XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari

Resoconto stenografico



Seduta n. 8 di Martedì 12 dicembre 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Morrone Jacopo , Presidente ... 3 

Audizione del Presidente dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), Stefano Laporta:
Morrone Jacopo , Presidente ... 3 
Laporta Stefano , Presidente dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) ... 4 
Morrone Jacopo , Presidente ... 5 
Lanz Andrea , Responsabile del Centro nazionale dei rifiuti e dell'economia circolare ... 5 
Laporta Stefano , Presidente dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) ... 7 
Morrone Jacopo , Presidente ... 7 
Ferranti Fabio , Responsabile del Servizio per i rischi e la sostenibilità ambientale delle tecnologie, delle sostanze chimiche, dei cicli produttivi e dei servizi idrici e per le attività ispettive di ISPRA ... 7 
Morrone Jacopo , Presidente ... 10 
Auriemma Carmela (M5S)  ... 10 
Rando Vincenza  ... 11 
Iaia Dario (FDI)  ... 11 
Morrone Jacopo , Presidente ... 11 
Laporta Stefano , Presidente dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) ... 11 
Ferranti Fabio , Responsabile del Servizio per i rischi e la sostenibilità ambientale delle tecnologie, delle sostanze chimiche, dei cicli produttivi e dei servizi idrici e per le attività ispettive ... 12 
Morrone Jacopo , Presidente ... 15

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
JACOPO MORRONE

  La seduta comincia alle 12.10.

Sulla pubblicità dei lavori

  PRESIDENTE. Buongiorno a tutti. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera deputati.

Audizione del Presidente dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), Stefano Laporta.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Presidente dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), prefetto Stefano Laporta che ringrazio della presenza. Il presidente Laporta è accompagnato dal dottor Andrea Lanz, responsabile del Centro nazionale dei rifiuti e dell'economia circolare e dal dottor Fabio Ferranti, responsabile del Servizio per i rischi e la sostenibilità ambientale delle tecnologie e delle sostanze chimiche, dei cicli produttivi e dei servizi idrici e per le attività ispettive di ISPRA.
  Avverto il nostro ospite che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterrà opportuno, consentendo la Commissione, i lavori potranno proseguire in seduta segreta.
  L'audizione odierna rientra nell'ambito di un programma di audizioni deliberato dall'Ufficio di Presidenza nella riunione del 25 ottobre scorso che mira ad approfondire questioni di carattere generale sulle materie oggetto d'inchiesta, ai sensi della legge istitutiva della Commissione. In particolare ricordo che la Commissione è chiamata a svolgere indagini atte a far luce sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari, con particolare riguardo alla verifica di comportamenti illeciti nell'ambito della pubblica amministrazione centrale e periferica – ovvero dei soggetti pubblici o privati operanti nella gestione del ciclo dei rifiuti – con l'obiettivo specifico di individuare eventuali connessioni tra tali attività illecite e altre attività economiche, nonché con riferimento alla destinazione e utilizzo dei fondi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) in campo ambientale.
  La Commissione intende inoltre acquisire elementi di conoscenza utili alla verifica della sussistenza di attività illecite relative alla gestione dei servizi di trattamento, smaltimento e recupero dei rifiuti da parte di soggetti pubblici o privati nonché ai relativi sistemi di affidamento, ovvero alle attività di bonifica dei siti inquinanti a seguito del mancato rispetto della normativa vigente in materia ambientale.
  In tal senso ricordo che la Commissione ha recentemente concluso una missione in Campania con lo specifico obiettivo di approfondire il fenomeno legato agli incendi dolosi di rifiuti nell'area della cosiddetta Terra dei fuochi, ovvero presso impianti di deposito, trattamento e smaltimento dei medesimi o siti abusivi di discarica.
  Cedo dunque la parola al nostro ospite per lo svolgimento della relazione al termine della quale i colleghi parlamentari potranno rivolgere eventuali domande o richieste di chiarimento iscrivendosi presso la presidenza.

Pag. 4

  STEFANO LAPORTA, Presidente dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA). Grazie presidente, buongiorno a lei e a tutti i deputati e senatori membri della Commissione. Voglio innanzitutto ringraziare il presidente della Commissione per aver dato a me e all'Istituto che ho il piacere e l'onore di presiedere la possibilità di questa audizione, assicurando anche – lo dico subito in premessa – il pieno supporto di ISPRA e del Sistema nazionale di protezione dell'ambiente (SNPA) alle attività che la Commissione riterrà di intraprendere, come abbiamo già fatto anche in passato. Porto anche il saluto del direttore generale e del capo dipartimento competente che avrebbero avuto piacere di essere qui con me oggi ma sindromi influenzali non hanno consentito alle due colleghe di essere con noi nella seduta odierna.
  Se il presidente è d'accordo divideremmo questi venti minuti di presentazione e di relazione in tre parti: la mia brevissima introduzione, poi ci sarà il collega Lanz che vi darà qualche elemento sull'economia circolare e sul tema della gestione dei rifiuti, infine ci sarà il collega ingegner Ferranti che parlerà più direttamente dell'attività ispettiva. Ci avvarremo, se ci sarà la possibilità durante questi venti minuti, anche di alcune slide, che sono state preparate per agevolare le nostre presentazioni. Lasceremo, al termine dell'audizione, la relazione completa con i dati in modo da consentire ai componenti della Commissione – oltre alle domande che al termine ci vorranno rivolgere – una lettura più completa rispetto alle considerazioni che cercheremo di fare in questi minuti.
  La mia introduzione mira semplicemente a presentare l'Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale (ISPRA). Si tratta di un ente pubblico di ricerca dotato di autonomia tecnica, scientifica, organizzativa, finanziaria, gestionale, patrimoniale e contabile sottoposta alla vigilanza del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica. Disponiamo di laboratori scientifici, strumentazioni e mezzi nautici di ricerca, tecnologie all'avanguardia. Abbiamo una sede a Roma – oltre ai laboratori – e sedi nostre su tutto il territorio nazionale che ci permettono di esercitare le funzioni tecniche e scientifiche per la più efficace pianificazione e attuazione delle politiche di sostenibilità, sia a supporto del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, sia in via diretta con i compiti che ci sono stati attribuiti dal legislatore con la legge n. 132 del 2016 e, prima ancora, con il cosiddetto testo unico in materia ambientale tramite l'attività di monitoraggio, valutazione, controllo, ispezione e gestione dell'informazione ambientale in una logica di integrazione progressiva nell'ambito del Sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente, istituito nel 2016, che – come probabilmente sapete – è composto da ISPRA e dalle Agenzie regionali, e delle due Province autonome di Trento e Bolzano, per la protezione dell'ambiente. Non a caso il legislatore del 2016 – ricordo che la legge è stata approvata all'unanimità dai due rami del Parlamento – istituendo il Sistema nazionale ha voluto segnalare questa formula «a rete» e l'istituzione dell'SNPA ha inciso profondamente sui compiti dell'ISPRA, ponendo in capo all'Istituto funzioni di indirizzo e coordinamento tecnico di tutto il sistema che sono finalizzate a rendere omogenee sul territorio nazionale azioni conoscitive e di controllo pubblico della qualità dell'ambiente.
  La legge n. 132 del 2016, nei fatti applicata dalle sue componenti dal momento della sua entrata in vigore, necessita oggi di una piena e definitiva attuazione attraverso l'emanazione di una serie di decreti attuativi. Tra questi i più rilevanti sono il DPCM di individuazione e attuazione dei cosiddetti livelli essenziali di prestazione tecnica ambientale. Abbiamo avuto anche il piacere di essere auditi dalla Commissione che è stata istituita per l'individuazione dei cosiddetti LEP, all'interno della quale abbiamo svolto una relazione proprio sul tema dei livelli essenziali di prestazione tecnica ambientale, che sono quei livelli minimi omogenei che il sistema è tenuto a garantire sull'intero territorio nazionale e che sono obiettivi prioritari della pianificazionePag. 5 delle attività sia di ISPRA sia delle singole Agenzie nazionali.
  Accanto a questo ci sono altri decreti attuativi, il cosiddetto decreto di regolamentazione delle attività ispettive e di controllo, e il decreto che dovrà fissare le tariffe nazionali delle spese relative al rilascio dei pareri sulle domande di autorizzazione ambientale, allo svolgimento dei successivi controlli programmati relativi a impianti e opere sottoposti alle vigenti procedure di valutazione ambientale, compresi gli impianti a rischio di incidente rilevante, nonché alle convalide delle indagini analitiche prodotte dai soggetti tenuti alle procedure di bonifica e messa in sicurezza dei siti inquinati. Su questo tema devo segnalare l'attenzione del Ministro Pichetto Fratin, che ha ripreso l'iter di questi decreti di attuazione e li sta portando avanti. Ci auguriamo che, con il concorso e l'ausilio del Parlamento, questi decreti attuativi possano essere finalizzati in tempi molto rapidi, perché sono uno strumento importante per attuare compiutamente le previsioni della legge n. 132 del 2016.
  Sul tema del Regolamento delle attività ispettive del Sistema nazionale, voglio segnalare – poi lo dirà meglio il collega Ferranti a cui cederò subito dopo la parola – che comunque in questi anni, soprattutto dopo il PNRR, l'azione ispettiva e di controllo del Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente è stata finalizzata ad accompagnare cittadini imprese nel percorso verso lo sviluppo sostenibile. L'azione di controllo in chiave repressiva – che è doverosa laddove sussista poi o si verifichi la presenza di ipotesi di reato – è stata considerata in qualche modo residuale rispetto a un compito più generale che, vista la situazione, abbiamo ritenuto di interpretare in un senso di accompagnamento verso tutte quelle imprese che si sono già mosse sul percorso della sostenibilità e, allo stesso tempo, tenendo formati e informati le cittadine e i cittadini italiani rispetto alle attività di ISPRA e dell'SNPA. Ciò attraverso tutta una serie di iniziative di formazione e di informazione, ma anche attraverso l'utilizzo di linguaggi meno tecnici e più fruibili da parte di chi non è addetto ai lavori.
  Mi permetto, infine, di segnalare che la mattina di giovedì 21 dicembre prossimo – il presidente lo sa perché sarà presente – svolgeremo la presentazione del Rapporto rifiuti urbani edizione 2023.
  Ritengo di concludere qui la mia introduzione, se il presidente mi permette chiederei di cedere la parola al collega Lanz per la parte sull'economia circolare e i rifiuti.

  PRESIDENTE. Certamente, come ritenete opportuno. Do la parola al dottor Lanz.

  ANDREA LANZ, Responsabile del Centro nazionale dei rifiuti e dell'economia circolare. Grazie presidente, porgo i miei saluti a tutti i senatori e agli onorevoli. Io sintetizzerò molto brevemente quelle che sono le principali attività che ISPRA effettua nell'ambito dell'economia circolare e della gestione dei rifiuti, poi ovviamente nella relazione queste informazioni sono molto più articolate.
  Sostanzialmente noi possiamo distinguere diverse tematiche. Un primo aspetto, che sicuramente è molto importante nell'ambito dell'applicazione della norma, è l'attività di monitoraggio e di rendicontazione degli obiettivi. Sappiamo che l'Unione Europea da questo punto di vista ha introdotto molti obiettivi di monitoraggio dell'applicazione delle normative, obiettivi sul riciclaggio e sul recupero dei rifiuti, e questa attività di rendicontazione è un compito che spetta a ISPRA. Quindi noi annualmente forniamo tutte le informazioni relative alla rendicontazione di questi obiettivi che riguardano sia rifiuti urbani sia rifiuti di imballaggio sia specifiche filiere quali i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). Ovviamente, come diceva precedentemente il presidente, noi rendiamo pubbliche tutte le informazioni sulla produzione e gestione dei rifiuti urbani e speciali attraverso due specifici rapporti. Il rapporto rifiuti urbani, che verrà pubblicato il 21 dicembre 2023 e il rapporto rifiuti speciali, che verrà pubblicato a Pag. 6metà del 2024. Tutte queste informazioni sono inoltre contenute, pubblicate e rese disponibili agli utenti attraverso il sito del catasto nazionale dei rifiuti, sul quale ci sono tutte le informazioni liberamente consultabili e scaricabili.
  Queste sono a grandi linee, in termini molto veloci, le attività di monitoraggio degli indicatori e dei dati sui rifiuti. Come Istituto svolgiamo poi tutta un'altra serie di attività di carattere tecnico, in principal modo a supporto del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, sia riguardo all'implementazione della nuova normativa, sia nel monitoraggio e vigilanza dell'applicazione della norma. In particolar modo una tematica che sicuramente ha assunto sempre più importanza è quella relativa alla cessazione della qualifica di rifiuto, quindi alla decretazione End of waste e su tale aspetto supportiamo il Ministero attraverso interventi di tipo tecnico, sulla decretazione e quindi sull'introduzione di nuovi decreti. In particolar modo negli ultimi due anni abbiamo lavorato sulla decretazione relativa alla End of waste degli inerti, dei rifiuti tessili, del gesso e delle plastiche miste. Questo per quanto riguarda i decreti nazionali. Poi la normativa End of waste prevede anche la possibilità di attuare la cosiddetta autorizzazione caso per caso. Su questo la competenza ricade sulle amministrazioni locali, quindi sulle regioni o le province.
  Quelle tipologie di rifiuti che possono essere trasformate in materia prima seconda e che non sono disciplinate da una norma nazionale, vengono disciplinate da normative regionali o provinciali ed è appunto il cosiddetto caso per caso. Su questa tipologia di impianti, c'è una convenzione con il Ministero: l'articolo 206-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006, il testo unico ambientale, prevede che il Ministero e l'ISPRA effettuino una serie di attività e su queste è stata siglata una specifica convenzione tra ISPRA e Ministero. All'interno di queste attività rientra proprio la vigilanza sulla gestione dei rifiuti. In questo ambito a partire dal 2019 con il supporto delle Agenzie regionali e provinciali per la protezione ambientale (ARPA-APPA), con le quali tra l'altro sono state siglate specifiche convenzioni, sono state fatte 1514 ispezioni – chiaramente il 2020 è stato un anno di transizione un po' particolare – che hanno riguardato alcuni flussi di rifiuti che il Ministero aveva individuato come prioritari in quel momento: gli impianti autorizzati in procedura semplificata, gli impianti che gestiscono rifiuti di apparecchiature elettriche e elettroniche, gli impianti che gestiscono i veicoli a fine vita, gli impianti che gestiscono la frazione organica; all'interno di questi controlli sono state fatte anche verifiche sugli impianti End of waste, quelli che producono materia prima seconda.
  Tra le altre attività che ISPRA effettua a supporto del Ministero vi è quella parte che riguarda il riconoscimento e il monitoraggio dei sistemi autonomi di gestione di specifici flussi di rifiuti. In particolar modo nel settore degli imballaggi e nel settore delle plastiche sono stati riconosciuti i Consorzi autonomi alternativi al sistema CONAI nel rispetto della normativa vigente. ISPRA si è occupata della parte tecnica di riconoscimento di questi sistemi ed effettua il monitoraggio dei sistemi stessi. Sempre nell'ambito di questa convenzione, sono stati effettuati specifici studi su alcune filiere di interesse – in particolar modo la plastica – sulle modalità di raccolta differenziata attuata dai Comuni e su altre tipologie di flussi comunque importanti.
  Nella breve sintesi che sto facendo vorrei chiudere con quelle attività che ISPRA effettua, a supporto del Ministero, nell'applicazione e revisione della normativa tecnica di settore. Ci stiamo occupando del supporto tecnico nell'ambito della discussione del nuovo regolamento imballaggi, che è un regolamento con un impatto non indifferente sui sistemi di gestione e su questo stiamo fornendo il nostro supporto al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica. Supportiamo il Ministero anche nella definizione di tutte le metodologie di calcolo degli obiettivi.
  Un'altra tematica che nell'ultimo anno ha assunto un ruolo importante è quella relativa alla risorsa della plastica. Sappiamo che sulla plastica la Commissione Pag. 7europea ha introdotto una risorsa propria pari a 80 centesimi per chilogrammo di plastica non riciclata e noi siamo il soggetto che deve fornire l'informazione del monitoraggio di questo obiettivo. Su questo tema nel 2023 abbiamo avuto due incontri, due visite – attualmente ancora informali ma che poi verranno trasformate in audit formali da parte di EUROSTAT e della Commissione europea – per valutare le modalità di rendicontazione di questi obiettivi e a novembre abbiamo avuto un incontro con la Corte dei conti europea sempre su questa tematica. Ci sono inoltre altri aspetti che ISPRA segue nel settore dei rifiuti: il monitoraggio del Programma nazionale di gestione dei rifiuti e del Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti, che sono due riforme abilitanti del Programma di ripresa e resilienza, quindi su questo aspetto ISPRA fa il monitoraggio dei vari indicatori a livello nazionale. Infine, ci sono specifiche filiere che riguardano ad esempio i rifiuti pescati, che è un'altra tematica su cui l'Unione Europea sta mettendo particolare interesse, e quindi l'ISPRA si occupa anche del monitoraggio di tali indicatori. Questi sono gli aspetti emergenti dell'ultimo periodo, ma altri argomenti sono contenuti nella relazione che abbiamo predisposto per voi e che potete consultare.

  STEFANO LAPORTA, Presidente dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA). Presidente, se è d'accordo aggiungo solo, alla presentazione del collega Lanz, il lavoro che è stato fatto l'anno scorso proprio con il Ministero dell'ambiente e la sicurezza energetica per il raggiungimento degli obiettivi previsti nella missione che riguardava l'economia circolare. Devo dire che i colleghi hanno fatto un grandissimo lavoro, perché in 60 giorni sono state esaminate 4 mila richieste di progetti, quindi è un obiettivo che è stato raggiunto grazie all'impegno del Ministero ma anche grazie al contributo delle colleghe e dei colleghi di valutazione tecnico scientifica di ISPRA e del Sistema. Presidente, depositiamo anche il documento sulla Terra dei fuochi per la parte di nostra competenza, così come ci avevate chiesto. A questo punto, se è sempre d'accordo le chiederei di passare la parola all'ingegner Ferranti per la parte sulle ispezioni.

  PRESIDENTE. Certamente. Prego, dottor Ferranti.

  FABIO FERRANTI, Responsabile del Servizio per i rischi e la sostenibilità ambientale delle tecnologie, delle sostanze chimiche, dei cicli produttivi e dei servizi idrici e per le attività ispettive di ISPRA. La ringrazio, presidente. Buongiorno a tutti i senatori e agli onorevoli. Per quanto riguarda la Terra dei fuochi, se lo ritenete, posso esporre una sintesi che fa parte della relazione che è stata consegnata.
  ISPRA è a supporto di un gruppo di lavoro che è istituito con la legge n. 6 del 2014, il cui coordinamento è del CUFA, dal 22 luglio il coordinatore è il generale Andrea Rispoli, quindi maggiori dettagli potranno essere esposti da parte proprio del gruppo di lavoro. Inizialmente non vi erano neanche i criteri per poter individuare le aree a maggior rischio per la parte agricola e la finalità era quella proprio di svolgere indagini tecniche per la mappatura, anche mediante il telerilevamento dei terreni della regione Campania destinati all'agricoltura, al fine di accertare l'eventuale esistenza di contaminazioni. Il gruppo di lavoro è costituito da tanti enti autorevoli: oltre il CUFA, c'è anche l'Istituto Superiore di Sanità, il nostro Istituto, l'Istituto nazionale di geofisica, l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura, oltre al Consiglio per la ricerca in agricoltura e analisi dell'economia agraria.
  Sono stati individuati 90 territori, in parte ricadenti nella provincia di Napoli in parte nella provincia di Caserta; 88 sono i comuni interessati per un totale di 15.763 particelle che sono state analizzate tutte a livello preliminare, con ortofoto, però 620 ettari hanno avuto un'indagine più approfondita. Rimangono da approfondire 12 mila particelle. Inizialmente il gruppo di lavoro ha individuato i livelli di rischio che vanno dal livello più basso al livello più alto – dal livello 1 al 5 – per poi arrivare alla classificazione dei terreni che va dalla lettera A alla lettera D, dove la lettera D è Pag. 8quella di terreno con divieto di produzioni agricole, mentre la lettera A quella con terreni idonei alle produzioni agroalimentari. Comunque tutto è disponibile anche sul sito dell'Istituto zooprofilattico sperimentale dell'Abruzzo e del Molise; sono ancora in corso numerose attività che riguardano vaste aree limitrofe a siti potenzialmente inquinati perché in presenza, ad esempio, di discariche. Questa è la parte che riguarda la Terra dei fuochi.
  Per quanto riguarda, invece, la parte più propria di ISPRA, che svolge un ruolo di autorità di controllo oltre che di supporto al Ministero per le autorizzazioni integrate ambientali, c'è da dire che questa attività è iniziata con il recepimento della direttiva europea sulle autorizzazioni integrate ambientali, sui controlli integrati e la prevenzione integrata perché con il testo unico si è passati da un approccio di settore – quindi la normativa di settore che riguardava le varie matrici – a un approccio integrato. ISPRA ha stipulato, all'interno del Sistema nazionale di protezione dell'ambiente, una convenzione ormai consolidata di collaborazione e si avvale, per effettuare le attività di controllo, delle agenzie per quanto riguarda le attività di campionamento sul posto. Gli impianti di competenza statale sono quelli più complessi e sono 140. La differenza tra competenza statale e competenza regionale è disciplinata dall'allegato 12 alla parte seconda del testo unico ambientale. Per fare un esempio, tutti gli impianti di raffinazione del petrolio, gli impianti chimici di determinate capacità produttive, gli impianti di produzione di energia elettrica al di sopra dei 300 megawatt termici, le piattaforme off shore – quindi tutti gli impianti a mare – i rigassificatori di gas naturale liquefatto, quindi impianti che rappresentano una specifica peculiarità ma anche una attenzione strategica per la sicurezza energetica, così come anche le piattaforme di estrazione di idrocarburi, nel momento in cui hanno degli scarichi a mare, oltre che tutta la rete di distribuzione del gas, le centrali di compressione e, non per ultimi, gli impianti strategici nazionali. Di questi ultimi ne abbiamo due: uno è lo stabilimento siderurgico di Taranto e l'altro è la raffineria petrolifera dell'ISAB di Priolo. Tutti gli altri impianti, che sono la maggioranza, sono costituiti da centrali termoelettriche, impianti chimici e petrolchimici che costituiscono il numero complessivo di 140 impianti di competenza statale rispetto a 6.300 impianti di competenza regionale, come ad esempio tutti gli impianti di gestione dei rifiuti. Per questo ci sono dei gruppi di lavoro all'interno del sistema interagenziale ISPRA-ARPA per ricostruire le attività che vengono periodicamente effettuate tramite una pubblicazione annuale del Rapporto controlli. L'ultimo che è stato pubblicato è quello relativo all'anno 2021 ed è in elaborazione quello dell'anno 2022; nelle slide che abbiamo predisposto e reso disponibili, ci sono i dati di tutti i controlli effettuati.
  C'è da dire che il sistema pubblico dei controlli è un sistema la cui finalità è quella di essere terzo, a garanzia delle aziende, dei portatori di interessi e dei cittadini. L'obiettivo è quello di dare la massima trasparenza e, non a caso, nel testo unico ambientale l'articolo 29-decies prevede che ad esito di ogni controllo che viene effettuato devono essere resi noti i risultati, quindi la relazione sull'esito dei controlli viene pubblicata entro due mesi dall'ultimo accesso presso lo stabilimento. Questa è una prescrizione di legge che deve essere rispettata, non è sanzionata nei confronti della pubblica amministrazione però cerchiamo, insieme con il Sistema nazionale, di rendere tutti questi dati disponibili anche perché tutte le informazioni inerenti ai dati emissivi devono essere rese disponibili. Noi le inoltriamo al Ministero che, tramite il sito appositamente costituito delle autorizzazioni e delle valutazioni, le mette a disposizione. In più ISPRA ha una pagina web all'interno della quale vengono pubblicate rendicontazioni periodiche annuali.
  Questa slide è quella sui controlli, monitoraggi e ispezioni ambientali 2021 e 2022. Il sistema dei controlli comprende 2.500-2.600 «addetti», il 25 per cento del totale, che noi individuiamo come ispettori ambientali perché incaricati di pubblico servizioPag. 9 nel momento in cui accedono agli impianti dotati di autorizzazione.
  Il riferimento al potere di accesso è previsto sia nella legge n. 61 del 1994 che nell'ultimo decreto legislativo n. 132 del 2016, però non è prevista in maniera automatica la qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria (UPG). Questa possibilità è stata introdotta con il decreto legislativo n. 132 del 2016, però è in capo ai legali rappresentanti delle singole agenzie il potere di attribuirla. Storicamente la qualifica di UPG veniva riconosciuta in connessione agli adempimenti inerenti al regime sanzionatorio, perché nel regime sanzionatorio possiamo avere una doppia applicazione che è di carattere amministrativo e di carattere penale. C'è da dire che l'esperienza ci ha dimostrato che la peculiarità del sistema agenziale non è tanto avere gli strumenti della polizia giudiziaria, quanto dare un contributo tecnico scientifico nell'analisi dei cicli industriali e per il miglioramento continuo delle prestazioni ambientali negli impianti industriali.
  In questa slide trovate l'andamento delle installazioni di competenza sia statale che regionale e provinciale con il dato – in giallo – delle verifiche ispettive che vengono effettuate, nel grafico superiore la competenza AIA, nell'istogramma inferiore le attività sugli stabilimenti a rischio di incidente rilevante. L'ISPRA svolge anche il compito di inventario, di verifica, acquisisce tutte le notifiche da parte dei gestori sui depositi delle sostanze pericolose ai fini dei rischi di incidente rilevante, ed è di supporto, oltre che al Ministero dell'ambiente anche alle strutture del Ministero dell'interno in collaborazione con l'INAIL, nelle attività di verifica sugli stabilimenti a rischio di incidente rilevante.
  Complessivamente tutto il sistema riesce a verificare annualmente un 30 per cento degli impianti e degli stabilimenti che sono oggetto di autorizzazione e di regolamentazione. Gli esiti dei controlli possono avere un carattere di non conformità, amministrativa per alcuni, penale per altri.
  Andando avanti con le slide, questo altro grafico riguarda le installazioni di competenza statale e quelle di competenza regionale, con le visite ispettive che vengono effettuate sia di soglia inferiore che di soglia superiore, perché anche il rischio di incidente rilevante ha diverse soglie in funzione della capacità di deposito del singolo materiale. In verde, in basso, trovate – rispetto al numero di verifiche ispettive – le non conformità di tipo amministrativo e quelle di tipo penale. Quindi abbiamo un 31 per cento di non conformità di carattere amministrativo, che molte volte rilevano sulla gestione dei rifiuti, oppure sul non rispetto specifico delle autorizzazioni, sulle mancate comunicazioni. Quelle di carattere penale, invece, riguardano oltre alla parte residuale sui rifiuti – quando non si è autorizzati – anche il superamento dei valori limite di emissione, sia nella matrice aria che in acqua. In questo caso viene fatta la comunicazione alle autorità giudiziarie competenti, lasciando la possibilità di poter applicare la parte VI-bis che è la parte di depenalizzazione che prevede la possibilità della prescrizione da parte di personale con la qualifica UPG. Molte volte il personale sia di ISPRA ma anche di ARPA che non ha la qualifica, viene chiamato in causa da personale con qualifica UPG per poter fare le asseverazioni nel campo della prescrizione, ai sensi della parte VI-bis del testo unico ambientale.
  In questa slide invece vediamo su quali settori produttivi ci sono le non conformità: per esempio, vediamo che gran parte riguarda la gestione dei rifiuti, nel 2021, 195 violazioni di tipo amministrativo su 565 visite, 158 su 384 quelle di tipo penale.
  Le attività energetiche hanno un impatto minimale per quanto riguarda la parte sanzionatoria, mentre la produzione e la trasformazione di metalli e la parte chimica hanno un rapporto intermedio rispetto alla gestione dei rifiuti. Questo per dare l'idea di quello che è il regime sanzionatorio.
  In questa slide, invece, potete vedere quali sono le regioni che occupano maggiori impianti industriali soggetti ad autorizzazione. Sopra di tutti c'è la Lombardia, poi vengono il Veneto e l'Emilia-Romagna. In queste regioni c'è anche una maggiore Pag. 10attività di controllo che viene effettuata dalle strutture.
  In conclusione, il sistema pubblico deve, quindi, promuovere e garantire i diritti sostanziali di tutti, non soltanto dei portatori di interesse ma anche a garanzia dello sviluppo sostenibile per le aziende. Un elemento da far notare è che, rispetto all'investimento che viene dedicato alle strutture sanitarie, il rapporto è molto elevato, cioè l'entità di investimento è minima rispetto a quello che deve essere l'apporto delle strutture sanitarie. C'è da dire che gli addetti ai controlli ormai sono tutti al di sopra dei quarant'anni e c'è un sistema che pian piano sta invecchiando perché il 55 per cento ha più di cinquant'anni. Quindi c'è la necessità di un ricambio generazionale oltre che di risorse, per garantire le attività che vengono effettuate. Io ringrazio e rimango a disposizione per eventuali domande. Grazie dell'attenzione.

  PRESIDENTE. Innanzitutto ringrazio i relatori. Faccio una domanda per poi lasciare la parola ai colleghi che volessero intervenire. Durante la nostra visita nella Terra dei fuochi il collega Borrelli ha posto una domanda al prefetto su quante fossero le persone, passatemi il termine, «arrestate», nell'ambito di tutti gli illeciti individuati e le relative sanzioni. È emerso che sono marginali, probabilmente uno o forse neanche uno, mentre ci sono – li abbiamo potuti vedere direttamente – disastri ambientali che condizioneranno in via futura, noi e i nostri figli, ma forse anche i nostri nipoti. Quindi, non so se è un dato che avete oggi o se lo si può recuperare, ma sarebbe importante capire se dal punto di vista sanzionatorio i nostri codici sono adeguati o comunque se avete anche suggerimenti su questo, perché non è detto che aumentando la pena si abbia un risultato immediato. Dall'altro lato, però, una mancata pena o una sanzione non adeguata a quello che è l'illecito commesso da chi compie un disastro ambientale gli permette di poter tranquillamente agire di nuovo, perché la sanzione amministrativa è facilmente pagabile da persone che fanno introiti di milioni di euro. Prima di darle la parola per la risposta, raccogliamo alcune domande.

  CARMELA AURIEMMA. Ho sostanzialmente due domande. Una riguarda la relazione sulla Terra dei fuochi: rispetto ai terreni classificati con un livello alto di inquinamento ci sono fasi successive, sono state previste delle bonifiche e dei recuperi di questi terreni? In caso affermativo, a che punto è questo recupero?
  La seconda domanda riguarda le autorizzazioni integrate ambientali. Spesso si trova una divergenza tra la prassi amministrativa regionale e quella nazionale: l'ISPRA è chiara nel ritenere che bisogna sempre valutare l'inquinamento integrato – quindi tutte le matrici ambientali – mentre spesso in alcune ARPA regionali o comunque in alcune regioni non si va a guardare l'inquinamento integrale, cioè la reazione degli inquinanti di un impianto rispetto al contesto, per quanto riguarda le falde e l'area. Si tende sempre a fare una valutazione delle singole componenti, ma non l'impatto esterno rispetto all'ambiente e quindi il vero inquinamento. Perché un impianto in un contesto non inquinato può anche eccedere certi limiti, mentre in un contesto che è già fragile – perché ha già un pregresso di inquinamento ambientale – anche una minima emissione che è consentita dalla legge, all'interno dei limiti di legge, ha un impatto.
  L'inquinamento deve essere registrato all'esterno e molte volte in sede di rinnovo dell'AIA non viene fatto perché nella valutazione di impatto ambientale viene sempre fatta una valutazione con la cosiddetta ipotesi zero. Ma è possibile che dopo 10 o 15 anni di permanenza di un impianto, questo non possa più esistere in quell'ambiente, perché le interazioni con l'ambiente esterno e con gli inquinanti esterni hanno determinato una depressione ambientale ulteriore.
  L'ISPRA è molto chiaro sulla differenza tra emissioni e immissioni, quindi su questo tipo di valutazione integrata, conforme alla direttiva europea sull'AIA. Però nelle prassi regionali sulle AIA, che molte volte riguardano anche impianti molto impattanti, troviamo una discordanza. Rispetto a Pag. 11questo, quindi, non so se registrate questo tipo di difformità rispetto alla prassi che voi adottate per le AIA nazionali e, in caso affermativo, se si può rimediare in qualche modo su questo.

  VINCENZA RANDO. Vi ringrazio per la relazione che chiaramente leggeremo con più attenzione. Mi pare che in una slide fossero riportate le violazioni più ricorrenti rispetto alle normative ambientali. Su questo vorrei sapere quali sono le violazioni più ricorrenti rapportate alle regioni e quali sono le regioni con le maggiori criticità rispetto al sistema dei controlli e se questo dato rileva quali potrebbero essere le motivazioni, in termini di competenza, di numero di controlli.

  DARIO IAIA. Grazie per la relazione. Io ho una domanda che riguarda le acciaierie di Taranto, l'ex Ilva. È argomento di grande attualità sia dal punto di vista economico che dal punto di vista ambientale, quindi vorrei sapere quali sono i dati e i responsi delle ultime verifiche che sono state effettuate da ISPRA. Ne sentiamo tante, anche dal punto di vista ambientale, però vorremmo avere dei dati concreti e capire se in merito all'acciaieria, sulla base degli accertamenti che avete svolto – immagino che ne abbiate svolti anche nel corso della stessa procedura di AIA – ci sono violazioni in corso o se la situazione, dal punto di vista ambientale, è nella norma.

  PRESIDENTE. Do la parola agli auditi per le risposte ai quesiti posti.

  STEFANO LAPORTA, Presidente dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA). Grazie presidente, inizio io ringraziandovi per le domande e per l'attenzione che avete riservato alla nostra presentazione e anche al nostro lavoro. Mi permetto di sottolineare un tratto comune. Le domande che sono state fatte dalle due parlamentari e dal presidente fanno emergere l'esigenza o l'opportunità di arrivare rapidamente all'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sull'attuazione dei livelli essenziali di prestazione tecnica ambientale, perché lo sforzo che noi abbiamo fatto di omogeneizzazione dei controlli lascia aperti margini di competenza regionali. Quindi quelle difformità che venivano rilevate riguardano approcci sui quali abbiamo lavorato molto in questi anni per cercare di colmare le differenze anche tra regione e regione, perché avevamo una situazione a macchia di leopardo sul territorio nazionale. Tuttavia la situazione diventerà ancora più omogenea e consentirà meno margini interpretativi quando i LEPTA saranno approvati.
  Questo vale sia per la domanda dell'onorevole Auriemma, che per la senatrice Rando. Rispetto invece alla domanda del presidente, il sistema sanzionatorio a livello penale in materia ambientale è stato profondamente innovato con la legge n. 68 del 2015. In quegli anni il Parlamento – di questo devo dare atto perché è stato uno sforzo comune, sono due leggi approvate una all'unanimità e una a stragrandissima maggioranza – con la legge del 2015 sui cosiddetti ecoreati – il termine è atecnico ed è assolutamente impreciso soprattutto per uno che come me, come il presidente, come molti di voi che hanno formazione giuridica, ma rende bene l'idea – e con la legge istitutiva dell'SNPA si è sforzato di recepire una serie di situazioni.
  Dal punto di vista dell'applicazione pratica che noi svolgiamo periodicamente con le autorità giudiziarie – uso il plurale perché sono molte le procure della Repubblica con le quali collaboriamo nelle attività ispettive, di monitoraggio e controllo – è emerso che la legge, in questi primi 7-8 anni di attività, ha rivelato la sua efficacia sia da un punto di vista di deterrenza rispetto alle condotte di reato, sia rispetto al tema della efficacia delle sanzioni.
  Le sanzioni furono inasprite nel 2015 e sono le più alte d'Europa, sia sotto il profilo amministrativo – quindi della parte economica – sia sotto il profilo più strettamente connesso a misure restrittive della libertà personale, che sono previste in ipotesi ovviamente tipizzate – su questo c'è stato il lavoro del Ministero della Giustizia – e che riguardano soprattutto i reati di Pag. 12disastro ambientale e di traffico illecito dei rifiuti. È anche vero però quello che diceva lei, presidente, e cioè che le persone che sono state sottoposte effettivamente a misure detentive a noi risultano meno di una decina. Comunque sui numeri esatti verifichiamo e le facciamo sapere.
  Soprattutto per la Terra dei fuochi ma anche più in generale, il tema di fondo è quello che non si riesce a risalire al responsabile della violazione o del reato. Molti reati che riguardano i rifiuti – con la compromissione dei terreni e con la necessità anche di provvedere alle bonifiche, che come sapete sono in capo al trasgressore, a chi ha commesso il reato – risentono del fatto che per una serie di situazioni su cui si sta cercando di intervenire, anche con l'autorità giudiziaria e le forze dell'ordine e anche utilizzando gli strumenti, l'osservazione satellitare e l'utilizzo dei droni, che la tecnologia ci sta mettendo a disposizione, oggettivamente ci sono meccanismi che non rendono agevole l'individuazione immediata del trasgressore.
  Quindi, una volta che si scopre che quel terreno è stato contaminato o sottoposto a un certo tipo di pressione ambientale per cui è inquinato, si fa più fatica a risalire anche per alcuni meccanismi che nel corso degli anni sono stati utilizzati da chi commette questi reati – attraverso cessioni societarie fittizie – ai proprietari. Facciamo molta fatica, su questo potrete anche audire i magistrati che si occupano più strettamente di queste materie. Noi abbiamo cercato di stabilire rapporti di collaborazione, tra l'altro io stesso ho partecipato a diverse riunioni, una delle quali un paio di mesi fa, che è stata voluta dal Ministro della Giustizia e che ha riunito a livello europeo i procuratori dei singoli Stati membri che si occupano di reati ambientali, proprio per stabilire una rete all'interno delle procure degli stessi Stati. Ho svolto una relazione sul tema dei controlli in Italia, quindi stiamo cercando di dare maggiore organicità – ovviamente nel rispetto dei compiti e delle competenze della magistratura e delle forze dell'ordine – cercando di collaborare per prevenire da un lato, intercettare immediatamente dall'altro e individuare anche il responsabile.
  Riporto solo, senza una valutazione al momento, una discussione che il legislatore del 2015 fece rispetto all'efficacia dell'impianto sanzionatorio, cioè si decise di intervenire molto sull'aspetto amministrativo-economico, perché dalle statistiche che avevamo allora si era capito che era l'aspetto che contribuiva maggiormente alla deterrenza rispetto all'eventuale commissione di reati. In sostanza, mi scuso se volete per la banalità dell'esempio, colpiva di più una sanzione economica elevata piuttosto che un avviso di garanzia con la possibilità di un processo che sarebbe durato anni. Allora fu fatto questo tipo di considerazione che poi il legislatore, quando ha approvato la legge, ha ritenuto di condividere. Il che non toglie, presidente, se la Commissione lo ritiene, che si possa intervenire nuovamente su questo sulla base dei dati che dopo questi sette o otto anni abbiamo a disposizione. Noi forniremo i nostri dati e parteciperemo, se voi lo riterrete, a un confronto per verificare se le sanzioni sono ancora attuali o se debbano essere in qualche modo ridefinite sulla base delle nuove situazioni. Per il resto cedo la parola ai colleghi.
  Mi scuso se ho preso subito la parola ma avendo fatto prima il direttore dell'Istituto e poi il Presidente, ormai è da qualche anno che sono fuori dal Ministero dell'interno. I concetti di sicurezza ambientale e di sicurezza energetica sono entrati a pieno titolo in quello più ampio di sicurezza e in qualche modo riguardano anche le competenze del Ministero da cui provengo, quindi ho fatto questa sottolineatura iniziale perché sono testimone delle esperienze precedenti.

  FABIO FERRANTI, Responsabile del Servizio per i rischi e la sostenibilità ambientale delle tecnologie, delle sostanze chimiche, dei cicli produttivi e dei servizi idrici e per le attività ispettive. Convengo anch'io con quello che il prefetto Laporta ha segnalato. La legge n. 68 del 2015 è stata una riforma storica che ha contribuito in qualche maniera a individuare degli illeciti, delle violazioni specifiche inerenti non soltanto al Pag. 13disastro ambientale ma anche al rischio, al pericolo di inquinamento ambientale. Quindi, quella che può essere la sfera normativa, anche giuridica di applicazione del regime sanzionatorio è stata potenziata.
  Per quanto riguarda la depenalizzazione tutto ruota in mano alla figura della polizia giudiziaria. Sulla scorta dell'esempio della normativa sulla sicurezza del lavoro, che già era in essere, si è cercato di applicare alla parte ambientale la regolamentazione della prescrizione, cioè l'adeguamento al fine di rimuovere quello che è il motivo dell'inosservanza. L'unico aspetto che non è similare alla parte di sicurezza sul lavoro è che nella parte ambientale, per essere applicata questa depenalizzazione – quindi per alleggerire e anche migliorare il processo dal punto di vista istruttorio dell'adempimento – bisogna certificare che non ci siano ricadute, effetti ambientali sulle matrici. Quindi non sempre tutte le violazioni di carattere penale possono godere del regime di depenalizzazione e questo rappresenta un limite perché la valutazione è legata a quelli che possono essere gli effetti, cioè nel momento in cui io ho il superamento di un valore limite emissivo, autorizzativo, devo considerare quelli che sono poi gli effetti, quindi le cosiddette immissioni nelle varie matrici, oltre che nel suolo e nel sottosuolo. Questo per quanto riguarda la prima domanda del presidente.
  In relazione, invece, alla seconda domanda sulla parte autorizzativa, indubbiamente l'approccio integrato è un approccio innovativo, perché non dovrebbe essere focalizzato soltanto sul valore emissivo, che viene ribadito anche nelle autorizzazioni sia a livello regionale che a livello nazionale. Si ribadisce il valore emissivo in quanto i punti di emissione vengono censiti e quindi è molto più semplice andare a indicare quello che può essere un valore limite all'interno del quale c'è una soglia di tolleranza da rispettare.
  C'è da dire che a livello europeo si sta andando non tanto verso il valore limite, quanto sulla prestazione, in considerazione della migliore tecnica disponibile applicata. L'autorizzazione dovrebbe tendere a vedere l'efficienza di trattamento di contenimento della migliore tecnica industriale e produttiva applicata; se ho un impianto di abbattimento che funziona regolarmente, si lascia un margine di tolleranza a quelle che possono essere anche le evoluzioni produttive. Quindi questo dovrebbe essere l'approccio, però per fare questo c'è necessità di una modifica della direttiva sulle emissioni industriali (IED) che è in corso. Noi siamo, infatti, di supporto al Ministero nelle attività internazionali per quanto riguarda questo recepimento. I documenti UE di riferimento per redigere l'autorizzazione sono i documenti BREF e BAT conclusions all'interno dei quali ci sono delle prestazioni, delle forchette. Non viene considerato il valore dell'unità produttiva nel suo insieme ...questo però è compito autorizzativo che effettua la Commissione istruttoria dell'AIA nazionale e le varie Commissioni regionali o esperti regionali che collaborano nelle autorizzazioni.
  Quindi noi come enti di controllo, come enti tecnico scientifici del Ministero, contribuiamo a far capire che c'è questa esigenza, però nel momento in cui viene fatto il controllo, certamente è un controllo integrato perché riguarda determinati aspetti e non viene fatto soltanto da una persona ma con gruppi ispettivi. Questa è stata un'impostazione dell'ISPRA, iniziata dalla fine degli anni Novanta, coinvolgendo le varie agenzie, abbiamo creato gruppi ispettivi in modo tale che non sia soltanto la decisione di una singola persona ma che si garantisca la pluralità dell'approccio e anche la massima trasparenza, in linea con i principi dell'anticorruzione. Dunque, la logica è quella di un approccio integrato, però molto dipende da come viene scritta l'autorizzazione.
  Per quanto riguarda l'altra domanda sulla Terra dei fuochi nella relazione c'è scritto che il censimento ha comportato un confronto con le CSC, le concentrazioni di soglia di contaminazione, oltre che l'individuazione dei criteri di rischio. Quindi per tutte quelle evidenze in cui c'è stato questo superamento sono stati attivati i procedimenti ex art. 244 del testo unico ambientale di competenza regionale di bonifica dei Pag. 14vari siti, che ricadono nell'attività regionale.
  Per quanto riguarda la domanda che è stata fatta da parte della senatrice Rando, il dato sulle irregolarità, cioè le contestazioni sia di carattere sanzionatorio amministrativo che penale, è un dato aggregato. Abbiamo anche il dato disaggregato, raccogliamo i dati per ogni singola regione, quindi possiamo produrre questa tabella, raffrontando il dato del 2021 con la tipologia.
  L'ultima domanda riguarda l'acciaieria di Taranto. L'ISPRA insieme al Ministero – che è l'autorità competente – ha anche partecipato a un'audizione con la Commissione europea, nel mese di settembre, nella quale è stato confermato l'adempimento dello stabilimento siderurgico a quello che era il Piano Ambientale previsto del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 settembre 2017, scaduto nel 2023. Quindi in questi sei anni in cui è stata vigente la seconda versione del piano ambientale – la prima è del 2014, la seconda è del 2017 – ci sono state imponenti opere di adeguamento all'interno dello stabilimento. Basti pensare alla copertura o a tutti i presidi ambientali, soprattutto nella parte a caldo per quanto riguarda l'agglomerato, la sintetizzazione. Sono entrati in funzione i cosiddetti filtri MEROS per l'abbattimento delle polveri che hanno anche un effetto sull'andamento delle diossine.
  L'ISPRA svolge un'attività costante di monitoraggio, su questo potremmo produrre una relazione specifica che già abbiamo inoltrato al Ministero, e prosegue un'attività costante insieme all'ARPA Puglia; facciamo quattro verifiche all'anno – una ogni trimestre – quindi monitoriamo costantemente, oltre ad ARPA che ha anche il monitoraggio dei camini in continuo, i valori delle emissioni (SME). Negli ultimi anni, quindi, il piano ambientale è terminato per tutti gli impianti attivi. Alcuni impianti sono rimasti fermi e per questi l'adeguamento non è stato effettuato. Basti pensare all'altoforno 5, il più grosso di Europa come potenzialità, per il quale bisogna capire se è in previsione un rifacimento oppure no. Il piano ambientale è stato completato, per alcune parti ci sono alcune prescrizioni relative alla regimazione delle acque meteoriche che riguarda tutto lo stabilimento e gli sporgenti. Si parla di fatto di una città perché l'estensione è analoga a quella di una città, quindi sono opere imponenti per cui sono stati iniziati i lavori. Le acque meteoriche vanno trattate in appositi impianti e la finalità è quella del recupero della risorsa naturale, per poterla riutilizzare. In questo siamo anche di supporto al Ministero nel seguire tutta la direttiva sul riuso delle acque.
  Per queste prescrizioni il Ministero ha emanato dei decreti di rimodulazione, quindi sono state individuate delle misure di gestione delle acque meteoriche e lo stabilimento siderurgico viene vigilato con queste modalità per un periodo transitorio.
  Un ultimo aspetto riguarda Taranto. Nel 2022 e 2023 ci sono stati allarmi sociali riguardanti il benzene, determinati dall'intervento dell'ARPA e delle strutture sanitarie. Quest'ambito rientra nelle competenze dell'ARPA Puglia che monitora l'ambiente esterno allo stabilimento. Le centraline di monitoraggio della qualità dell'aria sono di competenza dell'ARPA Puglia che adotta gli stessi criteri per la validazione della rete regionale qualità dell'aria. Ci sono alcune postazioni nel quartiere Tamburi che sono sotto osservazione. Noi come ISPRA abbiamo stimolato l'ARPA, con la sua collaborazione, a fare ulteriori rilievi e monitoraggi, perché questo è il ruolo degli enti tecnico-scientifici, quello di fare i rilievi ambientali sulle sorgenti. Quindi sono in corso dei monitoraggi, non soltanto presso lo stabilimento siderurgico ma anche presso ENI, con della strumentazione portatile per il monitoraggio dei BTEX, i cosiddetti policiclici aromatici, soprattutto riguardo alla parte benzene e sono in fase di approfondimento. Ci sono alcune irregolarità che sono state riscontrate quest'anno, ma si tratta sempre di irregolarità di carattere prescrittivo, al momento non riguardano i valori limite di emissione.
  Sicuramente l'impianto strategico nazionale è un impianto rilevante, uno dei più complessi in Europa, e ha necessità di una attenzione continua. Questo è il nostro impegnoPag. 15 insieme all'ARPA Puglia. Noi cerchiamo di migliorare. Per tutto quello che viene riscontrato, il nostro compito è quello di segnalarlo. Quindi a seguito di un controllo, se c'è un inadempimento, dobbiamo mandare una comunicazione oltre che al Ministero – che è l'autorità competente – anche all'autorità giudiziaria nel caso in cui si riscontri la parte penale. Però non ci sono situazioni in questa fase che possano compromettere in qualche maniera l'esistenza dello stabilimento, devono essere dimostrate e sul benzene è in corso un approfondimento. Sicuramente una sorgente del benzene è all'interno del ciclo produttivo, perché quando si produce il gas di cokeria questo contiene anche benzene, però tutto viene gestito per il massimo contenimento e abbattimento.

  PRESIDENTE. Non ci sono altre domande. Penso che gli argomenti siano tanti e interessanti, quindi la Commissione dovrà fare un'analisi per valutare su quali aspetti concentrare l'attenzione. Ringrazio il presidente prefetto Stefano Laporta, ringrazio il dottor Andrea Lanz, ringrazio il dottor Fabio Ferranti, ringrazio i Commissari intervenuti sia in collegamento sia in presenza e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.15.