XIX Legislatura

Commissione parlamentare per il contrasto degli svantaggi derivanti dall'insularità

Resoconto stenografico



Seduta n. 5 di Giovedì 16 novembre 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'INDIVIDUAZIONE DEGLI SVANTAGGI DERIVANTI DALLA CONDIZIONE D'INSULARITÀ E SULLE RELATIVE MISURE DI CONTRASTO

Audizione dell'Ing. Maurizio de Pascale, Presidente di Confindustria Sardegna, e del Rag. Alessandro Albanese, Presidente di Confindustria Sicilia, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'individuazione degli svantaggi derivanti dalla condizione d'insularità e sulle relative misure di contrasto.
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 3 
De Pascale Maurizio , Presidente di Confindustria Sardegna ... 3 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 3 
De Pascale Maurizio , Presidente di Confindustria Sardegna ... 3 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 5 
De Pascale Maurizio , Presidente di Confindustria Sardegna ... 6 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 6 
De Pascale Maurizio , Presidente di Confindustria Sardegna ... 6 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 6 
De Pascale Maurizio , Presidente di Confindustria Sardegna ... 6 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 6 
Giagoni Dario (LEGA)  ... 6 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 7  ... 8 
De Pascale Maurizio , Presidente di Confindustria Sardegna ... 8 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 8 
Ghirra Francesca (AVS)  ... 8 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 9 
Albanese Alessandro , Presidente di Confindustria Sicilia ... 9 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 10 
Albanese Alessandro , Presidente di Confindustria Sicilia ... 10 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 11 
Russo Raoul  ... 11 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 11 
Albanese Alessandro , Presidente di Confindustria Sicilia ... 11 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 12 
Nicita Antonio  ... 12 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 12 
Nicita Antonio  ... 12 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 13 
Nicita Antonio  ... 13 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 13 
Albanese Alessandro , Presidente di Confindustria Sicilia ... 13 
De Pascale Maurizio , Presidente di Confindustria Sardegna ... 14 
Albanese Alessandro , Presidente di Confindustria Sicilia ... 14 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 14 
Albanese Alessandro , Presidente di Confindustria Sicilia ... 14 
Calderone Tommaso Antonino , Presidente ... 14

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
TOMMASO ANTONINO CALDERONE

  La seduta comincia alle 8.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Buongiorno a tutti. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione dell'Ing. Maurizio de Pascale, Presidente di Confindustria Sardegna, e del Rag. Alessandro Albanese, Presidente di Confindustria Sicilia, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'individuazione degli svantaggi derivanti dalla condizione d'insularità e sulle relative misure di contrasto.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'individuazione degli svantaggi derivanti dalla condizione dell'insularità e sulle relative misure di contrasto, dell'ingegner Maurizio De Pascale, Presidente di Confindustria Sardegna, che salutiamo, e del ragionier Alessandro Albanese, Presidente di Confindustria Sicilia, che salutiamo.
  Do quindi la parola all'ingegnere Maurizio De Pascale. Tenga presente, ingegnere, che abbiamo limiti di tempo perché alle 9,30 abbiamo l'aula e dobbiamo essere presenti perché dobbiamo esercitare il nostro diritto-dovere di voto in Parlamento. Quindi la prego di contenere ove possibile il suo intervento gradito e comunque utile per noi e per la nostra indagine conoscitiva.

  MAURIZIO DE PASCALE, Presidente di Confindustria Sardegna. Sì, certamente. Se crede possiamo adottare il sistema che adottiamo in consiglio generale di Confindustria, tre minuti per l'intervento, adesso prenderò qualche minuto in più.

  PRESIDENTE. Gliene concediamo cinque come a Montecitorio, o dieci, però vediamo di trovare una soluzione.

  MAURIZIO DE PASCALE, Presidente di Confindustria Sardegna. Sarò sicuramente molto sintetico. Fatti i dovuti ringraziamenti alla Commissione per la sensibilità e l'attenzione che ha voluto rivolgere al tema della competitività economica e produttiva e quindi la sensibilità nei confronti del sistema delle imprese, Confindustria Sardegna fin dall'inizio ha sostenuto e accompagnato quel movimento politico che ha portato allo storico riconoscimento costituzionale del principio di insularità. Proprio per essere sintetici e non essere ripetitivi, ci riconosciamo in pieno nel documento presentato in audizione presso questa Commissione dall'onorevole Michele Cossa, Presidente della Commissione speciale presso il Consiglio regionale della Sardegna.
  In questa sede mi è d'obbligo ricordare che, oltre al concetto di insularità, sottolineerei il concetto di perifericità della nostra regione, quindi parto subito da uno dei due aspetti che sostanzialmente vorrò trattare, che riguardano i trasporti e l'energia.
  Fattori determinanti nell'inviluppo che la nostra regione ha avuto, e qui voglio citare alcuni dati che si potrebbe pensare Pag. 4non discendano direttamente dal problema dell'insularità, ma di fatto lo sono. Oggi la Sardegna ha un'età media di 48,4 anni; nel 2022 abbiamo avuto 7700 nascite a fronte di oltre 22 mila decessi. C'è una denatalità, c'è un abbandono della nostra isola da parte dei pochi giovani rimasti, che ha portato nelle ultime statistiche la Sardegna come indice di competitività al 203° posto su 235 regioni europee.
  Certamente esiste il problema dei trasporti, che vanno visti non solo come continuità territoriale aerea, che oggi è un po' all'attenzione di tanti. Quando mi capita di parlare della Sardegna a chi la conosce solo perché la visita qualche giorno, una settimana, due settimane l'anno, dico che (scherzo col mio amico Alessandro Albanese) è sicuramente la regione e l'isola più bella del Mondo, ma è anche l'isola che non ha un chilometro di autostrada, è l'isola che non ha il metano, è l'isola che ha su 427 chilometri di rete ferroviaria solo 40 a doppio binario e zero elettrificati. Questo è un problema non solo per quanto riguarda l'accessibilità della nostra regione, ma soprattutto per quanto riguarda anche la possibilità di percorrere la nostra regione da nord a sud, abbattendo quelle barriere che purtroppo anche in una regione che ha solamente un milione e 600 mila abitanti crea quelle disparità tra le varie aree, perché quello che è concentrato nella città metropolitana, che ha un reddito medio pro capite grosso modo in linea col reddito medio nazionale, invece il resto della regione e soprattutto delle aree interne, rispetto ai 27 mila euro medi, arriva anche a 12 mila euro. Quindi c'è una disparità enorme dovuta al fatto proprio della scarsa permeabilità all'interno della stessa regione.
  Ricordo che, per quanto riguarda la continuità territoriale aerea, le risorse messe a disposizione sono le risorse della Regione Sardegna, mentre in altre situazioni, come la Corsica per la Francia e le Baleari per la Spagna, vi sono risorse nazionali che vanno oltre i 200 milioni di euro. Le risorse che mette a disposizione la Regione Sardegna sono 50 milioni, quindi certamente questo è un gap da colmare e chiediamo soprattutto al Governo nazionale di intervenire presso la Comunità europea perché sappiamo molto bene che il maggiore ostacolo è costituito proprio dalle regole europee.
  Dicevo che, oltre la continuità territoriale aerea, una particolare attenzione va rivolta alla continuità marittima, perché nel trasporto delle merci, che quasi sempre sono merci a scarso valore aggiunto, è evidente che il costo del trasporto diventa un elemento condizionante. Tant'è vero che l'85/90 per cento delle esportazioni della Sardegna è dovuto ai prodotti petroliferi per la presenza della grande industria petrolchimica della Saras, ma il resto purtroppo sono dei prodotti che, non trovando allocazione nel mercato interno, perché comunque è sempre un mercato di un milione e mezzo di persone, e dovendo quindi trovare altri sbocchi in altri mercati, è fortemente condizionato e limitato dal costo del trasporto delle merci da e verso la Sardegna.
  Questo per quanto riguarda i trasporti sono due temi che se dovessero rimanere irrisolti... – e qui apro una brevissima parentesi nota all'onorevole Giagoni e forse meno nota a voi – riteniamo che una corretta integrazione tra gli scali aeroportuali della Sardegna, costituendo una sorta di rete tra i tre aeroporti, possa portare a un beneficio effettivo, non solamente per quanto riguarda la negoziazione nei confronti delle maggiori compagnie aeree che oggi sono le low cost, ma anche nei confronti dell'azione che deve essere svolta per portare una continuità aerea che consenta, a parte la possibilità dei residenti, ma anche di chi non risiede nell'isola, di poter venire e non solamente nel periodo di massimo afflusso che è l'estate.
  Non so se sono ancora nei tempi.
  Il secondo tema fondamentale è quello dell'energia, probabilmente l'amico Alessandro Albanese l'affronterà in maniera ancora più puntuale. Come dicevo prima, la Sardegna è l'unica regione italiana che non ha il metano, credo una delle pochissime, se non l'unica, regione europea che non ha il metano. Questo ha portato a che cosa? Che le industrie, e soprattutto le industrie fortemente energivore, che hanno Pag. 5dei materiali primi come l'alluminio, lo zinco e il piombo, sostanzialmente stiano progressivamente chiudendo.
  La Sardegna ha una partecipazione al prodotto interno lordo dell'industria in senso stretto che è l'8,7 per cento, contro una media del Mezzogiorno che è il 12,4 per cento e una media nazionale che è il 17,5 per cento. Sappiamo molto bene che l'industria manufatturiera, oltre ad avere un importante valore aggiunto, lo ha anche e soprattutto dal punto di vista occupazionale.
  Perché stanno chiudendo? Semplicemente per un motivo. Con l'impennata dei costi dell'energia e con l'eliminazione della super interrompibilità, che costituiva perlomeno un beneficio immediato e tangibile alle grandi imprese energivore, questo ha fatto sì che ovviamente i prodotti non siano più competitivi.
  Allora da un lato occorre procedere, e mi auguro in tal senso...
  Ieri ho scambiato proprio due parole con il Ministro dell'ambiente. Ieri c'è stato un accordo sul Decreto energia per quanto riguarda la virtual pipeline, che con delle navi dovrebbe consentire di portare il metano sotto forma liquida per poi essere rigassificato nel nord dell'isola a Porto Torres, e mi auguro che con questo decreto si possa equiparare l'approvvigionamento della fonte energetica a metano. Nessun problema a condividere l'idea della Regione Sardegna come hub energetico per quanto riguarda soprattutto l'energia elettrica, con il progetto del Tyrrhenian link e il progetto della Sa.Co.I.3, che sicuramente sono fondamentali e necessari per l'Italia per equilibrare la rete nazionale e quindi, giustamente, la Sardegna deve contribuire a questo. Però sappiamo anche molto bene che l'energia elettrica e l'energia a non elevata temperatura, l'energia termica, è fondamentale per alcune attività industriali. E siccome abbiamo il giusto e corretto obiettivo di abbattere l'energia da carbon fossile, come sta ancora accadendo in due centrali elettriche della Sardegna che sono ancora a carbone, è evidente che questo processo di metanizzazione dell'isola deve essere portato a termine nei tempi più veloci. Si è perso anche troppo tempo.
  È un tema che io personalmente, come Confindustria, ho trattato con i consiglieri regionali e con i parlamentari sardi, l'auspicio è che questo decreto veda la firma entro l'anno.
  Per quanto riguarda l'ultimo tema, tralascio quello dell'infrastrutturazione, se non per un dato.
  La Sardegna ha una dotazione infrastrutturale pari al 50 per cento della media nazionale. Dicevo prima, non c'è un chilometro di autostrada, ma non c'è neanche un chilometro di collegamento tra l'est e ovest dell'isola. Quindi, quando una regione italiana ha una dotazione infrastrutturale pari al 50 per cento della media nazionale, evidentemente ci sono problemi.
  L'ultimo argomento è relativo ai benefìci delle iniziative in ordine alla fiscalità di vantaggio, quindi al credito d'imposta. Abbiamo accolto con grande favore l'istituzione delle Zone Economiche speciali, siamo un attimo perplessi per quanto riguarda l'istituzione della ZES unica del Mezzogiorno. Se non venissero apportati dei giusti correttivi per quanto riguarda le due isole maggiori dell'Italia, la ZES unica continuerebbe ad avvantaggiare le zone economiche più avanzate rispetto alle zone economiche periferiche, quali appunto le isole. Perché naturalmente quello che stava accadendo, quindi una saturazione delle aree relative alla ZES per iniziative rilevanti e che quindi avrebbe portato di conseguenza alla possibilità di utilizzare anche aree periferiche come le isole, viene meno nel momento in cui dovesse attivarsi la ZES unica, senza considerare appunto alcune aree attualmente svantaggiate come le isole e si annacquerebbe completamente il risultato.

  PRESIDENTE. Sul punto la volevo parzialmente rassicurare che anche con l'ausilio di tutta la Commissione, non c'è stata maggioranza e opposizione, al di là di chi ha presentato gli emendamenti nel Decreto sud si è dato tra virgolette un privilegio alle isole Sardegna e Sicilia proprio per le ZES per le ragioni che lei ha evidenziato. Quindi è già una legge dello Stato questa.

Pag. 6

  MAURIZIO DE PASCALE, Presidente di Confindustria Sardegna. Vuol dire che andiamo via un po' più tranquilli oggi.

  PRESIDENTE. Non esageriamo, però l'attività di questa Commissione, devo dire in maniera globale, perché, mi piace ripeterlo e ribadirlo, ha come ambizioso obiettivo quello di migliorare Sicilia e Sardegna al di là di opposizione e maggioranza e credo che già un primo segnale (o segnalino, come mi suggerisce il senatore Nicita) è stato dato con questo nostro contributo emendativo.

  MAURIZIO DE PASCALE, Presidente di Confindustria Sardegna. Spero di essere stato sintetico e sufficientemente chiaro. Rubo ancora dieci secondi per fare un appello – era una richiesta, ma le sue parole mi hanno preceduto – proprio a tutti gli schieramenti trasversali. Così come, in Consiglio regionale, si è portata avanti l'insularità in Costituzione da tutte le forze politiche, oggi bisogna far atterrare, come si dice, questo principio e trasformarlo in atti concreti.
  Come rappresentanti delle attività economiche – fra l'altro il caso vuole che sia io che l'amico Alessandro abbiamo anche la presidenza delle camere di commercio, che costituiscono l'ossatura di tutto il sistema economico e produttivo nazionale – facciamo appello per una forte unità delle forze politiche rappresentate in questa Commissione per portare quanto più possibile risultati a questo progetto.

  PRESIDENTE. Le volevo anche chiedere, prima di passare la parola ai colleghi, se lei è a conoscenza di un decreto in elaborazione emesso sinergicamente dal Ministro delle imprese e del made in Italy e dal MEF, che riguarda proprio l'energia, perché potrebbe essere utile.
  Leggo i soggetti beneficiari, ripeto e ribadisco che è in elaborazione. In attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 24, comma 5, del decreto-legge n. 34 del 2023 possono accedere alle risorse del fondo le imprese che risultano qualificabili quali imprese a forte consumo di energia. Quindi è già un segnale.

  MAURIZIO DE PASCALE, Presidente di Confindustria Sardegna. Sì, siamo a conoscenza di questo. Se si riesce a compattare i tempi, sicuramente è un ottimo segnale.

  PRESIDENTE. La parola all'onorevole Giagoni. Anche a lei un invito alla sinteticità.

  DARIO GIAGONI. Sarò brevissimo. Innanzitutto ringrazio i presenti, il Presidente, il dottor De Pasquale e anche il collega siciliano che poi interverrà.
  Lei ha messo in evidenza aspetti importanti, non ha parlato di discontinuità, non ha parlato di insularità, però ha inserito un termine relativo alla perifericità.
  È vero, la Sardegna paga un dazio superiore rispetto ad altre regioni d'Italia e ad altre isole d'Italia, è la più lontana dal continente come lo definiamo noi, dalla nostra penisola, e ha anche parlato del discorso del metano.
  Ho fatto un'osservazione, soprattutto quando ultimamente si è parlato della dorsale, dove la progettazione della dorsale attraversa solamente territori dell'ovest della Sardegna, salendo per Cagliari, attraversando Oristano sino ad arrivare a Sassari e poi Olbia ed eventualmente Nuoro. Però ci sono dei territori che sono completamente scoperti. Siccome noi più volte abbiamo fatto battaglie contro lo spopolamento, ci ritroviamo credo quasi 200 comuni su 377 che non avranno il metano. Se dobbiamo essere anche concorrenti alle altre regioni, anche interne a noi, dobbiamo fare in modo che questa dorsale o almeno quelle sub dorsali arrivino anche in territori che sono completamente scoperti.
  Io abito a Santa Teresa di Gallura e non è fattibile creare un deposito in un territorio come Santa Teresa, perché il porto non ce l'ha e non si riuscirebbe neanche a creare un deposito per comuni che sono all'incirca distanti l'uno dall'altro 40/50 chilometri, quindi questo aspetto è da valutare.
  Non ho mai però sentito un impegno, anche da parte della vostra rappresentanza, sulla questione di puntare sull'energia che arriva dal moto ondoso. Ci sono Pag. 7nazioni che sono bagnate dal mare a 300-360 gradi e stanno già investendo soprattutto sul moto ondoso.
  Il moto ondoso innanzitutto non è impattante, è vero che costa tanto, però ha un'energia che viene prodotta 365 giorni all'anno, senza creare una determinata discontinuità. Su questo, secondo me, bisognerebbe puntare i piedi e cercare di valorizzarlo. L'avevo anche fatto presente al Ministro dell'ambiente che è venuto in audizione presso la nostra Commissione.
  La rete non elettrificata, lo sappiamo tutti quanti, in Sardegna non ce l'abbiamo e c'è il tema di Nuoro, che è l'unico capoluogo di provincia che non ha un collegamento verso l'aeroporto e verso il porto.
  Di questi aspetti la Commissione ne ha già preso atto quando abbiamo audito il Presidente della Regione, Solinas, e anche il Presidente della Commissione insularità, l'onorevole Cossa.
  Mentre sulla questione rete, ha citato prima la rete tra i vari aeroporti, potrebbe essere anche un'opportunità, però vedo che la Corte dei conti ha bocciato la fusione degli aeroporti sardi e viene bloccata dai giudici che la sospendono. In più ci sono alcune perplessità anche dalla Regione stessa che è contraria a questa fusione. Secondo me bisognerebbe valutare, verificare ed eventualmente confrontarci con la Regione, ma non solo, ma anche vedere qual è il resoconto della Corte dei conti perché non possa essere fatta una fusione.
  Dobbiamo anche comprendere che la regione Sardegna ha tre aeroporti. La Sardegna, lo cito sempre, è come un piccolo continente. Ha delle sue peculiarità, un territorio come Olbia è completamente diverso da Alghero, come Alghero è completamente diversa da Cagliari, perché Cagliari ha una tipologia di turismo che si affaccia per 12 mesi all'anno rispetto a Olbia che, invece, ha una prospettiva più ristretta nei famosi sei mesi estivi, perché più che altro si è valorizzato solamente il mare, senza mai cercare di valorizzare quella che è la storia, la cultura, la tradizione, ma ultimamente, grazie ai comuni che creano famosi eventi, Cortes Apertas e quant'altro nei territori, c'è un richiamo del turista. Ma anche tutto ciò è legato a quello che è il costo dei biglietti, quindi bisognerebbe trovare un accordo con l'Europa e non lanciarsi in progetti e quindi spezzare già una catena che era già esistente, che non funzionava bene, però funzionava e in questo caso invece ci ritroviamo completamente isolati, come posso parlare io personalmente, perché per venire a Roma o prendi l'aereo la mattina o lo trovi la sera, altrimenti rimani a piedi, questo è quanto.
  Concludo. Avrei parlato anche della ZES unica ma sul punto è già intervenuto il Presidente. È stato presentato un emendamento che permetterà degli investimenti prioritari per Sardegna e Sicilia, quindi non siamo stati disattenti sul tema. Pertanto non rimarranno di certo in coda, ma Sardegna e Sicilia saranno prioritarie in base al comma 6 dell'articolo 119 della nostra Costituzione. Grazie, Presidente, ho concluso.

  PRESIDENTE. Avevamo presentato anche un emendamento sulla scorta di quello che lei ha osservato per la ZES isole, che poi si è un po' arenato, però abbiamo già portato a casa un risultato perché appunto avevamo quella preoccupazione. La ringrazio per la sinteticità.

  DARIO GIAGONI. Sono tre minuti e mezzo, ho cercato di essere sintetico.
  Più volte parliamo in Sardegna di perché non paghiamo il gasolio meno degli altri, visto che abbiamo una raffineria nel sud della Sardegna?
  Ho dei dati: la raffineria fa uscire il prodotto finito a 0,86 euro al litro, a maggio-giugno del 2023 era a 0,92 e addirittura ora esce a 0,86 con una flessione del 6,5 per cento. Quindi la raffineria vende il prodotto a 0,86 euro e le altre componenti sono 0,72 euro di accise e l'IVA a 0,35 euro. Quindi l'intervento sul costo del gasolio in Sardegna, avendo la raffineria sotto casa che ha i suoi pro e i suoi contro – in questo momento più contro che pro – non può essere un accordo diretto con la raffineria perché vende proprio il prodotto conteggiando anche il trasporto, la raffinazione e l'estrazione. Più che altro è un rapporto Pag. 8che deve essere del Governo regionale con il Governo nazionale per far sì che vengano abbattuti quei costi.
  Poi bisogna stare attenti, non è una proposta impossibile, però bisogna fare i conti anche con quanto previsto dall'articolo 41 della Costituzione riguardante il mercato, ma anche con quella che potrebbe essere la posizione della Corte dei conti sulla questione.

  PRESIDENTE. Prego, Presidente.

  MAURIZIO DE PASCALE, Presidente di Confindustria Sardegna. Una parte del suo intervento è musica per le mie orecchie, nel senso che abbiamo da sempre sostenuto la necessità che insieme alla dorsale, ma questo è un aspetto normativamente delegato alle regioni, ci siano anche le connessioni dalla dorsale verso tutte le aree della Sardegna per quanto riguarda il metano.
  Un altro aspetto che abbiamo sottolineato, e che mi auguro proprio il Presidente Solinas faccia di tutto perché sia inserito, è che oggi noi abbiamo la distribuzione del gas in 17 bacini su 38 e questo poi porta al fatto che oltre 200 comuni su 370, stando così le cose, non avrebbero la possibilità comunque, anche in presenza di una dorsale o di una connessione su gomma, di distribuire il metano. Noi sosteniamo fortemente questa necessità, che è poi unita al fatto che non può essere per le isole un semplice rapporto costi-benefìci, perché un rapporto costi-benefìci ci penalizza per quanto riguarda l'energia e per quanto riguarda i trasporti.
  Mi vanto di essere il padre di quel progetto d'integrazione degli aeroporti. Sono nato e vivo a Cagliari e ho contro i cagliaritani che dicono «noi non abbiamo bisogno di associare nessun altro aeroporto». Non è vero, così come l'Italia ha bisogno del Mezzogiorno, la Sardegna ha bisogno di tutti i territori. Se vado a negoziare con una compagnia aerea, una per tutte Ryanair, un conto è negoziare con un flusso di passeggeri di 4 milioni l'anno, un conto è negoziare con un flusso di passeggeri di 12 milioni l'anno, perché i tre aeroporti della Sardegna potrebbero arrivare a fare 12 milioni di passeggeri l'anno. Il pensare che oggi, nel 2023, non ci sia la necessità di far rete in un'isola tra i sistemi aeroportuali è pura follia.
  La Corte dei conti ha emesso un parere, me ne sono assunto e mi assumo la responsabilità di dirlo, politico. Il parere della Corte dei conti non è un parere vincolante. Ha espresso parere negativo per difetto di motivazione su una delibera di 40 pagine e con 200 pagine di allegati, con due diligence fatta da Banca Imi, Mediobanca, Price e Grimaldi Alliance. Quel parere era precostituito.
  Siccome la legge consente alle camere di commercio comunque di andare avanti nonostante i pareri negativi dalla Corte dei conti, se arrivano da parte della Presidenza del Consiglio e del Ministero dei trasporti, oltre che del MEF, quelle sì che sono autorizzazioni. Una è già arrivata dall'Autorità garante della concorrenza e il mercato e ci ha autorizzato e se arrivano queste autorizzazioni, noi andiamo avanti. Perché non è pensabile continuare a ragionare all'interno del proprio territorio senza avere connessione con gli altri territori. L'individualismo deve cessare. Chiedo scusa, questo con la competitività c'entra poco, non avrei fatto questo intervento.

  PRESIDENTE. Va bene, Presidente. Aspetti, credo ci sia l'onorevole Ghirra che chiede di intervenire.

  FRANCESCA GHIRRA. Grazie, Presidente. Buongiorno al Presidente De Pascale. Sarò telegrafica. Pensavo che facessimo gli interventi dopo i due presidenti.
  Ho apprezzato molto il fatto che abbia preso in considerazione la questione trasportistica in maniera globale e non limitandosi alle questioni della continuità aerea e marittima. Sul tema della fusione dovremmo impiegare una mattinata intera e quindi non mi avventuro.
  Volevo semplicemente chiedere al dottor De Pascale rispetto al tema della dorsale e della metanizzazione dell'isola, se ritiene che sia sufficiente a risolvere i problemi dell'emergenza energetica che stiamo vivendo. Sappiamo che del tema della metanizzazionePag. 9 si parla dagli anni Ottanta e che ora si sta riprendendo questo tema che io temo avrà costi ambientali ed economici superiori ai benefìci, soprattutto perché non c'è un piano industriale connesso alla questione energetica.
  Dobbiamo sicuramente governare l'installazione delle energie da fonti rinnovabili, ma mi chiedevo, al di là del Tyrrhenian link e delle misure che sono in atto, come ritiene che potremmo gestire la questione energetica più in generale.

  MAURIZIO DE PASCALE, Presidente di Confindustria Sardegna. Sarò altrettanto telegrafico. È assolutamente necessario e indispensabile ed è necessario e indispensabile anche attuarlo in tempi brevissimi. Non ha alcun impatto ambientale, perché stiamo parlando di una tubazione di 40 centimetri di diametro (40 centimetri, due palmi), interrata come qualsiasi tubazione, quella dell'acqua, quella della fognatura e quant'altro, e quindi non c'è nessun impatto dal punto di vista ambientale. Assolutamente necessario perché, l'ho detto prima, l'energia elettrica non è sufficiente per far funzionare le grandi industrie energivore, ma teniamo conto che comunque oggi si sta ragionando.
  Abbiamo la necessità in Sardegna di un milione di metri cubi di gas metano per far funzionare l'industria e quelle piccole attività che ci sono in Sardegna.
  Sappiamo altrettanto bene che non è la fonte energetica del futuro. La fonte energetica del futuro, a nostro avviso, sono la fusione nucleare, che non ha il problema delle scorie, e soprattutto l'idrogeno, ma stiamo parlando di un futuro almeno di vent'anni, e di un Tyrrhenian link che, credetemi, prima del 2030 non entrerà in funzione. Per cui è assolutamente necessario, sì.

  PRESIDENTE. Grazie, Presidente. La invito, nel caso in cui ci sono idee e proposte che la Commissione è sempre disposta ad ascoltare, di inviarci tutti i documenti e tutte le note che riterrà opportune e utili per il nostro lavoro e per le nostre iniziative. Grazie e buon rientro.
  Prima della sua audizione, Presidente Albanese, avevo fatto riferimento a quel decreto che credo penalizzi la Sicilia, perché per i tavoli aperti abbiamo qualche problema.
  Quindi, lo dico ai colleghi siciliani, che sicuramente saranno a conoscenza di questa questione, questo emanando decreto, che riguarda il Ministero delle imprese e del made in Italy e il MEF, comunque autorizza come beneficiarie quelle imprese – mi correggerà il Presidente – che hanno un tavolo di crisi già aperto, e credo che per la Sicilia sia assolutamente penalizzante. Quindi ipotizzerei, se voi siete d'accordo, di mandare immediatamente una nota in calce a questa nostra riunione per sensibilizzare i due Ministri e dire che la nostra Sicilia ha qualche difficoltà e qualche problema, o, meglio, le nostre imprese energivore non ne trarranno alcun beneficio. Quindi senza indugio, se siete d'accordo, colleghi, manderei una nota di sensibilizzazione per i due Ministri e per gli uffici, in modo tale che non mettiamo in difficoltà le nostre imprese, altrimenti il nostro intervento e le nostre attività correrebbero il rischio di essere sterili. Prego, Presidente.

  ALESSANDRO ALBANESE, Presidente di Confindustria Sicilia. Grazie, Presidente. Grazie a tutti gli onorevoli componenti della Commissione. Mi associo naturalmente al ringraziamento per la sensibilità.
  Partirei proprio da questo decreto, che era uno dei punti che volevo lasciarvi come promemoria, perché in un articolo si specifica che il decreto, seppur valido, seppur con una limitatezza di fondi perché assegna per ora solo 2 milioni, ma già il fatto stesso che c'è il decreto poi si potrebbe pure rimpinguare, quando dà la disponibilità solo per le aziende che hanno già costituito un tavolo di crisi presso il Ministero delle imprese materialmente, escludendo tutte le altre, non dà la possibilità di fare il lavoro di prevenzione. Se dobbiamo aspettare che le aziende vadano in crisi per poterle aiutare, sappiamo che delle aziende che vanno a un tavolo di crisi soltanto il 20 per cento si salvano e le altre rimangono per anni inattive. Pertanto la ringrazio perchéPag. 10 mi ha assolutamente anticipato, questo è un punto focale. Il decreto è perfetto, va naturalmente rimpinguato sotto il punto di vista economico, ma vanno tolte le parole «per le sole aziende che hanno aperto un tavolo di crisi».

  PRESIDENTE. Ne conosco tre in Sardegna e nessuna in Sicilia.

  ALESSANDRO ALBANESE, Presidente di Confindustria Sicilia. Sì, ce sono solo tre in Sardegna, non lo volevo dire, ma so che abbiamo la stessa posizione anche con il Presidente De Pascale. Tanto vale si faccia un intervento mirato su tutte le aziende. Il decreto invece è ben pensato, è ben scritto, va attuato nella totalità delle cose.
  Sappiamo bene che le regioni insulari presentano queste caratteristiche permanenti che le distinguono dalle altre regioni. L'insularità è un fattore limitante di tutta la crescita della popolazione, cioè è un fattore limitante della socialità. In alcune cose, specialmente sull'energia che è quella sulla quale mi focalizzerò oggi, si deve dare un contributo maggiore.
  Abbiamo uno studio condotto dalla Regione che ci dice che il 7 per cento del PIL regionale è un costo dovuto all'insularità. È come se ogni siciliano pagasse 1.200 euro l'anno solo per la condizione di insularità.
  Come sappiamo, è stato emanato il decreto su l'Energy Release e all'articolo 16-bis si è individuata una particolare categoria di consumatori industriali nelle isole maggiori. Consideriamo che in Sicilia abbiamo 45 aziende energivore, ma ne abbiamo altrettante che, pur non rientrando fra le energivore, sono sulla soglia, vale a dire aziende che pagano dai 4 ai 7 milioni di euro di energia mensile, e hanno necessità di essere messe alla pari di competitività con le altre aziende del resto d'Italia.
  Queste aziende hanno dovuto rinunciare sia all'interconnector virtuale del 2011 e alla superinterrompibilità del 2015. Questo è un problema enorme, anche perché si è progettato il Tyrrhenian link, va bene, ma è come se noi progettassimo il Ponte sullo Stretto e quel giorno stesso levassimo i traghetti. È la stessa cosa, allora bisogna compensare.
  La compensazione, purtroppo, col decreto attuativo dell'articolo 16-bis non è avvenuta e ha individuato tra i clienti prioritari, in Sicilia e in Sardegna, tutti quelli che partecipavano al servizio di interrompibilità. Tale priorità non si è concretizzata, soprattutto nell'assegnazione di quantità di terawattora utili. Pertanto nella bozza del decreto di sicurezza energetica, recante disposizioni urgenti per la sicurezza energetica del Paese – secondo il MASE ci sono elementi ancora da definire – che rileva queste criticità, l'Autorità di regolazione del mercato e Terna, che hanno individuato anche loro gli orientamenti sul progetto, hanno previsto un'asta annuale e poi delle aste trimestrali. Questo fa sì che, se si dovesse confermare, il gap energetico dovuto all'assenza dell'interconnector è pari al 25 per cento, cioè le aziende di Sicilia e Sardegna, soprattutto quelle della Sicilia, pagano ad oggi il 25 per cento in più.
  Questo significa che siccome il fattore energia vale quasi il 40 per cento sul costo – parliamo del tondino della costruzione, dei laminati piani, delle travi, ma non solo, delle distillerie – ed essendo così alto, queste aziende andrebbero completamente fuori mercato e l'intenzione è quella di delocalizzare immediatamente, lasciando gli stabilimenti che hanno al nord e potenziandoli, o portandoli completamente in altri paesi anche extra UE.
  Penso che si debba fare di tutto per evitarlo; queste aziende valgono decine e decine di migliaia di posti di lavoro, in termini di indotto soprattutto, pensiamo ai trasporti, e questo tessuto industriale che abbiamo, seppur risicato – anche se poi i numeri ci danno altre considerazioni, vale a dire quasi il 60 per cento delle produzioni strategiche vengono fatte nel Meridione d'Italia, il 25 per cento vengono fatte tra Sicilia e Sardegna, pensiamo alla grande opera della raffinazione, dove si lascia ben poco – non verrebbe più stimolato a rimanere in Sicilia e queste aziende anzi verrebbero quasi cacciate dall'aumento dell'energia.
  Pertanto, unitamente al decreto che giustamente il Presidente poneva come primo approccio, c'è il decreto Energy Release e Pag. 11bisogna assolutamente trovare con l'Arera un punto d'accordo e vedere di portare almeno al 25/30 per cento quello che verrebbe compensato. Tra l'altro non è un regalo che ci si fa, attenzione, perché la condizione di insularità non ce la ripaga nessuno e abbiamo tante altre cose eccezionali, ma non solo.
  Una puntata velocemente sulle infrastrutture. Rientriamo nel computo delle infrastrutture come una regione mediamente infrastrutturata, ma per chi ha percorso la Palermo-Catania in questi giorni, ma anche da 15 anni, o per chi vuole intraprendere un viaggio da Ragusa a Trapani, che sono circa 400 chilometri in treno, ci vogliono 12 ore. Allora, siamo mediamente infrastrutturati di infrastrutture che non ci sono, che non esistono e per le quali capisco che si sta spendendo tanto, ma che vedremo tra 7/8 anni. Allora è necessario fare qualche cosa che ci permette di accelerare e questa cosa per noi è il Ponte. Il Ponte sullo Stretto è una necessità per l'accelerazione delle infrastrutture.
  Concludo sul petrolchimico: sono d'accordo nel trovare una compensazione, perché il petrolchimico comunque in Sicilia rappresenta il 26 per cento del raffinato, però una compensazione si potrebbe trovare per il popolo siciliano.
  Naturalmente non metto lingua sugli aeroporti. Comunque ritengo, dall'ultima osservazione del Presidente De Pascale, vale a dire che gli aeroporti sono regolati dal mercato, che bisogna stare dietro al mercato e per farlo ci vuole un'attività di regolazione unica. Grazie nuovamente.

  PRESIDENTE. La volevo tranquillizzare, tra virgolette, che, per quanto riguarda l'Energy Release, abbiamo un'interlocuzione col Ministro Pichetto Fratin, perché questo decreto (emanando anche qui) sembrerebbe non tenere conto proprio di quello che ha detto lei, di questa penalità che paghiamo e quindi speriamo di essere incisivi su questo, perché ci rendiamo conto che le nostre imprese energivore hanno serissime difficoltà. Prego, colleghi, se c'è qualcuno che intende fare delle domande, Senatore Russo.

  RAOUL RUSSO. Naturalmente ringrazio i Presidenti di Confindustria di Sicilia e Sardegna per la loro disponibilità.
  Due domande, la prima al Presidente Albanese.
  Quante sono, a sua conoscenza, le imprese che impattano in questo decreto che è stato citato? Se è possibile, vorrei avere dei numeri.
  Secondariamente, il tema del Ponte sullo Stretto. Lei ha ribadito il passaggio che è l'infrastruttura per antonomasia. Può specificare meglio dove impatterebbe? A volte non si comprende bene quanto impatterebbe perché viene vista spesso come un'opera faraonica, inutile e pleonastica, invece a noi serve sapere, anche dal punto di vista industriale, quali sono gli aspetti precipui di un'infrastruttura del genere in termini di vantaggio.

  PRESIDENTE. Prego, Presidente.

  ALESSANDRO ALBANESE, Presidente di Confindustria Sicilia. Le imprese energivore sono oggi ufficialmente circa 40; a queste andrebbero aggiunte però quelle che dicevo sono al limite – cioè come quando sto per compiere 18 anni e non posso ancora prendere la patente – che sono almeno un altro centinaio. Abbiamo imprese che oggi pagano un costo dell'energia enorme, di decine di milioni l'anno.
  Il problema è che questo costo impatta troppo sul prezzo, cioè non sono imprese che fanno un prodotto ad altissimo valore aggiunto: sono imprese nel campo soprattutto della siderurgia, della trasformazione, della concimazione, anche dell'industria dell'enogastronomia. Pertanto, quando un'impresa deve produrre vino o olio e ha un costo dell'energia troppo alto – sappiamo che il mosto quando lo devo trasformare in vino lo devo raffreddare, lo faccio naturalmente con un sistema alimentato a energia – ha questi tipi di problemi.
  Sul ponte faccio soltanto un esempio. La nostra condizione di insularità è dettata soprattutto dal fatto che, se volessimo usare un mezzo alternativo all'aereo, per arrivare a Roma per intenderci, dovremmo impiegare circa minimo 12/13 ore da Palermo; se Pag. 12volessi partire da Trapani sono 4 ore in più. Il ponte significherebbe diventare come la Roma-Torino o la Roma-Milano, vale a dire arrivare in 4 o 5 ore. Questa è una condizione per la velocizzazione dei trasporti.
  L'altra è soprattutto che l'Unione completerebbe quel famoso corridoio e porrebbe la Sicilia finalmente nelle condizioni di essere anche una piattaforma logistica per tutte quelle merci ad altissimo valore aggiunto. Nessuno vuole fare della Sicilia un'isola «portacontainer», anche perché non ne abbiamo la morfologia, ma sicuramente potremmo essere il crocevia. Naturalmente, col raddoppio del Canale di Suez, oggi vediamo sfrecciare tante di quelle navi e lambire le nostre coste senza averne nessun beneficio. Sappiamo pure che la tropicalizzazione dei nostri mari è dovuta a questo.
  Allora il ponte sarebbe un acceleratore enorme perché il ponte si realizza insieme all'alta velocità, questo oramai è un paradigma che conosciamo tutti. Ed è necessario costruirlo anche perché è l'opera in se stessa, è un'opera da almeno 12 miliardi di euro e avrebbe la possibilità di portare una ricchezza a cascata enorme e, dal punto di vista demografico, far tornare indietro quei cervelli che noi poi esportiamo, perché i nostri figli vanno tutti prima a studiare e poi a lavorare al nord, con ottime affermazioni.

  PRESIDENTE. Grazie, Presidente. C'è il senatore Nicita che intende porre qualche domanda. Prego, Senatore.

  ANTONIO NICITA. Intanto ringrazio il Presidente per il riferimento al decreto.

  PRESIDENTE. Mi scusi, Senatore, se la interrompo, perché da notizie che ci giungono sembrerebbe che c'è un'imminente revisione dell'Energy Release da parte del Ministero dell'ambiente e sembrerebbe che la bozza non tenga conto della peculiarità delle isole. Quindi, se voi siete d'accordo, invierei anche una nota al Ministero dell'ambiente per sensibilizzarlo anche sotto questo aspetto, cioè di tenere conto della peculiarità delle isole Sicilia e Sardegna, soprattutto in vista di questo emanando provvedimento. Quindi se mi date l'assenso, immediatamente gli uffici si attiveranno per inviare queste due note in maniera tempestiva. Lo chiedo agli uffici perché non possiamo perdere neanche un minuto. Prego, Senatore, e mi scusi.

  ANTONIO NICITA. Grazie Presidente anche per questa precisazione. Quindi c'è un tema, e questo in particolare, di come impatta, che abbiamo già affrontato con Pichetto Fratin e poi dovremo riaffrontare con l'Arera, cioè reimmaginare tutta questa costruzione, che è una costruzione generale fatta per i mercati italiani, locale e nazionale, nella peculiarità ovviamente delle regioni. Quindi, secondo me, forse si può provare a fare, oltre all'intervento specifico in questo momento, proprio un intervento sull'Arera di modifica del regolamento che tenga conto della dimensione regionale e quindi delle imprese che vi operano.
  Quindi su questo tema sicuramente siamo d'accordo. Così come sul fatto che abbiamo bisogno di immaginare in prospettiva, e ci stiamo provando con diversi emendamenti, ma ci vuole una strategia secondo me più condivisa e più ampia per il futuro. Lo dico non perché ovviamente abbiamo le due principali isole, però immaginare che ci sia una sorta di compensazione-sussidio per la Sicilia e la Sardegna in relazione alla raffinazione, finché ci sarà, con gli obiettivi 2030-2050, agendo sulla componente accise e/o sulla componente IVA, mi sembra un tema rilevante.
  Abbiamo presentato un emendamento, che ripresentiamo spesso, in cui, per esempio, diciamo che imprese e cittadini che lavorano e abitano entro un certo raggio di una raffineria dovunque in Italia abbiano il diritto di vedersi scontati tutta una serie di costi. Perché contribuiscono sia sotto il profilo ambientale sia sotto il profilo lavorativo a quella produzione, e anche sanitario. Questo è un tema che c'è in altre parti del Mondo, quindi non lasciandolo solo alle isole, ma è un tema un po' più generale.
  Sulla questione ZES unica, che era stata posta precedentemente, le volevo chiedere come vede questa prospettiva, perché dobbiamoPag. 13 cercare di mettere insieme le politiche per il Sud con le politiche per lo svantaggio dell'insularità, e quindi trovare un punto di equilibrio virtuoso e avanzato.
  Quindi la questione della ZES unica – questo già noi l'abbiamo detto al Ministro – va affiancata sia alla questione delle priorità, ma anche alla differenziazione territoriale. Per farmi capire, in questo tema di dibattito sull'autonomia differenziata, l'ho chiamata la ZES differenziata, cioè all'interno di una ZES unica ci possono e ci devono essere delle differenziazioni per superare determinati divari. Quindi su questo volevo chiedere cosa lei ne pensasse e anche sull'idea, che noi tante volte abbiamo qui ripetuto, di immaginare in prospettiva, e questa Commissione può essere uno strumento facilitatore, i sistemi aeroportuali di Sicilia e Sardegna come sistemi che possano interagire fra di loro. Perché se si va verso tratte rispetto alle quali si fanno delle gare, tanto per capirci, allora da quel punto di vista ci possono essere delle economie di uso di vettori – perché spostare un vettore da Cagliari a Palermo è un'opera di flessibilità – che aumentano la dimensione della domanda, le economie di scala e così via.
  Condivido la sua idea, che abbiamo dei problemi strutturali di trasporto in Sicilia che dobbiamo evidenziare, a cui lei ha fatto riferimento. Più che alla Catania-Palermo che conosciamo molto bene, ma che oggi è difficile da percorrere perché, anche grazie al Governo precedente, comunque un po' di lavori si stanno facendo, in particolare insiste sempre su questo l'ex Ministro De Micheli.

  PRESIDENTE. In questa commissione non si fa politica.

  ANTONIO NICITA. Esatto. Mentre la Trapani-Ragusa la capisco bene e, anche se non si fa politica, però dal punto di vista tecnico diciamo che Trapani e Ragusa restano lì, a meno che il ponte a cui lei si riferisce non sia un ponte da Trapani a Ragusa.
  Sulla questione del ponte abbiamo un problema che adesso è evidenziato anche nella legge di bilancio, su cui dobbiamo secondo me insistere molto. Al di là dell'ottimismo e delle diverse opinioni che abbiamo non tanto sulla realizzabilità, ma sulla realizzazione di questa opera, i famosi 12 miliardi a cui lei si riferisce nella legge di bilancio fanno riferimento soltanto all'opera in sé, nemmeno alle prescrizioni. Quindi comunque è un tema che va affrontato nel dibattito politico sull'impatto di quest'opera, dei tempi che sono necessari e di che cosa andrebbe fatto comunque, ad avviso di alcuni di noi, prima di impegnarsi su questo.
  L'ultima domanda proprio flash è sulla questione del PNRR e di REPowerEU. Questa domanda la volevo fare anche al Presidente della Regione Sardegna. Chiedo se avete in questo momento delle interlocuzioni in corso con il Ministero, perché questa è una partita che si deve chiudere in tempo breve. Sta seguendo un percorso accelerato rispetto alla vecchia impostazione del PNRR perché è una revisione – abbiamo parlato del Tyrrhenian link, – ma ci sono altri investimenti che potrebbe essere interessante attivare. Volevo capire se ci sono interlocuzioni.

  PRESIDENTE. Prego, Presidente.

  ALESSANDRO ALBANESE, Presidente di Confindustria Sicilia. Comincio dalle ZES. Purtroppo devo dire che ci eravamo abituati a uno strumento che stava cominciando a funzionare bene, che erano le ZES territoriali. La cosa ci preoccupa, perché abbiamo visto la questione sotto due aspetti: uno è l'aspetto del contributo e della defiscalizzazione, che è una cosa importante, ma per noi la Zes era più utile per la sburocratizzazione, cioè per l'accorciamento dei tempi e la semplificazione dovuta anche alla presenza dei commissari. In Sicilia avevamo due commissari bravi e avevano cominciato a lavorare.
  Ora la centralizzazione ancora non abbiamo capito come avverrà. Attenzione, non siamo contrari o a favore a priori, guardiamo le cose come funzionano. Vorremmo capire però come avverranno le conferenze dei servizi, i tempi, e, soprattutto, se chi le Pag. 14governerà conoscerà le peculiarità di quelle singole zone. In Sicilia sappiamo che alcuni comuni hanno lo Sportello Unico Attività Produttive, altri no. Ecco un'altra iniziativa che potremmo lanciare. Abbiamo un sistema eccezionale che è quello dei Suap InfoCamere e si dovrebbe materialmente fare una legge per costringere i comuni ad unificarli.

  MAURIZIO DE PASCALE, Presidente di Confindustria Sardegna. In tutta Italia.

  ALESSANDRO ALBANESE, Presidente di Confindustria Sicilia. Sì, in tutta Italia. Potrebbe essere un'idea questa per parlare la stessa lingua in termini di semplificazione.
  Perciò sulle ZES ci attendiamo naturalmente qualche chiarimento su come avverranno le conferenze dei servizi. Gli stessi finanziamenti, che avevano le ZES che coprivano un territorio, ora sono stati messi su un territorio che è cento volte più ampio, forse mille volte. Pertanto su questo bisogna fare chiarezza, anche se le dotazioni finanziarie non mi hanno preoccupato mai, perché si è visto che quando le cose sono utili si trovano.
  L'altra domanda era quella sul PNRR e poi la terza.
  Abbiamo un'interlocuzione diretta con Confindustria nazionale, che stiamo un po' marcando. Come Regione si fa in modo di interfacciarci con le varie associazioni di categoria. Quello che abbiamo notato – l'abbiamo visto fino a oggi – è che purtroppo si sta polverizzando troppo la spesa. Questo ci porterà ad avere pochi investimenti non reddituali, che è la cosa più importante, perché parte del PNRR lo ripagheremo e le rate (ho una nipotina che nascerà tra qualche giorno) le pagherà mia nipote a 18 anni. L'impatto sarà eccezionale. Dobbiamo fare delle opere, grandi infrastrutture che si possano fare nei tempi e, soprattutto, che possano dare un beneficio in termini di collettività.
  La polverizzazione per far contenti – io non ho mai fatto politica – piccole aree e piccoli comuni è giusto che si faccia, ma troviamo altri fondi. Il PNRR serve per fare grandi infrastrutture che ci diano la possibilità di fare un salto di qualità e voglio ricordare che serve soprattutto a riequilibrare il gap tra Nord e Sud.

  PRESIDENTE. Con un'interlocuzione con Confindustria nazionale.

  ALESSANDRO ALBANESE, Presidente di Confindustria Sicilia. Sì, se ne sta occupando Confindustria Nazionale. Poi c'era un'altra domanda. Sul ponte le dico subito, è un'accelerazione che dobbiamo fare.

  PRESIDENTE. Abbiamo in maniera esaustiva toccato l'argomento. Grazie, Presidente. Vale quanto chiesto al Presidente De Pascale, anche voi se avete delle idee, delle note, anche delle proteste, uso un termine magari inappropriato, metteteci in condizioni di conoscerle, in modo tale che possano essere utili e funzionali alla nostra Commissione ed eliminare soprattutto gli svantaggi della condizione di insularità. Buon rientro.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.45.