XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Martedì 14 novembre 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Morrone Jacopo , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin (Svolgimento e rinvio)
Morrone Jacopo , Presidente ... 3 
Pichetto Fratin Gilberto (FI-PPE) , Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica ... 3 
Morrone Jacopo , Presidente ... 14 
Spagnolli Luigi  ... 14 
Morrone Jacopo , Presidente ... 15 
Lorefice Pietro  ... 15 
Morrone Jacopo , Presidente ... 16 
Borrelli Francesco Emilio (AVS)  ... 16 
Morrone Jacopo , Presidente ... 17 
Petrucci Simona  ... 17 
Morrone Jacopo , Presidente ... 19 
Fina Michele  ... 19 
Morrone Jacopo , Presidente ... 20 
De Priamo Andrea  ... 20 
Morrone Jacopo , Presidente ... 21 
Guidolin Barbara  ... 21 
Morrone Jacopo , Presidente ... 22 
Pichetto Fratin Gilberto (FI-PPE) , Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica ... 22 
Morrone Jacopo , Presidente ... 23

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
JACOPO MORRONE

  La seduta comincia alle 8.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che ringrazio per la presenza. Per la Commissione si tratta della prima audizione in questa nuova legislatura, quindi, oggi è per noi un onore averla qui, Ministro, e la ringrazio personalmente. Il Ministro è accompagnato dal capo di gabinetto, avvocato Mario Antonio Scino e dal portavoce, dottor Emanuele Raco.
  Avverto il nostro ospite che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterrà opportuno, consentendo la Commissione, i lavori potranno proseguire in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta. L'audizione odierna rientra nell'ambito di un programma di audizioni istituzionali, deliberato dall'Ufficio di presidenza nella seduta del 25 ottobre scorso, che mira ad approfondire questioni di carattere generale sulle materie oggetto di inchiesta individuate dalla legge istitutiva della Commissione (legge 10 maggio 2023, n. 53).
  Nel dare la parola al Ministro, ricordo altresì che i parlamentari potranno rivolgere eventuali domande o richieste di chiarimento al termine della relazione, iscrivendosi a parlare presso la presidenza.

  GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Presidente, la ringrazio e ringrazio i membri della Commissione, con una premessa riguardante la relazione che abbiamo preparato, poiché una volta terminata la prima stesura, questa si è rivelata molto lunga e quindi abbiamo necessariamente dovuto cominciare ad operare dei tagli per riuscire a stare nei tempi previsti. Successivamente, però, abbiamo anche notato che alcuni periodi e frasi, alla fine, non rendevano opportunamente l'idea e la complessità della materia, quindi abbiamo di nuovo integrato il testo, allungandolo. Ne è uscita una relazione che, mi auguro, possa essere esaustiva ma, chiaramente, fin da ora dichiaro la più completa disponibilità da parte mia e del Ministero ad essere il più esaustivi possibili in merito ad eventuali considerazioni che loro vorranno svolgere. Quindi, grazie ancora per questo invito, che mi dà la possibilità di informare il Parlamento rispetto alle materie di competenza. Gli ultimi anni, segnati da cambiamenti climatici quali disastri naturali, pandemie sanitarie ed ecoreati, hanno rappresentato e rappresentano tutt'oggi un periodo emblematico per la tutela dell'ambiente.
  In un'epoca come quella che viviamo, che vede la sostenibilità ambientale assumere un ruolo centrale, le normative devono mirare ad un elevato livello di tutela del nostro habitat naturale. Si tratta, quindi, Pag. 4di operare scelte di governance fondate in primis su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell'ambiente, non dimenticando che la sostenibilità rappresenta un principio fondamentale del nostro ordinamento. Con la recente riforma costituzionale, infatti, all'ambiente e alla tutela delle future generazioni è stato attribuito espresso valore costituzionale, attraverso la revisione degli articoli 9 e 41. L'attuale normativa ambientale necessita, quindi, di una rilettura alla luce dei nuovi princìpi costituzionali e di quelli di derivazione comunitaria. Il concetto di sostenibilità dovrebbe, pertanto, guidare l'interpretazione e la riformulazione di ogni attuale disposizione, per far sì che esso non costituisca solo un obiettivo transitorio, ma diventi un caposaldo del nostro Paese, così come voluto dal legislatore costituzionale. Si aggiunga, in ultimo, la necessità di recepire nel codice dell'ambiente le diverse modifiche normative che, nei vari anni, hanno interessato la materia ambientale, includendo, così, in un unico testo, tutte le disposizioni sul tema; disposizioni che, oggi, ancora trovano dimora in fonti diversificate, destando sovente incertezza nella loro applicabilità anche tra gli operatori del settore e non solo tra i cittadini. Entrando, quindi, più nel vivo dell'attività e delle competenze in tema di rifiuti, il MASE svolge attività di vigilanza e controllo sull'operato dei consorzi e dei sistemi autonomi di gestione dei rifiuti, al fine di monitorare il raggiungimento degli obiettivi ambientali posti in capo alle diverse filiere, l'operatività sull'intero territorio nazionale e il rispetto dei princìpi di libera concorrenza, efficienza, efficacia ed economicità, nonché il corretto impiego del contributo ambientale e degli avanzi di gestione. Tale attività è svolta con il supporto dell'ISPRA sulla base dell'analisi della relazione annuale di gestione e dei bilanci a consuntivo trasmessi dai sistemi collettivi e individuali di gestione dei rifiuti dell'intero Paese.
  Il miglioramento continuo della capacità operativa dei sistemi di gestione dei rifiuti e il rafforzamento delle filiere prodotto-rifiuto, con il conseguente incremento delle quantità destinate al riutilizzo e al riciclo, riduce il volume potenziale a disposizione delle organizzazioni criminali per le attività di traffico illecito di rifiuti; è chiaro, infatti, che la riduzione riduce la materia del contendere. Per assicurare concorrenza e competitività tra i sistemi di gestione, fattori che possono incidere positivamente sulle performance ambientali dei sistemi collettivi ed individuali, con un miglioramento dei tassi di raccolta, di riciclaggio e di recupero, viene favorita la presenza di più soggetti all'interno delle diverse filiere prodotto-rifiuto. Il Ministero esercita, con il supporto di ISPRA, anche specifiche funzioni di vigilanza e controllo sulla gestione dei rifiuti, con particolare riferimento alla prevenzione dei rifiuti, all'efficienza e all'economicità della gestione dei rifiuti, degli imballaggi e dei rifiuti da imballaggio, nonché alla tutela della salute e dell'ambiente. Nell'ambito della vigilanza sulla gestione dei flussi dei rifiuti, le informazioni derivano in buona parte dal Catasto nazionale dei rifiuti, che è un archivio gestito da ISPRA e costituito da dati liberamente consultabili e scaricabili sui rifiuti urbani e speciali, e contenente l'elenco nazionale delle imprese autorizzate alla gestione dei rifiuti. Anche nel perimetro delle attività volte al riconoscimento dei sistemi autonomi nella gestione dei rifiuti, il Ministero è supportato da ISPRA sia nella fase di espletamento delle istruttorie (quindi, il riconoscimento dei sistemi autonomi), sia nella successiva fase di verifica della loro effettiva funzionalità. La nascita di nuovi sistemi richiede ai consorzi già presenti di riorganizzare le proprie attività e, al contempo, introduce un fattore concorrenziale che può incidere positivamente sulle performance ambientali, con un miglioramento della raccolta, del riciclaggio e del recupero complessivo. Nell'ambito della verifica dell'attuazione del programma generale di prevenzione e gestione sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio, elaborato dal CONAI, è stato predisposto il decreto di approvazione del suddetto programma. Questo include, oltre ad un resoconto sull'attività di gestione dei consorzi di filiera afferenti al circuito CONAI, anche le misure di prevenzione che dette organizzazioniPag. 5 di produttori intendono mettere in atto, con un particolare sguardo all'accrescimento della quantità di rifiuti riciclabili rispetto alla quantità di quelli non riciclabili, alla realizzazione degli obiettivi di recupero e riciclaggio, nonché all'accrescimento della quantità di imballaggi riutilizzabili con il conseguente miglioramento delle caratteristiche degli stessi. In merito al flusso dei rifiuti degli imballaggi, particolare attenzione è stata posta alla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio (un tema quotidiano nell'ultimo anno), con la modifica del regolamento dell'Unione europea del 2019 e della direttiva successiva. La proposta di regolamento è parte integrante del Green deal europeo e del nuovo Piano d'azione per l'economia circolare dell'Unione europea, con lo scopo di contribuire alla strategia di crescita dell'Unione europea per un'economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse, senza emissioni di gas a effetto serra entro il 2050 e con una crescita economica dissociata dall'uso delle risorse. Il suddetto schema di regolamento ha, quindi, proposto un approccio basato sulla graduale eliminazione degli imballaggi eccessivi e sulla loro riciclabilità. Infatti, entro il 2030, tutti gli imballaggi immessi sul mercato devono essere riciclabili e, conseguentemente, aumentare l'uso di plastica riciclata negli imballaggi in modo sicuro. Sono stati introdotti obiettivi di immissione sul mercato di imballaggi riutilizzabili o di ricarica in settori come la vendita al dettaglio e la ristorazione, per promuovere la circolarità e l'uso sostenibile degli stessi, con misure atte ad incentivare i sistemi di riutilizzo. In riferimento all'attività ispettiva, invece, prevista nella convenzione sugli impianti di gestione rifiuti, ISPRA ha avviato, a partire dal luglio 2019, una convenzione con il Sistema delle agenzie per la protezione dell'ambiente al fine di garantire l'esecuzione delle attività ispettive presso gli impianti di gestione rifiuti sui quali il Ministero ha ritenuto necessario porre l'attenzione. La nuova convenzione triennale, stipulata nel 2022 e quindi valida fino al 2025, ha dato avvio ad un'analoga convenzione con il Sistema nazionale di protezione ambientale – le ARPA regionali, per capirci – siglata nel 2022. In entrambe viene stabilita l'esecuzione di 410 attività ispettive ad anno, garantendo così ulteriori attività di vigilanza e controllo sul territorio. Le funzioni di vigilanza poste in capo al Ministero saranno inoltre potenziate con l'imminente costituzione dell'Organismo di vigilanza dei consorzi e dei sistemi autonomi per la gestione dei rifiuti, degli imballaggi e dei rifiuti da imballaggi, che supporterà il MASE, tra l'altro, nell'esame periodico delle filiere produttive, anche al fine di formulare proposte tecniche e normative volte a migliorare l'efficienza del sistema individuale e collettivo di gestione dei rifiuti, nonché a garantire l'attività di corretta gestione.
  Oltre al registro nazionale dei produttori, il MASE sta realizzando una piattaforma informatica che consentirà di automatizzare e rendere più veloci i controlli sui sistemi di gestione dei rifiuti.
  In tema di spedizioni transfrontaliere dei rifiuti, come sapete la materia trova regolamentazione a livello internazionale nella Convenzione di Basilea sul movimento transfrontaliero dei rifiuti pericolosi e sul loro smaltimento, nonché, a livello comunitario, nel relativo regolamento europeo. A livello nazionale, il decreto legislativo n. 152 del 2006 conferisce al Ministero il ruolo di autorità competente esclusivamente per le spedizioni di rifiuti in transito attraverso il territorio nazionale, nonché di corrispondente con la Commissione europea e gli altri Stati membri per le questioni riguardanti il citato regolamento.
  Il Ministero svolge, pertanto, un ruolo attivo sia nel rilascio dell'autorizzazione al transito delle spedizioni di rifiuti, sia nella gestione nei casi di spedizioni illegali in transito attraverso il territorio nazionale, intercettate dalle preposte autorità competenti di controllo italiane. Inoltre, in attuazione al piano nazionale delle ispezioni, il MASE ha provveduto alla creazione e gestione del sistema informatico SISPED, il sistema informatico di raccolta dati per le ispezioni sulle spedizioni di rifiuti autorizzate con procedura di notifica ed autorizzazionePag. 6 preventiva scritta ai sensi del regolamento di notifica all'Unione europea.
  Attraverso l'accesso a questo sistema, gli organi di controllo nazionali dispongono di una visione completa e aggiornata delle autorizzazioni alle spedizioni di rifiuti in partenza dal territorio nazionale o in arrivo nel territorio nazionale, rilasciate dalle varie autorità competenti alla spedizione e, in tal modo, possono organizzare in maniera mirata le proprie attività di ispezione sulle stesse spedizioni di rifiuti, oppure rispetto agli stabilimenti e alle imprese, agli intermediari, ai commercianti e a tutti gli attori coinvolti nelle varie spedizioni.
  In materia di spedizioni transfrontaliere di rifiuti, segnalo, inoltre, che è in fase conclusiva il negoziato comunitario sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulle spedizioni di rifiuti, che è molto orientata ad aumentare il livello di protezione dell'ambiente e della salute pubblica dagli impatti delle spedizioni transfrontaliere di rifiuti e ad affrontare le spedizioni illegali di rifiuti. Ai fini della corretta attuazione della normativa vigente in materia ambientale, poi, il MASE attua il monitoraggio della pianificazione regionale e provinciale di gestione dei rifiuti, allo scopo di verificare il rispetto delle funzioni di pianificazione in capo alle regioni e, ove necessario, indirizzare e supportare le stesse per una pianificazione coerente con le normative e le esigenze specifiche del territorio. Il monitoraggio avviene attraverso un insieme complesso di attività atte a verificare lo stato dell'aggiornamento dei piani regionali, i contenuti formali e sostanziali degli stessi. Un significativo impulso per lo sviluppo del sistema avanzato ed integrato di gestione dei rifiuti è stato dato con l'adozione di un decreto ministeriale, del 24 giugno 2022, relativo al cosiddetto programma nazionale di gestione dei rifiuti, che definisce i criteri e le linee strategiche a cui le regioni e le province autonome devono attenersi nell'elaborazione e nell'adeguamento dei piani regionali di gestione dei rifiuti. Detto programma, inoltre, individua nell'analisi dei flussi e nella metodologia delle analisi del ciclo di vita, uno degli strumenti a supporto della pianificazione regionale, per colmare il gap impiantistico e consentire la chiusura del ciclo a livello territoriale. La coerenza dei piani regionali con il programma nazionale di gestione dei rifiuti viene verificata attraverso la piattaforma telematica «Monitor-piani».
  La transizione verso modelli efficienti di economia circolare che ottimizzano il ciclo del rifiuto prodotto tramite l'attività di prevenzione, preparazione per il riutilizzo e riciclo, trasformando i rifiuti in risorse da reimmettere nel ciclo produttivo, rappresenta un percorso efficace anche nel contrasto alle attività delle organizzazioni criminali, grazie alla riduzione del volume di business legato al traffico illecito dei rifiuti. L'Unione europea ha iniziato a riformare la disciplina sui rifiuti in questa direzione nel 2005 e, nel 2008, ha stabilito per la prima volta che taluni rifiuti cessano di essere tali se vengono recuperati e soddisfano specifici criteri, diversi a seconda della tipologia del rifiuto. Tali criteri dovevano essere stabiliti dai regolamenti europei o, in assenza di essi, da norme degli Stati membri, applicabili caso per caso per specifiche tipologie di rifiuto.
  A distanza di dieci anni il percorso di definizione dei criteri che consentono la cessazione della qualifica di rifiuto è ancora in corso sia a livello comunitario che nazionale. Per potenziare la filiera del riciclo, il MASE sta operando un incremento della decretazione per la cessazione della qualifica di rifiuto – End of waste – attraverso una nuova decretazione e l'aggiornamento dei decreti in vigore. Vorrei ricordare questa materia in continuo movimento: ciò che oggi è ancora rifiuto, domani può essere materia prima secondaria e questo dobbiamo sempre tenerlo presente, cioè non siamo in presenza di un sistema statico. Una menzione particolare merita la revisione del decreto End of waste Costruzioni e demolizioni – un esempio è proprio questo – del 2022. Tale decreto, previsto tra le varie riforme del PNRR (riforma M2C3), con un termine di adozione entro il terzo trimestre del 2022, stabilisce i criteri specifici nel rispetto dei quali i rifiuti inerti, derivanti dalle attività Pag. 7di costruzione e di demolizione degli altri rifiuti inerti di origine minerale, sottoposti a operazioni di recupero, cessano di essere qualificati come rifiuti, allo scopo di gestire ed avviare a recupero un'ingente quantità di rifiuti speciali non pericolosi provenienti dal settore delle demolizioni e costruzioni. Voi immaginate, tanto per dare un'idea, cosa sarà questo Paese fra una decina o ventina di anni, laddove, come voi sapete bene, il cemento armato ha una certa durata di vita, non essendo un materiale come per esempio le pietre utilizzate per il Pantheon. Quindi, a fronte di una ingente mole di costruzioni degli anni Cinquanta, Sessanta e, ancora, degli anni Settanta in cemento armato, quando bisognerà demolire e quindi automaticamente ricostruire, questo concetto diverrà un punto fondamentale sia per la salubrità, sia per lo sviluppo del Paese, naturalmente.
  Pertanto, il provvedimento in parola – quello citato per i rifiuti speciali – è stato fortemente voluto e atteso, e le importantissime ricadute dell'atto sul settore edilizio – e non solo – hanno suggerito al Ministero, in questo caso, di introdurre nel testo un articolo specifico sul monitoraggio. Fin da subito sono stati ben evidenziati gli impatti avuti dal provvedimento sul settore in argomento. In particolare, diversi stakeholders hanno segnalato al Ministero delle criticità legate all'applicazione del regolamento, avanzando, allo stesso tempo, delle proposte di revisione. Il Ministero ha avviato, quindi, il procedimento di revisione del decreto ministeriale che ha portato all'elaborazione di un nuovo schema di regolamento, che allarga il più possibile il campo d'applicazione del decreto, intervenendo sulle definizioni e semplificando gli adempimenti a carico dei destinatari, sempre salvaguardando le esigenze ambientali e della salute. In questo ambito, preme segnalare che è in fase di adozione anche il regolamento End of waste sul recupero dei prodotti assorbenti per la persona, in conseguenza delle criticità segnalate dal comparto in ordine ai tempi e ai costi associati all'esecuzione di specifici test previsti dal citato decreto ministeriale n. 62 del 2019 sui lotti di materiale recuperato. In riferimento, poi, a quanto previsto dal cronoprogramma sulla strategia nazionale dell'economia circolare, il Ministero ha provveduto ad elaborare un primo schema di regolamento End of waste del tessile, che definisce i requisiti di qualità delle fibre tessili recuperate e del materiale tessile fibroso recuperato.
  A breve, per questo regolamento End of waste verrà avviata una consultazione pubblica aperta. Su questo c'è stata una lunga trattativa, anche di accordo, tra ANCI e sistema dei produttori, naturalmente anche con posizioni contrapposte in alcuni casi. Ciò perché, in quel caso, veniva investita non solo la questione del rifiuto, ma si toccava la questione dei brand nazionali, perché il rischio che parte del fashion finisse nella classificazione di rifiuto o di materia prima secondaria su determinati veicoli commerciali, rischiava di danneggiare il sistema della produzione (io sintetizzo così la vicenda, ma è un tema molto complesso).
  Un ulteriore contributo importante al raggiungimento degli obiettivi di riciclaggio è costituito dagli investimenti previsti dal PNRR che, anche attraverso la strategia nazionale per l'economia circolare, perseguono lo scopo di migliorare il sistema di gestione dei rifiuti con investimenti per l'ammodernamento e lo sviluppo di impianti di trattamento volti al recupero di materia. In tale ottica, il Ministero ha dato il via libera a 192 progetti relativi agli investimenti «Faro» di economia circolare, ammessi per il finanziamento di interventi che vanno dall'ammodernamento di alcuni impianti, alla realizzazione di nuovi impianti e così via. Le risorse destinate a tali investimenti, pari a 600 milioni, sono attribuite nel rispetto del regime comunitario in materia di aiuti di Stato e destinate per il 60 per cento alle regioni del Centro-Sud e per il 40 per cento alle regioni del Nord.
  In tema di lotta alla criminalità organizzata e, dunque, per contrastare efficacemente l'infiltrazione malavitosa nel ciclo dei rifiuti, risulta indispensabile poter contare su uno strumento efficiente di tracciabilità digitale. A questo proposito, il registro elettronico nazionale per la tracciabilitàPag. 8 dei rifiuti (RENTRI), tiene conto delle necessità degli organi di controllo e delle forze dell'ordine per facilitare la lotta alle ecomafie. Il RENTRI consente, quindi, alle autorità competenti di effettuare i controlli relativi ai dati contenuti nei registri cronologici di carico e scarico tenuti dalle imprese, nonché ai dati contenuti nei formulari di identificazione dei rifiuti con due specifici vantaggi, rappresentati dalla possibilità di ottenere informazioni relative alla gestione dei rifiuti di un'impresa e dalla possibilità di avere informazioni relative ai movimenti di rifiuti costantemente aggiornate.
  Il portale www.rentri.gov.it, la cui attivazione è avvenuta il 7 novembre del 2023 (la settimana scorsa), consente l'accesso alla piattaforma telematica per l'invio dei dati da parte degli operatori e permetterà alle forze dell'ordine di orientare i controlli verso le situazioni di maggiore rischio. Con riguardo all'aggiornamento dei piani regionali, particolare attenzione è rivolta all'aggiornamento e all'adeguamento degli stessi piani alla normativa unionale (cosiddetto pacchetto sull'economia circolare) e al programma nazionale per la gestione dei rifiuti. Il monitoraggio è effettuato in maniera costante, mentre la verifica dei contenuti dei piani è svolta in modo mirato nell'ambito dei procedimenti di valutazione ambientale strategica (VAS) avviati dalle amministrazioni competenti prima della loro approvazione definitiva. Tale verifica risponde anche a specifiche esigenze di approfondimento in relazione a richieste della Commissione europea e alle verifiche del soddisfacimento della condizione abilitante 2.6 ai sensi del Regolamento (UE) 2021/1060.
  Altro strumento che è destinato al miglioramento dell'economia circolare è rappresentato dall'aggiornamento del programma nazionale di prevenzione dei rifiuti. Il programma in parola deve fissare idonei indicatori e obiettivi qualitativi e quantitativi per la valutazione dell'attuazione delle misure di prevenzione in esso contenute e il Ministero controlla e valuta l'attuazione di tali misure di prevenzione. Al momento sono in corso di completamento le interlocuzioni con gli altri Dicasteri ed enti competenti. L'obiettivo del MASE è quello di concludere i lavori quanto prima.
  Altro tema rilevante in questa sede è la prevenzione dei rischi negli impianti di stoccaggio e di gestione dei rifiuti. Ricordo che la legge n. 132 del 2018 (il cosiddetto decreto sicurezza) ha introdotto due strumenti di rilievo in materia di prevenzione dei rischi negli impianti di stoccaggio e di gestione dei rifiuti: il piano di emergenza interna e il piano di emergenza esterna.
  La predisposizione del piano di emergenza interna è obbligatoria per i gestori degli impianti di stoccaggio e di lavorazione dei rifiuti ed è volta a controllare e circoscrivere gli incidenti in modo da minimizzare gli effetti e limitarne i danni per la salute umana, per l'ambiente e per i beni, nonché a mettere in atto le misure necessarie per proteggere la salute umana e l'ambiente.
  Il piano di emergenza esterna, invece, si configura come uno strumento che, nel caso di incidenti rilevanti nei suddetti impianti, assicura l'informazione degli abitanti e un adeguato coordinamento con gli enti del territorio deputati al soccorso (che sono, naturalmente, misure necessarie a proteggere, anche qui, la salute umana, mediante una cooperazione rafforzata con la Protezione civile, e ad informare la popolazione, i servizi di emergenza, nonché le autorità locali competenti).
  Il piano di emergenza esterna costituisce altresì uno strumento di pianificazione a livello provinciale che individua un modello generale di intervento, da attivare in seguito ad eventi ed incidenti eventualmente occorsi nei singoli impianti, tempestivamente segnalati, con le misure previste, dal gestore al prefetto (quindi, è il prefetto il riferimento automatico e immediato).
  Per tentare di contrastare il fenomeno dei roghi di rifiuti, in particolare nel territorio della regione Campania, le amministrazioni centrali e territoriali hanno attivato interventi e misure di contrasto. Il protocollo d'intesa del 2018, sottoscritto dal Presidente del Consiglio dei ministri, Pag. 9dal presidente della regione Campania e da vari Ministeri, fra i quali il MASE, istituisce in via sperimentale il piano d'azione per il contrasto dei roghi dei rifiuti, allo scopo di coordinare le attribuzioni e gli interventi di tutte le amministrazioni competenti, così da fronteggiare in modo coerente, ordinato e puntuale il fenomeno ed ogni azione illegale volta a mettere a rischio la sicurezza, la salute e l'ambiente. In tale contesto, il Ministero dell'ambiente ha promosso incontri con i vari attori centrali e locali (il prefetto di Napoli, l'incaricato del Ministro dell'interno per il contrasto del fenomeno dei roghi nella regione Campania, comuni ed espressioni di cittadini e volontariato dei vari comuni della «Terra dei Fuochi»), al fine, quindi, di concordare le modalità con le quali potenziare, anche ricorrendo a strumenti gestionali innovativi, le misure di raccolta straordinaria sui siti di abbandono dei rifiuti. Conseguentemente, il prefetto di Napoli e l'incaricato hanno ritenuto di individuare, nell'ambito degli interventi di contrasto al fenomeno dei roghi tossici, particolari misure per i comuni di Caivano e Giugliano in Campania. Al fine di assicurare il supporto dei predetti comuni, è stato sottoscritto, in data 5 agosto 2020, un accordo di programma recante misure volte alla prevenzione del rischio incendi, al potenziamento straordinario dell'attività di raccolta, riciclo e recupero dei rifiuti, al rafforzamento del controllo del territorio e alla promozione di iniziative di informazione rivolte alla cittadinanza.
  In aggiunta, a seguito dell'aumento del numero dei roghi sul territorio campano causati dalla combustione degli pneumatici fuori uso, il Ministero dell'ambiente, le prefetture e i comuni di Napoli e di Caserta hanno richiesto ai sistemi collettivi di gestione degli pneumatici di effettuare operazioni straordinarie di prelievo e gestione degli pneumatici fuori uso abbandonati nei vari territori. Attraverso la sottoscrizione di un protocollo d'intesa per l'attuazione di interventi di prelievo e gestione degli pneumatici fuori uso abbandonati nel territorio delle province di Napoli e Caserta, tuttora in vigore, sono state previste una serie di attività congiunte per la raccolta di questi pneumatici (attraverso il sistema Ecopneus, per capirci).
  Dall'avvio del protocollo si è assistito ad una diminuzione costante degli abbandoni degli pneumatici fuori uso, permettendo ai comuni aderenti all'intesa di poter liberare le strade da questi abbandoni illeciti, possibile fonte di incendi dolosi. Una forte componente del protocollo è rappresentata dall'informazione e dall'educazione alla legalità, con l'intento di contrastare la vendita in nero degli pneumatici e l'abbandono degli pneumatici fuori uso nell'ambiente. In tale contesto, sono stati realizzati progetti educativi e iniziative con le scuole.
  Passando a un altro tema, l'uso crescente delle materie plastiche nella produzione industriale, la dispersione nell'ambiente e il loro contributo al cambiamento climatico hanno spinto l'Europa ad intervenire con una serie di misure collocate nel quadro più ampio del piano d'azione sull'economia circolare e, nello specifico, nell'ambito della strategia sulla plastica (Plastic strategy), che è stata adottata nel 2018. I vari interventi normativi euro-unitari succedutisi nel tempo hanno riguardato in modo particolare gli imballaggi in plastica che, secondo i dati, rappresentano circa il 36 per cento di tutta la plastica prodotta e risultano tra i primi per l'impatto ambientale.
  L'obiettivo perseguito è quello di rendere tutti gli imballaggi immessi sul mercato europeo riutilizzabili o riciclabili entro il 2030, ponendo particolare attenzione alla prevenzione e alla diffusione di soluzioni basate sul riutilizzo, al fine di ridurre il consumo di risorse naturali, la quantità di rifiuti prodotti e la dispersione degli stessi nell'ambiente. Nella stessa direzione si muove il piano d'azione dell'Unione europea per l'economia circolare. In tale contesto, è stata adottata la direttiva del 2019 sulla riduzione dell'incidenza di determinati prodotti di plastica nell'ambiente. La direttiva si è posta come obiettivo principale quello di indirizzare gli Stati membri dell'Unione verso uno specifico modello di sostenibilità e transizione, al fine di ridurre l'uso di prodotti in plastica monouso, che Pag. 10incidono negativamente sull'ambiente e sulla salute umana, e che rappresentano ancora oggi un crescente flusso di rifiuti caratterizzato da un alto tasso di rischio di dispersione e di abbandono nell'ambiente.
  Alcune delle misure previste dalla direttiva introducono restrizioni alle immissioni sul mercato per i prodotti di plastica monouso (bastoncini cotonati, posate, piatti, ecc.), mentre altre sono volte all'incoraggiamento dell'uso di prodotti sostenibili e realizzabili, alternativi a quelli in plastica monouso comunque realizzati nel rispetto alla normativa.
  In attuazione delle disposizioni della direttiva, risultano attualmente in fase istruttoria presso gli uffici competenti del Ministero diversi provvedimenti. Naturalmente, su questo intendo aprire una parentesi, nel senso che è aperta la discussione a livello europeo. È aperta la discussione e siamo arrivati a una fase anche molto intensa e molto complessa. La posizione del nostro Paese io l'ho espressa circa sei mesi fa rispetto al grande concetto del riuso e del riciclo, sostenendo che noi siamo all'avanguardia a livello europeo – quindi, automaticamente, a livello mondiale – sul fronte del riciclo. Infatti, con la raccolta differenziata, con l'attivazione di una gamba della nostra economia, di un sistema di imprese che si è sviluppato nel settore del riciclo, noi siamo in grado di dare delle risposte importanti su questo punto. Quindi, ho chiesto a livello europeo che il regolamento tenesse conto di questa condizione; in pratica, se a livello di Unione europea si deve unificare, tale unificazione non deve essere fatta, in questo caso, verso il basso ma verso l'alto, visto che noi siamo in alto. D'altra parte, ho anche chiesto che, eventualmente, tale valutazione, anziché come regolamento, venisse fatta come direttiva. In quella sede – ormai si era arrivati in sede di Consiglio dei ministri dell'Unione europea – si era giunti quasi al voto, perché l'allora commissario Timmermans spingeva per un voto in quella sede. Poi, quel giorno, alla posizione dell'Italia, che ha parlato per prima ribadendo la posizione che vi ho illustrato, si sono aggregati una serie di altri Paesi. Tuttavia, non si è poi votato e, quindi, non si è stati in grado di valutare se c'era una minoranza di blocco, ovvero addirittura una maggioranza in questo caso, e la questione è stata rinviata. Pertanto, si è rinviata la questione e il dibattito è stato successivamente portato in trilogo anche a livello del Parlamento europeo. Adesso si apre nuovamente la partita e sarà questo certamente uno dei temi su cui spingere, se riusciamo a trovare una convergenza. Io di questo ho parlato la settimana scorsa, nel corso di una riunione bilaterale avuta con il Ministro spagnolo, nonché vicepresidente del Governo spagnolo, Teresa Ribera. Se si riesce a trovare un punto di convergenza, la cosa potrebbe passare nella riunione del Consiglio dell'Unione europea del prossimo 18 dicembre. Questo è, in sintesi, lo stato dell'arte ad oggi. Nessuno mette in discussione l'obiettivo finale, tuttavia, o abbiamo una direttiva sul percorso, oppure un regolamento che tenga conto delle nostre specificità a livello Paese. Vorrei ricordare che il sistema del riciclo in Italia significa anche miliardi di fatturato, quindi è un percorso industriale ed è una nuova gamba manifatturiera nel nostro Paese. Questo è il punto.
  Andiamo ora su qualcosa di più frizzante – il resto era monotono – e cioè la gestione sicura dei rifiuti radioattivi. Nel nostro Paese questo costituisce uno dei temi di grande rilevanza e credo che ciò sia noto. A seguito dell'acquisizione delle competenze in materia di energia dal Ministero dello sviluppo economico, il Ministero svolge attività di indirizzo e monitoraggio sul programma di smantellamento degli impianti nucleari dismessi.
  Il programma di smantellamento degli impianti nucleari costituisce una parte sostanziale della politica nazionale in tema di gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile esaurito.
  Dal punto di vista tecnico-operativo e sotto il profilo della sicurezza nucleare e della radioprotezione, le attività di gestione dei siti e quelle di decommissioning rientrano nell'ambito d'azione dell'autorità di regolamentazione competente, che la legislazione nazionale ha individuato nell'IspettoratoPag. 11 nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (ISIN), al quale sono stati affidati i compiti di controllo e sorveglianza della sicurezza nucleare.
  La strategia italiana di disattivazione degli impianti nucleari, della gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi è basata su riprocessamento all'estero del combustibile rimosso dalle ex centrali nucleari, sullo smantellamento dei siti (una volta allontanato il combustibile) e sulla realizzazione di un unico sito di stoccaggio dei rifiuti prodotti (deposito nazionale).
  Le attività legate al decommissioning di tutte le centrali nucleari (Garigliano, Latina, Trino e Caorso) e degli impianti del ciclo del combustibile nucleare dismessi, nonché la gestione dei rifiuti radioattivi derivanti da tali attività, compresi quelli prodotti nel settore industriale, della ricerca e della medicina nucleare, sono affidate alla società di Stato SOGIN che, dal 2001, opera in ottemperanza agli indirizzi strategici del MASE e sotto il controllo, dal punto di vista della sicurezza nucleare e radioprotezione, dell'ISIN.
  Dall'agosto 2003, la SOGIN, con specifico atto di affidamento in gestione ha preso in carico anche le attività di chiusura e smantellamento degli ex impianti di ricerca del ciclo del combustibile dell'Enea e ha acquisito l'ex impianto Fabbricazioni nucleari di fabbricazione di combustibile nucleare di Bosco Marengo, ad Alessandria. Inoltre, la SOGIN è il soggetto responsabile degli impianti a fine vita, del mantenimento in sicurezza degli stessi, nonché della relazione e dell'esercizio del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e parco tecnologico.
  In base a quanto stabilito dal decreto ministeriale 2 dicembre 2004, la SOGIN presenta al Ministero, entro il 31 dicembre di ogni anno, una relazione tecnica sullo stato d'avanzamento delle attività e sulle azioni e i tempi previsti per la loro esecuzione, e collabora con il MASE alla definizione di soluzioni organizzative. A partire dal 2013, in base alla delibera ARERA, la SOGIN redige, dapprima su base quadriennale e attualmente su base triennale (3 più 3), un piano temporale generale a vita intera. Sulla base di tale piano, sono poi verificati gli obiettivi raggiunti, gli eventuali scostamenti e le azioni di recupero messe in atto, nonché le prestazioni di competenza relative all'attuazione degli obiettivi strategici nazionali, quali la sicurezza della gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi e l'uso responsabile delle risorse finanziarie.
  Come noto, le reiterate richieste del Governo di fare chiarezza sullo stato di avanzamento delle attività di smantellamento degli impianti nucleari e di consolidamento del piano, oggetto negli anni pregressi di diverse versioni presentate dai vertici aziendali anche all'autorità di regolazione e al Parlamento, che sono stati discordanti nei vari anni (sto parlando di sequenza storica, non della realtà), hanno portato la SOGIN a introdurre il cosiddetto piano a vita intera, presentato il 30 giugno del 2020 e aggiornato nel 2021, che è un metodo di misurazione dell'avanzamento fisico dei lavori di smantellamento, in sostanza, rispetto all'evoluzione del progetto.
  In considerazione della necessità e urgenza di accelerare lo smantellamento degli impianti nucleari italiani, la gestione dei rifiuti radioattivi e la realizzazione del deposito nazionale, nel 2022 è stato disposto il commissariamento di SOGIN ed è stato nominato un organo commissariale. L'organo commissariale nel 2022 ha trasmesso al Ministero un programma che ha tenuto conto dei seguenti obiettivi: accelerazione del processo di smantellamento (decommissioning), in particolare degli impianti e dei siti che presentano maggiori criticità; conclusione delle procedure in corso per la realizzazione del deposito nazionale, incluso in un parco tecnologico (quindi, aggiornamento della proposta di carta nazionale delle aree idonee, svolgimento di attività prodromiche rispetto al deposito nazionale); avvio, completamento e accelerazione di ogni procedimento relativo alla gestione del materiale nucleare detenuto all'estero.
  L'organo commissariale ha riferito che il piano temporale generale a vita intera ha favorito la realizzazione di uno stato di avanzamento fisico pari al 2,74 per cento, Pag. 12il doppio rispetto al primo semestre (i dati vanno per semestri), consentendo, in tal modo, di raggiungere la percentuale prevista dal regolamento ARERA, che era per step. Sulla base di stime temporali derivate a partire dai dati contenuti nel piano temporale generale a vita intera del 2020 e dal relativo aggiornamento, è previsto che l'obiettivo di ammodernamento per la totalità dei siti venga conseguito nel 2042, mentre l'obiettivo di green field, di costruzione, venga raggiunto entro il 2043.
  In merito all'aggiornamento del piano temporale generale a vita intera previsto entro il 31 dicembre 2023, il nuovo vertice della SOGIN ha inviato ad ARERA, il 18 ottobre 2023, una richiesta di proroga per l'invio dell'aggiornamento del programma che riguarda il semiperiodo.
  Il 31 ottobre 2023, ARERA ha chiesto a SOGIN di effettuare una valutazione più approfondita circa la stima dei tempi per la realizzazione delle modifiche da apportare al piano temporale generale a vita intera. Come è noto, i costi dell'attività della società in materia di decommissioning e di realizzazione del deposito nazionale sono oggi soggetti al riconoscimento economico di ARERA, che fa la valutazione, e finanziariamente coperti dalla fiscalità generale (quindi, a questo punto, dal Ministero dell'economia).
  I progetti considerati strategici per l'attività di decommissioning sono il complesso CEMEX di Saluggia, l'impianto di cementazione del prodotto finito – ICPF di Trisaia e il sistema di condizionamento modulare dei rifiuti di Trino Vercellese (è tutto casa mia!).
  Il deposito nazionale incluso in un parco tecnologico, introdotto dal decreto legislativo n. 3 del 2010, è l'infrastruttura che consentirà all'Italia di dotarsi di una soluzione definitiva per i rifiuti radioattivi a molto bassa e a bassa intensità, nonché una struttura temporanea di lungo periodo per lo stoccaggio e la sicurezza dei rifiuti radioattivi a media e ad alta intensità, e del combustibile naturalmente irraggiato.
  Le risultanze della procedure di consultazione pubblica, effettuata sulla carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (CNAPI) alla localizzazione del deposito nazionale, hanno determinato l'elaborazione da parte di SOGIN della proposta di carta nazionale delle aree idonee (CNAI), trasmessa a questo Ministero il 15 marzo 2022.
  Nel mese di luglio 2023 la SOGIN ha trasmesso al MASE la proposta di CNAI aggiornata, la quale è stata inviata all'ISIN per il parere tecnico di competenza, reso dalla consulta di ISIN lo scorso 24 ottobre e trasmesso al Ministero – a me – lo scorso 31 ottobre. Sulla proposta di CNAI è in corso la procedura di valutazione ambientale strategica (VAS). In seguito alla pubblicazione e all'approvazione della CNAI, aggiornata con le risultanze emerse dalla procedura di VAS, l'iter per la localizzazione del deposito nazionale proseguirà e, ipotizzando l'esito positivo di tutte le fasi procedurali, particolarmente complesse e dipendenti da un insieme di fattori, potrebbe portare all'adozione dell'autorizzazione unica per il deposito nazionale verosimilmente – questa è la previsione secondo quel calendario – nel 2027 e alla sua messa in esercizio dal 2032 (sappiate, però, che la mia intenzione è molto più accelerata); questo, comunque, è il calendario ufficiale al momento depositato. Infatti, stiamo valutando – apro una parentesi – anche di «aprire» rispetto ai vincoli che non erano di merito del sito bensì di legge, per i quali venivano scartati, ad esempio, determinati territori anche se idonei per il sito; sempre a titolo di esempio, erano escluse per legge tutte le aree militari, laddove invece potrebbero esserci aree di questo tipo dismesse e che potrebbero quindi essere idonee. Insomma, erano escluse per legge una serie di situazioni e aree che, qualora vi fossero candidature da parte di comuni o di territori (ho citato le aree militari e in questo caso potrebbe essere il Ministero della difesa), potrebbero essere aggiunte a quelle già individuate per il CNAI e valutate, naturalmente nel merito, con le procedure di VAS; infine, a seguito della valutazione della procedura di VAS, in base a questa potrebbe quindi darsi la risposta conseguente.Pag. 13
  Ai sensi della direttiva Euratom del Consiglio del 19 luglio 2011, è stato approvato il programma nazionale per la gestione del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi, che contiene una panoramica programmatica della politica italiana di gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile nucleare esaurito.
  Il programma nazionale, aggiornato nel corso di quest'anno, è stato oggetto di una recente revisione inter pares condotta da parte di esperti internazionali nell'ambito del programma dell'Agenzia internazionale per l'energia (AIE), ad esito del quale sono state formulate alcune raccomandazioni o suggerimenti volti a fornire opportunità di miglioramento nella gestione dei rifiuti radioattivi in Italia.
  Il Ministero è attualmente impegnato nell'attività di recepimento e integrazione di tali raccomandazioni all'interno del programma nazionale. Successivamente, il programma nazionale dovrà essere approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri entro i prossimi mesi, su proposta del MASE, sentiti il Ministro della salute, la Conferenza unificata e l'ISIN, previo espletamento della procedura di VAS.
  Tra le novità significative introdotte dall'aggiornamento, vi sono il tema del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e della relativa procedura di localizzazione, la questione dello smaltimento finale di tutti i rifiuti radioattivi, con riguardo a quelli ad alta attività e al combustibile esaurito – quello che ho chiamato deposito geologico – e la descrizione dei processi di monitoraggio in atto, con dettaglio degli indicatori chiave di prestazione relativi a ciascuna attività necessaria al conseguimento dei target intermedi e finali del programma nazionale.
  Con la procedura di infrazione n. 2020/2266, la Commissione europea ritiene che alcuni aspetti dell'attuale programma nazionale per la gestione del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi, non siano pienamente conformi agli obblighi imposti dalla direttiva Euratom del Consiglio, istitutiva del quadro comunitario per la gestione responsabile e sicura del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi. Recentemente, la Commissione europea ha avviato un'ulteriore fase interlocutoria con il Governo italiano formulando ulteriori quesiti in merito alla procedura di infrazione in parola, i quali sono stati discussi, da ultimo, in occasione della riunione con la direzione generale energia della Commissione europea del 21 aprile scorso. Nell'ambito di tale riunione il Governo si era impegnato a trasmettere alla Commissione europea la bozza del programma nazionale aggiornato, poi trasmessa il 27 luglio alla struttura di missione competente.
  In ultimo, espongo un breve passaggio sulla strategia italiana di disattivazione degli impianti nucleari, della gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi, basata sul riprocessamento all'estero del combustibile rimosso dalle ex centrali nucleari. Il combustibile esaurito prodotto durante l'esercizio delle centrali nucleari italiane è stato quasi completamente inviato all'estero. Rimangono da definire le operazioni di trasferimento della quota rimanente, che è inferiore all'1 per cento (quindi il novantanove per cento è stato inviato all'estero). Rimane quindi l'1 per cento, con l'invio in Francia dei 64 elementi di combustibile (bidoni) presenti nel deposito Avogadro (in particolare, 1 della centrale di Trino Vercellese e 63 della centrale di Garigliano).
  Infine, con riguardo ai principali provvedimenti attuativi in capo al MASE e di prossima adozione, segnalo: il decreto depositi temporanei di rifiuti radioattivi, con cui sono stabiliti i requisiti, le modalità e le condizioni del procedimento di rilascio del nulla osta da parte delle autorità competenti per la realizzazione ed esercizio dei depositi temporanei di rifiuti radioattivi (quindi, dobbiamo provvedere a questo); poi dovremo fare un decreto gestione rifiuti con altre caratteristiche di pericolosità, naturalmente con le modalità di corretta gestione, le politiche e le tecniche indicate da ISIN, che è l'istituto di controllo; infine, stiamo lavorando a un decreto di classificazione dei rifiuti radioattivi, anche in questo caso in interlocuzione con l'ISIN.Pag. 14
  In sostanza, però, per dirla tutta, noi attualmente, di rifiuti ad alta ed altissima intensità – quelli del deposito geologico – ne abbiamo circa 22 blocchi, della dimensione di questa stanza; questi blocchi sono vetrificati, cioè sono stati trattati in parte in Inghilterra, in parte in Francia, in parte in Slovacchia; ora siamo a fine trattamento, ma vorrei anche ricordare che noi paghiamo per tutto questo, e tanto. Tuttavia, il tema serio che pongo alla Commissione e ai colleghi parlamentari è che noi ci fermiamo a questi 22 cubi, che, onestamente, se certamente costituivano materiale nucleare radioattivo, oggi è però verificato. La questione seria, in realtà, è che noi stiamo andando verso i 100 mila metri cubi di rifiuti a bassa e media intensità essenzialmente di origine ospedaliera, suddivisi in decine di depositi e stoccaggi provvisori in ogni parte del Paese, perché gli ospedali vanno da Trapani ad Aosta, fino allo Stelvio, con merce che rimane stipata e stivata – io spero in condizioni di massima sicurezza, perché ci sono delle responsabilità importanti – continuando ad aumentare. Io credo che nessuno di noi – lo ribadisco – abbia intenzione di rinunciare nei nostri ospedali alla PET per le verifiche tumorali o ad altre analisi che determinano la creazione di scorie nucleari, per via del rifiuto ad avere il deposito nazionale, quindi c'è una questione di responsabilità che questo Governo ha. Ci rendiamo conto – mi rendo personalmente conto – di quelle che possono essere tutte le riserve, anche sul modello idealizzato di che cosa significhi il deposito delle scorie nucleari, laddove però le vere scorie ad alta densità dovrebbero essere 22, se proprio volete un numero preciso. Si tratta di 22 blocchi di vetro pesantissimi (un blocco vetrificato, grande come questa stanza, pesa circa 200 tonnellate), però la vera emergenza in assoluto noi l'abbiamo per ciò che produciamo giornalmente: ogni giorno noi produciamo scorie nucleari e ogni giorno noi depositiamo scorie nucleari in ogni parte di questa penisola! Ecco perché non possiamo andare avanti con una discussione eterna e aspettare una tempistica fissata al 2040, salvo poi accorgerci che tali scorie sono magari finite in qualche cantina. Questa ultima parte è una libera mia espressione e vi chiedo scusa, ma dobbiamo renderci conto di questo, con grande senso di responsabilità.

  PRESIDENTE. Grazie Ministro. Al momento so che lei ha ancora un po' di tempo a disposizione, quindi lascerei la parola ai commissari per eventuali interventi o domande che intanto possiamo raccogliere per poi ascoltare la sua replica. Avverto, comunque, che il Ministro ci ha già assicurato la sua disponibilità a ritornare entro questa settimana per terminare l'audizione. Do quindi la parola al senatore Spagnolli.

  LUIGI SPAGNOLLI. Grazie Ministro per la sua esaustiva relazione. Io nel mio passato ho avuto incarichi a livello comunale e sono stato presidente della commissione ambiente di ANCI per sei anni, per cui conosco abbastanza questa materia, ma sono anche stato presidente del comitato ANCI-CONAI quando abbiamo ridiscusso insieme il contratto nel 2015 – so che ormai è preistoria, ma insomma –, quindi riprendo le sue considerazioni per porre, più che una domanda, una considerazione, o meglio una raccomandazione: i comuni non sono soltanto esecutori materiali di norme che vengono date, ma sono anche depositari di un'esperienza operativa e di capacità straordinarie. Quando lei dice che il nostro è un modello virtuoso a livello internazionale, ha perfettamente ragione. Allora, visto che stiamo parlando di rimettere mano alla normativa, come è giusto che sia, che andrà poi continuamente adeguata nel corso del tempo, io pregherei di porre attenzione al fatto di favorire anche l'operatività di coloro che si comportano virtuosamente, in particolare gli enti locali ma anche le aziende, non soltanto quindi andando a ricercare nuove forme per sanzionare quelli che compiono nefandezze. Infatti, questa è un po' la tendenza del nostro Paese: quando si fanno le regole, si cerca di trovare sanzioni pesanti per chi sbaglia ma si dimentica di dare un aiuto a quelli che lavorano bene! Ecco, questa è un Pag. 15po' una raccomandazione che le rivolgo. La seconda raccomandazione è che avremo le elezioni europee a giugno e, quindi, avremo una nuova squadra di rappresentanti dell'Italia nel Parlamento europeo. Finora il nostro Governo non ha mai ritenuto di utilizzare i parlamentari europei come risorsa unica, complessiva, di rappresentanza nel nostro Paese: i nostri rappresentanti in Europa erano sempre molto più rappresentanti dei propri partiti che non del proprio Paese. Io credo che ci sia il bisogno di modificare questo approccio, così come accade, per esempio, per la Spagna o come avviene automaticamente per la Germania (perché i tedeschi, lo sappiamo, sono molto rigorosi nel pensare). Quindi penso che sarà necessario, una volta eletti i nostri nuovi rappresentanti in Europa, fare in modo che su questa materia essi abbiano delle informazioni comuni a tutti. Dopodiché, è chiaro che ciascuno avrà la sua testa e ragionerà a suo modo ma, alla fine, tutti sono rappresentanti dell'Italia e tutti – sono convinto – possono fare del bene al nostro Paese, a prescindere da chi governa: in questo momento governate voi e quindi è giusto che sia così.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il senatore Lorefice.

  PIETRO LOREFICE. Grazie Presidente e grazie al Ministro, che ha fatto una relazione ampia ma, chiaramente, non esaustiva perché i temi sono talmente tanti. Io mi sono collegato fin dall'inizio ma non ricordo se ha trattato anche il tema legato alle bonifiche, quindi ai siti di interesse nazionale in particolare, ovvero anche a quello legato ai siti orfani. Nella nostra Nazione ormai i siti di interesse nazionale sono diminuiti come numero, ma le problematiche correlate sono rimaste tali. In particolare, in quei siti dove ci sono grandi player nazionali – parlo di ENI o di ENEL – dal nostro punto di vista, cioè del mio gruppo politico, il Movimento 5 Stelle, bisognerebbe aumentare l'attenzione e l'apertura di tavoli dedicati per chiedere conto a chi ha la responsabilità, secondo il principio «chi inquina paga», anche se a volte, poi, ciò non avviene nei giusti tempi. Pertanto, le dico – non ho sentito se lei ha fatto un passaggio su ciò nella sua relazione – che, successivamente, dovremmo fare un approfondimento adeguato su questa tematica, che va da Gela a Porto Marghera, che perciò investe tutta l'Italia, dal Nord al Sud, con problematiche che hanno causato e causano a tutt'oggi problemi legati alla salute. Non è solo una tematica ambientale ma, principalmente, di salute, con cause palesi come tumori e malformazioni, perciò parliamo di tematiche molto complesse. Oltre ai SIN anche i SIR hanno una rilevanza non secondaria, ma c'è una responsabilità diretta delle regioni, però il Ministero – lei mi insegna – ha sempre l'onere del controllo (perciò, mi riferisco oltre ai SIN anche ai SIR). Poi, giusto per chiudere velocemente sul tema delle bonifiche, parliamo anche dei cosiddetti siti orfani. Noi abbiamo un commissario, perciò, grazie a quel modello, si è riusciti a dare un'accelerazione almeno per quei siti che non hanno più un soggetto che ha l'onere di risolvere quella problematica. Pertanto, le chiedo un aggiornamento anche su questo e se sia nelle intenzioni del Ministro di ampliare le competenze, visto che quel modello fino ad oggi ha dato buoni risultati, anche in tempi più celeri rispetto alla media. Mi riferisco al fatto di aumentare il numero di siti da assegnare al commissario straordinario, nonché di aggiornare e fare un censimento dei siti orfani, andando a trovare i soldi per procedere. Passo, quindi, velocemente, sempre fermandomi sul tema dei rifiuti, al sistema di tracciabilità. Diciamo che nel 2019 è venuto meno l'impianto legato al SISTRI: Ministro, parlo di sistema di tracciabilità dei rifiuti, un altro grande grande tema! L'ex SISTRI è stato bloccato a inizio 2019 e ora abbiamo il RENTRI. Se ci può fare avere successivamente – non oggi, chiaramente – un aggiornamento sullo stato dell'arte di quel sistema, se cioè, realmente, secondo voi quello è un sistema efficace ed efficiente, tramite i registri dei rifiuti, facendo una verifica veloce. Infatti, è proprio nel sistema di tracciabilità che le mafie riescono a far sfuggire dai circuiti i tanti Pag. 16rifiuti, non solo urbani, speciali, pericolosi e non pericolosi. Faccio ora un cenno veloce sul nucleare, su cui lei ha fatto diversi passaggi. Ritengo che dobbiamo tornare sul tema perché è stato affrontato nella passata legislatura anche da questa Commissione con una relazione specifica (io ero uno dei relatori, pertanto la materia la conosco un tantino). Ci sono tanti approfondimenti da fare, al di là, poi, delle scelte politiche. Questa Commissione si occupa di altro, ma vediamo di entrare di più nel merito tecnico, organizzativo, con proposte e stando su argomenti che sono ovviamente complicati. Tra i tanti temi, oltre alla ricerca, abbiamo la chiusura della CNAPI – ora CNAI – e le eventuali candidature in quei siti che hanno i requisiti: non possono essere superati requisiti oggettivi solo con la candidatura di qualche sindaco fantasioso o di altro, perciò i requisiti oggettivi devono essere invalicabili! Poi, sulle scelte politiche ognuno risponderà ai propri elettori. Presidente, concludo – pena il rischio di andare avanti a lungo – su un'altra cosa che, secondo il mio gruppo politico, è rilevante. Di recente, se non ricordo male il 7 novembre, è stato emanato un decreto interministeriale con la nomina di un lungo elenco di esperti che dovranno mettere mano alla revisione della normativa nazionale ambientale. Quello è un tema di grande interesse e non voglio, in questa fase, alimentare polemiche politiche perché non mi interessano. Però, anche su quello, ritengo che la Commissione debba interagire in maniera continuativa, proficua, proattiva e vorremmo capire – almeno noi come gruppo politico – come intenda il Ministero condurre questa revisione o quest'aggiornamento, se cioè sarà una legge delega o meno, perché io ho solo visto una nota giornalistica in merito. Il decreto interministeriale andrò a leggerlo a breve, ma penso che, avendo già fatto una lettura veloce, all'interno non ci siano gli elementi per poter capire al meglio qual è la direzione che ha voluto dare il Ministro, o i Ministri, ovvero l'attuale Governo.
  Presidente, chiudo in questa fase soltanto chiedendo un ulteriore approfondimento sui temi legati alle energie rinnovabili – visto che è una competenza del Ministro – e alle filiere dei rifiuti correlati. Noi, sempre nella passata legislatura, abbiamo seguito i flussi di rifiuti legati specialmente al ciclo del fotovoltaico; anche lì, trattasi di rifiuti che spesso spariscono dai radar nazionali e vanno a finire nei Paesi africani o asiatici, perciò quella è una filiera da attenzionare; non penso solo al fotovoltaico, ma anche alla dismissione di impianti eolici. Ciò è sempre correlato e collegato al sistema di tracciabilità: se non riusciamo a mettere in campo un sistema di tracciabilità adeguato, efficace, efficiente ed immediato, le mafie continueranno a fare i loro loschi affari e noi rischiamo sempre di rimanere alla finestra a guardare questo scempio. Per ora mi fermo, Presidente, ma avrei da parlare per un bel po' di tempo. Spero che ci sarà l'occasione di vedere spesso il Ministro presso la nostra sede, e non solo qui.

  PRESIDENTE. Grazie. Do ora la parola all'onorevole Borrelli, che è in collegamento da remoto, per cui chiedo di attivare il video, se è disponibile.

  FRANCESCO EMILIO BORRELLI. Presidente, io sono in viaggio verso Roma. Allora, innanzitutto, grazie Ministro per la relazione che ci ha fornito e per il tempo che sta dedicando alla Commissione. Io volevo porre tre questioni al volo (una l'ho già preannunciata al presidente). In particolare, mi interessa discutere e sapere se noi siamo in grado di fare un check sulla legge per la Terra dei fuochi. Lei ha accennato alle norme che riguardano la Terra dei fuochi e ha accennato a una serie di interventi rispetto alla norma che ha riguardato molto la questione degli pneumatici, riguardo alla quale le vorrei portare un esempio. Due anni fa noi avemmo una crisi a livello nazionale. Ricordo che tutti gli pneumatici sono tracciati e, quindi, il cittadino, quando acquista un'auto o una gomma, mette anche in moto un meccanismo deputato allo smaltimento. Tale smaltimento doveva essere accolto dai siti predisposti dallo Stato. Ebbene, ci fu una crisi per cui, per diversi mesi, i gommisti non Pag. 17potevano conferire questi pneumatici e venivano anche multati perché non si potevano accumulare più di un certo numero degli pneumatici all'interno dei loro locali. Questo, ovviamente, ha creato un momento di grande fibrillazione perché abbiamo dovuto fare una grande battaglia, sia a livello istituzionale, sia a livello amministrativo, per evitare che ciò aumentasse le difficoltà sul territorio. Le faccio questo esempio per dirle che noi abbiamo anche degli action day che vengono realizzati sul territorio per contrastare il fenomeno dell'abbandono e del rogo di rifiuti sui territori del napoletano e del casertano. La mia idea, ovviamente, è quella di verificare con la Commissione – visto che si tratta di una legge di dieci anni fa, se non sbaglio –, cioè di fare un check per capire se dobbiamo fare dei miglioramenti, dei cambiamenti o se si sta andando nella direzione giusta. Il secondo punto riguarda la questione del nucleare. Io, ovviamente, ho una posizione chiara, netta, politica e scientifica sulla questione per quanto riguarda la scienza, che ha sempre portato a queste posizioni. Io credo molto di più nel fotovoltaico e nelle rinnovabili, però le voglio far presente una cosa. La SOGIN ha più volte spostato lo smantellamento, nonostante sia stato riconosciuto a livello internazionale all'Italia, che fu tra i primi Paesi ad abbandonare il nucleare dopo il primo referendum (ricordo che noi siamo l'unico Paese al mondo che ha fatto due referendum sullo stesso tema, cioè sul nucleare), un know how internazionale molto forte; d'altronde vantiamo anche un particolare livello di scienza al riguardo (su tutti, ricordo Fermi). Il tema è di avere delle certezze perché, purtroppo, la SOGIN – lo dico da persona che da anni si interessa in particolare della centrale nucleare di Garigliano –, oggettivamente parlando, non è stato un grande esempio di trasparenza e di comunicazione corretta, non solo nei confronti dei cittadini ma anche dei parlamentari. Quindi, da questo punto di vista, rilevo che lo smantellamento definitivo delle scorie delle centrali è stato più volte spostato nel tempo. Lei ha parlato ipoteticamente, ma noi ad oggi non abbiamo, da parte dell'attuale Governo e dei Governi precedenti, una chiara indicazione rispetto all'ipotesi del deposito nazionale di scorie nucleari, perché si temono ovviamente proteste e azioni contrarie. Un'ultima cosa e concludo. Io anche ho letto questa vicenda degli esperti e le dico una cosa: Ministro, l'ambiente o si difende e si tutela; o non lo si difende e non lo si tutela! È chiaro che ci sono delle cose in difesa dell'ambiente che possono creare sul momento qualche difficoltà, ma ciò va visto in prospettiva per dare un futuro migliore al pianeta e al nostro territorio. Da questo punto di vista anche io le manifesto delle perplessità per ciò che sto seguendo, perché sembra – spero che lei mi smentisca perché io sono molto laico da questo punto di vista – che si stia cominciando a ragionare di cambiare una filosofia in difesa e a tutela dell'ambiente, per il miglioramento di un territorio devastato da abusi, dalla mancanza di controllo per il dissesto idrogeologico, dalla assenza di investimenti – almeno negli ultimi anni rispetto a come si faceva un tempo – nel fotovoltaico e nell'eolico, rispetto a posizioni, come qualcuno ha detto, di tipo «trumpista». Io mi auguro – le ho parlato anche personalmente – che in realtà queste siano soltanto polemiche politiche ma che poi, nella sostanza – che è la cosa più importante – non si vada in un'altra direzione. Anche perché, come lei ben sa, se non andiamo a fondo nella battaglia sulla tracciabilità, sui rifiuti industriali e sullo smaltimento da parte della criminalità e delle mafie, noi non faremo passi avanti. Ho concluso, grazie.

  PRESIDENTE. Senatrice Petrucci. Prego.

  SIMONA PETRUCCI. Grazie presidente, grazie Ministro per la relazione. Allora, io vorrei prima di tutto ripartire dagli ultimi interventi, se mi permettete, per dirvi qualcosa di personale. Secondo me la tutela dell'ambiente è qualcosa che è dentro ognuno di noi: ognuno la percepisce in maniera diversa ma tutti vogliamo vedere la nostra bella Italia migliore; nessuno la vuole vedere distrutta. È logico che, per mantenere l'ambiente, dobbiamo far sì che Pag. 18ciò che noi produciamo venga smaltito in maniera idonea e per far questo abbiamo bisogno degli impianti; altrimenti dobbiamo mandare le nostre scorie fuori dall'Italia, dobbiamo mandare a bruciare il CSS in Bulgaria e quindi continuiamo ad alimentare una filiera che non ha niente a che vedere con la nostra Italia. Da un lato ci piace la nostra Italia, però poi mandiamo tutto fuori. Io è da anni che mi batto – 23 anni – e mi permetto di dire che anche io questa materia la conosco benissimo. Sono oltre vent'anni che lavoro nel mondo dei rifiuti, ma continuo a vedere, in realtà, normative talmente complesse o talmente prive di una logica italiana (perdonatemi, a volte io sono un pochino pungente, però occorre farlo). Siamo sempre pronti a dire che una cosa la vogliamo in un certo modo, ma non ci rendiamo conto, in realtà, di ciò di cui si ha bisogno in quel determinato processo produttivo. Noi produciamo rifiuti utilizzando macchine elettriche, laddove poi ci dimentichiamo dove buttare le batterie al litio: quello non ci interessa! Però, per dare una linearità a questa circolarità dell'economia che vogliamo in Italia, dobbiamo capire che quelle batterie al litio vanno smaltite in maniera idonea e non possiamo mandarle nell'unico impianto esistente in Europa, nel Nord Europa. Dobbiamo quindi dotare l'Italia di quegli impianti che servono per concludere il ciclo produttivo del rifiuto e per farlo trasformare in materia prima seconda, come diceva prima il nostro Ministro, come per i rifiuti ospedalieri. Abbiamo, infatti, una grossa crisi sui rifiuti ospedalieri, al di là del fatto che, anche in questo caso, la classificazione appare un po' spinta, Ministro, e forse dovremmo riguardare tale classificazione. Si tratta, infatti, di una classificazione europea per cui, molte volte, il flacone dove c'è stata semplicemente dell'acqua – qualsiasi tipo di acqua che viene utilizzata per scopi medici – viene classificato come rifiuto speciale e, quindi, subisce un trattamento tale che va ad accumularsi in quei siti ritenuti idonei per i rifiuti speciali. Quindi, se mi posso permettere alcuni input sulla normativa, che so essere in fase di revisione per quanto riguarda tutta la parte dei rifiuti, vi è l'indicazione ad andare a rivedere la classificazione dei rifiuti, ad andare a rivedere la parte di trattamento per quanto riguarda sia gli scarti edili, di cui si parlava prima, ma anche le terre e rocce da scavo, cioè lo scavo dei fiumi. Prima qualcuno ha ricollegato questo fatto a ciò che sta succedendo in Italia. Abbiamo sentito parlare di eventi alluvionali catastrofici, però, in molti casi, siamo sempre noi che non ci rendiamo conto che per tutelare il nostro ambiente dobbiamo intervenire e, laddove si formano questi problemi, legati ai rifiuti fluviali, dobbiamo smaltire tali rifiuti senza le procedure attuali, perché le procedure attuali rischiano di allungare talmente i tempi, da avere, in una seconda fase successiva alluvionale, un accumulo che crea un ulteriore ostacolo. Quindi, ben vengano assolutamente la revisione della parte di normativa dei rifiuti, nonché degli impianti, prevedendo che tali impianti, nella nostra Italia, tutelino l'ambiente e non lo deteriorino. Tali impianti devono essere visti in una logica italiana perché, allo stato attuale, Ministro, gli impianti vengono gestiti dagli ambiti: nemmeno dai comuni, ma dagli ATO! Si tratta di ambiti territoriali e ogni regione è suddivisa in vari ambiti; a livello italiano ne abbiamo oltre 60 e ogni ambito dovrebbe avere il proprio impianto. Tuttavia, quel particolare ambito che, per questioni ambientaliste o per questioni di comitati, non ha impianti, ha dei disagi sia di tipo logistico, sia di tipo economico e se un cittadino deve portare i rifiuti all'esterno di questi impianti, deve assolutamente pagare una cifra aggiuntiva. Tutto questo – cioè la mancanza di impianti e una difficoltà nella classificazione dei rifiuti – secondo me alimenta assolutamente il traffico illecito dei rifiuti. Quindi, io mi soffermo su questo, Ministro: data la puntuale relazione che lei ha fatto, non voglio dilungarmi – visto che i miei colleghi hanno già puntualizzato alcune cose – però, secondo me, uno dei grossi problemi che poi ha originato i siti orfani (le vecchie discariche) sta proprio nella mancanza di una linearità quando pensiamo al ciclo dei rifiuti, a fronte del comune obiettivo di raggiungerePag. 19 invece quella famosa circolarità. Quindi, bisogna assolutamente prevedere gli impianti, nonché una classificazione e declassificazione di alcuni rifiuti. Grazie.

  PRESIDENTE. Il senatore Fina è in collegamento video.

  MICHELE FINA. Grazie presidente, grazie Ministro. Lei ha detto molte cose e avremo modo, anche quando il lavoro di questa Commissione stabilirà le sue priorità, di interloquire nuovamente, di chiedere conto delle novità e di entrare nello specifico sia di questioni più tematiche, sia di questioni più legate ai territori; quindi, diciamo che inizia oggi un'interlocuzione che proseguirà. Non posso, però, non farle, in questa occasione, alcune domande più di carattere generale, visto che la sua lunga relazione ha toccato molti temi, non ultimo in relazione anche allo sviluppo del lavoro di questo primo anno di Governo; temi sui quali ci siamo già confrontati molte volte, anche con posizioni molto diverse, in Aula o nelle Commissioni parlamentari. Quindi, come accennava anche il collega Lorefice, senza dubbio la notizia di questi giorni, che attiene anche molto al lavoro che dobbiamo fare noi in questa Commissione, è quella relativa a un riassetto della codificazione normativa vigente in materia ambientale. Un obiettivo che lei, il suo Ministero e questo Governo, si sono dati e si stanno dando, mettendo in piedi una commissione che, appunto, ha questa ambizione: un'ambizione alta. Mi è capitato di lavorare come capo segreteria del Ministro presso il Ministero dell'ambiente, quindi capisco quanto ciò che lei ha indicato sia significativo, anche in relazione proprio alle cose di cui ci dobbiamo occupare noi. È evidente che questa stessa Commissione, quando è stata istituita, è nata sulla scorta della possibilità anche di utilizzare le incongruenze, le aporie, della normativa per costruire illeciti, rispetto ai quali, poi, si è dovuto ulteriormente normare e normare nuovamente. Quindi, è evidente che la normativa, il testo unico, i codici ambientali, hanno un'importanza significativa per il nostro lavoro. Ora, io le voglio chiedere, nel momento in cui si lancia questa sfida, si accoglie questo obiettivo, si mettono insieme un numero di esperti, qual è l'obiettivo che ha il Ministro, il Ministero, il Governo? Di carattere generale, ad esempio, il nostro obiettivo è quello di considerare teorie negazioniste nei confronti dei cambiamenti climatici come teorie da mettere sul tavolo come le altre? Perché è evidente che noi, su questo, naturalmente, come sappiamo, abbiamo un problema (ne abbiamo parlato anche in un'altra occasione). Per la verità, io in quell'occasione ho riscontrato una sua posizione molto netta, anti negazionista, diciamo così. Tuttavia ciò esiste in Europa, esiste negli Stati Uniti, esiste nel mondo ed esiste anche una parte di esperti – alcuni dei quali nominati anche in questa commissione – secondo cui vi è l'idea che, in fondo, questo non sia un problema generato dall'uomo e non sia un problema così significativo. Questa premessa è importante perché la normativa, naturalmente, segue anche il contrasto a fenomeni di carattere globale e, quindi, un atteggiamento di questo tipo può mandare in confusione anche l'attività di un gruppo di esperti. Così come – noi lo sappiamo benissimo e dico una cosa anche più legata alla storia di questa Commissione – molta parte dei problemi di cui ci si è dovuti occupare e di cui ci dovremo occupare, nasce dall'intreccio malato – che c'è stato e che c'è da anni nel nostro Paese – tra funzione pubblica, interessi privati, grandi compagnie, interessi di economia e di filiere; filiere che, magari, non vogliono rinnovarsi e che, in qualche modo, appunto, intrecciano i loro interessi con chi gestisce la cosa pubblica, al fine di commettere degli illeciti. Diciamo che, nel momento in cui ci si pone l'obiettivo – questo le chiedo – addirittura di mettere mano a tutta la codificazione normativa di carattere ambientale, una delle cose a cui bisogna stare attenti sarebbe di non avere troppo a che fare, anche nella stessa commissione di esperti, con soggetti stessi legati, anche legittimamente, a lobby, interessi o spinte, perché, a quel punto, sarebbe molto difficile ottenere, anche dalla stessa commissione, una proposta che possa essere equilibrataPag. 20 e scevra da questi intrecci. Io le dico ciò perché, volendo fare un esempio su tutti, i reati legati al ciclo illegale dei rifiuti in questo Paese, nell'ultimo anno sono cresciuti del 30 per cento e sono adesso 12.216, quindi c'è una crescita significativa. Tutto ciò che ha a che fare, per esempio, con il ciclo illegale della filiera del cemento è una delle priorità, anche se ci si vuole occupare di riassetto normativo. D'altra parte, le dico questo anche alla luce di una modifica che noi abbiamo contestato nel codice degli appalti, a partire anche dalla soglia senza gara, per cui l'ANAC stessa ha dovuto dire che si possono oggi, con queste nuove regole, appaltare il 90 per cento dei lavori. Quindi, è evidente che anche le cose di cui ci dobbiamo occupare noi, come Commissione, diventeranno molte di più, perché stiamo parlando esattamente del tipo di attività e di regole – o di «non regole» – che rendono più semplice un illecito, che quindi innescano meccanismi negativi e non positivi. Un'ultima domanda – anche qui, di carattere generale e quindi mi astengo dal fare domande anche più specifiche rispetto alla sua puntuale relazione – riguarda il fatto che in questo Paese noi abbiamo registrato una diminuzione dei reati legati al traffico illecito dei rifiuti: dal 2021 al 2022 questi sono addirittura scesi da 8.400 a 5.600 (quindi, una flessione del 33 per cento), ma a fronte anche di una flessione dei controlli, perfino maggiore, del 44 per cento! Quindi, penso a questa parte dell'attività dello Stato che attiene molto anche al lavoro che potremmo fare noi. Siamo una Commissione che può «solo indagare», diciamo così, con alcuni poteri limitati su alcuni fenomeni, ma, laddove c'è una diminuzione così significativa dei controlli, è evidente che gli stessi fenomeni su cui noi indaghiamo tenderanno a crescere. D'altra parte, operiamo in un mondo – lo sanno tutti i colleghi e anche la collega Petrucci che ha parlato prima di me, avendo un'esperienza molto lunga e di carattere professionale – che è sempre più articolato, che è sempre più complesso e sempre più attenzionato dalle organizzazioni di carattere malavitoso, che hanno investito molto sui rifiuti quando hanno capito che in tale ambito si poteva lucrare moltissimo. Di qui, a fronte del fatto che il fenomeno delle ecomafie è stato costantemente in crescita e non ha mai visto una flessione – anzi, ha creato patrimoni significativi di ricchezza per le organizzazioni criminali –, mi chiedo quanto la diminuzione dei controlli, una normativa che ha maggiori «scuciture», nonché un intreccio più inquinato e più opaco tra interessi privati e interessi pubblici, tenderanno a far crescere questo fenomeno e, incidentalmente, anche a far crescere il nostro lavoro in questa Commissione, che sarà, appunto, chiamata sempre più spesso a indagare e a verificare le tante opacità che esistono nel nostro Paese.

  PRESIDENTE. Do la parola al senatore De Priamo.

  ANDREA DE PRIAMO. Grazie, mi scuso in anticipo perché a breve dovrò presenziare in prima Commissione, al Senato, per un'importante seduta. Rivolgo una breve domanda – del resto la nostra capogruppo, la collega Petrucci, ha già ampiamente detto cose per noi importanti – e, ovviamente, anch'io ringrazio il Ministro per l'ampia relazione. In particolare, volevo esprimere innanzitutto apprezzamento e sostegno per quanto riguarda la linea del Governo espressa dal Ministro, in modo specifico sul regolamento europeo per gli imballaggi, che noi riteniamo importante. Si veda, in tal senso, la posizione che effettivamente l'Italia sta tenendo, cioè una posizione di difesa di un comparto – quello appunto del riciclo – per quanto riguarda il settore della plastica. Una posizione di difesa non solo di un importante asset industriale italiano, ma anche una posizione assolutamente legata proprio al tema della sostenibilità, perché questo comparto svolge un'azione fondamentale, attraverso l'eccellenza da noi rappresentata sul riciclo della plastica, intanto nel contrastare ogni forma di inquinamento, in particolar modo per quanto riguarda il nostro mare, ma anche per tenere vivo un sistema – come diceva la collega – di economia circolare legato a una filiera. Quindi, da questo punto di vista, il discorso che faceva la collega, legatoPag. 21 all'impiantistica, che per noi è fondamentale in quanto legato alle varie frazioni di riciclo, per quanto riguarda il tema dei rifiuti trova un punto fondamentale nella tenuta di una posizione in tal senso a livello europeo. Su questo, quindi, c'è il massimo sostegno. È importante per noi anche il tema – che qualcuno dei colleghi di altre forze politiche citava – relativo al trattamento per quanto riguarda i rifiuti provenienti dal fotovoltaico: io direi che qui noi abbiamo un ritardo di decenni, quindi c'è forse un discorso da iniziare più che da proseguire o da intensificare! È un discorso fondamentale, visto anche il ciclo di fine vita di molta parte del materiale che si è prodotto negli ultimi anni. Quindi, credo che su questo la Commissione potrà svolgere un buon lavoro. Un'altra puntualizzazione è relativa all'intervento del collega Fina: sono certo che, quando parlava di negazionisti sul cambiamento climatico, egli facesse un riferimento al di fuori del contesto politico parlamentare, perché posizioni tali non ve ne sono. Sicuramente il tema, oggi, è quali risposte dare e, su questo, sicuramente ci sono posizioni anche differenti, ovvero su come affrontare anche la gestione del territorio alla luce del cambiamento climatico, ma certamente non possiamo dividerci tra chi afferma e chi nega tale difesa. Infine, davvero, uno degli interventi importanti del Governo nello specifico è stato quello di finanziare, finalmente, la bonifica dell'ex discarica di Malagrotta. Fa parte delle nostre richieste anche un'indagine sul ciclo dei rifiuti nel Lazio – Roma, come sappiamo, è piuttosto fragile – e da questo punto di vista è importante sapere che su Malagrotta ci sia un'attività nuova del Governo. Quindi, magari, un aggiornamento anche su questo, in vista poi delle indagini che la Commissione – ne siamo certi – condurrà, sarebbe utile. Grazie.

  PRESIDENTE. Do la parola per l'ultimo intervento alla senatrice Guidolin, che è in collegamento.

  BARBARA GUIDOLIN. Grazie presidente e grazie al Ministro per la disponibilità. Vado subito alle domande. Sulla questione PFAS, questa è stata trattata ampiamente anche nella relazione di questa Commissione nella scorsa legislatura e io volevo, con il Ministro, fare un po' il punto della situazione per quanto riguarda la questione PFAS veneta, quindi nella provincia di Vicenza, in cui ci risulta che manchi una indagine epidemiologica. Le chiederei, Ministro, un approfondimento sugli effetti di tale inquinamento. Poi c'è anche una nuova questione, in Piemonte, ad Alessandria, nello stabilimento della Solvay, che è ancora attivo, per cui ci arrivano parecchie segnalazioni di probabili sversamenti di queste sostanze. Sappiamo che è intervenuta la direttiva ponendo dei limiti, però è anche vero che questa materia spesso sfugge a tale direttiva perché, comunque, basterebbe cambiare anche delle molecole dei PFAS per non rientrare più in quei limiti che vengono posti. Quindi, chiederei un aggiornamento da parte del Ministro anche su questa situazione. Poi, un'altra domanda riguarda l'esistenza o meno di un monitoraggio da parte del Ministero sul fatto che, a fronte di soldi stanziati per le bonifiche di ex discariche – prima ho sentito parlare di Malagrotta ma, ad esempio, anche nella bonifica prevista per la discarica di Pescantina so che sono stati stanziati circa 41 milioni di euro – tali bonifiche stiano procedendo con i relativi tempi. Mi risulta che, ad esempio, proprio sulla situazione a Pescantina – di cui chiedo un aggiornamento al Ministro – i lavori siano fermi. L'ultimo quesito riguarda il collettore del Lago di Garda. Io capisco che magari qui si rischi di andare più su un tema ambientale, però laddove esiste un rischio di salute per i cittadini e di tipo ambientale, io credo che possiamo affrontarlo anche in questa Commissione. Lei sa, Ministro, che il collettore è stato oggetto, a livello politico, di diverse posizioni da parte dei vari schieramenti, però, tralasciando questo, io vado alla sostanza delle cose: è un'opera costruita negli anni Settanta, quindi vecchia, e che, a dir si voglia, insomma in termini di analisi, giuste o sbagliate, presenta delle criticità, dimostrate anche dal fatto che spesso i vari enti che l'hanno Pag. 22avuto in gestione hanno operato, ogni anno, per risanare le corrosioni che ci sono in questi tubi che, passando sotto il Lago di Garda, sono quindi sommersi sott'acqua. Io credo che vada fatto un punto della situazione anche su questo perché, laddove le istituzioni non trovano una quadra, laddove non si riesce a risolvere questo problema, io credo che siamo anche noi i primi responsabili di questo. Quindi, vorrei il punto della situazione anche su questo. Grazie.

  PRESIDENTE. Do quindi la parola al Ministro per la sua replica.

  GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. Mi ero riproposto di rispondere in diretta a tutti i quesiti, però, a parte alcune richieste – come per le considerazioni ultime della collega Guidolin – ho necessità di avere dei dati alla mano per rispondere: sul collettore del Garda posso rispondere, sul sito Solvay posso rispondere, però per gli altri casi bisogna avere dati più certi alla mano. Molti dei temi sono di attualità e di rilevanza, perché quando mi si pone il problema degli pneumatici, c'è anche un altro fatto da ricordare. Infatti, tutto il sistema è organizzato sul numero degli pneumatici codificati, ma la velocità del cambiamento di questo mondo è stata tale che oggi si possono acquistare interi treni di gomme semplicemente via Internet. In questi casi, basta anche tali carichi arrivino, per esempio, dalla Germania, che passano oltre la classificazione. Questo determina una situazione molto strana, per cui i raccoglitori raggiungono i target rispetto agli pneumatici che sono classificati, ma a fronte del fatto che poi ce ne sono ancora molti altri in giro fuori circuito. Quindi, io trovo una serie di errori di valutazione che determinano la necessità di adeguare il nostro sistema di organizzazione (non so neanche se parlarvi di norme). Una cosa, però, mi permetto di dire, laddove molti hanno posto il problema della commissione che abbiamo creato tra il mio Ministero e il Ministero delle riforme: questo era nel nostro programma, che abbiamo presentato un anno fa in Parlamento e che parte dalla considerazione di modifica della nostra norma costituzionale (articoli 9 e 41); ma parte anche dal fatto che, a quasi vent'anni, il codice dell'ambiente ha una serie di necessità anche solo di riordino rispetto al percorso normativo che è stato fatto (anche solo un riordino ordinato rispetto alla normativa che c'è stata). A questo bisogna aggiungere tutta una serie di temi e di problemi che, vent'anni fa, non erano presi in così alta considerazione. Ecco perché io credo che quella stessa commissione dovrà essere ripartita in tanti gruppi di lavoro, con varie competenze. Poi, rispetto alla discussione su chi è stato messo e sulle competenze che ci sono, normalmente, chiaramente, non è contento colui che non è rientrato o che stato escluso. Quindi, poi, tutto è possibile e tutto è migliorabile, però io credo che noi avremo certamente una questione – per esempio, acque e fiumi – dove servirà comunque qualcuno con la conoscenza e l'esperienza su questi temi. La questione dell'aria: signori, io vivo nella Pianura Padana; qualcuno parla di negazionismo? Vivendo nella Pianura Padana, io so che questa è la più grande area d'Europa con presenza di polveri sottili e il problema non è facilmente risolvibile, per un motivo: le montagne a sud, a nord e quelle ad ovest, con il vento che soffia in là, invece che aspirare tali polveri. Quindi, non è un dibattito culturale – importante – da farsi fra gli esperti scientifici con varie tesi, ma è la realtà di adeguarsi e di avere delle norme che siano aderenti alla serie dei problemi che abbiamo. Su questo, naturalmente, vi è la più ampia disponibilità al dibattito e alla discussione.
  Sul tema dei rifiuti, della biodiversità, del permitting, segnalo il fatto di avere nuove procedure di permitting, viste le moderne tecnologie, sicuramente un po' migliori rispetto a quelle che potevano esserci quasi vent'anni fa, nel 2006! Di qui la necessità di mettere mano complessivamente al sistema normativo, ma ciò non vuol dire farne l'uso che vogliamo! Peraltro, io sono un moderato e, sulle rivoluzioni, abbiamo visto che tutte sono finite Pag. 23molto peggio rispetto a quando sono cominciate, a partire da quella francese (per non parlare di quella russa e di quanti danni ha fatto, secondo me). Questo mi premeva dire; su tutto il resto, sono pronto a tornare, con risposte puntuali, presidente, su sua chiamata.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro e i suoi collaboratori, nonché i commissari oggi presenti. Vi era una precedente disponibilità da parte del Ministro per tornare giovedì mattina alle 8.30, salvo imprevisti. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 10.20.