XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta pomeridiana n. 11 di Lunedì 18 settembre 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Colosimo Chiara , Presidente ... 3 

Audizione di rappresentanti di associazioni antiracket e di associazioni di categoria della provincia di Foggia:
Colosimo Chiara , Presidente ... 3 
Mascione Pietro Paolo , presidente dell'associazione Invisibili ... 3 
Colosimo Chiara , Presidente ... 4 
Mascione Pietro Paolo , presidente dell'associazione Invisibili ... 4 
Colosimo Chiara , Presidente ... 4 
De Matteo Mario , presidente Coldiretti Foggia ... 4 
Colosimo Chiara , Presidente ... 5 
Gatta Nicola , vicepresidente di Confagricoltura Foggia ... 5 
Colosimo Chiara , Presidente ... 5 
Vescera Vittoria , rappresentante dell'associazione FAI ... 5 
Colosimo Chiara , Presidente ... 6 
Miano Angelo , presidente CIA Foggia ... 6 
Colosimo Chiara , Presidente ... 7 
D'Auria Lazzaro , rappresentante di FAI ... 7 
Colosimo Chiara , Presidente ... 8 
Cavaliere Giuseppe , presidente onorario della fondazione antiusura Buon Samaritano ... 8 
Colosimo Chiara , Presidente ... 9 
Vigilante Luca , rappresentante di FAI ... 9 
Colosimo Chiara , Presidente ... 11 
Bianchi Federica , referente provinciale Libera Foggia e coreferente regionale dell'associazione ... 11 
Colosimo Chiara , Presidente ... 13 
Cantalamessa Gianluca  ... 13 
Colosimo Chiara , Presidente ... 14 
Miano Angelo , presidente CIA Foggia ... 14 
Cantalamessa Gianluca  ... 14 
Colosimo Chiara , Presidente ... 14 
Ascari Stefania (M5S)  ... 14 
Colosimo Chiara , Presidente ... 14 
Ascari Stefania (M5S)  ... 14 
Colosimo Chiara , Presidente ... 15 
Vescera Vittoria , rappresentante dell'associazione FAI ... 15 
Colosimo Chiara , Presidente ... 15 
Chiappinelli Giuseppe , presidente del consiglio direttivo della Fondazione Antiusura Buon Samaritano ... 15 
Colosimo Chiara , Presidente ... 15 
Zito Alessandro , presidente di FAI ... 15 
Colosimo Chiara , Presidente ... 16 
Gatta Nicola , vicepresidente di Confagricoltura Foggia ... 16 
Colosimo Chiara , Presidente ... 16 
Verini Walter  ... 16 
Colosimo Chiara , Presidente ... 17 
Vigilante Luca , rappresentante di FAI ... 17 
Colosimo Chiara , Presidente ... 17 
Bianchi Federica , referente provinciale Libera Foggia e coreferente regionale dell'associazione ... 17 
Colosimo Chiara , Presidente ... 18 
La Salandra Giandonato (FDI)  ... 18 
Colosimo Chiara , Presidente ... 19 
De Matteo Mario , presidente Coldiretti Foggia ... 19 
Colosimo Chiara , Presidente ... 19 
Arcuri Francesco , rappresentante del consiglio direttivo nazionale di SOS Impresa rete per la legalità di Foggia ... 19 
Colosimo Chiara , Presidente ... 20 
D'Attis Mauro (FI-PPE)  ... 20 
Colosimo Chiara , Presidente ... 21 
Zito Alessandro , presidente di FAI ... 21 
Colosimo Chiara , Presidente ... 21 
Vescera Vittoria , rappresentante dell'associazione FAI ... 21 
Colosimo Chiara , Presidente ... 22 
Cavaliere Giuseppe , presidente onorario della fondazione antiusura Buon Samaritano ... 22 
Colosimo Chiara , Presidente ... 22 
Bianchi Federica , referente provinciale Libera Foggia e coreferente regionale dell'associazione ... 23 
D'Attis Mauro (FI-PPE)  ... 23 
Bianchi Federica , referente provinciale Libera Foggia e coreferente regionale dell'associazione ... 23 
Mascione Pietro Paolo  ... 23 
Bianchi Federica , referente provinciale Libera Foggia e coreferente regionale dell'associazione ... 23 
Colosimo Chiara , Presidente ... 23 
Gatta Nicola , vicepresidente di Confagricoltura Foggia ... 23 
Colosimo Chiara , Presidente ... 24 
Mascione Pietro Paolo , presidente dell'associazione Invisibili ... 24 
Colosimo Chiara , Presidente ... 24 
Gallo Francesco (Misto)  ... 24 
Colosimo Chiara , Presidente ... 25 
D'Auria Lazzaro , rappresentante di FAI ... 25 
Gallo Francesco (Misto)  ... 25 
Colosimo Chiara , Presidente ... 25 
D'Auria Lazzaro , rappresentante di FAI ... 26 
Colosimo Chiara , Presidente ... 26 
Piccolotti Elisabetta (AVS)  ... 26 
Colosimo Chiara , Presidente ... 27 
Cavaliere Giuseppe , presidente onorario della fondazione antiusura Buon Samaritano ... 27 
Colosimo Chiara , Presidente ... 27 
Bianchi Federica , referente provinciale Libera Foggia e coreferente regionale dell'associazione ... 28 
Colosimo Chiara , Presidente ... 28 
Rando Vincenza  ... 28 
Colosimo Chiara , Presidente ... 30 
Cavaliere Giuseppe , presidente onorario della fondazione antiusura Buon Samaritano ... 30 
Colosimo Chiara , Presidente ... 30 
Vescera Vittoria , rappresentante dell'associazione FAI ... 30 
Colosimo Chiara , Presidente ... 30 
Bianchi Federica , referente provinciale Libera Foggia e coreferente regionale dell'associazione ... 30 
Colosimo Chiara , Presidente ... 31

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
CHIARA COLOSIMO

  La seduta inizia alle 14.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Buongiorno a tutti, grazie a tutti per essere qui. Avverto che se non vi sono obiezioni la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite impianto audiovisivo a circuito chiuso nonché via streaming sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti di associazioni antiracket e di associazioni di categoria della provincia di Foggia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti dell'associazione FAI antiracket Vieste, di SOS Impresa rete per la legalità di Foggia, di FAI antiracket Foggia «Luigi Aurelio e Luciani», della fondazione antiusura Buon Samaritano, di Libera Foggia, dell'associazione Invisibili, di CIA Foggia, di Coldiretti Foggia, di Confagricoltura Foggia, a cui do il benvenuto e ringrazio per essere qui.
  Ricordo a tutti che la seduta odierna si svolge nelle forme di audizione libera ed è aperta alla partecipazione da remoto dei componenti della Commissione, che vedo collegati e saluto.
  I lavori possono proseguire in forma segreta a richiesta degli auditi o dei colleghi, in tal caso ovviamente non sarà più consentita la partecipazione da remoto e verrà interrotta la trasmissione via streaming su web.
  Ricordo a tutti che questa audizione segue quella dell'8 settembre a Foggia, dove una delegazione della Commissione si è recata in missione e ha incontrato alcune associazioni antiracket che hanno già avuto modo di fare un primo intervento.
  Tali associazioni sono state invitate oggi per rispondere a eventuali domande o per integrazioni, che non sono state possibili durante la missione per ragioni di tempo.
  Il resoconto stenografico dell'audizione è stato inviato a tutti i componenti ed è in distribuzione.
  Sono oggi presenti anche l'associazione Invisibili e le associazioni di categoria CIA Coldiretti e Confagricoltura della provincia di Foggia.
  Darei la parola prima alle associazioni che non hanno ancora parlato, lasciando alla fine la possibilità di integrare eventualmente i loro interventi alle associazioni incontrate l'8 settembre e alle domande dei commissari.
  Inizierei quindi dando la parola a Pietro Paolo Mascione, presidente dell'associazione Invisibili.

  PIETRO PAOLO MASCIONE, presidente dell'associazione Invisibili. Buongiorno a tutti, grazie per l'invito innanzitutto. Scusi l'emozione, però è la prima volta che sono tra questi banchi. Un saluto a tutti gli amici di Foggia che operano in questo settore. Come poliziotto mi sono occupato per circa dieci anni di camorra a Scampia. Questo mi porta a fare una comparatio tra le strade maledettamente decantate da Saviano e Foggia che è la mia città. Devo dire che Foggia è una situazione molto più complessa rispetto all'area napoletana, anche rispetto all'area di Caivano. Si parla molto di criminalità foggiana, cioè della criminalità autoctona, però non si parla anche delle mafie straniere a Foggia, mafie che comunque operano su tutto il territorio, sia di Foggia che nei paesi limitrofi. Pag. 4Parlo di una vera e propria santabarbara, può essere così classificata la borgata di Borgo Mezzanone, dove da decenni si accampano migliaia di sventurati, funzionali alle nostre campagne, ma è anche sede di soggetti che provengono dall'est europeo o anche dal Maghreb che fungono da «stampella» alla criminalità foggiana. Una «stampella» che porta dall'est Europa armi e droga pesante come eroina; invece i magrebini supportano la criminalità cerignolana, che secondo me è la vera «mafia S.p.A.» presente nel territorio foggiano, una mafia specializzata in furti d'auto, con sedi anche in Polonia. Non vedo delle vere contromisure su queste mafie. Non vorrei che questa fosse una situazione esplosiva, analogamente a quella vista a Scampia anni fa e a quella che vediamo adesso a Caivano. Sicuramente Foggia manca anche di una struttura-Stato: non mi riferisco a operazioni contro la criminalità che hanno portato a successi, parlo piuttosto degli assistenti sociali che su una pianta organica di 35 sono appena 9, parlo del corpo dei vigili urbani dove sono operativi solo il 50 per cento della pianta organica e soprattutto di una questura dove a fronte di 60 agenti che vanno in pensione solo 20 entrano in servizio. Questo sentivo di dire, anche per far orientare il focus di eventuali contromisure dello Stato non solo sulla mafia foggiana ma anche verso quelle d'importazione. Foggia in questo senso andrebbe un po' «cinturata», proprio per evitare altre contaminazioni.

  PRESIDENTE. Grazie. Se mi posso permettere, raccontate anche cosa fa la vostra associazione in modo che anche gli altri lo sappiano.

  PIETRO PAOLO MASCIONE, presidente dell'associazione Invisibili. La nostra è un'associazione che si occupa di legalità. Siamo nati tra le strade di Scampia con don Aniello, perché io ero poliziotto lì e quindi ho avuto modo di conoscerlo. Proveniamo dall'associazione Ultimi, poi, per avere una dimensione di più ampio respiro, abbiamo aperto più sedi su tutto il territorio nazionale occupandoci di lotta all'illegalità.

  PRESIDENTE. Grazie, do la parola a Mario De Matteo, presidente di Coldiretti Foggia.

  MARIO DE MATTEO, presidente Coldiretti Foggia. Sono il presidente di Coldiretti Foggia, desidero portare la mia testimonianza della situazione agricola anche in ambito foggiano. La provincia di Foggia non è fatta solo dalle cittadine di Foggia, Cerignola e San Severo, che spesso appaiono alla ribalta sui notiziari per quanto riguarda la criminalità. Si tratta di una provincia con una fortissima vocazione agricola caratterizzata da numerosi atti criminosi di piccola e grande entità. Questo sostanzialmente si declina in una duplice difficoltà per gli agricoltori che io rappresento. Da un lato abbiamo una serie di furti che riguardano beni agricoli, anzi vera e propria merce agricola, intendo ortaggi e bestiame. Tutti i giorni noi agricoltori ci troviamo a dover tutelare i nostri raccolti da possibili furti che avvengono di notte o da furti di attrezzature, impianti di filtrazione dell'acqua, cavi elettrici. Si tratta di atti illeciti che non solo arrecano un danno diretto per l'azienda ma altresì impediscono di essere competitivi sul panorama economico provinciale e nazionale. A questo poi si aggiunge un altro elemento. Molto spesso capita che strutture criminose più organizzate vedano nell'agricoltura uno strumento per poter riciclare denaro. Conseguentemente e gli agricoltori si trovano a dover fronteggiare offerte o pressioni sulla vendita delle aziende, oltre a continue minacce, numerosi tentati furti su mezzi importanti. In altri termini, tutti atti per far sì che una persona, una volta scoraggiata, abbandoni il campo e lo lasci libero per le strutture criminali. Abbiamo già avuto numerosi incontri in prefettura a Foggia. Concordo con le autorità che lamentano la mancanza di denunce. Questo lo riconosco. Noi siamo i primi a sensibilizzare i nostri soci per creare quella massa critica di denunce che possa portare poi a qualcosa. D'altro canto però capisco anche il fastidio e la sfiducia che subentra quando a queste denunce molto spesso poi non segue nulla, un po' perché sono denunce di furti di piccola entità che cadono nel vuoto e un Pag. 5po' perché questa provincia agricola, così grande, è difficile da tenere a bada. Capita spesso – è capitato anche nella mia esperienza personale – che, a seguito di un tentato furto, la polizia, immediatamente mossasi per intervenire, non disponesse però di mezzi adeguati per poter procedere con l'intervento su strade sterrate o in contesti particolarmente poco strutturati perché in luoghi agricoli. Vorrei, quindi, sottolineare come la criminalità non sia solo legata a droga, ma sta minando l'intero territorio e l'intera struttura produttiva di una provincia che vive di agricoltura e che spero possa continuare a farlo ancora.

  PRESIDENTE. Grazie, do la parola a Nicola Gatta, vicepresidente di Confagricoltura Foggia.

  NICOLA GATTA, vicepresidente di Confagricoltura Foggia. Grazie, presidente, per l'invito. Noi rappresentiamo l'impresa agricola di Capitanata, un territorio straordinariamente bello. Parliamo di una «provincia-regione», a mio avviso è la provincia agricola d'Italia, è il granaio d'Italia. È una provincia con molte eccellenze, soprattutto nel campo dell'ortofrutta. Scontiamo, però, delle vere e proprie emergenze, una di queste è la criminalità. Lo Stato finalmente sta facendo la sua parte. Un grazie sentito alla «squadra-Stato» che negli ultimi anni, con una serie di azioni concrete e mirate, sta facendo sentire tutto il suo peso. Sicuramente questo clima danneggia il mondo agricolo. Spesso i nostri agricoltori, a causa dell'abbandono di rifiuti nei terreni agricoli provenienti dalla Campania, e in particolare dal napoletano, subiscono danni ambientali. Il mondo agricolo subisce furti di trattori agricoli, ma non solo. Nell'ultimo periodo vi sono stati furti anche di prodotti e colture in atto. È chiaro che su questi fenomeni, ferma restando l'azione repressiva, è necessario sensibilizzare la società civile, senza alcun dubbio bisogna cambiare l'aspetto culturale delle nostre comunità. Su questo le istituzioni stanno lavorando alacremente. Anche noi come associazioni agricole, come diceva poc'anzi anche il presidente di Coldiretti, sensibilizziamo le nostre aziende a denunciare, ma serve soprattutto, a mio avviso, un progetto di sviluppo per la Capitanata. La nostra provincia sconta un gap infrastrutturale di oltre quarant'anni. Purtroppo nel nostro territorio da oltre quarant'anni non ci sono opere infrastrutturali importanti, c'è un tasso di disoccupazione elevatissimo, superiore al 25 per cento. Spesso i nostri giovani sono costretti a emigrare e quei pochi che rimangono nel nostro territorio troppo spesso diventano manovalanza della criminalità. Quindi, a mio avviso, serve un tavolo di concertazione che chiamerei un «tavolo per la Capitanata», per creare occupazione, sviluppo e, più in generale, le opportunità migliori per il nostro territorio. Ci sono sicuramente le condizioni per poterlo fare: noi come associazione agricola siamo assolutamente sensibili a questo tipo di approccio e quindi daremo sin da subito la nostra disponibilità.

  PRESIDENTE. Grazie, chiedo alle associazioni che abbiamo già ascoltato durante la missione a Foggia se vogliono intervenire. Penso che Vittoria Vescera, rappresentante dell'associazione FAI antiracket di Vieste e vice presidente FAI nazionale, possa fare un intervento se lo desidera.

  VITTORIA VESCERA, rappresentante dell'associazione FAI antiracket Vieste e vice presidente FAI nazionale. Buongiorno e grazie per l'invito. Io, come esperienza FAI antiracket e FAI antiracket Vieste, parto in modo diverso dai miei colleghi, ovvero parto dalle denunce. Noi come associazione antiracket Vieste, nel 2008 e 2009, dopo una serie di attentati subìti dai nostri imprenditori, abbiamo deciso di reagire facendo delle denunce, denunce non generiche – cioè rappresentando soltanto di aver subìto un attentato – ma molto specifiche.
  Queste denunce hanno portato alla costituzione di un'associazione ma anche a dei processi che hanno rivelato quello che in realtà c'era nel nostro territorio, dove invece si riteneva che non c'era un'attività mafiosa, ma si trattava piuttosto di faide, di storie tra pastori, storie che ci raccontavanoPag. 6 da una vita. Invece, grazie anche all'associazione antiracket Vieste, è venuto fuori che non era una semplice faida o una storia tra famiglie ma un'attività mafiosa di vario tipo. Purtroppo la sentenza di primo grado del processo Medioevo non ha riconosciuto l'aggravante di cui all'articolo 7. Questo ci è dispiaciuto non poco, anche perché il giudice relatore della sentenza ha anche evidenziato (non so perché l'abbia voluto fare, non abbiamo capito lo spirito) il fatto che non si era lasciato «prendere» dalla presenza massiccia dei cittadini di Vieste. Ogni giorno che c'era udienza organizzavamo due o tre pullman per far sì che 100-150 persone andassero a supportare le denunce dei nostri colleghi. Il giudice ha tenuto a precisare che questa situazione non l'aveva toccato. Non ne abbiamo capito il motivo, però ognuno poi trae le proprie conclusioni. Dopo il processo Medioevo purtroppo l'aggravante mafiosa non è stata riconosciuta, invece è stata riconosciuta in appello. Dopo il processo del 2011-2012 a Vieste viviamo una situazione molto più tranquilla. Personalmente, come molti miei colleghi, ho subito molti attentati, ma non ne faccio una questione personale perché non deve essere tale. Il racket (nonostante probabilmente qualche collega stolto ancora pagherà) rispetto a prima è sicuramente molto diminuito, però occorre forse maggiore attenzione al cambio di metodica. Vieste registra circa due milioni di presenze all'anno ed in alcuni periodi è come se fosse Roma. Il controllo del territorio è assicurato da ventidue presenze, tra carabinieri e polizia. Sebbene in estate venga mandato qualche poliziotto in più, va però detto che non abbiamo sul nostro territorio una vera e propria attività investigativa. Non c'è, salvo in occasione di situazioni eclatanti, come per esempio quella che stiamo vivendo in quest'ultimo periodo. Vi ricordo che il nostro concittadino Raduano detto «Pallone», è stato riconosciuto tra i primi latitanti d'Italia: noi lo abbiamo più volte denunciato e grazie a noi ha subito anche dei processi. Adesso è latitante e temiamo che questa situazione possa in qualche modo comportare una ripresa della criminalità nel nostro paese. È indubbio, la latitanza costa. Come detto, abbiamo a Vieste due milioni di presenze turistiche, sviluppiamo un'economia non indifferente su tutto il territorio pugliese. Essendo questi fattori di forte attrazione per le famiglie criminali, temiamo che ci possa essere una ripresa delle richieste estorsive. Con due milioni di presenze è facile immaginare l'enorme volume di droga in circolazione e i conseguenti ingenti profitti incassati dalla criminalità o, ancora, la possibilità che si possa investire nel nostro territorio andando a lavare del danaro che comunque viene nelle loro tasche per altre situazioni. Chiediamo, dunque, di porre, ove possibile, una maggiore attenzione sull'attività investigativa sul nostro territorio perché adesso temiamo di dover affrontare una concorrenza sleale. Le parlo come imprenditrice. Personalmente nelle mie aziende cerco di portare avanti un discorso di trasparenza. Siamo tutti imprenditori, ma se c'è un imprenditore che ha necessità di pulire danaro e non interesse a conseguire un utile – che è la ricompensa dell'imprenditore – in un territorio sano quella è concorrenza sleale. La richiesta che portiamo avanti da anni è di avere un commissariato a Vieste.

  PRESIDENTE. Grazie, do la parola ad Angelo Miano, presidente della CIA Foggia.

  ANGELO MIANO, presidente CIA Foggia. Grazie, mi scuso per il ritardo dovuto ai treni. Il territorio foggiano è attenzionato in modo particolare, perché c'è chi subisce estorsioni – come raccontava la collega di Vieste –, e chi, come noi, subisce illeciti di altra natura, come ad esempio i ripetuti furti di costose attrezzature agricole che causano perdite ingenti per le nostre aziende costrette a sopportare enormi spese per il riacquisto del materiale rubato. In merito a questo lamentiamo anche noi l'assenza sul territorio delle forze dell'ordine in modo più pressante o perlomeno più incisivo. Più volte alcuni sindaci hanno chiesto l'intervento dell'Esercito considerato che dispone dei mezzi idonei per percorrere le campagne. L'Esercito potrebbe Pag. 7darci una mano almeno per la sorveglianza, perché a volte basta la sola presenza per allontanare chi è intenzionato a rubare. Stiamo subendo anche estorsioni e furti di prodotti agricoli. Vendemmia durante, accade che di notte vengono a rubare l'uva nella zona di San Paolo, San Severo e Torremaggiore. Non è giusto che chi aspetta un anno per raccogliere i frutti del proprio lavoro debba poi svegliarsi un giorno e scoprire che nottetempo qualcuno ha tagliato e portato via l'uva dalle vigne. In agricoltura chi lavora di giorno, non può anche essere sveglio di notte per vigilare all'interno dei propri fondi. Anche se si vive in campagna, c'è un'ora in cui noi, stanchi, dormiamo profondamente e in quell'ora rubano e fanno di tutto. Abbiamo pure installato sistemi di videosorveglianza e di allarme, ma i ladri sono in grado di bypassarli, ormai sono più attrezzati di noi. Noi cambiamo e loro si adeguano alle attrezzature.
  Per ora non mi giunge notizia di fenomeni estorsivi, di pagamenti di tangenti, ma temo che prima o poi potremmo trovarci in una situazione del genere e non so chi avrà la forza di dire no e chi, invece, soccomberà per paura di perdere tutto il suo raccolto. Continuiamo a predicare a tutti di denunciare qualsiasi illecito, perché anche il furto di una piccola cosa, per esempio un filtro che costerà 300-400 euro, deve essere a mio avviso denunciato perché tramite questa denuncia stiamo segnalando la presenza di un malavitoso in una determinata zona. Ultimamente accade che alcuni agricoltori si mettono in macchina e perlustrano le campagne, se trovano il ladro di turno chiamano i carabinieri che dicono: «Voi non avete armi, non avete nulla, dovete andarvene», perché è l'unica soluzione per salvarsi, altrimenti correrebbero il rischio della vita, pertanto non è una soluzione al problema. L'unica soluzione, secondo me, come voleva fare l'assessore regionale Pentassuglia, è quella di potenziare gli impianti di videosorveglianza nelle campagne, laddove è svincolo di territorio. C'è poi molta connivenza nei porti. Ricordo infatti che i mezzi agricoli sono così grandi e pesanti che, a differenza delle auto rubate, non vengono smontati e fatti a pezzi, ma vengono imbarcati sulle navi così come sono e mandati fuori. Una nave con dei mezzi agricoli è partita da Napoli, ha avuto problemi, ha dovuto riparare l'avaria a Genova e durante la sosta la Guardia di finanza ha rilevato nel suo carico la presenza di 25 trattori rubati. Mezzi agricoli così ingombranti sono facilmente visibili anche se caricati su camion. Occorre pertanto una adeguata sorveglianza anche sul trasporto su gomma.

  PRESIDENTE. Lazzaro D'Auria, prego.

  LAZZARO D'AURIA, rappresentante di FAI antiracket Foggia «Luigi e Aurelio Luciani». Mi inserisco perché si stava parlando di agricoltura, di numeri, allora mi sono permesso di metterli su carta. In Puglia, in provincia di Foggia, abbiamo 510 mila ettari coltivabili. Gregari della mafia, definiti «guardiani», hanno il compito di raccogliere una certa somma per ettaro e poi dividerla con i boss che li hanno messi sul territorio. Ho ricostruito una buona parte di questa vicenda e l'ho riferita ai carabinieri e alla polizia che stanno indagando. Il principale problema è che i guardiani, se non viene pagato il «pizzo», compiono atti balordi, come furti, il taglio di olivi o vigneti ed altro.
  Per questi danneggiamenti, se rilevati in flagranza di reato, c'è una condanna a massimo sei mesi per danneggiamento colposo. Penso invece che ad un malvivente che taglia un vigneto o un oliveto o distrugge una coltura dovrebbe essere comminata una pena molto più grave di quella che prevede ora la legge. È un fatto grave, perché per portare un vigneto o un oliveto a produzione ci vogliono quasi cinque anni, quattro anni nel migliore dei casi. Questi alberi sono come dei bambini che il coltivatore cresce man mano per portare a casa, alla maturità, i sospirati frutti del proprio lavoro. Tenga presente che un agricoltore deve lavorare su un oliveto o un vigneto per un anno intero, e poi per la raccolta, in particolare almeno dieci giorni. Se poi i malviventi radono a terra il vigneto o l'oliveto patisce i danni l'intera famiglia, Pag. 8così l'agricoltore a volte è costretto a pagare per evitare questi problemi. Ci sono poi gli incendi del grano, dei frutteti, o addirittura l'inquinamento delle coltivazioni dei pomodori e, infine, i furti di attrezzature o degli impianti di irrigazione. L'agricoltore per stare tranquillo è costretto a pagare gli importi per ettaro che lei vede. Il totale di questi importi, per le coltivazioni che vengono fatte a Foggia, rappresenta quasi 42 milioni di euro. Se nella migliore delle ipotesi la metà degli agricoltori non paga, otteniamo che la mafia foggiana riesce a ricavare dal settore agricolo locale un importo vicino ai 20 milioni di euro annui. Come è stato già detto, nella provincia di Foggia abbiamo una pessima viabilità agricola. A volte le stesse autovetture delle forze dell'ordine rimangono incastrate a causa delle radici delle piante secolari presenti sui percorsi. Le forze dell'ordine sono sotto organico, sia la polizia che i carabinieri che i vigili. Inoltre, i mezzi disponibili non sono rapportati all'estensione della provincia. Lo Stato, quindi, dovrebbe pensare di rafforzare questi corpi anche per consentire loro maggiore mobilità, che oggi non hanno. L'intervento di una pattuglia successivo alla chiamata di un contadino in campagna, a San Severo, per esempio, comporta che questa, per arrivare, deve percorrere 30 chilometri di strada malridotta, ci impiegherà quindi quasi un'ora; in un'ora il trattore rubato verrà messo sulla nave.
  Per quando riguarda gli agricoltori, ritengo che loro stiano denunciando, ci sono varie cause in corso, penso che il dottor De Matteo e il dottor Gatta lo sappiano. Quando ci sono stati questi processi non li ho visti in aula. Forse dovrebbe esserci un maggiore interesse nei confronti delle famiglie Luciani, Palumbo e le altre famiglie che hanno denunciato. Sarebbe bello che la Coldiretti o la Confagricoltura si interessassero alle persone che hanno avuto il coraggio di denunciare, perché a Foggia per farlo ci vuole coraggio. Io l'ho fatto e sto subendo di tutto e di più. Infine tengo a dire che non è giusto che chi denuncia abbia poi una cattiva immagine. Dopo la denuncia, le banche si sono sottratte a qualsiasi forma di affidamento. Dopo un aiuto da parte della prefettura mi hanno concesso qualcosa. Anche quando questa Commissione o il Comitato mi voleva aiutare con elargizioni di mutui a tasso agevolato, le banche e le assicurazioni non hanno accettato la garanzia dello Stato. Credo che questa sia una cosa inaccettabile, perché quando le banche hanno difficoltà chiedono aiuto allo Stato, però quando è lo Stato che chiede o garantisce una persona le banche non accettano. Questa Commissione dovrebbe avere attenzione verso chi denuncia. Io ho denunciato le banche, ho messo nero su bianco, ho informato la Direzione distrettuale antimafia, ho denunciato l'applicazione di tassi triplicati, fidi ridotti di oltre il 50 per cento solo perché avevo denunciato e, di conseguenza, considerato come soggetto a rischio perché potevo essere ammazzato. Mi auguro che questo non succeda più e che i testimoni di giustizia non vengano penalizzati. Ritengo che chi non paga il pizzo sia una persona perbene, chi lo paga lo fa o per paura o perché ha dei ritorni e quindi diventa un favoreggiatore della mafia. Credo che queste persone non debbano passarla liscia, perché solo obbligando il cittadino onesto a non avere paura della mafia, a non pagare il pizzo, si possa ottenere un risultato maggiore. Infine, in qualità di testimone di giustizia, penso che si dovrebbe sburocratizzare il rimborso dei danni biologici e materiali per chi ha il coraggio di denunciare.

  PRESIDENTE. Grazie anche per questo ultimo appunto che già ci era stato sottoposto. Ha chiesto di intervenire Giuseppe Cavaliere, presidente del consiglio direttivo e presidente onorario della fondazione antiusura Buon Samaritano.

  GIUSEPPE CAVALIERE, presidente onorario della fondazione antiusura Buon Samaritano. Una brevissima considerazione, presidente, sollecitato dall'intervento dell'amica Vittoria Vescera, la quale ha detto che effettivamente a Vieste oggi si è un po' più sereni, stessa serenità che vorremmo qui a Foggia. Indubbiamente l'azione che Pag. 9sta svolgendo lo Stato in questi anni è straordinaria. I risultati si vedono: le indagini, i processi che si concludono. Però ritengo che lo Stato da solo non sia in grado di risolvere questo problema, ma non perché non ne abbia la capacità, la forza o gli strumenti, ma perché è un compito talmente difficile, una competizione talmente dura, che o c'è la collaborazione da parte dei cittadini della comunità oppure il problema non lo risolviamo. Ho l'impressione che a Foggia ci sia un senso di rassegnazione e di assuefazione allo stato di fatto. Racconto un episodio, presidente, per noi è molto indicativo. La fondazione Buon Samaritano ha beneficiato di un finanziamento di 170 mila euro dal PON Legalità per assistere e aiutare le vittime di usura ed estorsione che denunciavano, per aiutarle e accompagnarle nel percorso della denuncia, e nell'accesso al fondo di solidarietà. Noi ci siamo attivati come fondazione. È risaputo che a Foggia le denunce sono pochissime. L'anno scorso per usura ci sono state solo due denunce, per estorsione forse qualcuna in più. Data l'importanza del risultato facemmo una riunione in prefettura, convocata dal prefetto (all'epoca il prefetto Esposito), in cui erano presenti anche il procuratore capo della Repubblica, il commissario straordinario del Governo, prefetto Cagliostro, a cui furono invitate quasi tutte le associazioni di categoria e i sindaci dei maggiori centri della provincia di Foggia. Ricordo che erano presenti anche Tano Grasso e altri amici qui presenti. Noi, come fondazione, avevamo dato la disponibilità a partecipare a delle riunioni con i rispettivi associati per illustrare innanzitutto i benefici di questa legge, voluta da Giovanni Falcone, che consente di ristorare le vittime di usura e di estorsione ancor prima che ci sia la condanna. È sufficiente, come sapete, che, in caso di urgenza, ci sia il decreto di rinvio a giudizio con il parere favorevole da parte del pubblico ministero. A questa riunione partecipò anche l'arcivescovo, presidente del comitato promotore della nostra fondazione di ispirazione cattolica. Fu rivolto l'invito specifico di organizzare incontri e riunioni affinché potessimo illustrare i benefici derivanti dalla denuncia e tutto ciò che era conseguente. Il risultato fu: zero assoluto. Nonostante noi avessimo successivamente sollecitato un'azione divulgativa in tal senso, zero assoluto. Non c'è stato un solo incontro, non c'è stata una sola riunione. In assenza di una collaborazione fattiva, di una presa di coscienza da parte di chi vive realmente questo problema, probabilmente non lo risolveremo. Mi onoro anche di far parte del Comitato di solidarietà per le vittime dell'estorsione e dell'usura presieduto dal prefetto Nicolò. C'è un impegno straordinario, eppure la risposta non è adeguata. Faccio questa osservazione a lei, presidente, non come presidente della Commissione ma come parlamentare e ai suoi colleghi perché la legge forse andrebbe rivista e perfezionata. Mi è capitato più di una volta che una vittima di usura o di estorsione che ha denunciato, sottovoce mi ha detto che non lo rifarebbe. Si arriva alla denuncia nel momento di disperazione, quando si ha bisogno di aiuto. Quando si può ancora gestire la situazione si resiste, si tiene duro. È una legge straordinaria, forse l'unica in Europa che consente questo riconoscimento, ma se veramente si vuole raggiungere dei risultati in tal senso, forse andrebbe perfezionata. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, raccolgo la sua sollecitazione e sicuramente in seduta plenaria ne parleremo con i commissari. In parte ci abbiamo provato dando al prefetto un tempo maggiore per rispondere, però questo vuol dire che effettivamente le domande ricevono risposta in un tempo troppo ampio e non nell'immediato, come lei diceva. Do la parola a Luca Vigilante, della FAI antiracket Foggia «Luigi e Aurelio Luciani».

  LUCA VIGILANTE, rappresentante di FAI antiracket Foggia «Luigi e Aurelio Luciani». Grazie presidente e grazie a tutti gli onorevoli commissari. Proverò a essere sintetico, perché in effetti le fattispecie sono state rappresentate da tutti anche in maniera compiuta. Ho imparato a conoscere bene il fenomeno mafioso, non solo perché Pag. 10sono avvocato, ma perché l'ho vissuto direttamente. Nel 2020 io e la mia famiglia abbiamo subìto quattro violenti attentati dinamitardi in successione e da quel giorno noi viviamo (la mia famiglia – mia moglie e i miei due figli – ed altri nostri familiari) ancora sotto scorta. Un aspetto ancora non approfondito è quello di una grande preoccupazione che persiste nella nostra comunità. Poi cercherò di dare qualche spunto anche in merito a qualche misura a favore degli operatori economici, proprio per far comprendere bene quali sono gli effetti e i danni, cosa che nessuno spiega a tutte queste persone. Io ho la responsabilità di farlo, e lo farò finché vivrò a Foggia; per cui devo partire da questo. Sabato mattina leggo su un importante quotidiano locale un'intervista a un candidato sindaco di una lista civica. L'intervistatore gli chiede cosa pensasse del fatto che fosse venuta la Commissione parlamentare antimafia a Foggia, del fenomeno mafioso. Questa persona risponde: «Penso che la mafia foggiana non abbia la cifra imprenditoriale di altre organizzazioni mafiose e che non sia la 'ndrangheta. La mafia foggiana non controlla nello stesso modo di altre mafie il nostro tessuto economico, piuttosto le batterie sono dedite all'estorsione, all'usura, alla prostituzione e alla droga». Cose da niente, insomma, cose di cui non preoccuparsi. «Resto straconvinto che gli imprenditori di Foggia siano persone libere, tra di loro ci sono quelli che pagano ma lo fanno solo per paura», quindi pagano ma lo fanno solo per paura. Nel momento in cui leggo una cosa del genere, la prima cosa che faccio, vado in commissione, ho questo privilegio, devo partire per forza da questa cosa. Mi aspettavo che chi rappresenta le associazioni, chi ha dei ruoli si alzasse il giorno successivo, mediante il proprio social, e dicesse: «Lei fa una dichiarazione del genere quando si sta candidando ad amministrare una città sciolta per mafia, ci sono le vittime che piangono, attività morte e ancora persiste psicologicamente la libertà di potersi svegliare la mattina e dire queste cose?». Ma questa non è l'unica cosa che non ha indignato i nostri apparati para-istituzionali. Dico «para» perché, dal punto di vista repressivo e dal punto di vista della strategia, oggi noi possiamo dire che siamo una città privilegiata perché quello che è stato fatto dal punto di vista delle investigazioni e dal punto di vista della sicurezza, sono notevoli. Lo dimostra il fatto che tutti questi impianti strategici hanno portato per la prima volta a sentenze di secondo grado per mafia dal 2020, quando per la prima volta io, amministratore di un'azienda che opera nel sistema sanitario nazionale, con duemila lavoratori diretti, di cui circa ottocento nel luogo più critico della città di Foggia, cioè il rione Candelaro, dopo aver ricevuto delle richieste estorsive, dopo aver assistito a delle cose che mai immaginavo pur essendo figlio di questo territorio, senza neanche pensarci due secondi, spiegavo alla mia famiglia che, al di là dell'aspetto etico e morale, in maniera pragmatica e formale, se noi che operiamo per conto del sistema sanitario nazionale, quindi percettori di denaro da committenza pubblica non avessimo denunciato e da qualche indagine fosse emersa, anche solamente per paura, una dazione economica che alimenta questi fenomeni, saremmo stati destinatari di interdittiva antimafia. Quando io l'ho spiegato, dando delle informazioni tecniche e giuridiche, tutti, avvocati e amministratori, hanno detto: «Hai fatto bene a farlo». Questo per dire che se nel nostro territorio avessimo delle organizzazioni portatrici di interessi diffusi che informassero e che formassero gli operatori economici, partendo da quelli piccoli che non hanno la struttura per avere avvocati importanti, credo che già qualcosa migliorerebbe. Questo però non può avvenire perché in una città fortemente colpita dal fenomeno mafioso e, a differenza di quello che si dice qui, infiltrata al 100 per cento, si tende a non alimentare quelle alleanze e quelle sinergie che porterebbero chiaramente a un maggior grado di informazione e di formazione degli operatori economici. Noi ci siamo trovati con delle aziende poi interdette per mafia che hanno provato a finanziare delle borse di studio in università, con alla base delle promozioni da parte di direttori di dipartimento e docenti. Aziende che, sempre con le stesse caratteristichePag. 11 critiche, hanno costituito associazioni di interessi diffusi senza che nessuno alzasse la mano e dicesse: «Abbiamo letto le indagini»; indagini e informative di polizia che sono degli atti giuridici fino a prova contraria. Questo è ciò che oggi accade nella nostra città. Giovedì scorso ho esultato quando ho appreso che un imprenditore di San Severo, città veramente critica dal punto di vista mafioso, ha denunciato i propri estorsori. Ritengo che lo abbia fatto perché l'azione che si sta portando avanti sta funzionando. Provengo dal mondo dell'Azione Cattolica, nella vita ho avuto il dono di poter realizzare dei sogni di una famiglia semplice, però i cittadini si ricordano di quando ero piccolo, quindi tutti mi si avvicinano quando cammino. Le persone hanno già colto il cambiamento, chi non lo sta facendo sono alcune istituzioni o para-istituzioni: loro non l'hanno colto e strumentalmente non lo stanno facendo. Le persone iniziano a denunciare: la pizzeria che non pagava il pizzo ma era costretta a dare una pizza gratuitamente a chi entrava non lo fa più e, anzi, il titolare quando mi ha incontrato, mi ha detto sottovoce: «Grazie Luca, perché questa cosa funziona». Nell'azienda che dirigo con passione gli operatori socio-sanitari erano costretti a non lavorare perché i familiari dei parenti nelle RSA, nella situazione psicologica peggiore perché si sta chiudendo una fase affettiva drammatica, erano costretti ad assumere in nero badanti che si appostavano nel parcheggio. Quando siamo arrivati noi, che venivamo da un mondo sanitario virtuoso, la prima azione che abbiamo fatto è stata quella di impedire l'ingresso a chi non fosse legittimato, che fosse lavoratore o familiare. Questa è stata la prima azione, penso una delle prime condanne. Avevamo scoperto che in questo quartiere una serie di pregiudicati riuscivano a ottenere la possibilità di ricoverarsi (perché questa è una struttura del Sistema sanitario nazionale) e che c'era una anomala concentrazione in alcuni reparti da dove poteva accedersi in maniera informale da un'altra porta e facevano delle riunioni. Questo l'ho scoperto quando un giorno sono entrato e ho visto una serie di persone. In un'intercettazione uno dei boss più feroci mi nominava dicendo che il giorno del compleanno di mia figlia mi avrebbe raggiunto, poi forse ci ha ripensato o è stato scoraggiato dalle misure che mi tutelano. Lo stesso boss mafioso, senza che nessuno dicesse niente, me lo sono ritrovato con tutti i suoi figli a distanza di dieci metri, perché si curava presso una delle nostre strutture e non sono stato avvertito. Ho raccomandato agli infermieri, ai sanitari e ai medici di dare la massima attenzione perché è da lì che si concretizza la vera umanità che può aspirare a cambiare le cose. Mi auguro che la vostra attenzione continui a essere pervicace e soprattutto diventi sempre più solida, nella consapevolezza che il cammino è ancora lungo e critico. La Commissione deve farsi promotrice di iniziative, secondo me sono fondamentali le azioni delle associazioni datoriali che devono rendicontare ogni anno cosa hanno fatto, soprattutto nei territori mafiosi, in termini di formazione, informazione e contrasto alla illegalità. Io devo capire il motivo perché, all'indomani delle bombe e della mia esposizione, l'unica associazione che mi ha invitato per chiedermi: «Luca, come stai?» è stata l'Azione Cattolica, gli scout di una parrocchia. Per mesi interi non sono stato mai avvicinato da Confindustria, da un comune. Un paradosso, un figlio di una terra che a un certo punto fa delle cose. Questa è la situazione e la consapevolezza da cui noi dobbiamo chiaramente continuare questa azione per liberare e per emanciparci da un fenomeno che impoverisce culturalmente ed economicamente una comunità che ha potenzialità incredibili.

  PRESIDENTE. Grazie anche per la passione civile di questo intervento, passione che ho potuto riscontrare anche in altri interventi quando siamo venuti a Foggia e che ci chiama tutti alla grande responsabilità che abbiamo quando sediamo nelle Istituzioni. Do la parola a Federica Bianchi di Libera.

  FEDERICA BIANCHI, referente provinciale Libera Foggia e coreferente regionale Pag. 12dell'associazione. Buongiorno, presidente. Sarò breve, giusto a integrazione di quello che ci siamo detti a Foggia perché non c'è stato il tempo di affrontare tutte le questioni. Il quadro che emerge da tutti gli interventi che mi hanno preceduto è che le mafie foggiane hanno saputo coniugare perfettamente l'elemento della tradizione con quello della modernità. L'elemento modernità emerge sostanzialmente nella capacità di fare alleanze, di fare rete tra di loro e di infiltrarsi. Sono fattori che hanno portato nella provincia di Foggia allo scioglimento per mafia di sei amministrazioni comunali e, tra queste, Foggia, il secondo caso di comune capoluogo sciolto per infiltrazioni mafiose nella storia della Repubblica. In questo contesto vi è la necessità di prestare una maggiore attenzione alla cd. «tecnostruttura», cioè all'apparato burocratico di un comune, perché dopo uno scioglimento per infiltrazioni mafiose, oltre al dato prettamente politico, occorre prestare attenzione anche a quello che avviene dentro. Con questi presupposti ci avviciniamo alle ormai prossime consultazioni amministrative nel comune capoluogo. Ci sono situazioni che destano sconcerto e preoccupazione, non solo per le dichiarazioni pubbliche di alcuni candidati di cui si è fatto già cenno, ma anche per la presenza di alcuni candidati che continuano, in modo più o meno mascherato, nella loro attività, nascosti dietro altri soggetti. Vi è la necessità forte e concreta di essere presenti su questo territorio, di accompagnare la città di Foggia alle prossime elezioni, affinché cose che sono successe nel passato non si ripetano più. Altrimenti, l'ho detto con fermezza e lo ripeto perché è fondamentale, avremo perso tutti: Stato, Governo, Istituzioni centrali periferiche e associazioni. Chiediamo su questo un'attenzione, una presenza non fatte solo di spot ma una presenza concreta per dare risposte ai bisogni delle persone. La provincia di Foggia è un contesto dove vi è un'assoluta precarietà nel lavoro che crea una precarietà nella vita delle persone. Questa precarietà a sua volta si sostanzia in rabbia, in frustrazioni che a volte degenerano anche in violenza. C'è una problematica di violenza giovanile, presente in tutto il Paese, ma ancor più nel nostro territorio. C'è bisogno di dare ascolto, di dare spazio, di poter avere dei contesti sia urbani che sociali che possano dare ascolto ai bisogni, dove i ragazzi possano trovare spazio per le loro passioni, altrimenti le mafie si inseriscono a piene mani. Inoltre c'è il fenomeno del consumo di sostanze stupefacenti. L'operazione Game Over ci consegna questo dato: 500 mila euro al mese per altre 50 mila dosi vendute sulla sola provincia e città di Foggia. Noi abbiamo necessità di interrogarci su chi siano oggi i consumatori di stupefacenti che sembrano appartenere a fasce sempre più giovani. Quindi la necessità è di agire tutti insieme in attività di prevenzione e in attività di politiche sociali.
  Le mafie si inseriscono nella carenza di welfare statale. Il welfare mafioso nel nostro territorio è molto presente e c'è bisogno di risposte concrete.
  I ragazzi hanno bisogno di spazi. A Foggia c'è una tensostruttura finanziata con denaro pubblico da fondi PON abbandonata nel quartiere CEP che ha bisogno di spazi per i giovani. È un segnale di uno Stato assente, di una struttura tirata su e poi abbandonata. C'è una squadra di baseball che in una struttura super-fatiscente accompagna i ragazzi e crea una cultura diversa, con principi sani, e accanto ai ragazzi cura quelle famiglie. Ecco, noi abbiamo bisogno anche di questo, di creare degli spazi, di dare delle risposte.
  Solo due punti ancora mi preme sottolineare, la situazione delle carceri e della città di Manfredonia.
  Qualche giorno fa è uscito il rapporto Antigone che ci restituisce una situazione drammatica delle carceri del nostro territorio. Detenuti che non hanno gli sgabelli per sedersi per mangiare e che devono mangiare a turno; altri detenuti sprovvisti di cuscino per dormire. La storia delle nostre mafie, che proviene da lontano, insegna che Cutolo, portato nelle nostre carceri, ha iniziato a intessere rapporti con i criminali del nostro territorio e quindi a dare vita a tutto quello che poi ne è nato, quindi anche la società foggiana nasce da lì, nasce in quel carcere. Non mi voglio dilungarePag. 13 sulla storia ma la storia è importante, perché certe storie non si ripetano. Nelle nostre carceri l'attività di prevenzione, tutto ciò che la nostra Costituzione prevede come rieducazione, non viene attuata, non può essere attuata per mancanza di spazi. Quello di San Severo è un carcere dove i detenuti non hanno la possibilità di svolgere qualsivoglia attività perché mancano gli spazi, ne consegue che sono in difficoltà anche le associazioni che intendono promuovere attività all'interno di tale istituto di pena. In questi contesti la mafia continua a crescere, aumentano gli adepti, continuano a scambiarsi informazioni. Noi abbiamo il dovere di intervenire lì e di fare in modo che quelle persone possano essere reinserite, come prevede la nostra Costituzione, nella società, ed evitare che, invece, possano acquisire in quegli anni una scuola del crimine per poi inserirsi ancora di più in quei contesti.
  Chiudo su Manfredonia. È noto che le mafie foggiane consistono in quattro organizzazioni criminali, ognuna di loro con proprie peculiarità ma anche aspetti in comune. Manfredonia è una città di circa 60 mila abitanti, con una presenza importante di clan e famiglie mafiose. È una mafia violenta, spregiudicata, senza scrupoli. Noi abbiamo il dovere di prestare attenzione anche a questi territori. Manfredonia, con le sue specificità, è una città crocevia anche a livello economico che, come Vieste, può dare sviluppo a un'intera provincia per tutta una serie di fattori. È una città dove, a causa di una perdurante sottovalutazione del fenomeno criminale ed una mancanza di presenze e risposte, occorre porre un'attenzione forse superiore rispetto ad altri contesti. Mentre in territori come Foggia o Vieste in questi ultimi anni lo Stato è riuscito a portare avanti una risposta culturale oltre che repressiva molto importante, in altri, come Manfredonia, la situazione è un po' troppo sottovalutata e abbandonata. Manfredonia è solo un esempio per dire che noi dobbiamo intervenire ed essere presenti tutti insieme, associazioni, Stato e Istituzioni centrali per fare in modo che nessuno si senta solo. Dobbiamo agire non solo in repressione; come già detto, dobbiamo intervenire di più sul piano della prevenzione.

  PRESIDENTE. Grazie mille a Federica Bianchi. Io passo la parola ai commissari in modo che possano fare le domande. Visto che siete tutti da remoto ne facciamo una alla volta e faccio rispondere. Ho iscritto per primo il senatore Cantalamessa. Prego, senatore.

  GIANLUCA CANTALAMESSA. (intervento da remoto) Grazie, presidente. Innanzitutto grazie a tutti i presidenti delle associazioni che sono intervenuti. Sono originario della provincia di Napoli e quindi ben conosco i problemi ai quali hanno fatto riferimento e le mancanze che spesso avvertono i cittadini o gli imprenditori al momento della denuncia, prima e anche dopo. Nonostante lo sforzo da parte di tutti i settori e i comparti dello Stato, c'è ancora tanto da fare.
  Ringrazio per gli spunti normativi che ci sono stati dati, per esempio, quello relativo al danneggiamento colposo che può provocare dei danni enormi a una piccola impresa. Mi sembrava fosse il signor D'Auria la persona che ha fatto preciso riferimento all'estensione di 510 mila ettari coltivabili e che ha illustrato la vicenda dei guardiani. Trovo che sia uno spunto interessante la rilevanza del danno provocato e la strumentalità di questo ai fini mafiosi. Una delle poche note positive che emerge da queste audizioni è la dichiarazione della signora Vittoria Vescera dell'antiracket Vieste, quando afferma che laddove ci sono le denunce i risultati arrivano. Anche questo è uno spunto sicuramente interessante. Lascia perplesso quanto detto dal signor Vigilante in merito alle dichiarazioni del candidato sullo sminuire una mafia oppure paragonarla ad altre. Volevo chiedere a Mario De Matteo della Coldiretti e alla CIA, alle associazioni di categoria più grandi, se negli ultimi anni presentano esse stesse delle denunce dirette quando sanno che i loro associati subiscono dei danni. Non ricordo chi, mi sembra fosse la signora Vescera, ha detto che ci sono alcune aziende Pag. 14che non perseguono utile ma sono delle lavatrici. Queste aziende possono anche a loro volta essere associate ad associazioni di categoria. Ci sono stati precedenti nei quali le associazioni di categoria hanno denunciato imprese al loro interno, che di fatto non perseguono il profitto come dovrebbero tutte le imprese e magari hanno altri obiettivi?

  PRESIDENTE. Risponde la CIA, prego.

  ANGELO MIANO, presidente CIA Foggia. Per quanto concerne l'invito a tutti i nostri associati a denunciare, è un discorso acclarato e li sollecitiamo di volta in volta. I nostri interventi sono stati fatti direttamente presso le prefetture e i prefetti di turno per lamentare i fatti verificatisi sul territorio. Verificare se le nostre aziende siano delle lavatrici non rientra tra le competenze di un'associazione di categoria. L'associazione di categoria non sta insieme con il produttore o con l'imprenditore, bensì segue, non proprio da remoto ma con rapporti diretti presso la sede stessa, ma non può andare a vedere quello che succede a livello contabile, perché si entrerebbe in contesti che non ci toccano e non ci spettano. Noi siamo ben pronti a denunciare di volta in volta quello che succede sul territorio, chiedendo ogni volta più presenza e dando anche dei consigli su determinati atti o fatti che si sono verificati in determinate condizioni.

  GIANLUCA CANTALAMESSA. (intervento da remoto) Aggiungo solo per precisare meglio la domanda, perché non vorrei essermi spiegato male. È chiaro che non parlavo di fatti contabili. Poiché sono stato un soggetto partita IVA e per 28 anni ho fatto parte della mia associazione di categoria, è chiaro che non intendevo fare riferimento a questo tipo di informazioni. Ho chiesto se avete modo di verificare, non da un punto di vista contabile ma sulla base di elementi di conoscenza e dei rapporti di frequentazione che avete con i vostri associati, circa l'esistenza di talune realtà all'interno delle vostre associazioni che fanno emergere dei dubbi o se è immaginabile un lavoro del genere da parte di una associazione di categoria.

  PRESIDENTE. Ho iscritta l'onorevole Ascari.

  STEFANIA ASCARI. (intervento da remoto) Grazie, presidente. Un ringraziamento per questa importante audizione di oggi. Dalla relazione della DIA risulta che spesso gli imprenditori più che pagare il pizzo vengono a patti con la mafia e cedono la propria attività o delle quote di essa. I mafiosi acquistano dei terreni dove dichiarano di produrre un determinato ortaggio o frutta (per esempio carciofi, ciliegie e spesso anche prodotti pregiati) che però in realtà non producono. Poi quando ci sono alluvioni o grandinate addirittura prendono i risarcimenti dal Ministero dell'agricoltura e prendono soldi da fondi europei per le colture pregiate di sostegno all'agricoltura. Volevo sapere: se siete a conoscenza di questi fatti e quali strumenti state mettendo in atto per arginare il fenomeno; se ci sono dei protocolli in atto anche per il contrasto del caporalato e se questi protocolli funzionano, anche alla luce del fatto che la provincia di Foggia è destinataria di due importantissime risorse del PNRR: parliamo di 53 milioni di euro per il ghetto di Borgo Mezzanone e 27 milioni circa di euro per il grande ghetto di Rignano che si trova a San Severo. Infine volevo capire se tra i vostri iscritti ci sono anche imprenditori del campo delle pompe funebri, dal momento che dagli anni Ottanta questo settore è notoriamente in mano alla criminalità organizzata, come risulta anche da sentenze del tribunale di Foggia e non solo.

  PRESIDENTE. Onorevole Ascari, ovviamente per motivi di tempo non posso far rispondere tutti per cui le chiedo se lei vuole indirizzare a qualcuno in particolare le domande, altrimenti chiedo se qualcuno vuole rispondere.

  STEFANIA ASCARI. (intervento da remoto) A Vittoria Vescera e Alessandro Vito chiederei se sono state raccolte adesioni anche da imprenditori che sono di altri Pag. 15paesi del Gargano, per esempio paesi molto problematici dal punto di vista della criminalità organizzata come Monte Sant'Angelo, Mattinata e Manfredonia. Chiedo invece a Vito qual è la situazione all'indomani del periodo delle bombe, che è stato particolarmente cruento nel 2021 e 2022, e se si avverte una maggiore partecipazione anche in termini di testimonianze e di denunce da parte dei cittadini. Chiedo all'associazione Buon Samaritano e Libera Foggia e anche a SOS Impresa legale se hanno attivato protocolli con gli ordini professionali oppure con la Confcommercio, dal momento che la mafia per vincere gli appalti si serve sempre più spesso di professionisti che preparano i progetti, la domanda di partecipazione e li seguono. Cosa pensate che si possa fare per arginare questo fenomeno? Le mie prime domande sono rivolte a CIA, Coldiretti e Confagricoltura.

  PRESIDENTE. Do la parola direttamente a Vittoria Vescera.

  VITTORIA VESCERA, rappresentante dell'associazione FAI antiracket Vieste e vice presidente FAI nazionale. Nella nostra provincia nasce prima l'associazione antiracket Vieste e dopo quella di Foggia. È anche vero che in tutti questi anni noi abbiamo operato anche in altri paesi vicini a Vieste, come Monte Sant'Angelo, Mattinata, Peschici e Manfredonia. Abbiamo sempre fatto degli interventi ogni volta che ci è stato richiesto o anche quando abbiamo attivato le cosiddette «passeggiate della legalità». Noi di Vieste – insieme al comandante provinciale, al prefetto, a chiunque si rendeva disponibile – andavamo per le vie delle città per portare avanti la nostra testimonianza. Nel momento in cui abbiamo deciso di iniziare ad operare anche a Foggia abbiamo iniziato una collaborazione con gli imprenditori e con i colleghi di quella città. Qualcuno della provincia si era avvicinato, ma nel momento in cui hanno capito che c'era un percorso che portava alla denuncia, alcuni di questi sono venuti meno. È un discorso che comunque noi continuiamo a portare avanti con alcuni parroci dei paesi vicini anche tramite le «passeggiate della legalità».
  Per il momento le associazioni costituite sono quelle di Vieste e Foggia. Siamo collegati con altri imprenditori che hanno voglia di fare. Lo statuto della FAI prevede che un'associazione sia ben riconoscibile nel territorio. Secondo i nostri canoni, perché un'associazione sia affidabile sul territorio, deve sentire l'esigenza di tutelarlo e di risolvere il problema anche con il concorso delle altre associazioni, considerato che siamo appunto una federazione.

  PRESIDENTE. Prego, Giuseppe Chiappinelli.

  GIUSEPPE CHIAPPINELLI, presidente del consiglio direttivo della Fondazione Antiusura Buon Samaritano. Volevo rispondere per quanto riguardava l'interessamento sui protocolli. La nostra fondazione antiusura Buon Samaritano ha stipulato un protocollo con la camera di commercio di Foggia per la costituzione di parte civile. Abbiamo stipulato un protocollo con Confindustria per la realizzazione del PON legalità di cui ha accennato prima l'ingegner Cavaliere. Con altre associazioni datoriali e associazioni antimafia e con i comuni di Manfredonia e Cerignola abbiamo sottoscritto in prefettura un protocollo d'intesa molto importante finalizzato a rendere vivibili le nostre città. Tra i temi del protocollo ricordo anche quello relativo all'installazione di impianti di videosorveglianza. In quell'occasione, il prefetto invitò anche noi dell'associazione antiusura a formulare specifiche proposte sui nostri temi. Fu così che chiedemmo al prefetto di dedicare una sessione alla gestione corretta del denaro, tema di specifico interesse per le fondazioni antiusura.

  PRESIDENTE. Grazie mille. Prego, Alessandro Zito.

  ALESSANDRO ZITO, presidente di FAI antiracket Foggia «Luigi e Aurelio Luciani». Buongiorno. Per quanto riguarda la domanda che è stata fatta in merito ad attività di pompe funebri, nella nostra associazionePag. 16 non abbiamo nessun associato che svolge questo tipo di attività. In merito alle bombe e ai numerosi attacchi subiti da attività imprenditoriali e commerciali a Foggia negli anni scorsi, segnalo che quasi tutti quegli operatori economici sono arrivati alla denuncia. Ci sarebbero da approfondire alcune cose, magari in un secondo momento, quando posso riprendere la parola.

  PRESIDENTE. Mi sembra che ci fosse un'altra domanda a Coldiretti. Prego.

  NICOLA GATTA, vicepresidente di Confagricoltura Foggia. La prima risposta al senatore Cantalamessa. È chiaro che noi come associazione non possiamo fare attività inquisitoria ma indirizzare le nostre aziende al rispetto delle norme. C'è la certificazione antimafia che rilascia la prefettura. Le aziende, prima di ottenere finanziamenti (si sente spesso parlare di ecomafia) sono appunto assoggettate a tale procedura di rilascio dei certificati antimafia dalle prefetture.
  È chiaro che rispetto a questo noi come Confagricoltura abbiamo un codice etico come associazione già da tempo, che pubblicizziamo e cerchiamo di diffondere tra le nostre aziende associate.
  Al momento su Foggia non abbiamo avuto mai aziende che sono state coinvolte da interdittive antimafia o cose simili.
  In più abbiamo partecipato al tavolo in prefettura dove abbiamo firmato, sottoscritto e condiviso un protocollo contro il caporalato.
  Su questo tema, approfitto anche per dare una risposta all'onorevole Ascari.
  Sul caporalato, fenomeno che danneggia le aziende serie del nostro territorio, è stato fatto tanto in provincia di Foggia ma c'è ancora molto da fare per risolvere problemi di ordine strutturale. Innanzitutto va immediatamente eliminata la presenza dei ghetti in provincia di Foggia, quindi da Borgo Mezzanone a quello di Rignano. Per questo obiettivo sono stati già stanziati finanziamenti importanti, ed è importante che ciò sia realizzato perché è proprio in tali aree che si annidano una serie di criticità.
  Si dovrebbe puntare molto a creare un luogo fisico, proprio fisico, per aiutare a mio avviso le imprese nella domanda e offerta di lavoro, perché spesso purtroppo in questa fase si inseriscono criminali che possono favorire il caporalato. Ci sono state delle timide esperienze rispetto anche alla questione del trasporto. È proprio in questo ambito che a mio avviso occorre intervenire con finanziamenti importanti, perché se abbiamo un trasporto pubblico autorizzato togliamo la possibilità a soggetti criminali di poter intervenire in questa problematica che purtroppo attanaglia il nostro territorio e che rende le nostre aziende vittime di questo sistema illegale.

  PRESIDENTE. Grazie mille. Ho iscritto il senatore Verini.

  WALTER VERINI. (intervento da remoto) Grazie, presidente. Buonasera a tutti.
  Sia dalle cose che abbiamo ascoltato questo pomeriggio sia da quelle che abbiamo ascoltato a Foggia durante la missione della Commissione, emerge un quadro di straordinaria gravità e preoccupazione. Al tempo stesso emerge anche il fatto che esistano, sia nello Stato – perché le forze che abbiamo ascoltato a Foggia, vale a dire dal prefetto alle Forze di polizia, carabinieri e finanza, e alle procure, alle magistrature che sono impegnate in prima persona in trincea per il contrasto alla criminalità – sia nella parte della antimafia sociale come voi siete e sulla base di quanto ci avete detto a Foggia e oggi, energie e iniziative da cui emerge comunque anche una grande speranza. Tuttavia questa speranza si scontra ancora con sacche che esistono sia all'interno delle istituzioni – non è un caso che il comune di Foggia da due anni sia commissariato – sia dentro una larga fascia sociale che non è protagonista di un'azione di prevenzione e di contrasto, quale quella che voi avete rappresentato.
  Avere scelto la prima missione a Foggia è stato un fatto importante e comunque credo che tutti i componenti, a partire dalla presidente, in qualsiasi momento siamo disposti a continuare con voi un rapporto, Pag. 17non dico quotidiano, ma certamente continuo nel tempo.
  La domanda la rivolgo un po' a tutti, presidente, anche se mi rendo conto che non tutti possono rispondere per ragioni anche di tempo.
  Fra un mese si va a votare, voi come vi ponete? Cioè, nel senso che un comune sciolto da due anni significa che (parlo erga omnes naturalmente, non mi riferisco a nessuna forza politica in particolare) vuol dire che c'è stato anche un fallimento complessivo della politica. Allora per quanto riguarda la formazione delle liste elettorali, delle forze politiche, degli schieramenti, dei candidati che concorrono alle elezioni, voi che ruolo svolgete? Avete svolto un ruolo di forte pressione e prevenzione per invitare tutte le forze politiche a esercitare totale assoluta trasparenza senza nessuna ambiguità?
  E voi stessi, è una domanda, oltre il vostro preziosissimo lavoro sociale dell'antimafia sociale, siete impegnati in un'azione di tentativo di entrare nelle istituzioni per far sentire da dentro anche il peso di una battaglia e di un impegno di trasparenza e di legalità?

  PRESIDENTE. Grazie mille. C'è qualcuno che vuole rispondere a questa domanda? Prego, Luca Vigilante.

  LUCA VIGILANTE, rappresentante di FAI antiracket Foggia «Luigi e Aurelio Luciani». Risponderei in quanto la domanda si ricollega con l'incipit del mio intervento. Innanzitutto devo francamente dire che a Foggia i due rappresentanti dei due maggiori partiti, che conosco personalmente, hanno profili credibili e validi. È questa sicuramente una prima vittoria anche perché questi due profili si pongono all'opposto di quell'esperienza di sabato mattina ed, anzi, dimostrano che c'è ora attenzione proprio nella formazione delle liste. Il fatto che nella nostra città oggi c'è una certa preoccupazione rispetto a chi si va a candidare come consigliere la considero una prima grande vittoria, anche perché nelle precedenti consultazioni amministrative era forse un plus quello di sapere che veniva candidato un soggetto che aveva contatti diretti e poteva parlare a certi mondi.
  Ora questi profili addirittura o perché sono incandidabili o perché vengono rifiutati dalle organizzazioni... io penso che questa sia una grande vittoria. L'approccio delle associazioni è quello che vede oggi, cioè il fatto di venire qui e dire delle cose importanti. Perché voi non immaginate cosa significa tornare nella nostra comunità dopo aver detto delle cose... non è che finisce qui e muore qui. Molti ascoltano e divulgano quello che ha detto oggi Luca Vigilante, quello che ha detto Lazzaro D'Auria. Bisogna anche capire bene quale coraggio queste persone oggi hanno rappresentato per la nostra comunità.
  Per quanto riguarda invece il fattore politico della competizione, questo avanzamento sociale che è stato posto (ripeto, soprattutto per quanto riguarda i due partiti e anche delle liste civiche) è una grande vittoria frutto di questo lavoro. Lavoro che, come ho detto prima, deve continuare con la stessa pervicacia con cui anche questa Commissione sta procedendo.

  PRESIDENTE. Grazie mille. Prego Federica Bianchi di Libera.

  FEDERICA BIANCHI, referente provinciale Libera Foggia e coreferente regionale dell'associazione. Rispetto a quanto ha già detto Luca Vigilante, vorrei aggiungere che il nostro è un ruolo di monitoraggio. Libera ha provato a farlo anche nei mesi precedenti. In tutti i due anni di commissariamento abbiamo provato a portare avanti su tutto il territorio delle attività di monitoraggio civico, complesse e delicate.
  Promuoviamo anche degli incontri che facciano capire al cittadino, a prescindere da preferenze e orientamenti politici, quale sia il vero valore del voto. Ciò che noi proviamo a fare è sensibilizzare sul valore del voto, su cosa significa andare a scegliere il proprio candidato, quindi colui che poi lo rappresenterà all'interno dell'assise comunale. Questo perché la storia ci consegna le vicende di persone che sono state in qualche modo accompagnate al voto dietro promesse di altre utilità varie. Sono Pag. 18situazioni dovute in parte al vuoto della politica e in parte ad una mancanza di consapevolezza da parte del cittadino al momento del voto quando esprime la propria preferenza.
  Per questa ragione Libera è molto impegnata nelle attività di sensibilizzazione. Per esempio, nel quartiere Candelaro, dove ha sede la nostra associazione, molta gente del posto in occasione delle precedenti consultazioni elettorali è stata «avvicinata» per chiedere il voto dietro promesse di utilità varie. Noi stiamo provando nel nostro piccolo, anche in silenzio, a portare avanti con ostinazione una campagna di sensibilizzazione in tal senso.
  Ricordo, infine, che Libera, come da statuto, è un'associazione apartitica; chiunque abbia un ruolo non può candidarsi, anzi dovrebbe dimettersi prima di fare un passo di questo tipo. Quello che posso certamente registrare è che ci sono alcuni candidati in partiti o liste civiche che provengono dal vasto e variegato mondo associativo di Foggia. Quindi, sì, c'è, seppur in maniera ancora forse troppo residuale, un impegno a entrare nella politica anche di persone che si sono impegnate e si impegnano nel quotidiano in associazioni varie. Questo tuttavia non riguarda nello specifico la nostra associazione.

  PRESIDENTE. Grazie mille. Passo all'onorevole La Salandra se non ci sono altri che vogliono rispondere a questa domanda. Prego, onorevole La Salandra.

  GIANDONATO LA SALANDRA. (intervento da remoto) Farò il mio intervento in due fasi, la prima con delle osservazioni, la seconda con le conseguenti domande.
  Mi spiace che il rappresentante della CIA nelle sue osservazioni, anche se accompagnate dal sorriso, abbia di fatto omesso che la provincia di Foggia ha una viabilità rurale particolarmente importante, che tende a un isolamento dell'attività dell'agricoltore medio. Mi spiace che non abbia evidenziato come il tema della viabilità rurale – e qui scatta la domanda alle associazioni di categoria – abbia visto il totale fallimento dei PSR in Puglia.
  Quindi chiedo alle associazioni di categoria se siano mai intervenute con la Regione Puglia perché fossero realizzati interventi concreti in materia di viabilità rurale. Dico questo perché l'ex presidente della Provincia le strade le ha fatte, ovviamente nei limiti delle competenze di quell'ente territoriale. Tra l'altro, essendo stato anche componente del Comitato per la sicurezza, ho avuto coscienza e cognizione diretta del fenomeno.
  Il tema del caporalato: è una domanda che faccio sempre alle associazioni di categoria.
  Quanto effettivamente l'attuale formulazione normativa si presti alla lotta a questa piaga? Questa lotta non può essere – a mio avviso – circoscritta esclusivamente all'ipotesi di reato ma va inserita nel contesto della criminalità organizzata. Questo perché, se è vero che ci sono importanti progetti finalizzati alla riqualificazione dei ghetti, è vero anche che notoriamente questi luoghi, una volta riqualificati, vengono sistematicamente abbandonati, così favorendo il condizionamento sociale delle proprietà agricole confinanti.
  Quindi la domanda è relativa proprio all'attuale norma.
  Ho ascoltato l'intervento del dottor Vigilante, che conosco personalmente. È evidente che il candidato sindaco sia fuori tempo massimo, mi auguro che non ci sia dolo in quelle affermazioni ma è evidente che sia fuori tempo massimo. Anche perché mi sembra evidente che solo l'ultimo Governo abbia dato una presenza massiccia e costante proprio sulla provincia di Foggia.
  Un appunto però. Non è vero che le associazioni di categoria non sono state presenti. Se non sbaglio nel processo Decima-bis Confindustria si è costituita parte civile, così pure mi risulta che Confartigianato e Confagricoltura abbiano partecipato sistematicamente a tutte le attività poste in essere da Libera, anche con attività di formazione dei propri iscritti e dei propri tesserati.
  Un'altra questione, invece, riguarda il territorio del Gargano.Pag. 19
  Alcuni mesi fa a Peschici una camionetta dei carabinieri fu oggetto di un attentato incendiario. Parlo per cognizione diretta, perché in quell'occasione il Ministro dell'agricoltura mi inviò sui luoghi per avere cognizione diretta di quanto effettivamente fosse successo.
  Dalle dinamiche e dalle informazioni acquisite non si trattava semplicemente di una mera ritorsione rispetto a un'attività di controllo. Attraverso l'incendio della Land Rover, i carabinieri venivano lasciati materialmente – lo dico in termini molto semplici – con una «panderella» assolutamente inadeguata al controllo del territorio.
  Successivamente è intervenuto il Governo fornendo o dando la disponibilità di un mezzo, una Nissan Subaru, sicuramente più idonea al controllo del territorio.
  Chiedo ai rappresentanti che invece investono su quella zona cosa effettivamente si può fare per un controllo del territorio, a latere ovviamente dell'aumento delle forze disponibili.

  PRESIDENTE. Grazie onorevole La Salandra. Faccio rispondere prima le associazioni di categoria, quindi do la parola a Mario De Matteo di Coldiretti.

  MARIO DE MATTEO, presidente Coldiretti Foggia. Ringrazio l'onorevole La Salandra per gli spunti, le osservazioni e anche per l'assist sulla questione che ha portato, su cui io personalmente sarei voluto ritornare. Colgo quindi questa occasione.
  Sicuramente il problema c'era e c'è ancora. Oggi però, come presidente Coldiretti e come imprenditore agricolo sul territorio di Foggia, riporto che noi soffriamo questo binomio ormai imprescindibile in agricoltura: pomodoro e caporalato.
  Situazioni negative ci sono state e lo testimoniano i numerosi processi e i numerosi arresti fatti negli ultimi dieci anni sulla questione. Oggi però la dinamica è ben più complessa, il ghetto non è un piccolo borgo di un centinaio di cento persone, ma è invece una realtà strutturata dove decine di migliaia di persone vivono in condizioni parallele rispetto alla società civile.
  Dai nostri studi eseguiti dalla Coldiretti risulta che solo il 10-15 per cento circa di essi lavora in agricoltura, il che significa che ci sono altre economie che da lì attingono manodopera per un indotto importantissimo. È ormai una vera e propria città: le stime parlano di 20-25 mila persone.
  Questo non può essere un problema di noi imprenditori agricoli. Io oggi mi sento un criminale a coltivare pomodori a Foggia: non è possibile. Al di là delle condizioni di legalità, che io cerco di imporre tutti i giorni lottando contro questo falso mito, però da cittadino penso che come il processo democratico sia l'unico modo per uscire da un commissariamento, allo stesso modo penso che il lavoro onesto sia l'unico modo per uscire dalle situazioni di caporalato.
  Quindi, partendo dall'assist dell'onorevole La Salandra, lancio un vero e proprio appello: non lasciateci soli; non scaricate il problema di un intero sistema immigratorio su noi imprenditori, distruggendo poi il tessuto economico considerato che l'unica realtà della provincia di Foggia è quella agricola.
  Aiutateci. Noi siamo disposti a collaborare. Aiutateci a fare in modo che la coltivazione del pomodoro, eccellenza foggiana, possa essere una risorsa per l'intera provincia, per l'agricoltura tutta. Dobbiamo farlo anche per coloro che sono le vere vittime del caporalato, di un sistema perverso che li vede rinchiusi in un ghetto in cui molto spesso non ci vogliono nemmeno stare.
  In sintesi, riconosco i limiti di una legge che forse va rivista o rimodulata e coordinata con altre iniziative in modo che a questo problema complesso si dia una adeguata risposta complessa.

  PRESIDENTE. Ci sono altri che vogliono rispondere all'onorevole? Prego, SOS Impresa.

  FRANCESCO ARCURI, rappresentante del consiglio direttivo nazionale di SOS ImpresaPag. 20 rete per la legalità di Foggia. Vorrei rispondere all'onorevole, ricordando che non si può mai prescindere nella lotta alla criminalità: che sia organizzata o non organizzata, si tratta pur sempre in entrambi i casi di delinquenza, e va considerato che anche delinquenti non mafiosi ammazzano come i mafiosi. Perciò ritengo importante che venga assicurata la lotta a tutte le due forme di associazione criminale e, comunque, non si può prescindere dal controllo del territorio.
  Caro onorevole, se non sbaglio nella scorsa legislatura fu approvato alla Camera un documento con il quale si invitava il Governo ad aumentare la spesa militare da 33 a 40 milioni di euro al giorno. Ebbene, se un solo milione di quell'incremento fosse dato alla sicurezza, al potenziamento dell'organico della Polizia di Stato dando quei 10 mila uomini che la riforma Madia ha tolto, avremmo già dato una risposta di sistema.
  Se poi venisse adeguato l'organico del Reparto prevenzione crimine di San Severo, che dispone di solo 50 uomini – se ricordo bene – su 72 previsti, avremmo a disposizione sette pattuglie in più per girare nelle campagne, se venissero finanziati gli impianti di videosorveglianza anche nelle campagne... Vede, onorevole, presidiare un incrocio con un efficace impianto di videosorveglianza, non come quelli di scarso valore talvolta messi così tanto per far vedere... Io ho avuto un'esperienza del genere quando ero assessore alla sicurezza a Foggia, andai a verificare le telecamere che erano state installate e non servivano a nulla.
  Gli incroci nelle campagne, caro presidente Gatta, non è che siano tantissime. Ricordo che la spesa per presidiare un incrocio con la videosorveglianza però costare intorno ai 30 mila euro, o al massimo 40 mila euro. Tante cose possono essere fatte, basta volerlo, magari togliendo i soldi da qualche altra parte dove magari sono spesi anche male.

  PRESIDENTE. Grazie simile. Ho iscritto a parlare il vicepresidente D'Attis.

  MAURO D'ATTIS. (intervento da remoto) Eccomi presidente. Grazie alle associazioni che hanno continuato questo lavoro che la Commissione ha avviato su Foggia di propria iniziativa.
  Ricordo che la Commissione antimafia, per decisione assunta all'unanimità e fortemente voluta dalla presidente, ha deciso di intervenire con una missione specifica su Foggia, a differenza di un programma più generico che era stato elaborato e che prevedeva degli incontri con le varie direzioni distrettuali in Italia. Questo significa che lo Stato (la Commissione antimafia è un pezzo importante del sistema Stato) vuole fare sul serio. Quindi sul punto voglio tranquillizzare, sostenere, dare fiducia e forza ai rappresentanti delle associazioni.
  Abbiamo verificato in questa esperienza quanto sia stato e quanto è tuttora difficile il ruolo trasversale delle associazioni, a prescindere anche dal settore che queste rappresentano, sia esso economico, sociale, produttivo agricolo e produttivo commerciale.
  Una cosa si è compresa da queste audizioni: il ruolo della mafia e il ruolo che a Foggia all'interno del protagonismo mafioso hanno la collusione e il consenso sociale. È purtroppo un fatto grave e che affonda le sue radici a molti anni addietro. Come pure risalenti nel tempo, sono l'omertà dei commercianti, degli agricoltori e dei cittadini che evidentemente hanno favorito anche l'espandersi delle logiche mafiose.
  Il sistema-Stato, la cosiddetta squadra-Stato, vuole però fare sul serio, vuole lottare con forza contro la mafia. Le consegne che probabilmente questa Commissione antimafia darà agli organi competenti sono quelle di rafforzare gli interventi repressivi. D'altra canto, però, dobbiamo pure comprendere cosa possiamo fare nel mentre si va duro e si dice alla mafia «adesso stiamo arrivando». Dobbiamo essere ancora più forti di quanto abbiamo finora dimostrato di essere come squadra-Stato. C'è da chiedere ancora alle associazioni cosa è loro necessario per rafforzare e per sostenere il loro ruolo e per non lasciarli soli, al netto delle analisi che sono state fatte da diversi Pag. 21vostri rappresentanti e che restano agli atti della Commissione come spunti interessanti di approfondimento. In questa audizione, in sintesi, a noi interessa sapere qual è il ruolo delle associazioni e in che modo noi possiamo collaborare. Vogliamo capire: cosa serve di più per rafforzare l'attività delle associazioni e, in particolare, per far sì che aumenti il livello delle denunce da parte degli associati; quali strumenti devono essere attivati per favorire quindi questo sistema di denunce; quali sono le iniziative per favorire le iniziative sociali e quelle produttive. Queste ultime, in particolare, saranno significativamente utili perché ci permetteranno probabilmente di creare opportunità di sviluppo con il massimo del controllo su investimenti importanti, come per il PNRR. Saranno utili perché ci consentiranno di dare alibi minori al reclutamento da parte della mafia di persone che evidentemente poi diventano parte di questo esercito malavitoso e criminale.

  PRESIDENTE. Grazie mille, vicepresidente. Chi vuole rispondere? Prego, Alessandro Zito della FAI.

  ALESSANDRO ZITO, presidente di FAI antiracket Foggia «Luigi e Aurelio Luciani». Vicepresidente, grazie per la domanda.
  Io vorrei essere chiaro su un aspetto di quanto succede a Foggia e che potrebbe non essere chiaro a chi è un po' distante.
  Il lavoro laborioso che è stato fatto in questi anni da parte di tutta la squadra-Stato è sotto gli occhi di tutti, così come è sotto gli occhi di tutti la volontà dello Stato che si vuol fare sul serio.
  Prima di rispondere a determinate domande su cosa si può fare per aiutarci, io ritengo che il tema centrale a Foggia è cercare di capire che c'è una zona d'ombra. Cioè a Foggia c'è una zona d'ombra, una commistione tra imprenditori e malavita locale.
  A volte questa zona d'ombra porta gli imprenditori alla collaborazione con i mafiosi.
  La mentalità del cittadino foggiano è quella di chi si è abituato a collaborare con la mafia e di essere omertosi nei confronti invece delle Forze di polizia. Questa è un aspetto molto grave.
  L'imprenditore che ha pagato e paga l'estorsione utilizza, a sua volta, la mafia per fare delle richieste, per ottenere delle «cortesie». Intendo dire, in altri termini, che l'imprenditore che ha fatto affari con queste modalità è naturale che poi abbia una certa ritrosia a venire a denunciare. Probabilmente è da decenni che avrà fatto affari in questo modo.
  Fra la mafia e l'imprenditore di un certo livello (ma a volte anche più piccoli) si instaura in sostanza una forma subdola di collaborazione.
  La vera sfida da parte nostra è allora, a mio avviso, quella di riuscire a far parlare anche questa categoria di imprenditori.
  Oggi anche agli occhi di questi imprenditori appare la volontà di dare in qualche maniera un contributo, ma c'è paura.
  Quello che noi stiamo facendo sul territorio è un lavoro difficile, ma continueremo a farlo e vorremmo avere l'opportunità anche in queste sedi di dialogare con voi per cercare di capire quali possono essere le migliori soluzioni.

  PRESIDENTE. Prego. Ho iscritti Vittoria Vescera, Giuseppe Cavaliere e Federica Bianchi.

  VITTORIA VESCERA, rappresentante dell'associazione FAI antiracket Vieste e vice presidente FAI nazionale. Rispondo alla domanda su cosa potrebbe spingere e cosa potrebbe aiutare un'associazione a far sì che ci possano essere maggiori denunce. Personalmente, come imprenditore, ho trovato la forza di reagire perché ho creduto fortemente che – per me, per la mia famiglia, per le mie aziende e per i miei figli – fosse utile andare contro quella richiesta estorsiva. Mi ero assolutamente resa conto, come tutti quanti noi dell'associazione, che a una prima richiesta di danaro, anche di importo limitato, inevitabilmente sarebbero poi seguite altre richieste, con importi sempre più alti. Avrebbero, poi, chiesto di inserire persone tra i miei dipendenti ed operai e, inoltre, in un momento di difficoltàPag. 22 probabilmente si sarebbero offerti di prestarmi del denaro che dopo avrei dovuto ripagare a caro prezzo.
  Quindi, cosa fare? Perché un imprenditore dovrebbe avere il coraggio di andare a denunciare? Io ritengo che la risposta sia: l'utile. Un imprenditore nel momento in cui ha deciso di denunciare non deve avere problemi con le banche, così come invece è capitato a chi è intervenuto qui prima di me. Al contrario, soprattutto in quei frangenti le banche dovrebbero essere le prime a dargli sostegno.
  Così pure non dovrebbero avere quegli stessi problemi, che noi stessi abbiamo incontrato dopo aver denunciato, in cui alcune assicurazioni hanno deciso di non volerci più assicurare. È assurdo.
  Quando dico che la risposta è «l'utile», intendo dire che un imprenditore deve trovare l'utile per poter far sì che accetti una denuncia e lo Stato dovrebbe su questo supportarci, semplicemente. Se c'è una denuncia e c'è un problema economico, la banca non ti deve chiudere i conti, lo Stato deve intervenire. Lo Stato dovrebbe ricordare alle banche che spesso queste hanno ricevuto e ricevono sostegno dallo Stato e, così, analogamente, dovrebbero anch'esse sostenere l'imprenditore in difficoltà, perché in tal modo si sostiene il bene della comunità.
  Questo è l'aspetto che non deve assolutamente mancare. In altri termini, in tutte le iniziative che scaturiranno da questi, va tenuto a mente che l'imprenditore deve avere come obiettivo l'utile, perché altrimenti può essere utile per un imprenditore in difficoltà andare a chiedere i soldi a strozzo, perché in quel momento è utile. Probabilmente dopo no, però non tutti hanno la lungimiranza di capire la portata delle proprie azioni proiettate a un periodo medio-lungo. Tutti hanno il problema immediato di doverlo risolvere. E se il problema lo risolve una persona a cui sto dando soldi e mi fa stare tranquillo la notte, perché poi tra l'altro un'assicurazione non mi tutela più perché non mi dà più una polizza responsabilità civile o altro... In sostanza, l'importante è che l'imprenditore possa sentirsi tutelato e possa sentire un'utilità nel chiedere aiuto e quindi a fare una denuncia circostanziata.

  PRESIDENTE. Grazie mille. Prego, Pippo Cavaliere.

  GIUSEPPE CAVALIERE, presidente onorario della fondazione antiusura Buon Samaritano. Onorevole D'Attis, una brevissima considerazione.
  Ho ricoperto la carica di presidente della fondazione antiusura Buon Samaritano, per poi passare la mano all'avvocato Chiappinelli. In questi 25 anni il mio mantra è stato un'affermazione di Paolo Borsellino, che ho avuto modo di conoscere personalmente, allorquando diceva che (questo è anche un richiamo che ho fatto nel precedente intervento) la lotta alla criminalità non può essere un qualcosa da demandare esclusivamente allo Stato. Questo non perché lo Stato non abbia le capacità, la forza o le potenzialità, ma perché è un compito molto arduo e deve essere quindi un movimento culturale. Un movimento culturale, diceva Borsellino, che deve coinvolgere fondamentalmente i giovani, i ragazzi, perché sono i più propensi a respirare il fresco profumo della libertà e a respingere il puzzo del compromesso e della illegalità.
  Diceva ancora: «Parlate della mafia sempre, ogni giorno, ogni momento, sui giornali, nelle televisioni, perché solo così il cittadino può percepire e recepire la gravità della situazione di cui noi tutti siamo a conoscenza qui a Foggia».
  Quindi un aiuto che ci può dare lo Stato, che potete darci voi nel contrastare questo fenomeno, è di far capire ai cittadini di quanto sia importante fare squadra. Senza una squadra composta dallo Stato e dai cittadini il problema non è risolvibile.
  Noi di questo abbiamo assoluto bisogno: che si possa propagandare un'azione congiunta da parte dei cittadini, e in questo le associazioni possono entrare e avere buon gioco. Solo così ritengo che si possa contrastare questo fenomeno.

  PRESIDENTE. Grazie mille, anche per averci ricordato alcune parole. La parola a Federica Bianchi.

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  FEDERICA BIANCHI, referente provinciale Libera Foggia e coreferente regionale dell'associazione.
  Quello che per noi è fondamentale è il lavoro culturale ed educativo. Al netto di tutti gli importantissimi aspetti che riguardano il mondo del lavoro c'è un serio problema di natura culturale.
  Abbiamo cioè un'emergenza educativa. Nella provincia di Foggia c'è un altissimo tasso di dispersione scolastica.
  Voglio essere chiara. Ci sono molte associazioni su Foggia che fanno davvero tanto, mettono passione nel loro lavoro, si avvalgono del notevole tempo che dedicano i volontari. C'è una straordinaria vivacità culturale che va qui evidenziata. Tuttavia le associazioni e il volontariato non possono riempire tutti gli spazi lasciati vuoti per anni dalle istituzioni e dalla politica.
  Quando si parla di contrasto alle mafie è imprescindibile che si parli anche di politiche sociali per il lavoro. Se incontro un ragazzo che viene fuori da una situazione dove ha già incontrato la giustizia, devo essere in grado di fargli comprendere come debba essere necessario un cambiamento di rotta nella sua vita e come il lavoro può restituirgli. A questo ragazzo riusciamo a trovargli un lavoretto, ma lavorerà sette giorni su sette, otto ore al giorno di lavoro, e tornerà a casa con 650 euro. Provate però ad immaginare quale sarà la sua reazione quando qualcuno appartenente ad una organizzazione malavitosa sarà in grado di dargliene 500 euro solo per fare da palo per un'ora.
  Non vuole essere questa una semplificazione, perché è chiaro che il problema è molto più complesso. Noi siamo a disposizione, nella convinzione che non possiamo continuare a pensare che la lotta alla mafia sia una questione che riguarda solo la repressione.
  Abbiamo bisogno anche di servizi, così come è stato già detto venerdì quando siete venuti a Foggia. Abbiamo bisogno di assistenti sociali, di educatori. Abbiamo bisogno di risposte concrete che si sostanzino in servizi, lavoro, politiche educative.
  È un lavoro culturale che necessariamente richiederà tempo, perché tanti anni sono passati, tanti anni...

  MAURO D'ATTIS. (intervento da remoto) Cortesemente, scusi se la interrompo, può riportare il numero degli assistenti sociali? Perché fece particolarmente scalpore per il numero ridotto.

  FEDERICA BIANCHI, referente provinciale Libera Foggia e coreferente regionale dell'associazione. Nove.

  PIETRO PAOLO MASCIONE, presidente dell'associazione Invisibili. Nove, su una pianta organica di 35.

  FEDERICA BIANCHI, referente provinciale Libera Foggia e coreferente regionale dell'associazione. Nove, su una pianta organica di 35 (su cui dovremmo forse tra l'altro riflettere). È un numero scandalosamente basso.
  Manchiamo di luoghi di aggregazione. I giovani non hanno spazi dove riunirsi. Questo è un problema perché non permette loro di svilupparsi, coltivare le loro passioni e relazioni in maniera sana. Naturalmente in tutti questi vuoti le mafie riescono a inserirsi in maniera straordinariamente semplice.
  Quindi ci sono tanti aspetti da tener presente: il lavoro, la cultura, l'educazione, politiche sociali, politiche per le famiglie. Sono tutti strumenti di cui noi abbiamo assolutamente bisogno per alimentare il nostro lavoro. Perché solo in tal modo il cittadino capirà la vicinanza concreta delle istituzioni e dello Stato. Questo consentirà anche di restituire dignità non solo alla persona ma a un intero territorio.

  PRESIDENTE. Grazie mille. Ho iscritti ancora due commissari che vogliono fare domande, per cui vi avevo promesso entro le cinque che vi avrei liberato quindi vi chiedo solo di stare nei tempi. Allora prego, Confagricoltura, Nicola Gatta.

  NICOLA GATTA, vicepresidente di Confagricoltura Foggia. Qualche considerazionePag. 24 alla domanda semplice ma intelligente dell'onorevole D'Attis.
  L'abbiamo ribadito più volte che questo territorio – va detto chiaramente – è stato occupato dalla mafia e va assolutamente liberato. Finalmente, però, c'è la consapevolezza da parte del Governo e dello Stato di risolvere questo problema atavico. Alla domanda dell'onorevole D'Attis su cosa ci può servire, rispondo dicendo che, a mio parere, la prima cosa che occorre alla provincia di Foggia è il lavoro per i giovani. Lo dico con molta convinzione.
  Come accennavo all'inizio del mio intervento, per quarant'anni a Foggia non sono state realizzate infrastrutture importanti. Poi è emerso anche il problema della viabilità interna. È un problema serio perché impedisce alle aziende agricole che vogliono creare nuovi posti di lavoro di realizzare in loco le strutture per la trasformazione in loco dei prodotti. Spesso le aziende agricole incontrano difficoltà nella commercializzazione dei loro prodotti perché sono non raggiungibili a causa delle scarse infrastrutture esistenti sul nostro territorio.
  Vi è poi il dato allarmante del tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile. Gran parte dei giovani costretti a rimanere nel nostro territorio diventa manovalanza per la criminalità. Su questo serve da parte del Governo un grande progetto di sviluppo per il nostro territorio.
  Abbiamo delle aree industriali che purtroppo sono diventate dei cimiteri. Da molti anni nelle nostre aree industriali, che hanno una specifica vocazione per l'agroindustria, non vengono realizzati importanti impianti produttivi. Anche su questo si dovrebbe focalizzare lo sforzo da parte dello Stato e del Governo. Naturalmente, poi, l'attività di repressione dovrà continuare sulla scia di quanto è stato fatto in questi ultimi anni.

  PRESIDENTE. Grazie mille. Do la parola a Pietro Paolo Mascione di Invisibili, prego.

  PIETRO PAOLO MASCIONE, presidente dell'associazione Invisibili.
  Vorrei alzare un po' l'asticella sulla questione della criminalità a Foggia.
  Certamente non si tratta di associazioni criminali come la camorra, come la 'ndrangheta e la mafia. Con ciò intendo alzare ancora di più il livello di guardia, sottolineando che la situazione deve essere stroncata subito sul nascere atteso che lo Stato oggi come oggi ha perso un po' di attrattività.
  Forse le mie parole saranno un po' forti al riguardo, ma come agente di polizia per strada vedo cittadini che quasi non si fidano più dello Stato, e non vi nego che c'è un po' di malessere in me per questo.
  Non vorrei che si giungesse a situazioni irrisolvibili, così come è stato per la vicina Napoli, perché noi nel foggiano abbiamo sempre strizzato l'occhio a quell'ambito partenopeo, ci è sempre piaciuta la canzone neomelodica e vediamo oggi tantissimi ragazzi che proprio si atteggiano a questo. Io lo chiamo «effetto Gomorra».
  Penso che lo Stato non ha altre strade, se non quella di mostrare i propri muscoli, soprattutto a Foggia. Non dico che la città debba essere militarizzata, ma dovrebbe essere disposto un invio massiccio di uomini e mezzi affinché la situazione venga debellata e presto.
  Ritengo, inoltre, che siano i sentimenti a condurre all'amore nei confronti dello Stato. Ho avuto un padre che era uomo del generale Dalla Chiesa, a cui fu uccisa la moglie dalla 'ndrangheta. Sono cresciuto in una caserma dei carabinieri e così posso dire che in un certo senso la mia strada era già tracciata sin da piccolo.
  Non ho avuto amore per lo Stato per timore, ma l'ho avuto perché mio padre mi ha infuso questo valore.
  Lo Stato, soprattutto in territori di frontiera come Foggia, come Caivano e come Napoli, deve incutere timore a questa gente, perché altrimenti non ne veniamo fuori.

  PRESIDENTE. Grazie mille, anche perché condividere qualcosa di personale è sempre più complicato. Do la parola all'onorevole Gallo.

  FRANCESCO GALLO. (intervento da remoto) La mia impressione è che bisogna fare in modo di incrementare il numero di Pag. 25denunzie e, soprattutto, di far capire che denunziare conviene.
  Sono siciliano, vengo dalla provincia di Messina, una provincia dove l'antiracket con Tano Grasso fu letteralmente inventata da Tano Grasso che oggi è qui con noi. In Sicilia abbiamo sperimentato anche un'altra cosa: l'antimafia e l'antiracket di facciata. Cito al riguardo il caso di Confindustria Sicilia di Antonello Montante, per capirci. In queste situazioni stare sul concreto è fondamentale.
  Ritengo di dover fare un appello: aiutateci per potervi essere veramente utili a codificare quella difficoltà che incontra chi denunzia, cioè di chi si mette personalmente a rischio contro le estorsioni. Penso ai problemi di accesso al credito che sono stati evidenziati, ai problemi con le assicurazioni e, naturalmente, ai pericoli per l'incolumità personale e familiare. Sono cose che alcune sorprendono, come la questione dell'assicurazione sulla responsabilità civile o delle difficoltà di accesso al credito di cui hanno parlato più di uno dei nostri auditi.
  Per concludere, codifichiamo e metteteci al lavoro su queste cose per verificare gli esiti con le prefetture. Per quello che riguarda il Parlamento, ritengo che le leggi vadano affinate e migliorate, perché non succedano più queste cose e soprattutto per fare in modo che, come già il collega D'Attis aveva evidenziato, si possa dare un aiuto concreto per quanto rientra nella nostra competenza, quindi mettendo da parte un attimo gli aspetti politico-sociali che pure sono importantissimi ma su cui possiamo fare poco al momento e molto nel tempo.
  Un'ultima cosa con riguardo al racket in agricoltura. La questione un po' mi sorprende perché dalle mie parti l'agricoltura non è evidentemente così redditizia. Qui una delle cose che abbiamo inventato, perché abbiamo questa smania di inventare, sono le truffe all'AGEA, la cosiddetta mafia dei pascoli, lì c'è una situazione di difficoltà più complessa.
  Premesso che non si tagliano i rami e non si rubano i trattori se prima non c'è una richiesta estorsiva suppongo (o comunque contestualmente non c'è una richiesta estorsiva), mi chiedo se tra le cose da modificare potrebbe essere utile, stante la carenza momentanea di risorse umane e anche per dare un forte segnale della presenza dello Stato, prevedere la difesa e la vigilanza dei terreni di chi ha denunziato. Potrebbe a mio parere essere non solo uno strumento utile per chi fatto la denuncia ma darebbe anche un segnale forte di reazione dello Stato.

  PRESIDENTE. Grazie mille. Se qualcuno vuole rispondere. Prego, Lazzaro D'Auria, che è poi la persona che faceva riferimento alla questione delle banche.

  LAZZARO D'AURIA, rappresentante di FAI antiracket Foggia «Luigi e Aurelio Luciani». Il negato accesso delle banche dopo la denuncia è stata una cosa sconvolgente che mi ha creato problemi per diversi anni. Mi auguro che nell'avvenire se ne possa venire a capo.
  Per quanto riguarda la differenza fra la produzione per ettaro in Sicilia e in Puglia, effettivamente forse qualcosa c'è. Però se andiamo al nord, dove si fanno i pomodorini, lì la produttività per ettaro è superiore rispetto a quella di Foggia.
  La protezione da far fare alle Forze dell'ordine sul territorio è una cosa difficilissima. Perché su un'estensione di 510 mila ettari di coltivato in tutta la provincia di Foggia ...

  FRANCESCO GALLO. (intervento da remoto) No, scusi se la interrompo. Mi riferivo di prevedere questa misura in particolare a chi denunzia, cioè dare il segnale che chi denunzia viene protetto in modo particolare e, credo, non si tratta in questo caso di proteggere 500 mila ettari. L'idea, cioè, era quella di incentivare le denunzie. Questo nel settore specifico dell'agricoltura potrebbe essere un modo per cominciare...

  PRESIDENTE. Onorevole Gallo, credo che fosse chiaro, il problema che il sig. D'Aria vuole sottolineare è che le due cose vanno di pari passo, cioè che se io denuncio e poi mi continuano a bruciare i terreni ho il doppio danno.

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  LAZZARO D'AURIA, rappresentante di FAI antiracket Foggia «Luigi e Aurelio Luciani». Volevo dire al dottore Gallo che un appezzamento di 250 ettari corrisponde, per esempio, ad un'area di un chilometro per due chilometri e mezzo. Si tratterebbe in questo caso di affidare il controllo alle Forze dell'ordine di un perimetro di tre chilometri e mezzo, cosa che ritengo molto difficile a farsi. Pensi che in alcuni casi mi hanno incendiato alcuni mezzi o alcuni campi di grano nonostante il fatto che fossero presenti delle persone lì a proteggere le cose ma, nonostante ciò, non ci sono riuscite.
  Si deve pensare innanzitutto ad estirpare il male. Proteggere le persone che denunciano va bene, ma proteggere anche i loro campi è molto più difficile, perché l'estensione dei terreni è tale che il personale di polizia non sarebbe mai veramente sufficiente per poterli proteggere, anche limitando la vigilanza alle sole proprietà di chi denuncia, che non sono pochi. Lo so, perché accompagno personalmente gli agricoltori che intendono sporgere denuncia all'antiracket, alla FAI, in tribunale.
  Le proposte che vorrei formulare sono queste: accelerare le procedure di rimborso dei danni subiti da queste persone; prevedere un aumento delle condanne per chi «uccide» un vigneto, un uliveto o un campo di grano. Questo perché l'incendio doloso di un campo di grano è per me un omicidio: io mi sento il padre di quel campo.
  Del resto, perché uno che taglia un uliveto non deve subire una condanna pari a quello di un disastro? Chi incendia un campo di grano, taglia un uliveto o abbatte un vigneto compie un reato su un bene che una persona ha costruito nel tempo per poter mantenere la propria famiglia. Chi subisce questi danneggiamenti come potrà essere indotto a denunciare il fatto se poi dovrà attendere, ad esempio, tre anni per avere un piccolo rimborso o un rimborso parziale per il danno subìto?

  PRESIDENTE. Grazie mille, molto chiaro purtroppo. La parola all'onorevole Piccolotti.

  ELISABETTA PICCOLOTTI. (intervento da remoto) Grazie presidente. Molto velocemente, perché mi pare di aver compreso che abbiamo dei tempi limitati. Innanzitutto voglio ringraziare tutti coloro che hanno partecipato a questa audizione, perché sono state davvero informazioni, racconti ed esperienze personali non solo utili ma anche emotivamente coinvolgenti e ci hanno aiutato a mettere a fuoco il problema.
  A me pare che ci sia, come sempre in questi casi, un ventaglio di questioni da affrontare, sicuramente c'è quella dei mutamenti normativi necessari a far sì che la denuncia convenga. Abbiamo citato tante cose, le assicurazioni, le banche, il mancato guadagno, le pene sul danneggiamento colposo. Penso che siano tutti elementi che la Commissione deve tenere in considerazione. Poi abbiamo parlato anche di repressione e di prevenzione.
  Ho sostanzialmente quattro domande da porre. La prima riguarda il tema della repressione. Mi sembra che sia molto importante il potenziamento dell'organico delle Forze dell'ordine. È evidentemente un problema strutturale che la Commissione, il Governo, lo Stato in generale, impiegherà verosimilmente tempi medio-lunghi per offrire una adeguata risposta.
  Tuttavia mi chiedevo, e lo chiedo anche alle associazioni, considerato il fatto che è stato più volte fatto riferimento a questa immagine dell'autobus con cui si vanno a prendere gli elettori per fare voto di scambio con piccole promesse, se non si ritenga utile un potenziamento, quantomeno transitorio, degli organici delle forze dell'ordine nel periodo elettorale affinché si tenti in qualche misura di evitare il verificarsi di questi fenomeni o di reprimerli laddove si verifichino, attraverso indagini o semplicemente «mostrando i muscoli» nel senso di avere una presenza massiccia di Forze dell'ordine sul territorio durante questo periodo.
  Il secondo quesito riguarda invece la prevenzione. Come tutti coloro che fanno antimafia sociale, anch'io concordo molto con l'idea che sia necessaria una collaborazione fra i cittadini, le istituzioni e le Pag. 27associazioni affinché si provi non solo a dare solidi sbocchi lavorativi e sociali ai cittadini che vivono in questi territori e così non diventino preda delle mafie, ma anche si lavori sull'informazione cercando di rendere edotti imprenditori e operatori economici dei vantaggi che derivano dal denunciare i fenomeni illeciti nonché con riguardo ai pericoli in cui si incorre nel caso in cui essi scelgano di pagare il racket e di non denunciare.
  Al riguardo, volevo chiedere che tipo di progettualità a vostro avviso la Commissione antimafia può mettere in campo affinché le associazioni di categoria e le istituzioni territoriali organizzino quegli incontri con le imprese in cui si illustra dalla corretta gestione del denaro agli effetti di una denuncia o agli effetti di una non denuncia. La fondazione del Buon Samaritano denunciava che gli incontri non venivano fatti spontaneamente, probabilmente perché c'erano timori o si pensava fosse meglio in qualche modo evitare di toccare l'argomento. Potrebbero, allora, essere le istituzioni dello Stato ad avviare questa campagna e noi potremmo farci latori di una progettualità specifica.
  L'ultima domanda riguarda la scuola. Credo che la scuola, anche perché sono in Commissione istruzione oltre che in questa, possa avere un ruolo importantissimo nel sostegno alle politiche di antimafia sociale. Mi chiedevo se un'azione dello Stato per aumentare complessivamente il tempo scuola – dagli asili nido fino al tempo pieno – che si offre alle famiglie e ai ragazzi (tempo prolungato, scuole aperte di pomeriggio per progettualità speciali che possano anche offrire occasioni di crescita e di socialità ai ragazzi), l'aumento dell'organico degli insegnanti, l'apporto di figure come quella dello psicologo, dell'educatore e dell'assistente sociale nelle scuole, la riduzione del numero degli alunni nelle classi, siano tutte queste azioni da considerare utili per combattere la dispersione scolastica, fenomeno questo che in quel territorio, in generale in tutta la Puglia e in tutto il meridione, purtroppo è molto elevato.
  Mi chiedo, allora, se non possa essere utile avviare anche una collaborazione fra la Commissione antimafia e la Commissione istruzione, per cominciare a sperimentare un modello congiunto di lotta alla dispersione che parta dalle zone più difficili del Paese. Penso che Foggia possa essere uno di questi luoghi.
  Infine, chiedo se qualcuno dei presenti è a conoscenza di quanti siano a Foggia gli ispettori del lavoro e quanti siano i controlli effettuati in un anno. È una domanda legata alla vicenda del caporalato dove credo che l'assenza di controlli efficaci sia uno dei tanti problemi.

  PRESIDENTE. Grazie mille, onorevole Piccolotti. Chi vuole rispondere? Prego, Pippo Cavaliere della fondazione Buon Samaritano.

  GIUSEPPE CAVALIERE, presidente onorario della fondazione antiusura Buon Samaritano. Una risposta flash alla prima domanda, cioè se è indispensabile potenziare la presenza degli organici nella città e nella provincia di Foggia. Questo ormai è un dato oggettivo e inconfutabile.
  Ancora più importante è la sua osservazione sull'opportunità di potenziare la presenza delle forze di polizia in vista delle prossime elezioni amministrative. Concordo su questa proposta sulla base di un motivo molto semplice, onorevole.
  Nel corso delle ultime elezioni noi abbiamo denunciato casi di corruzione elettorale ma, ancora più, la circostanza che esponenti della criminalità locale presidiavano alcuni seggi elettorali. Per questa ragione alla sua prima domanda do una risposta di assoluta indispensabilità della proposta.
  Voglio inoltre ricordare che la relazione del Ministro dell'interno redatta per il Consiglio dei ministri con la proposta di scioglimento del consiglio comunale di Foggia si concludeva, al di là di tutte le considerazioni contenute nella relazione prefettizia, con la necessità di evitare che la pervasiva azione della criminalità organizzata potesse in futuro ulteriormente condizionare il voto amministrativo. Da qui la necessità da lei rappresentata.

  PRESIDENTE. Grazie mille. C'è qualcun altro? Federica Bianchi di Libera.

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  FEDERICA BIANCHI, referente provinciale Libera Foggia e coreferente regionale dell'associazione. Provo a rispondere alla sua domanda in merito alle scuole.
  Sicuramente ci sarebbe bisogno di un sensibile investimento nel mondo scuola, con riguardo alle infrastrutture, al corpo docenti, agli educatori e alle altre figure che possono essere di supporto. È necessario che la scuola, in un contesto sociale difficile, non venga isolata ma supportata. La scuola deve essere in grado di fare squadra con le altre istituzioni e le associazioni del territorio. Abbiamo bisogno di politiche serie che mettano mano davvero al settore dell'istruzione, anche tramite finanziamenti finalizzati a potenziare l'attuale rete scolastica che vede scuole sprovviste di palestre, scuole con strutture fatiscenti. Anche questo contribuirebbe a restituire dignità al ruolo della scuola che, a nostro avviso, continua ad avere un ruolo centrale in ambito educativo. Oltre a questo, è necessario essere in grado di supportare anche altri luoghi importanti educativi, come le parrocchie e le associazioni, che si sforzano di accogliere ragazzi che a scuola non ci vanno più e provano a creare una rete. Vi è, insomma, la necessità di intervenire in questi ambiti con politiche urgenti.
  Prima l'altro onorevole diceva: «Sì, ma cosa possiamo fare concretamente? Perché intervenire sulle politiche sociali è un lavoro più lento». Potrei essere d'accordo con questa informazione, ma è comunque un intervento che richiede urgenza. Non possiamo dire «è lento, allora pensiamo ad altro». No, pensiamoci subito, proprio perché se è un lavoro lento allora è necessario mettersi al lavoro subito, anche perché siamo in ritardo, avremmo dovuto farlo ieri. Se le mafie sono proiettate verso il futuro, noi invece in questo quadro dove volgiamo lo sguardo?
  C'è bisogno urgentemente di mettere mano a tutto questo.
  La repressione, l'aumento delle pene? Sì, è un ragionamento importante, ma questo non basta.
  Nell'immediato io vi chiedo, a nome di Libera, che siano subìto avviate le necessarie politiche educative e culturali e, conseguentemente, che siano stanziati i conseguenti investimenti.
  Sul PNRR, ricordo che sono stati fatti dei tagli che, in particolare, interessano i beni confiscati alle mafie. In questo ambito, segnalo che in alcuni territori della provincia abbiamo dei progetti che appaiono ora in bilico.
  Su questo vi chiediamo attenzione: un bene confiscato alla mafia che non è restituito alla collettività è un pessimo segnale non solo per noi associazioni, ma soprattutto per le istituzioni locali e per quelle centrali.
  Nel nostro territorio ci sono molti beni confiscati che non sono ancora restituiti alla collettività. Su questo anche vi chiediamo una mano, affinché possa essere avviata e conclusa la procedura di destinazione dei beni.
  A volte gli amministratori non sono a conoscenza di quello che è l'iter e dei passaggi necessari per restituire la collettività quel bene confiscato. Dobbiamo fare qualcosa per ovviare a tutto questo: lo dobbiamo a Pio La Torre e a tutte le persone che su questo hanno condotto una battaglia. È necessario un segnale non astratto ma concreto, nella consapevolezza che laddove un bene confiscato è restituito alla collettività si darà un segnale che lì lo Stato è presente.

  PRESIDENTE. Grazie. Ho in ultimo iscritta per un intervento l'onorevole Enza Rando. Prego, senatrice.

  VINCENZA RANDO. (intervento da remoto) Buongiorno. Grazie presidente, grazie anche a tutti i rappresentanti delle associazioni che ci hanno illustrato il quadro del territorio in cui operano. È un territorio che personalmente conosco abbastanza perché ho seguito diversi processi che interessano quell'area. Sono state poste molte domande, soprattutto in materia di politiche sociali. Deve trattarsi, però, a mio avviso, di politiche non spot ma di vere e proprie politiche strutturate.
  Volevo fare delle considerazioni e poi delle domande rispetto ad un aspetto che Pag. 29qui è stato poco affrontato, se non in risposta alla collega che è intervenuta per ultima e, cioè, il tema della corruzione, di quanto incide e quanto pesa complessivamente.
  Dico questo nella comune consapevolezza che oggi le condotte corruttive, non solo per i consigli comunali sciolti per mafia, rafforzano le mafie e, tra queste, le consorterie mafiose foggiane o della Capitanata.
  L'altro tema che mi incuriosisce capire. Le criminalità foggiane, ivi comprese quelle di tipo mafioso, essendo molto attive nel narcotraffico traggono ingenti profitti che necessariamente dovranno essere riciclati. In quali settori ed attività sono reinvestiti questi consistenti proventi illeciti? Nella provincia di Foggia è fiorente l'attività turistica. Mi chiedo se anche in questo settore, come in altri, c'è un segnale di indirizzo dell'investimento illecito.
  Con riguardo, poi, alle attività delle diverse associazioni antiracket operanti nel foggiano, alcune delle quali so come hanno agito anche costituendosi parte civile in diversi processi. Cosa pensano della vigente legislazione antiracket, la legge n. 44 del 1999 così come rivisitata nel 2012? Ha ancora delle criticità? Una o più delle associazioni qui presenti ha lamentato una certa lentezza nelle procedure. Mi chiedo, è solo la lentezza o ci sono anche criticità circa le modalità di qualificazione del danno?
  Si è parlato poi di danneggiamenti nel settore agricolo, danneggiamenti che secondo me sono di carattere doloso e non certo colposo. Mi chiedo, nei procedimenti e nelle denunce che avete fatto questi danneggiamenti sono stati qualificati con l'aggravante del metodo o della finalità mafiosa? Dico questo perché a me, e non solo, il contesto mafioso appare assolutamente chiaro. È ovvio che se prendiamo un danneggiamento o un incendio senza contestualizzarlo è ben diverso rispetto allo stesso fatto inquadrabile, come avete detto voi associazioni, in un contesto ben definito che voi conoscete.
  Un altro tema è quello dei testimoni di giustizia. Qualcuno di voi auditi probabilmente è stato un testimone di giustizia e, nonostante ciò, è rimasto lodevolmente nel territorio, dando così al loro contributo alla giustizia un significato ancora più forte. Vi chiedo, questa vostra scelta ha comportato delle criticità? Quali?
  La Commissione è chiamata anche a fare delle proposte rispetto alla legislazione vigente, anche in tema di usura. Nella lettura di altri territori il fenomeno dell'usura appare un po' modificato rispetto al passato. Non si fa più il classico prestito a usura per avere la restituzione delle somme, ma lo si concede ora più frequentemente per avere in cambio la cessione di terreni e aziende di proprietà dell'usurato. Si osserva questo fenomeno anche nel territorio di Foggia?
  È importante la vostra risposta, anche con riferimento alle proposte che potrebbe fare la Commissione di modifica alla vigente legislazione antiusura che, sebbene sia una buona legge, manca però di tante cose. Inoltre, va ricordato che c'è anche una lettura diversa dalle prefetture rispetto alla qualificazione del danno.
  Sempre in tema di usura, voi sapete meglio di me che chi denuncia questo fenomeno non accede ad una somma a fondo perduto ma a prestiti commisurati al danno patito. Ci si è talvolta chiesti se non sia il caso che anche nelle ipotesi di usura, atteso che molti dei prestiti non vengono restituiti, non sia piuttosto preferibile, come per le estorsioni, elargire somme a fondo perduto?
  Voi l'avete detto bene e concordo: un imprenditore che denuncia è un imprenditore che ha a cuore la civiltà del suo territorio. È chiaro che ci vuole coraggio nel momento in cui si è soli, invece quando si è insieme i mafiosi sono sempre più deboli. In questo senso, voi osservate che c'è un indebolimento anche della rappresentatività delle associazioni rispetto a questo?
  Questi sono i temi sui quali ero interessata a conoscere la vostra opinione, perché credo che la Commissione antimafia possa avere un ruolo importante nel mettere su alcune leggi o sulle concrete modalità del loro utilizzo.

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  PRESIDENTE. Grazie mille, senatrice. Inizia Pippo Cavaliere della fondazione Buon Samaritano.

  GIUSEPPE CAVALIERE, presidente onorario della fondazione antiusura Buon Samaritano. Onorevole, le sue numerose domande testimoniano evidentemente una sua profonda conoscenza del problema. Le risponderò, per ragioni di tempo, in modo sintetico.
  Quanto alla prima domanda, le dico che non c'è mafia, non c'è criminalità, se non c'è corruzione. È evidente che la corruzione, che si attua all'interno delle varie istituzioni e degli enti, è un elemento fondamentale per dare credito, consentire la crescita della criminalità e le infiltrazioni di questa all'interno dei predetti contesti istituzionali. Infatti non a caso, nella relazione prefettizia che ha portato allo scioglimento del consiglio comunale di Foggia viene richiamato lo stretto legame tra questi due fenomeni. In tale documento si faceva riferimento, ad esempio, al fatto che antecedentemente allo scioglimento del consiglio comunale c'erano state diverse inchieste e indagini, con relativi arresti, che avevano interessato le massime autorità politiche, mi riferisco al sindaco e al presidente del consiglio. In quella relazione, dunque, veniva evidenziato il nesso tra i due fenomeni. Questo in risposta alla sua prima domanda.
  Per quanto riguarda l'usura e il riciclaggio. A noi costa che molto spesso i proventi derivanti dalle attività illegali, soprattutto dalle estorsioni e dalla droga, vengono utilizzati per i prestiti a usura.
  Un'ultima osservazione. Lei sa perfettamente, perché lo ha anche detto, che il risarcimento alla vittima dell'usura non è un'elargizione a fondo perduto, come nel caso dell'estorsione, ma un mutuo. Personalmente questa differenza non l'ho mai capita, non l'ho mai compresa appieno. Ben venga allora una modifica in tal senso alla legge, affinché anche alle vittime di usura sia riconosciuta un'elargizione.
  C'è però un motivo tecnico a sostegno di questa auspicata modifica. Com'è noto, secondo la legislazione vigente, una volta ottenuto ed utilizzato il mutuo il beneficiario deve rendicontare la destinazione delle somme ottenute e di come le ha effettivamente impiegate per rilanciare la propria attività imprenditoriale.
  Ebbene, onorevole, le devo dire che nella maggior parte dei casi il mutuo ottenuto viene utilizzato non per questo rilancio, ma per pagare i debiti, perché è chiaro che nel momento in cui un soggetto finisce sotto usura significa che ha assunto molti debiti da onorare. C'è quindi una notevole incongruenza tra le finalità della norma e la situazione di fatto. Ben venga, allora, da parte di voi onorevoli e senatori una modifica della legge in tal senso.

  PRESIDENTE. Se c'è qualcun altro. Non vi voglio far perdere il treno, quindi quando dovete andare me lo dite. Prego.

  VITTORIA VESCERA, rappresentante dell'associazione FAI antiracket Vieste e vice presidente FAI nazionale. Solo una precisazione. Si tratta di debiti contratti con una banca. Torniamo, dunque, alla questione iniziale: lo Stato praticamente dà un mutuo a chi ha avuto un'estorsione per pagare debiti che la persona ha contratto con la banca. Il problema è nella burocrazia. La legge n. 44 ha una sua finalità, è assolutamente valida, però purtroppo è troppo burocratica. Si perde tantissimo tempo nelle diverse prefetture. Non di rado accade che chi gestisce queste procedure forse non è ben addentrato in tutta la problematica.
  Come dicevo, c'è il problema dell'aiuto con le banche, della necessità in queste situazioni di attribuire maggiori poteri al prefetto affinché compulsino adeguatamente le banche, anche perché gli istituti di credito effettivamente fanno ciò che vogliono.

  PRESIDENTE. Prego, Federica Bianchi di Libera.

  FEDERICA BIANCHI, referente provinciale Libera Foggia e coreferente regionale dell'associazione. Solo due battute.
  Riguardo al tema della corruzione, già nella precedente relazione e in quella di stamattina un po' tutti abbiamo evidenziatoPag. 31 come queste mafie abbiano una capacità di infiltrarsi in modo allarmante. Su questo dato forse dovremmo prestare tutti una maggior attenzione. Chi è abituato a leggere gli atti sa anche che alcuni nomi e alcune situazioni si ripetono. Questo vale anche per il metodo corruttivo, un metodo che già in anni addietro le nostre mafie hanno iniziato a utilizzare e che continuano a farlo.
  Pertanto, anche in prospettiva di riforma delle leggi vigenti, andrebbe considerato che laddove c'è uno scioglimento di un'amministrazione comunale per mafia, bisognerebbe probabilmente prevedere un meccanismo che analizzi la macchina organizzativa, la cosiddetta «tecnostruttura», e non solo l'apparato politico. Infatti, il dirigente, il funzionario o altro impiegato nella tecnostruttura è un soggetto che, a prescindere dagli avvicendamenti politici nel comune, è una persona destinata tendenzialmente a rimanere al suo posto.
  Rispetto al riciclaggio, va detto che ciò che emerge dal processo Decima-bis, dove anche noi ci siamo costituiti parte civile, è che le mafie dispongono di ingenti quantitativi di capitali da rimettere sul mercato. Quindi, non è investito in un solo business; al contrario, notiamo una grande capacità di queste mafie di reimpiegare questi capitali, diversificandoli, in vari business, che siano illegali – come il narcotraffico – oppure reinvestiti nell'economia legale.

  PRESIDENTE. Grazie mille. Permettetemi prima di congedarvi di ringraziarvi.
  Ringrazio le associazioni di categoria che sono venute qui oggi per aver voluto con la loro presenza dimostrare un'attenzione a quella che deve essere una denuncia collettiva. Ovviamente le altre associazioni di categoria le sentiremo in un altro momento, abbiamo iniziato da quelle che pensavamo più rappresentative per quel territorio ma le ascolteremo tutte.
  Permettetemi di ringraziare, anche sotto il profilo umano, le associazioni della cosiddetta «antimafia sociale», perché mettere in campo questa passione, questa chiarezza espositiva, credo che sia fondamentale, non da tutti.
  Vorrei, inoltre, che passasse il messaggio, che ho già provato a veicolare venendo a Foggia, che non siamo qui per stilare un elenco di pericolosità delle varie famiglie della criminalità organizzata o delle varie mafie. Siamo qui per dare la stessa attenzione a tutte le forme di criminalità organizzata, per condannare – indipendentemente dal nome – chiunque si muova in nome e per conto dell'antistato e che lo facciamo a prescindere dalle appartenenze politiche. Ma, soprattutto, che lo facciamo consapevoli del fatto che se oggi ci troviamo davanti a persone che con coraggio hanno denunciato, domani vorremmo trovarci di fronte a persone che considerano normale denunciare, perché tutti denunciano.
  Questo è il nostro impegno e questo impegno passa certamente attraverso quello di mandare più personale di polizia, più magistrati, di assicurare una maggiore presenza sul territorio, ma anche l'impegno di modificare quella burocrazia che alle volte sembra essere un vostro nemico.
  Vorrei tanto poter dire alla fine di questo mandato come presidente della Commissione parlamentare che stare dalla parte dello Stato conviene. Purtroppo ancora non sempre è così.
  Comunico infine che la consulente a tempo pieno Laura Alessandrelli, magistrato, ha ottenuto l'autorizzazione alla collaborazione dal Consiglio superiore della magistratura con comunicazione pervenuta in data 15 settembre 2023.
  Buona serata a tutti.

  La seduta termina alle 16.55.