CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 19 aprile 2023
96.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
COMUNICATO
Pag. 12

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO
DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Mercoledì 19 aprile 2023.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 13.05 alle 13.25.

SEDE CONSULTIVA

  Mercoledì 19 aprile 2023. — Presidenza del presidente Nazario PAGANO.

  La seduta comincia alle 13.35.

Documento di economia e finanza 2023.
Doc. LVII, n. 1 e Annesso e Allegati.
(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Nazario PAGANO, presidente, avverte che il parere dovrà essere trasmesso alla V Commissione entro mercoledì 26 aprile, stante che la discussione del Documento di economia e finanze (DEF) in Assemblea è prevista per giovedì 27 aprile.

  Paolo Emilio RUSSO (FI-PPE), relatore, fa presente che la Commissione è chiamata a esaminare, in sede consultiva, ai fini del parere alla V Commissione Bilancio, il Documento di economia e finanza 2023 (Doc. LVII, n. 1), con Annesso e Allegati I- VI. Ricorda preliminarmente che il Documento di economia e finanza (DEF) costituisce il principale documento di programmazione della politica economica e di bilancio. Esso traccia, in una prospettiva di medio-lungo termine, gli impegni, sul piano del consolidamento delle finanze pubbliche, e gli indirizzi, sul versante delle diverse politiche pubbliche, adottati dall'Italia per il rispetto del Patto di Stabilità e Crescita europeo (PSC). Il DEF si colloca al centro del processo di coordinamento ex ante delle politiche economiche degli Stati membri dell'UE, il cosiddetto semestre europeo, che fornisce un quadro, temporalmente scandito, per la gestione delle varie Pag. 13tappe della strategia di coordinamento delle politiche economiche tra i Paesi dell'UE. Ricorda altresì che, sulla base del calendario previsto nell'ambito del semestre europeo, la legge 31 dicembre 2009, n. 196 (legge di contabilità pubblica), dispone che il processo di programmazione economica inizi il 10 aprile, data di presentazione alle Camere del Documento di economia e finanza (DEF), al fine di consentire al Parlamento di esprimersi sugli obiettivi programmatici in tempo utile per l'invio, entro il 30 aprile, al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea, del Programma di stabilità e del Programma nazionale di riforma (PNR) contenuti nel DEF. Sulla base dei contenuti del DEF, la Commissione elabora le raccomandazioni di politica economica e di bilancio rivolte ai singoli Stati. Il DEF, secondo l'articolo 10 della citata legge di contabilità (legge n. 196 del 2009), si compone di tre sezioni e di una serie di allegati. Segnala quindi che la prima sezione espone lo schema del Programma di Stabilità, che deve contenere tutti gli elementi e le informazioni richiesti dai regolamenti dell'Unione europea e, in particolare, dal nuovo Codice di condotta sull'attuazione del Patto di stabilità e crescita, con specifico riferimento agli obiettivi di politica economica da conseguire per accelerare la riduzione del debito pubblico. La sezione espone: gli obiettivi e il quadro delle previsioni economiche e di finanza pubblica per il triennio successivo; l'evoluzione economico-finanziaria internazionale, per l'anno in corso e il triennio di riferimento, nonché, con riguardo all'Italia, il contributo alla crescita dei diversi fattori, dell'evoluzione dei prezzi, del mercato del lavoro e dell'andamento dei conti con l'estero; l'indicazione degli obiettivi programmatici per l'indebitamento netto, per il saldo di cassa e per il debito delle pubbliche amministrazioni, articolati per sottosettori, accompagnata anche da un'indicazione di massima delle misure attraverso le quali si prevede di raggiungere gli obiettivi. Ciò anche ai fini di dar conto del rispetto del percorso di avvicinamento all'obiettivo di medio termine (OMT), qualora si sia verificato uno scostamento dall'obiettivo medesimo. La sezione contiene, inoltre, le previsioni di finanza pubblica di lungo periodo e gli interventi che si intende adottare per garantirne la sostenibilità. Rileva che la seconda sezione «Analisi e tendenze della finanza pubblica» riporta, principalmente, l'analisi del conto economico e del conto di cassa delle amministrazioni pubbliche nell'anno precedente; le previsioni tendenziali a legislazione vigente, almeno per il triennio successivo, dei flussi di entrata e di uscita del conto economico e del saldo di cassa; l'indicazione delle previsioni a politiche invariate per i principali aggregati del conto economico della PA riferite almeno al triennio successivo; le informazioni di dettaglio sui risultati e sulle previsioni dei conti dei principali settori di spesa, con particolare riferimento a quelli relativi al pubblico impiego, alla protezione sociale e alla sanità, al debito delle amministrazioni pubbliche ed al relativo costo medio, nonché all'ammontare della spesa per interessi del bilancio dello Stato correlata a strumenti finanziari derivati; le informazioni, infine, sulle risorse destinate allo sviluppo delle aree sottoutilizzate, con evidenziazione dei fondi nazionali addizionali. Quanto alla terza sezione, fa presente che esso reca lo schema del Programma Nazionale di riforma (PNR) che, in coerenza con il Programma di Stabilità, contiene gli elementi e le informazioni previsti dai regolamenti dell'Unione europea e dalle specifiche linee guida per il Programma nazionale. In tale ambito sono indicati: lo stato di avanzamento delle riforme avviate, con indicazione dell'eventuale scostamento tra i risultati previsti e quelli conseguiti; gli squilibri macroeconomici nazionali e i fattori di natura macroeconomica che incidono sulla competitività; le priorità del Paese, con le principali riforme da attuare, i tempi previsti per la loro attuazione e la compatibilità con gli obiettivi programmatici indicati nel Programma di stabilità; i prevedibili effetti delle riforme proposte in termini di crescita dell'economia, di rafforzamento della competitività del sistema economico e di aumento dell'occupazione.
  Con riguardo al quadro macroeconomico nazionale, fa presente che, secondo Pag. 14quanto riportato nel Documento, dopo la considerevole crescita registrata nel 2021 (7,0 per cento) dovuta al rimbalzo post-pandemia, nel 2022 è proseguita la fase di espansione dell'attività economica, benché a ritmo inferiore: il PIL è cresciuto del 3,7 per cento, in linea con quanto prospettato nella NADEF rivista e integrata. L'indebitamento netto delle Pubbliche amministrazioni (PA) si è ridotto di circa un punto percentuale: 8,0 per cento dal 9,0 per cento registrato nel 2021. L'elevato livello del deficit è imputabile alla revisione contabile dei crediti fiscali legati ai bonus edilizi, senza la quale il dato sarebbe stato pari al 5,4 per cento, inferiore all'obiettivo ufficiale del 5,6 per cento del PIL. Il rapporto debito/PIL è risultato pari al 144,4 per cento, 1,3 punti percentuali inferiore rispetto alla previsione del Documento programmatico di bilancio (DPB) dello scorso novembre. La crescita del PIL nominale (6,8 per cento) e reale (3,7 per cento), oltre a condurre al superamento del livello produttivo del 2019 sulla scia del recupero avvenuto nel 2021, ha contribuito alla riduzione del rapporto debito/PIL, pari a 5,5 punti percentuali rispetto al 2021. Nel biennio 2021-22 il calo è stato pari a 10,5 punti percentuali, riassorbendo più della metà dell'incremento del debito del 2020 dovuto alla crisi pandemica. Quanto alla dinamica del debito nel lungo periodo, influenzata tra l'altro dagli andamenti delle principali voci di spesa sensibili all'invecchiamento della popolazione, il DEF evidenzia che la transizione demografica è una delle sfide più rilevanti che l'Italia dovrà affrontare nel corso dei prossimi decenni. Rileva a tale proposito, oltre ai parametri della speranza di vita alla nascita e del tasso di fertilità, anche l'andamento del flusso netto di immigrati. Segnala a tale ultimo proposito che il documento ipotizza, nell'esercizio previsivo sulla sostenibilità di lungo periodo della finanza pubblica, due scenari alternativi e simmetrici, caratterizzati rispettivamente da un incremento o da una riduzione del 33 per cento dell'immigrazione netta. Come riportato nel DEF, si osserva un impatto particolarmente rilevante di tale parametro, in quanto, data la struttura demografica degli immigrati che entrano in Italia, l'effetto è significativo sulla popolazione residente in età lavorativa e quindi sull'offerta di lavoro: il rapporto debito/PIL nei due scenari alternativi a fine periodo arriva a variare sensibilmente. In un contesto macroeconomico connotato da tensioni geopolitiche, dal marcato incremento dei prezzi dei beni energetici e dalla normalizzazione della politica monetaria, l'attività economica ha beneficiato della ripresa dei servizi e della capacità di spesa delle famiglie mentre la produzione industriale ha subìto un graduale indebolimento. Nonostante la discesa dei prezzi dei beni energetici e il progressivo allentamento delle interruzioni nelle catene di approvvigionamento, nella parte finale dell'anno la propagazione della spinta inflazionistica alla generalità delle voci di spesa ha interrotto la fase di crescita del PIL in corso da sette trimestri, riducendo in particolare i consumi delle famiglie. In concomitanza, si sono rilevati i primi segnali della trasmissione dell'aumento dei tassi di interesse sulle condizioni di offerta del credito al settore privato. Il DEF evidenzia che, tuttavia, i provvedimenti del Governo di sostegno a famiglie e imprese, unitamente alla resilienza dell'economia italiana, hanno limitato la contrazione dell'attività. In apertura d'anno, malgrado il prevalere di rischi al ribasso, le informazioni disponibili, prevalentemente di natura qualitativa, suggeriscono un quadro macroeconomico in moderata ripresa, favorito dalla prosecuzione della fase di riduzione dei prezzi energetici. Nello scenario tendenziale a legislazione vigente si prevede una crescita, in termini reali, del PIL per il 2023, dello 0,9 per cento, in rialzo di 0,3 punti percentuali rispetto allo 0,6 per cento prospettato nello scenario programmatico della NADEF del novembre scorso. La crescita del PIL attesa per l'anno in corso sarebbe sostenuta principalmente dalla domanda interna e dalle esportazioni. Tali prospettive si fondano tuttavia – sottolinea il DEF 2023 – sull'ipotesi che le imprese, grazie alla marcata discesa dei prezzi del petrolio e del gas, e beneficiando anche delle risorse previste nel PNRR, sostenganoPag. 15 la domanda di investimenti, trainati dalla componente dei macchinari e attrezzature e dalle costruzioni, e che, nonostante condizioni di finanziamento meno favorevoli, dovute al rialzo dei tassi di interesse, facciano leva sui recenti margini di profitto accumulati. La dinamica dei consumi delle famiglie nel 2023, invece, si mantiene ancora inferiore a quella del PIL. Ciò in quanto, nonostante il rallentamento della dinamica dei prezzi, il potere d'acquisto dei consumatori risulta al momento condizionato da un'inflazione ancora complessivamente elevata. Per quanto riguarda gli anni successivi, la previsione di crescita del PIL per il 2024 è prevista all'1,4 per cento, più sostenuta rispetto al 2023, ma al ribasso rispetto all'1,9 per cento previsto a novembre nella NADEF. La crescita per il 2025 resta invece invariata all'1,3 per cento, come già previsto dalla NADEF. La previsione per il 2026 viene posta all'1,1 per cento, seguendo l'approccio secondo cui il tasso di crescita su un orizzonte a tre anni tende a convergere verso il tasso di crescita 'potenziale' dell'economia italiana, stimato secondo la metodologia definita a livello europeo. Nel quadro macroeconomico programmatico per gli anni 2023 e successivi, il Governo dichiara di confermare gli obiettivi (previsti dalla NADEF) del deficit pari al 4,5 per cento del PIL nel 2023, 3,7 per cento nel 2024, 3,0 per cento nel 2025. Per il 2026 il nuovo obiettivo di deficit è fissato al 2,5 per cento del PIL. Le proiezioni più favorevoli del rapporto deficit/PIL (indebitamento netto) a legislazione vigente per il 2023 consentono un margine di oltre 3 miliardi di euro che il Governo dichiara di voler utilizzare per finanziare un nuovo provvedimento d'urgenza volto a ridurre gli oneri contributivi a carico dei lavoratori dipendenti. Inoltre, nello scenario programmatico per il 2024 vengono allocati circa 0,2 punti di PIL (oltre 4 miliardi di euro) a un Fondo destinato alla riduzione della pressione fiscale. Ricorda che il DEF dà inoltre conto degli obiettivi di risparmio dei Ministeri stabiliti, nell'ambito del processo di revisione della spesa, quale contributo delle Amministrazioni centrali dello Stato alla manovra di finanza pubblica. Segnalo a tale proposito, con riguardo alle materie di interesse della I Commissione, che per la missione Immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti, il DEF riporta, relativamente al periodo 2023-2025, una riduzione di spesa pari a 110 milioni di euro.
  Per quanto riguarda i profili di competenza della Commissione Affari costituzionali, segnala che tra gli obiettivi prioritari indicati nel Programma nazionale di riforma 2023 figura anche un'azione di modernizzazione e di efficientamento della Pubblica amministrazione (PA), che punti al rafforzamento della capacità amministrativa e allo snellimento delle procedure, oltre che alla digitalizzazione dei processi e al potenziamento delle competenze digitali. Si tratta di esigenze indifferibili per indirizzare l'economia italiana verso una crescita sostenibile, a cui, negli ultimi anni, le istituzioni europee hanno invitato l'Italia a dare priorità. A tale proposito rammenta che la Commissione europea e le istituzioni internazionali (OCSE e Fondo Monetario) hanno spesso imputato alla debole capacità amministrativa e progettuale della PA la scarsa dinamicità degli investimenti pubblici in Italia e ne sottolineano l'impatto negativo sulla produttività totale dei fattori. Rammenta altresì che il Consiglio dell'Unione europea, con le raccomandazioni annuali sul Piano Nazionale di Riforma dell'Italia, ha costantemente invitato il nostro Paese a «migliorare l'efficienza della pubblica amministrazione, in particolare investendo nelle competenze dei dipendenti pubblici, accelerando la digitalizzazione e aumentando l'efficienza e la qualità dei servizi pubblici locali» (si veda la Raccomandazione del Consiglio del 9 luglio 2019 sul Piano Nazionale di Riforma 2019 dell'Italia, ed in particolare la Raccomandazione n. 3, che ricalca in gran parte le Raccomandazioni del 2018 e del 2017). Lungo la stessa linea direttrice, nelle Raccomandazioni 2020 il Consiglio aveva invitato l'Italia ad adottare provvedimenti, nel 2020 e nel 2021, volti a realizzare «un'infrastruttura digitale rafforzata per garantire la fornitura di servizi essenziali» (Raccomandazione n. 3) e a «migliorare [...] il funzionamento della pubblica amministrazionePag. 16» (Raccomandazione n. 4), nella considerazione che «un'amministrazione pubblica efficace è cruciale per garantire che le misure adottate per affrontare l'emergenza e sostenere la ripresa economica non siano rallentate nella loro attuazione.». Nelle ultime Raccomandazioni del 12 luglio 2022 il Consiglio dell'Unione europea ha invitato l'Italia a procedere con l'attuazione del PNRR, segnalando tra le principali azioni, il processo di riforma della pubblica amministrazione.
  Tenuto conto di tali premesse, nel Programma nazionale di riforma 2023, il Governo richiama le tre direttrici fissate dal PNRR nel quadro dell'azione di modernizzazione ed efficientamento della pubblica amministrazione, che è considerata quale riforma orizzontale e abilitante. Le tre direttrici di percorso sono: il miglioramento dei meccanismi di accesso e delle procedure di selezione in modo da favorire il ricambio generazionale; la semplificazione di norme e procedure; la qualificazione delle risorse umane.
  Con riguardo alla prima delle tre direttrici, a seguito della semplificazione e della digitalizzazione delle procedure di reclutamento del personale per la copertura dei fabbisogni strutturali e le esigenze connesse all'attuazione del PNRR – che rappresenta uno degli aspetti della più ampia riforma della pubblica amministrazione prevista dal Piano – il Governo stima circa 350.000 ingressi, pari al 10,9 per cento dell'attuale forza lavoro (3,2 milioni di dipendenti pubblici) nel biennio 2022-2023, considerando sia le sostituzioni del turnover che le nuove assunzioni. Tale modernizzazione delle procedure selettive ha consentito, come riportato nel DEF, una riduzione significativa della durata media dei concorsi, passando da 786 giorni delle procedure bandite nel 2019 a 189 giorni nel 2021 e a 169 giorni nel 2022. Il Governo sottolinea che gli ulteriori interventi programmati mirano a contenere la durata dei concorsi al di sotto dei sei mesi. Il Governo ricorda inoltre che la suddetta semplificazione è stata raggiunta anche grazie ad un imponente investimento nelle infrastrutture digitali necessarie all'organizzazione delle procedure selettive, quali il Portale unico del Reclutamento InPA. Sul punto, il Governo ne prevede lo sviluppo anche come App per incrementarne la diffusione. Come rilevato nel PNR, la riforma del reclutamento del personale della pubblica amministrazione coinvolge anche la riforma delle competenze e delle carriere poiché le nuove modalità di selezione si inseriscono nell'ambito della riprogettazione del sistema dei profili professionali, dello sviluppo delle carriere e della formazione professionale. Poiché con l'adozione del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36 – convertito con modificazioni dalla legge 29 giugno 2022, n. 79, recante ulteriori misure urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza – è stato definito il quadro normativo di rango primario connesso a tale riforma, il Governo ha annunciato che entro il 30 giugno 2023 saranno adottati anche gli atti di fonte secondaria, le linee guida e gli indirizzi per l'attuazione e sarà altresì definito il modello di governance della riforma.
  Quanto alla direttrice della semplificazione delle norme e delle procedure, segnala che si tratta di una riforma trasversale abilitante l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. In proposito, nel Programma nazionale di riforma 2023 il Governo ricorda che finora sono stati raggiunti tutti gli obiettivi e i traguardi assegnati sulla base del cronoprogramma previsto dal PNRR. Ricorda a tale proposito che interventi mirati sono previsti nel secondo asse di intervento della componente 1 della Missione 1, dedicato alle misure di modernizzazione della pubblica amministrazione (M1C1.2). In particolare, alla semplificazione amministrativa il Piano dedica un investimento (M1C1- I 2.2) e un'azione di riforma (M1C1- R.2.2). L'azione di riforma deve semplificare e accelerare le procedure direttamente collegate all'attuazione del PNRR, oltre ad adottare misure strutturali volte a ridurre i tempi per la gestione delle procedure, con particolare riferimento a quelle che prevedono l'intervento di una pluralità di soggetti. La riforma prevede entro il 2026 la semplificazione e reingegnerizzazione di 600 procedurePag. 17 al fine di creare un catalogo completo dei procedimenti e dei relativi regimi amministrativi, stabilendo a tal fine una serie di traguardi intermedi. Segnala che nell'ambito del PNRR gli interventi di semplificazione e velocizzazione delle procedure amministrative sono principalmente finanziati con l'investimento Task force digitalizzazione, monitoraggio e performance (M1C1-I 2.2) per complessivi 734,2 milioni di euro, di cui 717,8 milioni riservati ad azioni mirate di semplificazione. Con riguardo alle azioni da intraprendere nel 2023 il Governo annuncia l'avvio del processo di graduale semplificazione di procedimenti amministrativi che riguardano cittadini e imprese, secondo la tempistica concordata con le istituzioni europee, in base alla quale i prossimi traguardi sono: dicembre 2024, per l'attuazione completa (compresi tutti gli atti delegati) della semplificazione di 200 procedure; giugno 2025, per l'attuazione completa della semplificazione di ulteriori 50 procedure; giugno 2026, per il completamento dello screening dei regimi procedurali esistenti, unitamente alla loro semplificazione per un totale di 600 procedimenti. In proposito, il Piano Nazionale di Riforma sottolinea che con il decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, in corso di conversione, sono state avviate le semplificazioni di circa 50 procedure amministrative, in parziale anticipo rispetto alla citata scadenza fissata nel PNRR per la fine del 2024.
  Quanto alla qualificazione delle risorse umane, il Governo fa presente in primo luogo che le azioni intraprese mirano ad investire nelle competenze dei dipendenti pubblici, come richiesto dal Consiglio dell'UE nelle Raccomandazioni del 2019, perseguendo l'obiettivo fissato dal PNRR di formare, entro il 2026, 750.000 dipendenti della PA, di cui 350.000 delle PA centrali, con la certificazione dei risultati formativi per almeno il 70 per cento dei dipendenti. Tra tali azioni, il DEF considera in particolare: la direttiva sulla formazione, adottata a marzo 2023 dal Ministro per la PA che fissa per la prima volta obiettivi quantitativi e qualitativi minimi per la formazione del personale, con la garanzia di un monte ore minimo di 24 ore di formazione l'anno per ogni dipendente, riportando la formazione al centro dei processi di programmazione strategica per la gestione delle risorse umane; la ridefinizione del portale Syllabus – Nuove competenze per le PA.
  Su quest'ultimo punto, il Governo annuncia che la nuova piattaforma Syllabus, online dal 16 marzo 2023, si pone i seguenti obiettivi: un'adesione da parte di tutte le PA entro il 30 giugno 2023; la formazione di almeno il 30 per cento dei dipendenti sulle competenze digitali entro il 31 dicembre 2023, con attestazione del livello finale di competenza, e obiettivi crescenti per gli anni successivi (fino al 55 per cento dei dipendenti nel 2024 e fino al 75 per cento nel 2025). Il portale Syllabus costituirà inoltre la base per la creazione del «fascicolo formativo del dipendente», che confluirà nel fascicolo digitale del dipendente, che sarà reso operativo entro l'estate 2023.
  Ad integrazione delle tre direttrici di azioni appena descritte, nel Programma nazionale di riforma il Governo enuncia la volontà di procedere, da un lato, a una riduzione della normativa esistente e, dall'altro lato, a una razionalizzazione delle fonti del diritto, a fronte di un sistema, si afferma, «caratterizzato dalla stratificazione del sistema di disposizioni normative, spesso non coordinate fra loro». In proposito, il documento riporta i dati dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato in base ai quali dal 1861 al 21 settembre 2021 sono stati adottati 203.893 atti normativi e di questi solo 93.979 sono stati espressamente abrogati. Il documento ricorda anche che il Ministro per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa sta svolgendo un'attività di censimento e di analisi, volta a identificare, insieme alle Amministrazioni di settore, i provvedimenti che hanno esaurito la loro funzione, che sono rimasti privi di effettivo contenuto precettivo o che risultano obsoleti. A tal fine è stata avviata l'analisi dei regi decreti adottati a partire dal 1861, che saranno oggetto di abrogazioni nel corso dell'anno. In proposito, segnala che, nella riunione del 16 marzo 2023, il Consiglio dei ministri ha approvato, in esame preliminare, un disegno di legge Pag. 18di abrogazione di norme prerepubblicane relative al periodo 1861-1870. In base al comunicato stampa della riunione, «il provvedimento abroga in maniera espressa norme di rango primario e secondario e provvedimenti amministrativi del periodo pre-repubblicano, al fine di semplificare il quadro normativo e di assicurare una maggiore certezza interpretativa delle disposizioni vigenti». Nell'ambito delle misure di semplificazione normativa, il Programma nazionale di riforma annuncia anche l'intenzione di procedere a una revisione del Codice dell'ambiente (decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152) e a un riordino del Testo unico degli enti locali (decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267).
  Sempre con riguardo alle materie di interesse della Commissione Affari costituzionali, segnala che tra le priorità del Governo figura anche la trasformazione digitale del Paese. In tale ambito, il Governo intende proseguire nel percorso già intrapreso anche attraverso gli ingenti finanziamenti resi disponibili con il PNRR per consentire di colmare il divario che ancora separa il nostro Paese dai partner europei. Segnalo a tale proposito che il Piano Nazionale di Riforma riporta i dati dell'edizione 2022 del Digital Economy and Society Index (DESI), secondo il quale l'Italia, pur avendo compiuto significativi progressi nel processo di transizione digitale, si colloca ancora sotto la media degli Stati dell'UE in termini di digitalizzazione dell'economia e della società (18° posto nella classifica dei 27 Stati membri). Se in tema di connettività e di integrazione delle tecnologie digitali, l'Italia ottiene le performance migliori, nel settore dei servizi pubblici digitali il nostro Paese è molto al di sotto della media europea. Rammenta sull'argomento che il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che dedica il 27 per cento delle risorse totali alla transizione digitale, rappresenta uno strumento strategico per il raggiungimento dei target digitali europei. In particolare, il Piano Nazionale di Riforma rileva che la Missione 1 «Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo» del PNRR offre un contributo rilevante alla crescita del PIL, pari a 2,1 punti percentuali in termini cumulati nel periodo 2021-2026, in particolare per l'apporto delle componenti 1 «Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA» e 2 «Digitalizzazione, innovazione e competitività nel sistema produttivo». In questo quadro un ruolo fondamentale è dunque svolto dalla digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni che a sua volta costituisce uno dei pilastri del più ampio e già citato processo di modernizzazione delle funzioni pubbliche anch'esso centrale nel Piano Nazionale di Riforma. Con riguardo a tale ambito il Piano Nazionale di Riforma ricorda che il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede importanti riforme e investimenti che mirano a supportare la digitalizzazione della pubblica amministrazione, la semplificazione delle procedure e l'incremento della disponibilità, qualità e utilizzo di servizi pubblici digitali per cittadini e imprese. In particolare il Piano Nazionale di Riforma si sofferma sullo sviluppo della Piattaforma digitale nazionale dati (PDND) – prevista dal codice dell'amministrazione digitale e operativa dall'ottobre 2022 – che consente l'interoperabilità delle banche dati e abilita lo scambio semplice e sicuro delle informazioni tra le pubbliche amministrazioni attraverso servizi software (API – Application Programming Interface) secondo il principio europeo del «once-only», secondo il quale le pubbliche amministrazioni non devono richiedere dati di cui sono già in possesso. Il Governo prevede di alimentare la Piattaforma con 90 API entro il 2023, 400 API entro il 2024, 850 API entro il 2025 e almeno 1.000 API entro giugno 2026, a conclusione del PNRR. La crescita di tale catalogo fornirà un importante contributo all'incremento dell'efficienza amministrativa, alla riduzione della richiesta di dati al cittadino e alla creazione di nuove opportunità di sviluppo per le imprese. Sempre nell'ambito dell'obiettivo della trasformazione digitale del Paese, il Piano Nazionale di Riforma si sofferma sui progressi dell'attività del Fondo per la repubblica digitale, alimentato con risorse non provenienti dal PNRR. Tale iniziativa, frutto di una partnership tra pubblico e privato sociale (Associazione di Fondazioni e di Casse Pag. 19di risparmio – Acri), ha stanziato in via sperimentale, per cinque anni – fino al 2026 – circa 350 milioni di euro, alimentati dai versamenti effettuati dalle fondazioni di origine bancaria, a cui è riconosciuto un credito d'imposta, per sostenere progetti rivolti alla formazione e all'inclusione digitale. Ricorda a tale proposito che il 13 ottobre 2022 sono stati pubblicati i primi bandi del Fondo per la Repubblica Digitale, «Futura» e «Onlife» che stanziano 13 milioni per accrescere le competenze digitali delle donne e dei cosiddetti NEET e che hanno consentito la selezione di 23 progetti destinati alla formazione gratuita di poco meno di 5 mila persone. D'altro canto il Piano Nazionale di Riforma evidenzia che la digitalizzazione nel suo complesso aumenta il livello di vulnerabilità della società da minacce cyber su tutti i fronti. A tale proposito, il Governo sottolinea come il PNRR e la strategia Italia digitale 2026 contengano misure di rafforzamento delle difese cibernetiche dell'Italia, a partire dalla piena attuazione della disciplina in materia di Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica. In particolare, gli investimenti, in tale ambito, sono organizzati su quattro aree di intervento: rafforzamento dei presidi front-line per la gestione degli alert e degli eventi a rischio intercettati verso la pubblica amministrazione e le imprese di interesse nazionale; consolidamento delle capacità tecniche di valutazione e audit della sicurezza di apparati elettronici e applicazioni utilizzati per l'erogazione di servizi critici da parte di soggetti che esercitano una funzione essenziale; immissione di nuovo personale sia nelle aree di pubblica sicurezza e polizia giudiziaria, dedicate alla prevenzione e investigazione del crimine informatico diretto contro singoli cittadini, sia in quelle dei comparti preposti a difendere il Paese da minacce cibernetiche; rafforzamento delle risorse e delle unità incaricate della protezione della sicurezza nazionale e della risposta alle minacce cibernetiche. In tale quadro, nel Piano Nazionale di Riforma il Governo prevede che entro il 2024 saranno realizzati almeno 50 interventi di potenziamento effettuati nei settori del Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica (PSNC) e delle reti e dei sistemi informativi (NIS).
  Infine ricorda che, come di consueto, un apposito paragrafo del DEF elenca i 21 disegni di legge che il Governo dichiara essere collegati alla decisione di bilancio in quanto completano la manovra di bilancio 2023-2025. Per i profili di competenza della Commissione Affari costituzionali, segnala i disegni di legge in materia di: disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata di cui all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione (presentato al Senato A.S. 615); semplificazione normativa (non ancora presentato); revisione del Testo unico degli enti locali (non ancora presentato).

  Nazario PAGANO, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame alla seduta di domani, nel corso della quale si procederà alla prescritta deliberazione.

  La seduta termina alle 13.40.

AUDIZIONI

  Mercoledì 19 aprile 2023. — Presidenza del presidente Nazario PAGANO. – Interviene il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Alessio Butti.

  La seduta comincia alle 14.05.

Audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Alessio Butti, sulle linee programmatiche dell'attività di Governo in materia di digitalizzazione della pubblica amministrazione.
(Svolgimento, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento, e conclusione).

  Nazario PAGANO, presidente, avverte che i deputati possono partecipare in videoconferenza alla seduta e che la pubblicità dei lavori della stessa sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati. Introduce quindi l'audizione.

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  Il Sottosegretario Alessio BUTTI svolge una relazione sui temi oggetto dell'audizione.

  Intervengono per formulare quesiti ed osservazioni i deputati Giulia PASTORELLA (A-IV-RE), Paolo Emilio RUSSO (FI-PPE) e Alessandro URZÌ (FDI).

  Il Sottosegretario Alessio BUTTI fornisce ulteriori precisazioni.

  Nazario PAGANO, presidente, ringrazia il Sottosegretario per l'esauriente relazione svolta e dichiara conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.55.

  N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.