XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta n. 21 di Mercoledì 15 novembre 2023
Bozza non corretta

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Colosimo Chiara , Presidente ... 2 

Comunicazioni del presidente:
Colosimo Chiara , Presidente ... 2 

Sulla pubblicità dei lavori:
Colosimo Chiara , Presidente ... 3 

Seguito dell'audizione di Salvatore Borsellino e del suo legale, Fabio Repici:
Colosimo Chiara , Presidente ... 3 
Repici Fabio , legale di Salvatore Borsellino ... 4 
Colosimo Chiara , Presidente ... 13  ... 13  ... 13 

ALLEGATO: Elenco e composizione dei comitati istituiti dalla commissione ... 14

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
CHIARA COLOSIMO

  La seduta comincia alle 13.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite impianto audiovisivo a circuito chiuso.

Comunicazioni del presidente.

  PRESIDENTE. Comunico che si è proceduto alla costituzione del Comitato sul regime degli atti e del Comitato sugli adempimenti urgenti, ai sensi dell'articolo 13, comma 1, del regolamento interno. In allegato ai resoconti sarà pubblicato l'elenco dei componenti di ciascun Comitato e dei rispettivi coordinatori (vedi allegato). Si procederà alla costituzione degli ulteriori Comitati non appena concluse le procedure di designazione.
  Ricordo che, secondo l'articolo 3 della legge istitutiva e dell'articolo 13 del regolamento interno, i Comitati svolgono attività a carattere istruttorio e strumentale per conto della Commissione e riferiscono delle risultanze della loro attività di acquisizione conoscitiva ogni qual volta richiesto dalla Commissione stessa e dall'Ufficio di presidenza. Ai Comitati pertanto è precluso l'esercizio dell'inchiesta e dei poteri propri dell'autorità giudiziaria. Mi riferisco in particolare agli esami testimoniali.
  Ai sensi dell'articolo 3 del regolamento sul funzionamento dei Comitati, essi svolgono i propri lavori presso la sede della Commissione e si riuniscono in giorni e orari compatibili con i lavori della Commissione in sede plenaria e delle Assemblee delle Camere. In particolare, anche in ossequio all'univoca prassi parlamentare, le Pag. 3riunioni dei Comitati non possono svolgersi contemporaneamente alle sedute di Assemblea di Camera o Senato in cui sono previste votazioni. Analogamente, non possono tenersi riunioni di Comitati nella stessa fascia oraria.
  Fermo restando che la sede per la programmazione dei lavori, anche per i Comitati, è l'Ufficio di presidenza della Commissione, ricordo che l'articolo 13, comma 4, del regolamento interno, prevede, anche al fine di assicurare l'ordinato svolgimento dei lavori e il rispetto delle citate disposizioni, che i calendari delle sedute dei Comitati siano preventivamente comunicati dal coordinatore al presidente della Commissione.
  Come ho detto, in allegato al resoconto della seduta odierna troverete l'elenco dei componenti dei due Comitati costituiti. Ci rivediamo tra poco per il seguito dell'audizione del dottor Borsellino e dell'avvocato Repici.

  La seduta termina alle 13.45.

  La seduta comincia alle 14.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che se non vi sono obiezioni la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite impianto audiovisivo a circuito chiuso nonché via streaming sulla web-tv della Camera.

Seguito dell'audizione di Salvatore Borsellino e del suo legale, Fabio Repici.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'audizione di Salvatore Borsellino e del suo avvocato, Fabio Repici, che ringrazio ancora una volta per la disponibilità.Pag. 4
  Ricordo che nella scorsa seduta l'avvocato Repici ha chiesto di proseguire la sua audizione in forma segreta. Dunque, dopo una prima parte in seduta pubblica, quando l'avvocato formalizzerà la richiesta di segretazione, procederemo alla sospensione dei collegamenti da remoto e della trasmissione via streaming sulla web-tv. Intanto ci tengo a salutare e ringraziare per la presenza il dottor Borsellino, che ci segue da remoto.
  Con riguardo alle fase successiva degli interventi dei colleghi, propongo che vengano poste prima le domande sulle questioni svolte in seduta segreta, in modo da poter poi riprendere i collegamenti da remoto e la trasmissione sulla web-tv.
  Prima di dare la parola all'avvocato, ricordo a tutti che i lavori di Assemblea di Camera e Senato riprenderanno alle 16.
  Do la parola all'avvocato Repici.

  FABIO REPICI, legale di Salvatore Borsellino. Grazie a lei, presidente, e grazie alla Commissione intera.
  Nelle precedenti audizioni avevo detto cose sulle quali non tornerò. Prima di chiedere la segretazione della seduta, desidero però fare alcune precisazioni aggiuntive. Ho portato con me della ulteriore documentazione che, per mia colpa, nella precedente occasione ho depositato in modo non completo, nella fretta di mettere insieme tutti gli allegati. Quindi ho portato ulteriore documentazione che riguarda in primo luogo la questione mafia-appalti in relazione alla quale ho ritenuto doveroso consegnare alla Commissione anche le copie delle agende del generale Mario Mori, dall'anno 1991 all'anno 1994. Come ho già riferito a proposito del dottor Bruno Contrada, ci sono documenti che, siccome hanno provenienza assolutamente insospettabile rispetto a ciò che possono provare, anche dalle agende del generale Mori troverete la prova della assoluta contrarietà al reale delle circostanze affermate sul dossier mafia-appalti. Preciso peraltro che presso la procura di PalermoPag. 5 negli anni dal 1991 a seguire, non furono fatte indagini sugli appalti solo sulla scorta delle informative del ROS, ma naturalmente ce ne furono anche tante altre. Il punto però è che, a mio modo di vedere, sulla base dei documenti che vi produco, è assolutamente irragionevole – e se era irragionevole nel 1992 lo è a maggior ragione a 31 anni di distanza – considerare in un certo modo le investigazioni mafia-appalti curate dalle persone del generale Subranni, del colonnello Mori e del capitano De Donno. Li cito perché anche gli aspetti soggettivi sono importanti e la santificazione che oggi si tende a fare di alcuni personaggi è semplicemente una forma di guerra mossa alla realtà. Stiamo parlando del soggetto indicato da Paolo Borsellino come mafioso, del soggetto responsabile dei depistaggi sull'omicidio Impastato, stiamo parlando di un altro soggetto che è stato ritenuto responsabile, seppure non punito per ritenuta assenza del dolo, per la mancata cattura di Bernardo Provenzano il 31 ottobre 1995 – parlo di Mario Mori. Il fatto è stato accertato con sentenza irrevocabile, la formula assolutoria è stata «il fatto non costituisce reato», fra di voi ci sono molti giuristi e lascio a loro la interpretazione di quel dato assolutorio. Il generale Mori è stato assolto perché il fatto non costituisce reato anche per la mancata comunicazione alla procura della Repubblica di Palermo, nel gennaio 1993, della avvenuta disattivazione del servizio di video-osservazione su via Bernini, dove, in costanza del servizio di video-osservazione, era partito Salvatore Riina, nella mattina del 15 gennaio 1993, per essere arrestato all'altezza della rotonda del Motel Agip sulla circonvallazione di Palermo.
  Oggi, continuare a sostenere quella come possibile causale o concausale delle stragi del 1992 e non so se anche di quelle del 1993 – perché pure su questo bisognerebbe riflettere – è assolutamente una ulteriore guerra mossa alla realtà, come Pag. 6separare le stragi commesse in Sicilia nel 1992 e quelle commesse in continente, non solo nel 1993-1994: ricordo infatti che il proiettile al giardino di Boboli a Firenze fu piazzato da Santo Mazzei a ottobre del 1992, con il tentativo di rivendicare quell'atto delittuoso a nome della Falange armata.
  Ciò posto, io però vi segnalo una cosa, limitando l'analisi alla strage di via D'Amelio. Un dato è pacifico e indiscutibile e chiunque dicesse una cosa contraria direbbe semplicemente il falso. Cioè, che per quanto riguarda l'organizzazione criminale Cosa nostra, la parte esecutiva della strage di via D'Amelio non c'è dubbio che è stata supervisionata, controllata ed eseguita da Giuseppe Graviano, al tempo capo mandamento di Brancaccio, e dai suoi uomini. Ora se voi prendete tutti i nomi possibili dei soggetti, i cui nomi vengono tirati fuori a proposito della teoria secondo cui l'indagine mafia-appalti sarebbe la causale della strage di via D'Amelio, vi segnalo che rapporti fra Giuseppe Graviano e i Buscemi, Bini, Gardini, gli stessi politici che, con colpevole ritardo, il ROS segnalò alla procura di Palermo nel 1992 come coinvolti in quei giri di affari, bene, rapporti di questo tipo non ne sono mai stati documentati. Aggiungo un'altra cosa: per voce unanime di tutti i collaboratori di giustizia, non solo siciliani, che hanno riferito sulle stragi, in generale del biennio 1992-1994, ma, in particolare, le stragi del 1992, non ce ne è stato uno solo, uno, che abbia segnalato all'autorità giudiziaria che quelle stragi avrebbero avuto funzione stabilizzatrice del sistema di potere. La verità è un'altra. Le stragi di Capaci e di via D'Amelio, e anche le altre – mi permetto di dire con una affermazione può sembrare brutale ma che è, a mio modo di vedere, assolutamente un dato storico accertato, anche dalle sentenze – hanno visto come vittime non solo i magistrati, i poliziotti, i comuni cittadini che hanno perso la vita, non solo le loro famiglie, ma anche, aggiungo, la prima Pag. 7Repubblica. Le stragi del 1992 e del 1993 sono state stragi per abbattere la prima Repubblica.
  Qui siamo in sede politica e mi auguro di non fare affermazioni in qualche modo politicamente inappropriate, ma, nel mio modo di vedere, l'uomo che ha incarnato la prima Repubblica si chiamava Giulio Andreotti e non c'è dubbio che sentenze passate in giudicato hanno attestato che la strage di Capaci ha avuto quale primo e immediato effetto la impossibilità per Giulio Andreotti di ascendere al Quirinale, cosa che invece era nei fatti operazione, non dico solo possibile, ma probabilmente già in atto. Su questo rimando alle dichiarazioni di chi, secondo le sentenze irrevocabili, è stato il principale esecutore della strage di Capaci, e cioè Giovanni Brusca. Per ciò che riguarda i soggetti coinvolti nelle investigazioni del ROS o i soggetti – vedi il procuratore Giammanco – coinvolti nelle fughe di notizie su quelle attività investigative, in realtà sappiamo, e ve l'ho dimostrato documentalmente con i documenti che vi ho prodotto, che i principali protagonisti delle fughe di notizie su quelle indagini in realtà furono appartenenti al ROS, come contestato dai PM di Palermo Giancarlo Caselli, Michele Prestipino e Maurizio De Lucia, il 13 ottobre del 1997, in un verbale di sommarie informazioni reso dal capitano Giuseppe De Donno. Tutti i soggetti in qualche modo coinvolti o coinvolgibili nelle vicende in negativo di mafia-appalti sono soggetti che in realtà all'avvio della prima Repubblica erano o defunti o dei fantasmi rispetto al sistema di potere che nel frattempo aveva raggiunto nuovi equilibri. Aggiungo che il più grande depistaggio della storia giudiziaria d'Italia, come riconosciuto dalla sentenza della Corte d'assise di Caltanissetta del 20 aprile 2017 sulla strage di via D'Amelio, ha avuto quale momento direi di più plastica evidenza le false dichiarazioni messe in bocca al falso pentito Vincenzo Scarantino da esponenti della polizia di Pag. 8Stato. Il primo verbale falso di Vincenzo Scarantino reca la data del 24 giugno 1994. Segnalo alle signorie vostre di valutare quale fosse il ruolo di Raul Gardini il 24 giugno del 1994: si era suicidato l'anno prima; quale fosse il ruolo dell'onorevole Salvo Lima: era stato ucciso il 12 marzo 1992; quale fosse il ruolo dell'onorevole Nicolosi, che era presidente della Regione Siciliana al momento delle indagini e che nel frattempo era forse perfino finito in carcere; quale fosse il ruolo dell'onorevole Mannino; quale fosse il ruolo dei tanti politici i cui nomi emersero, non nella prima informativa del 13 febbraio 1991, ma nella seconda informativa del ROS del 3 settembre 1992. Bene, se voi ne trovate uno che, al 24 giugno 1994, fosse ancora in sella nelle stanze del potere, dovrò rimediare a questa mia affermazione. Vi assicuro che non ne troverete uno. D'altronde riguardo a tutti i protagonisti della lista di soggetti da eliminare da Cosa nostra, per come da noi conosciuta in ragione delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, sappiamo che quella lista si divideva più o meno in due schieramenti: i nemici da abbattere, perché erano persone che avevano lottato contro Cosa nostra, e i primi due nomi che mi vengono in mente sono naturalmente Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e gli amici da abbattere, perché non più in grado o non più volenterosi di dare il supporto che avevano dato fino a quel momento a Cosa nostra. Bene, quelli erano tutti stati o abbattuti fisicamente o eliminati dalle stanze del potere. Poiché si tratta del più grande depistaggio della storia giudiziaria d'Italia, io vorrei capire come il più grande depistaggio costruito con le false dichiarazioni di Vincenzo Scarantino, abbia avuto quale scopo quello di tutelare dalle investigazioni soggetti che non esistevano più fisicamente o che non esistevano più quanto ai ranghi del potere. È ovvio che questa è, anche per via logica, l'ulteriore dimostrazione di come oggi, a 31 anni di distanza dalle stragi Pag. 9di Capaci e di via D'Amelio, sostenere quell'ipotesi significhi davvero portare ulteriori ostacoli alla già faticosa, mai abbastanza faticosa, ricerca della verità.
  Segnalo un'altra questione in relazione alla vicenda del tentato omicidio del vicequestore Germanà e delle investigazioni che stava facendo su una materia che toccava particolarmente gli interessi professionali del dottor Paolo Borsellino. Oggi vi produrrò degli ulteriori documenti. Tra essi c'è una consulenza, svolta su incarico della procura di Palermo – vado a memoria, credo dell'allora procuratore aggiunto Luigi Croce e dell'allora sostituto procuratore Antonio Napoli – relativa a un'indagine che riguardava uno dei più famigerati esponenti della storia della massoneria italiana, cioè Pino Mandalari, un soggetto che, oltre che essere esponente della massoneria, è stato anche uno dei riciclatori dei soldi fin dai tempi dei sequestri di persona fatti dagli uomini di Luciano Liggio negli anni Settanta. In questa relazione sono ripresi e richiamati numerosissimi fondamentali atti di indagine che diventano fonti di conoscenza. In particolar modo, in quella relazione, emerge il ruolo di quel Luigi Savona, che era stato al centro dell'informativa del vicequestore Germanà e delle confidenze di Luigi Ilardo al colonnello Riccio. Qual è il dato che aveva fornito Ilardo? «Guardate che il fenomeno stragista di questi anni» lui parla nel 1994 fino al 10 maggio 1996 «non è altro che la ripetizione dello schema che si è purtroppo posto in essere nei decenni precedenti» e fece proprio il nome di Luigi Savona al riguardo. In quella consulenza, troverete non solo la storia di Luigi Savona, ma anche le connessioni con Cosa nostra nelle persone, in modo specifico, – e questo è il dato di assoluta gravità – del capo mandamento di Mazara del Vallo, Mariano Agate, mafioso e massone al contempo, e del suo affiliato Giovanni Bastone, mafioso e massone al contempo, soggetto che Pag. 10teneva le relazioni fra la frazione massonica di Torino e il mandamento di Mazara del Vallo nei decenni fra gli anni Settanta e gli anni Novanta. In relazione a questo, troverete documentazione che ulteriormente conferma la gravità delle investigazioni che stava svolgendo il vice questore Rino Germanà e i motivi per i quali tre esponenti di vertice di Cosa nostra, a settembre del 1992, lo bersagliarono sul lungomare di Mazara del Vallo. Ripeto i nomi, nessuno dei tre collegabili alla vicenda mafia-appalti. Si tratta di Leoluca Bagarella, Giuseppe Graviano e Matteo Messina Denaro.
  Aggiungo un altro aspetto. Ho reperito un'ordinanza di custodia cautelare, della quale si è parlato nei mesi scorsi sugli organi di stampa, emessa dal GIP di Caltanissetta, nei confronti dell'avvocato Menicacci e di tal Domenico Romeo. Non occorre segnalare che si tratta di due soggetti che hanno fatto la storia della eversione neofascista nel nostro Paese, eversione neofascista molto legata all'eversione stragista nel nostro Paese. Segnalo due dati che sono ai miei occhi molto significativi. Il primo riguarda il tentativo che si è fatto, in costanza delle investigazioni che hanno portato a quella misura cautelare, di sminuire se non addirittura annichilire il fondamento delle investigazioni che era partito dalle dichiarazioni di un soggetto che prima era stato un confidente dell'Arma dei carabinieri e poi era divenuto un collaboratore di giustizia. Questo soggetto si chiamava – perché è defunto – Alberto Lo Cicero. Alberto Lo Cicero era uomo di un importante esponente di Cosa nostra del mandamento di San Lorenzo che si chiamava Mariano Tullio Troia. Il punto che vi voglio segnalare è che il confidente, non ancora collaboratore di giustizia, Alberto Lo Cicero, veniva sentito da carabinieri, tra i quali se non erro il maresciallo Giustini, della sezione di polizia giudiziaria di Palermo. I carabinieri, come risulta dall'ordinanza, quando incontravano Pag. 11questo confidente, registravano i colloqui e quindi noi abbiamo la documentazione cristallina della esattezza delle informazioni che Alberto Lo Cicero riferiva. Siamo all'8 aprile 1992 ad esempio, cioè un mese e mezzo prima di Capaci. Bene, da quell'ordinanza, voi verificherete che l'8 aprile 1992, Alberto Lo Cicero, che poi è stato fatto passare quasi come un falso pentito, aveva riferito ai carabinieri del ruolo importante di Salvatore Biondino. Salvatore Biondino è l'uomo arrestato il 15 gennaio 1993 insieme a Totò Riina, ma non solo questo, è un uomo decisivo nella strage di Capaci ed era il facente funzioni di capo del mandamento di San Lorenzo, all'interno del quale rientrava il territorio di Capaci. Aggiungo che l'8 aprile 1992 Alberto Lo Cicero fece riferimento anche a un mafioso di Capaci, un tale Antonino Troia, parente di Mariano Tullio Troia. Dovete sapere che Antonino Troia è stato il basista, come accertato con sentenza irrevocabile, della strage di Capaci del 23 maggio 1992, cioè di un mese e mezzo dopo le dichiarazioni di Alberto Lo Cicero, ma vi aggiungo anche un dato che è veramente sconvolgente ai miei occhi e che riguarda l'omicidio di un informatore del SISDE, Emanuele Piazza. Conosco la vicenda dell'omicidio Piazza, perché è strettamente collegato all'omicidio del poliziotto Agostino e io sono il difensore dei familiari del poliziotto Agostino, parti civili in un processo che ha visto poche settimane fa la conferma della condanna all'ergastolo del capomafia Nino Madonia. Fino al 1996 l'autorità giudiziaria non aveva idea di che fine avesse fatto Emanuele Piazza. Addirittura si sosteneva la possibilità che fosse scomparso per sua volontà e si parlava della sua iniziativa di trasmigrare in Tunisia. Nel 1996 iniziano a collaborare Giovanbattista Ferrante e subito dopo Francesco Onorato, cioè due degli esecutori materiali. Nel 1996 partono le indagini che portano a una misura cautelare eseguita, se non ricordo male, nel 1998 e il Pag. 12procedimento poi instauratosi ha portato all'arresto e alle condanne definitive dei responsabili dell'omicidio Piazza tra i quali Antonino Troia, perché Emanuele Piazza fu strangolato nel sotterraneo del mobilificio del mafioso Antonino Troia. Risulta dall'ordinanza di custodia cautelare, che vi allego, che nel 1992 Alberto Lo Cicero riferì ai carabinieri che Emanuele Piazza non era scomparso, ma era stato ucciso ed era stato strangolato, cosa che era sconosciuta, non solo all'autorità giudiziaria, ma a qualunque inquirente d'Italia. Questo per dirvi come bisognerebbe prestare un po' di attenzione nella valutazione delle risultanze che via via emergono. Questo ve lo dico in aggiunta in relazione alle vicende delle stragi e in particolar modo della strage di via D'Amelio perché leggendo quell'ordinanza di custodia cautelare ho scoperto un dato che a me era sconosciuto, e cioè che il 15 giugno 1992, quindi fra Capaci e via D'Amelio, quindi negli ultimi 57 giorni di vita di Paolo Borsellino – e noi sappiamo cosa sono stati quei giorni – il 15 giugno del 1992 ci fu una riunione di coordinamento di indagine fra le procure di Palermo e di Caltanissetta in relazione al confidente collaboratore di giustizia – perché nel frattempo era diventato collaboratore di giustizia – Alberto Lo Cicero. A quella riunione di coordinamento investigativo, scopro da questa ordinanza, ha partecipato Paolo Borsellino. Il punto è che questa ordinanza mi ha dato la plastica dimostrazione di quanto ancora oggi noi, portati fuori strada da false piste e dai depistaggi compiuti con il nascondimento di elementi di prova, dobbiamo perfino scoprire su tutto ciò che ha fatto – non su ciò che non ha fatto, ma su tutto ciò che ha fatto – Paolo Borsellino negli ultimi 57 giorni di vita. Qui io vi do una testimonianza diretta: non c'è un processo nel quale si sia fatta una cosa che penso che a ognuno di noi sembrerebbe banale e cioè accertare che cosa abbia fatto Paolo Borsellino dal 23 maggio 1992, alle ore 17.57, fino al 19 Pag. 13luglio 1992, alle ore 16.58, cosa che ritengo possa competere anche alla illustre Commissione presso la quale io sto riferendo.
  A questo punto, fatte queste premesse, chiedo al presidente di poter disporre la segretazione della seduta.

  PRESIDENTE. Se non ci sono obiezioni, passerei alla seduta segreta. Saluto chi è collegato da remoto, perché da questo momento non ci potrà più ascoltare.
  Dispongo la disattivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso e della web-tv.

  (La Commissione prosegue in seduta segreta).

  PRESIDENTE. Dispongo la riattivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso e della web-tv.

  (La Commissione riprende in seduta pubblica).

  PRESIDENTE. Ringrazio e saluto il dottor Borsellino e l'avvocato Repici. Il seguito dell'audizione con gli interventi dei colleghi è rinviato a una successiva seduta.

  La seduta termina alle 15.45.

Pag. 14

ALLEGATO

Elenco e composizione dei comitati istituiti dalla commissione.