XIX Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SULL'ATTUAZIONE DELL'AGENDA 2030 E LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Resoconto stenografico



Seduta pomeridiana n. 7 di Mercoledì 13 dicembre 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Onori Federica , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUI RISVOLTI GEOPOLITICI CONNESSI ALL'APPROVVIGIONAMENTO DELLE COSIDDETTE TERRE RARE
Onori Federica , Presidente ... 3 
Rubinacci Leopoldo , Vice Direttore generale per il commercio della Commissione europea (intervento in videoconferenza) ... 3 
Onori Federica , Presidente ... 6 
Quartapelle Procopio Lia (PD-IDP)  ... 6 
Onori Federica , Presidente ... 6 
Rubinacci Leopoldo , Vice Direttore generale per il commercio della Commissione europea (intervento in videoconferenza) ... 7 
Onori Federica , Presidente ... 8 
Loperfido Emanuele (FDI)  ... 8 
Onori Federica , Presidente ... 9 
Rubinacci Leopoldo , Vice Direttore generale per il commercio della Commissione europea (intervento in videoconferenza) ... 9 
Onori Federica , Presidente ... 10 
Rubinacci Leopoldo , Vice Direttore generale per il commercio della Commissione europea ... 10 
Onori Federica , Presidente ... 10

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
FEDERICA ONORI

  La seduta comincia alle 15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, di Leopoldo Rubinacci, Vice Direttore generale per il commercio della Commissione europea.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui risvolti geopolitici connessi all'approvvigionamento delle cosiddette terre rare, l'audizione, in videoconferenza, di Leopoldo Rubinacci, Vice Direttore generale della Commissione europea per il commercio.
  Ricordo che la partecipazione da remoto è consentita alle colleghe e ai colleghi secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento.
  Anche a nome dei componenti del Comitato, saluto e ringrazio per la disponibilità a prendere parte ai nostri lavori il dottor Rubinacci.
  Ricordo che il 16 marzo scorso la Commissione europea ha presentato una comunicazione intitolata «Un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime critiche a sostegno della transizione verde e digitale», abbinata ad una proposta di regolamento – approvata ieri dal Parlamento europeo, nel testo concordato con il Consiglio dell'Unione europea – che istituisce un quadro atto a garantire tale approvvigionamento. L'obiettivo è garantire che l'Unione europea possa contare su catene del valore forti, resilienti e sostenibili per le materie prime critiche, a fronte di una domanda globale crescente, spinta dalla decarbonizzazione dell'economia. In questo scenario diventa, dunque, indispensabile diversificare le importazioni dell'Unione europea per ridurre le dipendenze strategiche, migliorare la capacità di monitorare, mitigare i rischi di interruzione della fornitura di materie prime critiche e promuovere la circolarità e la sostenibilità.
  Considerati i tempi stretti dell'audizione, do subito la parola al dottor Rubinacci affinché svolga il suo intervento. Prego.

  LEOPOLDO RUBINACCI, Vice Direttore generale per il commercio della Commissione europea (intervento in videoconferenza). La ringrazio presidente, buonasera. Buonasera, onorevoli. Prima di tutto vorrei ringraziare veramente e sentitamente per l'invito a questa audizione, una materia estremamente importante.
  Se me lo consente, vorrei fare un passo indietro, per fare un po' il quadro della situazione, prima di parlare specificamente delle terre rare. Ricorderete sicuramente i primi tempi della pandemia COVID-19, quando ci rendemmo conto che, per il fatto che la produzione di mascherine chirurgiche era stata largamente delocalizzata in Asia, queste mascherine si rivelarono praticamente irreperibili nell'Unione europea. Quando poi i mercati si ripresero, ci trovammo davanti a una situazione in cui, per qualche mese, dei semiconduttori erano largamente irreperibili per varie industrie europee, e poi naturalmente la Russia – a seguito dell'aggressione all'Ucraina – decise anche di strumentalizzare le dipendenze in materia di gas e, in misura minore,Pag. 4 di petrolio, per le dipendenze che l'Unione europea aveva anche in quel campo.
  Perché queste cose sono importanti? Perché sono state lezioni, che abbiamo appreso in modo a volte anche brutale, che ci hanno portato a una conclusione chiara: che in un mondo a sempre più elevato attrito geopolitico il rafforzamento della sicurezza nazionale ed europea passa per un ripensamento di queste famose catene di approvvigionamento per renderle – come Lei ha detto, presidente – più forti e più resilienti. La ricerca di una sovranità strategica, che però deve essere aperta e non chiusa, è diventata così una priorità, perché l'Unione europea ha preso pienamente la misura della sua vulnerabilità in una moltitudine di settori che sono abilitanti, se non assolutamente necessari, per la famosa transizione verde e digitale.
  Quindi vengo alla questione delle terre rare, che fanno parte della lista di materie prime critiche per l'Unione europea. Come voi ben sapete – da audizioni precedenti – si tratta di diciassette elementi chimici, con proprietà magnetiche e conduttive particolarissime, che li rendono assolutamente necessari per tutta una serie di applicazioni industriali, che vanno non soltanto dall'elettronica di consumo, al settore medico, al settore della difesa, ma in modo cruciale per una serie di tecnologie verdi quali le pompe di calore, le turbine eoliche, le pile a combustibile, eccetera.
  Il quadro si completa con la constatazione che l'Unione europea è dipendente al 100 per cento da approvvigionamenti esterni, perché non produce, al giorno d'oggi, nessuna di queste materie. E la cosa non sarebbe di per sé drammatica se questa dipendenza non fosse praticamente quasi esclusivamente verso la Repubblica popolare cinese. La Cina, che oggi possiede la leadership mondiale in tutta la catena del valore delle terre rare, rappresenta il 63 per cento circa dell'estrazione, ma rappresenta l'85 per cento del mercato dei prodotti raffinati e ben il 90 per cento del mercato dei magneti a base di terre rare, materiali assolutamente imprescindibili per i motori elettrici, le pale eoliche, eccetera.
  A confronto, l'Unione europea rappresenta l'1 per cento della quota globale di produzione dei magneti permanenti. Il quadro finale viene completato con la constatazione che la domanda per queste materie aumenterà in modo quasi esponenziale nei prossimi anni: le nostre stime parlano di un aumento di circa 4-5 volte all'orizzonte 2030 e 6-7 volte all'orizzonte 2050. Questo ragionamento non riguarda soltanto le terre rare, che sono soltanto diciassette tra le trentaquattro materie prime critiche che sono stati identificate dalla Commissione, per le quali, tra l'altro, si prevede comunque un aumento significativo della domanda e dove, comunque, abbiamo, forse in modo minore, anche delle dipendenze estremamente importanti. Se pensiamo, per esempio, ai prodotti, alle materie che sono necessarie per la produzione di batterie, prevediamo un aumento del 3 mila per cento della domanda di cobalto, che viene prodotto ed estratto al 60-70 per cento nella Repubblica Democratica del Congo.
  Allora, come Lei ha detto, durante questa legislatura europea si è deciso di intervenire in modo forse più sostanziale di quanto sia stato fatto prima, proprio perché abbiamo imparato una serie di lezioni.
  L'analisi del mercato delle materie critiche non è una cosa nuova. La Commissione già dal 2011 stila ogni tre anni una lista di materie prime critiche, che sono identificate sulla base, da un lato, della loro rilevanza economica e, dall'altro, dalle difficoltà di approvvigionamento. Però questa volta abbiamo deciso di fare una proposta legislativa, un regolamento, che quando entrerà in vigore avrà applicazione diretta: questo Critical Raw Materials Act che, come Lei ha ricordato, è stato approvato in sede di Parlamento europeo ieri. L'obiettivo è di rafforzare le catene del valore attraverso delle azioni concertate a livello interno ed esterno; rafforzare la circolarità, compreso il riciclo; sostenere la ricerca e l'innovazione in materia di efficienza delle risorse e di sviluppo di sostituti; continuare a seguire e a stilare liste di materie prime critiche e di materie strategiche. Le materie strategiche sono un sotto-insieme delle materie critiche, però sono delle materie che Pag. 5hanno delle dipendenze strategiche che hanno il rischio più acuto di dipendenza, e tra queste ci sono una serie di terre rare.
  Questa proposta legislativa, che entrerà in vigore sicuramente presto, ha una serie di pilastri che secondo me vale la pena ricordare. C'è innanzitutto un tentativo di definire le priorità di azione attraverso l'identificazione delle liste di queste materie prime, ma c'è anche la volontà di definire dei parametri di riferimento, quindi non degli obiettivi vincolanti, ma comunque degli obiettivi di riferimento che hanno a che vedere con la capacità dell'Unione europea di produrre essa stessa una parte di questi materiali.
  Quindi è un obiettivo, nella proposta della Commissione all'orizzonte 2030, di poter soddisfare almeno il 10 per cento del consumo domestico europeo con una produzione nazionale, domestica; di avere un obiettivo almeno del 15 per cento del riciclo e di cercare di avere un'attività di diversificazione degli approvvigionamenti esterni in modo da non dipendere – all'orizzonte 2030 – più del 65 per cento del fabbisogno da una fonte individuale di approvvigionamento. Vogliamo sviluppare le capacità europee identificando dei progetti strategici, sia all'interno che all'esterno dell'Unione europea, accelerare il rilascio delle autorizzazioni, cercare di ampliare anche la conoscenza delle risorse europee di materie prime critiche.
  In Italia, come in tantissimi Stati membri, le ultime rilevazioni geologiche sono state fatte vari decenni fa e quindi, in realtà, la situazione è che in Europa non sappiamo, al giorno d'oggi, che tipo di materie ci sono nel sottosuolo. Vogliamo migliorare la resilienza e quindi avere anche delle regole di due diligence per le società, che guardino, per esempio, il livello di approvvigionamento, che abbiano una consapevolezza della vulnerabilità eventuale a livello proprio di società, di attività produttive individuali ed anche – come ho detto – promuovere il riciclo, perché naturalmente questa è una cosa molto importante. Ora, il riciclo è intimamente legato con lo sviluppo della ricerca e sviluppo, perché in alcune situazioni siamo davanti a tecnologie che non sono abbastanza sviluppate, al giorno d'oggi, per permettere un riciclo sufficiente di queste materie. Però c'è anche un aspetto di politica esterna molto importante. Vorrei dire due parole su questo, se mi permette: dobbiamo riuscire a trovare il modo di avere un'azione esterna che sia coerente e in sinergia con i vari strumenti, cominciando da una cosa che Lei, presidente, ha già sentito in attività professionali precedenti: il ruolo delle regole commerciali internazionali. Noi abbiamo delle regole in seno all'Organizzazione mondiale del commercio, negli accordi bilaterali commerciali che abbiamo concluso con una serie di partners e ci si dimentica molto spesso che queste regole creano certo degli obblighi per l'Unione europea, ma che creano anche dei diritti, e tali diritti devono essere rispettati. Vi do un esempio: nel 2010 la Cina decise di imporre delle restrizioni quantitative all'esportazione di terre rare e questa azione risultò in un'impennata dei prezzi sui mercati mondiali estremamente negativa per gli interessi dei Paesi acquirenti. Con gli Stati Uniti e il Giappone, l'Unione europea avviò un contenzioso in seno all'Organizzazione mondiale del commercio (World Trade Organization, WTO), contenzioso che vincemmo e che portò la Cina a rimuovere queste misure illegali. Quindi il WTO, anche nella situazione attuale dove effettivamente il sistema di risoluzione dei contenziosi è meno efficiente e meno efficace di prima, rimane un parametro fondamentale per la difesa dei nostri interessi. Nei nostri accordi commerciali bilaterali abbiamo adesso l'abitudine di includere anche dei capitoli specifici sull'energia e le materie prime. L'obiettivo di questi capitoli è di avere dei dispositivi che permettano un commercio quanto più possibile libero e scevro da distorsioni.
  Perché? Non è che vogliamo difendere un commercio libero ad ogni costo, ma in realtà, in questa questione delle materie prime critiche e delle terre rare in particolare, l'interesse dell'Unione europea è quello di poter continuare ad importare quante più quantità possibili, sperando di Pag. 6poterli importare a prezzi quanto più concorrenziali possibile.
  Ma questi accordi, queste norme, non sono sufficienti e quindi dobbiamo anche dare vita, in un certo senso, a queste norme. Ragione per la quale abbiamo cominciato a negoziare dei partenariati strategici in materia di materie prime critiche con una serie di partners, dove vogliamo trasformare le opportunità di investimento in realtà economiche in modo reciprocamente vantaggioso; molto importante questa cosa del reciprocamente vantaggioso.
  Il modello che è stato seguito dalla Repubblica popolare cinese fino adesso è stato un modello dove la Cina acquisiva i materiali in vari Paesi appena estratti e creava il valore aggiunto in Cina, attraverso la raffinazione e la produzione di prodotti più in là nella catena del valore.
  Noi vogliamo, attraverso questi partenariati strategici, permettere ai nostri partners che hanno la geologia che gli permette di avere queste materie, di poter anche creare un valore aggiunto locale e naturalmente lavorare con noi sulla sostenibilità delle attività economiche. La miniera è un'attività economica molto inquinante, dove spesso le regole internazionali sul lavoro non sono rispettate e sono delle cose sulle quali vogliamo lavorare in partenariato con i Paesi terzi partners.
  Poi, l'ultima cosa – che è molto importante secondo me – è che bisogna fare insieme anche uno sforzo per la riduzione del rischio dell'investimento: l'investimento nella miniera e nella raffinazione di queste materie è estremamente rischioso, parliamo di lunghi anni prima di arrivare sul mercato e quindi abbiamo avviato un'azione con le agenzie di credito, gli organismi di credito internazionali, per riuscire a coordinare meglio le azioni quando identifichiamo una possibilità di investimento. C'è anche un lavoro di coordinamento da fare attraverso delle azioni dei vari Stati membri: se pensate, per esempio, al fatto che, in modo crescente, le agenzie di credito all'esportazione, nei vari Stati membri, cominciano anche a sostenere delle attività di investimento, è molto importante riuscire a coordinare queste azioni, semplicemente perché l'azione dell'agenzia di credito all'esportazione italiana o greca individualmente non ha lo stesso impatto del coordinamento delle azioni di queste agenzie attraverso l'Unione europea.
  Quindi, per concludere, è una legge europea molto importante, che ha sicuramente come obiettivo di rinforzare le catene di valore su queste materie prime critiche – tra quali le terre rare –, un aspetto di attività esterna compresa di attività commerciale molto importante, che è cominciata e che continuerà, con l'obiettivo primo di riuscire ad avere una maggiore diversificazione delle fonti di approvvigionamento.
  Io mi fermerei qui, ho già parlato troppo a lungo. Sono a disposizione per ascoltare le vostre osservazioni eventuali e fare del mio meglio per rispondere ad eventuali domande. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie mille, dottor Rubinacci. Chiederei ai colleghi e alle colleghe se desiderano intervenire a porre domande, altrimenti comincerei io.
  Prego, onorevole Quartapelle.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Ringrazio molto il dottor Rubinacci per l'esposizione. Siccome noi stiamo ragionando sull'Italia e su una possibile strategia italiana per l'approvvigionamento di terre rare, sarebbe forse interessante capire dalla Commissione a quali Paesi possiamo ispirarci. Quali lavori sono stati fatti in altri Paesi, quali cose, secondo la Commissione, sono state più utili, quali cose a livello nazionale possiamo esplorare per avere un riferimento. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Aggiungerei anch'io una domanda allora, così il dottor Rubinacci ci può fornire una risposta cumulativa.
  Mi chiedevo, Lei ha parlato degli aspetti che riguardano la tutela ambientale e la tutela del diritto del lavoro nell'ambito della giurisdizione internazionale, menzionando come questi due aspetti – ci si può prefigurare – che possano essere risolti attraverso un'interlocuzione con i Paesi terzi.Pag. 7
  La mia domanda è la seguente: quanto questo è un ostacolo, di fatto, ad un approvvigionamento europeo, in questo caso, che possa avvenire in tempi brevi, secondo gli obiettivi dell'atto appena votato ieri e ragionevolmente quanto invece questo è fattibile. Se abbiamo insomma un contesto di riferimento in cui riuscire a valutare se questa sfida – per utilizzare una terminologia nota nell'ambito istituzionale in cui ci muoviamo quest'oggi – è una sfida ragionevolmente vincibile nel giro di pochi anni, oppure se è invece qualcosa su cui lavorare e profondere molte energie, perché effettivamente difficile. Grazie.

  LEOPOLDO RUBINACCI, Vice Direttore generale per il commercio della Commissione europea (intervento in videoconferenza). Tutti i Paesi sono diversi, perché in realtà ci sono strategie diverse. Quello che raccomandiamo nella comunicazione che accompagnava la proposta legislativa, e quello che è proposto nella proposta legislativa, comprende una serie di azioni che devono effettivamente essere sviluppate a livello degli Stati membri.
  La prima è sicuramente quella dell'aggiornamento delle carte geologiche. Se vogliamo arrivare al 10 per cento di produzione domestica, a livello europeo, di queste materie prime, bisogna cominciare dal sapere se queste materie prime ci sono nel sottosuolo o no e quanto potrebbe eventualmente costare, sia da un punto di vista economico che da un punto di vista politico, avviare una maggiore attività estrattiva di queste materie. Sottolineo l'aspetto politico perché una cosa che è stata molto chiara nei nostri lavori preparatori è che l'idea di aprire nuove miniere non è necessariamente una cosa che fa molto piacere ai cittadini, in particolare negli Stati ad alta densità di popolazione. Quindi sono delle discussioni politiche che devono assolutamente essere fatte.
  La seconda cosa è il sostegno alle attività economiche collegate all'attività delle materie prime critiche, quindi fare un'analisi delle regole in applicazione per quanto riguarda il rilascio di vari permessi di attività eccetera, e cercare di semplificare queste attività quanto più possibile. Bisogna anche riuscire ad avere una concertazione forse più estesa con gli operatori economici.
  L'Unione europea non ha grandi società, miniere, però ha molte società che invece sviluppano tecnologie, accorgimenti per riuscire ad avere una riduzione dell'inquinamento, eccetera. Quindi è anche molto importante riuscire ad identificare quali sono gli operatori economici che possono aiutare in queste attività.
  Ultime due cose: le attività di riciclo, quindi bisogna fare degli sforzi di aumento del riciclo e dell'economia circolare. Lì sicuramente dei Paesi come il Giappone, per esempio, sono avanti a noi, hanno sicuramente fatto più sforzi rispetto a noi.
  Poi sulla questione esterna: lì la cosa importante secondo noi è riuscire veramente ad avere una collaborazione e un coordinamento maggiore delle attività dei singoli Stati membri.
  Quindi penso che sia anche molto importante per i singoli Stati membri, tra i quali l'Italia, venire più spesso in contatto con noi in modo che si possa riuscire a trovare un coordinamento maggiore.
  La proposta legislativa comprende la creazione di una Commissione di accompagnamento, di un board di accompagnamento, che deve sostenere la Commissione nell'attuazione di questo regolamento, Commissione nella quale saranno rappresentati tutti gli Stati membri. Quindi anche lì sarà importante assicurare una partecipazione attiva.
  Per quanto riguarda la questione della sostenibilità in generale: io sono funzionario dell'Unione europea, quindi sono ottimista per natura e penso che sia molto importante, già dall'inizio, dire una cosa importante; qui stiamo parlando di rischi, non stiamo parlando di una situazione dove non abbiamo le disponibilità di approvvigionamento; parliamo di rischi.
  Quando la Cina ha deciso, qualche mese fa, di instaurare un sistema di licenza all'esportazione su due materiali, il gallio e il germanio – che sono anche materiali importanti per una serie di attività industriali – ci fu subito una specie di vento di panico dicendo: «adesso non avremmo più né gallioPag. 8 né germanio per le nostre attività produttive». In realtà, questo non è successo, però parliamo di un rischio che dobbiamo gestire. Questa è la prima cosa e penso che sia molto importante sottolinearlo.
  La seconda cosa: questa questione della sostenibilità è diventata, da un lato, un imperativo politico nell'Unione europea, dall'altro, fa parte dell'offerta alternativa che vogliamo fare ai partners, in particolare ai Paesi in via di sviluppo che hanno grandi disponibilità per l'estrazione di alcune materie; fa parte dell'alternativa che vogliamo offrire. Sempre di più – e non è soltanto quindi una questione politica, è anche una questione di mercato – le società che sono poi più in là nella catena di valore, quindi le società che acquistano le materie raffinate, oppure che acquistano i magneti eccetera, vogliono essere rassicurate sulla sostenibilità di queste materie. Non soltanto per una questione di rispetto di nuove normative, neanche per una questione di responsabilità e di posizionamento sul mercato, quindi sempre di più è importante per i Paesi terzi poter giustificare, poter mostrare che ci sono degli standard di sostenibilità che sono rispettati.
  L'attività che noi vogliamo svolgere sicuramente è un'attività che deve essere sviluppata sul medio e sul lungo termine, sappiamo benissimo che ci sono delle cose che non succederanno subito. Siamo oggi alla fine del 2023, l'obiettivo che ci siamo fissati è per il 2030, quindi abbiamo sei anni per riuscire a fare quello che vogliamo fare. L'offerta che vogliamo dare ai Paesi terzi è questa: noi veniamo, identifichiamo insieme quali possibilità di investimento ci sono, cerchiamo in tutti i modi di trovare i soldi per questi investimenti, di sostenere l'investimento; in cambio, diamo anche la possibilità di creare del valore aggiunto in questi Paesi e di aiutare questi Paesi – in uno spirito di partenariato – a migliorare il rispetto delle norme in materia ambientale o in materia di diritto del lavoro.
  È un'offerta che è nuova, che non è mai stata fatta a questi Paesi prima, e sicuramente non dalla Repubblica popolare cinese. Noi abbiamo la speranza che questa offerta venga accettata; dal momento in cui questa offerta verrà accettata le cose potranno andare anche in modo molto più veloce.
  Una cosa importante che non ho detto, per completare la mia risposta, è che ci sono anche delle attività a livello plurilaterale. Per esempio gli Stati Uniti hanno creato un Mineral Strategic Partnership che cerca di mettere insieme la potenza di investimento non soltanto dell'Unione europea, ma anche negli Stati Uniti, del Canada, dell'Australia, del Giappone e di altri partners. Quindi si tratta veramente di un'attività dove noi vogliamo, in quel caso, cercare di completare questa attività con delle attività di policy, in particolare sulle attività di sostenibilità.
  Quindi è una sfida, come Lei dice giustamente, presidente, però secondo noi è assolutamente fattibile, a condizione di agire su una base di partenariato e non su una base di imposizione di regole ai Paesi partner terzi.

  PRESIDENTE. Grazie mille. Tra l'altro ha risposto anche a un'altra domanda che volevo porle, ovvero che tipo di azioni possono mettere in campo i singoli Paesi membri per agevolare gli obiettivi che si sono votati ieri. Quindi ha già risposto anche a questa domanda.
  Il collega Loperfido desiderava intervenire. Prego.

  EMANUELE LOPERFIDO. Grazie presidente. Grazie anche all'illustre ospite per la relazione. Ora, non so se è pienamente attinente, però sicuramente è collegato con la tematica trattata, rispetto anche a quanto detto sulle policy... Oltretutto i Paesi balcanici – confidando che entro breve adempiano ai loro dossier, entreranno anche loro nell'Unione europea – hanno anche loro una dotazione notevole di terre rare e questo può essere sicuramente utile per l'Unione europea. Mi chiedevo se all'interno di queste policy ci possa essere una sorta di certificazione della catena della fornitura dei prodotti che possono essere inseriti all'interno dei nostri mercati. Ovviamente favorire coloro i quali rispettano tutte le policy che hanno a che fare con la Pag. 9tutela dell'ambiente, la tutela del giacimento, ma anche le tutele che riguardano i diritti dei lavoratori.
  Questo perché nel momento in cui, come diceva Lei, coloro i quali acquisiscono queste materie non sono il rivenditore dietro l'angolo, ma sono grandi multinazionali, poter operare nel nostro mercato soltanto nel momento in cui tutti i prodotti sono figli di certificazione, sia di carattere lavorativo, il trattamento, sia dal punto di vista dei diritti dei lavoratori, questo potrebbe consentire anche una maggior tutela delle nostre aziende all'interno dell'Unione europea rispetto a coloro i quali arrivano magari nei Paesi in via di sviluppo, fanno violenza del territorio in cui vanno, terminano le risorse minerarie e dopo vanno via.
  Quindi mi chiedo se un'entità come l'Unione europea può lavorare in quest'ottica, ovviamente collaborando anche con grandi partner come gli Stati Uniti, per elevare il livello di qualità del prodotto e anche garantire una certa serenità nei confronti della tutela dell'ambiente e della tutela dei diritti dei lavoratori.

  PRESIDENTE. Prego, dottor Rubinacci.

  LEOPOLDO RUBINACCI, Vice Direttore generale per il commercio della Commissione europea (intervento in videoconferenza). Grazie, è una domanda molto attinente, molto importante, La ringrazio.
  Per quanto riguarda le importazioni, oggi qualsiasi prodotto che venga immesso sul mercato dell'Unione europea deve rispettare le condizioni che esistono, secondo le normative europee o degli Stati membri individuali, per la messa sul mercato di questi prodotti.
  Generalmente si tratta di condizioni che hanno a che fare con la salute pubblica, la sicurezza dei prodotti, ma anche possibilmente altre caratteristiche.
  Ci sono poi delle norme a livello europeo che hanno un'influenza sulle possibilità di importazione. Per esempio, esiste adesso un regolamento che vieta la messa sul mercato di prodotti – che siano prodotti all'interno dell'Unione europea o importati – che provengono da zone deforestate. Questo è un regolamento che è stato adottato qualche mese fa, una proposta legislativa che la Commissione ha fatto viste le attività di deforestazione importanti che hanno avuto luogo, per esempio, in Brasile, ma anche in altri Paesi. Quindi ormai la Commissione sta sviluppando una serie di linee guida per spiegare esattamente come questo regolamento deve essere applicato; della soia che viene prodotta in zone che sono state bruciate, deforestate, non potrà più essere messa sul mercato.
  Per quanto riguarda le materie prime, per esempio, ci sono una serie di materie – tra le quali il cobalto – che per poter essere messe sul mercato devono avere una certificazione che provi che non vengono da zone di guerra. Stiamo discutendo con le altre Istituzioni di un regolamento che nel futuro non permetterà la messa sul mercato europeo di prodotti che sono stati prodotti con del lavoro forzato, per esempio, o lavoro minorile, eccetera. Quindi ci sono tutta una serie di iniziative.
  Però la sua domanda, onorevole, penso vada più in là, e vada nell'ambito di quello che si chiamano i metodi di produzione. Questa è una cosa molto più complicata, per varie ragioni. La prima è che bisogna stare molto attenti a definire qual è una situazione di concorrenza sleale e quando l'Unione europea cambia, in modo autonomo, una serie di regole.
  Noi abbiamo legiferato in modo molto esteso, per esempio, per il Green Deal durante questa legislatura e abbiamo inevitabilmente creato dei costi aggiuntivi per le nostre imprese. Però, questo non vuol dire necessariamente che dobbiamo imporre gli stessi standard di produzione ai Paesi terzi, a meno che siamo in grado di provare che questa imposizione sia necessaria per ottenere l'obiettivo di questa legislazione, che è un obiettivo ambientale e non è un obiettivo di concorrenza. Noi siamo assolutamente aperti a queste clausole, però bisogna stare molto attenti, anche perché queste clausole poi hanno un impatto molto importante sulle nostre relazioni con i Paesi terzi e, nella situazione geopolitica nella Pag. 10quale siamo dobbiamo assolutamente cercare di avere più amici che nemici.
  Per quanto riguarda però le materie prime critiche, qui la situazione è completamente diversa perché noi siamo quasi completamente dipendenti dalle importazioni. Quindi se vogliamo avere un'attività industriale nel futuro che ci permette di produrre pannelli solari, pompe di calore e turbine eoliche, noi dobbiamo assolutamente poter importare quante più materie possibile. Dobbiamo stare attenti agli aspetti di sostenibilità – come dicevo alla presidente poco prima –, però non possiamo assolutamente avere un effetto boomerang dove, con l'obiettivo di imporre tutta una serie di misure, ci ritroveremmo nell'impossibilità di importare le quantità di cui abbiamo bisogno, possibilmente a prezzi che permettano di mantenere la nostra competitività esterna.

  PRESIDENTE. Grazie, dottor Rubinacci, trovo che questa audizione sia stata di estremo valore, innanzitutto simbolico. Penso sia importante dialogare, come abbiamo fatto in qualche modo oggi, con la Direzione Generale per il commercio della Commissione europea, che sta lavorando su questi dossier, anche qui nella Commissione affari esteri, proprio per promuovere quello che Lei menzionava prima come una sinergia e una visione globale, e non categorizzata, del fenomeno, della sfida che abbiamo di fronte.
  Quindi, grazie davvero. Spero che questo dialogo, questa interlocuzione potrà proseguire. I lavori dell'indagine conoscitiva chiaramente proseguiranno e quindi avremo molta attenzione per quello che succederà presso le Istituzioni europee. Ancora un ringraziamento.

  LEOPOLDO RUBINACCI, Vice Direttore generale per il commercio della Commissione europea. Vorrei ringraziarvi io per l'interesse e confermare che rimaniamo a vostra completa disposizione anche per qualsiasi follow up di cui aveste bisogno. Sapete dove siamo e siamo sicuramente pienamente disponibili.

  PRESIDENTE. Grazie ancora. Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15.40.