XIX Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SUI DIRITTI UMANI NEL MONDO

Resoconto stenografico



Seduta n. 8 di Martedì 19 dicembre 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Boldrini Laura , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPEGNO DELL'ITALIA NELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER LA PROMOZIONE E TUTELA DEI DIRITTI UMANI E CONTRO LE DISCRIMINAZIONI

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di EgyptWide .
Boldrini Laura , Presidente ... 3 
Franchini Alice , rappresentante di ... 4 
Boldrini Laura , Presidente ... 5 
Piquemal Leslie , rappresentante di ... 5 
Boldrini Laura , Presidente ... 6 
Atallah Ahmed , rappresentante di ... 6 
Boldrini Laura , Presidente ... 7 
Quartapelle Procopio Lia (PD-IDP)  ... 7 
Boldrini Laura , Presidente ... 8 
Piquemal Leslie , rappresentante di ... 9 
Boldrini Laura , Presidente ... 9 
Franchini Alice , rappresentante di ... 9 
Boldrini Laura , Presidente ... 10 
Atallah Ahmed , rappresentante di ... 10 
Boldrini Laura , Presidente ... 11

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Buon pomeriggio a tutte e a tutti. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di EgyptWide .

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di EgyptWide for Human Rights, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella comunità internazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni.
  Ricordo che la partecipazione da remoto è consentita alle colleghe e ai colleghi secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento.
  Anche a nome dei componenti del Comitato, saluto e ringrazio per la disponibilità a prendere parte ai nostri lavori, collegati da remoto, la dottoressa Alice Franchini, advocacy officer di EgyptWide, il dottor Ahmed Atallah, Direttore esecutivo di Egypt Front for Human Rights, e la dottoressa Lesley Piquemal, advocacy senior del Cairo Institute for Human Rights Studies.
  Ricordo che EgyptWide for Human Rights nasce come iniziativa italo-egiziana per promuovere i diritti umani e le libertà civili in un Paese, l'Egitto, che a dodici anni dalla rivoluzione che ha portato alla caduta di Mubarak, è ancora caratterizzato dalla repressione nei confronti del dissenso politico; numerosi difensori dei diritti umani sono in carcere, oppure sono costretti a lasciare il Paese e a cercare asilo altrove.
  EgyptWide for Human Rights ha l'obiettivo di fornire informazioni accurate sulla situazione dei diritti umani in Egitto; monitorare la repressione da parte delle autorità locali; denunciare le forme di violenza, ingiustizia e di esclusione che coinvolgono la società egiziana; sostenere i processi politici che coinvolgono la società civile egiziana nella sua lotta per la libertà e la democrazia; mobilitare la società civile italiana sui temi del commercio internazionale di armi e delle relazioni Italia-Egitto.
  Ricordo che nelle ultime elezioni presidenziali, che si sono svolte tra il 10 e il 12 dicembre – quindi pochi giorni fa – il Presidente uscente Abdel Fattah al Sisi si è imposto con un ampio margine sul suo rivale più vicino, il socialdemocratico Farid Zahran. Al Sisi rimarrà dunque al potere almeno fino all'aprile del 2030, quando scadrà ufficialmente il suo nuovo mandato, teoricamente l'ultimo, secondo le modifiche della Costituzione che sono state approvate tramite referendum nel 2019.
  Proprio in vista delle elezioni presidenziali, le autorità egiziane hanno intensificato la repressione contro i dissidenti, impedendo anche la candidatura di un esponente dell'opposizione. Secondo i dati diffusi da Amnesty International, dal 1° ottobre almeno 196 persone sono state arrestate per aver preso parte a manifestazioni non autorizzate, diffusione di «false notizie» e presunti atti di terrorismo.
  Da parte sua, Human Rights Watch ha documentato abusi delle autorità egiziane anche nei riguardi di richiedenti asilo e rifugiati, tra cui detenzione arbitraria, violenzePag. 4 fisiche, deportazioni illegali e respingimenti collettivi.
  Da ultimo, segnalo ai nostri ospiti che già nella scorsa legislatura questo Comitato, che avevo già l'onore di presiedere, si è occupato della condizione dei diritti umani in Egitto attraverso le audizioni di Ramy Shaat, Céline Lebrun, nonché di Laila Soueif, madre di Alaa Abd-el Fattah, volto della rivolta di piazza Tahrir nel 2011 e simbolo di un'intera generazione di giovani egiziani che hanno messo la propria vita al servizio dei diritti umani.
  Io, quindi, darei subito la parola alla dottoressa Franchini.

  ALICE FRANCHINI, rappresentante di EgyptWide (intervento in videoconferenza). Salve. La ringrazio, onorevole, per la presentazione più che esaustiva e ringrazio il Comitato per averci dato la possibilità di essere auditi oggi.
  Inizierò parlandovi del lavoro di ricerca che abbiamo svolto nel corso degli ultimi due anni sul tema dei commerci di armi piccole e leggere italiane vendute all'Egitto nell'arco degli ultimi dieci anni, dopodiché lascerò la parola alla collega, dottoressa Piquemal, che ci parlerà meglio della situazione dei diritti umani in Egitto, al momento.
  Vorrei premettere inizialmente che la segreteria ha i nostri contatti – di tutti e tre – e chiunque di voi desiderasse poter avere i recapiti delle persone, delle organizzazioni che sono qui presenti oggi è chiaramente il benvenuto a contattarci, chiedendo i recapiti alla Segreteria.
  EgyptWide ha svolto un lavoro di ricerca sul commercio di armi italiane piccole e leggere che sono state vendute all'Egitto tra il 2013 e il 2021, pubblicato a maggio di quest'anno. Si è scelto di concentrarci su queste categorie di armamenti perché sono particolarmente sfuggenti come oggetto di ricerca, dal momento che le loro dimensioni ridotte rendono molto più difficile, rispetto ad altre categorie di materiali d'armamento, il tracciamento sia in fase di spedizione che una volta avvenuta la consegna rispetto al loro uso. Tuttavia, si tratta di materiali assolutamente letali e sono spesso protagonisti di gravi episodi di repressione interna, come alcuni di quelli che abbiamo documentato.
  Per fare questo abbiamo incrociato dati da diverse banche dati, compresi le relazioni al Parlamento italiano, che vengono presentate ogni anno sulle attività autorizzate e svolte per il commercio, l'esportazione, l'importazione e il transito dei materiali di armamento, ma anche dati della banca dati dell'Istat, dell'Organizzazione mondiale del commercio, i rapporti annuali che l'Italia invia volontariamente al segretariato dell'ATT (Arms Trade Treaty), nonché le relazioni che vengono inviate invece all'Unione europea ex posizione comune del 2008.
  Tutto questo ci ha permesso di ricostruire un quadro il più possibile esaustivo di quello che è stato il commercio di armi piccole e leggere tra l'Italia e l'Egitto dal 2013 ad oggi, tenendo presente, tuttavia, che vi sono notevoli opacità e discrepanze nella presentazione di questi dati, che ne rendono molto difficile il tracciamento e di conseguenza vanno anche a minare la possibilità e l'efficacia di un controllo democratico da parte delle stesse Istituzioni, prima ancora che dalla società civile, rispetto alle tipologie di materiale da armamento che vengono vendute a Paesi terzi.
  Chiaramente il commercio d'armi non avviene in maniera avulsa da quella che è la situazione politica delle relazioni tra i Paesi; il commerci d'armi tra Italia ed Egitto fa parte di un pacchetto più ampio di partnership e collaborazioni che sono state perseguite molto attivamente dall'Italia – e anche dall'Unione europea – nel corso degli ultimi dieci anni, nonostante si moltiplicassero le denunce di gravi episodi di repressione interna e violazioni dei diritti umani da parte dell'Esecutivo in carica.
  All'interno della nostra ricerca ci è stato possibile ricostruire come alcuni dei modelli di armi piccole e leggere italiane più comunemente vendute nel periodo che abbiamo preso in esame siano state utilizzate in incidenti di repressione interna e violazioni dei diritti umani molto gravi, la cui diffusione, sia nell'arco temporale preso in esame sia proprio la diffusione geografica Pag. 5sul territorio egiziano – con una preponderanza nella penisola del Sinai – ci fanno pensare ad uno schema diffuso. Questo va a rafforzare la richiesta che già da anni viene dalla società civile di sospensione delle forniture d'armi all'Egitto, in quanto, nel contesto del clima di impunità e mancanza di trasparenza in cui operano le forze di sicurezza egiziane, in deroga al principio di responsabilità e proporzionalità nell'uso della forza, fanno sì che ogni pezzo d'arma che viene esportato sia potenzialmente poi utilizzato in gravi violazioni dei diritti umani.
  Sappiamo che dal 2013, anno in cui il Consiglio dell'Unione europea aveva varato le sue conclusioni che chiedevano la sospensione delle esportazioni dei materiali potenzialmente utilizzabili in repressione interna, l'Italia ha autorizzato l'export di armi piccole e leggere all'Egitto per un valore superiore ai 62 milioni di euro. Sembra una cifra molto piccola, se pensiamo al valore delle esportazioni di armamenti in aggregato, ma teniamo presente che il valore unitario delle armi piccole e leggere chiaramente è molto inferiore rispetto a quello di una fregata o di un elicottero.
  Guardando i dati del 2022 – che sono stati resi pubblici soltanto più avanti quest'anno, dopo la pubblicazione del rapporto – assistiamo anche in questo caso ad un trend che è in netta crescita: parliamo di un valore di materiali di armi esportate superiore ai 72 milioni di euro, quindi circa il doppio di quello che è stato esportato nel 2021. Se si escludono i picchi raggiunti nel 2019 e 2020 – grazie all'export delle fregate FREMM e dei trentadue elicotteri di Leonardo – il 2022 si colloca al quarto posto dal 2013 ad oggi. Quindi nessun segnale di una diminuzione.
  Chiaramente la nostra richiesta a voi è quella – come poi approfondiranno meglio i miei colleghi – di prendere in considerazione il ruolo che le armi italiane hanno nella repressione del dissenso interno in Egitto e delle violazioni dei diritti umani, perché questo tipo di commercio rende l'Italia complice delle violazioni che poi avvengono sul suolo egiziano.
  Vi ringrazio e lascio la parola alla dottoressa Piquemal.

  PRESIDENTE. Grazie, dottoressa Franchini. Mi ha anticipato, passeremo la parola alla dottoressa Leslie Piquemal.

  LESLIE PIQUEMAL, rappresentante di EgyptWide (intervento in videoconferenza). Grazie, signora presidente, e grazie al Comitato per l'invito.
  Successivamente alle cosiddette «elezioni presidenziali» in Egitto, oggi le conseguenze per il Paese, nella prospettiva di un altro mandato di sei anni per Al-Sisi, sono allarmanti. Un decennio di Governo da parte sua, senza trasparenza, ha gettato il Paese in una crisi dei diritti umani chiaramente peggiore rispetto alla situazione che esisteva sotto Mubarak.
  Gli organi preposti alla sicurezza in Egitto ricorrono ampiamente e sistematicamente alla tortura, e gran parte delle sparizioni forzate restano quasi totalmente impunite. Abbiamo registrato una crescita allarmante delle condanne a morte, emesse dai tribunali egiziani anche al termine di processi di massa manifestamente non giusti. Al-Sisi ha anche imposto un giro di vite massiccio nei confronti del dissenso pacifico. Abbiamo visto decine di migliaia di prigionieri politici dietro le sbarre in condizioni terribili. Decine di loro muoiono ogni anno a causa di maltrattamenti fisici e negligenza medica.
  Il numero di prigionieri per i quali sono stati disposti il rilascio o la grazia da aprile 2022 è pari ad appena 1/3 del totale dei prigionieri ancora detenuti o ri-arrestati dalle procure statali nello stesso periodo. Le istituzioni statali, come la magistratura, che dovrebbero proteggere le vittime e rispettare il principio di responsabilità, invece sono state cooptate dall'Esecutivo e utilizzate per commettere violazioni dei diritti umani.
  Non si registrano progressi concreti per i diritti delle donne e delle ragazze, o di altre minoranze, inclusi cristiani, beduini o nubiani. Questo fatto è degno di nota, in quanto le autorità egiziane spesso dichiarano, all'estero, di essere grandi sostenitrici Pag. 6dei diritti delle donne e dell'uguaglianza dei diritti per i cristiani.
  Non abbiamo visto miglioramenti neanche per i diritti dei rifugiati, dei migranti e richiedenti asilo né per i diritti della comunità LGBTQI+.
  L'Egitto non ha più una sfera pubblica aperta funzionante né uno spazio civico a causa del severo giro di vite nei confronti della libertà di espressione, della libertà di riunione o associazione pacifica e della libertà dei media.
  L'Egitto occupa il 166° posto, su 180 Paesi, nel rapporto annuale 2023 World Press Freedom Index pubblicato da Reporter Senza Frontiere. La società civile è sottoposta a un quadro giuridico particolarmente repressivo, la cui rigida attuazione porrebbe fine all'indipendenza della società civile e porterebbe all'eliminazione di quel che resta del movimento egiziano per i diritti umani, che è oggetto anche di continue campagne di abusi giudiziari. Rappresaglie e molte altre violazioni di diritti contro gli attivisti egiziani per i diritti umani sono aumentate. Leggi e pratiche in materia di sicurezza, oggi, soffocano l'esercizio della libertà di espressione e impediscono qualunque forma di mobilitazione politica nelle strade.
  Anche i diritti sociali e quelli economici sono stati colpiti negativamente dal regime di Al-Sisi, il cui Governo non trasparente ha alimentato la più grave crisi economica dell'Egitto degli ultimi decenni. La concentrazione di potere nelle sue mani, la mancanza di trasparenza e di senso di responsabilità hanno consentito il perseguimento di politiche economiche predatorie, che a loro volta hanno alimentato reti clientelari, soprattutto legate all'apparato militare e alle società da esso controllate.
  Nel settore privato è stata data priorità a mega-progetti non sostenibili e dai costi esorbitanti. L'economia egiziana ora è in grave difficoltà: la consistente scarsità di valute estere e un alto tasso di inflazione rendono difficile la vita alla maggior parte dei cittadini egiziani. Le reti di sicurezza sociale si sono rivelate insufficienti e il malcontento popolare è enorme.
  Il Presidente Al-Sisi conta sul sostegno finanziario internazionale per evitare l'alto rischio di bancarotta per l'Egitto. Tuttavia, rifiuta di riconoscere il proprio ruolo primario nella creazione di questa realtà economica e ha chiarito che non cambierà rotta. Quindi dovremo aspettarci che tutto ciò continui anche in futuro, quando l'Occidente lo avrà aiutato.
  A seguito della guerra di Gaza, le autorità egiziane hanno fatto leva sui timori di instabilità nutriti dall'opinione pubblica e dall'Occidente, ma questo non placherà l'insoddisfazione e i livelli crescenti di disperazione dei poveri in Egitto.

  PRESIDENTE. Adesso darei la parola al dottor Ahmed Atallah.

  AHMED ATALLAH, rappresentante di EgyptWide (intervento in videoconferenza). La ringrazio molto. Per quanto attiene alle elezioni presidenziali, le autorità egiziane hanno commesso numerose violazioni durante il loro svolgimento. Tali violazioni hanno rivelato la mancanza di volontà politica dell'attuale regime di promuovere autenticamente i diritti umani in Egitto, nonostante la propaganda posta in essere su questo tema per cui le autorità rispetterebbero i diritti umani. L'attuale processo elettorale ha dimostrato come esistano continue e sistematiche violazioni dei diritti di cittadini, attivisti politici ed esponenti del mondo della politica, come modo per mettere a tacere chiunque si opponga al regime attuale.
  L'attuale fase del processo elettorale, che ha avuto inizio a settembre, è stata caratterizzata da violazioni volte ad impedire ad alcuni oppositori di candidarsi ufficialmente: ciò è avvenuto attraverso maltrattamenti e intimidazioni fisiche. Gli avversari non hanno ottenuto le autorizzazioni da parte delle competenti autorità militari e si sono registrati tentativi di attacchi informatici e arresti arbitrari di decine di sostenitori dei potenziali candidati. Le forze di sicurezza e le autorità giudiziarie hanno accusato più di 128 persone, che lavoravano alla campagna elettorale di un candidato, disponendo per loro Pag. 7la custodia cautelare. Quindi, un candidato potenziale e 128 membri dello staff della sua campagna elettorale sono stati rinviati a giudizio sulla base di accuse politiche, relative alla sua candidatura e al suo discorso di dissenso critico nei confronti di al-Sisi. In questo modo diverse organizzazioni non hanno ottenuto l'autorizzazione alla loro richiesta di monitoraggio elettorale. Il Governo è riuscito ad eliminare diversi candidati importanti dalla corsa alle presidenziali, ammettendo soltanto quelli privi di un autentico profilo di opposizione per dare una minima parvenza di legalità.
  Durante i giorni del voto sono state poste in essere altre violazioni, per cui rappresentanti dei partiti filo-governativi erano all'interno e all'esterno dei seggi elettorali, per offrire tangenti e condizionare il voto con offerte di cibo o di denaro, imponendo forti restrizioni alla copertura mediatica delle elezioni o impedendo ai rappresentanti di alcuni candidati di accedere ai seggi anche durante le operazioni di scrutinio. La Commissione elettorale ha comunque affermato che il voto ha fatto registrare una grande affluenza, negando il verificarsi di qualunque violazione. Le violazioni ci sono state e hanno minato le elezioni, condizionando la libertà e la correttezza delle elezioni.
  Le elezioni presidenziali avrebbero dovuto offrire soluzioni alternative al restringimento dello spazio civico, così come alla crisi economica e umanitaria del Paese, consentendo alle voci e alle esperienze dei candidati di contribuire a uscire dal tunnel. Invece, l'attuale leadership politica ha insistito sullo stesso approccio e non ha fornito soluzioni pratiche al crollo economico.
  La Commissione elettorale ha affermato che al-Sisi ha vinto con l'89 per cento dei voti a favore e l'affluenza è stata pari al 67 per cento degli elettori registrati. Questo dato sembra improbabile, vista la mancanza di popolarità di al-Sisi tra gli egiziani e vista l'entrata in vigore, dopo le elezioni, di misure economiche che favoriranno l'aumento dell'inflazione e l'aumento del prezzo dei generi alimentari, alimentando quindi ulteriormente la povertà in Egitto.
  Noi formuliamo le seguenti raccomandazioni: vi chiediamo di porre fine, con ogni mezzo a vostra disposizione, al commercio di armi con l'Egitto, in conformità con quanto previsto dalla legge n. 185 del 1990, in quanto sussiste il rischio che le armi vendute all'Egitto siano utilizzate per attuare misure di repressione interna e altre violazioni dei diritti umani.
  Noi vogliamo che le elezioni presidenziali non siano riconosciute, alla luce delle condizioni profondamente non democratiche in cui si sono svolte e alla luce della violazione dei diritti democratici nel corso del processo elettorale. Poi sarebbe opportuno evitare qualunque tipo di dichiarazione che possa essere ritenuto come una forma di riconoscimento e di sostegno nei confronti delle ultime elezioni. Vi chiediamo di utilizzare tutti i mezzi a vostra disposizione, affinché l'Italia possa far sentire il proprio peso all'interno del Consiglio europeo e negli scambi con la Commissione Europea, perché sia data priorità alla trasparenza e alla responsabilità nelle riforme sui diritti umani, all'interno dei negoziati per il nuovo partenariato strategico dell'UE con l'Egitto, soprattutto per quanto attiene al quadro generale di sostegno finanziario e di cooperazione in materia di sicurezza.
  Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione.

  PRESIDENTE. Molte grazie, dottor Atallah, anche per aver voluto darci un quadro sulle ultime elezioni. Chiaramente questa è una Commissione parlamentare, siamo in un Comitato diritti umani all'interno della Camera dei deputati, per noi era anche importante avere uno spaccato dell'andamento delle elezioni secondo il vostro osservatorio.
  Io adesso chiederei se ci sono colleghi e colleghe che vogliono fare delle domande. Do la parola all'onorevole Quartapelle.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Io ringrazio la presidente Boldrini per aver voluto organizzare questa audizione all'indomani di un risultato elettorale che non è stato tra i più sorprendenti elettoralmente, di tutte le tornate elettorali che abbiamo visto nel 2023.Pag. 8
  Devo dire che colpisce come il Presidente al-Sisi abbia anticipato le elezioni per eliminare qualsiasi possibilità che un'eventuale opposizione si organizzasse per ottenere un risultato leggermente diverso. Comunque colpisce che in queste condizioni ci siano stati degli egiziani che si sono recati al seggio per votare qualcosa di diverso rispetto al Presidente al-Sisi.
  Credo che ancora oggi noi non abbiamo discusso approfonditamente le ragioni per il raffreddamento della primavera egiziana e credo che su questo si dovrebbe dibattere più a lungo. Perché, da un lato, le esplosioni democratiche, come quella che è stata la primavera egiziana, hanno bisogno di tempo e di condizioni per maturare, e probabilmente anche di una classe politica in grado di produrre risultati elettorali; dall'altro, esternamente, forse si può fare in modo diverso rispetto a quello che è stato fatto, cioè pensare che dopo la rivoluzione e dopo le prime elezioni democratiche il problema sia tutto risolto. Sappiamo bene in Italia di quanto le democrazie siano soggetti fragili che necessitano di una continua manutenzione dei valori, di tutto l'intorno rispetto alla democrazia.
  Credo che sia molto importante quello di cui parlava la dottoressa Franchini, rispetto al tema del divieto di export di armi. La presidente credo l'abbia già detto nell'introduzione, c'è l'interesse da parte di alcuni gruppi delle opposizioni a presentare una risoluzione congiunta sul tema del bando alle esportazioni di armi di piccolo taglio verso l'Egitto. Un'azione che l'Italia ha già intrapreso nel 2013 – veniva ricordato –, portandola anche ad una decisione a livello del Consiglio affari esteri dell'Unione europea, fu una decisione presa da Emma Bonino, Ministro degli esteri di allora. Credo che in un momento in cui l'instabilità a livello globale aumenta, anche nel Mediterraneo, e in cui c'è bisogno di ragionare sugli strumenti della nostra politica estera, questa sia un'iniziativa da intraprendere nuovamente.
  Qui arrivo invece a una domanda: oltre a questo, che tipo di altre iniziative può fare la politica estera italiana a sostegno di un'idea diversa del futuro dell'Egitto? Che tipo di sostegno ai movimenti che cercano di tenere viva un'opposizione? Che tipo di rapporti si immaginano con il Governo al-Sisi?
  Credo che su questo può essere utile, per questo Comitato, avere una vostra opinione per poi ragionare nelle successive deliberazioni su questa materia.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Quartapelle. Se non ci sono altre domande anch'io vorrei chiedere qualcosa ai nostri auditi.
  Intanto vorrei esprimere il nostro apprezzamento per il lavoro che state svolgendo e per l'importanza di quanto avete evidenziato, perché penso che questo sia anche un lavoro rischioso. Mi chiedevo appunto se Ahmed Atallah vive in Egitto o è all'estero, perché immagino che per chi è in Egitto oggi fare una denuncia così esplicita e così chiara non sia facile in termini poi di ripercussioni. Quindi volevo capire se all'interno dell'Egitto per voi è possibile parlare apertamente, in questo modo, che livello di rischio affrontate.
  Poi volevo avere notizie sulla salute di Alaa Abd-el Fattah, perché noi abbiamo audito qui la madre, egli era in sciopero della fame, che è stato lunghissimo. Egli, peraltro, è sostenuto da un folto gruppo di intellettuali, di attivisti per i diritti umani qui in Italia, è stato anche stampato e presentato il suo libro, di cui io ho una copia.
  Volevo sapere se avevate sue notizie, e anche degli altri attivisti che si trovano in detenzione. Sapere quanti sono oggi, più o meno, perché abbiamo sentito dire migliaia, ma volevamo avere qualche indicazione più precisa riguardo al numero. Anche perché, all'indomani delle elezioni – immagino –, con gli arresti arbitrari che avete denunciato, la situazione potrebbe essersi ancora più aggravata. Mi chiedevo se il Comitato internazionale della Croce Rossa ha l'accesso alle prigioni, se per loro è possibile entrare e visitare i detenuti, e che condizioni ci sono all'interno del carcere.
  Poi volevo sapere se voi avete contatti con associazioni di altri Paesi oppure ong che si occupano dei diritti umani in altri Pag. 9Paesi; se potrebbe essere utile pensare anche ad una forma di protesta, un sostegno anche in Egitto, se questo sarebbe concepibile oppure no, di poter manifestare sostegno alla vostra attività attraverso la presenza, anche fisica, di attivisti internazionali, che possano portare a voi vicinanza e solidarietà.
  Quindi volevo avere un quadro circa i movimenti che voi potete fare, le azioni che potete mettere in campo, le difficoltà. Noi sicuramente prenderemo in considerazione l'ipotesi di fare una risoluzione, come diceva l'onorevole Quartapelle, chiederemo al Governo di non fare più alcune cose e di farne altre, sicuramente di porre fine al commercio delle armi con l'Egitto e sicuramente chiedere perlomeno che queste elezioni non vengano riconosciute, fare pressione all'interno dell'Unione europea perché queste elezioni non vengano riconosciute come elezioni free and fair.
  Poi cercare di inviare delle delegazioni per fare il monitoraggio sul tema dei diritti umani. Noi questo possiamo tradurlo in un atto parlamentare, che poi mettiamo a punto con la vostra collaborazione.
  Adesso vi passo la parola per una breve replica. Grazie.

  LESLIE PIQUEMAL, rappresentante di EgyptWide (intervento in videoconferenza). Per quanto attiene alle domande dell'onorevole Quartapelle e della presidente Boldrini su cosa si possa fare, ci sono diverse opzioni di intervento a livello multilaterale, bilaterale ed europeo. È molto importante l'opera dei parlamentari affinché si chieda l'intervento della comunità internazionale.
  L'Italia può sostenere qualsiasi dichiarazione congiunta o qualsiasi risoluzione a livello di Unione europea o di Consiglio dei diritti umani. L'Italia può svolgere un ruolo importante anche all'interno dell'Unione europea e del Consiglio europeo, anche nel corso di scambi bilaterali con la Commissione Europea, affinché sia data priorità a requisiti di trasparenza e responsabilità per le violazioni dei diritti umani.
  Questi elementi devono entrare in gioco nel corso dei prossimi negoziati che l'Unione Europea avvierà con l'Egitto nel 2024 per un nuovo partenariato strategico, al fine di rafforzare le relazioni tra UE ed Egitto. In tale contesto, è assolutamente necessario ribadire la necessità che siano stabilite condizioni di trasparenza e responsabilità in materia di diritti umani anche in relazione all'erogazione dei fondi e alla cooperazione in materia di sicurezza e di migrazioni. Qualsiasi fondo europeo, altrimenti, rischia di essere speso male, potrebbe essere utilizzato in modo non appropriato, alimentando altre violazioni dei diritti umani, oppure potrebbe rinforzare il regime autoritario del Cairo.
  Ovviamente, serve sostegno per la società civile, questo è molto importante, come suggerito da voi stessi. Difendere gli attivisti, come quelli citati da voi. È importante sostenere e non dimenticare i prigionieri di coscienza, bisogna fare luce sui loro casi e porre delle domande al Governo, preparare comunicati o comunque intraprendere qualunque tipo di azione pubblicamente visibile per far luce su questi casi. Probabilmente, infatti, manca un adeguato livello di attenzione in relazione a questi argomenti.
  Per quanto riguarda gli interventi di solidarietà in Egitto, mi sembrano utili, ma non sono sicura che possano avere un impatto a livello di società civile internazionale. In Egitto la sfera pubblica è molto chiusa, i media egiziani non sono in grado di offrire una copertura indipendente e completa, fatti salvi i corrispondenti di alcune agenzie di stampa e testate internazionali. I media egiziani non sono autorizzati a fornire coperture libere delle notizie, a parte una piccola eccezione e anche in questo caso, la testata a cui mi riferisco è attualmente sottoposta a procedimento penale.
  Probabilmente dall'Italia si può dare maggiore visibilità, ma forse gli altri colleghi hanno altri suggerimenti al riguardo.

  PRESIDENTE. Grazie. Allora passo la parola alla dottoressa Franchini.

  ALICE FRANCHINI, rappresentante di EgyptWide (intervento in videoconferenza). La ringrazio e ringrazio entrambe le onorevoli per le questioni importanti che sono state sollevate.Pag. 10
  Io chiaramente sottoscrivo quello che è stato detto dalla collega prima di me. Sottolineo ulteriormente che noi spingiamo molto affinché l'attenzione ai temi dei diritti umani e dei criteri di trasparenza e di pubblicità vengano incorporati e resi parte di qualsiasi partnership strategica venga perseguita con l'Egitto, sia a livello bilaterale sia nell'ambito del ruolo che l'Italia ha all'interno delle Istituzioni europee, che si tratti di cooperazione alla difesa e alla sicurezza, che si tratti di cooperazione rispetto al tema delle migrazioni, che si tratti di partnership energetiche o industriali o culturali di qualunque tipo. Perché nel contesto di una sfera pubblica che è così ristretta e così chiusa e in cui, di fatto, le forze di sicurezza esercitano un controllo su tutti gli aspetti della vita pubblica, e in alcuni casi anche privata, della cittadinanza, è fondamentale che si presti attenzione a fare in modo che nessuna di queste possibili partnership vada a rafforzare ulteriormente il potere e l'esercizio non democratico del potere in nessuna di queste sfere, anche quelle che magari non sembrano avere un impatto diretto sul tema dei diritti umani.
  Questo è fondamentale sia per sostenere la società civile e la causa delle libertà civiche in Egitto, ma anche come segnale di richiesta di trasparenza e di maggiore attenzione ai diritti umani da parte dell'Italia.
  Qualcosa molto brevemente sul lavoro che noi facciamo con la società civile in Egitto, in Italia e in altri Paesi: come già sapete, ci sono, purtroppo, tanti esponenti della società civile egiziana che sono in esilio, non solo in Italia, ma in molti Paesi del mondo; in molti casi continuano ad attivarsi all'interno di organizzazioni o nell'ambito dell'attivismo, dei media, dell'informazione, per continuare a portare una testimonianza rispetto alla causa dei diritti umani nel loro Paese. Nel farlo spesso vanno incontro ad intimidazioni, minacce o forme più o meno invasive di sorveglianza, anche sulla loro vita privata; in alcuni casi con minacce alle loro famiglie o incursioni sui luoghi di lavoro o nei luoghi di studio, anche in Paesi dell'Unione europea, compresa l'Italia.
  Quindi, una cosa che vi chiediamo di tenere a mente come Istituzione parlamentare è di prestare attenzione a quale e quanta possibilità c'è per queste persone di esercitare i loro diritti, la libera espressione e partecipazione nei Paesi in cui risiedono.
  Oltre a questo, lascerei poi la parola al mio collega. Chiudo solo dicendo che prima è stata citata un'iniziativa molto importante, la proposta di risoluzione parlamentare sulla sospensione delle forniture d'armi all'Egitto: noi chiaramente plaudiamo ad iniziative di questo tipo e ci auguriamo che veramente possano essere uno strumento di dibattito e di consapevolezza, che coinvolgano sia le Istituzioni sia la società nel suo complesso.

  PRESIDENTE. Grazie molte. Adesso, in chiusura, vorrei dare la parola al dottor Ahmed Atallah.

  AHMED ATALLAH, rappresentante di EgyptWide (intervento in videoconferenza). Grazie. In realtà io vivo fuori dall'Egitto dal 2019, ma alcuni dei miei colleghi ricercatori lavorano dall'interno dell'Egitto.
  Per quanto attiene alla sua domanda rispetto al numero di detenuti, il Presidente al-Sisi, nell'aprile 2022, aveva annunciato il lancio del dialogo nazionale e la riattivazione del Comitato per la grazia presidenziale. Ma di fatto le agenzie per la sicurezza continuano ad arrestare i cittadini sulla base di accuse quali l'aver esercitato il diritto di organizzare riunioni pacifiche o aver espresso un'opinione. Abbiamo al momento circa 4.900 detenuti, un numero triplo rispetto al numero di persone rilasciate nello stesso periodo. In relazione alle condizioni di detenzione, le autorità egiziane non consentono visite da parte di organizzazioni indipendenti per i diritti umani.
  La Croce Rossa non ha ancora stilato una lista delle carceri in Egitto e sappiamo che alcune delle carceri hanno una pessima fama. Abbiamo visto che le autorità egiziane di recente hanno trasferito detenuti, uomini e donne, dalle carceri più datate, Pag. 11quali Tora e altre, verso nuove strutture. Le violazioni continuano anche nelle nuove strutture di detenzione, attraverso la restrizione del diritto alle visite, le restrizioni all'ora d'aria quotidiana o i maltrattamenti dei detenuti da parte dei funzionari penitenziari. Queste sono le condizioni a cui è stato esposto Alaa Abd-el Fattah che, pure, è detenuto all'interno di una delle nuove strutture.
  Queste violazioni hanno portato alcuni detenuti a tentare il suicidio, come è accaduto in parecchi casi dall'inizio del 2023. Abbiamo visto che queste condizioni detentive sono state oggetto di attenzione anche da parte del Comitato dell'ONU contro la tortura, durante la revisione del dossier relativo alle torture in Egitto.

  PRESIDENTE. Grazie per averci aggiornato della situazione, che chiaramente è molto grave; lo sapevamo già, ma detto direttamente da chi si occupa ogni giorno di questo fa più effetto. Noi cercheremo di fare la nostra piccola parte, ma lo faremo con impegno, per fare pressione sul Governo italiano affinché le armi non vengano più vendute all'Egitto, proprio perché l'Egitto sappiamo che le usa contro i civili, contro i militanti dei diritti umani e contro le opposizioni.
  Nell'atto parlamentare che faremo chiederemo anche che non vengano riconosciute queste elezioni come free and fair. Anche quello che voi ci avete detto sul monitoraggio, di incrementare il livello di trasparenza e di monitoraggio, che alla base di ogni interlocuzione e di ogni rapporto con l'Egitto ci sia la condizionalità del rispetto dei diritti umani.
  Io vi ringrazio, vi terremo informati, faremo insieme questo lavoro. Quindi vi auguro di continuare la vostra attività con l'impegno e il coraggio di sempre. E spero che si riesca a smuovere un po' di attenzione su quanto sta accadendo e anche sulle ultime elezioni che, veramente, da quello che abbiamo ascoltato non sembrano essere state assolutamente delle elezioni libere, quindi cercheremo di dare una mano a chi si batte per la democrazia in Egitto.
  Dichiaro conclusa questa audizione.

La seduta termina alle 14.55.

Gli interventi in lingua straniera sono tradotti a cura degli interpreti della Camera dei deputati.