori dalla scuola ha le competenze del nuovo millennio, ma non parla la lingua della didattica, mentre invece nelle scuole è l'esatto contrario. Quindi noi colmiamo questa distanza.Pag. 9
  Vi faccio qualche esempio concreto. Oggi si parla quotidianamente di intelligenza artificiale e privacy. Noi abbiamo creato un gioco di ruolo in cui gli studenti vestono i panni di un fondatore di un social network, che, allo stesso tempo, deve sia innovare con l'intelligenza artificiale, sia proteggere la privacy dei suoi utenti, e tutto questo considerando anche l'impatto ambientale di CO2 emessa dai suoi datacenter. Oppure, un altro esempio, collaborando con il brand di abbigliamento sportivo più importante al mondo, abbiamo creato un programma in cui studentesse e studenti devono inventare uno sport completamente nuovo, accessibile a tutti, a cui possono giocare anche i compagni di scuola con disabilità. O ancora, con CDP abbiamo creato un programma dedicato alla smart city, in cui gli studenti disegnano con Minecraft la loro città dei sogni, però poi ci devono allegare anche un business plan e un piano di fattibilità, altrimenti è troppo facile.
  In tutto questo a volte perdiamo il controllo, in senso buono ovviamente. Gli studenti di una classe di lingue di Milano, ad esempio, hanno finito per usare quelle stesse competenze che hanno imparato con Minecraft per creare una mappa concettuale che aiutasse i compagni DSA a imparare i verbi irregolari in inglese, andando quindi oltre alle specifiche finalità del progetto.
  Cosa abbiamo imparato da tutto questo? In realtà io qui cedo la parola a Marco De Rossi, fondatore di WeSchool.

  MARCO DE ROSSI, amministratore delegato di WeSchool (in videoconferenza). Grazie. Volevo sottoporre alla Commissione tre questioni principali, secondo me, di interesse per i policy maker, che poi sono le stesse che porteremo oggi pomeriggio ai tavoli di Unesco a New York, durante la settimana dell'assemblea generale.
  Il primo. Molte delle iniziative su cui lavoriamo e di cui parlava Letizia rischiano talvolta, nel mondo della scuola, di rimanere isolate nelle specifiche attività e progetti nell'ora di educazione civica, invece che permeare in modo completo tutte le materie. Quindi le soft skills si possono imparare e sviluppare in qualsiasi materia, posso imparare a comunicare in modo efficace e lavorare in gruppo anche se sto imparando Shakespeare.
  Quindi per me è molto importante evitare il rischio della cosiddetta riserva indiana, cioè queste progettualità di grandissimo valore, anche grazie al PCTO e all'educazione civica, che però finiscono per diventare l'alibi per fare in modo che tutto il resto della scuola rimanga la medesima.
  In pratica, come si può fare? Sicuramente con sistemi di incentivi, ma non è di questo che volevo parlare oggi, ma anche intervenendo sulla formazione dei docenti.
  Come sapete, questo per l'Italia è un momento particolare, perché, se sommate le iniziative relative al PNRR, ad esempio il bando Scuola Futura, il nuovo Piano nazionale scuola digitale, è la seconda edizione che adesso è sul tavolo del Ministro, la nuova governance di un nuovo istituto che si occuperà della formazione dei docenti e forse anche la riforma degli enti di formazione, che ancora è in discussione, insomma, è un momento in cui voi potete, insieme al Governo, fare molto.
  Il secondo dei tre punti. Gran parte delle risorse del PNRR legate alla scuola sono andate – oltre alla parte infrastrutturale, parlo delle parte di competenze naturalmente – ai docenti, oppure per comprare dell'hardware. È importante preservare anche gli investimenti sui software e sui contenuti. Con unici interventi di bandi in cui la scuola poi può investire i soldi in questi quattro ambiti, prevalgono gli investimenti in hardware, che portano solo valore aggiunto ad altri territori produttori, come sappiamo, e quelli sui docenti, su cui non ho nulla da dire.
  È un fatto che delle risorse del PNRR quasi nulla sia andato ai contenuti del mondo dell'editoria italiana, che è un mondo che deve innovare, che va sostenuto e che può fare tanto, e anche il mondo dei software, come il nostro.
  Tutto il nostro supporto durante il Covid (WeSchool è stata, con Google e Microsoft, una delle tre piattaforme che ha permesso la DAD) è stato gratuito perché Google e Microsoft danno lo strumento gratuitamente, con un comportamento che in antitrust si chiama dumping, come sappiamoPag. 10 tutti, e quindi hanno distrutto il mercato e nessuno può creare piattaforme e venderle in nessun modo, e questo affinché poi le generazioni di studenti che escono da scuola continuino ad utilizzare quegli strumenti, pagandoli per tutta la vita. Questo nel mondo education è un tema che è sul tavolo della Commissione europea, ma credo sia importante anche per il policy maker italiano esserne consapevoli.
  Infine, ultimo e terzo tema, sempre legato alle piattaforme, è quello legato alla privacy degli studenti, perché stiamo parlando di infrastrutture digitali che, di fatto, sono infrastrutture chiave del sistema su cui viaggiano i dati di 8 milioni di minorenni e su cui il Governo non ha un accordo diretto con questi fornitori di piattaforme.
  Il mio auspicio, per chiudere, è che insieme ai discorsi sul PSN e su quanto sia strategico avere un'infrastruttura nazionale, oltre che a parlare, come è giusto che sia, di sicurezza militare, di temi legati alla salute e, ovviamente, dell'accesso ai servizi digitali della pubblica amministrazione e Spid, quando si parla di PSN si parli anche di infrastrutture per la didattica, che non sono meno importanti. Grazie.

  PRESIDENTE. Chiedo se vi siano quesiti da parte dei colleghi.
  Anche io vorrei porne uno in particolare. Al di là di quello che è il vostro impegno per l'innovazione della didattica, che è stato chiaro anche dall'esposizione, capire, secondo voi, in quali tempi e se è auspicabile l'integrazione, attraverso l'uso dei laboratori, tra la tecnologia della realtà virtuale e la tecnologia del gaming applicato all'insegnamento della storia, della scienza, della geografia e di tutte quelle materie che lo permetterebbero. Secondo voi è possibile uno sviluppo di questa tecnologia e di questa integrazione entro brevi tempi o meno?

  MARCO DE ROSSI, amministratore delegato di WeSchool (in videoconferenza). La tecnologia c'è già, sta diventando sempre più economica, parliamo dei device che poi permettono di farlo, non è ancora super economica. Attraverso iniziative che il Ministero dell'istruzione ha già fatto, penso ad esempio a Scuola 4.0, non solo a Scuola Futura, le scuole stanno già comprando in questi mesi molti device. Di contenuti in italiano ce ne sono pochi, purtroppo, in inglese molti di più, ci sono già.
  Quindi la risposta è sì, si può fare. Strumenti e tecnologie ci sono, soldi per comprare gli strumenti abbastanza. Il limite che blocca tutto questo e l'adozione è, come sempre, la competenza e la formazione docenti. Quindi sì, si può fare, però bisogna lavorare sulla competenza dei docenti, perché altrimenti non si sa come farlo.

  PRESIDENTE. Penso anche alla validazione dei contenuti da parte del Ministero. Immagino che adesso vengano più che altro sperimentati, ho visto alcuni casi, su ambiti scientifici, ma, per esempio, immagino che un libro di storia virtuale avrebbe una potenzialità enorme per gli studenti come integrazione, ovviamente, con un insegnamento bidirezionale tradizionale.

  MARCO DE ROSSI, amministratore delegato di WeSchool (in videoconferenza). Noi nei nostri progetti già inseriamo esperienze del genere. Riguardo all'approvazione dei contenuti, il sistema scolastico italiano su questo ha un DNA fortissimo. Così come il Ministero non approva i libri, e questo è un punto molto importante, allo stesso modo anche da quando il ministro Carrozza nel 2013 ha reso non più necessario il sistema adozionale, adottare i libri, i documenti o risorse, come vengono chiamati, utilizzati, inclusa l'esperienza nel metaverso sull'impero romano, lo decide il singolo consiglio di classe. Io credo che tutto il sistema scolastico è molto allineato su questo, quindi non mi aspetto cambiamenti su questo.
  Questo porta a dei rischi, un gioco fatto male con contenuti sbagliati? Assolutamente sì, così come è su internet e così come è su qualsiasi libro di carta, sfortunatamente. Per questo è importante aiutare docenti e studenti a sviluppare senso critico e capacità di far checking, così come è importante per la carta stampata.

Pag. 11

  PRESIDENTE. Sì, con la differenza che parliamo di testi scolastici che, come sapete, sono validati all'origine dal Ministero, i contenuti dei manuali scolastici non sono affidati solo alla libertà editoriale. È un tema molto interessante che, come Commissione Cultura, svilupperemo, anche coinvolgendo l'INDIRE. Vi ringrazio.
  Ringrazio gli auditi per il loro contributo e dichiaro concluse le audizioni della giornata odierna.

  La seduta termina alle 15.40.