XIX Legislatura

X Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Venerdì 17 febbraio 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUL MADE IN ITALY: VALORIZZAZIONE E SVILUPPO DELL'IMPRESA ITALIANA NEI SUOI DIVERSI AMBITI PRODUTTIVI

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti dell'Associazione nazionale costruttori edili (Ance).
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 3 
Bocognani Romain , vice direttore generale di Ance ... 3 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 3 
Bocognani Romain , vice direttore generale di Ance ... 4 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 4 
Bocognani Romain , vice direttore generale di Ance ... 4 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 6 
Bocognani Romain , vice direttore generale di Ance ... 6 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 7 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti dell'Associazione italiana cuochi:
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 7 
Falcini Simone , presidente dell'Associazione italiana cuochi ... 7 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 8 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti della Confederazione italiana armatori (Confitarma):
Cavo Ilaria , Presidente ... 8 
Mattioli Mario , presidente di Confitarma ... 8 
Cavo Ilaria , Presidente ... 12 
Mattioli Mario , presidente di Confitarma ... 12 
Cavo Ilaria , Presidente ... 13 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Assarmatori:
Cavo Ilaria , Presidente ... 13 
Rossi Alberto , segretario generale di Assarmatori ... 13 
Cavo Ilaria , Presidente ... 15 
Rossi Alberto , segretario generale di Assarmatori ... 15 
Cavo Ilaria , Presidente ... 15 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti del Forum italiano dell'export:
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 16 
De Vito Angelica , director of public affairs del Forum italiano dell'export ... 16 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 17 
Cavo Ilaria (NM(N-C-U-I)-M)  ... 17 
De Vito Angelica , director of public affairs el Forum italiano dell'export ... 17 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 18 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Assovetro:
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 18 
Da Riz Walter , direttore generale di Assovetro ... 18 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 21 
Da Riz Walter , direttore generale di Assovetro ... 21 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 21 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Filiera Italia:
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 21 
Alfano Francesca , capo servizio internazionalizzazione e politiche del cibo di Filiera Italia ... 21 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 23 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti dell'Associazione costruttori italiani macchine attrezzature per ceramica (Acimac), dell'Associazione nazionale costruttori di macchine e stampi per materie plastiche e gomma (Amaplast) e dell'Unione costruttori italiani macchine automatiche per il confezionamento e l'imballaggio (Ucima):
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 23 
Cavanna Riccardo , presidente di Ucima ... 23 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 24 
Cavanna Riccardo , presidente di Ucima ... 24 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 24 
Cavanna Riccardo , presidente di Ucima ... 24 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 25 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Distribuzione industria strumenti musicali e artigianato (Dismamusica):
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 25 
Volpe Raffaele , presidente di Dismamusica ... 26 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 26 
Volpe Raffaele , presidente di Dismamusica ... 26 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 28 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di FederComtur:
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 28 
Pisapia Claudio , segretario nazionale e direttore generale di FederComTur ... 29 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 30 
Cavo Ilaria (NM(N-C-U-I)-M)  ... 30 
Pisapia Claudio , segretario nazionale e direttore generale di FederComTur ... 30 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 31 

Allegato 1: Documentazione depositata dai rappresentanti di Ance ... 32 

Allegato 2: Documentazione depositata dai rappresentanti di Confitarma ... 47 

Allegato 3: Documentazione depositata dai rappresentanti del Forum italiano dell'export ... 126 

Allegato 4: Documentazione depositata dai rappresentanti di Assovetro ... 136 

Allegato 5: Documentazione depositata dai rappresentanti di Filiera Italia ... 152 

Allegato 6: Documentazione depositata dai rappresentanti di Acimac, Amaplast e Ucima ... 154 

Allegato 7: Documentazione depositata dai rappresentanti di Dismamusica ... 157 

Allegato 8: Documentazione depositata dai rappresentanti di FederComtur ... 162

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALBERTO LUIGI GUSMEROLI

  La seduta comincia alle 9.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la trasmissione televisiva diretta sulla web tv della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti dell'Associazione nazionale costruttori edili (Ance).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale costruttori edili (Ance), nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul made in Italy: valorizzazione e sviluppo dell'impresa italiana nei suoi diversi ambiti produttivi. Invito chi interviene a volerlo fare sinteticamente, in modo da lasciare più spazio possibile alle domande dei commissari, riservando gli ulteriori approfondimenti ad un eventuale contributo scritto che verrà volentieri acquisito ai lavori della Commissione.
  Do la parola a Romain Bocognani, vice direttore generale dell'Associazione nazionale costruttori edili (Ance), ricordando che il tempo complessivo a disposizione per l'intervento è di circa dieci minuti. Grazie.

  ROMAIN BOCOGNANI, vice direttore generale di Ance. Buongiorno presidente. Grazie per l'invito ad intervenire oggi. Saluto anche agli onorevoli presenti e collegati.
  Prima di intervenire sul tema del made in Italy e della politica industriale, vorrei segnalare in premessa che siamo fortemente preoccupati per il decreto pubblicato ieri sera sulla cessione dei crediti, perché è un decreto che interviene sul blocco senza sbloccare le situazioni in corso, tutti i crediti incagliati che stanno mettendo in difficoltà famiglie e imprese, che rischia di affossare proprio famiglie e imprese da un giorno all'altro.
  Si tratta di 15 miliardi di euro di crediti incagliati per i bonus edilizi di 90 mila cantieri, che mettono a rischio 25 mila imprese e 130 mila dipendenti. Quindi ci sembrava opportuno prima di entrare nello specifico dei temi dell'audizione segnalare questa criticità, perché è chiaro che è un elemento determinante anche per la competitività delle imprese di costruzioni. Se non arriva la liquidità, che era prevista con la cessione in particolare sui cantieri in corso, rischiamo di avere veramente danni molto rilevanti per il settore delle costruzioni e anche per le famiglie italiane, che rischiano di vedere i lavori fermi per le proprie case e i propri condomini.

  PRESIDENTE. Visto che ha fatto una premessa che esula un po' dal tema, ma è comprensibilissimo, io posso dire di aver ascoltato l'intervento del Ministro, e quindi in generale del Governo, che ha assicurato (ovviamente con degli incontri che farete nei prossimi giorni) che c'è la volontà totale di procedere allo sblocco di tutto quello che è in sospeso. Un primo intervento è stato fatto sulla responsabilità solidale, sicuramente è un primo passaggio, ma comunque c'è sicuramente la volontà di intervenire per aiutare il sistema delle imprese a uscire da tutto il tema dei cassetti fiscali bloccati.Pag. 4
  Quindi questo mi sento di dirglielo perché ho ascoltato la conferenza stampa, questa è la volontà un po' generalizzata del Governo. Anzi, credo che ci sarà una grande opera d'ascolto e credo che in qualche modo forse ora ci si potrà incamminare verso la risoluzione del passato, perché credo che a tutti stia a cuore la risoluzione del passato.
  Quindi la ringrazio per il suo intervento, mi sembrava corretto anche fare il mio intervento.

  ROMAIN BOCOGNANI, vice direttore generale di Ance. La ringrazio molto presidente. Infatti abbiamo accolto molto positivamente questa apertura a trovare concretamente una soluzione e speriamo che nella riunione che è stata preannunciata per lunedì si possano già trovare soluzioni concrete. Noi abbiamo proposto l'F24 insieme alle banche per liberare il pregresso, speriamo che si possa andare spediti.

  PRESIDENTE. Ne sono assolutamente sicuro. Tra l'altro c'è anche una proposta di legge nostra sulla questione dell'F24. Poi non so se sarà solo quella o se sarà quella, comunque sicuramente c'è una volontà generalizzata di trovare una soluzione per i grossi problemi del blocco dei cassetti fiscali, quindi su questo credo che siamo tutti impegnati.

  ROMAIN BOCOGNANI, vice direttore generale di Ance. Grazie.
  Tornando al tema specifico dell'audizione, noi vorremmo sottolineare quelli che sono stati gli effetti drammatici della crisi del settore delle costruzioni negli ultimi quindici anni, che hanno portato a un taglio della produzione tra il 2008 e il 2018 di circa il 35 per cento, con degli effetti molto negativi con la perdita di 600 mila occupati e 143 mila imprese. Negli ultimi due anni c'è stata, anche grazie ai bonus edilizi in particolare, una forte ripresa del 34 per cento. Oggi la prospettiva è quella di avere una ripresa che prosegue con l'entrata in piena attuazione del PNRR, che prevede 108 miliardi di investimenti.
  Quello che volevamo sottolineare oggi in audizione era la necessità appunto di prevedere una politica industriale per il settore, perché purtroppo negli ultimi quindici anni abbiamo assistito a un andamento un po' da montagne russe con picchi negativi molto forti e adesso una ripresa veramente molto veloce, che crea una serie di criticità per i mancati investimenti negli ultimi anni sotto il profilo dell'occupazione, perché mancano tanti profili professionali, e sotto il profilo anche ad esempio della disponibilità dei materiali da costruzione, è un tema che toccherò anche più avanti, perché abbiamo perso anche delle filiere produttive importanti e una capacità produttiva, quindi doverla ricostituire in pochissimo tempo, in vista in particolare del PNRR, è una reale criticità che poi rischia di frenare l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
  Il primo punto che volevamo sottolineare era la necessità di cercare di costruire per i prossimi anni una reale politica industriale del settore costruzioni, che possa dare una visione pluriennale e che permetta appunto anche di costruire professionalità e costruire le filiere produttive che sono necessarie per accompagnare lo sviluppo di un settore, che pesa il 10 per cento del PIL se guardiamo l'effetto diretto, e addirittura con tutte le attività immobiliari è circa il 22 per cento del PIL, coinvolge il 90 per cento dei settori produttivi, quindi come sapete è un settore che impegna sostanzialmente tutte le filiere produttive poi a livello nazionale.
  Sempre nella sintesi che ha chiesto, presidente, vorremmo sottolineare quattro punti che sono di particolare interesse per noi.
  Il primo è collegato a quello che ho appena detto, quello della direttiva europea sulle case green, quindi sull'efficientamento energetico del patrimonio immobiliare italiano. Dal nostro punto di vista è una direttiva positiva, la accogliamo appunto positivamente, mette il Paese davanti a una sfida molto importante, perché significa riqualificare circa 2 milioni di edifici dal punto di vista energetico da qui a dieci anni; significa realizzare circa 200 mila interventi sui singoli edifici all'anno, con Pag. 5una spesa almeno per quelli residenziali di circa 40 miliardi di euro. Vuol dire in poche parole tenere più o meno il ritmo che è stato sostenuto negli anni del Superbonus, chiaramente con strumenti diversi dal Superbonus (ne siamo consapevoli noi per primi), però sicuramente non possiamo tornare ai ritmi del passato, che erano di circa 3 mila interventi all'anno. Quindi c'è proprio una distanza con quelli che sono gli obiettivi della direttiva.
  Se noi dovessimo tornare ai ritmi di riqualificazione di dieci anni fa, ci metteremmo 630 anni per raggiungere gli obiettivi della direttiva. Quindi quello che vogliamo sottolineare è la necessità appunto di avere un sistema di incentivi e di strumenti finanziari, dopo il Superbonus che superano il Superbonus, per raggiungere questi obiettivi. E ci sembra che anche le ultime discussioni a livello nazionale ed europeo, che vertono sulla disponibilità di strumenti anche finanziari, vadano per fortuna in questa direzione.
  Il secondo punto, che è determinante soprattutto in questa fase per la competitività delle imprese di costruzioni, è quello del caro materiali. Noi abbiamo assistito a un aumento dei costi dei materiali e delle opere mediamente del 35/40 per cento in Italia, purtroppo non abbiamo strumenti strutturali che permettano di affrontare questa criticità, che è una criticità determinante per realizzare le opere pubbliche, in particolare in tempo e nei costi giusti.
  Manca in Italia una revisione dei prezzi strutturali, che noi stiamo chiedendo di introdurre nel codice degli appalti, secondo gli standard europei e internazionali. Quello è un elemento determinante, perché senza uno strumento per mantenere l'equilibrio economico-finanziario del contratto rischiamo di assistere a quello che abbiamo visto negli ultimi 15 anni, dove abbiamo perso circa i due terzi della top 50 delle imprese italiane di costruzioni, proprio perché le commesse non erano più remunerative anche per effetto del caro materiale.
  Su questo stesso capitolo sottolineiamo che ci sono delle misure emergenziali, che sono state adottate col «decreto Aiuti» (decreto-legge n. 50 del 2022), però che non stanno arrivando alle imprese. In particolare, rispetto a una dotazione del Ministero delle infrastrutture, che era di maggio dell'anno scorso, e rispetto alle domande fatte dalle imprese, ad oggi sono stati pagati soltanto il 2 per cento dei ristori per il caro materiali. Quindi con un'esposizione finanziaria delle imprese drammatica, perché le imprese hanno pagato il 40 per cento in più per fare le opere; ci sono i fondi, sono presso il Ministero infrastrutture, ma ci sono delle procedure amministrative che prendono troppo tempo e che fanno sì che oggi soltanto il 2 per cento di questi fondi sono stati erogati. Questa è una situazione che va colmata al più presto, perché tutti i nostri competitor in Europa i fondi li hanno ricevuti automaticamente già a maggio scorso, quindi siamo in fortissimo ritardo.
  Il terzo tema, penultimo tema che vorremmo sottolineare, è quello del supporto alla digitalizzazione del settore.
  Il settore è uno dei settori meno digitalizzati, abbiamo bisogno di strumenti per accompagnare Pubblica amministrazione e imprese in questo percorso della digitalizzazione.
  Abbiamo bisogno di tre elementi: un piano Edilizia 4.0, che significa adattare il piano Impresa 4.0 al settore dell'edilizia; abbiamo bisogno della creazione di una piattaforma nazionale delle costruzioni, che permetta a tutti gli operatori del settore di avere lo stesso strumento digitale per realizzare i progetti; e poi abbiamo bisogno di supporto nell'ambito dei poli di innovazione digitale.
  Noi come Ance abbiamo vinto un bando europeo per i Digital Innovation hub europei, siamo arrivati primi in Italia con il settore delle costruzioni. Oggi abbiamo avuto la disponibilità finanziaria della Commissione europea, ma ci manca il decreto di cofinanziamento del Ministero delle imprese e del made in Italy che ci permetta di andare veloci nell'attuazione di questo progetto. Quindi vorremmo sottolineare oggi questa esigenza di accelerare la pubblicazione del decreto sul cofinanziamento del Digital Innovation hub, altrimenti non riusciamoPag. 6 a erogare rapidamente servizi a imprese e Pubblica amministrazione.
  L'ultimo tema, per concludere, è quello del supporto all'internazionalizzazione delle imprese.
  Per favorire l'internazionalizzazione delle imprese di costruzione abbiamo tre priorità, tre priorità che non sono dei regali che chiediamo per le imprese perché chiediamo solo di avere strumenti identici a quelli che hanno i nostri competitor europei. Si tratta di gap che dobbiamo colmare per poter mettere le imprese italiane di costruzione nelle stesse condizioni degli altri Paesi europei.
  Il primo è la creazione di un fondo per il finanziamento di studi di fattibilità in Paesi in via di sviluppo. È uno strumento che è molto usato in particolare da Francia e Spagna per valorizzare le tecnologie dei fornitori nazionali e rafforzare l'internazionalizzazione delle imprese di costruzione e di progettazione.
  Il secondo elemento è la promozione di accordi G to G (G2G), quindi tra governi, nel settore delle infrastrutture, come avviene oggi nel campo della difesa, sempre per sostenere l'internazionalizzazione delle imprese.
  Il terzo tema è il trattamento fiscale dei lavori lavoratori italiani all'estero, perché la tassazione dei lavoratori italiani che vengono impiegati nei cantieri all'estero è molto superiore a quella che viene applicata dagli altri Paesi europei. Tutti gli altri Paesi europei prevedono una serie di agevolazioni quando portano i tecnici sui cantieri che vengono realizzati all'estero. Non avere lo stesso tipo di agevolazione, mina la competitività delle imprese di costruzione italiane nelle commesse internazionali. Quindi chiediamo un'attenzione anche su questo tema per metterci alla pari con le imprese europee.
  Già noi otteniamo dei risultati straordinari dal punto di vista dell'internazionalizzazione delle imprese, dal 2004 a oggi è quintuplicato il fatturato delle imprese italiane fuori dai propri confini. Vorremmo continuare su questa dinamica, però abbiamo bisogno di questi strumenti per rafforzare la nostra internazionalizzazione.
  Ho finito e ringrazio molto lei presidente e la Commissione per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Chiedo se chi è collegato ha delle domande. Non ci sono domande, ne faccio io una.
  Mi riallaccio un po' alla sua premessa, per il tema Casa Green, lei parlava in qualche modo degli incentivi. La prima legge sugli incentivi è del 1997, quindi ormai 25 anni di esperienza più o meno. Lei ritiene, in qualche modo, che quella strada intrapresa nel 1997 – ovviamente aggiornata (credo che abbia riguardato oltre 3 milioni di immobili, però magari lei ha dei dati più aggiornati e più esatti) –, possa essere la strada ancora da percorrere, considerato che questa legge, che è tuttora in vigore, è stata più volte modificata e più volte prorogata e, in qualche modo, resa stabile, e anche semplificata, e quindi possa essere una risposta efficace unitamente, ovviamente, al cercare in qualche modo di migliorare questa direttiva europea?

  ROMAIN BOCOGNANI, vice direttore generale di Ance. Grazie presidente.
  Sicuramente è una base sulla quale lavorare, le misure che sono state adottate dalla fine degli anni Novanta a oggi hanno aiutato a ristrutturare le case. Spesso però sono stati interventi che sono stati realizzati sui singoli appartamenti, invece la direttiva chiede uno sforzo aggiuntivo, nel senso di intervenire anche ad esempio sui numerosi condomini. Cosa che le misure adottate alla fine degli anni Novanta e che sono poi cambiate nel corso del tempo, di fatto, non avevano consentito di fare.
  Citavo prima i dati: prima del potenziamento del Superbonus si facevano circa 3 mila interventi di questo tipo all'anno, per raggiungere gli obiettivi della direttiva dobbiamo arrivare a 180/200 mila interventi all'anno, e il ritmo è stato realizzato con il Superbonus.
  Quindi il primo elemento è che abbiamo la capacità tecnica e anche imprenditoriale di sostenere questo ritmo. Il secondo elemento è che sappiamo di non potere ripetere il Superbonus, ma sappiamo anche che probabilmente rimanere su quegli strumenti non basta.Pag. 7
  Quindi quello che chiediamo, e che probabilmente ribadiremo all'inizio della settimana prossima quando andremo a discutere come abbiamo detto in premessa le soluzioni per i crediti incagliati, è anche l'apertura poi successiva di un tavolo per ragionare sulla politica industriale che permette di raggiungere questi obiettivi.
  Dovremo trovare una soluzione, mi permetto di sintetizzarlo così, che è una via di mezzo tra le misure nate negli anni Novanta, che però non hanno la potenza di fuoco necessaria per riqualificare tutto il patrimonio immobiliare, e il Superbonus che sappiamo che è qualcosa che non si può ripetere.

  PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio il rappresentante dell'Associazione nazionale costruttori edili (Ance) intervenuto. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dai rappresentanti dell'Associazione nazionale costruttori edili (Ance) (vedi allegato 1) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti dell'Associazione italiana cuochi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione di rappresentanti dell'Associazione italiana cuochi, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul made in Italy: valorizzazione e sviluppo dell'impresa italiana nei suoi diversi ambiti produttivi. Invito chi interviene a volerlo fare sinteticamente, in modo da lasciare più spazio possibile alle domande dei commissari, riservando gli ulteriori approfondimenti ad un eventuale contributo scritto che verrà volentieri acquisito ai lavori della Commissione.
  Do la parola a Simone Falcini, presidente dell'Associazione italiana cuochi ricordando che il tempo complessivo a disposizione per l'intervento è di circa dieci minuti. Grazie.

  SIMONE FALCINI, presidente dell'Associazione italiana cuochi. Buongiorno a tutti.
  Le finalità dell'indagine conoscitiva dunque riguardano il made in Italy e la sua importanza ed è anche volta a vedere come, da una parte le istituzioni, e dall'altra le associazioni di categoria possano fornire un proprio contributo.
  Io voglio essere sintetico e poi magari vi inoltro il nostro progetto che riguarda alcuni punti.
  I punti che Associazione italiana cuochi ha già in essere sono quelli dell'organizzazione di un evento annuale che si terrà a ottobre-novembre a partire dal 2023, fatto in Toscana con il patrocinio della regione: la Cittadella del gusto, che può essere esteso a tutte le regioni d'Italia a girare anno con anno.
  Questa Cittadella del gusto tende a valorizzare il territorio, i prodotti locali e le aziende dell'eccellenza italiana. Per eccellenza italiana non si intendono solo i prodotti del comparto della enogastronomia che hanno i marchi DOP, IGP, DOCG, eccetera, ma anche quell'artigianato locale che è un grande patrimonio per l'Italia.
  Quindi l'Associazione italiana cuochi già da un anno cerca di valorizzare, dando spazi tramite eventi annuali, tutto il comparto di chi opera nella enogastronomia (quindi cuochi, chef e aziende), mettendo insieme tali realtà e facendole conoscere, con eventi gratuiti. Per cui tutte queste piccole e grandi aziende possono far conoscere i loro prodotti e farli testare da chi giornalmente opera in quel comparto. Questo è il primo progetto.
  Il secondo è un premio che noi annualmente diamo a chi durante l'anno si è contraddistinto per promuovere la buona cucina italiana, in Italia e nel mondo. Quindi non solo a chi opera nel comparto della ristorazione e dell'hospitality e dell'ostelleria ma anche a tutte le aziende. Non è dietro pagamento, questo ci tengo a dirlo, ma non è neanche dovuto. Quindi noi selezioniamo e operiamo tavole rotonde con tutte queste aziende e tutti i cuochi al fine di promuovere al meglio le nostre eccellenze.Pag. 8
  Tra questo comparto noi siamo stati i primi anche a inneggiare i food blogger, perché anche quelli oggigiorno – purtroppo, verrebbe da dire – sono dei professionisti che nel settore operano per promuovere ristoranti, hotel, aziende e prodotti che fanno parte delle nostre eccellenze.
  Infine, l'ultimo punto è che stiamo aprendo dieci delegazioni di Associazione italiana cuochi a livello internazionale, quindi un'altra nazione del mondo, che non fa altro che riproporre sul territorio estero le nostre eccellenze e i cuochi che quotidianamente operano. Quindi il facsimile di quello che noi facciamo in Italia lo stanno esportando anche fuori: questo in Inghilterra, in Brasile, in Spagna, in Portogallo, in Belgio, eccetera. Quindi speriamo nell'arco di un anno di aver coperto un territorio nuovo.
  Noi vogliamo poi collaborare con le varie ambasciate italiane dislocate nei vari territori per darci un aiuto a poter promuovere in quel territorio le nostre eccellenze.
  Quindi riepilogo i quattro punti. Cittadella del gusto, kermesse di tre o quattro giorni, dove vengono coinvolte tutte le aziende che sono dislocate sul territorio, vengono fatti venti stand, uno per ogni regione d'Italia, vengono fatti conoscere al pubblico i prodotti dell'eccellenze che quel territorio ha. Tutti i cuochi legati al territorio che si sfidano in una kermesse divertente ma competitiva, con tutti i prodotti e con tutti i piatti tradizionali.
  Secondo, è la valorizzazione che ho appena detto, estesa – perché dobbiamo farci conoscere, ci sono ragazzi e le ragazze che escono dall'alberghiero – ai giornalisti della enogastronomia e a tutti quelli che operano nel settore food ed Ho.Re.Ca.
  Da ultimo queste delegazioni che stiamo esportando che promuovono quello che stiamo facendo: quindi valorizzare il territorio, valorizzare le aziende, valorizzare i prodotti di tutto il comparto della enogastronomia, valorizzare il made in Italy.
  Spero di essere stato sintetico e se avete delle domande sono a vostra disposizione.

  PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio il rappresentante dell'Associazione italiana cuochi intervenuto e dichiaro conclusa l'audizione.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE
ILARIA CAVO

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti della Confederazione italiana armatori (Confitarma).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione di rappresentanti della Confederazione italiana armatori (Confitarma), nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul made in Italy: valorizzazione e sviluppo dell'impresa italiana nei suoi diversi ambiti produttivi. Invito chi interviene a volerlo fare sinteticamente, in modo da lasciare più spazio possibile alle domande dei commissari, riservando gli ulteriori approfondimenti ad un eventuale contributo scritto che verrà volentieri acquisito ai lavori della Commissione.
  Do la parola a Mario Mattioli, presidente della Confederazione italiana armatori (Confitarma), ricordando che il tempo complessivo a disposizione per l'intervento è di circa dieci minuti. Grazie.

  MARIO MATTIOLI, presidente di Confitarma. Grazie, gentilissima presidente. Grazie alla X Commissione, grazie a lei che in questo momento presiede la Commissione, al presidente Gusmeroli e a tutti i componenti della Commissione. Veramente ringrazio di cuore di averci audito, perché sono estremamente importanti le posizioni che portiamo come stakeholder produttivi del Paese.
  Per noi la valorizzazione dell'industria italiana è un tema di fondamentale importanza per la crescita del Paese. Come Confederazione italiana armatori, come Confitarma, rappresentiamo uno dei comparti dell'industria italiana che è tra i più internazionalizzati, cioè quello del trasporto marittimo, diciamo lo shipping perché oggi Pag. 9siamo molto conosciuti con questi acronimi inglesi.
  Abbiamo portato da sempre, e continuiamo a portare, il tricolore nei mari del mondo, contribuendo tra le altre cose all'equilibrio della bilancia dei pagamenti nazionali.
  La flotta di bandiera italiana è una delle più importanti del mondo e tra le prime dei Paesi riuniti nel G20.
  Abbiamo circa 14 milioni di tonnellate di stazza lorda, abbiamo circa 1.350 unità che sono superiori alle 100 tonnellate di gross tonnage (stazza lorda N.d.r.). Siamo leader in alcuni settori importanti, quali per esempio le navi Ro.Ro. (Roll-on/roll-off – nave-traghetto per imbarco e sbarco di veicoli gommati), e quindi diciamo le autostrade del mare che tanto hanno contribuito anche ai fini della decarbonizzazione.
  Sulle crociere abbiamo un'importantissima flotta di navi trasporto da carico secco e carico liquido, che naturalmente sono delle navi strategiche per quanto concerne l'approvvigionamento energetico sia dei beni finiti che delle materie prime. Abbiamo anche una flotta importante di ausilio alla piattaforma energetica che in questo momento, come tutti voi sapete, sono cruciali nella filiera energetica nazionale, quindi per rifornire anche le stesse navi che vanno in giro per il mondo.
  Diciamo che la cosa fondamentale è che tutto ciò che noi consumiamo viene dal mare. Oltre il 90 per cento della produzione, che va dal cibo all'energia fino ai nostri vestiti, ha transitato via mare. Per quanto riguarda il nostro Paese, abbiamo il 60 per cento delle importazioni e il 51 per cento delle esportazioni che transitano via mare. Quest'anno siamo ritornati a movimentare circa 500 milioni di tonnellate di merci alla rinfusa, che sono merci secche e merci liquide, o in navi containerizzate o a bordo dei traghetti, e che sono movimentate nei nostri porti. Quindi siamo ritornati fortunatamente ad avere dei livelli prepandemia.
  Siamo primi in Europa per quanto riguarda le merci che sono movimentate nello short sea shipping, il cosiddetto trasporto costiero, sono circa 311 milioni di tonnellate, è estremamente importante.
  Siamo anche leader dell'ambito del Mediterraneo come Italia, con 244 milioni di tonnellate e abbiamo una quota di mercato di circa il 37 per cento nel 2020. È un'industria di enorme rilevanza per il Paese.
  Siamo al centro delle maggiori sfide geopolitiche, potete immaginare, transitiamo i mari del mondo, quindi ci troviamo ogni giorno impegnati in problematiche geopolitiche, che non sono solo mediterranee ma sono anche mondiali. Importantissimo immaginare soltanto l'impatto che c'è sul fabbisogno energetico, che oggi con il conflitto tra la Russia e l'Ucraina ha preso una piega estremamente determinante, come sappiamo tutti, per il nostro Paese.
  Siamo una infrastruttura indispensabile, perché diversamente dalle altre infrastrutture, che sono oleodotti e gasdotti, siamo in grado di assicurare una flessibilità delle fonti di approvvigionamento.
  Che cos'è che a noi serve in questo momento per mantenere e incrementare la competitività della flotta italiana nel mondo?
  Innanzitutto semplificazione e digitalizzazione. Siamo alle porte di una rivoluzione del settore del trasporto marittimo, abbiamo un'estensione dei benefici che sono previsti dal registro internazionale non solo come oggi alle bandiere italiane ma anche alle bandiere della Comunità europea e dello spazio economico europeo. Quindi se non digitalizziamo, se non semplifichiamo potremmo avere un esodo della bandiera italiana, perché come voi sapete meglio di me la burocrazia pesa in maniera importante. E oggi abbiamo la possibilità di attuare la digitalizzazione del nostro settore, che naturalmente in maniera intelligente avrà sicuramente un riflesso positivo sulla sburocratizzazione. Abbiamo norme che in alcuni casi addirittura risalgono alla fine dell'800, quindi è veramente il momento di semplificare.
  Abbiamo anche predisposto un ampio progetto di semplificazione, come Confitarma, del codice della navigazione e dell'ordinamento, correlato per molti aspetti, questo è a costo zero per l'erario, e questo Pag. 10lo troverete in allegato alla nota che vi faremo arrivare.
  Oggi per noi è importantissima la transizione, la sfida sull'aspetto green è estremamente importante per il nostro settore, perché è un settore cosiddetto hard to abate, cioè difficile da decarbonizzare, ed è estremamente un settore a investimenti di capitale intensivo. E a livello internazionale ci hanno fissato degli obiettivi che sono molto ambiziosi, soprattutto per quanto riguarda il riferimento alle emissioni di CO2 in atmosfera.
  Qui abbiamo di fatto un doppio binario, perché abbiamo un binario internazionale. L'International Maritime Organization, che è l'agenzia delle Nazioni Unite per quanto riguarda lo shipping, ha fissato dei limiti che partono da una base del 2008 e nel 2030 prevedono una riduzione delle emissioni del 40 per cento mentre nel 2050 prevedono una riduzione del 50 per cento.
  Su questa situazione abbiamo in realtà poi un ulteriore, per noi, problema che è rappresentato dal pacchetto Fit for 55 dell'Europa. Il Fit for 55 fissa dei limiti diversi, parte da una base diversa che non è il 2008 ma è il '91, e soprattutto prevede una decarbonizzazione del 55 per cento per quanto riguarda il 2030, che è un po' in controtendenza rispetto al mondo.
  Hanno inserito per la prima volta anche il trasporto marittimo e il trasporto aereo nel cosiddetto ETS, cioè l'Emission trading system, e questo onestamente rischia di creare dei particolari problemi. Potrebbe avere un impatto anche estremamente importante sul settore delle autostrade del mare, che come voi sapete ha così in maniera forte avuto una ricaduta positiva in termini di decarbonizzazione, tanto che c'è il Marebonus per incentivare l'utilizzo della nave, che è sicuramente molto meno impattante dal punto di vista delle emissioni rispetto al trasporto gommato.
  Quindi noi siamo e continuiamo ad essere sicuramente un'industria in cui il trasporto è più ecocompatibile.
  Abbiamo avuto un incremento dal 2008 al 2018 del 40 per cento del traffico, ma abbiamo anche avuto in questo stesso periodo una riduzione di oltre il 10 per cento delle emissioni. Quindi ci siamo veramente molto impegnati per questo. Ma è necessario che ci sia un'attività forte, soprattutto da parte degli Stati, per quanto riguarda le attività di ricerca e sviluppo, perché gli investimenti sono enormi e non è pensabile che possono essere effettuati soltanto dal privato, quindi è necessaria una forte compartecipazione pubblico-privato.
  Per questo abbiamo anche avuto con piacere un decreto rinnovo delle flotte, fatto dal Governo Draghi, 500 milioni di euro per il rinnovo e per il refitting. Però, ecco, la cosa che tengo a sottolineare è che in realtà solo il 37 per cento delle risorse sono state impegnate, restano ancora 314 milioni non impegnati perché i limiti che sono stati posti per questi investimenti sono estremamente stringenti e quindi non hanno consentito – quindi non è una mancata volontà degli armatori, ma sono dei paletti che non hanno consentito – di potere utilizzare appieno questi fondi. Perché c'è un limite per quanto riguarda la navigazione, noi siamo internazionali, siamo in giro per il mondo, immaginare di finanziare solo quelle navi che toccano almeno una volta in andata o ritorno un porto italiano significa tagliare le gambe a oltre il 70 per cento della flotta.
  Quindi da questo punto di vista ci auguriamo e ci aspettiamo che ci sia un ripensamento, e soprattutto ci siano delle revisioni di questi parametri che consentono nell'ambito del miglioramento dell'ambiente e del miglioramento del green di poter meglio utilizzare questi soldi che al momento non sono stati impegnati.
  Abbiamo poi un focus importante che interessa ovviamente la vostra Commissione per quanto riguarda le crociere. Sapete che Costa Crociere è l'unico marchio realmente italiano del settore della crocieristica, nel 2023 festeggerà i 75 anni di attività. Ha da sempre sede a Genova, quindi in Italia, navi di bandiera italiana, ed è un ambasciatore importante del made in Italy nel mondo e contribuisce a promuovere l'Italia e le sue eccellenze, perché rappresenta un efficiente volano per il turismo in-coming: quindi è un attrattore importante. Siamo italiani a tutti gli effetti, dai Pag. 11nomi delle navi, e soprattutto per quanto di Italia si trova a bordo di queste navi.
  Quindi è di primaria importanza che anche a questo settore venga allargata la possibilità di poter partecipare al decreto flotte, perché il settore crocieristico come voi sapete è stato escluso dalla possibilità di poter avere finanziamenti per quanto riguarda il decreto flotte. Su questo siamo in contatto con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e ci auguriamo che questo ci possa portare ad avere migliori risultati per quanto riguarda il prossimo futuro.
  Quindi è importante avere, per quanto riguarda soprattutto le navi da crociera che sono dei grossi consumatori di energia, l'elettrificazione delle banchine: è un tema estremamente importante, le navi sono dotate di possibilità di utilizzare il cosiddetto cold ironing, l'elettricità da terra. Però ad oggi non è ancora fruibile, c'è un piano di investimenti importante, ma la cosa fondamentale è che questa energia venga data ad un prezzo che sia congruo. Ad oggi utilizzare energia elettrica per una nave ferma in banchina costa oltre il doppio rispetto all'utilizzo dei carburanti, quindi dei generatori di bordo, che sono alimentati dal carburante.
  In questo è importante che ci sia un forte appello anche alla agenzia ARERA, affinché ci sia un calmieramento dei prezzi, perché in questa maniera si può rendere poi un efficace e importante risultato nei confronti dell'ambiente, attraverso l'utilizzo di questa tipologia. Però deve essere un utilizzo congruo e deve essere un utilizzo economicamente fattibile.
  Ultime tematiche e poi chiudo. È importantissima, l'abbiamo accennato, la transizione per quanto riguarda la portualità sugli aspetti verdi, i porti dovranno diventare degli hub energetici. Noi in questo stiamo collaborando con le associazioni di categoria, con Assoporti ma anche con le singole autorità di sistema portuale, anche con importanti player. Si parla tanto di hydrogen valley, si parla anche di porti che dovranno essere degli hub energetici anche attraverso l'utilizzo dell'LNG (gas naturale liquefatto) all'interno dei porti; non solo, anche per quanto riguarda tutto ciò che è rinnovabile, quindi l'utilizzo dei pannelli solari, anche l'utilizzo della possibilità della creazione di energia elettrica attraverso il moto ondoso. Su questo siamo in prima linea e devo dire ci stiamo impegnando in maniera importante.
  Chiudo con due tematiche forti. La prima è il bunkeraggio, cioè le navi che nei porti caricano il carburante per poter rifornire le altre navi: è un settore strategico, esposto a una forte concorrenza comunitaria. Oggi per il bunkeraggio la regola italiana non consente l'iscrizione nel registro internazionale. In realtà in altri Paesi europei questo avviene, se questo fosse possibile anche in Italia sarebbe per il settore estremamente importante, perché creerebbe un volano di occupazione nell'ambito dei nostri porti.
  Il Marebonus come avevamo detto prima è una importantissima misura, perché consente l'utilizzo delle vie del mare, finanziario o sovvenzionato anche. Il Marebonus non va agli armatori, ma va a coloro che utilizzano le navi come trasporto alternativo ed ecocompatibile. Quindi è molto importante che ci sia uno stanziamento più sensibile di almeno 100 milioni l'anno, in realtà abbiamo visto una riduzione, e questo onestamente collide un po' per quanto riguarda la decarbonizzazione.
  Chiudo con un appello. Abbiamo una strutturale carenza di lavoratori marittimi per quanto riguarda l'Italia, quindi è importantissimo che si attui la riforma del collocamento della gente di mare o l'anagrafe nazionale. E poi soprattutto che ci sia una riforma per quanto riguarda i requisiti di accesso alle figure professionali. Avevamo anche chiesto che ci fosse un sostegno economico per i giovani che vogliono intraprendere la carriera del mare, come sapete devono avere un investimento all'inizio per poter effettuare dei corsi obbligatori per poter andare a bordo delle navi che costano circa 2.000 euro, quindi abbiamo proposto anche con le organizzazioni sindacali la possibilità che questo fosse in qualche maniera finanziato a quei giovani che vogliono intraprendere questa carriera.Pag. 12
  Queste sono un poco le tematiche per noi importati, quindi chiudo dicendo al presidente e a tutti i membri della Commissione, a voi onorevoli deputati, che il made in Italy è un sistema di eccellenze che fanno del nostro Paese un modello da imitare. A volte purtroppo sappiamo che viene imitata in maniera fraudolenta, speriamo che avvenga sempre di meno. Tra questi modelli da imitare va sicuramente annoverata l'industria armatoriale italiana e la bandiera italiana.
  Auspichiamo che anche grazie all'interessamento di questa onorevole e prestigiosa Commissione si possa dare il via definitivo all'importante istanza di semplificazione, al fine di ridare competitività alla nostra bandiera e alla nostra industria.
  Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Grazie presidente per questa ampia illustrazione, che ovviamente ha toccato più tematiche. Chiedo ai colleghi che sono collegati se hanno domande da fare, interlocuzioni con il presidente di Confitarma.
  Mi permetto allora di fare io una domanda al presidente, che è stato chiarissimo nel tema della sburocratizzazione.
  Ovviamente l'audizione è incentrata, lo ricordiamo, sul made in Italy, quindi riportiamo e vogliamo riportare il tema all'oggetto di questa indagine conoscitiva.
  Vorrei fare una domanda specifica sul tema delle crociere. È già stato chiarissimo in riferimento al decreto e alla necessità che il sistema crocieristico ha di essere eventualmente collegato al decreto che finanziava il refitting, su questo è stato chiarissimo presidente. Chiedevo in aggiunta, visto che questa è una Commissione che si occupa anche di turismo: made in Italy vuol dire valorizzazione, chiaramente, di tutto quello che è l'eccellenza italiana. Di che cosa c'è bisogno a livello istituzionale per la valorizzazione e per il sostegno di tutto il sistema crocieristico in maniera specifica? Oltre ovviamente a quello che già ci ha detto, se vuole fare un accenno ulteriore a questo comparto.

  MARIO MATTIOLI, presidente di Confitarma. Il settore crocieristico sappiamo, soprattutto per quanto riguarda l'Italia, che è un settore di estrema importanza, perché è un attrattore fondamentale di tutti i flussi turistici e soprattutto è un attrattore che poi consente a chi visita il nostro Paese di ritornare non solo e necessariamente in crociera, quindi è un'industria importantissima.
  È un'industria importantissima per il sistema Paese Italia perché le costruzioni sono fatte in Italia, la costruzione di una nave da crociera è un impegno importantissimo. Abbiamo la nostra amata Fincantieri, che è leader a livello internazionale sulle navi da crociera, e il rapporto che c'è con il nostro operatore Costa Crociere è di straordinaria importanza. Quindi è un volano assolutamente importante per l'industria del turismo, sia a monte che a valle di tutto il percorso. Ed è anche un settore di grande importanza perché anche a bordo delle navi, come dicevamo, si conosce l'italianità, quindi è un grande veicolo di promozione del nostro sistema Italia. Sappiamo che tra l'altro è un network così internazionale che fa da forte attrattore per quanto riguarda proprio i flussi turistici in entrata, quindi direi è un settore da agevolare, è un settore da incentivare. Ed è certamente da questo punto di vista un settore che avendo, soprattutto durante il periodo estivo, una importante presenza nei porti italiani, come abbiamo detto una nave da crociera è un piccolo paese, quindi ha un consumo di energia elettrica oggettivamente importante, chiaramente nel momento in cui questa situazione possa essere fatta attraverso l'utilizzo per esempio del cold ironing ad un prezzo accettabile ne beneficia il sistema. Perché i Paesi del nord Europa che hanno incentivato l'utilizzo del cosiddetto cold ironing sono Paesi in cui gli Stati hanno finanziato il refitting delle navi, ma soprattutto hanno calmierato il prezzo dell'energia elettrica che viene data alla nave. Quindi la nave si trova in una situazione di ininfluenza economica a utilizzare l'energia da terra.
  Credo che una delle cose più importanti, anche per questa industria, sia quella di rendere la loro presenza nei porti sempre meno impattante – non soltanto per gli Pag. 13sforzi, che sono significativi, e che sono fatti dalle imprese, in questo caso dalle navi da crociera, nell'utilizzo di carburanti alternativi e naturalmente tecnologie che sono al massimo livello per la riduzione delle emissioni – e, nell'ambito dei porti, di poter avere la possibilità di ricorrere a una energia elettrica fornita da terra ad un prezzo che sia concorrenziale, come ripeto fatto da altri Paesi europei. Direi che è uno dei temi più importanti.
  E poi consideriamola come va considerato, cioè un'industria importante a livello nazionale e facciamo in maniera che non venga tagliata fuori da dei provvedimenti, che, come nel caso del rinnovo flotte, proprio dicono: navi da crociera no. Su questo credo che sia decisivo che ci sia una forte presa di coscienza da parte del sistema Paese dell'importanza di questo settore.

  PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio il rappresentante di Confitarma intervenuto. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal rappresentante di Confitarma (vedi allegato 2) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Assarmatori.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione di rappresentanti di Assarmatori, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul made in Italy: valorizzazione e sviluppo dell'impresa italiana nei suoi diversi ambiti produttivi. Invito chi interviene a volerlo fare sinteticamente, in modo da lasciare più spazio possibile alle domande dei commissari, riservando gli ulteriori approfondimenti ad un eventuale contributo scritto che verrà volentieri acquisito ai lavori della Commissione.
  Do la parola ad Alberto Rossi, segretario generale di Assarmatori, ricordando che il tempo complessivo a disposizione per l'intervento è di circa dieci minuti. Grazie.

  ALBERTO ROSSI, segretario generale di Assarmatori. Grazie onorevole, grazie ai componenti della Commissione. Oggi salutiamo con grande interesse e ringraziamo per l'attenzione che questa Commissione dà al tema.
  Sono fortunato perché il mio intervento segue quello del presidente Mattioli, che ha dato un'ampia e anche dettagliata raffigurazione di quello che è il comparto. Vorrei quindi, approfittando appunto del mio intervento a valle di quello del presidente Mattioli, fare alcune osservazioni, ad integrazione perché sottoscrivo in gran parte quello che il presidente Mattioli ha precisato.
  Vorrei tuttavia ricordare ai componenti della Commissione che la logistica è sicuramente l'elemento di straordinaria importanza per il made in Italy, nessuno lo mette in dubbio e tutti ne sono consapevoli. L'Italia è un Paese importatore di materie prime ed è la seconda fabbrica d'Europa, di conseguenza se parliamo di produzione industriale la logistica è lo strumento attraverso il quale questo straordinario scambio industriale avviene.
  La logistica ovviamente non può essere ricondotta al made in Italy, nel senso che le imprese che lavorano nella filiera della logistica sono imprese sicuramente italiane ma sono soprattutto imprese che lavorano nel nostro territorio ma che non hanno una matrice italiana.
  Lo dico perché per esempio sul mare la nostra associazione ha deciso di rappresentare gli interessi delle imprese italiane, noi abbiamo tra i più importanti operatori italiani della logistica marittima; ma abbiamo anche il desiderio di rappresentare quelli che sono gli interessi imprenditoriali delle imprese internazionali, che in Italia hanno deciso di stabilire ampie e nutrite schiere di organizzazioni sia di uomini che di mezzi. Soprattutto in ambito portuale ma non solo.
  La logistica oggi è un fenomeno integrato, quindi la logistica parte dal magazzino, si estende sulla logistica terrestre e ferroviaria, arriva al porto, il porto è un ambiente dove la logistica ha una sua importanza assoluta (perché il porto vuol dire smistamento delle merci, vuol dire accoppiamento delle merci, vuol dire inoltro velocePag. 14 e tempestivo delle merci) e quindi il vettore marittimo: che per quanto riguarda per esempio il settore del contenitore è rappresentato da circa il 95 per cento da imprese internazionali.
  Ora, queste imprese internazionali ovviamente sono attive nel territorio italiano, hanno investito nel territorio italiano, hanno stabili concessioni portuali, hanno comprato imprese ferroviarie, hanno sviluppato interporti, quindi sono senz'altro a servizio integrato di quello che è il sistema Paese.
  Faccio un altro esempio, onorevoli componenti della Commissione. Si è parlato di crociere, la crociera è sicuramente una recente novità del nostro panorama turistico, il settore italiano è più del 25 per cento del settore europeo delle crociere: l'Italia è la prima destinazione europea dell'Europa ed è la terza nel mondo. È ovvio che questo fenomeno di grandissimo richiamo può essere assecondato da enormi investimenti, che le imprese armatoriali attive nel comparto delle crociere fanno per costruire nuove navi; e anche per ciò che riguarda la rete delle stazioni marittime, che sono poi quelle che costituiscono l'interfaccia con le città.
  Il fenomeno crocieristico è stato straordinariamente importante per il nostro sistema turistico, si pensi a porti come quello di La Spezia, di Napoli, di Palermo, dei porti siciliani che stanno realizzando piccole ma importantissime stazioni marittime che saranno la destinazione di questi viaggi. Viaggi che porteranno, come diceva il presidente Mattioli, il turista magari per la prima volta in Italia, ma si sa che uno su tre è poi quello che fa seguire il viaggio turistico via nave ad un viaggio turistico sul territorio.
  Quindi, lo ripeto, è un sistema di straordinaria importanza, ma è popolato da imprese che sono non solo italiane. L'impresa italiana che è stata citata ha circa il 20 per cento del mercato, l'altro 80 per cento è ovviamente gestito da imprese che hanno stabili organizzazioni sul territorio, che hanno acquisito concessioni portuali per stazioni marittime, che danno lavoro a decine di migliaia di persone sia dirette che indirette. Quindi quando si parla di logistica a servizio del Paese, occorre essere molto attenti nell'identificare le imprese di logistica, non tanto per il loro passaporto. E ripeto, Assarmatori è un'associazione che vanta al proprio interno importantissime imprese italiane, cioè stabilite in Italia, noi rappresentiamo circa il 60 per cento delle imprese che lavorano nel settore dei traghetti in Italia e quasi l'80 in quello del settore, straordinariamente importante per il turismo, dei collegamenti con le piccole isole. Quindi noi abbiamo questa diversità, ma ambiamo a proteggere gli interessi di tutte le imprese che lavorano nella filiera logistica.
  Che cosa deve essere fatto per consolidare questa industria che funziona, ed ha funzionato anche durante i tempi della pandemia in maniera straordinariamente importante? Innanzitutto – lo ha detto il presidente Mattioli – la sburocratizzazione.
  Stiamo lavorando da tempo anche per assecondare la digitalizzazione dei processi; non è semplice, perché questi processi devono essere armonizzati. Bisogna eliminare dei costi indotti dai colli di bottiglia della logistica, bisogna eliminare delle inefficienze, bisogna favorire l'integrazione verticale, che è quella che nei Paesi più avanzati dal punto di vista logistico (cioè Olanda e Germania) hanno in effetti costituito lo strumento per il successo dell'efficienza delle catene logistiche.
  È ovvio che si deve parlare anche di liberalizzazione del mercato. Perché è stato richiamato il servizio di bunkeraggio, va senz'altro supportato il servizio di bunkeraggio nei porti. Ma va assolutamente notato che questo servizio oggi è inefficiente anche perché costituisce uno degli ultimi baluardi dei monopoli, allorquando nei porti italiani si verificano posizioni oligopolistiche o peggio monopolistiche, determinate da concessioni rilasciate a unici soggetti. Il risultato qual è? Che i grandi liner fanno bunker al di fuori dell'Italia, perché in Italia il bunker, cioè il carburante marittimo, è troppo caro.
  Anche questo è un tema che parte da una necessaria liberalizzazione di quelle Pag. 15che sono le attività, che sono già state liberalizzate nei porti 25/30 anni fa, ma che oggi evidentemente hanno bisogno di un ulteriore check.
  Che cosa deve essere fatto allora?
  E cerco anche di sintetizzare per concludere, perché l'intervento precedente è veramente stato molto esaustivo, e io cerco di integrarlo per poter offrire a voi, poi ovviamente faremo avere la nostra memoria, gli ulteriori elementi di cui avete bisogno per valutare in modo olistico i servizi di logistica in Italia.
  Il legislatore, introducendo l'articolo 1677-bis del codice civile, ha dato una testimonianza di attenzione della logistica. È importante, non è sufficiente. Dovrà essere in qualche modo riportata all'attenzione del Parlamento, una robusta opera di semplificazione di quelle che sono le norme che regolano la logistica. Quello è un passaggio importante che desta sicuramente soddisfazione, ma il legislatore deve occuparsi di logistica con maggiore frequenza.
  Deve essere protetta l'integrazione verticale. C'è una consultazione dell'Autorità di regolazione dei trasporti che si sta occupando del fenomeno dell'integrazione verticale. Deve essere sottolineato a questa Commissione l'integrazione verticale. Per esempio lo ricordavamo nel settore delle crociere: il grande liner delle crociere non investe in Italia se non attraverso la concessione di una stazione marittima che controlla.
  Questo è un esempio in qualche modo molto utile per poter rappresentare il consolidamento di interessi internazionali nel nostro Paese, proprio attraverso gli investimenti che l'impresa fa sul territorio.
  Si è parlato di refitting di navi. Guardate, lo dico per precisione, i limiti che hanno ridotto l'accesso a questa misura di aiuto straordinaria, che Assarmatori si è battuta in precedenza per avere e per ottenere dalla Commissione europea la sua approvazione, sono insiti soprattutto nei limiti degli orientamenti che la Commissione europea ha dato in materia di aiuti di Stato.
  La nave deve essere a emissioni zero: ma la nave a emissioni zero deve essere in qualche modo supportata dallo Stato in quanto la costruzione di una nave non può essere ad emissioni zero perché la nave a emissioni zero non esiste. Di conseguenza abbiamo fatto fatica e faremo fatica fino al momento in cui non ci sarà la possibilità di superare questo paradigma, imposto da questi orientamenti, che noi vediamo con grande preoccupazione proprio perché riducono la capacità delle imprese di attingere a questo fondo che è di straordinaria importanza.
  Transizione energetica. Fatemi parlare della transizione energetica perché di questo tema si è parlato molto, noi abbiamo combattuto anche davanti al Parlamento europeo, abbiamo ottenuto la esclusione dei servizi con le isole minori dal sistema dei certificati di emissione.
  Cosa significa? Che andare a Ischia continuerà a costare 19 euro e non costerà 27 euro, perché non ci sarà il prelievo dei certificati di emissione.
  Questa circostanza l'ho esemplificata per far capire...

  PRESIDENTE. Devo invitarla a concludere per equità di tempi rispetto agli altri auditi. Grazie.

  ALBERTO ROSSI, segretario generale di Assarmatori. Certo. Mi faccia solo dire una cosa.
  Il made in Italy si protegge anche, soprattutto nell'ambito del trasporto passeggeri, cercando di evitare che regole ambientali, che sono senz'altro giustificate per la loro naturale tendenza alla protezione di interessi diffusi, vadano a colpire altri interessi diffusi come quelli della mobilità delle persone, soprattutto nei regimi insulari.
  Io vi ringrazio. Ringrazio del tempo a me concesso e dell'attenzione. Sono eventualmente a disposizione per le domande. Grazie.

  PRESIDENTE. Non essendoci richieste di intervento, ringrazio il rappresentante di Pag. 16Assarmatori intervenuto e dichiaro conclusa l'audizione.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALBERTO LUIGI GUSMEROLI

Audizione di rappresentanti del Forum italiano dell'export.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione di rappresentanti del Forum italiano dell'export, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul made in Italy: valorizzazione e sviluppo dell'impresa italiana nei suoi diversi ambiti produttivi. Invito chi interviene a volerlo fare sinteticamente, in modo da lasciare più spazio possibile alle domande dei commissari, riservando gli ulteriori approfondimenti ad un eventuale contributo scritto che verrà volentieri acquisito ai lavori della Commissione.
  Do la parola ad Angelica De Vito, director of public affairs del Forum italiano dell'export, ricordando che il tempo complessivo a disposizione per l'intervento è di circa dieci minuti. Grazie.

  ANGELICA DE VITO, director of public affairs del Forum italiano dell'export. Grazie per questo incontro e questa occasione, cercherò di essere più breve possibile.
  Il made in Italy è il terzo marchio più conosciuto al mondo dopo Visa e Coca Cola. Questo è stato tra i motti più usati nel 2022 ed è un dato che rende fieri il nostro Paese e gli imprenditori.
  È un marchio che però ha finito per incarnare uno stile di vita, un'opportunità economica ed una direzione anche diplomatica. Non ci abbiamo creduto e forse non ci crediamo fino in fondo.
  Il made in Italy però vale un terzo del PIL italiano, e in questo bisogna crederci, al punto da dover partire da questo elemento per rilanciare in maniera decisa l'immagine che può meglio incarnare il bello e il ben fatto.
  Non mi dilungherò sui dati già evidenziati dal documento prodotto e pubblicato dalla presente Commissione, su cui siamo chiamati a dialogare oggi; e non mi soffermerò neanche sulle manovre già in campo necessarie per arginare il fenomeno dell'italian sounding, che potrà essere arrestato proprio dalla presa di coscienza dell'enorme potenziale che questo Paese ha.
  L'incontro di oggi è particolarmente importante, perché è dall'ascolto degli attori in prima linea (imprenditori e corpi intermedi, piccole e medie imprese, associazioni di categoria) che si può sperare in una valorizzazione delle possibilità di miglioramento e di rilancio del made in Italy. Dopo tutto il sistema produttivo italiano si caratterizza per avere la popolazione d'impresa più numerosa d'Europa, e questo fa pensare.
  Il Forum è un'occasione preziosa per tutti coloro i quali hanno necessità di dialogo con chi è immerso in un business che oggi è considerato leader del commercio estero. Durante l'ultima edizione degli Stati generali sono emerse delle soluzioni a problemi principalmente legati alla difficoltà di acquisizione del personale e le competenze interne all'azienda, oltre allo stato di tipo amministrativo e burocratico unito alle difficoltà di accesso al credito.
  Quello della formazione è il tema chiave che permetterà alle imprese di essere più competitive in relazione sia al mercato interno che a quello internazionale.
  La formazione passa attraverso l'esperienza di chi ha già avuto modo di conoscere come un business varia al mutare delle condizioni geopolitiche e delle oscillazioni di mercato e degli eventi eccezionali in grado di modificare assetti politici e sociali.
  L'esperienza, la cultura e la consapevolezza del valore intrinseco al made in Italy possono essere la chiave di partenza per un cambiamento radicale, che si affianca alle best practice più diffuse. Tra le pratiche che avrebbero più valore per essere indicate vi sono le tematiche quali gender equality, l'assunzione di persone diversamente abili e l'attenzione alla sostenibilità, intese in tutte e tre le declinazioni, economica, sociale e di governance.Pag. 17
  Tutto questo non viene spiegato, e un'impresa o un giovane imprenditore che hanno le carte in regola per essere competitivi finiscono per partire con un minus evidente, legato alla mancata informazione o difficoltà di accesso all'informazione. Manca un luogo fisico e/o digitale che possa informare l'imprenditore dei trend vincenti e delle novità presenti in materia, non solo all'estero ma anche sul suolo italiano.
  Dalla formazione e conoscenza si arriverebbe anche ad una maggiore dimestichezza con le materie trattate, al punto da spianare la strada alla migliore comprensione dei processi burocratici ed amministrativi.
  Dalla formazione si avrebbe maggiore consapevolezza dei principali campi produttivi di interesse nazionale, individuando tutte le attività che possono aiutare all'espansione del commercio estero. Tra questi le nuove tecnologie messe in campo per l'industria farmaceutica, agroalimentare e non solo.
  Si viene oggi a distinguere l'industria energetica, sotto i riflettori per lo più della riscoperta di rapporti bilaterali e multilaterali con Paesi vicini (in particolare Algeria e Balcani).
  Questi tipi di incontri, come quello di oggi, sono importanti non solo per presentare proposte e idee ma anche per ascoltare esperienze affini, instaurando un dialogo di tipo costruttivo di cui però andrebbe lasciata una traccia.
  Ecco perché proponiamo la nascita di linee guida per il bello e il ben fatto, che accompagni l'imprenditore nel processo di internazionalizzazione, di cui tanto si parla e ancora troppo poco si comprende, imprenditori in primis.
  Le linee guida devono però essere affiancate da storie di successo, nomi di imprese e di imprenditori che possano costituire un modello da seguire, per evitare displacement di idee e di ideatori. Inoltre, così come CDP ha messo a disposizione una mappa con indicatori circa la presenza del made in Italy nel Paese interessato, bisognerebbe anche indicare i principali interlocutori delle imprese in loco, implementando il numero delle agenzie ICE che già fanno un grande lavoro per chi punta al commercio con l'estero.
  Infatti l'esperienza consolidata ci porta a dire che mai come oggi è necessario il presidio di un mercato, non ci si può limitare a dire che bisogna andare a vendere in un paese X quale Pakistan e Vietnam; se vogliamo fare in modo che questi 625 miliardi di made in Italy oltre confine diventino mille, l'unica partita che abbiamo è consolidare i mercati che noi definiamo maturi ed aprire nuove sedi ICE nei mercati che definiamo non maturi o ancora troppo poco esplorati.
  Per aprirne di nuovi, e questo ce lo ha insegnato la nostra conoscenza dei processi di esportazione, processi che partono dall'azienda arrivano alla pre-dogana, passa alla logistica e poi arriva il mercato di sbocco. Abbiamo contezza di questo processo, e proprio perché ne abbiamo contezza possiamo dire che per affermarsi in un mercato bisogna essere presenti. E abbiamo bisogno di uffici che ci aiutino in questa presenza.
  Infine, qui ritorno alla formazione, nelle sedi ICE già esistenti o in quelle che verranno aperte sarà sempre necessario avere una rete di trade commissioners: questa è una figura che va riproposta, poiché aiuta il produttore nella composizione della sua rete commerciale e quindi nella nascita del suo nuovo centro di ricavo. Da sola una PMI non ha competenze, fa fatica e non ha prospettiva, ed in questo deve essere lo Stato a dettare una strada da percorrere. Grazie.

  PRESIDENTE Do ora la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ILARIA CAVO. Ma voi fate un evento annuale di Forum o più eventi?

  ANGELICA DE VITO, director of public affairs el Forum italiano dell'export. Ci sono diversi eventi durante l'anno, ce n'è uno che è considerato l'evento più importante, che sono gli Stati generali dell'export. Quella è l'occasione in cui invitiamo tutti coloro i quali hanno partecipato ai precedenti eventi Pag. 18a dialogare su determinati panel che hanno oggetti predefiniti: l'anno scorso ne abbiamo avuti sei sui principali settori produttivi italiani, come ho citato il settore energetico, agroalimentare oppure legato alla farmaceutica; quest'anno ne avremo otto, e l'evento si terrà a fine settembre.
  Quindi ce ne è uno che racchiude un po' le fila tira un po' le somme dei lavori fatti durante l'anno, però ce ne sono diversi sia sul territorio italiano che all'estero.

  PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio la rappresentante del Forum italiano dell'export intervenuta. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dai rappresentanti del Forum italiano dell'export (vedi allegato 3) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Assovetro.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione di rappresentanti di Assovetro, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul made in Italy: valorizzazione e sviluppo dell'impresa italiana nei suoi diversi ambiti produttivi. Invito chi interviene a volerlo fare sinteticamente, in modo da lasciare più spazio possibile alle domande dei commissari, riservando gli ulteriori approfondimenti ad un eventuale contributo scritto che verrà volentieri acquisito ai lavori della Commissione.
  Do la parola a Walter Da Riz, direttore generale di Assovetro, ricordando che il tempo complessivo a disposizione per l'intervento è di circa dieci minuti. Grazie.

  WALTER DA RIZ, direttore generale di Assovetro. Buongiorno. Grazie presidente, grazie a tutti quanti.
  Io ho preparato delle slide che vorrei condividere per agevolare la presentazione (vedi allegato 4). Allora, prima di tutto una breve inquadratura del settore del vetro: seconda manifattura in Europa, impieghiamo circa 30 mila addetti diretti, è un settore concentrato caratterizzato dalla presenza di grandi imprese. Assovetro associa sostanzialmente tutte le aziende che hanno forni, le aziende di produzione di grandi dimensioni, che hanno circa 60 stabilimenti in Italia, più altre aziende di trasformazione, principalmente di vetro piano, per il taglio e le finestrature, di cui Assovetro è in parte rappresentante.
  Ogni anno investiamo circa l'11 per cento del fatturato, quindi 700 milioni di euro, in innovazione tecnologica, quindi impianti e macchinari.
  Il vetro è un materiale presente in tutte le filiere, quindi diciamo che è un materiale abilitante per la transizione e la trasformazione dell'economia di molte filiere: il food, il pharma, la filiera chiaramente dell'automotive, dei trasporti in generale e dell'edilizia, e poi tutti i vetri speciali (ad esempio le fibre di vetro per il rinforzo, gli isolatori, eccetera). E in Italia, caso unico in Europa, abbiamo ancora tutte le produzioni di vetro, quindi tutti questi prodotti vengono prodotti da fabbriche, magari ce n'è una sola, che sono presenti in Italia.
  Le produzioni principali sono relative al vetro piano, quindi lastre di vetro utilizzate per fare le finestre e per fare principalmente i finestrini delle autovetture; e vetro cavo, quindi contenitori in vetro utilizzati principalmente per l'agroalimentare, la farmaceutica e la cosmetica.
  Il vetro è un materiale relativamente povero, quindi diciamo che trasportarlo su grandi distanze non conviene, ed ecco perché siamo presenti in maniera abbastanza uniforme su tutto il territorio.
  Il vetro viene inoltre riciclato, molto, arriviamo a un tasso di riciclo dell'80 per cento e di raccolta dell'88 per cento rispetto all'immesso in consumo, e siamo presenti sul territorio nazionale, non le vetrerie ma insomma il mondo che è collegato alle vetrerie, con 19 impianti di trattamento e di riciclo.
  Recentemente, studio che presenteremo la prossima settimana al CNEL, abbiamo analizzato quale sia l'impatto della filiera del vetro per l'economia italiana, utilizzando uno strumento, quello del social return on investment, che è stato utilizzato Pag. 19anche per la valutazione di alcuni dei progetti infrastrutturali del PNRR.
  Abbiamo immaginato assieme al CNEL quale potesse essere lo sviluppo futuro del settore immaginando quattro driver di modifica.
  Uno, la decarbonizzazione: siamo un settore a energia intensa, come diremo dopo, quindi sicuramente quella è una delle sfide più importanti, forse la sfida più importante. Abbiamo analizzato come immaginiamo e vediamo gli scenari di mercato futuro per il vetro. E poi abbiamo analizzato due trasformazioni specifiche, che vengono richieste sostanzialmente dalle recenti posizioni della Commissione europea: gli edifici efficienti, quindi l'efficientamento del parco immobiliare, e l'introduzione del riutilizzo per gli imballaggi.
  Il risultato di questa analisi è un indice di ritorno sugli investimenti, considerando gli aspetti non soltanto economici ma anche sociali e ambientali, di 2,53. Il che vuol dire che ogni euro investito nella filiera del vetro è suscettibile di ritornare 2,5 volte, se immaginiamo una span temporale da qui al 2050. Chiaramente l'investimento non può essere sostenuto soltanto dall'industria del vetro, perché il ritorno non è soltanto economico all'interno dell'industria ma è principalmente sociale e ambientale.
  Un piccolo accenno al processo produttivo. Abbiamo già detto della quantità estremamente elevata di rottame di materia riciclata che viene utilizzata nella produzione, è importante tenere a mente che il processo produttivo del vetro è assolutamente non interrompibile, se l'impianto viene fermato o viene ridotta la marcia per qualche ora i componenti principali, tra cui il forno fusorio, subiscono danni irreparabili; poiché fondiamo il vetro a temperature molto elevate e non possiamo permetterci appunto che il vetro si raffreddi all'interno degli impianti. In fusione utilizziamo principalmente gas naturale e una parte di energia elettrica, anche se il processo è suscettibile di essere maggiormente elettrificato.
  Ad oggi consumi ed emissioni, ritornando alla sfida della decarbonizzazione, sono di questa natura, quindi consumiamo circa l'1,5 per cento dei consumi nazionali di gas naturale e l'1 per cento dei consumi nazionali di energia elettrica. Siamo l'industria più efficiente da questo punto di vista a livello europeo, e siamo arrivati a questo appunto attraverso continui investimenti in efficienza energetica dei forni e di tutto l'impianto, che ci porta vicino al limite minimo, cioè a utilizzare poco di più dell'energia strettamente necessaria per la fusione, e anche, poiché siamo cresciuti molto, nel riciclo, parliamo di circa quasi il 30 per cento in più in vent'anni.
  Problema caro-energia. A metà del 2021 abbiamo visto i primi segnali, a fine 2021 abbiamo visto l'esplosione dei prezzi energetici, ed essendo un processo produttivo non interrompibile abbiamo dovuto continuare ad acquistare energia ai prezzi che si formavano sul mercato; altrimenti avremmo dovuto spegnere gli impianti e, per quello che dicevo prima, rinunciare definitivamente alla capacità produttiva, che essendo la seconda europea avrebbe creato dei problemi anche in Europa. Ma anche in Italia, poiché per esempio per dirne una gli obiettivi di riciclo sarebbero andati a pallino, poiché non avremmo più avuto modo di riutilizzare il vetro immesso in consumo per creare altro vetro sul territorio nazionale.
  Chiaramente avremmo avuto tutta una serie di problemi relativi appunto a perdita di occupazione, aumento di dipendenza dall'estero dei prodotti, perché comunque il vetro avremmo continuato a utilizzarlo, eccetera.
  Abbiamo cercato di contenere il rincaro sulla filiera, tant'è che sostanzialmente il costo degli input energetici per le vetrerie in media, vuoto per pieno, è di circa cinque volte in più, il che si è tradotto in un costo di produzione aumentato di tre volte al lordo dei sostegni pubblici che sono stati messi in funzione. Ma grazie anche a politiche di hedging (copertura del rischio) e di acquisto a lungo termine, che hanno il risvolto della medaglia: nel senso che essendoci noi impegnati ad acquistare energia a tre anni per esempio o a cinque anni, è chiaro che in un momento in cui l'energia dovesse ritornare indietro, come sta in parte Pag. 20succedendo, noi comunque siamo impegnati a pagarla a un certo prezzo, cosa che ci ha consentito nel corso dell'anno e mezzo passato di avere aumenti tra virgolette contenuti, cioè invece di dieci volte cinque volte del costo degli input di produzione.
  Questo senza considerare tutto quello che poi è successo sugli altri input di produzione, cioè sulle materie prime, sia sul rottame sia altri servizi come i trasporti. Per il futuro come dicevamo prima il tema fondamentale sarà affrontare la decarbonizzazione. Senza fare nulla immaginiamo che nel 2030 emetteremo come settore in Italia circa 3,3 milioni di tonnellate di CO2, sempre ammesso che tutte le produzioni rimangano e anzi aumentino come è scritto in ipotesi. La maggior parte di queste emissioni deriva dal processo di combustione, una parte, minoritaria ma comunque importante, deriva dal fatto stesso che il vetro deve essere fatto in parte anche da materia prima (cioè da sabbia e carbonati), quindi questa reazione è suscettibile di emettere emissioni.
  Per questa parte ad oggi non ci sono soluzioni se non la cattura e lo stoccaggio; per l'altra parte, che è quella maggioritaria, l'unica possibilità, visto che le leve dell'efficienza e del riciclo sono state già ampiamente utilizzate, è passare a vettori energetici verdi. Quindi possiamo immaginare un percorso di elettrificazione, parziale ma importante, a patto che l'energia elettrica sia prodotta da fonte rinnovabile, possiamo utilizzare biometano a patto che ce ne sia abbastanza, possiamo utilizzare idrogeno verde a patto che ci siano le condizioni anche e non solo economiche per farlo.
  In questo senso diciamo che gli strumenti tipo il fondo decarbonizzazione, previsto nella legge di bilancio per il 2022 e attuato a fine dello scorso anno, sono sicuramente importanti e da rafforzare. Permettono infatti agli impianti di utenza, ai consumatori industriali, di sostenere il processo di modifica delle proprie linee per poter utilizzare vettori energetici alternativi o per poter mettere in campo altri eventuali interventi, che permettono di ridurre comunque i consumi e le emissioni di CO2.
  In Francia questi sistemi esistono, sono finanziati in maniera molto pesante dal governo francese da circa 3 anni, dal 2020, e hanno già iniziato a produrre una serie di ritorni interessanti in termini proprio di rifacimenti profondi degli impianti industriali.
  Per questo, in estrema sintesi, abbiamo di fronte nell'immediato alcune sfide che sono: evitare assolutamente per l'industria vetraria la carenza di fornitura di energia, perché come dicevo prima è un processo non interrompibile, dovessimo avere meno gas o addirittura zero gas per qualsiasi motivo questo si tradurrebbe nella perdita della capacità produttiva italiana, con tutte le conseguenze sulle catene a valle, e soprattutto anche in Europa perché siamo la seconda manifattura come dimensione. In questo senso per esempio il provvedimento che è stato recentemente varato nel decreto-legge cosiddetto «Aiuti-quater», il fuel switch, mette tranquillità agli operatori, che potrebbero nel caso fosse necessario utilizzare un combustibile alternativo.
  Tema prezzi, che è relativo anche al discorso carenza forniture, perché è chiaro che gli aumenti dell'energia sono stati in parte trasferiti a valle, ma è chiaro che questo crea delle tensioni enormi con i clienti e poi delle tensioni importanti tra domanda e offerta dei prodotti finali.
  Quindi la proposta è di immaginare un percorso di continuità comunque nel sostegno garantito con i crediti di imposta, che ci rendiamo conto andranno rivisti, ma speriamo non dalla sera alla mattina. Cercare anche di mettere mano a quei due strumenti che in parte potrebbero rappresentare una risposta, electricity release e gas release, al problema dell'aumento dei prezzi per tutte le imprese energivore, non soltanto per quelle del vetro.
  Su una prospettiva un pochino di più lungo periodo, parliamo di decarbonizzazione, a parte il fondo decarbonizzazione che è una parte del problema bisogna pensare alle altre due parti del problema, cioè la produzione di energia verde e il suo trasporto e distribuzione.
  Ora, sul tema produzione, cosa immediata e a costo zero, identificare le aree Pag. 21idonee, aspettiamo il provvedimento ormai da più di un anno e mezzo; lavorare se è possibile, ma questo a livello comunitario, sulle comunità energetiche e quindi cercando di farne uno strumento utile anche per eventuali investimenti industriali.
  Ma più di tutto ci sentiamo di sottolineare un aspetto: per l'industria è importante la programmazione, il nostro ciclo di investimenti è decennale se non ventennale, quindi virtualmente dovremmo fare oggi gli impianti che ci permetteranno di avere emissioni zero al 2050, dovremmo già iniziare a pensarli oggi. Allora posso immaginare, diciamo al limite, in una situazione ideale, di avere il forno totalmente elettrico, ma se io oggi, benché possa avere dei sostegni per costruirmi l'impianto totalmente elettrificato, non ho la possibilità di avere l'energia elettrica sul sito industriale, io mi posso anche costruire l'impianto elettrificato ma poi rimane lì, inutilizzato da tutti.
  Quindi è importante programmare. Per programmare forse lo strumento dell'incentivo, rivolto al mondo della produzione delle rinnovabili, non è quello più adatto, intendo dire per arrivare all'obiettivo zero emissioni al 2050, perché non permette di avere visibilità sul dove e il quanto verranno realizzati gli impianti.
  In questo ho terminato e vi ringrazio per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Chiedo se ci siano interventi. Allora faccio io un intervento. Premesso che è stata sicuramente utile ed esauriente la sua audizione, eventualmente, siccome siete un settore molto importante per il made in Italy, nella eventuale relazione che ci invierete se potete focalizzare anche proposte, più che sulla ristrutturazione di un settore legato appunto al carbone e quindi a un tipo di energia, per valorizzare il settore e le eccellenze che in quel settore esistono. Io penso a tutto il veneziano, quindi tutto quello che potrebbe servire. Perché diciamo che questa indagine si focalizza su proposte da fare al Governo per valorizzare il made in Italy, le eccellenze, contrastare la contraffazione, questo credo che è un tema che vi riguardi sicuramente.
  Ecco, quindi, al di là di quello che è stato sicuramente utile durante l'audizione, magari ampliare e focalizzare molto su questi temi, su quello che si potrà pensare di fare in futuro per far sì che un'eccellenza come il vetro e tutto il settore del vetro, ma in generale del made in Italy, delle eccellenze del made in Italy, possano essere aiutate. Grazie.

  WALTER DA RIZ, direttore generale di Assovetro. Grazie a voi dell'attenzione. Porremo particolare attenzione.

  PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio il rappresentante di Assovetro intervenuto. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dai rappresentanti di Assovetro (vedi allegato 4) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti della Filiera Italia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione di rappresentanti di Filiera Italia, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul made in Italy: valorizzazione e sviluppo dell'impresa italiana nei suoi diversi ambiti produttivi. Invito chi interviene a volerlo fare sinteticamente, in modo da lasciare più spazio possibile alle domande dei commissari, riservando gli ulteriori approfondimenti ad un eventuale contributo scritto che verrà volentieri acquisito ai lavori della Commissione.
  Do la parola a Francesca Alfano, capo servizio internazionalizzazione e politiche del cibo di Filiera Italia, ricordando che il tempo complessivo a disposizione per l'intervento è di circa dieci minuti. Grazie.

  FRANCESCA ALFANO, capo servizio internazionalizzazione e politiche del cibo di Filiera Italia. Grazie. Filiera Italia è la prima grande alleanza che aggrega 100 realtà della filiera agroalimentare, che rappresentano complessivamente il 60 per cento dell'export del settore, e aggrega anche partnerPag. 22 e alleati di tutta la filiera compresa la grande distribuzione anche dei servizi ad essa connessa, quindi l'innovazione, filiere bioenergetiche e tutto ciò che riguarda anche l'economia circolare.
  Cogliendo un po' lo spirito del nostro incontro, dell'indagine, mi soffermo fondamentalmente su due punti e poi ci riserviamo, con un contributo scritto, di rispondere puntualmente alle linee della vostra indagine.
  Il primo punto riguarda fondamentalmente quello che secondo Filiera Italia rappresenta la premessa a qualsiasi programma, a qualsiasi azione di promozione, difesa, valorizzazione del made in Italy e dell'internazionalizzazione. Ci riferiamo in particolare al fatto di dare una risposta concreta e lungimirante al dato di fatto che le regole della globalizzazione dopo la pandemia, il conflitto in Ucraina e, prima ancora, a seguito dei cambiamenti climatici sono state un po' riscritte. Quindi ci ritroviamo fondamentalmente a quella che di nuovo viene definita glocalizzazione quindi al riemergere di alcuni temi fondamentali come il problema dell'approvvigionamento e quindi anche della sovranità alimentare, a prescindere dalla posizione su questo concetto, il tema della sicurezza alimentare e il tema del presidio del territorio. Ovviamente anche, come sappiamo tutti, la maggiore attenzione dei cittadini e dei consumatori a quello che è la tutela della salute e al benessere psicofisico in termini generali.
  Venendo a quelle che sono le conseguenze concrete che secondo Filiera Italia tutto ciò ha, quindi l'esigenza di ribadire la centralità dell'agroalimentare, Filiera Italia da tempo sostiene il no e il contrasto a qualsiasi cosa che rappresenti una non difesa del cibo e all'agricoltura nel modo in cui lo conosciamo tutti. Quindi sicuramente no e contrasto a tutto quello che è la spinta verso la produzione di prodotti di sintesi, quindi cibo sintetico, perché fondamentalmente per noi significa contrastare tutto quello che è il tentativo di non difendere la civiltà e la comunità così come la conosciamo. Quindi contrasto sicuramente ai cibi sintetici, a quello che secondo noi non può essere chiamato cibo. Contrasto ai processi di ultra-processazione dei cibi e degli alimenti e a tutto quello che fondamentalmente rappresenta una strumentalizzazione in nome della transizione energetica, dello sviluppo sostenibile o addirittura una strumentalizzazione della ricerca di qualità e salute da parte dei cittadini.
  E su questo, anche se il processo normativo è stato rimandato, riteniamo che uno strumento necessario sia quello dell'opposizione al Nutri-score e a qualsiasi strumento di etichettatura dei cibi che penalizzano le imprese e ingannano i consumatori.
  Per noi questo significa porre attenzione più in generale a quello che significa Italia, quindi continuare a difendere l'Italia in termini di distintività e unicità a partire dal primato della dieta mediterranea come leva di risorsa economica e strategica per il Paese, ma anche fondamentalmente come tutela dei cittadini.
  Per passare da quelle che sono le posizioni di Filiera Italia a delle soluzioni e strumenti concreti che potremmo costruire insieme, crediamo che un primo strumento sia sicuramente quello di creare un tavolo interministeriale sull'agroalimentare che prenda carico in qualche modo anche il tema della promozione e della valorizzazione del made in Italy in termini internazionali e sicuramente, per chiudere sul posizionamento di Filiera Italia, evitare quelle che sono iniziative residuali o semplici come la creazione di marchio o il puntare solo alle politiche di promozione. Crediamo che in qualche modo il made in Italy vada valorizzato secondo quelli che sono programmi più complessi e quindi non ridotti a politiche di valorizzazione ma che abbiano la possibilità di accedere a strumenti più diversificati.
  Passo al secondo punto cercando di stare nei tempi. Il secondo punto riguarda quelli che secondo noi rappresentano gli ostacoli alla competitività. E anche qui per Filiera Italia rappresenta un problema di regole. Ostacoli alla competitività significa anche avere l'opportunità di riscrivere le regole per la competizione a livello globale. Per noi riscrivere le regole significa innanzituttoPag. 23 garantire concorrenza leale e trasparenza, abbiamo uno strumento cardine, secondo Filiera Italia è rappresentato dalle buone pratiche commerciali, quindi permettere a tutti gli anelli della filiera agroalimentare e di avere reddito e poter competere perché solo così le imprese possono investire in quello che è la valorizzazione e lo sviluppo del made in Italy.
  Contrasto all'italian sounding e alla contraffazione e quindi ciò che impedisce l'internazionalizzazione piena e vasta del modello italiano. Eliminazione delle barriere e qui ci riferiamo fondamentalmente non alle barriere tariffarie ma a quelle non tariffarie cioè quelle norme sanitarie, di procedure, o in qualche modo che attengono ai processi produttivi, che limitano la competizione delle produzioni italiane all'estero e che magari sono oggetto di negoziazione di lunghi tempi e che non trovano conclusione.
  Monitoraggio e piena trasparenza sugli accordi di libero scambio e significa per Filiera Italia affermare quello che è il principio di reciprocità, cioè gli accordi vengano stipulati laddove c'è garanzia che tutti i Paesi che negoziano e che stipulano accordi commerciali rispettano gli stessi standard di qualità, di sicurezza e anche sanitari.
  Ovviamente tutela delle indicazioni geografiche e tracciabilità, trasparenza nei confronti dei consumatori. In primo luogo per Filiera Italia portavoce in qualche modo dell'italianità: ciò significa anche rispettare il legame con la materia prima italiana, quindi con la materia prima agricola.
  Chiudo sul tema della semplificazione burocratica. Siamo a spingere in Europa su diverse normative che devono trovare conclusione e quindi sicuramente un richiamo e una richiesta di aiuto a presidiare e a lavorare sulle norme europee, sui processi normativi troppo lunghi e che magari ci vedono affrontare tempi rapidissimi per l'approvazione di argomenti come i novel food (che rientrano secondo Filiera Italia anche in frontiere sul cibo e sui prodotti agroalimentari da controllare e da supervisionare) mentre poi, ad esempio, dobbiamo attendere tempi lunghissimi per tutto ciò che riguarda le norme sull'avvio di processi di innovazione e di sperimentazione utile e ricerca nell'agroalimentare. Grazie.

  PRESIDENTE. Non essendoci richieste di intervento, ringrazio la rappresentante di Filiera Italia intervenuta. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dai rappresentanti di Filiera Italia (vedi allegato 5) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti dell'Associazione costruttori italiani macchine attrezzature per ceramica (Acimac), dell'Associazione nazionale costruttori di macchine e stampi per materie plastiche e gomma (Amaplast) e dell'Unione costruttori italiani macchine automatiche per il confezionamento e l'imballaggio (Ucima).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione di rappresentanti dell'Associazione costruttori italiani macchine attrezzature per ceramica (Acimac), dell'Associazione nazionale costruttori di macchine e stampi per materie plastiche e gomma (Amaplast) e dell'Unione costruttori italiani macchine automatiche per il confezionamento e l'imballaggio (Ucima), nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul made in Italy: valorizzazione e sviluppo dell'impresa italiana nei suoi diversi ambiti produttivi. Invito chi interviene a volerlo fare sinteticamente, in modo da lasciare più spazio possibile alle domande dei commissari, riservando gli ulteriori approfondimenti ad un eventuale contributo scritto che verrà volentieri acquisito ai lavori della Commissione.
  Do la parola a Riccardo Cavanna, presidente Ucima, ricordando che il tempo complessivo a disposizione per l'intervento è di circa dieci minuti. Grazie.

  RICCARDO CAVANNA, presidente di Ucima. Buongiorno presidente Gusmeroli. Buongiorno onorevoli deputati. Sono RiccardoPag. 24 Cavanna, sono un imprenditore del settore delle macchine del packaging e rappresento Ucima l'associazione dei costruttori di macchine di imballaggio italiana, ma in un'ottica di percorso integrato che ci ha portato a creare una federazione tra tre associazioni di beni strumentali, rappresento oggi anche il presidente di Amaplast che è l'Associazione nazionale dei costruttori di macchine stampe e riciclo per materie plastiche e gomma e Acimac l'associazione costruttori italiani macchine attrezzature per ceramica. I tre settori rappresentati da Acimac, Amaplast e Ucima contano circa 1.172 aziende, quasi 60 mila addetti, 14,3 miliardi di fatturato. Rappresentiamo quasi il 40 per cento del settore dei beni strumentali. Un settore che vale l'1,4 per cento del settore manifatturiero italiano e nel 2021 è valso praticamente mille miliardi di euro.
  Siamo tra i settori tutte e tre leader, co-leader, al mondo nei nostri ambiti specifici. Abbiamo la professione all'estero molto elevata più del 76 per cento è fatta sui mercati esteri e quindi siamo un fiore all'occhiello dell'italianità nel mondo (al di là delle 3 A – alimentare, arredamento e abbigliamento) e parte imprescindibile di alcune fra le più importanti filiere, fra cui quella alimentare.

  PRESIDENTE. L'audio si sente malissimo. Provi a togliere la videocamera eventualmente.
  Purtroppo non la sentiamo più. C'è un problema di connessione perché la sentiamo a scatti e spesso il flusso audio si blocca.

  RICCARDO CAVANNA, presidente di Ucima. Mi dispiace. Non mi sentite? Mi dispiace sono mortificato. Posso provare a cambiare rete velocemente.
  Pronto mi sentite?

  PRESIDENTE. Prego dottor Cavanna, adesso va meglio.

  RICCARDO CAVANNA, presidente di Ucima. Ricomincio, se però non mi sentite vi prego di interrompermi. Cercherò quindi di recuperare il tempo perduto. Allora che cosa noi proponiamo? La prima cosa è legata al tema del Piano industry 4.0 che ha rappresentato un'incredibile boost (aumento, N.d.R.) per l'industria manifatturiera italiana. Quello che noi chiediamo, essendo un'industria bisognosa di pianificare a lungo termine, è di rendere questa forma non solo legata a rinnovi annuali, ma che diventi una forma strutturale. Noi auspichiamo fortemente che insieme a un piano legato all'industry 4.0, che sostenga la transizione al digitale ma anche la sostenibilità ambientale, si faccia forza sul tema della formazione. Formazione che riguarda le piccole e medie imprese ma soprattutto formazione che riguarda in primis le nostre scuole tecniche. E parto da lì perché le nostre scuole tecniche rappresentano l'ossatura dell'industria manifatturiera italiana. Il numero di diplomati degli istituti tecnici dell'ITS non è sufficiente a coprire le nostre esigenze e lo sarà sempre meno per il tema della decrescita demografica.
  Quello che noi auspichiamo è che ci sia un ritorno importante nell'investire nelle scuole tecniche, investire nelle risorse in primis, i professori specializzati, per rendere quelle scuole attrattive nei confronti delle famiglie e nei confronti delle imprese che sono pronte ad investire nelle scuole nei confronti dei professori specializzati che devono portare competenze e formare i nostri ragazzi.
  Poi sicuramente il tema delle materie scientifiche e sappiamo tutti che ad oggi non abbiamo sufficiente offerta per potere soddisfare le nostre esigenze. Quello che noi chiediamo è di intraprendere delle politiche attive (e noi imprenditori, noi Confindustria lo stiamo facendo) sul territorio con giornate d'orientamento, volte ad avvicinare i giovani agli istituti tecnici e alle materie scientifiche.
  Non ultimo, lavorare assieme per favorire la riconversione professionale dei disoccupati, dei NEET e percettori di reddito di cittadinanza. Ci sono grandi spazi e grandi opportunità di lavoro. Vorrei poi riferirmi ad alcuni aspetti tecnici, ad esempio i temi dei marchi, dei brevetti e del Pag. 25controllo alle dogane. Noi soffriamo di una concorrenza sleale che arriva dall'estremo Oriente. Amaplast da anni paga un servizio di controllo a campione alle dogane per verificare il rispetto delle normative europee. Ecco, molte di quelle macchine che arrivano sui nostri mercati non sono a norma e chiediamo provvedimenti non protezionistici, ma mettere in atto un coordinamento tra le varie dogane europee. Perché se non passano da Genova ma passano da Marsiglia o da Anversa entrano lo stesso nei nostri mercati ma alla fine creano anche dei problemi, dei rischi di sicurezza, mentre le nostre aziende rappresentano un'eccellenza anche dal punto del rispetto delle normative CEE.
  Accesso al credito. SACE dovrebbe lavorare per indirizzare maggiormente la sua azione verso una dilazione temporale dei pagamenti ai buyer esteri, e verso un accesso anticipato del credito. Sono tutte strutture che i nostri competitor tedeschi hanno a disposizione e a noi mancano. Questo crea uno svantaggio competitivo quando andiamo a vendere all'estero.
  Il tema dell'export, benissimo le politiche a sostegno dell'internazionalizzazione, con l'ICE collaboriamo sulle fiere collettive. Notiamo una certa difficoltà per una progressiva burocratizzazione delle concessioni, lavoriamo per sviluppare un focus in particolare su alcuni mercati emergenti, come l'Africa subsahariana, dove si giocherà un'importante partita nei mesi prossimi.
  In ultimo vorrei sottolineare che le nostre tecnologie sostengono settori di sbocco quali l'industria alimentare, della ceramica, la produzione di materiale di pack, di imballaggio sostenibile, il riciclo. Siamo leader nel mondo, tutte le tre associazioni, nel fornire tecnologie e soprattutto, lo dico anche in un'ottica di andare a discutere il tema del Regolamento europeo sugli imballaggi e rifiuti, dobbiamo portare avanti il concetto che l'Italia è leader nell'economia circolare e le nostre tre associazioni, e altre associazioni che fanno parte del comparto Federmacchine sono leader di tecnologia, per portare nel mondo un modello di economia circolare vincente.
  Concludo chiedendo di creare politiche industriali a medio-lungo termine, e spero che questo Governo abbia tutta la possibilità per metterle in atto, e darci la possibilità di competere nei prossimi anni ad armi pari: con i tedeschi, che hanno un modello scuola-industria estremamente efficiente; con gli americani che non hanno le scuole tecniche e quindi si ritrovano in grande difficoltà e vivono anche grazie a un protezionismo del mercato mentre noi affrontiamo sfide globali in tutto il mondo in ogni momento; e, soprattutto, con la concorrenza cinese, concorrenza fatta di dumping, dove i temi importanti di sicurezza alimentare e sicurezza macchine non vengono considerati con lo stesso nostro rigore.
  Lasciateci competere all'estero, dateci le armi e noi porteremo questi settori a rimanere leader al mondo e vi garantisco che porteremo sempre più valore aggiunto sulla bilancia commerciale. Grazie.

  PRESIDENTE. Non essendoci richieste di intervento, ringrazio il rappresentante dell'Associazione costruttori italiani macchine attrezzature per ceramica (Acimac), dell'Associazione nazionale costruttori di macchine e stampi per materie plastiche e gomma (Amaplast) e dell'Unione costruttori italiani macchine automatiche per il confezionamento e l'imballaggio (Ucima) intervenuti. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dai rappresentanti dell'Associazione costruttori italiani macchine attrezzature per ceramica (Acimac), dell'Associazione nazionale costruttori di macchine e stampi per materie plastiche e gomma (Amaplast) e dell'Unione costruttori italiani macchine automatiche per il confezionamento e l'imballaggio (Ucima) (vedi allegato 6) e dichiaro conclusa l'audizione

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Distribuzione industria strumenti musicali e artigianato (Dismamusica).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Pag. 26Regolamento, l'audizione di rappresentanti di Distribuzione industria strumenti musicali e artigianato (Dismamusica), nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul made in Italy: valorizzazione e sviluppo dell'impresa italiana nei suoi diversi ambiti produttivi. Invito chi interviene a volerlo fare sinteticamente, in modo da lasciare più spazio possibile alle domande dei commissari, riservando gli ulteriori approfondimenti ad un eventuale contributo scritto che verrà volentieri acquisito ai lavori della Commissione.
  Do la parola a Raffaele Volpe, presidente Distribuzione industria strumenti musicali e artigianato (Dismamusica), ricordando che il tempo complessivo a disposizione per l'intervento è di circa dieci minuti. Grazie.

  RAFFAELE VOLPE, presidente di Dismamusica. Buongiorno a tutti. Ho una presentazione da condividere (vedi allegato 7) se è possibile.

  PRESIDENTE. Sì, è consentito.

  RAFFAELE VOLPE, presidente di Dismamusica. Perfetto. Grazie mille intanto per l'opportunità che state dando all'associazione che oggi rappresento e, per stare nei tempi, vado subito a raccontarvi chi è Dismamusica.
  Dismamusica è l'Associazione italiana che rappresenta produttori, importatori, artigiani, negozianti e editori di strumenti musicali ed edizioni e che, in oltre quarant'anni di attività, ha svolto numerose iniziative a supporto di eventi, fiere, festival, appunto per la promozione della pratica musicale in Italia.
  Siamo associati a Confcommercio. La nostra mission è appunto quella di aiutare le imprese associate e lavorare per far crescere la cultura della pratica musicale in Italia valorizzandone l'importanza sociale ed educativa per uno sviluppo economicamente sostenibile della filiera.
  Le attività che sostanzialmente ci distinguono sono tre. Il primo è il sostegno agli associati. Anche grazie al sistema Confcommercio riusciamo a informare e formare gli associati su un grande numero di ambiti necessari appunto alle imprese. Fondamentale è il monitoraggio nel mercato attraverso la realizzazione dell'annuale osservatorio sul mercato degli strumenti musicali e ultimo, ma non ultimo, ovviamente le relazioni istituzionali.
  Vi faccio vedere quali sono i dati della produzione del made in Italy, così entriamo subito nel dettaglio e comprendiamo il contesto del mondo degli strumenti musicali e in particolare del made in Italy. E questo lo facciamo grazie alla ricerca svolta per conto della Disma da Format research, che è una società di ricerca di Roma, che tra l'altro lavora anche per l'Istat.
  Abbiamo poco più di mille produttori di strumenti musicali in Italia, ben identificati da un codice Ateco. La maggior parte sono presenti nel Nord-Ovest e nel Centro, questo ovviamente per ragioni storiche. Il Nord-Ovest ovviamente comprende il comparto della liuteria cremonese mentre per il Centro le Marche sono la regione storicamente importante per la produzione di strumenti musicali in Italia, soprattutto a partire dal dopoguerra. Qui troviamo liutai, troviamo aziende che producono audio, chitarre, tastiere, pianoforti digitali e quindi c'è un'ampia produzione di strumenti proprio nell'area marchigiana.
  Come potete immaginare e vedere dai numeri, circa il 95 per cento delle imprese italiane ha meno di nove addetti, il che ci dà l'idea di quanto artigianato esista in Italia. Sostanzialmente il numero delle imprese del comparto è stabile negli anni e il comparto appunto impiega poco più di 2000 addetti complessivamente.
  Arrivando ai numeri, abbiamo avuto una crescita del 6 per cento nella stima dei ricavi delle imprese che producono strumenti musicali in Italia, passando da circa 132 milioni a quasi 140 milioni di euro. Questo è il dato di fatturato delle aziende che producono strumenti musicali. Importante è notare che quasi il 60 per cento di queste imprese fa vendite all'estero quindi la quota export è in realtà rilevante, sono quasi 74 milioni di euro Iva esclusa per la parte di export. Qui parliamo ovviamente di dati IVA esclusa e di sell-in (vendita all'ingrosso,Pag. 27N.d.R.) quindi B2B, con una crescita di quasi il 6 per cento rispetto all'anno precedente. Quindi questa è la dimensione del mercato della produzione degli strumenti musicali che io oggi qui rappresento.
  Giusto per darvi un'idea di quello che è il mondo artigiano italiano faccio un esempio: il mondo delle fisarmoniche di Castelfidardo. Parlo dell'Associazione Music Marche Accordions, quindi appunto fisarmoniche, che è un'associazione che è stata costituita nel 1997 e che rappresenta oltre 70 aziende includendo anche i sub fornitori con oltre 600 addetti impiegati.
  Qui si parla di un fatturato B2B di circa 30 milioni di euro per una produzione di quasi 14 mila fisarmoniche all'anno, il 95 per cento sono vendite estere. Questo a sottolineare quanto importante sia per il comparto italiano la vendita verso l'estero. Ora, 14 mila fisarmoniche può essere un numero impressionante, nella realtà negli anni buoni delle fisarmoniche se ne vendevano quasi 100 mila pezzi solo negli Stati Uniti, parliamo degli anni '70-'80 dove la fisarmonica era importante.
  Entro nel dunque con i punti di forza e debolezza e le proposte che oggi qui vi presento. Il punto di forza ovviamente è il made in Italy. Il made in Italy è un brand che diciamo tra virgolette si vende da sé ed è un brand riconosciuto a livello globale come sinonimo di qualità. Il made in Italy rappresenta prodotti premium, prodotti ad alto valore aggiunto, tecnologicamente avanzati che ovviamente alle aziende italiane portano marginalità interessanti e quindi un aiuto forte alla sostenibilità delle imprese. Neanche a dirlo i mercati di principale sbocco del made in Italy sono quello americano, europeo, giapponese e, diciamo così, il ricco Medio Oriente.
  Quindi quali sono i punti critici per il settore? Il settore made in Italy, soprattutto rivolto verso l'estero, ha ancora tanto potenziale da potere sviluppare ma questo implica investimenti dal punto di vista delle nostre imprese italiane. In primis il punto di debolezza è proprio la difficoltà di accesso al credito e di interlocuzione col sistema bancario.
  Un secondo problema è quello di reperire manodopera specializzata, qui si parla di alto artigianato quindi tra virgolette si va ancora a bottega. Manca poi una rete di sistema che permetta di selezionare i fornitori per produzioni che siano in realtà di nicchia, e ultimo ma non ultimo, i problemi quotidiani e attuali la pandemia, la guerra, i costi dell'energia, del trasporto e la difficoltà di reperire materie prime, come ad esempio i semiconduttori.
  Quindi queste sono le proposte per il rilancio del comparto che vengo a presentarvi, divise in quattro punti, partendo dal concetto che il made in Italy è un brand molto forte già ben stabile sulla piazza internazionale.
  Il primo punto è ricerca, sviluppo e produzione. Come dicevo il primo elemento che chiediamo è un accesso agevolato al credito per le imprese che generano ricavi principalmente con prodotti made in Italy.
  Un secondo punto, che già esiste ed è valutato positivamente dai nostri soci, è quello di continuare con gli incentivi industria 4.0 se non addirittura dare un'ulteriore spinta a questi incentivi. Il supporto tecnico gratuito e la detassazione fiscale per la registrazione di marchi e brevetti è ritenuto fondamentale perché le nostre imprese, producendo prodotti premium, lavorano in ambito di alta tecnologia e quindi giustamente è bene aiutarle a difendere le loro innovazioni sui mercati internazionali.
  Ultimo ma non ultimo appunto il contributo per la realizzazione di impianti da fonti rinnovabili, ad esempio fotovoltaici. Qui è fondamentale che le nostre aziende a livello di marketing spendano parole per dimostrare la sostenibilità dei loro processi produttivi, mostrando che i prodotti appunto sono realizzati in un ambito carbon free.
  Il secondo punto riguarda la manodopera e la formazione del personale. L'agevolazione per l'assunzione di laureati per la ricerca e sviluppo e la manodopera per la produzione sono fondamentali. Attenzione, non esistono scuole di formazione in questo settore, le imprese sostengono da sole i costi della formazione professionale specializzataPag. 28 con tutti i rischi che ne conseguono. Ad esempio, proprio nel mondo delle fisarmoniche, ma della liuteria in generale, noi abbiamo un problema serio di ricambio generazionale. In alcuni settori dell'artigianato, se non gestiamo bene questa cosa, noi perderemo la cultura e il know how che riguarda l'alto tasso di artigianalità di alcune delle nostre produzioni.
  Ultimo, ma non ultimo, serve un aiuto per comprendere come meglio riuscire a implementare strategie di internazionalizzazione, grazie magari anche all'aiuto di bandi che possano promuovere progetti strutturati appunto per l'export delle nostre imprese.
  Terzo punto è appunto l'export. Per vostra informazione esistono solo due fiere, sopravvivono dovrei dire, solo due fiere internazionali al mondo, di strumenti musicali. Una è NAMM che si svolge negli Stati Uniti (California) e l'altra è il Musikmesse di Shanghai. In Europa esisteva il Musikmesse di Francoforte che è definitivamente morto qualche anno fa, prima della pandemia. Quindi le nostre imprese hanno problemi a avere nuovi contatti e nuovi contratti per la distribuzione dei loro prodotti e per espandersi su nuovi mercati internazionali. Qui serve un aiuto, magari anche attraverso l'Istituto del commercio estero, per avere delle fiere che siano rappresentative anche di più settori di impresa e quindi possano includere anche il mondo degli strumenti musicali. Sottolineo anche il fatto che in alcune aree del mondo abbiamo problemi di esportazione dovuti ai dazi doganali, quindi quello che chiediamo è un aiuto a ridurre questi dazi.
  L'ultimo punto che voglio sviluppare oggi è il recupero del mercato interno. Il mercato interno resta importante in termini di fatturato ma, a causa della crisi negli ultimi due tre anni, si è vista una tendenza dei genitori, dei musicisti italiani a comprare prodotti economici di bassa qualità e di dubbia provenienza. E qui il rilancio del prodotto premium made in Italy in Italia è fondamentale e può avvenire ad esempio attraverso queste tre soluzioni: la riduzione dell'Iva sugli strumenti musicali (che oggi è al 22 per cento), il bonus per l'acquisto di strumenti musicali, questo sarebbe molto utile soprattutto per gli studenti di musica presso il Conservatorio, i Licei musicali e gli Istituti pareggiati, quindi parliamo di studenti che già per il loro percorso di studi andrebbero a comprare prodotti premium. Perché non quelli italiani mi verrebbe da dire. Ultimo ma non ultimo, dal Bonus cultura 18app sono stati esclusi gli strumenti musicali: sono stati inclusi il cinema, il teatro, i corsi di musica ma non l'acquisto di strumenti musicali.
  Quindi in conclusione quello che chiediamo e che auspichiamo è un forte impegno da parte del Governo per aiutare le nostre realtà che sono piccolissime, piccole e poche volte medie realtà, nella diffusione del brand made in Italy dei nostri prodotti, sia all'estero che in Italia. Anche perché la musica e lo strumento musicale, che è appunto strumento per creare musica, è un importante compagno di vita per tutti noi e la cultura musicale in Italia è sempre stata un elemento storico, da secoli, e sarebbe un peccato non riuscire ad aiutare le imprese che producono e portano avanti questa tradizione del tutto italiana.
  Vi ringrazio del tempo concesso, ho terminato.

  PRESIDENTE. Non essendoci richieste di intervento, ringrazio il rappresentante di Distribuzione industria strumenti musicali e artigianato (Dismamusica) intervenuto. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dai rappresentanti di Distribuzione industria strumenti musicali e artigianato (Dismamusica) (vedi allegato 7) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di FederComTur.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione di rappresentanti di FederComTur, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul made in Italy: valorizzazione e sviluppo dell'impresa italiana nei Pag. 29suoi diversi ambiti produttivi. Invito chi interviene a volerlo fare sinteticamente, in modo da lasciare più spazio possibile alle domande dei commissari, riservando gli ulteriori approfondimenti ad un eventuale contributo scritto che verrà volentieri acquisito ai lavori della Commissione.
  Do la parola a Claudio Pisapia, segretario nazionale e direttore generale di FederComTur, ricordando che il tempo complessivo a disposizione per l'intervento è di circa dieci minuti. Grazie.

  CLAUDIO PISAPIA, segretario nazionale e direttore generale di FederComTur. Ringrazio la Presidenza e ringrazio la Commissione per questa audizione. Lo svolgimento di questa indagine conoscitiva, secondo me, contribuisce a rendere possibile quanto da più parti auspicato, a partire anche proprio da quelle che sono le nuove linee direttive del Governo, che partono dall'assunto che made in Italy, mare e cultura diventano qualcosa di fondamentale, per poter arrivare a quello che è il rilancio anche del turismo ma soprattutto di quello che è il brand Italia, il prodotto Italia e di quello che viene fuori all'interno di determinati meccanismi che finora sono stati un pochino tralasciati rispetto a quello che è il sentimento comune del nostro Paese.
  FederComTur è un'associazione di piccole e medie imprese che nasce nel 2015 come federazione di un'altra confederazione di imprese; commercio, turismo e servizi erano inizialmente rappresentate, nel 2019 diventa FederComTurImpreItalia proprio per andare a rappresentare quelli che sono i discorsi relativi alle tipicità, all'enogastronomia (bar, ristoranti agriturismi). Tutto quello che è un meccanismo anche di produzione di attività di tipo complementare a quella che è il turismo, e quelli che sono soprattutto i servizi nell'ambito di queste determinate cose.
  Che cosa emerge dalle nostre indagini? Dalle nostre indagini emerge il fatto che siamo un po' in ritardo per quello che è il discorso della creazione delle destinazioni di tipo turistico. Allora che cosa abbiamo pensato nell'ambito del nostro progetto, che vuole essere un progetto che mette a disposizione degli imprenditori italiani e delle strutture da noi rappresentate, ma non solo, in correlazione con quelle che sono le istituzioni del territorio, quindi i comuni, le province, le regioni soprattutto? Perché il nostro progetto poi, egregio presidente, dovrebbe andare ad interessare quella che è la Conferenza Stato-regioni.
  Che cosa vogliamo fare emergere da questo progetto che si chiama progetto CulturItalia, KooltourItaly, è divertente girare l'Italia? Dare la possibilità a coloro che vengono in Italia di vedere le bellezze naturali del nostro Paese, di andare ad entrare nel meccanismo di quello che non è soltanto il bene identificato come patrimonio mondiale dell'umanità, ma tutto quello che c'è intorno al bene. Che cosa esiste, per poter andare a creare una destinazione e fare in modo che alla fine non si vada a vedere soltanto il bene in quanto tale (le Cinque Terre, la Costa d'Amalfi, il parco del Conero, il Duomo di Milano) o comunque tutte quelle che sono strutture che sono catalogate come patrimonio mondiale dell'umanità, che in questo caso diventa il pretesto per fare emergere quelle che sono le tipicità, quella che è l'enogastronomia, quello che è l'artigianato tipico, tutto ciò che viene prodotto all'interno del nostro Paese e che non era valorizzato, in quanto tale, solo perché non c'era una destinazione portata ad hoc per arrivare a quello che è il nostro obiettivo.
  CulturItalia quindi vuole andare a mettere in rete questo tipo di organizzazione, puntando su quello che è un discorso di riqualificazione del turismo extralberghiero. Perché è inutile prenderci in giro: non possiamo pensare di arrivare in determinati posti del nostro Paese che hanno delle tipicità, delle caratterizzazioni, delle situazioni geografiche ben predeterminate, attraverso il resort o l'albergo a cinque stelle. Dobbiamo andare a rimodificare, riqualificare quello che è il discorso del turismo extralberghiero, che è disciplinato da una normativa un po' vecchia, del 2001, che è una legge di indirizzo, e lascia una situazione nebulosa rispetto a quello che è un discorso relativo all'antiabusivismo.
  Questo tipo di discorso fu già messo in evidenza dal Ministro Centinaio del GovernoPag. 30 Conte I, che fece una legge sull'antiabusivismo per il turismo extra alberghiero. Che ha avuto un buon seguito, ma non è arrivata all'obiettivo di andare a rideterminare quello che era il discorso delle camere, il discorso dei contratti che non dovevano essere per lunghi periodi; ma si doveva arrivare ad una riqualificazione, non solo per recuperare le tasse di soggiorno, ma per arrivare a fare in modo che ci fosse non tanto l'obbligatorietà della partita IVA, ma facendo rimanere quello che è lo spirito della legge, quindi l'integrazione al reddito familiare, magari andare a determinare maggiori controlli, e soprattutto fare emergere quello che è l'abusivismo che ci mette in condizione poi di non essere chiari e di non poter rispondere a quella che è l'idea del nostro progetto. Che alla fine, mettendo insieme il turismo extralberghiero, mettendo insieme il discorso delle bellezze naturali, facendo emergere quelle che sono le produttività del made in Italy, con gli enti pubblici, che partendo dalle scuole, dai gruppi di azione locale, dalle vecchie comunità montane, quindi andando a recuperare anche delle strutture che magari sono rimaste un pochino indietro – perché poi ci si è inventati anche il paradosso di andare ad eliminare le province (spero che questo Governo intervenga anche su quello) –, alla fine si possa arrivare a fare in modo, finalmente, di giungere a quella che è la tipizzazione del prodotto italiano.
  Quindi, se c'è turismo che arriva in Italia soltanto per il diporto, agire per indirizzarlo su una tipizzazione di turismo non solo da diporto (quindi turismo culturale, turismo religioso, turismo di destinazione), affinché si possa realizzare quello che è l'obiettivo finale: che proprio queste nostre produttività, queste nostre tipicità locali possano spingere il turismo a rappresentare almeno il 20 per cento del prodotto interno lordo del nostro Paese.
  Allora noi che cosa chiediamo alla Commissione perché questa audizione abbia poi un seguito rispetto al nostro documento? Noi chiediamo alla Commissione di fare proprio questo progetto. Siamo a disposizione per qualsiasi tipo di ampliamento, di interazione e di tutto quello che possa venir fuori da questa cosa. Perché noi alla fine andremo a creare un portale, andremo a creare questo discorso delle destinazioni, mettendo anche delle strutture private all'interno di questa cosa. Ma soprattutto auspichiamo che la Commissione ci metta in condizione di poter portare avanti questo discorso anche con altri soggetti, ad esempio anche con la Conferenza Stato-regioni. Ciò poi diventa il momento importante per poter partire con l'analisi, col monitoraggio e con tutto quello che sono le disponibilità per poter andare a creare queste vere e proprie destinazioni. Ecco anche perché partiamo dall'assunto di dover sfruttare il brand UNESCO, come brand per fare emergere quelle che sono le tipicità italiana e quelle che sono le caratteristiche del nostro Paese, che ahimè troppo spesso abbiamo lasciato un pochino indietro.

  PRESIDENTE. Bene. L'onorevole Cavo, collegata da remoto, chiede di fare una domanda. Prego.

  ILARIA CAVO(intervento da remoto). Sì grazie presidente. Spero che riusciate a sentirmi. Volevo focalizzare brevemente un aspetto, per capire se ho ben inteso il progetto.
  Ringrazio ovviamente per questa relazione, immagino che poi verrà depositata anche agli atti.
  Si parte ovviamente dall'aspetto turistico di valorizzazione dei siti dell'UNESCO. Se non capisco male, siccome noi qui siamo in un'audizione sul made in Italy, che quindi è fatto chiaramente di cultura, è fatto di paesaggio ma è fatto poi di produzione legata al made in Italy, quindi un qualche cosa che va oltre l'aspetto paesaggistico e culturale.
  Se ho capito bene il progetto mira a includere, partendo da un portale, luogo per luogo, sito per sito, anche tutto quello che rappresenta il made in Italy. Ho capito bene?
  Nel caso chiederei di esplicitarlo e chiaramente di valorizzare questo aspetto.

  CLAUDIO PISAPIA, segretario nazionale e direttore generale di FederComTur. Onorevole,Pag. 31 è proprio questo il ragionamento di fondo, che vogliamo per un fatto di tempo, per cercare di recuperare del tempo, partendo da quello che è il bene per metterlo in un contesto diverso. Quindi fare emergere il made in Italy, sfruttando l'identità di quello che è il bene Patrimonio mondiale per l'umanità, che ha più appeal e più caratteristiche di riconoscibilità a livello internazionale, rispetto a quella che possa essere la tipicità enogastronomica del luogo, che viene fuori partendo dal bene ma facendo anche emergere quelle che sono le produzioni locali.
  E io non mi fermerei soltanto alle produzioni, all'enogastronomia: perciò parlo anche del turismo extralberghiero ma anche di quelli che sono i servizi locali, metterli a disposizione di questo nuovo meccanismo per creare le destinazioni ad hoc.

  PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio il rappresentante di FederComTur intervenuto. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dai rappresentanti di FederComTur (vedi allegato 8) e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 12.

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ALLEGATO 1

Documentazione depositata dai rappresentanti di Ance

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ALLEGATO 2

Documentazione depositata dai rappresentanti di Confitarma

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ALLEGATO 3

Documentazione depositata dai rappresentanti del Forum italiano dell'export

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ALLEGATO 4

Documentazione depositata dai rappresentanti di Assovetro

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ALLEGATO 5

Documentazione depositata dai rappresentanti di Filiera Italia

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ALLEGATO 6

Documentazione depositata dai rappresentanti di Acimac, Amaplast e Ucima

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ALLEGATO 7

Documentazione depositata dai rappresentanti di Dismamusica

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ALLEGATO 8

Documentazione depositata dai rappresentanti di FederComtur

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