XIX Legislatura

Commissioni Riunite (IV Camera e 3a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Giovedì 16 febbraio 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Minardo Antonino , Presidente ... 3 

Seguito dell'audizione del Ministro della difesa, Guido Crosetto, sulle linee programmatiche del suo Dicastero (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Comba Fabrizio (FDI)  ... 3 
Minardo Antonino , Presidente ... 5 
Bagnasco Roberto (FI-PPE)  ... 5 
Minardo Antonino , Presidente ... 5 
Pellegrini Marco (M5S)  ... 5 
Minardo Antonino , Presidente ... 6 
Fassino Piero (PD-IDP) , intervento in videoconferenza ... 6 
Minardo Antonino , Presidente ... 6 
De Rosa Raffaele  ... 6 
Minardo Antonino , Presidente ... 7 
Crosetto Guido , Ministro della difesa ... 7 
Minardo Antonino , Presidente ... 12 
Pellegrini Marco (M5S)  ... 12 
Graziano Stefano (PD-IDP)  ... 13 
Crosetto Guido , Ministro della difesa ... 14 
Minardo Antonino , Presidente ... 14 
Fassino Piero (PD-IDP) , intervento in videoconferenza ... 14 
Minardo Antonino , Presidente ... 15 
Marton Bruno  ... 15 
Minardo Antonino , Presidente ... 15 
Crosetto Guido , Ministro della difesa ... 15 
Minardo Antonino , Presidente ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA IV COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI ANTONINO MINARDO

  La seduta comincia alle 8.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Seguito dell'audizione del Ministro della difesa, Guido Crosetto, sulle linee programmatiche del suo Dicastero.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'audizione del Ministro della difesa, Guido Crosetto, sulle linee programmatiche del Dicastero.
  Saluto il vicepresidente della Commissione affari esteri e difesa del Senato, senatore Menia, e do il benvenuto al Ministro Crosetto che ringrazio.
  Ricordo che lo scorso 25 gennaio il Ministro ha svolto un'ampia relazione e, dopo un primo giro di interventi a cui il Ministro ha replicato, in considerazione dell'imminente avvio dei lavori delle Assemblee delle due Camere si è concordato di rinviare a una successiva seduta il seguito dell'audizione.
  Ricordo altresì che nella prima parte dell'audizione avevano chiesto di intervenire, dopo la replica del Ministro, per un secondo giro di domande, i deputati Comba, Mulè e Pellegrini, cui si era convenuto di dare la parola nella seduta di oggi.
  Chiedo, pertanto, ai colleghi se intendano intervenire.

  FABRIZIO COMBA. Signor presidente, onorevole Ministro, senatore Menia e gentili colleghi, innanzitutto buongiorno a tutti.
  Vorrei rivolgere propedeuticamente un ringraziamento al Ministro Crosetto per l'impegno profuso in questi giorni: un impegno determinato, chiaro, forte, che non dà adito a nessun tipo di fraintendimento. Lo ringrazio anche per le dichiarazioni che abbiamo avuto la possibilità e l'opportunità di sentire ieri, a margine del vertice NATO, dove ancora una volta è stata confermata in modo chiaro e inequivocabile la posizione del nostro Paese. Quindi, signor Ministro, possano giungerle veramente i nostri più sentiti ringraziamenti per questo proficuo e importante lavoro che sappiamo quanto la stia impegnando.
  Grazie anche per aver accettato, anche se solo per tre richieste di intervento, il nostro invito a tornare in Commissione Difesa. Sappiamo quanto Lei sia impegnato e, pertanto, l'incontro di oggi ha sicuramente un valore maggiore.
  Questa seduta va nella direzione di comprendere meglio quella che è la situazione e l'orientamento delle linee programmatiche.
  Io mi concentrerò nell'avanzarle una domanda riguardante la carenza di organico nelle Forze di polizia impegnate nel nostro Paese; un punto sul quale sarà interessante in futuro porre l'attenzione e concentrarci per fare delle valutazioni ulteriori in merito a quella che può essere una questione di efficientamento delle risorse.
  La mia domanda, signor Ministro, parte dalla constatazione di una carenza di circa 30 mila unità nel comparto delle Forze dell'ordine, di cui circa 8 mila solamente Pag. 4nell'Arma dei carabinieri. Io credo che ci siano tutta una serie di antefatti che andrebbero affrontati, ma cerco di venire subito al nocciolo della questione. Sicuramente, col tempo c'è stato un disequilibrio determinato anche dall'incremento demografico e dalla recrudescenza dei fatti criminosi e, dunque, questa carenza di organico si sta percependo in modo importante anche nei vari ambiti di questa Italia molto lunga e stretta che ha delle situazioni economico sociali e, ahimè, purtroppo di antistato, in varie realtà territoriali del nostro Paese. Questa carenza di organico di 8 mila unità, e mi concentro sull'Arma dei carabinieri impegnata con oltre 4.700 stazioni, di cui solamente il 50 per cento citofoniche (citofonica è una stazione dei carabinieri che opera al massimo fino alle ore 20 e che svolge un'attività ovviamente ordinaria, ma che poi ribalta la chiamata sul comando provinciale, che a sua volta la ribalta a quelle che possono essere le unità di lavoro in costante operatività, quindi la radiomobile e quant'altro) è una delle preoccupazioni che indubbiamente io raccolgo non soltanto dagli operatori delle Forze di polizia e dell'Arma dei carabinieri, ma è anche una sensibilità che viene dal territorio, dalle persone con le quali nella quotidianità ci confrontiamo.
  Noi sappiamo qual è l'impegno profuso dall'Arma dei carabinieri e quanto gli italiani siano particolarmente portati a rivolgersi ad essa, soprattutto in ambiti territoriali molto circoscritti, molto piccoli, dove la presenza è estremamente capillare. Un tempo il lavoro a supporto di queste stazioni era prevalentemente implementato da risorse fresche e capaci, che erano i carabinieri ausiliari. L'arruolamento del carabiniere ausiliario avveniva in forme differenti da quello dell'arruolamento ordinario ma consentiva, soprattutto nelle realtà periferiche, di garantire dei servizi che all'inizio potevano apparire minimali e che, tuttavia, non erano meno importanti perché consentivano agli operatori, ai carabinieri e ai sottufficiali di maggiore esperienza di concentrare le loro operazioni e le loro attività in quelle che erano le esigenze dei territori e degli ambiti di operatività delle stazioni stesse. E qui parlo di stazioni ma, ovviamente, l'Arma dei carabinieri è estremamente articolata e il ruolo del carabiniere ausiliario era un ruolo che veniva utilizzato anche a livelli superiori, quindi nelle varie compagnie, nei vari comandi provinciali e nelle legioni.
  Signor Ministro, onorevoli colleghi, Le chiedo se non sia possibile immaginare nuovamente di istituire, ovviamente questo è un ragionamento che va di pari passo con una ipotetica valutazione di forme di leva volontaria, un percorso che consentisse a giovani volenterosi e particolarmente predisposti a questo tipo di attività di poter nuovamente accedere a questo tipo di impiego istituito tanti anni fa e che comunque ha dato, a detta di tantissimi operatori e colleghi (sono un carabiniere in congedo, quindi la cosa riesco a raccoglierla con una certa semplicità) ottimi risultati. Quindi mi chiedo, considerata la situazione di carenza di organico, se non sia immaginabile un'implementazione e un percorso di arruolamento di nuova linfa, attraverso questi giovani che vogliono in qualche maniera prestare una parte della loro vita civile al servizio nell'Arma dei carabinieri.
  Voglio ricordare che un tempo i servizi ausiliari erano presenti non sono nell'Arma dei carabinieri, ma anche nella Polizia di Stato. Questa attività, ovviamente, non è di competenza del Ministero che Lei presiede, ma era un'attività nobilissima che veniva svolta anche nel Corpo dei vigili del fuoco e, ancor prima, nella Guardia di finanza. Questo sarebbe sicuramente un modo per sopperire alla carenza di organico, dando la possibilità a sottufficiali e ufficiali, ma in questo caso sottufficiali e truppa, maggiormente qualificati, di adoperarsi per quelle che sono le operazioni che richiedono maggiore tempo, capacità e conoscenza di problematiche legate alla recrudescenza dell'attività criminale nel nostro Paese.
  Quindi, al fine sopperire questa carenza di oltre 8 mila appartenenti all'Arma dei carabinieri, si potrebbe immaginare un percorso che non debba essere necessariamente quello dell'arruolamento previsto oltre quindici anni fa, ma un percorso magari simile e studiare insieme il modo di Pag. 5dare la possibilità a tanti giovani di approcciarsi con un'esperienza che (lo dico per esperienza personale e anche di tanti amici e colleghi) li ha segnati per un percorso di vita, perché comunque è una matrice che rimane indelebile e che garantisce e consente di andare a sopperire quantomeno in parte a quella che è la grande necessità di implemento dell'organico dell'Arma dei carabinieri stessi.
  Quindi, una istituzione del carabiniere ausiliario con nuove forme di arruolamento che si potrebbero valutare nei modi che riterrete più consoni e che potrebbe essere legata alla leva volontaria dei nostri ragazzi, a un'esperienza che sicuramente è gratificante e che segna comunque un percorso di vita.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie onorevole Comba. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Bagnasco.

  ROBERTO BAGNASCO. Grazie presidente. Saluto il signor Ministro, che ringrazio per la Sua presenza ma, soprattutto, per quanto ha fatto in questi mesi con grandi capacità e impegno, in piena e totale sintonia con quella che è la linea del nostro Governo, una linea che senza infingimenti si colloca all'interno dell'Alleanza atlantica e del polo occidentale. Questo lo dice un parlamentare che viene da un partito che ha nel suo DNA queste caratteristiche, quindi, non possono non essere particolarmente apprezzate e il Ministro Crosetto le sta interpretando nel modo migliore.
  Alcune domande che spero siano abbastanza brevi, ma che credo possano interessare e che, soprattutto, sono la conseguenza dell'intervento fatto dal Ministro qualche giorno fa nella prima fase di questo incontro.
  Il primo punto riguarda i poli della Difesa. Volevo chiederle se ci può dare qualche elemento in più circa le prossime assunzioni e il turnover programmato per mantenerli in vita, nonché la missione che questi devono avere.
  Il secondo è sulla riforma del codice penale militare; se intende o meno insistere su quanto tracciato nel corso della precedente legislatura, dal momento che una riforma era già stata avviata e quasi conclusa.
  Il terzo riguarda l'Operazione «Strade Sicure». Un argomento che in qualche modo è stato toccato in maniera abbastanza importante, anche perché tocca la sensibilità diretta dei cittadini che su questi temi hanno la possibilità di avere delle situazioni di riscontro. È stato previsto un ridimensionamento a circa 5 mila unità, ce l'ha detto l'altra volta. Domando se Lei intenda fare una revisione e in che senso dell'impiego dei militari per i servizi di ordine pubblico, anche con riferimento all'impiego in maniera dinamica. Io credo che su questo punto qualche cambiamento deve essere assolutamente fatto perché se ne ravvisa la necessità.
  Poi sulla produzione di cannabis. Su questo ero intervenuto anche nella precedente legislatura in un'altra Commissione, ma l'argomento è lo stesso. A parte quanto già fatto dall'Istituto chimico farmaceutico di Firenze, Lei prevede ulteriori investimenti? E anche questo credo che sia un fatto particolarmente importante. Ovviamente cannabis ad uso terapeutico, in modo da non avere degli infingimenti e non capirsi assolutamente in maniera diversa.
  Infine, sul Polo cyber circa i rapporti con l'Agenzia nazionale della cyber e, soprattutto, sulla postura offensiva di cui, eventualmente, il nostro Paese si deve dotare nello scenario prossimo venturo e in che formula. Grazie Ministro.

  PRESIDENTE. Grazie onorevole Bagnasco. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Pellegrini.

  MARCO PELLEGRINI. Grazie presidente. Buongiorno colleghi e colleghe. Buongiorno Ministro.
  Lei quando ha esposto le linee programmatiche del suo Ministero ha anche espresso la necessità di una revisione della delibera delle missioni internazionali e in particolare si riferiva, se non ho capito male, alla necessità o all'opportunità di fare modifiche che possano consentire una procedura Pag. 6autorizzativa più snella, più flessibile e che possa coprire anche un arco temporale maggiore di un anno (che invece è il periodo attualmente previsto). Anche nel primo tavolo esteri difesa che ha avuto con il Ministro Tajani, credo lo scorso 3 febbraio, avete affrontato questo tema.
  Ricordando che l'attuale normativa prevede che entro il 31 dicembre di ogni anno venga presentata una relazione proprio sulle missioni internazionali, anche al fine di capire e individuare la necessità di prorogare una o più di esse, Le chiedo se nella delibera, che immagino stiate preparando, saranno previste in tutto o in parte le novità a cui Lei faceva riferimento. Credo che sia importante per questo Parlamento venirne a conoscenza per tempo.
  Seconda domanda. Lei ha più volte parlato negli ultimi giorni, l'aveva accennato anche nello scorso incontro che abbiamo avuto nelle Commissioni riunite, della necessità di scorporare dal Patto di stabilità le spese militari, anche al fine di raggiungere gli obiettivi minimi di spesa che sono previsti in ambito NATO. Le chiedo se davvero ritiene necessario procedere a questo scorporo e, quindi, aumentare le spese militari in un momento che è drammatico per il Paese, visto che ci sono milioni di famiglie, centinaia di migliaia di famiglie almeno, e di imprese che sono in estrema difficoltà a causa della guerra in Ucraina, della pandemia da Covid-19 e degli effetti negativi che questa purtroppo ancora causa e se non sia invece prioritario, sia per il nostro Paese che per l'Europa, immaginare un programma di aiuti, di investimenti e di sostegno a famiglie e imprese per superare questo momento. Poi, magari, delle spese militari si parlerà in un momento in cui le famiglie possono mettere un piatto a tavola e credo, dal punto di vista del Movimento 5 Stelle, sia questa la vera priorità.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie onorevole Pellegrini. Ha chiesto di intervenire in videocollegamento il vicepresidente Fassino. Prego onorevole Fassino.

  PIERO FASSINO, intervento in videoconferenza. Ringrazio il Ministro. Chiedo scusa se non sono in presenza ma, come sentite dalla voce, sono preso da una forma di bronchite fastidiosa.
  Volevo fare due o tre domande.
  La prima domanda riguarda la dichiarazione che ho sentito in questi giorni dal Ministro, relativa alla famosa questione del 2 per cento di spesa militare che la NATO richiede a tutti i Paesi, come obiettivo da realizzare entro un tempo non distante.
  Ieri il Segretario Generale Stoltenberg ha ulteriormente ribadito che questo obiettivo è essenziale e ha aggiunto che si tratta di un obiettivo minimo. Al tempo stesso ho letto dichiarazioni del Ministro che affermava che non c'era difficoltà nel realizzare questo obiettivo nei tempi che la NATO prevede. Quindi, volevo avere dal Ministro un supplemento di approfondimento.
  La seconda questione riguarda il conflitto russo-ucraino. Il Ministro ha posizioni assolutamente chiare che, naturalmente, confermano l'impegno del nostro Paese a sostegno dell'Ucraina e della sua lotta di resistenza all'invasione russa. Però il Ministro ha anche detto, e io convengo con Lui sia pure con grande preoccupazione, che il conflitto può avere tempi ancora lunghi. Volevo sapere dal Ministro su quali elementi è basata questa valutazione e come noi riteniamo di collocarci in un conflitto che può ancora protrarsi a lungo.
  Infine una questione specifica. Da tempo il comando del Kosovo chiede che si perfezionino gli accordi, a suo tempo sottoscritti dal Ministro Guerini, di cooperazione in materia di difesa tra Italia e Kosovo e chiede anche che – al pari di quanto hanno fatto altri Paesi (penso alla Francia e alla Germania) – la nostra struttura diplomatica preveda la presenza di un addetto militare in Kosovo. Volevo sapere se su questo ci sono nuovi sviluppi.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di intervenire il senatore De Rosa.

  RAFFAELE DE ROSA. Grazie presidente. Grazie Ministro.
  La mia domanda riguarda le modalità e l'impegno della partecipazione italiana alla Pag. 7missione di addestramento EUBAM Ucraina lanciata lo scorso 15 novembre dal Consiglio affari esteri dell'Unione europea.
  Vorrei sapere se nell'ambito di questa missione sono previste, da parte dell'Italia, attività addestrative a favore delle Forze armate ucraine sul territorio nazionale oppure, per ragioni ovviamente di urgenza o di convenienza logistica, l'invio di nostri istruttori in Ucraina (o in altri Paesi alleati) al seguito di sofisticati assetti e strumentazione militare già inviate o magari di prossimo invio, come i lanciatori dei missili SAMP/T o i semoventi PzH-2000 il cui utilizzo è impensabile senza l'assistenza di personale militare o civile esperto e senza un lungo addestramento.
  Infine, se così fosse, non ritiene che questa decisione possa alimentare, come conseguenza di politica interna, ulteriori sentimenti sociali che potrebbero rinsaldare atti di violenza anarchico insurrezionale o, nella peggiore delle ipotesi, azioni di terrorismo di matrice internazionale?
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Do a questo punto la parola al Ministro per la replica.
  Prego Ministro.

  GUIDO CROSETTO, Ministro della difesa. Grazie.
  Se mi consentite rispondo non in ordine, ma partendo dalla domanda che hanno fatto sia l'onorevole Pellegrini sia il vicepresidente Fassino, che la percentuale delle spese militari pari al 2 per cento del PIL ed è un tema che ho discusso ieri alla NATO. Parto da una provocazione, penso, da parte dell'onorevole Pellegrini, ovvero dal fatto di aumentare le spese della difesa togliendo il cibo dalle tavole degli italiani. La scelta del 2 per cento non è stata fatta né da me né da questo Governo, ma risale al 2014 ed è stata ribadita da tutti i Governi che dal 2014 si sono susseguiti. Ebbene, l'unica persona che in un consesso NATO, come quello di ieri, ha detto che il 2 per cento per l'Italia è difficile da raggiungere, è stato il sottoscritto. Per la prima volta in quel consesso. Quindi, questo deve essere chiaro: non c'è la volontà del Ministro di aumentare le spese militari. C'è un impegno del Paese, dell'Italia, sottoscritto con la NATO nel 2014, ribadito da tutti i Ministri e da tutti i Governi, di raggiungere il 2 per cento. Io ieri mi sono limitato a dire che, stante le condizioni finanziarie dovute alla crisi e il fatto che ho sentito che l'Europa vuole rimettere i vincoli di bilancio, questo impegno è difficile da raggiungere. E vi dico che nella discussione di ieri alla NATO questo impegno del 2 per cento era considerato il punto di partenza, non quello di arrivo! Perché Paesi come la Polonia investono il 4 per cento; perché l'Inghilterra ha detto che dobbiamo mettere come parametro il 3. Noi, tanto per capirci, oggi siamo con i calcoli giusti all'1,38 per cento. Quindi, da questo dato nasce la mia proposta dello scorporo, perché l'unico modo di non togliere risorse per gli interventi sociali è quello di non calcolare la spesa militare all'interno dei vincoli del bilancio. Perché se sono costretto a calcolare quell'aumento di spesa all'interno dei vincoli di bilancio obbligo il Parlamento, quando farà la legge di bilancio, a togliere quelle risorse prendendole da altre parti. Escludere quelle spese dai vincoli di bilancio consente al Parlamento di investire proprio nei settori in difficoltà. Quindi, la mia è una richiesta non in aiuto degli investimenti della Difesa, ma in aiuto degli investimenti per il sociale, per la sanità, per gli interventi economici. Perché l'esclusione delle spese della Difesa nel bilancio consente al Parlamento di intervenire nei settori dove c'è crisi reale.
  Il mio è un modo per evitare che le spese per la Difesa finiscano per creare un problema al Parlamento nell'intervento nelle crisi, ed è una proposta che – secondo me – dovrebbe essere sostenuta dalle forze politiche, perché consente uno spazio di intervento proprio nei settori di cui abbiamo bisogno. Aggiungo che questo tema del 2 per cento verrà posto nel vertice di Vilnius che avremo tra poco e alla fine noi saremo il Pierino della NATO, perché saremo gli unici a non raggiungerlo o a non essere chiari nei tempi in cui lo raggiungeremo, quando gli altri stanno parlando già di arrivare al 3 per cento.Pag. 8
  Questo perché la NATO è guerrafondaia? No, perché c'è una percezione che quello che sta succedendo aumenterà l'insicurezza nel mondo e aumenterà i conflitti. Uso il termine conflitti e non guerra perché i conflitti fanno parte dell'umanità. Per fortuna pochissime volte si trasformano in guerra, ma perché andiamo verso un mondo e uno scenario internazionale geopolitico problematico. Non soltanto sulla guerra, ed è il tema che io ieri ho posto alla NATO e pongo in ogni riunione; non soltanto sul fronte est, che adesso è quello su cui siamo tutti concentrati.
  Con il fronte est siamo tutti impegnati, siamo tutti per il supporto, ci auguriamo tutti che questa guerra finisca, stiamo tutti cercando la pace. Ma io ricordo quello che succederà nel fronte sud, che è la mia grande preoccupazione, dove il terrorismo sta crescendo a pari passo con la crescita della povertà e a pari passo col cambiamento climatico che strappa pezzi di terra alla possibilità di essere coltivati. Per noi Europa, il tema fondamentale dei prossimi anni sarà l'Africa. Il nostro destino è indissolubilmente legato alla crescita economica dell'Africa, non soltanto per il problema dell'immigrazione, ma perché se adesso abbiamo 2,5 africani ogni cittadino europeo, tra non molto arriveremo a 5-6 cittadini africani ogni cittadino europeo. O quel continente cresce economicamente (ha la possibilità di svilupparsi e, quindi, noi dobbiamo aiutarlo) oppure questo sarà un problema perché, stante la capacità di produrre reddito e ricchezza che c'è adesso, non può che crescere il terrorismo e non possono che crescere anche le organizzazioni criminali. E questo è un problema se guardiamo a medio lungo termine come la politica dovrebbe fare.
  Per non parlare dell'Indo Pacifico e per non parlare della postura della Cina. Per cui c'è questo scenario e all'interno di questo scenario la NATO cosa ha deciso? Perché ci sono due NATO: c'è una NATO prima della Crimea e c'è una NATO che cambia dopo la Crimea e che cambia ancora di più dopo l'invasione dell'Ucraina. Sostanzialmente, prende atto della necessità di doversi difendere e di dover difendere gli alleati e, quindi, si sta ripensando in quest'ottica e dice ai Paesi che noi ci difendiamo tutti insieme. Ma tutti insieme significa che ogni Paese deve fare la sua parte. Qual è la parte che tutti devono fare? Il 2 per cento e tutti hanno detto sì fino adesso. Io ieri per la prima volta ho detto sì con fatica, nel senso che noi stiamo faticando e se l'Europa non ci dà una mano faticheremo ancora di più. È stata la prima volta che è stato posto questo tema in questo modo sul tavolo. Ieri non era il luogo dove parlare dei vincoli europei, ma l'ho fatto apposta per significare che c'è un problema che alla fine incide sui bilanci dello Stato e mette, in momenti di difficoltà come è quello attuale, lo Stato in crisi. Per cui nasce da questo la mia riflessione del 2 per cento, ma su questo avrei bisogno del supporto di tutto il Parlamento proprio per poter dirottare le risorse che ci sarebbero a quel punto a disposizione: parliamo dell'1,38 per cento del PIL in più tanto per capirci. Parliamo di liberare l'1,38! Non guardate il 2 per cento: guardate alla possibilità di liberare, perché il Parlamento decide dove intervenire, l'1,38 per cento del PIL, che è quello che attualmente spendiamo in Difesa. Togliere le spese della Difesa dai vincoli di bilancio significa dare l'opportunità politica al Parlamento di usare quei soldi per intervenire nei settori che diceva lei, onorevole Pellegrini. Quindi, ribalto il ragionamento.
  Riprendo l'ordine. Onorevole Comba, certo c'è stato un problema che nasce con il blocco del turnover varato dal Governo Monti. Il Governo Monti bloccando il turnover bloccò la possibilità per tutte le amministrazioni pubbliche, comprese le Forze dell'ordine, di sostituire le persone quando andavano in pensione. Si è ripreso ad arruolare nel 2019, ma poi è arrivata la pandemia che ha bloccato gli arruolamenti. Adesso sono nuovamente ripresi, si arriverà a coprire tutti i posti organici previsti, ma ci vorrà del tempo.
  Invece, per quanto riguarda la leva e i carabinieri ausiliari, quella è una scelta politica che necessita di una legge, di un'organizzazione e di una copertura finanziaria che ad oggi non fa parte della mia agenda, Pag. 9come Ministro della Difesa, e non mi pare neanche di quella del Governo. L'iniziativa parlamentare è assolutamente sempre possibile. Si parla spesso di ripristino della leva, lei non è il primo a parlarne. Il problema è organizzativo nel senso che riprendere la leva – a parte, ripeto, la copertura finanziaria, e lì serve altro che il 2 per cento del PIL – dal punto di vista organizzativo significa ricambiare completamente quella che è stata l'organizzazione delle Forze armate. Infatti, da quando è stato tolto l'obbligo fino ad adesso ci siamo concentrati sui volontari. Su questo abbiamo un problema, che ho già posto nelle linee programmatiche, che riguarda come gestire i volontari che magari teniamo tre, quattro, cinque anni e poi siamo costretti ad abbandonare perché non ci rientriamo con numeri in prospettiva. Per cui, semmai, c'è un problema di questo tipo: c'è un problema di invecchiamento delle Forze armate rispetto ai compiti, ma questo farà parte di passaggi parlamentari, magari di iniziative di legge che verranno proposte in futuro.
  Per quanto riguarda le domande dell'onorevole Bagnasco – i poli della difesa, le prossime assunzioni – ho risposte più puntuali. Nel 2022 il Ministero è stato autorizzato ad avviare procedure di assunzione per 2.400 unità di personale di vari profili, soprattutto tecnici, che andranno a assicurare il turnover nei poli logistici, negli stabilimenti industriali e negli arsenali. Per 1.100 unità le procedure di assunzione sono state avviate o sono in imminente fase di avvio: in particolare, per 650 unità relative ai concorsi banditi al 2022, si è chiusa la fase di presentazione delle candidature e stanno per essere nominate presso il Dipartimento della funzione pubblica le Commissioni di selezione. Per altre 431 unità è stato predisposto il bando di concorso al vaglio della funzione pubblica per la successiva pubblicazione. La conclusione di questi concorsi potrà assicurare il reclutamento di numeri anche superiori rispetto ai posti messi in bando, per effetto dello scorrimento delle graduatorie nei limiti di 2.430 assunzioni totali già autorizzate.
  Sulla riforma del codice penale militare l'intenzione è di proseguire nella direzione che era già stata tracciata nella scorsa legislatura. C'è una Commissione di esperti presso il Ministero di grazia e giustizia, composta da magistrati militari e da magistrati civili, che sta ragionando sulle modalità per estendere in alcune fattispecie la competenza della giustizia militare. In sintesi, si tratta di avere una definizione chiara di dove finiscono le competenze della magistratura militare e dove iniziano quelle della magistratura civile, perché ci sono delle zone grigie su cui la magistratura militare pensa di dover intervenire e la magistratura civile anche. Per fare qualche esempio: un reato ambientale commesso in una base militare; uno stalkeraggio fatto tra due colleghi militari. Quindi, c'è bisogno di mettere delle regole chiare in modo che si sappia se la competenza è della magistratura ordinaria oppure della magistratura militare. Si tratta di una questione molto tecnica, che va discussa tra magistrati, e una volta che ci sarà la definizione dei magistrati col ministro Nordio presenteremo al Parlamento la loro ipotesi di soluzione.
  Strade Sicure, come sapete tutti, inizia nel 2008; parte da 3 mila persone, raggiunge il punto massimo di 7.803 persone nel periodo Covid, e dal 1° luglio scorso è stata operata una rimodulazione del contingente ordinario a 5 mila unità (come disposto dalla legge 30 dicembre 2020, n. 178, la legge finanziaria per il 2021). La scelta è una scelta meramente politica. Inizialmente è una scelta di bilancio, ma viene fatta sostanzialmente dal Ministero dell'interno, dal momento che il Ministero della Difesa è solo un contributore di forze. Lo stesso vale per l'utilizzo. C'è una discussione antichissima tra la possibilità di utilizzare i militari in competenze di polizia. Io mi ricordo la genesi nel 2008, perché ero sottosegretario, e ci fu un braccio di ferro con il Ministero dell'interno, perché anche la staticità era considerata un problema. Un utilizzo diverso è problematico, anche perché esiste una specificità: i nostri soldati non vengono addestrati per compiti di polizia, vengono addestrati per fare i militari Pag. 10e c'è una formazione diversa, una mentalità diversa, anche una capacità di rapporto diverso e di reazione diversa di fronte ad alcuni fatti che possono avvenire. Per cui è una cosa che può essere soltanto decisa e coordinata con il Ministero dell'interno. La Difesa rende disponibili le unità per qualunque posizione venga chiesta. Ne ha rese disponibili 7.800, adesso sono 5 mila, ma se ne fossero richiesti di più...
  Da molte città vengono richieste, chiamano il Ministero della Difesa come se fossimo noi a gestirle, mentre il Ministero della Difesa è soltanto un contributore di forze ma non partecipa alla definizione dei luoghi, dove mandarli o meno.
  Sulla produzione di cannabis. Il progetto di produzione della cannabis presso lo Stabilimento chimico farmaceutico di Firenze è iniziata nel 2015 con l'accordo di collaborazione tra Ministero della difesa e Ministero della salute. A seguito dei positivi risultati l'accordo è stato rinnovato per l'ampliamento della produzione nazionale dei medicinali di origine vegetale a base di cannabis. La produzione del 2022 si è attestata a 300 chilogrammi annui e sono stati autorizzati ulteriori investimenti al fine di portare la produzione a 700 chilogrammi. Oltre alla produzione lo stabilimento è incaricato anche dell'importazione dall'estero autorizzata dal Ministero della salute. Nel 2022 sono stati importati circa 150 chilogrammi, mentre nel 2023 è stata aggiudicata una gara internazionale per un'importazione fino a 1.200 chilogrammi. L'attuale produzione di infiorescenze si aggiunge all'imminente inaugurazione del nuovo reparto per la produzione di estratti oleosi a base di cannabis. Il nuovo prodotto permetterà di ampliare e ottimizzare le somministrazioni ai pazienti da parte dei medici curanti. Unitamente a quanto sopra descritto, è in corso la finalizzazione della procedura aperta per la selezione di aziende idonee alla fornitura di infiorescenze di cannabis per uso medico. Ciò consentirà di creare un albo fornitori verificati a cui indirizzare i successivi bandi per l'affidamento della coltivazione, mantenendo in esclusiva presso lo Stabilimento farmaceutico militare la successiva preparazione farmaceutica.
  L'ultima domanda era sul polo cyber. Come è noto l'architettura nazionale di sicurezza cibernetica è costituita da quattro pilastri. In questo quadro alla Difesa è attribuito il pilastro della cyber defence, mentre all'Agenzia di cybersicurezza nazionale quella della cyber resilience. Lo strumento militare assicura la sicurezza della nazione attraverso il dominio cibernetico collaborando costantemente con le altre amministrazioni competenti, tra cui l'Agenzia, a diversi livelli e su diverse tematiche. Ciò avviene attraverso i previsti tavoli interministeriali (ad esempio, c'è il Nucleo per la cybersicurezza) e attraverso i rispettivi omologhi organi tecnici. La Difesa intende potenziare la propria azione e le proprie capacità di condurre attività e operazioni nel dominio cibernetico operando efficacemente, senza ridondanze, in sinergia con tutti gli altri enti coinvolti, in caso di attacco anche sotto soglia nei confronti del Paese. A tale riguardo, uno degli aspetti più rilevanti concerne la necessità di rivisitare il quadro normativo nazionale sul tema della sicurezza e difesa dello Stato del dominio cibernetico, ma anche su questo c'è un tavolo presso la Presidenza del Consiglio per vedere di intervenire sulle normative, soprattutto per definire un perimetro chiaro.
  Le missioni internazionali. Onorevole Pellegrini, io condivido, ed è uno dei temi che abbiamo discusso al tavolo esteri difesa che diceva lei, che non possiamo pensare alle missioni internazionali 2023, come si fa normalmente a giugno-luglio del 2023. Ha senso prepararle prima e avviarle all'inizio dell'anno. Non esiste nulla di nuovo. Ci sono dei cambiamenti: abbiamo quattro missioni in meno, ma non è questo il tema che lei ha posto. Non esiste nulla di quello che io ho detto nella mia relazione che sia già contenuto nella deliberazione delle missioni internazionali, perché la modifica del quadro delle missioni internazionali è una discussione che deve passare in Parlamento: non è una modifica che uno fa trovare nella delibera. Secondo me l'approccio attuale alle missioni internazionali Pag. 11è sbagliato ed è un tema di discussione che voglio portare in Parlamento. Se facciamo una missione internazionale in un Paese dobbiamo alla fine dell'anno, dei due anni o dei cinque anni, chiederci qual è stato il risultato della nostra missione. Perché il mio risultato, anche se io sono il Ministro, non può essere solo quello che si può riassumere nell'affermazione: «I nostri militari sono stati bravi e piacciono a tutti.». Abbiamo aumentato il PIL, abbiamo aumentato la sicurezza, cosa abbiamo portato in quell'area dove siamo andati, qual è lo scopo che ci proponiamo?
  Noi adesso abbiamo una missione in Niger. Il presidente del Niger ci ha detto: «Grazie che ci aiutate ad aumentare la cornice di sicurezza.». Ma questo io vorrei misurarlo. Come vi abbiamo aiutato ad aumentare la cornice di sicurezza? Però non mi basta, perché quando termina la missione e si va via la cornice di sicurezza decade. Allora secondo me noi dobbiamo, contestualmente alle missioni militari, coinvolgere gli esteri, l'agricoltura, le infrastrutture, tutti quanti. Cioè dobbiamo, quando facciamo una missione internazionale in un Paese (cito il Niger perché prima parlavo dell'Africa), avere una missione che abbia la parte militare che metta in sicurezza, ma abbia anche la parte di cooperazione che consenta di fare interventi per l'istruzione, per la sanità, per la crescita economica, per insegnare a fare agricoltura, per meccanizzare l'agricoltura, cioè per creare ricchezza in quei luoghi.
  Per cui io vorrei, ed è questo il cambio più grande che chiaramente non si troverà in questa delibera missioni ma che vorremmo col Parlamento costruire per la prossima, un approccio completamente diverso che misuri anche il risultato delle missioni internazionali. Perché noi alle missioni internazionali dedichiamo ingenti risorse, quasi un miliardo e mezzo, quindi bisogna che noi misuriamo quanto è servita quella missione al Paese. Non a noi, ma al Paese dove facciamo quella missione. Al contrario, noi ci siamo basati sempre sul come ci siamo comportati. Siamo andati bene? Ma il tema non è sapere quanto è andata bene per noi quella missione, ma quanto è servita al Paese dove la dobbiamo fare. E questo è un cambio a 360 gradi su cui voglio interloquire con il Parlamento, perché questa visione va passata prima in Parlamento e va costruita insieme. Un modo nuovo e, in questo, ci sono anche i tempi. L'approvazione deve avvenire prima che inizi l'anno e non a metà anno e dobbiamo trovare un modo perché le missioni, che sappiamo benissimo possono durare più di un anno, non debbano passare ogni anno come se fossero un problema. Si potrebbe anche fissare, nel momento in cui le approviamo, una scadenza con una verifica durante il periodo temporale di riferimento. Dunque, un approccio diverso che sia meno burocratico, più politico e che in qualche modo dia alle missioni dei compiti in più, così da potere aspettare dalle missioni dei risultati in più anche per il Paese.
  Onorevole Fassino, perché ho parlato di tempi più lunghi sull'Ucraina? Ho parlato di tempi più lunghi, sperando di sbagliarmi, perché guardo quello che succede. Vedo che la Russia ha reclutato 300 mila persone e le sta buttando sul teatro; sento dichiarazioni per cui la Russia non ha alcuna intenzione di abbandonare le aree occupate. Dall'altra parte so che l'Ucraina non può consentire che quelle aree rimangano russe e non può consentire che la Russia da quelle aree cerchi di avanzare nel resto l'Ucraina, per cui non intravedo soluzioni a breve. Auspico e posso intravedere un cessate il fuoco, che è il punto di arrivo che tutti noi auspichiamo, ma questo non significa la fine della guerra. Significa che la Russia decide di fermarsi all'occupazione di una determinata area, di considerarla Russia, che l'Ucraina non la considererà mai Russia, ma un ragionamento si potrà iniziare solo il giorno in cui cesseranno le armi. Oggi non mi pare ci siano le condizioni di terminare questi attacchi: guardate soltanto il numero di attacchi che vengono condotti ogni giorno verso l'Ucraina da parte della Russia. Per questo il tema diventa complesso e per questo ad ogni riunione l'Ucraina chiede rinforzi. Trovo anch'io molta gente che dice: «Ma come mai ogni giorno l'Ucraina chiede armi; ogni giorno chiede aiuto?». Io rispondo: «PerchéPag. 12 ogni giorno cadono bombe; perché ogni giorno c'è un carro armato che cerca di andare avanti; perché ogni giorno ci sono delle truppe che cercano di occupare delle città.». Noi viviamo questa guerra in modo estemporaneo quando ne parliamo, ma c'è una nazione che la vive tutti i giorni perché tutti i giorni gli arrivano le bombe addosso; tutti i giorni c'è un attacco aereo; tutti i giorni suona una sirena per fare andare la gente nei rifugi e tutti i giorni ci sono città che devono difendersi dal tentativo di occupazione, per cui è normale. In questo la risposta internazionale nostra è stata quella di dare aiuti. Anche noi abbiamo dato aiuti e abbiamo fatto un sesto decreto. Ieri alla NATO sono state confermate le richieste molto specifiche fatte nei giorni scorsi. Si parla sempre di armi, di carri armati, ma sono arrivate richieste anche di cose molto più preoccupanti: richieste si attrezzature di difesa da attacchi nucleari, batteriologici e chimici, che fanno meno notizia dei tank ma che probabilmente noi daremo come Italia, perché di fronte a una richiesta di questo tipo è difficile rimanere fermi e, quindi, tutto quello che potremo fare lo faremo. Ma ci sono tutti i giorni richieste di questo tipo: richieste di aiuti civili, dalle coperte agli indumenti, dai gruppi elettrogeni a qualunque cosa. È un paese sotto guerra, dove non ci sono produzioni e dove ci sono milioni di persone, per cui sarà un tema rilevante anche nei prossimi anni. Ripeto, onorevole Fassino: non ho niente di particolare se non quello che poi si può ottenere anche da fonti aperte, ma a oggi i tempi, mi auguro non della guerra ma del conflitto, saranno lunghissimi. Certo, quella è una ferita che ogni giorno diventa più profonda e più difficile da rimarginare. Si sta costruendo un odio che noi non percepiamo e di cui non ci rendiamo conto perché non abbiamo la storia che hanno quei paesi. L'opinione pubblica italiana, come ho cercato di spiegare anche ai nostri alleati, è diversa da quella polacca, perché è diverso il rapporto culturale tra i polacchi e la Russia rispetto a quello tra gli italiani e la Russia. Così come è diversa quella tra i britannici e gli italiani nei rapporti con la Russia. Per cui è difficile per molti di noi capire qual è il sentimento di altri paesi. Noi dobbiamo cercare di armonizzare tutto questo, in una coalizione europea e NATO che ha fatto le sue scelte, deve andare avanti compatta e ha come obiettivo la pace ma, dall'altra parte, non può che aiutare l'Ucraina fin quando continua ad essere attaccata ed invasa.
  Onorevole De Rosa, sulla missione di formazione noi abbiamo offerto un catalogo dei corsi da tenere in Italia. Ci sono degli ufficiali italiani distaccati in Germania che partecipano come ufficiali di collegamento. Non abbiamo addestrato nessuno in Ucraina chiaramente. Se verranno dati (come sa è coperto da segreto) materiali italiani, chiaramente dovranno essere addestrate le persone ad usarli perché non sono semplici, e questo è ovvio. Io non collego il fatto che l'Italia possa fornire addestramento al rinsaldarsi dell'attività terroristica. Abbiamo formato le persone per trovare le mine, perché abbiamo dato anche dei mezzi per lo sminamento e, quindi, dovevamo insegnare al personale ad usarli. Abbiamo, soprattutto, formato medici. L'attività terroristica è collegata semmai ai decreti di forniture, che vengono enfatizzati soprattutto da alcuni giornali, magari anche senza saperne il contenuto. Ma questa è una cosa collegata secondo me più a un misto di crisi economica che specificamente alla guerra in Ucraina. La guerra in Ucraina è un elemento in più in un mondo sempre più destabilizzato dalla crisi economica e dalla disuguaglianza, per cui alla fine qualunque occasione è buona per alcuni. Cospito è un'altra vicenda, per cui qualunque momento è buono, ma non vedo un collegamento con la formazione.
  Mi pare di avere risposto a tutti. Se c'è qualcos'altro sono disposto a dare ulteriori risposte.

  PRESIDENTE. Grazie Ministro. Ha chiesto di intervenire nuovamente l'onorevole Pellegrini. Prego.

  MARCO PELLEGRINI. Grazie presidente. Giusto per una puntualizzazione, proprio per far sì che lo scambio che avviene oggi sia il più proficuo possibile.Pag. 13
  Io non nego assolutamente che l'accordo per raggiungere una spesa militare pari al 2 per cento del PIL risale a vari anni fa e, infatti, non l'ha fatto né il suo Governo né il Governo precedente. Però c'è modo e modo di arrivare al 2 per cento. Un conto è arrivarci in 24 mesi come si paventava l'anno scorso prima dell'estate; altro è arrivarci entro il 2028, o entro il 2030 oppure ancora dopo. Perché fa differenza? Perché non tutti i Paesi NATO sono nella stessa condizione economica. L'Italia è in una situazione economica e in una condizione di capacità fiscale enormemente diversa e inferiore rispetto a quella della Germania; quindi, stabilire dei tempi ravvicinati uguali per tutti equivale a mettere in difficoltà alcuni Paesi rispetto ad altri. Mi sembra una considerazione abbastanza banale. Io sono sicuro, Ministro, che Lei è d'accordo con me. Fa differenza anche entro quando arrivare al 2 per cento, ed è una decisione che può essere presa in ogni momento. L'Italia si può fare promotrice di allontanare questo raggiungimento. Fermo restando che quello che Lei ha appena detto, consta a tutti noi che ci sono dei Paesi che spingono non solo per arrivarci prima possibile, ma anzi per innalzare questa soglia. Mi preme anche sottolineare un dato che sicuramente è noto a tutti i presenti, ossia che sono tanti i Paesi che sono al momento al di sotto della soglia del 2 per cento, eccettuate le due grandi potenze (Stati Uniti e Regno Unito), la Polonia e credo un Paese baltico. Se non ricordo male, tutti gli altri Paesi stanno sotto il 2 per cento. Quindi non siamo gli unici a essere in una situazione di questo tipo; è una problematica che riguarda tanti altri Paesi che fanno parte della NATO. E, dal nostro punto di vista, potrebbe essere una soluzione che faccia comodo ad altri Paesi quella di procrastinare il momento del raggiungimento dell'obiettivo del 2 per cento. Anche perché io credo che sia necessario fare anche un altro tipo di considerazione: che senso ha raggiungere il 2 per cento, quale dotazione media vogliamo raggiungere per i paesi che fanno parte dell'Alleanza, visto che il principale nemico o avversario, o almeno potenziale, della NATO è la Russia? Se noi guardiamo quanto spende la Russia in questo momento rispetto al complesso dei Paesi europei che compongono la NATO, possiamo accorgerci che è appena un terzo. Vado a memoria: 200 miliardi spende la Russia e 600 miliardi complessivamente spendono i Paesi NATO. Quindi, io penso che si debba anche razionalizzare la spesa dei singoli Paesi, specie se tutti devono convergere su una percentuale del 2 per cento del PIL. Io credo che ci sia la possibilità di razionalizzare le risorse, anche alla luce del momento drammatico che alcuni Paesi vivono più di altri, tra cui – purtroppo – c'è l'Italia. Noi siamo un Paese importante dal punto di vista politico e dal punto di vista manifatturiero. Siamo la seconda manifattura in Europa e la terza economia in Europa e poi siamo nel G7, quindi, siamo una voce importante. Io credo che queste posizioni possono essere espresse dal Governo italiano con forza, proprio in base alla nostra importanza geopolitica e strategica.
  Concludo dicendo che queste posizioni, che io esprimo indegnamente a nome della mia forza politica, non le esprimo oggi che siamo opposizione, ma le abbiamo espresse esattamente nei termini che ho descritto anche durante il precedente Governo dove eravamo la forza politica di maggioranza relativa. Quindi, questo è quello che noi pensiamo. Questo è quello che noi riteniamo più utile al Paese. Lo sottoponiamo alla vostra attenzione sperando che quanto da noi proposto, e che a nostro giudizio riassume i desideri della maggioranza del Paese, si tramuti in decisioni. Grazie.

  STEFANO GRAZIANO. Innanzitutto ringrazio il Ministro per essere ritornato.
  Io ho ascoltato le risposte di oggi che parlavano dell'1,38 per cento. Se non ricordo male, l'ultimo dato certificato della spesa per la difesa in termini di PIL (io vado a memoria) era l'1,58 per cento. Può darsi che mi sbagli e, quindi, volevo chiedere questa informazione perché questo cambia il quadro anche per arrivare al 2 per cento. Poi è chiaro che la NATO (mi permetto di dire, ma non voglio diventare il difensore della NATO) in questo momento deve chiedere di arrivare al 2 per cento Pag. 14anche per via del quadro bellico esistente. Ed è altrettanto possibile provare ad andare in quella direzione, ovviamente in una logica di cronoprogramma, in una logica intelligente. Le chiedevo questo dato solo per avere una contezza esatta. Io ricordavo 1,58, però – ripeto – può darsi che mi sono sbagliato.

  GUIDO CROSETTO, Ministro della difesa. Quest'anno, nel 2023, sarà l'1,48. A legislazione vigente, nel 2028, sarà l'1,39. Così siamo chiari.
  C'è il Governo precedente, che è quello Draghi, ma ci sono anche i due Governi precedenti (Conte 1 e Conte 2) che hanno ribadito il raggiungimento dell'impegno nel 2028. Quindi, semmai, la differenza è quando raggiungere l'impegno assunto dai Governi precedenti: nel 2028, quelli precedenti al Governo Draghi; nel 2028, anche 2027, quello del Governo Draghi.
  La richiesta fatta ieri da tutti i Paesi NATO, e bisognerà vedere quant'è la percentuale dei Paesi NATO quest'anno perché sono aumentati tutti, è stata di raggiungere il 2 per cento nel 2024. E lo ripeto, non quella di Crosetto, quella dei Paesi NATO, che considerano tale obiettivo un punto di partenza e non di arrivo, con alcuni Paesi, come la Polonia, che sono arrivati al 4 per cento. Solo un Paese ha detto che non sarebbe arrivato al 2 per cento: il Lussemburgo, che ha solo mille soldati, e il cui 2 per cento del PIL fa 2 miliardi e non sanno neanche dove spenderli. L'unico Paese che ha detto: «Io posso darli ad altri, ma nel Lussemburgo non ci sono Forze armate e, quindi, non so dove spenderli.». Possono darli ad altri, ma in patria non saprebbero dove utilizzarli, quindi è l'unico. La maggioranza dei Paesi ieri hanno chiesto un aumento oltre il 2 per cento, dando per assodato il 2 per cento. Ve lo lascio non come posizione politica di questo Governo e come tema che dovremo affrontare nei prossimi anni.
  Il Parlamento, con la legge finanziaria, dovrà intervenire sulla legislazione vigente, perché a oggi noi siamo all'1,48 per cento e andiamo verso una riduzione e non verso un aumento che tutti hanno auspicato. Ci sarà una richiesta a Vilnius, tra tre mesi, di un impegno dei Paesi e, probabilmente, fisseranno un altro punto di arrivo perché la volontà di alcuni Paesi è quella aumentare il 2 per cento già da Vilnius stesso. Da questo nasce, e rifletteteci in modo non ideologico, la mia proposta di esclusione dal patto di stabilità. Perché è un modo per liberare risorse per gli interventi sociali, per non impegnare risorse, dal punto di vista di Bruxelles, togliendole ad altri settori. È una discussione che dovremo fare, ma – ripeto – togliendo l'aspetto ideologico, non come aumento delle spese militari, ma come aumento delle spese sociali, perché l'esclusione dal patto di stabilità delle spese per la difesa aumenta la possibilità del Parlamento di intervenire sulla sanità, sulla riduzione fiscale e su tutto il resto.

  PRESIDENTE. Grazie Ministro. Onorevole Fassino, prego.

  PIERO FASSINO, intervento in videoconferenza. Ringrazio molto il Ministro per le risposte.
  Faccio due considerazioni. La prima, molto importante, riguarda la riflessione che ha fatto il Ministro su come rimodulare le missioni internazionali. Io sono totalmente convinto che accanto alla presenza militare, che è la ragione per cui si va in un Paese per garantirne la sicurezza, bisogna prevedere anche una strategia che sia capace di intervenire in modo integrato su più fronti e su più settori. Abbiamo presente il fallimento di alcune missioni militari francesi, che sono tarate solo su una dimensione militare, quando invece (come il Ministro ha sottolineato e io concordo) bisogna prevedere che le nostre missioni siano capaci di creare condizioni di sicurezza che poi durino e, quindi, non siano solo militari.
  La seconda considerazione: io credo che il conflitto russo-ucraino non abbia tempi brevi, ma per una ragione. Il salto di qualità di quel conflitto si è avuto quando la Russia ha deciso l'annessione dei territori occupati, perché nel momento in cui si determina un'annessione si toglie dal tavolo qualsiasi possibilità di negoziato su Pag. 15quei territori. E siccome gli ucraini, giustamente, non considerano accettabile dover firmare un accordo in cui cedono a chi li ha invasi territori che appartengono al proprio Paese, l'annessione rappresenta un elemento di rigidità che rende difficile un negoziato. Quindi, penso che bisogna cercare di arrivare al cessate il fuoco. Il cessate il fuoco forse è un obiettivo realizzabile, che non rappresenta la pace, però noi dobbiamo sapere che l'attivazione di un negoziato di pace è reso complicato e difficile perché con l'annessione si è determinata una rigidità che rende molto complicata la sottoscrizione di un'intesa. Per questo io penso che i tempi non saranno brevi. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. C'è un ultimo intervento da parte del senatore Marton, anche perché ricordo che l'Aula del Senato è convocata alle 10.

  BRUNO MARTON. Sarò rapidissimo.
  Abbiamo tutti presente la reazione stizzita del Presidente Meloni al mancato coinvolgimento al trilaterale Francia, Germania, Ucraina. Volevo sapere i suoi rapporti con gli omologhi francesi e tedeschi e con tutti gli altri. Grazie.

  PRESIDENTE. Prego Ministro.

  GUIDO CROSETTO, Ministro della difesa. È una domanda personale questa!
  Sono ottimi. Col collega francese abbiamo fatto già due incontri, ci sentiamo. Il collega tedesco l'ho conosciuto ieri per la prima volta perché è nuovo.
  Guardi, di quasi tutti i miei colleghi ho il numero di cellulare; le comunicazioni sono veloci perché ci scambiamo whatsapp. Ieri ho fatto bilaterali alla NATO praticamente con tutti, dal norvegese all'ucraino, dal tedesco al francese all'inglese, con l'inglese abbiamo già fatto due incontri.
  La collaborazione è ottima e devo dire che la considerazione (non del Ministro) ma quella dell'Italia e delle Forze armate italiane è straordinaria, per cui non ci sono problemi. Anzi, c'è una cooperazione molto forte e una considerazione molto forte, anche da parte di Stoltenberg del ruolo dell'Italia. Io penso che, come Paese, avremo un ruolo fondamentale e saremo coinvolti in modo sostanziale nella definizione del futuro della NATO, che comunque dovrà essere deciso a breve anche nelle figure apicali, perché Stoltenberg dovrà lasciare avendo finito il mandato. Per cui, anzi, io sono molto soddisfatto della considerazione che ha l'Italia.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Crosetto e tutti i colleghi presenti.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.45.