XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere

Resoconto stenografico



Seduta n. 11 di Martedì 14 novembre 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Semenzato Martina , Presidente ... 3 

Audizione, in videoconferenza, dell'avvocata Valentina Ambrosio:
Semenzato Martina , Presidente ... 3 
Ambrosio Valentina , avvocata ... 3 
Semenzato Martina , Presidente ... 5 
Ambrosio Valentina , avvocata ... 5 
Semenzato Martina , Presidente ... 6 
Lancellotta Elisabetta Christiana (FDI)  ... 6 
Semenzato Martina , Presidente ... 6 
Dalla Chiesa Rita (FI-PPE)  ... 6 
Semenzato Martina , Presidente ... 7 
Ferrari Sara (PD-IDP)  ... 7 
Semenzato Martina , Presidente ... 8 
Bilotti Anna  ... 8 
Semenzato Martina , Presidente ... 8 
Ambrosio Valentina , avvocata ... 8 
Semenzato Martina , Presidente ... 9 
Ascari Stefania (M5S)  ... 9 
Semenzato Martina , Presidente ... 9 
Ambrosio Valentina , avvocata ... 9 
Semenzato Martina , Presidente ... 10 

Audizione di Graziano Marcovecchio, presidente Pilkington Italia:
Semenzato Martina , Presidente ... 10 
Marcovecchio Graziano , presidente Pilkington Italia ... 10 
Semenzato Martina , Presidente ... 12 
Marcovecchio Graziano , presidente Pilkington Italia ... 13 
Semenzato Martina , Presidente ... 13 
Marcovecchio Graziano , presidente Pilkington Italia ... 13 
Semenzato Martina , Presidente ... 13 
Pulciani Paolo (FDI)  ... 13 
Marcovecchio Graziano , presidente Pilkington Italia ... 13 
Semenzato Martina , Presidente ... 14

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
MARTINA SEMENZATO

  La seduta comincia alle 13.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, dell'avvocata Valentina Ambrosio.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'audizione in videoconferenza dell'avvocata e autrice musicale Valentina Ambrosio. A nome di tutti i commissari do il benvenuto alla nostra ospite, che ringrazio per la disponibilità a intervenire davanti alla Commissione d'inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni altra forma di violenza di genere, e le do subito la parola.
  L'avvocata Ambrosio, oltre ad essere una competente professionista nel campo del diritto, ha valorizzato le sue qualità artistiche di autrice musicale, mettendole a disposizione della causa per la sensibilizzazione ai temi della lotta contro il femminicidio e la violenza di genere. È autrice, in particolare, di un brano musicale dal titolo L'amore non fa così premiato dal Cantagiro del 2022, presentato in varie recenti iniziative di carattere istituzionale, come pure di recente dalla Fondazione Bellisario. L'avvocata Ambrosio rappresenta, quindi, un modello di competenza professionale nel campo di tutela dei diritti delle donne, con un impegno che ben si coniuga a quello per il sociale, sui temi della comunicazione e della promozione della cultura e del rispetto.
  Do quindi la parola all'avvocata Valentina Ambrosio. Grazie.

  VALENTINA AMBROSIO, avvocata. Buongiorno a tutti. Prima di tutto, vi ringrazio tantissimo per l'invito e per essere qui con voi oggi.
  Io avrei piacere di esporvi, più che la mia opinione, quelle che sono le esperienze, sotto un duplice profilo, sia quello della mia professione di avvocato, io infatti sono avvocato da quasi vent'anni, sia quello, come ha ricordato il presidente, di autrice di musica e canzoni.
  Parto dal primo. Nel mio caso posso dirvi che spesso e volentieri incontro tantissime donne che si rivolgono a me, come avvocato, per problematiche legate al loro rapporto coniugale o comunque legate al loro rapporto con il proprio compagno, in particolar modo per la gestione dei figli, in caso di separazione. Io mi occupo prevalentemente degli aspetti civilistici ma seguo ogni tipo di situazione simile, anche con la collega penalista. Il mio contributo e la mia esperienza mi portano a parlare di un aspetto al quale tengo tantissimo, che non è quello relativo alla violenza fisica da parte di un compagno, di un marito, comunque di un uomo, ma quello relativo ad un altro tipo di violenza, secondo me più sottovalutata, ma molto importante: la violenza economica.
  Perché dico questo? Perché mi sono capitate tantissime donne che hanno addirittura rinunciato a separarsi o comunque a cambiare la loro vita, soprattutto per la paura di non ottenere un adeguato mantenimento da parte del proprio compagno o marito. Compagni o mariti che, ad esempio, sfruttano quelle che sono le tutele Pag. 4legali anche per ritardare i pagamenti e mettono tanto in difficoltà queste donne, perché spesso e volentieri sono costrette o a lasciare il proprio posto di lavoro, se ne hanno uno, e questa è già una fortuna, oppure, come in tantissimi casi, a rinunciare a lavorare perché il proprio compagno o marito le ha sollecitate a non avere un'indipendenza economica.
  Quindi, uno dei problemi più importanti è quello di educare – io sono sempre dell'avviso che, purtroppo, sugli adulti siamo ormai in estremo ritardo ma possiamo intervenire sui giovani – soprattutto le giovani donne di domani ad avere un'indipendenza economica propria, che potrà loro consentire comunque di fare delle scelte consapevoli e magari non trovarsi in situazioni di abusi non solo di tipo fisico, verbale e psicologico ma anche di carattere economico.
  Per quanto riguarda invece l'altro aspetto, quello un pochino più artistico, sono veramente onorata di poterne parlare in questa sede perché proprio stamattina sul nazionale del Corriere della Sera, a pagina 45 c'era un bellissimo articolo sul mio libro L'amore non fa così. Se non trovi il coraggio ascolta questa canzone, che uscirà il 19 novembre e prende avvio da una semplice canzone.
  Io sono un'autrice di musica per professionisti e aziende ma anche per altri eventi, banalmente ho un brano allo Zecchino d'Oro di quest'anno, quindi scrivo su parecchie cose, ma mi piace molto utilizzare lo strumento della musica, che ha un potere educativo e comunicativo fondamentale e deve essere preso in considerazione in questo senso, anche tutelando maggiormente la musica che viene commercializzata. Apro una parentesi perché trovo sconvolgente che sulle maggiori radio nazionali si senta il testo di un ragazzino che ha una pistola e la sua ragazza che gli dice: «Ti ammazzerei solo perché hai parlato o hai guardato lei». Trovo che questo tipo di musica quanto meno non vada spinta. La libertà di pensiero è giusto tutelarla ma credo che la discografia italiana un esame di coscienza se lo debba fare in questo senso.
  Detto ciò, tornando al mio brano, io ho avuto la possibilità, in quanto donna, moglie, professionista e mamma, di portare avanti la mia passione per la musica, senza permettere mai a nessuno, men che mai all'uomo, al compagno che avevo accanto, di negarmi questa forma di libertà.
  Ho scritto questo brano su commissione del Consiglio dell'ordine degli avvocati per una manifestazione di beneficenza che poi, causa Covid, non si è realizzata, e ho cercato poi di utilizzare il brano amplificandolo nel miglior modo possibile. Ho cercato di entrare in contatto con interpreti un pochino più famosi di me, ho cercato di prendere contatto, banalmente, con Fiorella Mannoia, che secondo me poteva portare avanti anche il discorso che c'era dietro a questa canzone. Purtroppo il Covid non me l'ha consentito e quindi ci ho messo la voce e la faccia personalmente.
  Quindi, perché il libro? Perché il libro parla di una storia legata alla canzone, che veramente mi sta regalando tanti successi. Non parlo dei numerosissimi premi che sto ricevendo. Il successo più grande, lo dico veramente con tanto orgoglio, è vedere in svariate occasioni in cui canto il brano, anche le radio passano questa canzone, che ricevo messaggi anonimi da tantissime donne, che l'hanno ascoltata, hanno riflettuto, hanno visto il videoclip – anche quello sta ricevendo numerosissimi premi – e hanno deciso di cambiare la loro vita, hanno deciso di denunciare. Questa per me è la soddisfazione più grande, questa è una conferma del fatto che la musica vera, creata dagli uomini, non da macchine, ancora è capace di suscitare emozioni importanti e può far riflettere. Quindi mi sono detta, cerchiamo un altro canale che possa stimolare le donne che si sentono vittime di violenza. Ricordo, la violenza non è solo un occhio nero o un braccio rotto, ci sono tante forme di violenza e spesso noi donne, a causa della nostra capacità di giustificare e la nostra attitudine ad essere mamme, non ce ne accorgiamo. Ma dire a una donna che non è capace a fare delle cose, non stimolarla, non aiutarla in quelle che sono le proprie passioni, per me è una Pag. 5gravissima violazione della libertà di una persona, soprattutto di una donna.
  Il libro nasce proprio con questo intento, nascondere dietro una storia di una semplice canzone tante informazioni, tante emozioni. Il libro è interattivo, ci sono tantissimi QR code in cui si può ascoltare il brano come era all'inizio, si vede un pochino l'evoluzione del brano, e poi ho dedicato un capitolo intero all'hub presso il Sant'Andrea di Roma, che ho scoperto per caso. Non se ne parla e non se ne parla comunque mai abbastanza, l'ho scoperto proprio in un evento in un cui ho cantato il brano che esistono medici, avvocati, assistenti sociali e medici legali presso il Sant'Andrea, dove c'è un reparto operativo proprio a disposizione delle persone vittime di violenza, le persone fragili, quindi donne, bambini, anziani e anche uomini, può capitare, anche se è veramente raro, e queste persone fanno dei corsi per i loro colleghi medici e infermieri, per insegnare a riconoscere le persone abusate, anche laddove non vengono con l'intento di denunciare.
  Vi faccio un esempio, perché a me ha commosso moltissimo questa loro attività. Insegnano agli ortopedici e ai radiologi, magari una persona va lì per fare la radiografia a un braccio, a riconoscere dai segni che può riportare una persona su una parte, su un arto, che ci può essere una violenza subita. In quel caso stimolano i loro colleghi a fare una telefonata al piano di sopra, a chiamare loro e a intervenire in qualche modo, magari facendo una chiacchierata.
  Conosciuta questa realtà anche da vicino, perché mi hanno invitata in tantissimi loro corsi di formazione, ho deciso di aiutarli e l'unico modo con cui potevo aiutarli era quello di creare un supporto informativo, che in questo caso è il libro che, ripeto, è molto semplice, ho voluto scriverlo con parole molto semplici per permettere a qualsiasi Nina, che è la protagonista di questa canzone, di rispecchiarsi. Dedichiamo un capitolo intero a loro e buona parte del ricavato di quello che riuscirò ad ottenere, il libro costa 20 euro, quindi veramente poco, sarà devoluto a loro, in maniera tale che possano aiutare tante donne.
  Questo è un pochino ciò di cui vi volevo parlare. Spero possa essere utile. Se avete qualche domanda per me o qualche approfondimento sono a vostra completa disposizione.

  PRESIDENTE. Grazie, avvocato Ambrosio. Io l'avvocato Ambrosio l'ho conosciuto in Fondazione Bellisario. Lei fa tantissima formazione in termini di violenza di genere, soprattutto nelle scuole, e ha usato questi nuovi strumenti di comunicazione, che sono la musica e, ovviamente, un testo, che, come avete sentito, sarà propedeutico poi al sostegno delle attività in tema di violenza di genere.
  Volevo chiedere – dopo non so se ci sono altri colleghi che vogliono intervenire –, in ordine al tema dei nuovi linguaggi contro la violenza di genere, come arriviamo a parlare, giusto per capire la ratio di alcune audizioni, della trasversalità della violenza di genere. Oggi il focus non è specificamente sulla violenza economica ma sui nuovi linguaggi. Con questa canzone è arrivata a parlare a tantissimi ragazzi perché voi sapete, l'ha detto bene, oggi uno dei temi è quello del linguaggio nella comunicazione di alcune canzoni.
  Volevo chiederle, avvocato Ambrosio, fatta salva la pausa che lei ha avuto durante il Covid, di parlarci degli interventi che lei programma nelle scuole per parlare ai giovani.

  VALENTINA AMBROSIO, avvocata. È mia intenzione farlo, almeno da gennaio in poi, sto seminando e prendendo contatti ma non è semplice entrare nelle scuole, soprattutto ho trovato ostacoli in alcuni istituti, dove mi è stato detto che i genitori non vogliono che si parli di questo con alcuni ragazzi; si riferivano in particolare ai bambini un pochino più piccoli.
  È ovvio che il mio messaggio non è rivolto ai bambini ma già il fatto che i genitori non vogliono che se ne parli mi fa riflettere su tanti altri aspetti.
  La mia idea è quella di andare per i licei, così penso di non avere grossi problemiPag. 6 sulla tematica. Vorrei mettermi non in cattedra ma chiedere al professore di turno un'oretta dedicata, in cui vorrei stare al loro stesso livello. Anch'io sono stata studente, come tutti voi, e quindi mettersi in cattedra non è mai un buon approccio, secondo me, con i ragazzi. Partire da una canzone, partire da una musica che tutti possono ascoltare e confrontarmi con loro per capire le loro emozioni, per capire se effettivamente certe cose di cui si parla moltissimo, ma che poi probabilmente non vengono approfondite, meritino una maggiore attenzione.
  Io credo fortemente che le famiglie da sole non riescono o, come vi ho accennato, a volte non vogliono. Le scuole, purtroppo, rispetto al passato, almeno per quella che è stata la mia esperienza scolastica, sono cambiate tantissimo. Adesso i maestri e i professori non possono più permettersi di istruire, certe volte, come va fatto e, di conseguenza, bisogna trovare degli strumenti alternativi.
  Ho visto anche in altri convegni a cui ho partecipato, in cui erano presenti ragazzi degli istituti superiori, in particolar modo a Frosinone una settimana fa, che c'è tantissima sensibilità da parte loro e l'ho vista negli occhi non solo delle ragazze ma tanto anche dei ragazzi. Quindi penso veramente che quello potrebbe essere un canale giusto, intervenire su di loro, stimolandoli con metodi di comunicazione che gli sono un pochino più vicini.
  Certo, mi rendo conto che la mia canzone non è una canzone trap, non è una canzone sicuramente radiofonica, non è una canzone modaiola, come si dice tra di loro, però vedo, e l'ho visto anche nei loro occhi, molta attenzione.
  Questo è il mio progetto per il 2024, vorrei girare tutte le scuole possibili e immaginabili e, veramente, farmi una chiacchierata con loro, al loro stesso livello, sperando che gli resti un briciolo di ricordo di qualcosa sul quale riflettere e, magari, un domani comportarsi adeguatamente.

  PRESIDENTE. Onorevole Lancellotta, prego.

  ELISABETTA CHRISTIANA LANCELLOTTA. Presidente, grazie. Innanzitutto credo che sia fondamentale intervenire con diverse tipologie di comunicazione, perché noi stiamo puntando tanto, come Commissione, sulla prevenzione e sulla comunicazione, anche diversificata, proprio per riuscire a richiamare l'attenzione dei giovani, per cui è fondamentale che sia stato coinvolto anche il tema musica.
  Mi sembra di avere capito, sia dalle parole dell'avvocato, ma anche dal sue, presidente, che questo è stato un modus operandi per procurare delle nuove risorse da destinare alla lotta al femminicidio, in buona sostanza, ed ecco perché l'iniziativa dell'avvocato.
  Ne parleremo anche dopo nell'Ufficio di presidenza, però ci avviciniamo a una settimana importante, che non deve essere circoscritta soltanto a quella singola settimana o a quella singola giornata, il 25 di novembre. Noi abbiamo pensato, come gruppo, di chiedere alla Commissione stessa di poter organizzare delle iniziative, alla Camera e al Senato, quindi di farci noi portavoce come Commissione, proprio in quella settimana, per fare arrivare un messaggio in maniera sempre più chiara e precisa, quindi la nostra vicinanza, però ribadendo sempre che non debba essere assolutamente circoscritto a quella singola settimana o a quella singola data. Noi lo stiamo dimostrando con delle azioni concrete. Grazie.

  PRESIDENTE. Ci sono altri interventi? Onorevole Dalla Chiesa, prego.

  RITA DALLA CHIESA. Grazie presidente. Io sono abbastanza d'accordo con l'avvocato Ambrosio per quanto riguarda i nuovi mezzi di comunicazione con i giovani e con i ragazzi, perché è chiaro che loro si sentono più coinvolti nel momento in cui parliamo il loro stesso linguaggio, su questo non ci sono dubbi.
  Per quanto riguarda poi libri e musica, a questo punto aveva avuto un'intuizione giusta l'avvocato Ambrosio, chiedendo a Fiorella Mannoia, per esempio, che i giovani seguono moltissimo, degli interventi, Pag. 7perché lei da anni si batte su questi temi. La musica deve essere trasversale, quindi Fiorella Mannoia arriva sicuramente molto di più ai giovani, come anche un'Emma, anche lei, con la canzone Io non ho paura, ha fatto presa sui giovani. Queste sono le canzoni, secondo me, che devono fare presa sui giovani.
  Per quanto riguarda il 25 novembre, io sono assolutamente d'accordo sul fatto che non debba essere una data come, per esempio, quando si parla della data dei grandi delitti di mafia, quelli devono essere nominati tutti i giorni, perché questa è la cosa importante, non farne una giornata.
  Per esempio, noi donne di Forza Italia, il 25 novembre andremo tutte a Lucca dove facciamo una tavola rotonda sulla violenza di tutti i generi. Mi ha colpito molto la testimonianza che avete fatto l'altro giorno sulla violenza economica, di cui nessuno parla mai. È venuto un avvocato a parlare di questa violenza economica e credo che di questo dovremmo parlare un pochino più a lungo.
  Non sapevo del Sant'Andrea e questo è sicuramente un grosso impegno che dovremmo prenderci, di andare anche noi a sentire e a capire quello che succede.
  Poi, per quanto riguarda il libro e la canzone dell'avvocato Ambrosio, la sentiremo e poi le faremo i complimenti, se ci sono da fare.

  PRESIDENTE. Grazie. Faccio una puntualizzazione sulla signora Mannoia, che è una cantante di grande sensibilità. Esiste un'associazione di riferimento per la lotta alla violenza di genere, che è l'Associazione Una, nessuna e centomila, che proprio con la Mannoia, che è presidente, mi pare, onorario di questa associazione, organizza peraltro un concerto, dove ci sono le artiste che lei ha nominato, c'è Emma, c'è Elisa, eccetera. Io ho già preso i biglietti, però poi la Mannoia non stava bene e l'hanno rimandato, mi pare, al 4 maggio.
  Mi piace anche la sensibilità di donne come l'avvocato Ambrosio che fa l'avvocato in tema di violenza di genere, questa è la sua professione, e quindi aiuta le donne nei percorsi più difficili, quando esse si rivolgono a un avvocato per la denuncia, però ha unito un tema, che è quello della sensibilizzazione attraverso la canzone, quindi la musica, perché sapete quanti testi particolari esistano, abbiamo oggi a che fare con ragazzi giovani. È di questi giorni una serie di articoli di gruppi di genitori che hanno chiesto la sospensione di alcuni concerti di artisti.
  Onorevole Ferrari, prego.

  SARA FERRARI. Grazie. Mi aggancio proprio a questo, intanto ringraziando l'avvocata Ambrosio perché quello che fa è molto importante, lo dico da insegnante, i ragazzi si catturano con le cose che a loro interessano e la musica lo è a prescindere, purtroppo, a prescindere, e quindi spesso anche rispetto a messaggi che i rapper, i trapper veicolano, che sono spaventosi, a volte sono testi che addirittura incitano alla violenza e che ci sia qualcuna, e io spererei anche qualcuno, che provi a veicolare attraverso quello strumento messaggi diversi è lodevole ed è importante.
  Le chiedo, visto che lei ci ha detto che partecipa a progetti all'interno delle scuole, che cosa vede lei, nella sua esperienza che tipo di riscontro ci può dare in questo momento? Mi dispiace sentire che ancora ci sono famiglie che ostacolano la possibilità di parlare di questo con i più giovani, perché in termini di discriminazione di genere, che sta alla base della violenza, prima si interviene e meglio è, perché poi si deve lavorare in un levare. Se si lavora prima si deve levare di meno e si indirizza meglio.
  Lei ci ha dato questa indicazione, che è significativa. Vorrei capire se la sua esperienza si muove all'interno di progetti strutturati nelle scuole, di cui lei è uno degli appuntamenti, o se invece il massimo che si riesce a fare sono delle singole incursioni, quindi volevo capire che cosa ha registrato. Soprattutto vorrei capire se lei opera invitata all'interno delle ore di educazione civica o in progetti che sono invece trasversali tra le discipline, perché questo è importante nei ragionamenti che dovrà fare questa Commissione quando discuterà su che tipo di proposte avanzare, magari anche sul fronte legislativo. Sappiamo che ci sono più proposte e c'è questo grande interrogativoPag. 8 se utilizzare le ore e i percorsi di educazione civica o invece provare a fare qualcosa di più trasversale. Quindi volevo da lei un riscontro diretto dalla sua esperienza su questo. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ferrari. Raccogliamo tutte le domande, avvocato, e lei poi fa una sintesi. Prego, senatrice Bilotti.

  ANNA BILOTTI. Grazie presidente. Buongiorno a tutti. In realtà io sono sulla stessa lunghezza d'onda della collega ma andrò più specificamente al centro del tema.
  L'avvocata ci ha detto, nella sua relazione, di aver incontrato segnatamente degli ostacoli per quanto riguarda l'interlocuzione con i più piccoli. Io volevo sapere, naturalmente ai fini che questa Commissione si ripropone, quale genere di ostacoli ha trovato, se questo rifiuto è stato argomentato con delle motivazioni precise, che le sono state riferite informalmente o, addirittura, tramite qualcosa per iscritto. Ci fidiamo assolutamente della sua testimonianza proprio perché ci serve per lavorare, posto che sono d'accordo con chi mi ha preceduto che l'unico divieto dovrebbe essere nei confronti di una cultura violenta che, anziché aiutarci, va a peggiorare il problema. Per me l'educazione non può essere mai qualcosa di negativo. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, senatrice Bilotti. Se non ci sono altri interventi, lascio la risposta all'avvocato Ambrosio. Prego.

  VALENTINA AMBROSIO, avvocata. Ringrazio per le domande. Mi ricollego al discorso che stavamo facendo in precedenza.
  Faccio presente che io ho scritto più volte all'associazione Una, nessuna e centomila, mi è anche stato risposto: «Il videoclip è bellissimo, la canzone è interessante. La richiameremo» e non mi ha richiamato nessuno, così come ho scritto più volte all'associazione dell'onorevole Bongiorno e ho avuto lo stesso tipo di disinteresse. Io avevo messo totalmente a disposizione il mio brano, senza alcun tipo di richiesta e questo è stato il loro riscontro. Ci tenevo in questa sede a specificarlo.
  Tornando alle scuole, io sto avviando dei progetti, per mia iniziativa, perché le scuole non propongono nulla di tutto ciò, se non stimolate da alcuni di voi, da persone interessate, che creano dei convegni apposta, solo ed esclusivamente nel mese di novembre, e questa è una cosa che mi dispiace moltissimo.
  Quello che vi posso dire, però, nei miei tentativi di intrusione all'interno delle scuole (non certo di invito, erano scuole con le quali avevo dei contatti diretti, quindi era un pochino più semplice, perché altrimenti anche l'ingresso nelle scuole è molto complicato, non ho sempre facilmente credibilità se non vengo introdotta in un certo modo, ma quello per scelta delle scuole e non per mia incapacità) mi è stato risposto, senza entrare nello specifico, che i genitori sono restii a sentir parlare di questi argomenti con i figli. Questo mi è stato detto nelle scuole elementari e posso comprendere, sotto certi profili.
  Ho cercato di esaminare anche le scuole medie, questo sempre inizialmente tramite conoscenze dirette. Lì vi posso dire che ho sentito con le mie orecchie delle mamme farmi degli esempi di coetanee, quindi parliamo di bambine, ragazze di dodici, tredici, quattordici anni al massimo, che questa estate giravano al mare con dei costumi nei quali, oggi come oggi, sappiamo essere poco presente il tessuto, diciamo così. E la mamma diceva: «D'altronde, vedi? Mio figlio... l'istinto suo è quello. Poi come facciamo a lamentarci se l'istinto di un ragazzo è quello? Le ragazze si devono coprire». Questo l'ha detto una donna, una mamma della mia età, e trovo che sia sconvolgente.
  Vado adesso negli istituti superiori. Ho fatto delle prove tecniche per verificare quello che potesse essere il metodo da utilizzare con i ragazzi, l'ho fatto con un paio di occasioni pilota, chiamiamole così, e ho avuto tantissimo riscontro. Credo che possa veramente funzionare e soprattutto funzioni il fatto di non creare l'evento appositamente in occasioni particolari ma, veramente, facendo – come diceva l'onorevolePag. 9 Ferrari, se non mi sbaglio – delle incursioni all'interno della scuola, chiedendo un'oretta da dedicare, non tanto nell'ora di educazione civica, ma trovando il giusto spazio.
  Un'altra cosa che mi permetto di segnalare, per aver parlato con un pochino di ragazzi – ripeto, dal 2024 voglio concretizzare questo mio intento in modo più strutturato perché per me non è semplice entrare nelle scuole ma ci sto provando con tutte le mie forze –, quasi tutti hanno chiesto a gran voce di avere educazione sessuale a scuola e, soprattutto, di avere a disposizione, dove è possibile, una psicologa o un medico, un sessuologo, che possa sensibilizzarli su quello che è veramente un rapporto fisico tra ragazzi, perché spesso, purtroppo, anche in questo senso c'è troppa facilità di fruizione di tutto ciò che abbiamo sul web. Spesso i ragazzi, anche giovani, crescono con l'idea che il rapporto tra un uomo e una donna sia solo quello che apprendono dal web, alimentato anche dalle musiche che vengono utilizzate dalla discografia italiana e non solo. Anche quello, secondo me, è un qualcosa su cui lavorare e potrebbe essere molto utile, un supporto interno che quindi non li costringa necessariamente all'imbarazzo con i propri genitori o con un proprio professore.
  Finisco con le famiglie. Nessuno ha avuto il coraggio di darmi delle motivazioni effettive e di prendersi la responsabilità di queste motivazioni sul perché e il per come non si dovesse parlare dell'argomento anche con i bambini. Io personalmente ho un figlio di sette anni, quindi è piccolino, ma ogni giorno cerco di insegnargli, da subito, come ci si comporta, nel complesso con tutti, ma in particolar modo con le bambine, quindi con le donne in generale. Se le famiglie si ricordassero di questo aspetto, io credo che già andremmo a risolvere grandi problemi. La difficoltà è che non abbiamo veramente contezza effettiva di quante famiglie e, soprattutto, di quante donne, probabilmente anche quella mamma di cui ho fatto l'esempio prima, di fatto subiscano le stesse violenze, magari sotto tante forme diverse, e quindi non vogliono accettarle, non vogliono accettare il fatto e continuano a giustificare certi comportamenti. Questa è una piaga sociale, perché questo si andrà a riprodurre anche in quelli che saranno i comportamenti delle figlie femmine, che daranno per scontato che certi comportamenti sono attenzioni da parte dei loro compagni, amore, e non cose che non si devono fare, e dei ragazzi, che troveranno assolutamente normale magari comportarsi e avere delle opinioni nei confronti della propria compagna, così come il proprio padre fa con la propria madre.

  PRESIDENTE. Grazie. Vedo una mano alzata dell'onorevole Ascari. Facciamo velocemente la domanda o la riflessione, perché poi c'è in coda l'altra audizione, ma volentieri la ascolto, perché diamo voce a tutti. Prego, onorevole Ascari.

  STEFANIA ASCARI. Grazie presidente. Volevo fare all'avvocata Valentina Ambrosio una domanda. Se ritiene opportuno che venga esteso il patrocinio a spese delle Stato anche nelle materie civili, anche al di fuori dei limiti di reddito, per una maggiore omogeneità anche con il sistema penale.
  Poi le chiedo, in merito al termine conflittualità, se l'avvocata vede, durante cause di violenza di genere, che la vittima che denuncia violenza spesso viene declassata ad episodi di conflittualità. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Avvocato Ambrosio, ha sentito tutto?

  VALENTINA AMBROSIO, avvocata. Sì, un pochino sì. Cerco di rispondere, spero, alla domanda che ho capito. Diciamo, conflittualità no, nel senso che può accadere. Devo dire che è sempre nostra responsabilità, è sempre responsabilità comunque della difesa, a mio avviso, perché spesso e volentieri mi capita di vedere i colleghi, soprattutto donne, mi dispiace dirlo, che utilizzano in malo modo quelli che sono gli strumenti a nostra disposizione. Quindi è importante per l'avvocato, quando si rivolge al giudice e quando prepara il suo cliente all'incontro con il giudice, soprattutto quando si deve parlare di violenze di questo tipo, ai fini di una separazione o di Pag. 10una gestione dei figli nati non nell'ambito del matrimonio o anche nel matrimonio, far comprendere, anche dall'atteggiamento assunto, che non è una causa che deve essere per forza vinta perché siamo donne e perché la donna comunque, inevitabilmente, è soggetta a violenza. Bisogna essere oggettivi, bisogna essere chiari e bisogna spiegare alle parti che non bisogna utilizzare una violenza subìta come unica arma di difesa nei confronti del proprio compagno, come arma di ricatto, soprattutto quando non si tratta di violenza fisica, perché spesso, purtroppo, ci sono donne che costruiscono – questo non avviene con i miei clienti ma l'ho visto assistendo ogni tanto qualche uomo – la loro difesa su finte violenze subìte. Però non è questa la sede perché, ripeto, purtroppo questi casi sono talmente pochi rispetto alla realtà che quindi lasciamo le cose come stanno.
  La prima domanda che mi era stata fatta, se non mi sbaglio, era sul patrocinio gratuito anche in questi casi. Trovo che sia un'idea molto buona perché, al di là del fatto che spesso e volentieri queste donne non sono in condizioni di poter usufruire di una giusta assistenza, secondo me, andrebbe valutata l'opportunità di creare un supporto anche a livello legale, che sia tutelato dallo Stato, in ragione non tanto della capacità economica della donna ma della situazione che quella donna vive a seguito di una denuncia. Parliamoci chiaro, io lo dico sempre quando mi si presentano persone che si vogliono separare, cerco sempre comunque di trovare una soluzione ma quando ci si separa ci si impoverisce in due. Questo è un aspetto che spesso non viene preso in considerazione ma nel momento in cui poi bisogna potersi tutelare, sottostare a dei profili, può diventare veramente difficile e tante donne magari rinunciano per questo motivo. Avere quindi un supporto non solo giuridico.
  Io vi faccio l'esempio di un mio cliente francese, che mi ha detto che in Francia – spero che sia vero, do per buona la sua testimonianza – una donna non deve mai scegliere tra lavorare o avere figli, perché lo Stato cerca di aiutare le donne anche fornendo dei babysitter, magari anche persone anziane formate, che possono aiutarla e che quindi le consentano di continuare a lavorare. Ecco, strutturare, se è possibile, un qualcosa del genere potrebbe consentire a queste donne di affrontare serenamente tutta una serie di conseguenze dove, ripeto, la denuncia è soltanto l'inizio di un altro calvario. Bisogna tutelare non solo il prima ma anche il dopo e comunque, secondo me, la cosa più importante è cercare di prevenire.

  PRESIDENTE. Bene. Grazie avvocato, la ringrazio per la testimonianza e saluto la nostra audita. Grazie mille.

Audizione di Graziano Marcovecchio, presidente Pilkington Italia.

  PRESIDENTE. I nostri lavori proseguono con l'audizione di Graziano Marcovecchio, presidente dell'azienda Pilkington Italia.
  A nome di tutti i commissari do il benvenuto al nostro ospite, che ringrazio per la disponibilità ad intervenire davanti alla Commissione d'inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere. Gli do subito la parola.
  Il dottor Marcovecchio è un imprenditore di successo che si è contraddistinto lungo tutta la sua carriera per la promozione della cultura del genere e della parità tra i sessi nel contesto aziendale. Il suo coinvolgimento nei nostri lavori è pertanto finalizzato ad individuare e raccogliere utili best practices che la Commissione può contribuire a definire e standardizzare contro ogni forma di violenza economica e per la valorizzazione di tutte le professionalità, senza discriminazioni. Do quindi la parola al dottor Marcovecchio. Grazie.

  GRAZIANO MARCOVECCHIO, presidente Pilkington Italia. Grazie presidente, grazie di questo invito.
  Venendo qui mi chiedevo per quale motivo l'amministratore delegato di un'azienda manufatturiera, che produce vetro e che dà lavoro a circa duemilacinquecento dipendenti, venga chiamato in un Ministero, in questo caso in una Commissione, Pag. 11un po' lontana dai temi nostri tipici aziendali, cioè quelli dell'economia e del lavoro.
  Invece son venuto contento, perché è la stessa domanda che si fece il direttore di TG3 Regione Abruzzo, venendo a questo primo evento che abbiamo fatto sul tema del femminicidio, si chiedeva: «Per quale motivo devo venire da voi a trattare un tema, che non è un tema aziendale?». Ed è lo stesso dubbio che ci siamo posti noi in azienda quando a maggio/giugno siamo partiti con un progetto, che non nascondo essere ambizioso. Il progetto parte dall'idea di Diversity and inclusion, che fa parte già di temi aziendali ma sfiora anche temi un po' scivolosi e un po' subdoli, come può essere quello della violenza di genere. Il primo stereotipo che abbiamo dovuto superare, che purtroppo in azienda si coltiva in maniera inconscia, ma si coltiva, è stato quello di scegliere questo kickoff, questo evento che facesse partire un progetto. L'unanimità di partecipanti parlava dell'8 marzo, del 25 novembre, date simboliche. Noi invece abbiamo preteso di non farlo in questi momenti, semmai in quei momenti faremo dei raccordi o delle riprese sul tema, ma l'abbiamo fatto nella settimana della salute e sicurezza, perché è un tema che può essere non interpretato come un classico tema di salute e sicurezza tipico di un'azienda manifatturiera, ma sollevare un tema importante.
  Quel giorno abbiamo messo insieme chi fa le leggi, abbiamo messo insieme il procuratore del tribunale per i minori della nostra regione, abbiamo messo la scuola e abbiamo messo l'azienda, pensando che con questi quattro stakeholders avremmo potuto cercare di interloquire in un progetto che può cogliere qualche aspetto che oggi fa difficoltà, nel tema che voi affrontate, credo anche dal punto di vista legislativo.
  Quel giorno scoprimmo delle cose straordinarie, che non pensavo. Siamo una piccola comunità, duemilacinquecento persone, con le famiglie fanno diecimila persone, siamo una piccola cittadina, e cogliere interventi di associazioni del vostro settore, scoprire che nella città dove vivo, che è una cittadina di quarantamila abitanti, ci sono circa duecento casi gestiti, la platea è rabbrividita, e da quel giorno abbiamo raccolto dei messaggi, che stiamo già cercando di mettere in funzione: sicuramente il recupero, che è uno dei temi dove vorremmo entrare, il recupero di chi queste violenze ha subìto.
  Sto man mano informandomi su questo reddito di libertà, che già esiste, esiste in alcune regioni, grazie a Dio, anche nella mia, in Abruzzo, c'è una proposta di legge proprio di una settimana fa, che vuole istituire questo reddito di libertà, ma credo che non colga il senso pieno, cioè, questi 400 o 450 euro non recuperano la dignità della persona, la dignità si recupera con il lavoro.
  Quindi vorremmo mettere in piedi un progetto che possa in primo luogo recuperare chi purtroppo questo dramma ha vissuto. In tal senso chiedo alla materia legislativa se ci fossero aiuti da questo punto di vista, non per l'assunzione, perché l'assunzione la devi meritare e il lavoro lo devi pagare, ma magari per la formazione, per il recupero, per cercare di riqualificare la persona, facendo match tra la domanda e l'offerta di lavoro, che spesso sfugge. Se abbiamo bisogno di un'addetta alla contabilità facciamole fare il corso di contabilità o in fabbrica sulla linea, anche l'operatrice di linea. Questo sarebbe un modo ma interloquiremo anche con le tre regioni in cui siamo, Abruzzo, Piemonte e Veneto, per cercare di cogliere se ci siano strumenti che possano aiutarci. Non cerchiamo contributi, cerchiamo la possibilità che queste donne, anche nella dignità dei corsi di formazione, nel sentirsi riqualificate a fare altro, possano fare questo.
  In secondo luogo fare prevenzione. Il grosso che abbiamo già cominciato a fare, sulle scuole, è cogliere alcuni obiettivi, perché noi facciamo alternanza scuola-lavoro da quando esiste la possibilità di farlo. I dati che ci ha raccontato il procuratore per i minori sono davvero drammatici: i minori una volta subivano le violenze di genere e adesso le fanno. Pertanto lavorare con loro sui temi dell'alternanza scuola-lavoro, specificatamente anche su questo tema, qualificandolo come un tema aziendale, non Pag. 12un tema sociale o un tema di recupero dal punto di vista sociale.
  Il percorso di formazione intrapreso in azienda è costituito dall'eliminazione degli stereotipi. Ripeto, il primo stereotipo è stato se fare quell'evento l'8 marzo o il 25 di novembre, quello è uno stereotipo, ci si ricorda solo in queste due date. Quindi questi corsi di formazione ci aiuteranno a superare l'inconscio dello stereotipo in cui molto spesso si casca, e si casca facilmente, me compreso.
  Una cosa che nelle aziende esiste – io ho fatto anche il presidente di Assovetro, conosco tutte le realtà del vetro in Italia – è la violenza psicologica, che in azienda è sottilissima, e non sono certo che anche nella mia non ci sia. Su questa violenza psicologica possiamo solo e soltanto fare, e dobbiamo farlo, formazione. La violenza economica nasce dalla violenza psicologica e può essere anche alimentata facilmente da quest'altro punto di vista.
  Credo che lo strumento che più di tutti ci darebbe una mano, sia per la formazione in prevenzione che per il recupero al lavoro, sarebbe la sensibilizzazione. Darebbe dignità forte – io so che all'estero qualcosa c'è, quando vado per motivi di lavoro qualcosa c'è – più che inventare uno sgravio, come si fa anche sulle assunzione di altre tipologie e di recupero, in particolare per le piccole e medie imprese, perché nella grande azienda strutturata tutto può essere più semplice. Noi abbiamo un indotto di mille persone che lavorano in azienda e adesso faremo un'iniziativa con i nostri fornitori ed ecco che è semplice, come quando si parte da un'azienda e poi si semina, perché ce lo hanno chiesto loro; è più complicato per loro fare attività da questo punto di vista. Magari, se fosse un problema economico e di budget, limitarlo alle piccole e medie imprese, ma lì dovremmo affondare di più il colpo, anche perché, lo sapete, non devo cerco spiegarvelo io, il tessuto industriale italiano è fatto al 90 per cento, forse qualche punto in più, di piccole e medie aziende.
  Ci piacerebbe cogliere qualche opportunità perché, anche dal punto di vista di progetto, noi, come tutte le altre aziende, – ripeto, in Assovetro io sto portando questo e mi auguro che anche le nostre consociate in associazione ci vengano dietro – sono certo che possiamo fare molto, soprattutto nello sconfiggere il tabù iniziale, che era «Ma cosa c'entriamo noi sul tema?». Invece un'azienda è società, un'azienda è, per forza di cose, qualcosa che interloquisce con il territorio. Abbiamo anche un vantaggio: noi siamo la seconda azienda abruzzese, potete immaginare, quando si parla di noi, c'è un senso di rispetto e comunque si scende magari a leggere la notizia perché fai notizia. È ovvio che è un veicolo pubblicitario per questo tipo di iniziative. Ci devi credere ovviamente, abbiamo anche tanto altro da fare ogni giorno, però mettercelo è qualcosa di buono.
  Si potrebbe avere anche un'interlocuzione con Confindustria, che potrebbe essere sensibile a questo tema, o con altre tipologie di associazioni di categoria; con lo stesso sindacato, perché in alcune occasioni le forze sindacali fanno tanto dal punto di vista dei messaggi, però non costruiamo mai assieme qualcosa di più concreto. Il recupero sul lavoro andrebbe fatto anche in interlocuzione con le forze sindacali, in particolare – noi abbiamo il vantaggio, e questo non l'ho mai nascosto, di avere delle relazioni industriali favolose – abbiamo delle persone di fronte a noi che hanno gli stessi obiettivi nostri e cioè quelli di creare progresso e successo per chi ci lavora e per chi quell'azienda la detiene. Credo che, con un altro passaggio a livello sindacale, con loro troveremmo un'unità di intenti su questo tema, anche perché la sensibilità aumenta e devo dire, grazie a Dio, anche la rappresentatività sindacale comincia ad avere una percentuale femminile sostenibile o comunque importante.
  Io non so come si fanno queste audizioni, presidente, io ho cercato di spiegare quello che abbiamo fatto.

  PRESIDENTE. Grazie dottor Marcovecchio. Volevo farle delle domande, nel senso che il dottor Marcovecchio ha dato vita, come avete sentito, nella settimana della sicurezza, a una giornata dedicata alla violenza di genere.Pag. 13
  Lei da quanto tempo fa l'imprenditore, dottor Marcovecchio?

  GRAZIANO MARCOVECCHIO, presidente Pilkington Italia. A dicembre sono trentacinque anni, sono forse troppi, dopo la laurea e il militare sono stato sempre nella stessa azienda.

  PRESIDENTE. Quindi, fatte salve le sollecitazioni sul tema della formazione per le donne vittime di violenza, in modo che possano entrare in maniera puntuale nelle nostre aziende e anche nel dialogo azienda/sindacato, la mia domanda era: mi pare che in trentacinque anni di lavoro lei abbia affrontato il tema della violenza di genere oggi. Nella sua esperienza lavorativa, quindi anche come presidente di Assovetro, è un tema che non era mai stato affrontato?

  GRAZIANO MARCOVECCHIO, presidente Pilkington Italia. Direi di no, bisogna essere sinceri. C'è in aumento, in particolare nei gruppi strutturati, quindi parlo di multinazionali e di aziende importanti, il tema della diversity and inclusion, e già questo è un successo perché, se già diventa un tema, è un qualcosa.
  Certo, la violenza è l'estremo di questo iceberg però, per esempio, le pari opportunità di carriera sono diventate per noi oramai cultura abbastanza importante, in qualsiasi recruitment non si parte se non ci sono persone di diverso genere che si propongono. Quindi noi non facciamo una selezione di maschi, direi che sono quasi tutte donne ma, per esempio, è una regola che ci siamo dati sulla recruitment. In genere nei grandi gruppi si fanno piani formativi per alte carriere, parlo quindi soprattutto di management non middle, ma cominciamo a crescere sul livello, a livello del management non c'è corso di formazione internazionale nel gruppo che non venga fatto con la parità di genere oggi, perché dobbiamo offrire opportunità identiche.
  È vero, noi siamo una fabbrica manufatturiera a ciclo continuo, H24, altiforni da millecinquecento gradi per la fusione del vetro, e la conciliazione vita/lavoro non è cosa semplice. Però abbiamo vinto un premio dell'INPS perché abbiamo fatto dei progetti sulla conciliazione vita/lavoro, 600 mila euro che poi abbiamo investito nella diversità e inclusione, perché avevamo uno schema di conciliazione vita/lavoro futuristico, con più giornate a disposizione per la mamma, ogni anno diamo il premio a chi ha portato a termine la maternità, che non è proprio un messaggio normale da trovare nelle aziende. È chiaro che questo aumenta la cultura della diversità. A Natale premieremo una quindicina di ragazze che hanno avuto la fortuna di dare vita a un figlio.
  Però di questi trentacinque anni trenta sono stati all'oscuro e direi che adesso dobbiamo recuperare e metterci qualcosa in più.

  PRESIDENTE. Ci sono domande? Ce ne sarebbero tante ma abbiamo anche dei tempi stretti, perché abbiamo il ritorno in aula alle 14.30 con le dichiarazioni di voto.

  PAOLO PULCIANI. Ho una sola domanda. All'interno dei codici etici aziendali viene introdotto il reato di genere come un reato presupposto, sostanzialmente, nei codici 231 e così via. Se questo può dar luogo un domani anche a motivo di licenziamento. Visto che l'azienda è un luogo dove si rispettano le regole, al contrario della scuola, dove è difficile insegnare perché è difficile far rispettare le regole, quindi c'è questo criterio, potrebbe essere utile probabilmente anche inserirlo nei codici aziendali come motivo di licenziamento o comunque di sanzione disciplinare.

  GRAZIANO MARCOVECCHIO, presidente Pilkington Italia. È una bellissima domanda, che mi sarebbe piaciuto ricevere. Noi abbiamo licenziato una persona per violenza psicologica. Una delle strade è metterlo nel modello 231, perché se lo si mette nel codice etico del modello 231... Il contratto collettivo nazionale del vetro non prevede il licenziamento, certo, se poi è dimostrato di fronte al giudice ovviamente cambiano delle cose, però per quello psicologico non è che si vada dal giudice. Noi invece l'abbiamo messo ed ecco le relazioni Pag. 14sindacali buone e il sindacato è stato contento di questa norma nel codice etico.
  Nei prossimi contratti nazionali, per il nostro settore scade nel 2025, io auspico di prevederli, motivo per il quale io parlerei con il sindacato affinché si possano inserire nei contratti nazionali questi principi, che poi forse daranno buoni riscontri.

  PRESIDENTE. Grazie presidente. Siccome noi dialoghiamo sempre del rapporto tra pubblico e privato e delle aziende, mi faceva piacere portarvi una testimonianza che io non ho voluto contaminare nella narrazione, ma mi chiedevo come fosse venuta questa idea visto che, in trentacinque anni di impresa, la violenza di genere non era mai stata affrontata, parlando di fenomeno strutturale e di come si possa intervenire poi sul luogo del lavoro. Quindi era proprio una narrazione limpida di come le aziende possono fare e come oggi lo facciano le aziende grosse e che, forse, pochi strumenti ha invece il nostro tessuto imprenditoriale piccolo e medio. Quindi quali strumenti noi, come legislatori, dobbiamo dare alle nostre aziende, anche dal punto di vista normativo e legislativo, per poter affrontare questo tema. Per questo per me questa testimonianza di azienda e di territorio era importante. Grazie presidente.

  La seduta termina alle 14.30.