XIX Legislatura

V Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Giovedì 16 marzo 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Cannata Giovanni Luca , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUGLI EFFETTI MACROECONOMICI E DI FINANZA PUBBLICA DERIVANTI DAGLI INCENTIVI FISCALI IN MATERIA EDILIZIA

Audizione della presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, Lilia Cavallari.
Cannata Giovanni Luca , Presidente ... 3 
Cavallari Lilia , presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio ... 3 
Cannata Giovanni Luca , Presidente ... 8 
Pagano Ubaldo (PD-IDP) , intervento in videoconfernza ... 8 
Dell'Olio Gianmauro (M5S)  ... 10 
Guerra Maria Cecilia (PD-IDP)  ... 11 
Cavallari Lilia , presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio ... 12  ... 14 
Dell'Olio Gianmauro , Presidente ... 15 
Pagano Ubaldo (PD-IDP) , intervento in videoconfernza ... 16 
Cavallari Lilia , presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio ... 17 
Dell'Olio Gianmauro , Presidente ... 17 
Cavallari Lilia , presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio ... 17 
Dell'Olio Gianmauro , Presidente ... 17 
Cavallari Lilia , presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio ... 17 
Dell'Olio Gianmauro , Presidente ... 19

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
GIOVANNI LUCA CANNATA

  La seduta comincia alle 9.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione della presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, Lilia Cavallari.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione della presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, Lilia Cavallari, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sugli effetti macroeconomici e di finanza pubblica derivanti dagli incentivi fiscali in materia edilizia. Saluto il professore Giampaolo Arachi, componente del Consiglio dell'Ufficio parlamentare di bilancio e do la parola alla presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, professoressa Cavallari.

  LILIA CAVALLARI, presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio. Grazie, presidente. Buongiorno a tutti. Nel mio intervento esporrò una breve e sintetica ricostruzione delle agevolazioni fiscali in campo edilizio, quindi illustrerò alcune valutazioni sull'impatto che, in particolare, alcune misure hanno avuto sia da un punto di vista distributivo, nella distribuzione territoriale e nella distribuzione tra i contribuenti, sia dal punto di vista della finanza pubblica e dell'impatto macroeconomico.
  Le agevolazioni fiscali per l'edilizia comprendono un insieme piuttosto variegato di misure che si sono stratificate nel tempo e che sono state più volte modificate: nate originariamente come misure temporanee con finalità di sostegno al settore edilizio in condizioni congiunturali particolarmente avverse, alcune sono divenute più persistenti e, nel tempo, alla permanenza delle stesse sono state affiancate anche altre finalità: dal 2007 vi è stata una finalità di riqualificazione energetica, poi, con l'avvento del superbonus nel 2020, si è avuto un cambiamento sia nelle caratteristiche della misura sia nelle modalità di fruizione.
  Queste misure, quindi tutte le agevolazioni fiscali nell'edilizia, hanno conosciuto una forte crescita nel corso di questi anni e di questi decenni. Per darvi un'idea dell'ordine di grandezza, siamo passati da 2,6 miliardi di euro di agevolazioni nel 2008 a circa 10 miliardi di euro nel solo 2020, quindi prima dell'avvento del superbonus. Quindi, si è registrata una crescita piuttosto sostenuta in cui la parte principale è rappresentata dalle agevolazioni per ristrutturazione edilizia, dunque la componente energetica di riqualificazione è sostanzialmente stabile in quel periodo.
  Le misure, almeno fino all'avvento del superbonus, se guardiamo la distribuzione territoriale per classi di reddito, hanno avuto un impatto fortemente regressivo, nel senso che circa il 10 per cento dei contribuenti più ricchi ha beneficiato della metà delle agevolazioni, quindi una misura piuttosto regressiva; nel confronto, le agevolazioni per riqualificazione energetica sono ancora un po' più regressive rispetto alle agevolazioni per ristrutturazione edilizia. Questa regressività è dovuta sicuramente a un problema di incapienza nella fruizione di detrazioni fiscali, cioè il beneficiario deve avere un debito d'imposta comparabile dal quale scomputare l'agevolazione. Pag. 4Quindi, parallelamente a questo dato, c'è anche un'immagine di distribuzione territoriale che tende a favorire le regioni del Nord: per quanto riguarda le agevolazioni fino al 2020 più del 60 per cento delle agevolazioni sono fruite per l'appunto al Nord. Chiaramente le due cose sono collegate, nel senso che al Nord ci sono contribuenti più ricchi, perché c'è una differenza nella distribuzione del reddito tra Nord e Sud.
  La composizione della platea cambia con l'avvento del superbonus. Il superbonus è stato introdotto nel 2020, quindi in un periodo di forte sofferenza per l'economia italiana in generale e per il settore dell'edilizia in particolare, quindi anche con la finalità di dare un impulso forte, sorprendente e massiccio al settore che aveva molto sofferto per effetto della pandemia.
  La misura diventa molto generosa: è prevista un'agevolazione del 110 per cento e cambiano anche le modalità di fruizione, con una cedibilità del credito di imposta inizialmente senza limiti e la possibilità di sconto in fattura. Questo fa sì che anche potenziali beneficiari con problemi di liquidità, quindi che non riescono ad anticipare l'intero ammontare delle spese, e incapienti, quindi che non hanno debiti di imposta comparabili, possano utilizzare la misura.
  Ed effettivamente è ciò che osserviamo nei dati. Troverete nella memoria depositata una comparazione della relazione tra reddito medio e agevolazione media a livello pro-capite per singolo comune, in cui si confronta questa relazione per le agevolazioni dell'ecobonus, quindi di riqualificazione energetica pre-superbonus, fino al 2020, e la stessa relazione nel caso del superbonus. Nel caso dell'ecobonus c'è una forte regressività, cioè sono sostanzialmente i comuni più ricchi a godere in misura maggiore delle agevolazioni, mentre questa relazione diventa viceversa più debole, quindi la dispersione dei punti è molto maggiore, nel caso del superbonus.
  Dunque una prima indicazione di effetto è nel senso di cambiare la platea dei beneficiari e di allargare in un certo senso la platea anche a incapienti e a beneficiari meno liquidi. Parallelamente, ciò si riflette sul territorio in una maggiore quota di fruizione delle agevolazioni da parte del Mezzogiorno, cioè la quota di agevolazioni di cui beneficia il Mezzogiorno raddoppia rispetto all'ecobonus, quindi un primo effetto è un cambiamento proprio nella composizione della platea dei beneficiari. E c'è un effetto molto sostanzioso anche sull'entità delle risorse.
  Come sapete, la misura è stata fortemente popolare: la fruizione della misura è iniziata in sordina, nel 2020 sono state richieste poche agevolazioni, probabilmente per problemi di procedure amministrative che poi nel tempo sono state fluidificate e semplificate e in seguito vi è stata una crescita che è divenuta molto sostenuta nel 2022. L'anno scorso i lavori agevolati dal superbonus sono stati nell'ordine di 65 miliardi di euro, per una spesa quindi, in termini di detrazioni e crediti d'imposta, di 72 miliardi di euro: si tratta di numeri molto consistenti. Se vi ricordate, il totale delle agevolazioni edilizie nel 2020, cioè pre-superbonus, ammontava a circa 10 miliardi di euro: praticamente lo scorso anno è stata sette volte tanto, quindi la misura ha avuto una notevole diffusione.
  Questo è un ammontare di risorse ben superiore a quello inizialmente previsto, da quanto si desume dalle relazioni tecniche: nelle previsioni si pensava che la misura avrebbe comportato 35 miliardi di euro di spesa in tutto l'arco di validità. Ci tengo a sottolineare che questa sorpresa è comunque incamerata nei conti pubblici, cioè i conti pubblici hanno via via aggiornato, rispetto alle stime delle relazioni tecniche, l'entità delle misure: nell'ultima Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (NADEF), il totale delle agevolazioni edilizie è di 110 miliardi di euro. Quindi non c'è una sorpresa in questo senso nei conti pubblici ma c'è una sorpresa rispetto alle stime iniziali, cioè la misura è stata particolarmente vantaggiosa e particolarmente popolare soprattutto per la generosità da un lato, e per le modalità di fruizione, ovvero per la cedibilità del credito, dall'altro. Ed effettivamente ciò che osserviamo è la crescita notevole dei Pag. 5crediti d'imposta, a cui le agevolazioni edilizie contribuiscono in maniera non indifferente.
  Anche qui, se andate a vedere i dati, i soli crediti di imposta compensati nell'anno scorso, nel 2022, ammontano a circa 30 miliardi di euro, di cui 6,5 miliardi di euro sono solamente per agevolazioni edilizie. Quindi è una crescita importante dell'ammontare dei crediti d'imposta. Ora, che cosa ci possiamo aspettare per il futuro sulla dinamica dei crediti d'imposta?
  Ci possiamo aspettare che una crescita così sostenuta possa in realtà continuare anche nel 2023 e nel 2024 e anche dopo aver bloccato la cessione di nuovi crediti da febbraio di quest'anno in poi. Anzitutto, infatti, i lavori conclusi nel 2022 che genereranno crediti di imposta per il 2023, ovvero i crediti potenziali legati a lavori già conclusi nel 2022, sono circa 12 miliardi di euro, quindi nel 2023 avremo un potenziale di cessioni di credito già maturate pari a circa 12 miliardi di euro. A questi si aggiungono i ratei dei crediti potenziali che vengono da lavori asseverati nel 2022 ma ancora non interamente conclusi e, rispetto a questi, stimiamo un ammontare di circa 6 miliardi di euro l'anno. Ciò vuol dire che avremo un aumento dei crediti d'imposta sostenuto anche negli anni a seguire e il contributo dei crediti delle agevolazioni edilizie, e del superbonus in particolare, sarà ancora forte, fino a raggiungere i 18 miliardi di euro (quindi 12 miliardi di euro più 6 miliardi di euro). È vero che tale crescita crea un problema di assorbimento, cioè di capacità del sistema di assorbire una mole così massiccia di crediti?
  Qualche segnale c'è, nel senso che se guardiamo le compensazioni proprio di questi primi due mesi del 2023, quindi gli ultimi dati su gennaio e febbraio 2023, vediamo che l'ammontare delle compensazioni per agevolazioni fiscali è già di gran lunga superiore a quelle compensate in tutto l'anno 2022: in sostanza già questi primi due mesi ci dicono che c'è una crescita molto sostenuta dei crediti di imposta.
  Guardando i dati delle compensazioni di credito per settori, emerge anche un altro aspetto nella dinamica più recente: la composizione settoriale sta cambiando.
  I settori più interessati dalle compensazioni di credito sono il settore delle banche, degli intermediari finanziari, le costruzioni e, in misura minore, il commercio; questa composizione sta cambiando in termini più recenti, nel senso che vediamo una diminuzione della quota di crediti piuttosto significativa, una diminuzione della quota di crediti compensati dalle banche e, parallelamente, un aumento della quota di crediti compensati dal settore delle imprese, sia delle imprese del settore edilizio e di quelle di intermediazione finanziaria, ma anche di imprese di settori che non sono direttamente collegati all'edilizia oppure all'intermediazione finanziaria. Tali dati sono un segnale di potenziale difficoltà delle capacità di assorbimento del sistema.
  Se poi mettiamo insieme i numeri che sono stati esposti precedentemente, relativi all'impatto di questi nuovi crediti per il 2023 e il 2024, con le indicazioni che ha dato il direttore dell'Agenzia delle entrate sulle residue capacità di assorbimento dei crediti – nell'audizione della settimana scorsa ha parlato di circa 10 miliardi di euro di capacità residuale delle banche e qualche miliardo in meno per le assicurazioni e gli altri intermediari – vediamo che ci stiamo effettivamente avvicinando alla saturazione, al limite di capacità di assorbimento dei crediti sul mercato.
  Sugli aspetti di finanza pubblica, l'ultima annotazione che faccio riguarda la recente riclassificazione della contabilizzazione di questi crediti d'imposta. Come sapete, i crediti di imposta cosiddetti esigibili – che, per quanto riguarda le agevolazioni edilizie, sono sostanzialmente superbonus e bonus facciate – vanno contabilizzati nel momento in cui sorge l'obbligazione per intero, quindi secondo un criterio di competenza. Questo ha fatto sì che aumentasse l'indebitamento netto, cioè il disavanzo, negli anni precedenti, perché queste obbligazioni sono sorte negli anni 2020-2021-2022, e, viceversa, tale metodo di contabilizzazione tende a diminuire l'indebitamento netto, cioè il disavanzo, negli anni successivi perché ci saranno maggiori Pag. 6entrate. Ciò non ha un effetto sul debito, perché il debito è sempre registrato per cassa. Chiaramente, però, se si dovessero creare nuovi crediti, quindi nuove cessioni, queste inciderebbero per intero nell'anno in cui sorge l'obbligazione. Quindi, se si dovessero creare nuove cessioni nel 2023, queste graverebbero interamente come intera spesa sui conti del 2023. Così come, se questi spazi liberati dalle maggiori entrate negli anni successivi fossero utilizzati per spendere, ciò chiaramente avrebbe un effetto sul debito. Quindi è bene intendersi su quali sono le implicazioni di tale riclassificazione.
  L'ultimo aspetto sul quale vorrei porre l'attenzione riguarda gli effetti che queste misure e in particolare il superbonus hanno avuto: effetti da un punto di vista macroeconomico e da un punto di vista di efficacia rispetto all'obiettivo per il quale è stata disegnata la misura. Al riguardo abbiamo semplicemente preso i dati ENEA e fatto alcune considerazioni, cioè una considerazione di efficacia rispetto all'obiettivo di efficientamento energetico, date le risorse a disposizione.
  Che cosa si vede? Si vede che, prendendo le classi energetiche di partenza e di arrivo, cioè prima e dopo l'intervento, prima e dopo il superbonus – questo l'abbiamo fatto solamente per i lavori effettivamente conclusi nel 2022, stiamo parlando di circa 20 miliardi di euro – quello che emerge è che ci sono ampi margini di miglioramento della selettività della misura.
  Vi do solamente un dato: il 70 per cento dell'efficientamento energetico è ottenuto utilizzando il 28 per cento delle risorse. Ciò significa che circa un terzo delle risorse sono state impiegate per ottenere la stragrande maggioranza dell'efficientamento energetico: se ne deduce che ci sono margini per migliorare l'efficienza della misura a parità di risorse. Questa è un'indicazione sulla possibilità di calibrare meglio una misura rispetto all'obiettivo finale dell'efficientamento energetico.
  Riguardo all'altro aspetto di effetto della misura, riguardante l'impatto della medesima da un punto di vista macroeconomico, inizierei con un'osservazione: la valutazione dell'impatto richiede innanzitutto di identificare e di quantificare l'impulso che la misura ha dato al settore. E non è una cosa così banale, nel senso che non si possono considerare i miliardi spesi per la misura – quindi 72 miliardi di euro spesi o 65 miliardi di euro di investimenti effettivamente realizzati fino al 2022 – come impulso dato al settore. Vi sono, infatti, due aspetti di cui occorre tener conto: un primo aspetto è il fatto che parte della crescita degli investimenti si sarebbe comunque realizzata anche in assenza della misura, cioè, gli investimenti sarebbero comunque aumentati anche in assenza dell'agevolazione. Quindi dobbiamo tener conto della quota di investimenti che sarebbe aumentata anche in assenza di agevolazioni, ossia di quello che gli economisti chiamano il peso morto o lo scenario controfattuale.
  L'altro aspetto attiene al lato dell'offerta, in particolare alla possibilità di spiazzamento. Una misura che aumenta la spesa di investimenti di un determinato tipo, infatti, può generare uno spiazzamento: se l'incremento di domanda si verifica in un tempo ristretto e in modo massiccio, potrebbe andare a spiazzare altre componenti della spesa all'interno dello stesso comparto, cioè all'interno del settore dell'edilizia.
  Rispetto ai due aspetti ricordati, è possibile affermare che vanno comunque tenuti in conto e che devono essere considerati, quando si valuta l'impatto che la misura ha avuto sull'economia nel suo complesso.
  Sullo spiazzamento abbiamo dei segnali che ci vengono dagli ultimi dati di contabilità nazionale. Vi ricordo solamente pochi numeri. Gli ultimi dati di contabilità ci dicono che, nel biennio 2021-2022, durante il quale è stata realizzata la maggior parte degli investimenti per il superbonus, gli investimenti residenziali – che comprendono sia investimenti agevolati dal superbonus sia investimenti residenziali non agevolati – sono aumentati di 43 miliardi di euro. Confrontando tale incremento con il valore degli investimenti agevolati dal superbonus, che nel biennio è di circa 47 miliardi di euro, vi rendete conto che evidentementePag. 7 l'importo di 43 miliardi, che è una misura netta, sconta qualche componente che deve essere diminuita, perché se solo gli investimenti superbonus valgono 47 miliardi e il netto contabilizzato dall'ISTAT è 43 miliardi, qualcos'altro deve essere diminuito. Questo dato, che potrebbe essere rivisto, nel senso che è un dato non definitivo perché l'ISTAT nei prossimi trimestri potrebbe rivederlo, tuttavia già segnala che qualche possibilità di spiazzamento effettivamente c'è. Potrebbe anche essere uno spiazzamento nel tempo, nel senso che potrebbero anche essere investimenti che oggi non vediamo ma che si realizzeranno in futuro: banalmente, cioè, tutta questa forte domanda di investimenti di riqualificazione energetica potrebbe aver rimandato a un tempo futuro altri tipi di investimento in edilizia residenziale. Questo ad oggi non lo sappiamo.
  Sull'altro fattore, il cosiddetto «peso morto», che, come vi dicevo, è rilevante allo scopo di valutare l'impatto della misura, abbiamo fatto una prima stima preliminare: abbiamo utilizzato il nostro modello econometrico dell'economia italiana, il modello di equilibrio generale dell'economia italiana, per stimare quale sarebbe stata la crescita degli investimenti nell'edilizia residenziale in assenza di agevolazioni. Utilizzando il modello, che quindi considera questi investimenti in funzione di una serie di variabili, tra cui il reddito disponibile, sono state scomputate le agevolazioni superbonus dal reddito disponibile e abbiamo calcolato quale sarebbe stata la crescita degli investimenti in assenza di agevolazioni. Quindi abbiamo confrontato la stima del controfattuale, che viene dal nostro modello, con il dato ultimo di contabilità nazionale, con il dato effettivo contabilizzato ad oggi. La differenza rappresenta lo stimolo addizionale, l'impulso addizionale, quindi la crescita addizionale degli investimenti che proviene appunto dal superbonus: abbiamo interpretato tutta la differenza tra quanto prevede il modello e il dato di contabilità come l'impulso addizionale, che ammonta a 16,5 miliardi di euro nel biennio.
  Per avere un ordine di grandezza dell'entità di questo impulso, ossia se è tanto o è poco, leggiamo questo impulso con le lenti della contabilità nazionale. La contabilità nazionale ci dice che, nel biennio 2021-2022, gli investimenti in edilizia residenziale hanno contribuito alla crescita del PIL nella misura di 2 punti percentuali, quindi per circa 38 miliardi di euro. Pertanto i 16,5 miliardi di euro, calcolati come impulso addizionale, rispetto a questi 38 miliardi di euro rappresentano circa la metà.
  L'ISTAT ci dice che il contributo degli investimenti residenziali alla crescita del PIL nel biennio è stato di 2 punti percentuali; utilizzando il dato controfattuale che abbiamo stimato, possiamo dire che la metà, quindi l'1 per cento, è il contributo effettivamente ascrivibile al superbonus legato al settore edilizio, cioè guardando solo il settore edilizio. Chiaramente, se confrontate questo numero con quello che abbiamo letto sui giornali, è molto differente. Tale numero, tuttavia, non è il moltiplicatore, perché il moltiplicatore è calcolato sull'intera economia: è semplicemente il contributo degli investimenti residenziali, quindi del comparto dell'edilizia residenziale, alla crescita del PIL, e quanta parte di questo contributo è dovuta al superbonus, ossia circa la metà.
  A questo punto possiamo avere un'idea sempre di primo acchito, un'idea preliminare, della capacità di attivazione che un impulso che viene da un settore dell'economia, quindi in questo caso dall'edilizia, possa avere per il resto dell'economia. Come farlo? Semplicemente con le tavole settoriali, con le tavole input-output. Dalle tavole elaborate anche in questo caso dall'ISTAT – le ultime risalgono al 2019 – emerge che un impulso agli investimenti in edilizia, come i ricordati 16,5 miliardi di euro, tende a generare valore aggiunto in una misura quasi di 1 a 1: 16,5 miliardi di euro, cioè, corrispondono a un valore aggiunto di circa 16 miliardi di euro. Le tavole ci dicono anche come si distribuiscono questi 16 miliardi di euro all'interno del sistema: ad esempio, che i due terzi vanno nei settori dell'edilizia e dei fornitori dell'edilizia, quindi Pag. 8nel canale diretto, e circa un terzo, viceversa, va in settori che non hanno diretti legami con l'edilizia, cioè nel canale indiretto. Quindi anche in questo caso è un numero, un moltiplicatore vicino all'unità, che è molto diverso da quello che abbiamo letto sui giornali.
  Sempre per darvi una chiave di lettura dei numeri che leggiamo: se noi utilizzassimo le tavole settoriali per vedere come si propaga un impulso non sul valore aggiunto ma sulla produzione, il numero, ossia il moltiplicatore, sarebbe 2,5. Ma la produzione comprende i consumi intermedi, cioè la produzione totale comprende sia il valore aggiunto sia i consumi totali. Se cerchiamo una misura che quantifichi l'impatto del superbonus o di una qualunque altra misura agevolativa sul PIL, non possiamo prendere la produzione ma dobbiamo prendere il valore aggiunto, perché il PIL non comprende i beni e i consumi intermedi, ma solo il prodotto dei beni e servizi finali dell'economia. Quindi questo è l'ordine di grandezza delle diffusioni.
  Mi avvio alle conclusioni. Le nostre analisi mostrano che sicuramente il superbonus ha avuto un impatto significativo innanzitutto sulla platea, sulla distribuzione dei beneficiari, quindi con un cambiamento importante rispetto alla platea dei beneficiari che usufruivano delle agevolazioni di riqualificazione energetica precedenti. La misura mostra margini di miglioramento nella selettività, sia dal punto di vista dei beneficiari sia dal punto di vista dell'obiettivo. Dal punto di vista dei beneficiari per quello che vi dicevo prima, ciò indubbiamente ha permesso una maggiore fruizione, ossia da parte di una fascia più ampia della popolazione. Tuttavia è anche una misura estremamente generosa (110 per cento), di fatto equivalente ad una spesa diretta: quindi la selettività in questo senso richiederebbe di ritagliare una spesa così generosa per una classe di beneficiari effettivamente vulnerabili. Si può valutare se concedere tale aiuto in modo indiretto attraverso l'agevolazione o, invece, se erogarlo in modo diretto attraverso una spesa pubblica diretta; considerata tuttavia anche l'entità delle risorse mobilitate dalla misura, l'indicazione è di farlo in maniera selettiva. E la selettività riguarda non solo la platea dei beneficiari ma anche l'efficacia rispetto all'obiettivo. Quindi, riguardo a quanto vi dicevo prima sul fatto che il 28 per cento delle risorse di fatto permette di ottenere l'efficientamento del 70 per cento degli interventi, anche sotto questo aspetto vi sono margini di migliore calibrazione della misura.
  Sull'impatto macroeconomico, indubbiamente la misura ha avuto un importante effetto di stimolo del settore. Riguardo all'impatto sull'economia, vi sono stime preliminari con tutti i caveat del caso che abbiamo utilizzato, c'è un'incertezza nelle stime legate proprio agli errori del modello, ci sono incertezze legate a fattori economici, le tavole del 2019 potrebbero non registrare i cambiamenti che si sono verificati nelle dinamiche intersettoriali dopo la pandemia, tanti motivi per cui andiamo cauti, però l'ordine di grandezza è quello che vi ho detto. Quindi i compiti che ci siamo dati per il futuro consistono nel fornire delle stime più approfondite, delle stime più complete, cioè tenendo conto di tutti questi possibili caveat che vi ho enumerato, in modo nella sostanza da combinare informazioni macro – quindi informazioni sull'entità delle risorse, come abbiamo fatto – e informazioni micro, che sono riguardano sia i singoli beneficiari, quindi le famiglie, sia le imprese che effettivamente hanno svolto i lavori.
  Al momento non abbiamo questi dati, soprattutto i dati sulle imprese, però ci stiamo attrezzando per unire queste informazioni e potervi dare una stima più completa, una stima più solida dell'impatto generale che ha avuto la misura per l'economia italiana.

  PRESIDENTE. Do ora la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  UBALDO PAGANO, intervento in videoconfernza. Ringrazio la presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, che penso ci abbia chiarito diversi aspetti: è stata molto utile, come immaginavamo. In primo luogo Pag. 9vorrei fare alcune puntualizzazioni e poi formulerò anche delle domande.
  Cercando di rendere le osservazioni della presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio più potabili per coloro che rappresentano i nostri riferimenti azionari, cioè i cittadini e gli elettori, mi pare di capire che mentre l'intero ammontare dei bonus edilizi, prima della misura del superbonus, aveva un fortissimo carattere regressivo e che i fruitori si concentravano per il 60 per cento al Nord, laddove c'è una maggiore capienza fiscale e soprattutto tra le fasce di popolazione con un reddito pro capite più alto, con il superbonus, per come è stato organizzato e immaginato e soprattutto grazie all'introduzione della cedibilità del credito e dello sconto in fattura, la misura è diventata molto meno regressiva, sebbene ovviamente non ancora perfetta dal punto di vista della perequazione.
  Immagino che ciò sia determinato – su questo vorrei avere un'opinione – anche dal fatto che la generosità della misura fosse giustificata anche dagli intenti iniziali, quindi non solo dall'intento di riqualificazione energetica dell'edilizia residenziale e pubblica, ma soprattutto dalla finalità di produrre uno shock economico in un'epoca in cui avevamo una perdita secca di prodotto interno lordo e tutti i modelli macroeconomici suggerivano delle misure che potessero accelerare quanto più possibile la ripresa verso quella famosa V di cui abbiamo parlato purtroppo in quei mesi infausti.
  Mi ha fatto molto piacere che la presidente abbia detto con chiarezza che non esiste nessuna sorpresa rispetto ai conti pubblici: era stato tutto quanto contabilizzato, quindi il debito è registrato per cassa. Ritengo che questo aspetto sia stato chiarito anche rispetto a tantissima propaganda che è stata fatta in questi giorni. E, da questo punto di vista, è evidente che è una scelta politica rallentare la progressione di una misura, che tuttavia, dal punto di vista della copertura, non prevede alcun profilo di rischio.
  Per quanto riguarda i risultati, lei ha affermato – se ho compreso male, magari su questo mi darà maggiori delucidazioni – che il canale diretto, secondo il modello macroeconomico che viene utilizzato sui conti pubblici italiani, sarebbe di circa 16 miliardi di euro sull'edilizia e 16 miliardi di euro su tutto il resto: quindi tra effetti diretti e indiretti ci sarebbero circa 32 miliardi di euro di risultato. A fronte di quanto la misura è costata sino a ora nel biennio 2021-2022, mi sembra di capire che circa la metà, poco meno della metà dell'investimento o, meglio, della spesa, in realtà, in termini diretti e indiretti sarebbe di fatto rientrata.
  Vorrei capire se ho compreso bene perché peraltro, se così fosse, saremmo giunti a conclusioni analoghe ad alcune analisi che sono state fatte da organismi che, in alcuni casi, qualcuno ha definito di parte. Ad esempio, il Consiglio nazionale dei commercialisti, che dal punto di vista della ratio non penso possa essere definito di parte, in una recente relazione ha immaginato che, per ogni euro investito per il superbonus, ci fosse un ritorno di 43,3 centesimi di euro, quindi da questo punto di vista saremmo abbastanza in linea con le conclusioni dell'UPB. Il Censis, invece, nel novembre scorso, ha stimato che il gettito fiscale generato dal superbonus ripaga la spesa per circa il 70 per cento.
  È chiaro che, da questo punto di vista, vorrei comprendere per quale ragione ci sia tale sperequazione tra le analisi che vengono effettuate da soggetti, istituti ed enti che comunque sono soggetti pubblici o parapubblici: è evidente, da questo punto di vista, che trattasi dell'utilizzo di modelli differenti.
  Proprio per sottolineare che il superbonus, rispetto agli altri bonus edilizi di fatto, con l'introduzione della cedibilità del credito e dello sconto in fattura, ha democratizzato la misura, perché ha consentito anche ai soggetti che non hanno capienza fiscale di poterla utilizzare nella prospettiva che peraltro ci viene dalla modifica della direttiva europea sull'efficientamento energetico, mi permetto di chiederle se la possibilità di immaginare la rimodulazione di una misura specifica sul modello superbonus, che però ovviamente non sia così generosa ma che abbia una percentuale di Pag. 10detraibilità con annessa cedibilità o sconto in fattura rispetto alla classe energetica, possa essere uno strumento utile a raggiungere gli obiettivi sfidanti che ci daremo secondo questa nuova direttiva. Soprattutto le domando se un'utilità di questo tipo, da un punto di vista anche del vantaggio sugli effetti macroeconomici, sarebbe maggiore atteso che, come abbiamo appreso dall'ENEA ma in parte anche dalle sue parole iniziali, gli immobili che hanno una classe energetica fino alla categoria C di fatto, qualora siano oggetto di lavori di ristrutturazione edilizia per l'efficientamento energetico, producono un'utilità in termini di risparmio energetico e anche un risparmio dei costi di efficientamento energetico molto superiore, pari a tre volte superiore, rispetto agli immobili della classe C e delle classi superiori.

  GIANMAURO DELL'OLIO. Grazie, presidente Cavallari, per la visione da lei illustrata della situazione del superbonus secondo il vostro punto di osservazione.
  Condivido parte delle domande fatte anche dall'onorevole Pagano, quindi la prima osservazione che vorrei ribadire è che non c'è un buco ed è un punto fondamentale, perché è stato creato un allarme ingiustificato.
  La seconda domanda a valle, che potrebbe non sembrare legata agli effetti macroeconomici di finanza pubblica - ma a mio avviso lo è - è la seguente: il direttore dell'Agenzia delle entrate, Ruffini, ha detto che sussiste ancora una capacità di assorbimento di circa 10 miliardi di euro, mentre ricordavo che l'Associazione Bancaria Italiana ha fatto una stima di circa 37 miliardi di euro. Stiamo parlando di una stima della capacità di assorbimento, però probabilmente all'interno di tali stime non è compresa la Cassa Depositi e Prestiti (CDP).
  Dunque la mia domanda, il mio pensiero, è il seguente: dal momento che abbiamo un problema di stock di crediti fiscali in pancia a tutta una serie di aziende, anzi ancora nel limbo perché non si capisce se si possono utilizzare o meno, ciò potrebbe avere un impatto futuro dal punto di vista della finanza pubblica, perché potrebbero saltare tutta una serie di aziende. Ampliare la capacità di assorbimento includendo altri soggetti, quindi generando capacità di assorbimento, potrebbe allentare la tensione sul sistema? Infatti in questo momento, così com'è e con le modifiche che sono in corso, non si vede una soluzione a questo punto: il decreto-legge, che è stato appena emanato e che si interseca con questa analisi, di fatto impatta sulla cedibilità dei crediti, mentre non impatta sui requisiti per accedere alla misura del superbonus ma di fatto, bloccando il meccanismo di cessione del credito, blocca la misura. Quindi, se non si risolve il problema dell'assorbimento dello stock esistente, che quel decreto-legge non risolve, avremo degli impatti.
  Dunque la domanda è la seguente: ampliando la capacità di assorbimento, sicuramente CDP non è inclusa nell'ambito delle analisi fatte da Ruffini perché non è considerata banca, si potrebbe andare a ridurre l'effetto di saturazione?
  Non ho compreso bene – sicuramente è un mio limite – la questione della parte di investimenti che si sarebbe comunque realizzata anche in assenza di agevolazioni, ossia l'effetto «peso morto», perché non so a questo punto se l'effetto rilevato dalle tavole del 2019 dell'ISTAT, come lei ha detto, non c'è per quello. Sinceramente, infatti, non comprendo come ciò sia possibile in una fase in cui l'Italia doveva ripartire e si poteva ipotizzare che tutta la parte di popolazione che ha potuto avere accesso a un sistema di rivisitazione dell'efficientamento energetico, potesse decidere di spendere i soldi in qualcosa che sicuramente, secondo la piramide di Maslow, non fa parte delle esigenze primarie, cioè rimettere a posto la casa, perché anzitutto si deve pensare a mangiare, a vivere e a dare sicurezza alla famiglia. Quindi l'ipotesi che poteva davvero realizzarsi in una situazione del genere in una situazione post-pandemica, non riesco proprio a vederla, tuttavia potrebbe essere un mio limite e quindi vorrei capirlo meglio. Infatti, tra l'altro, anche voi avete detto che c'è una differenziazione nell'utilizzo della platea rispetto ai precedenti bonus, perché c'è una Pag. 11distribuzione anche a vantaggio delle fasce meno abbienti della popolazione che sono quelle che, come posso immaginare, vivono in edifici che, dal punto di vista dell'efficienza energetica, sono peggiori rispetto agli edifici in cui possono vivere le classi più agiate. Quindi, di fatto, siamo intervenuti sulla fascia più bassa che ne aveva necessità.
  A questo punto l'ultima domanda è come rivedere la misura, dal momento che avete detto che il 28 per cento delle risorse ha prodotto il 70 per cento dell'efficienza energetica a parità di spesa. Andando a rivedere il sistema in quel senso, vorrei capire quale può essere l'effetto finale; perché, al di là dei moltiplicatori, in realtà, se interveniamo in modo più efficace sulla questione dell'efficientamento energetico, ciò avrà un impatto anche in futuro. Eliminando tutte le spese trainate o qualche altra che poteva non avere valore ai fini dell'efficientamento energetico, tutte quelle spese, a questo punto potremmo avere un maggiore effetto, non so se moltiplicatore ma sicuramente di risparmio per quanto riguarda lo Stato: è vero infatti che è spesa della famiglia, ma comunque sono impatti sullo Stato perché, alla fine, se la famiglia spende per l'energia non può spendere per altro.
  Queste sono le domande che mi sono venute in mente adesso, poi dopo, se ci sarà ancora tempo e mi verrà in mente qualche altra cosa, richiederò.

  MARIA CECILIA GUERRA. Le domande di peso sono già state fatte da chi mi ha preceduto. Vorrei capire quindi qualche aspetto di contorno. Una domanda riguarda la valutazione che è stata fatta. Considerato che voi avete focalizzato l'analisi degli effetti macroeconomici sul superbonus, la contestualità con altri incentivi come il bonus facciate ed altri non pesa su tali effetti, cioè siete riusciti a separare gli effetti di queste misure, perché è abbastanza complicato, vero? Quindi vorrei capire se la misura del bonus facciate ha altre complessità, altre problematicità e, quindi, vorrei capire se gli effetti che ci state descrivendo sono puri o depurati dagli altri effetti oppure no.
  Il secondo aspetto riguarda gli effetti sull'inflazione: ho dato uno sguardo alla questione, anche se è un tema che lei non ha trattato, e vorrei una conferma perché mi ha stupito. Se ho capito bene, voi avete rilevato effetti sull'inflazione con riferimento soltanto ad alcuni elementi che sono visibili, ossia i condizionatori e le caldaie, su cui effettivamente è evidente che c'è stato un aumento dei prezzi piuttosto significativo. Mentre, invece, se ho capito bene – chiedo una conferma – sempre sapendo se è riferito soltanto al superbonus o rispetto al bonus facciate, anche se mi stupirebbe devo dire, le chiedo se può dirci qualcosa di più sul tema perché l'evidenza, anche aneddotica, è di un forte aumento dei prezzi in quel caso.
  Infine un'ultima domanda, che forse è impropria rispetto all'oggetto, anche se forse ne ha ricevute altre di improprie rispetto all'oggetto specifico della nostra audizione, riguarda il futuro di tali misure. Se capisco bene – è sicuramente un elemento molto interessante della vostra audizione – il superbonus ha avuto effetti distributivi diversi rispetto alle misure che lo hanno preceduto e affiancato. Gli elementi rilevanti mi sembra possano essere due: il primo è l'elemento della cedibilità del credito, l'altro il fatto che si trattasse di una misura al 110 per cento, perché il primo permette di superare il tema dell'incapienza e il secondo permette di superare anche quello della liquidità, cioè dell'esistenza di risorse. Credo che sia difficile scorporare i due effetti, tuttavia in termini di ripensamento della misura, perché chiaramente bisognerà sicuramente prevedere un sostegno più finalizzato, dal momento che abbiamo un problema drammatico di efficientamento energetico e antisismico del nostro patrimonio edilizio, forse effettivamente, per tener conto di questi due elementi, considerare un passaggio a misure di trasferimento piuttosto che prorogare misure che passano dal sistema fiscale, potrebbe essere un elemento importante. L'obiezione che veniva fatta in passato a questo tipo di sistema era che chiaramente questo sistema, cioè il credito d'imposta, è immediato. Però è anche vero che, nell'esperienzaPag. 12 del superbonus, già ex ante ma soprattutto ex post con tutte le truffe che ci sono state, ci siamo resi conto che di fatto si ha bisogno di un insieme di controlli ex ante, quindi le due misure, credito e trasferimento, dal punto di vista burocratico sono abbastanza affini. L'obiezione, cioè, che veniva fatta al trasferimento era che richiedeva un complesso procedimento autorizzativo ex ante. A me sembra che ormai il tema sia abbastanza superato dall'evoluzione che c'è stata nei controlli che devono comunque essere effettuati poiché si è visto che il credito d'imposta non controllato si espone a truffe relative alla fruizione dei benefici per investimenti che, in realtà, non sono stati fatti.
  Un'ultimissima domanda sulla parte macroeconomica, non ho capito del tutto la questione del moltiplicatore. C'è un moltiplicatore vicino a uno: è un moltiplicatore che è considerato tenendo conto di tutti gli effetti a cascata su tutti i comportamenti, consumi, esportazioni, tutto quanto oppure questo moltiplicatore pari a uno è legato specificamente all'effetto di... Insomma se me lo può spiegare meglio perché proprio non ho capito bene.

  LILIA CAVALLARI, presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio. Iniziamo dalla domanda dell'onorevole Pagano. Le confermo che la ricostruzione, la sintesi della misura del superbonus, come da lei illustrata, è corretta: la misura è stata meno regressiva rispetto all'ecobonus e a misure introdotte in precedenza con un obiettivo simile ed è corretto affermare che la misura è stata concepita per dare un impulso straordinario in un momento di particolare difficoltà. C'è anche da dire che la misura ha prodotto effetti soprattutto nel 2022, mentre nel 2020 la risposta è stata molto bassa, direi plausibilmente a causa di problemi di natura amministrativa, per difficoltà legate alle procedure. In seguito le procedure sono state semplificate e quindi l'accesso alla misura è stato reso più semplice e la fruizione più ampia è avvenuta nel 2022, in un momento in effetti in cui l'economia italiana si era già consolidata rispetto al crollo durante la pandemia. È giusta anche l'osservazione che non c'è una sorpresa sui conti pubblici nel senso seguente: l'ammontare delle agevolazioni fiscali contenuto nella NADEF, quindi nell'ultimo conto pubblico disponibile, è 110 miliardi di euro ed è un valore molto simile a quello che osserviamo finora. Oggi, a distanza di qualche mese, saremo intorno ai 120 miliardi di euro, quindi siamo sicuramente vicini a quella stima. Questo non vuol dire che eventuali nuove spese o eventuali nuove cessioni non possano creare un peso notevole sulle finanze pubbliche: mantenere la misura così com'è per il futuro, per esempio se ci fossero crediti cedibili nel 2023 dopo febbraio, comporterebbe un aumento di spesa tutto sul 2023 e quell'aumento di spesa dovrebbe essere coperto mediante indebitamento. Quindi non c'è una sorpresa per il passato e la riclassificazione non altera il contenuto dei conti pubblici: semplicemente distribuisce questa spesa in maniera differente negli anni, però quella spesa già c'è, ma per il futuro chiaramente nuove spese o nuovi crediti cedibili avrebbero un impatto preciso.
  Passando alla questione posta un po' da tutti e tre gli interventi, ossia sui 16 miliardi di euro di «peso morto» o meglio sulla capacità di trasmissione di questi 16 miliardi di euro nell'economia, sottolineo che non sono 16 miliardi più 16 miliardi, quindi non è un'aggiunta, cioè 16 miliardi di euro di spesa più 16 miliardi di valore aggiunto. Significa, invece, che l'impulso addizionale, che abbiamo stimato essere nell'ordine di 16 miliardi, attiva valore aggiunto nell'economia in una misura più o meno di 1 a 1: il valore aggiunto è distribuito tra i diversi settori.
  Quindi lei, onorevole Pagano, mi ha chiesto se è corretto affermare che rientra la metà della spesa destinata a finanziare la misura. Nei suoi conti, 32 miliardi è più o meno la metà della spesa effettuata che rientrerebbe nei conti pubblici. No, non ho detto assolutamente questo. Sedici miliardi sono l'incremento di valore aggiunto attivato dalla misura. Per avere un effetto sulle entrate, sostanzialmente perché la misura possa ripagarsi occorrerebbe un moltiplicatore almeno di due. Infatti la pressione fiscale in Italia è oggi il 43,5 per cento, Pag. 13quindi significa che una misura che costa 100, per ripagarsi deve generare almeno cento in più, di modo che il 43, cioè circa la metà, ritorni sotto forma di gettito fiscale. I numeri che vi ho detto sono abbastanza lontani da questo, nel senso che, guardando soltanto al lato dell'offerta, per rispondere alla domanda dell'onorevole Guerra, cioè guardando alla creazione di valore aggiunto data dalle interrelazioni tra i diversi settori dell'economia, il moltiplicatore è intorno ad uno: ciò significa che la misura non si ripaga interamente, perché quindi ci vorrebbe un moltiplicatore molto più alto.
  Come leggere le stime o le analisi fatte da altre istituzioni o fatte da altri soggetti? La chiave di lettura è considerare sempre l'entità del «peso morto». Quindi il punto è che, per avere una stima completa dell'impatto sull'economia, di quanto ritorna alle casse dello Stato sotto forma di gettito fiscale, occorre non prendere l'entità della misura, quindi la spesa nel suo complesso, ma prendere la parte di spesa, cioè la parte di impulso che quella misura dà al sistema in aggiunta a quanto sarebbe comunque avvenuto.
  Riguardo alla domanda, non ricordo se dell'onorevole Pagano o dell'onorevole Dell'Olio – forse la domanda era dell'onorevole Pagano però si ricollega all'altra dell'onorevole Dell'Olio – cioè come è possibile stimare il controfattuale, cioè il «peso morto»? Rispondo nel modo seguente che forse chiarisce più di una domanda. Come è possibile immaginare un «peso morto» nella situazione in cui si è verificato un crollo dell'economia nel 2020 e della misura hanno beneficiato in larga parte persone non abbienti? Quindi, com'è possibile che quelle persone non abbienti, che sicuramente non hanno la riqualificazione energetica in cima alla lista delle loro priorità, possano comunque effettuare degli investimenti anche in assenza di agevolazioni? L'analisi controfattuale, quindi il «peso morto», non indica quali soggetti realizzano quegli investimenti, ma, posto che si è verificato un crollo nel 2020, dopo tale crollo il modello prevede che ci sia una risposta degli investimenti, sia nel residenziale sia nel non residenziale, e quindi una sorta di recupero, con o senza agevolazioni. Allora, l'analisi controfattuale calcola quale sarebbe stato il recupero degli investimenti residenziali in assenza di agevolazioni, cioè calcola che circa 29 miliardi di euro di investimenti ci sarebbero comunque stati. Perché ci sarebbero stati? Perché tali investimenti sono stati realizzati nel settore dell'edilizia non residenziale. Anche il settore dell'edilizia non residenziale, che non è agevolato, nel 2021 e nel 2022 è cresciuto, ed è cresciuto peraltro nel 2021 un po' meno dell'edilizia residenziale, ma nel 2022 è cresciuto in maniera piuttosto simile e il superbonus è stato fortemente fruito proprio nel 2022.
  Quindi non è così sorprendente avere un controfattuale con un aumento degli investimenti, nel senso che il settore che non aveva agevolazioni, cioè il settore dell'edilizia non residenziale, è aumentato nel 2021 con un forte rimbalzo – mi sembra – nell'ordine del 19 per cento; mentre il rimbalzo dell'edilizia residenziale è nel 2021 nell'ordine del 37 per cento, quindi ancora molto più forte. Nel 2022 entrambi i settori, sia il residenziale sia il non residenziale, hanno un'ulteriore crescita più o meno comparabile, adesso non ricordo più il numero tuttavia si tratta di una grandezza simile. Quindi è possibile che si verifichi un controfattuale con un aumento degli investimenti: è quanto si è verificato anche in settori non agevolati e anche nello stesso settore edilizio nell'ambito degli investimenti non agevolati.
  Torno alla domanda dell'onorevole Pagano riguardante un'eventuale rimodulazione dell'incentivo alla luce della direttiva europea: quanto dirò risponde in qualche modo a un punto sollevato da più di una domanda. L'indicazione che si evince da queste nostre analisi è che, se si vuole perseguire il fine dell'efficientamento energetico del patrimonio immobiliare, occorre pensare e calibrare misure in modo che siano quanto più possibile selettive per diverse ragioni. Una prima ragione è l'entità delle risorse, nel senso che una misura universale, che non discrimina tra beneficiari, che non discrimina, ad esempio, tra Pag. 14classi energetiche di partenza, che non discrimina tra tipologie di intervento, è una misura talmente costosa, tenuto conto del patrimonio immobiliare italiano, che non penso sia realizzabile. Quindi la selettività è importante ed è necessario chiedersi come indirizzare questa selettività. Direi che deve essere indirizzata su due fronti: sul fronte beneficiari, perché la misura è più generosa per le classi o comunque per i contribuenti relativamente meno abbienti, per i contribuenti più vulnerabili, perché sono quelli che hanno un problema di liquidità, che hanno un problema di incapienza e perché hanno il «peso morto» minore, nel senso che una persona non abbiente probabilmente non farebbe quel tipo di investimento. Viceversa la misura può essere sicuramente meno generosa per chi ha un «peso morto» maggiore, cioè per chi è relativamente più abbiente e che, quindi, probabilmente realizzerebbe la misura di efficientamento energetico, anzi a fronte dell'aumento dei costi dell'energia la realizzerebbe in ogni caso. Quindi è necessario introdurre un principio di selettività dal punto di vista dei beneficiari per diverse ragioni: non soltanto in base al principio di equità ma anche per quello di efficienza, quindi considerando l'entità del «peso morto».
  È opportuno, inoltre, introdurre un criterio di selettività in funzione dell'obiettivo, quindi l'agevolazione dovrebbe essere riconosciuta non per tutti gli immobili, non per tutte le classi energetiche, non per tutti i tipi di intervento, ma anche in questo caso per gli interventi che permettano l'efficientamento maggiore. In questo ambito chiaramente è necessaria l'opera degli ingegneri che ci spiegano come delineare una misura in grado di migliorare l'efficientamento energetico: tuttavia rileviamo che rispetto a quanto è stato fatto finora ci sono margini di miglioramento.
  Il quesito dell'onorevole Dell'Olio concerne la capacità di assorbimento dei crediti nel sistema. È chiaro che, se si amplia la platea, si affievolisce o comunque si allenta la tensione per quanto riguarda i crediti attuali: anche questa è una valutazione di ordine politico, ossia come definire il perimetro ai cessionari e quindi della cedibilità.
  Credo di avere già risposto sul «peso morto» e anche sull'efficienza energetica.
  Passando al quesito dell'onorevole Guerra sugli elementi di contorno, in particolare sul bonus facciate, nel nostro controfattuale abbiamo sottratto dal reddito disponibile le agevolazioni del superbonus, ma non del bonus facciate e quindi abbiamo un controfattuale al netto del solo superbonus. Poi chiaramente quel controfattuale è un residuo, quindi lo abbiamo corretto in qualche misura, però questa correzione non è assolutamente perfetta, quindi anche per questo ci riproponiamo di tornarci in seguito.
  Riguardo agli effetti sull'inflazione, anche sotto questo aspetto, a fronte del «peso morto», ossia degli investimenti che sarebbero stati comunque realizzati e del conseguente spiazzamento, è stato registrato un forte incremento della domanda per alcuni tipi di lavori edilizi di riqualificazione energetica, cioè in massima parte concentrati nell'anno 2022, e quindi è possibile aspettarsi tensioni sui prezzi. Se guardiamo agli indici aggregati settoriali, cioè ai prezzi dei materiali edilizi, hanno un andamento in linea con quello dei principali Paesi europei e in linea con quanto sappiamo essere accaduto dal lato dei prezzi dell'energia.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
GIANMAURO DELL'OLIO

  LILIA CAVALLARI, presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio. Quindi c'è un incremento dei prezzi dei materiali edilizi ma sostanzialmente non così diverso da quello che si registra altrove né così diverso da quello che si desume dall'andamento dei prezzi dell'energia.
  Se guardiamo più nel dettaglio all'indice settoriale, all'indice dei prezzi dei materiali edilizi, e guardiamo a singoli materiali - ad esempio lo abbiamo fatto per le caldaie e per i condizionatori - è riscontrabile un effetto, invece, di aumento dei prezzi superiore rispetto alla media europea e superiorePag. 15 rispetto all'aumento dei costi dell'energia. Quindi i segnali sono in qualche misura spuri, nel senso che, se guardiamo all'aggregato, non ci sembra che ci sia stata una forte pressione sui prezzi; se, viceversa, guardiamo a singoli prezzi di singoli materiali, e quindi ci riproponiamo di farlo magari non solo per singoli materiali ma anche per alcuni tipi di servizi nell'edilizia, qualche segnale di pressione è presente.
  Un altro elemento che forse può aiutare a capire la pressione inflazionistica nel settore edilizio è connesso anche con le dinamiche dell'occupazione, nel senso che la crescita del settore edilizio è stata accompagnata ad una crescita molto sostenuta dell'occupazione, cioè delle ore lavorate nell'edilizia. Tale crescita è stata più sostenuta rispetto agli altri settori dell'economia, pure in ripresa dopo la pandemia, e chiaramente è una buona notizia. La notizia meno buona è che la crescita dell'occupazione è stata accompagnata anche da segnali di difficoltà di incontro tra domanda e offerta, cioè di mismatch tra i posti vacanti e le posizioni lavorative occupate. Questo è un segnale di difficoltà di incontro tra domanda e offerta sul mercato del lavoro dell'edilizia molto più forte rispetto a quello che si riscontra negli altri settori dell'economia e potrebbe a sua volta generare tensioni, essere un segnale di tensioni che in seguito possono sfociare sui prezzi.
  Per quanto riguarda il futuro di queste misure, è sicuramente giusta la puntualizzazione che la misura, per come era stata congegnata, tendeva a risolvere il problema di liquidità con la generosità nell'erogazione del superbonus e il problema di incapienza con la cedibilità del credito. Non abbiamo calcolato quanta parte della fruizione è dovuta all'uno e quanta parte della fruizione è dovuta all'altro aspetto, ma si può fare: non è facilissimo ma è un'analisi che si può fare. Chiaramente questi due aspetti possono essere tenuti insieme non solo da un'agevolazione ma anche da una spesa diretta, da un trasferimento. Giustamente quali sono i pro e i contro delle diverse misure? Proprio la facilità con cui si fruisce dell'agevolazione e viceversa, quindi, la facilità ex ante ma anche ex post, cioè in fase di controllo per evitare frodi, per evitare cattivo funzionamento, la misura richiede una serie di meccanismi di controllo che non sono così semplici da realizzare. Quindi il divario di semplicità amministrativa tra l'una e l'altra modalità di aiuto può effettivamente essere attenuato per questo tipo di misura. Penso di aver risposto ai quesiti posti.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre domande da parte di chi è collegato, farei qualche domanda supplementare, dal momento che credo che siamo assolutamente nei tempi previsti. Non so se l'onorevole Pagano o l'onorevole Roggiani vogliano intervenire, altrimenti inizierei a porre due o tre domande.
  Dunque, riguardo al fatto che la misura non si ripaga completamente – devo dirlo per precisare – non è che qualsiasi misura fatta dal Governo deve essere completamente ripagata. Quindi di fatto è stata una decisione politica, perché, anche se stanzio risorse per la sanità, non è detto che siano ripagate o, se stanzio risorse per le squadre di calcio, sicuramente non sono ripagate. Individuare la destinazione delle risorse è una decisione politica, quindi lo dico più che altro per ricordarlo a me stesso, e infatti le spese approvate non sono ripagate. Tale considerazione tuttavia è collegata all'altra domanda, forse è stata data una spiegazione ma avrei necessità di capirla meglio. Tra il Censis, che diceva che il 70 per cento di quella spesa era già rientrato e i dottori commercialisti che dicevano intorno al 44-45-48 per cento, perché erano già rientrati con la tassazione, vorrei capire chi dei due ha ragione o torto, o se hanno torto tutti e due, e qual è la percentuale corretta.
  L'altra domanda è la seguente: quando lei ha affermato che il 28 per cento delle risorse impatta sul 70 per cento dell'efficientamento energetico, intendeva riferirsi soltanto alla quota relativa all'efficientamento energetico ma non sono stati considerati anche, ad esempio, gli interventi e la spesa per la parte di consolidamento, quindi la parte del sismabonus, cioè tutte le spese che comunque sono rientrate all'interno Pag. 16della misura superbonus e che sono praticamente trainate – forse il termine trainato non è corretto – ossia non generano efficientamento energetico ma comunque producono effetti economici. Ad esempio, la spesa per l'ascensore o la spesa per la parte dei disabili, oppure dei montascale, ovviamente non apportano agli edifici né efficientamento energetico né maggiore stabilità o staticità e quindi possono essere considerate spese aggiuntive – di certo non voluttuarie ma aggiuntive – e ci sono tutta una serie di altre spese. Quindi, vorrei capire se quel 28 per cento delle risorse include o meno tali spese e se, in caso negativo, quel calcolo poteva essere fatto.
  L'altro quesito su cui vorrei tornare è ancora la questione del «peso morto». Non sono uno statistico, però continuo a pensare una cosa: se il paragone deve essere fatto nell'ottica dell'osservazione secondo la quale il non residenziale è aumentato non soltanto nel 2021 ma anche nel 2022 e il non residenziale non aveva agevolazioni, è necessario evidenziare che il non residenziale risponde a meccanismi diversi rispetto al residenziale. Ogni spesa sul residenziale, cioè, è una spesa che non ha un impatto di ritorno immediato per chi effettua la spesa, cioè in pratica per il proprietario di casa, men che meno per il proprietario che la affitta. Le spese effettuate su immobili non residenziali, che immagino comprendano uffici, capannoni, strutture industriali, sono spese che, invece, rientrano in bilancio, quindi per forza di cose hanno un loro andamento nel tempo. Allora andare a paragonare i due ambiti, affermando che, poiché il non residenziale cresce, anche il residenziale debba avere un andamento analogo a valle di quanto era successo, continuo ad avvertirlo come una conclusione un po' forte. Non è del tutto vero, inoltre, che il non residenziale non abbia avuto agevolazioni perché nei vari decreti per il rilancio dell'economia, sono state concessi aiuti rilevanti anche al mondo dell'imprenditoria, quindi al sistema delle S.r.l. e delle S.p.A., che comunque avevano necessità di andare avanti. Quindi di fatto riesco a capire che il settore non residenziale possa andare avanti, ma non riesco a capire su che base si possa dire che il residenziale poteva crescere.
  L'ultima osservazione, ma è ancora una volta un mio pensiero, riguarda le truffe. L'onorevole Guerra l'aveva detto ma io dissentivo un po' da lei sulla questione delle truffe, perché ricordo che il generale Zafarana ha detto che le truffe sul superbonus sono state pari sostanzialmente allo 0,4 per cento della spesa e personalmente metterei dieci firme per avere lo 0,4 per cento di truffe su una spesa. Quindi il sistema del credito d'imposta, almeno sul superbonus, funzionava. È chiaro che adesso si afferma che fare nello stesso anno credito di imposta o trasferimento è lo stesso, però il sistema del superbonus non aveva alcun problema di controllo perché il controllo era stato fatto tutto a monte con l'asseverazione e il visto di conformità e, quindi, non ci sono le truffe; mentre un sistema di trasferimento potrebbe creare un problema di rallentamento della spesa. In questo momento, cioè, oggi e domani eventualmente il sistema bancario che agisce con quelle piattaforme di fatto funziona da sistema di controllo e fa quanto, in un atto di trasferimento, dovrebbe fare lo Stato e quindi, facendo quel controllo, non abbiamo a valle il problema. Il sistema del trasferimento potrebbe generare dei ritardi, perché lo Stato può generare dei ritardi nell'accogliere la richiesta. Queste sono le mie domande ulteriori.

  UBALDO PAGANO, intervento in videoconfernza. Giuro di non disturbarla troppo, solo alcune integrazioni. Ritorno sulla mia proposta di estendere la misura affinché divenga permanente anche allo scopo di rispondere alla modifica della direttiva europea nonché della possibilità di introdurre un criterio basato non solo sulla classe energetica, il cui dettaglio tecnico dovrebbe essere definito da chi si occupa di questioni tecniche, ma anche che faccia riferimento alla capacità economica e, quindi, alla capacità fiscale. Mi pare di capire che venga introdotto il requisito già previsto per gli edifici unifamiliari di un reddito ISEE fino a 30.000 euro anche per il periodo di vigenza ulteriore del superbonus. Ma non pensa che l'introduzione di un Pag. 17criterio di questo tipo soprattutto per i condomìni, che, invece, dovrebbero essere le unità immobiliari che più dovremmo spingere all'efficientamento perché producono un'utilità che è pari a tre volte in termini di risparmio energetico rispetto a quella degli edifici unifamiliari, possa di fatto essere ostativo e quindi blocchi ogni possibilità di utilizzo della misura?
  Per quanto riguarda l'effetto «peso morto», di cui lei parlava, facendo anche un parallelo con la crescita del valore dell'edilizia non residenziale, le chiedo se potrebbe avere avuto qualche effetto il fatto che la programmazione dei fondi strutturali cessa la sua vigenza a dicembre 2023 e molte delle spese che andavano effettuate entro il 2020-2021, in realtà, anche a causa della pandemia, si sono trascinate nel 2022 e, quindi, quegli effetti sono stati contabilizzati. È necessario considerare, infatti, un effetto drogato di circa 30 miliardi di euro dal momento che, come le dicevo, stiamo giungendo alla chiusura di un ciclo di programmazione dei fondi strutturali e quindi i soggetti fruitori, soprattutto i privati che esercitano attività produttive, si stanno dando da fare per concludere gli interventi.
  Infine faccio cenno ad un'altra notazione di carattere prospettico. Considerato anche il cambio di imputabilità dei crediti fiscali in base a quanto dispone la nuova direttiva di Eurostat, non si potrebbe percorrere la strada, almeno per quanto riguarda gli incapienti fiscali, di un contributo diretto a fronte invece di un credito d'imposta? Forse, come giustamente ricordava la collega Guerra, avrebbe comunque il privilegio di essere controllato alla fonte e, quindi, non necessiterebbe né di procedure burocratizzate di controllo ex ante né di verifiche da parte delle autorità inquirenti ex post.

  LILIA CAVALLARI, presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio. Capisco la notazione sul fatto che non tutte le misure si ripagano in toto, anzi direi che forse sono poche le misure che si ripagano in toto. Quanto si ripaga la misura del superbonus? Lei dice se il 70 per cento o il 44 per cento e come è possibile orientarci in questi numeri.
  Non vi abbiamo indicato un numero perché ci stiamo attrezzando per un'analisi che tenga conto di tutto. Tuttavia proprio per dare un'indicazione a spanne, quindi sulla base di un calcolo fatto adesso all'impronta: se 65 miliardi di euro di investimenti, a cui corrispondono 72 miliardi di euro di spesa, producono valore aggiunto per circa 65 miliardi di euro, e su questo valore aggiunto la pressione fiscale è il 43,5 per cento, si può pensare che rientri il 43,5 per cento di 65 miliardi. Non so fare il conto esatto a mente, però penso che siamo tra i 25 e i 28 miliardi di euro: non so dire la percentuale precisa però a spanne direi un numero di quel tipo. Sottolineo di nuovo con tutta la forza possibile che è proprio un calcolo fatto all'impronta.

  PRESIDENTE. Il totale sarebbe il 43,5 per cento.

  LILIA CAVALLARI, presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio. Il 43,5 per cento è la pressione fiscale.

  PRESIDENTE. No, intendevo dire 28 miliardi di euro circa.

  LILIA CAVALLARI, presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio. Questo per orientarsi nella giungla dei numeri sul rientro della spesa.
  La nostra analisi su quel 70 per cento di efficientamento con il 28 per cento delle risorse, tiene solo conto dell'efficientamento? Sì, quello è solo il passaggio di classe energetica, quindi è chiaro che le risorse probabilmente e plausibilmente sono state anche impiegate per altri tipi di efficientamento non energetico.
  Riusciamo a distinguere? È molto difficile. Il dato ENEA ci dà la classe energetica di partenza e di arrivo e quindi ci permette di fare qualche esercizio su questo, sugli altri aspetti dell'efficientamento è un po' più difficile perché non ci sono dati così di dettaglio.
  Riguardo al «peso morto» il mio riferimento agli investimenti non residenziali era solamente un esempio, cioè non Pag. 18è stato computato direttamente nel calcolo del «peso morto». È solamente un esempio di una spesa che non è direttamente agevolata, nel senso che non ci sono agevolazioni dirette agli investimenti non residenziali; ci sono agevolazioni specifiche, come quelle che hanno avuto praticamente tutte le imprese, ad esempio, con i ristori per l'energia, con i ristori COVID prima, quindi ci sono agevolazioni ma non specifiche per l'investimento in magazzini o in edilizia non residenziale. Ma quello degli investimenti non residenziali era solamente un esempio, quindi con questo rispondo anche all'altra domanda: forse non ero stata chiara nella spiegazione.
  Abbiamo stimato il «peso morto» guardando al blocco del modello che tiene conto soltanto degli investimenti residenziali. Sostanzialmente, interrogando il nostro modello sull'entità della variazione degli investimenti nel 2021 e nel 2022 nell'ipotesi in cui fossero soppresse le agevolazioni fiscali, il modello risponde che, senza agevolazioni, gli investimenti sarebbero aumentati di una certa misura. Il modello tiene conto del fatto che c'è stato il COVID-19, perché gli è noto che nel 2020 c'è stato un brusco crollo degli investimenti e, infatti, prevede una ripresa in assenza di agevolazioni. Confrontando questo dato, con la ripresa in presenza di agevolazioni, cioè con il dato attuale e non controfattuale, abbiamo una misura dell'impulso che viene dal superbonus. Quindi la misura è costruita solo sugli investimenti residenziali, dopodiché lei ha perfettamente ragione nel dire che gli investimenti non residenziali rispondono ad altre determinanti, hanno un'altra dinamica e altre spiegazioni. Il riferimento agli investimenti non residenziali era solamente un esempio in più per capire come è possibile che, dopo un tonfo, ci sia una ripresa: è quanto è accaduto anche nell'altro comparto.
  Riguardo alle truffe messe in atto attraverso il superbonus, ho sentito anch'io l'audizione del generale Zafarana, che riferiva i dati sulle truffe, che riguardano più il bonus facciate che non il superbonus: questo mi sembra assodato. Probabilmente un elemento importante nello spiegare tale dato sono i controlli, nel senso che per accedere al superbonus sono necessarie una serie di asseverazioni e procedure che originariamente non erano previste per il bonus facciate, quindi ciò probabilmente ha spiegato la diversa propensione alla frode mediante le due agevolazioni: è assolutamente corretto affermarlo. Ed è anche corretto dire che dal punto di vista della difficoltà procedurale – un po' quanto sostenuto dall'onorevole Guerra – superbonus e trasferimento diretto alla fine sono abbastanza simili nel senso che anche il superbonus ex ante ha una serie di procedure che possono rendere la misura meno agile, tant'è che all'inizio, quando le procedure erano particolarmente onerose, il superbonus nel 2020 ha avuto poca fruizione, in seguito le procedure sono state un po' semplificate e quindi ciò ha permesso una maggiore fruizione della misura.
  L'onorevole Pagano mi ha chiesto in quale modo è possibile disegnare una selettività in base ai beneficiari. È molto facile farlo per le unifamiliari, ad esempio, meno sui condomìni. Forse in quest'ultimo caso è meno facile, però ci si può pensare nel senso che la fantasia del legislatore è infinita, quindi credo che possano essere immaginate forme di selettività. Anche quando il soggetto attuatore, richiedente l'agevolazione, è il condominio, si possono utilizzare vari indicatori, quindi o il reddito dei condòmini o il reddito catastale: ci sono molti modi per rendere la misura selettiva anche per i condomìni.
  Passando all'altra domanda riguardante il fatto se abbiamo considerato nei vari effetti di spiazzamento e «peso morto» il ruolo dei fondi strutturali e il fatto che questi fondi vanno spesi entro il 2023 e se ciò può avere stimolato gli investimenti, faccio presente che non abbiamo considerato sicuramente il peso dei fondi strutturali né li abbiamo depurati da queste misure. Riguardo al contributo diretto vale la stessa risposta che ho dato anche a lei Pag. 19sulle differenze tra contributo diretto e agevolazione.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente Cavallari. Non ci sono ulteriori domande da parte di chi è in aula o collegato in videoconferenza, quindi a questo punto ringrazio la presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, professoressa Lilia Cavallari, e il professor Giampaolo Arachi.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 10.40.