XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta pomeridiana n. 9 di Martedì 12 settembre 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori.
Colosimo Chiara , Presidente ... 3 

Audizione del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri.
Colosimo Chiara , Presidente ... 3 
Bombardieri Giovanni , Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria ... 3 
Colosimo Chiara , Presidente ... 9 
Ascari Stefania (M5S)  ... 9 
Colosimo Chiara , Presidente ... 9 
Orlando Andrea (PD-IDP)  ... 9 
Colosimo Chiara , Presidente ... 10 
Scarpinato Roberto Maria Ferdinando  ... 10 
Colosimo Chiara , Presidente ... 10 
Bombardieri Giovanni , procuratore della Repubblica di Reggio Calabria ... 10 
Colosimo Chiara , Presidente ... 13 
Cafiero De Raho Federico (M5S)  ... 13 
Colosimo Chiara , Presidente ... 14 
Sallemi Salvatore  ... 14 
Colosimo Chiara , Presidente ... 14 
Gallo Francesco (Misto)  ... 14 
Colosimo Chiara , Presidente ... 15 
Antoniozzi Alfredo (FDI)  ... 15 
Colosimo Chiara , Presidente ... 16 
Bombardieri Giovanni , procuratore della Repubblica di Reggio Calabria ... 16 
Colosimo Chiara , Presidente ... 22

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
CHIARA COLOSIMO

  La seduta comincia alle 13.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Buongiorno a tutti. Avverto che se non vi sono obiezioni la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite impianto audiovisivo a circuito chiuso, nonché via streaming sulla web-tv della Camera.

Audizione del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, a cui do il benvenuto e che ringrazio per questa importante audizione.
  Ricordo che la seduta odierna si svolge nelle forme di audizione libera ed è aperta alla partecipazione da remoto dei componenti della Commissione. I lavori potranno proseguire in forma segreta a richiesta dell'audito o dei colleghi. In tal caso non sarà più consentita la partecipazione da remoto e verrà interrotta la trasmissione via streaming sulla web-tv.
  Al fine di assicurare un ordinato svolgimento dei nostri lavori e consentire la più ampia partecipazione, invito i colleghi a intervenire in un tempo limite di tre minuti, in modo che ci sia spazio per tutti e per le risposte del procuratore.
  Do la parola al Procuratore Bombardieri per la sua relazione e lo ringrazio ancora per avere accolto l'invito della Commissione.

  GIOVANNI BOMBARDIERI, Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria. Buongiorno a tutti, ringrazio per l'occasione che mi viene data di essere sentito in questa Commissione. Sono procuratore a Reggio Calabria dal 2018. Prima sono stato procuratore aggiunto, sempre in Calabria, a Catanzaro, dal 2012 al 2018. La Procura di Reggio Calabria – vicino a me c'è l'onorevole Federico Cafiero De Raho a cui sono subentrato – come ben sapete è una Procura che è al centro del contrasto alla criminalità organizzata di stampo 'ndranghetista, insieme alla Procura di Catanzaro. È un ufficio che collabora con tutta una serie di uffici giudiziari italiani, dagli uffici giudiziari siciliani a quelli del Nord Italia, di Roma, dell'Emilia-Romagna e di Napoli per tutta una serie di operazioni di indagine coordinate e collegate.
  La 'ndrangheta – ormai lo sappiamo tutti – è una organizzazione criminale con proiezioni nazionali e internazionali. La Procura di Reggio Calabria ha sviluppato una grande capacità di coordinamento a livello nazionale e internazionale. Proprio nei mesi scorsi c'è stata un'operazione che ha riguardato una squadra investigativa comune, strumento molto importante per il contrasto alla 'ndrangheta e alle sue proiezioni internazionali, e che ha coinvolto non solo la procura di Reggio Calabria ma ben quattro procure tedesche e la procura federale del Belgio. Questo per dare un'idea delle ramificazioni e delle proiezioni internazionali della 'ndrangheta. A Reggio Calabria la procura conta 29 sostituti, 3 aggiunti e il procuratore capo. In questo momento, i sostituti sono 25 con carenze di organico comunque rilevanti. Però le carenze di organico maggiori, nonché un dimensionamentoPag. 4 dell'organico non sufficiente forse riguardano il Tribunale, cioè la magistratura giudicante, a cui poi corrisponde il lavoro che viene svolto dalla Direzione distrettuale antimafia.
  La Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria si sviluppa in tre aree: tirrenica, centro e ionica. Alla stessa sono destinati cinque sostituti per area, con il coordinamento di un procuratore aggiunto nelle due aree, ionica e tirrenica, e direttamente del Procuratore nell'area centro. Questo è un dato significativo perché penso che Reggio Calabria, insieme a Catanzaro e a qualche altra procura, sia uno degli uffici giudiziari in cui il numero dei magistrati destinati alla Direzione distrettuale antimafia sia superiore a quelli destinati al settore ordinario. In realtà, nell'ordinamento del Consiglio superiore della magistratura, si è prevista una destinazione dei magistrati alla Direzione distrettuale antimafia del 25 per cento dell'organico. A Reggio Calabria, così come in altre realtà così difficili sotto il profilo investigativo, il numero dei magistrati destinati al contrasto di questo fenomeno è ben maggiore. Questo è un dato che può essere importante per comprendere la necessità di un contrasto sistematico e serrato alla criminalità di stampo 'ndranghetista. La 'ndrangheta, come dicevo prima, è un fenomeno internazionale, ma trova e mantiene le sue radici nella provincia di Reggio Calabria. Molte sono le indagini che ancora oggi ci danno il riferimento a territori quali quelli di Africo, San Luca e Platì che sono territori della ionica reggina e che costituiscono fonte di legittimazione per proiezioni di organizzazioni criminali addirittura oltreoceano, in Australia. In recenti indagini si faceva riferimento alla necessità di avere da Platì il beneplacito all'apertura di locali o comunque a dei «processi interni» ad appartenenti a cosche di 'ndrangheta. La 'ndrangheta è un'organizzazione che ha potuto godere di una scarsa attenzione e ha goduto di questa scarsa attenzione nel passato che le ha consentito di organizzarsi e svilupparsi in maniera così potente. La 'ndrangheta è un fenomeno che è stato sottovalutato e che è passato attraverso gli investimenti e i flussi finanziari nel Nord Italia e nel Nord Europa. In passato è stata vista proprio come un flusso finanziario che non preoccupava quegli Stati che non conoscevano quello che esso effettivamente produceva. Di questo abbiamo traccia ad esempio nello sviluppo e nelle proiezioni 'ndranghetiste nel Nord Europa. Nel Nord Europa e in Germania in particolare, i flussi finanziari venivano considerati come investimenti e si era sempre negata la pericolosità e la criticità di questi investimenti da parte di organizzazioni criminali quali quelli della 'ndrangheta. Ormai da tempo, le stesse autorità giudiziarie di questi Paesi, Germania, Belgio, ma anche Australia e Canada, ci chiedono collaborazione e di sviluppare con noi attività investigative, proprio perché si rendono conto che la 'ndrangheta ormai ha iniziato non solo a investire all'estero ma anche a delocalizzarvi le proprie attività criminali. Assistevamo prima agli investimenti in Germania, oggi assistiamo allo svolgimento di attività illecite direttamente in quei territori. Abbiamo monitorato traffici internazionali di stupefacenti dal Sudamerica in Germania direttamente nei porti olandesi. Quindi un'attività che viene non solo pianificata, ma anche realizzata totalmente al di fuori della Calabria, ma sempre con il beneplacito della Calabria. La 'ndrangheta è molto di più, nel senso che sebbene abbia il suo core-business nei traffici di stupefacenti, ha una capacità di infiltrazione nella cosa pubblica, nelle istituzioni e nell'economia, il che costituisce drammaticamente un freno allo sviluppo dei nostri territori. La 'ndrangheta ha per anni costituito un riferimento anche per il mondo dell'economia, degli imprenditori e questo ha fatto sì che l'economia legale sia rimasta bloccata dallo sviluppo dell'economia legata alle cosche di 'ndrangheta. Un esempio è il fatto che sempre di più stiamo assistendo a fenomeni di imprenditori che si rendono conto di essere stati fagocitati dalle organizzazioni criminali che hanno prestato loro per anni e anni la loro «protezione», ma che ne hanno comportato il coinvolgimento nel circuito criminale. Stiamo verificando – in una serie di processi in cui Pag. 5abbiamo un inquinamento dell'economia legale da parte di tali imprenditori – che essi inizialmente hanno iniziato a pagare il pizzo e quindi erano vittime dell'organizzazione criminale, ma che poi questa posizione si è trasformata in una posizione di favore e di vantaggio all'interno di un sistema economico locale, per cui la cosca di riferimento «proteggeva» quell'imprenditore da altri che avevano lo stesso oggetto commerciale. In determinate aree del territorio era quindi impedito ad altri imprenditori onesti di poter avviare iniziative economiche in contrasto e in contrapposizione a quelle di favore della cosca stessa. Questo ha comportato un inquinamento della concorrenza e dell'economia e un'affermazione sempre maggiore della cosca di riferimento su quel territorio che forniva protezione all'impresa che se ne avvaleva per assunzioni e per progredire nel suo sviluppo e nell'affermazione su quel territorio.
  Possiamo dire che a Reggio, un paio di anni addietro, c'è stata una serie di iniziative da parte di imprenditori che dopo aver pagato per anni il pizzo hanno iniziato a denunciare. Questo ha rappresentato, nell'ambito delle indagini di criminalità organizzata, una svolta che ha costituito un novum, anche rispetto ad altre realtà territoriali, anche del Nord, per cui imprenditori che avevano pagato, hanno iniziato a denunciare e hanno consentito lo sviluppo di attività di indagine che hanno portato anche a processi nei confronti di cosche del territorio.
  Prima facevo riferimento alla distinzione dell'attività della Procura in tre aree distinte del territorio della provincia di Reggio Calabria. Possiamo dire che la 'ndrangheta in questi territori si afferma e opera in maniera diversa, perché ci sono aree – faccio riferimento all'area ionica reggina – in cui l'attività quasi esclusiva delle cosche di 'ndrangheta – parlo di Africo, San Luca e Platì – ha per oggetto il narcotraffico. Anche per la criticità dell'economia di queste aree – si tratta di piccoli paesi che non hanno un'economia fiorente, spesso dominata già da tempo dalle cosche di 'ndrangheta – non assistiamo a quelle espressioni caratteristiche della forza 'ndranghetista nell'imposizione del pizzo, nel controllo del territorio, già «controllato» dalle stesse famiglie. In queste realtà territoriali, la 'ndrangheta si esprime esclusivamente attraverso il narcotraffico, diversamente dalla città di Reggio Calabria, dalla zona tirrenica e da alcune parti dell'area ionica in cui la 'ndrangheta, accanto alle espressioni classiche del controllo del territorio – quindi estorsioni, pizzo e proiezioni nella cosa pubblica – mantiene gli interessi nel traffico internazionale di stupefacenti. Questo è un fatto importante che si può misurare anche dal dato matematico dei sequestri che si sono sviluppati negli ultimi anni nella provincia di Reggio Calabria. I sequestri di stupefacenti nel porto di Reggio Calabria sono passati dal 2018, in cui erano stati sequestrati appena due quintali di cocaina, al 2021 e al 2022, in cui sono stati sequestrati 16 tonnellate all'anno di sostanze stupefacenti. Nei primi sei mesi del 2023, sono stati sequestrati quasi quattro tonnellate di stupefacenti, sempre proveniente dal Sudamerica, con un'attività di controllo del porto che però non deve portare a criminalizzare l'area portuale. Il porto, lo dico da calabrese, è un volano economico di straordinaria importanza per la Calabria, è una realtà economica che non è di per sé illecita o illegale, assolutamente, ma, altrettanto sicuramente, si può dire che ci sia una criticità nell'attività portuale, in relazione alle operazioni di esfiltrazione di stupefacente che vengono realizzate in quel centro. La polizia giudiziaria e l'Agenzia delle dogane con un'attività meritoria di analisi di rischio delle spedizioni che arrivano dal Sudamerica sono riuscite a procedere parecchie volte alla individuazione di carichi di stupefacente, ma bisogna dire che la grandissima parte dell'attività del porto è una attività legale, un'attività di sviluppo che richiederebbe anzi maggiore attenzione.
  Il problema della criticità economico-sociale dell'area è il problema principale del contrasto alla criminalità organizzata. Dico sempre che non possiamo pensare di sconfiggere la criminalità organizzata con i processi e con gli arresti. Sicuramente in Pag. 6Calabria c'è un problema culturale ed economico, è un problema di mancanza di alternative di sviluppo che spesso conduce a scelte che non sempre sono necessitate da vincoli familiari, come si potrebbe pensare, ma a volte risultano necessitate dalla mancanza di attività lavorativa. È un problema particolare, specialmente in una realtà come quella di Reggio Calabria, che soffre a livello culturale e a livello economico-sociale. Faccio degli esempi. Tempo addietro, circa un anno e mezzo fa, venne da me, accompagnata da un collega della Direzione distrettuale antimafia, una ragazza, figlia di un 'ndranghetista in carcere, ristretto per le sue passate azioni criminose. Davanti a me disse che non rinnegava il proprio padre che aveva fatto le sue scelte, mentre lei voleva fare scelte diverse. Voleva lavorare onestamente nella sua terra, le bastava fare la commessa in un supermercato, non la direttrice o l'imprenditrice. Disse che non veniva però assunta perché se l'avessero vista alla cassa di un supermercato, si sarebbe subito pensato che quel supermercato fosse suo e intestato fittiziamente al proprietario, con tutta una serie di conseguenti iniziative nei confronti del proprietario che lo avrebbero danneggiato. Quindi non riusciva a trovare lavoro. Questo, che potrebbe sembrare una questione banale, è in realtà un problema molto grosso, perché effettivamente diventa difficile pensare che una ragazza di una famiglia mafiosa possa liberamente svolgere un'attività lavorativa, in quanto, evidentemente, vi è la possibilità che la sua presenza in quell'esercizio commerciale possa essere intesa come una presenza di una organizzazione criminale o comunque di una pressione criminale su quell'esercizio commerciale. D'altra parte, occorre anche pensare che consentire a quella ragazza di svolgere attività lavorativa a discapito magari di un ragazzo, figlio di un onesto cittadino, inquinerebbe ancora di più il mercato del lavoro in una realtà in cui lavoro non c'è. Altrettanto spesso da noi si presentano imprenditori, anche da fuori Reggio, che ci chiedono come fare per assumere persone senza correre il rischio che possano esserci degli 'ndranghetisti o che possano essere gli stessi imprenditori considerati soggetti che favoriscono l'assunzione di soggetti 'ndranghetisti. Anche questo è un problema. Noi non diamo patenti di liceità a condotte, assunzioni o altro, però è un problema reale che si risolve solo con una disciplina del mercato del lavoro che garantisca l'imprenditore onesto e garantisca il soggetto che vuole lavorare dalla possibilità che la sua assunzione possa essere oggetto di attenzione. Quindi vi è la necessità di una risposta a livello culturale e di una risposta a livello economico.
  Abbiamo una realtà economica in cui ci sono tantissime aziende sottoposte ad amministrazione giudiziaria e la cosa che ci viene rimproverata è che le aziende, durante l'esercizio dell'impresa mafiosa, lavoravano mentre quando arriva lo Stato con l'amministrazione giudiziaria alla fine sono costrette a chiudere. Questo è un problema molto grave perché non ci si rende conto che il costo del lavoro di un'azienda in mano mafiosa è pari a zero. Il mafioso non ha interesse a creare un supermercato o in genere un'azienda che duri nel tempo, ma ha interesse a creare un'azienda per ottimizzare i profitti, con il mercato del lavoro irregolare, con concorrenza pari a zero, con costo del lavoro pari a zero, ma nel momento in cui quell'azienda viene in mano allo Stato è evidente che questi costi lievitano e quindi comportano una grossa difficoltà nella gestione di quella stessa azienda che prima aveva costi bassissimi. Dicevo prima al presidente, che è stata recentemente in visita in Calabria, che a una manifestazione una persona aderente a un'associazione antiracket di un'altra regione, si è alzata affermando che pur essendo un testimone di giustizia che ha denunciato le cosche che lo perseguitavano, viene considerato un soggetto a rischio dal sistema bancario. È una cosa che deve far pensare: un soggetto che denuncia non può essere considerato un soggetto a rischio da un sistema bancario che magari lo vede con favore finché non ha denunciato perché ha un'impresa che va avanti, diventando poi un soggetto a rischio per il sistema stesso nel momento in cui denuncia. Lo Stato si deve far carico di tutta una serie di situazioniPag. 7 anche economiche che riguardano la reazione alla criminalità organizzata. Molto spesso si dimentica che gli imprenditori che denunciano si trovano i negozi senza nessun cliente. Quando ero a Catanzaro, un imprenditore, che aveva pagato per anni il pizzo, mi raccontava che non se ne voleva andare dalla Calabria e che fino al giorno prima che sporgesse la denuncia il suo negozio era pieno di gente, mentre dal giorno successivo alla sua denuncia, non si sa come, il negozio era vuoto, non solo da parte degli 'ndranghetisti che chiedevano i soldi, ma anche da parte dei cosiddetti clienti comuni che però pensavano che non fosse problema loro e fosse meglio non frequentare il negozio, in pratica costringendolo a chiudere quell'esercizio commerciale.
  Bisogna sicuramente capire che stare vicino a questa gente è importante. Dico sempre agli imprenditori, nel corso degli incontri o delle attività che svolgiamo, che se non tutti hanno la forza di denunciare, tutti dovrebbe però avere la forza di stare accanto a chi denuncia. Isolare gli imprenditori che denunciano significa fare un favore alla 'ndrangheta perché significa diminuire la forza della denuncia e la forza del contrasto dello Stato a queste forme di criminalità. È importante rafforzare il sistema delle associazioni che stanno vicine alle persone che denunciano. La denuncia è un percorso lungo che non si esaurisce con il presentarsi ai carabinieri e sporgere la denuncia nei confronti di chi chiede il pizzo. La denuncia è un percorso che richiede attenzione e vicinanza da parte delle istituzioni e anche da parte della società civile. In Calabria sicuramente il clima è cambiato. Lavoro in Calabria dal 1990, sono stato giudice per le indagini preliminari a Locri dal 1990 al 1995. Sicuramente oggi la situazione è diversa da quella di quegli anni, ma ancora non è abbastanza, e, sebbene ci sia un'effervescenza culturale significativa da parte dei giovani nel contrasto alla comunità organizzata, questo non è ancora sufficiente perché a volte si vede che non c'è una risposta immediata a quello che loro denunciano, e ciò deriva anche dalla necessità di potenziare la presenza delle istituzioni in queste realtà territoriali. Dico sempre che nella provincia di Reggio Calabria abbiamo, come forze di polizia giudiziaria, la metà delle forze che ci sono in altri territori. Lo Stato nel momento in cui si è reso necessario – parlo della Sicilia dopo le stragi – ha fatto uno sforzo importante che ha dato risultati e ha consentito a chi ha lavorato in Sicilia di ottenere grossi risultati nel contrasto alla criminalità organizzata. Oggi la 'ndrangheta è sicuramente un'organizzazione criminale pericolosissima, e ce lo dicono anche gli altri Paesi. Recentemente è venuta in Calabria la polizia federale australiana che ci chiedeva ausilio nelle attività di contrasto a fenomeni interni di proiezione 'ndranghetiste. Riceviamo richieste di collaborazione da parte dell'autorità giudiziaria canadese, per non parlare della Germania, del Belgio e di altre autorità giudiziarie. Però abbiamo necessità che la nostra azione sia continua e sistematica, senza fermarsi alle operazioni di polizia giudiziaria. È importante non lasciare spazio a una criminalità che si rigenera. Quello che osserviamo all'interno delle nostre realtà territoriali è che successivamente agli arresti, ai processi e alla detenzione di grossi esponenti criminali, si generano nuove forze anche nell'ambito delle stesse famiglie mafiose che prendono o tentano di prendere il posto di quelle precedenti. Bisogna intervenire sul rafforzamento di un contrasto che non sia isolato o in occasione di una singola operazione giudiziaria, ma sia un contrasto che si protragga nel tempo e non lasci spazio alla riorganizzazione delle cosche di 'ndrangheta.
  Il problema della 'ndrangheta è un problema di tutti, lo dico sempre, perché va dalla cosa pubblica all'economia. Ormai le cosche hanno flussi finanziari fortissimi che consentono loro di trattare con organizzazioni criminali anche straniere per centinaia di milioni di euro. La 'ndrangheta, nel 2016 – era ancora titolare della Procura a Reggio Calabria l'onorevole Cafiero De Raho – era già pronta a pagare in criptovaluta lo stupefacente proveniente dal Sud America e i sudamericani non erano pronti a ricevere questi pagamenti. La Pag. 8'ndrangheta oggi ha una capacità di gestione di flussi finanziari che passa attraverso sistemi economici paralleli. Stiamo scoprendo nuovi sistemi di pagamento che non sono più il passaggio di denaro o di beni, ma sono sistemi economici paralleli che consentono di accreditare somme di denaro all'estero senza che ci sia traccia di questi trasferimenti, avvalendosi di organizzazioni criminali anche straniere, non dico niente di nuovo se cito organizzazioni criminali cinesi o di altre nazioni. Intanto la 'ndrangheta si presenta come il player più affidabile nel narcotraffico internazionale, laddove girano i maggiori flussi finanziari, più affidabile anche in relazione alle nuove organizzazioni criminali che si stanno affacciando. Gli albanesi ormai stanno prendendo sempre più piede nel traffico internazionale di cocaina, ma sempre attraverso la mediazione, l'opera e l'attività delle cosche di 'ndrangheta. Facevo prima riferimento ai sequestri di stupefacenti che avvenivano negli scorsi anni nel porto di Gioia Tauro. In alcuni casi sono state eseguite operazioni di consegna controllata di stupefacenti che hanno visto il coinvolgimento di più Stati dell'Europa dell'est, cui questi grossi quantitativi di stupefacenti erano destinati, di passaggio dal porto di Gioia Tauro. Quindi la 'ndrangheta ha anche questa capacità di essere un alleato altamente affidabile nei traffici internazionali e nelle condotte criminali. Ciò le consente di operare all'estero, come dicevo prima. Negli ultimi processi abbiamo accertato come grossissimi quantitativi di stupefacenti venivano fatti transitare da porti del Nord Europa, sempre attraverso l'attività degli 'ndranghetisti.
  La 'ndrangheta è un'organizzazione criminale che si proietta laddove ci sono interessi economici e in Calabria tali interessi si concentrano nella sanità e, in passato, nella forestazione. In questi ambiti, è evidente che un sistema clientelare ha favorito una pervasività delle organizzazioni criminali sul territorio che ha consentito loro nel tempo di prosperare. Il dato importante che teniamo sempre a sottolineare come ufficio giudiziario è che non bisogna mai generalizzare nelle attività criminali, non bisogna generalizzare perché sarebbe il più grosso favore che si possa fare alla 'ndrangheta: tutto è 'ndrangheta, niente è 'ndrangheta. È necessario individuare i fenomeni criminali e di colpirli per quello che sono, singolarmente. Quello che posso dire è che abbiamo strumenti giudiziari invidiati dalle legislazioni di altri Paesi e che ci consentono di contrastare efficacemente la criminalità organizzata, ma che richiedono una sempre maggiore attenzione. Leggendo qualche giornale a volte mi sembra di capire che ci sia maggiore attenzione nei confronti di questi fenomeni all'estero rispetto all'Italia. La 'ndrangheta ha beneficiato di una scarsa attenzione e anche della sua capacità di mimetizzarsi, favorita sì dal vincolo familistico delle cosche di 'ndrangheta, ma anche grazie a una sottovalutazione di questo fenomeno criminale.
  La capacità della 'ndrangheta e la sua capacità di relazione negli ultimi anni è emersa sempre più prepotentemente, basti pensare ai processi che ci sono stati e ancora in corso, anche in rapporto alle alleanze della 'ndrangheta, ad esempio con Cosa nostra. Ci sono stati i processi a Reggio Calabria che hanno riguardato il fenomeno dello stragismo e che non hanno suscitato quella attenzione che pure sarebbe stata necessaria su quanto verificato. Se pensiamo che una ricostruzione di queste vicende a livello giudiziario è passata per una valutazione di primo e di secondo grado, con condanne di appartenenti a Cosa nostra per partecipazione alle stragi e agli omicidi di alcuni carabinieri in Calabria nel periodo delle stragi stesse, rileviamo che c'è stata una scarsissima attenzione a livello di opinione pubblica in Italia e questo è qualcosa che ci deve far riflettere. Quello che avviene in Calabria spesso viene sottovalutato, spesso non è all'attenzione dell'opinione pubblica. Qualcosa che avviene in Calabria viene sovente considerato come non rilevante e purtroppo questo significa non prestare la necessaria attenzione a un fenomeno criminale che è attualmente uno dei più pericolosi e pervasivi al mondo. Nell'aprile 2022 in Australia ho partecipato a una conferenza, organizzata dalla polizia federale di quel Paese, che Pag. 9riguardava il fenomeno del crimine organizzato italiano, in particolare della 'ndrangheta, con rappresentanti delle polizie di Stati europei, americani e sudamericani. Oggetto di questa conferenza erano le proiezioni della 'ndrangheta in Australia, in Canada, negli Stati Uniti e in Africa. Quello che ci dà una connotazione di pericolosità di questo fenomeno è che ancora oggi la legittimazione di queste proiezioni viene dalla provincia di Reggio Calabria, viene dal territorio calabrese, dalle cosche che storicamente hanno costituito il fulcro e la potenza della 'ndrangheta.

  PRESIDENTE. Grazie procuratore per il dettagliato quadro generale, che conferma la necessità di una maggiore attenzione su quello che ruota intorno a Reggio Calabria. Sono iscritti a parlare l'onorevole Ascari, l'onorevole Orlando e il senatore Scarpinato. Do la parola all'onorevole Ascari.

  STEFANIA ASCARI. Grazie presidente, grazie dottor Bombardieri per tutto il lavoro che fa. Le esprimo la massima stima. Dal lavoro delle due precedenti Commissione antimafia, è emerso un quadro inquietante su 'ndrangheta e massoneria irregolare, peraltro al centro di molti processi, soprattutto calabresi. Le chiedo se ritiene che questa Commissione debba proseguire in quell'indagine che è iniziata, se può fare un quadro della situazione e, sempre restando in tema, se i reati che fanno riferimento alla legge Anselmi, che non sono di competenza delle procure distrettuali, a suo avviso dovrebbero diventarlo.
  Lei ha parlato di alleanze con Cosa nostra. A Reggio Calabria si stanno svolgendo, come lei ha anticipato, importantissime indagini – tra l'altro su un delitto ancora impunito – di cui lei stesso ci ha accennato nella scorsa legislatura durante un'audizione nella Commissione antimafia. Mi riferisco al delitto del giudice Antonino Scopelliti su cui le chiedo se possibile di riferire, anche alla luce del progresso delle indagini. Il 3 agosto scorso sono state depositate le motivazioni della sentenza del processo Gotha, emessa il 30 luglio 2021, nato dalla riunione delle inchieste Mammasantissima, Reghion, Fata Morgana, Alchimia e Sistema Reggio. Anche su questo aspetto le chiedo se le è possibile fornirci un quadro.
  Un'ultima domanda. Alla luce di quello che diceva il procuratore sulle sinergie, il 18 aprile 2023 la procura di Catanzaro ha fatto arrestare 62 cittadini Rom. Nell'ordinanza di custodia cautelare relativa all'operazione, coordinata dal procuratore Gratteri, il GIP, Filippo Aragona, ha contestato per la prima volta il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Le chiedo se, alla luce di questa prima sentenza, ritiene che ci sia una nuova geopolitica criminale anche in Calabria in cui emergano e soprattutto si rafforzino inediti equilibri di potere.

  PRESIDENTE. Do la parola all'onorevole Orlando.

  ANDREA ORLANDO. Grazie procuratore per la sua relazione così articolata e utile al nostro lavoro. Volevo fare due domande molto sintetiche. La strage di Duisburg ci squadernò in qualche modo un ritardo e una difficoltà nel processo di cooperazione e anche una sottovalutazione da parte di molte magistrature a livello europeo. Lei, se non ho capito male, ha accennato al fatto di una crescita di consapevolezza delle magistrature del resto del mondo. Volevo capire se può farci un quadro più articolato. Io ho un quadro di quali magistrature rispondevano e quali no, senza naturalmente creare casi diplomatici. Le chiedo se ci può parlare del livello di reattività che oggi si determina. Per esempio è interessante sapere quale sia la collaborazione con le autorità albanesi, visto che le ha richiamate nella sua relazione.
  La seconda domanda riguarda – naturalmente dal punto di vista di Reggio Calabria che è una realtà importante ma non può avere il quadro esaustivo e faremo altre audizioni su questo argomento – la possibilità di capire il sistema di relazioni Sud-Nord, cioè qual è una geografia che oggi possiamo ricostruire rispetto alla presenza della 'ndrangheta al Nord. Sappiamo Pag. 10che diverse inchieste in Piemonte, in Lombardia e in Liguria hanno evidenziato una storica presenza legata talvolta anche all'utilizzo del confino come base logistica che ha poi «figliato» una serie di presenze che sono diventate poi criminali. Grazie.

  PRESIDENTE. La parola al senatore Scarpinato, dopodiché darò la parola al procuratore per un primo giro di risposte.

  ROBERTO MARIA FERDINANDO SCARPINATO. Lei ha fatto un accenno alla 'ndrangheta stragista. Le volevo chiedere se può fornirci un aggiornamento sui rapporti che sono stati accertati tra 'ndrangheta, esponenti della destra eversiva e servizi segreti, e se risulta confermato che un esponente della Santa Paolo Romeo ha fatto parte di Gladio. In particolare le chiedo se ci può dare un aggiornamento sull'evoluzione della cosiddetta Santa. Come lei sa, qualche anno fa è stata intercettata una conversazione in cui uno dei componenti della Santa diceva che la 'ndrangheta tradizionale ormai è fatta solo dai poveracci e che le strutture di élite della 'ndrangheta, tra cui quelle della Santa, erano ormai la nuova massoneria e si erano integrate con il mondo dei colletti bianchi. Grazie.

  PRESIDENTE. Do la parola al procuratore per una prima tranche di risposte.

  GIOVANNI BOMBARDIERI, procuratore della Repubblica di Reggio Calabria. Per quanto riguarda i rapporti tra 'ndrangheta e massoneria si tratta di un tema oggetto peraltro, come diceva lei, del «processo Gotha» con tutta una rete di associazioni che erano utilizzate da esponenti 'ndranghetisti che all'epoca venivano considerati come «riservati» per fini propri delle organizzazioni mafiose. Il processo Gotha, su cui mi sono stati chiesti aggiornamenti, come si sa, ha avuto un suo filone definito in giudizio abbreviato, con sentenza in Corte d'appello e con una riforma parziale in Cassazione con rinvio all'appello che ancora deve essere celebrato. Il processo ordinario la cui sentenza è stata depositata il 31 luglio di quest'anno, con dispositivo letto il 30 luglio del 2021, ha confermato l'impostazione dell'ufficio di procura in ordine a una lettura delle attività criminali che governavano la città e che erano nelle mani di alcuni soggetti, cosiddetti colletti bianchi – ma che in realtà proprio colletti bianchi non erano, perché stiamo parlando di Paolo Romeo, che aveva già una condanna precedente per associazione mafiosa – i quali però gestivano la cosa pubblica coprendo quell'organizzazione 'ndranghetista di base che era la cosiddetta 'ndrangheta visibile. È evidente che la massoneria deviata ha costituito uno strumento di cui la 'ndrangheta si è avvalsa nel tempo. Ricordo un'intercettazione di quando ero a Catanzaro in cui, in un viaggio da Sud a Nord un esponente di una cosca di Cutro – indagine ormai vecchia collegata a Aemilia e Kyterion – diceva che era importante sedersi al tavolo che conta, con le persone che contano, e non impugnare la pistola. Proprio grazie a questo tipo di relazioni la 'ndrangheta si è evoluta, infiltrando l'economia legale e anche alcune parti di istituzioni deviate.
  Circa l'omicidio Scopelliti, l'indagine a cui lei ha fatto riferimento è attualmente in corso e allo stato vede la necessità di sviluppo di alcuni accertamenti tecnici sull'arma che all'epoca fu rinvenuta, su indicazione di uno dei collaboratori e che come si sa è oggetto di accertamento. Peraltro, sono accertamenti difficili perché si svolgono a distanza di tantissimo tempo, con un'arma ormai in condizioni pessime, per cui si sta cercando, attraverso una consulenza tecnica molto articolata e anche con la possibilità di individuare il lotto di armi da cui quell'arma proveniva, di ottenere riscontri a quanto dichiarato dal collaboratore. Un'indagine ancora in corso e molto importante, cui la Procura di Reggio Calabria tiene tanto, ma che incontra una serie di ostacoli oggettivi che nascono da tutto il tempo decorso dall'epoca dei fatti.
  L'onorevole Orlando parlava della strage di Duisburg. La strage di Duisburg ha fatto «svegliare» i tedeschi, facendo capire loro che c'era qualcosa che non funzionava e che la 'ndrangheta era presso di loro con tutti i sette omicidi. In realtà, è stato un Pag. 11evento che si è aperto e si è concluso in quel momento, nel senso che subito dopo la strage di Duisburg non c'è stato uno sviluppo nella percezione della pericolosità della 'ndrangheta. C'è stato quel fatto di sangue così efferato che poteva avvenire a San Luca e invece è avvenuto in un territorio in cui la 'ndrangheta ha avuto la possibilità di operare in maniera più semplice, con minori attenzioni addosso, ma non ha costituito un salto di qualità nel contrasto alla 'ndrangheta in Germania. Era ancora il periodo degli investimenti e dei flussi finanziari che veniva visto come occasione di crescita e non come campanello d'allarme. L'attenzione della Germania è particolare, perché oggi essa con noi collabora, e collabora attivamente. Come dicevo prima, a parte l'indagine Pollino che era stata avviata dal Procuratore dell'epoca, Federico Cafiero De Raho e che vedeva la collaborazione delle procure belga, olandese e tedesca, a maggio abbiamo eseguito una misura cautelare con quattro procure tedesche che hanno chiesto la nostra collaborazione, con la Procura federale belga, con l'autorità giudiziaria del Portogallo, grazie al coordinamento di Eurojust, l'organismo internazionale di fondamentale importanza nel coordinamento delle autorità giudiziarie. In relazione a questo, lei sicuramente ha ragione, la cooperazione internazionale ha fatto un grosso passo avanti, passando dallo strumento della rogatoria, sicuramente non funzionale alle esigenze investigative, a strumenti quali le squadre investigative comuni, il MAE e gli ordini di indagine europei che consentono di seguire le indagini nel loro divenire e svilupparsi.
  Oggi è possibile costituire delle squadre investigative comuni fra magistrati e polizie dei vari Stati e acquisire in tempo reale i risultati di un'indagine che si sviluppi in Germania, in Belgio o in Italia e nello stesso tempo fornire al collega tedesco o belga in tempo reale i risultati delle indagini che si sviluppano in Italia. Questo è fondamentale, perché ci consente quel dinamismo nell'attività investigativa necessario per poter contrastare una 'ndrangheta che si muove velocemente. Sicuramente la cooperazione internazionale ha fatto passi avanti, ma ne deve fare ancora tanti altri perché ci sono ancora molte cose da rivedere. Basti pensare allo strumento delle intercettazioni che vede discipline diverse nei vari Stati e che invece richiede un allineamento a determinati standard che non possono essere inferiori a quelli dell'Italia. Il problema è quale tipo di allineamento si scelga per le legislazioni: se verso l'alto, cioè verso i risultati raggiunti dalla legislazione italiana, o verso il basso, secondo quello che invece avviene in altri Paesi. Siamo arrivati al punto che se noi intercettiamo un'autovettura in Italia e che poi si sposta all'estero, ci sono alcuni Stati che ci chiedono di comunicare immediatamente, lo spostamento dell'autovettura, per poter utilizzare gli esiti di quell'intercettazione in territorio straniero, ma noi spesso ne veniamo a conoscenza a distanza di tempo e questo rende estremamente difficoltoso l'utilizzazione dello strumento. Bisogna ancora fare tanto. Tanto si è fatto però, perché certe rogatorie comportavano tempi molto lunghi, mesi quando andava bene – ci sono peraltro ancora rogatorie di anni addietro, inevase da parte di alcuni Stati – però sicuramente oggi un grande passo avanti è stato fatto.
  L'onorevole Orlando mi chiedeva della cooperazione. C'è grande cooperazione. Facevo prima riferimento alla Germania, ma posso dire lo stesso anche del Belgio. Bisogna anche avere presenti le diverse organizzazioni giudiziarie nei vari Paesi. Prima facevo riferimento alla conferenza in Australia alla quale l'unico magistrato che partecipava ero io, mentre gli altri Paesi avevano rappresentanti della polizia. Nella cooperazione c'è quindi la necessità di verificare l'importanza di confrontarsi con sistemi diversi. Gli altri Stati vedono il nostro sistema con grande attenzione. La presenza dei magistrati all'interno delle indagini è visto con grande attenzione. Dicevo prima che nel mese di luglio la polizia federale australiana è venuta in Italia per un giro di visite istituzionali e si è fermata a Reggio Calabria per fare degli incontri di lavoro. Lo stesso posso dire del Canada e di altri Stati. Abbiamo relazioni su varie proiezioniPag. 12 investigative che ci sono fra alcuni Stati. Poi ci sono certo anche altri Stati che rispondono con grossa difficoltà alle nostre attività rogatoriali, cosa che cerchiamo di affrontare attraverso lo strumento diplomatico e il Ministero della giustizia, ma abbiamo delle difficoltà. Non possiamo e non dobbiamo negarlo: accanto alla collaborazione da parte di molti Stati, c'è anche una difficoltà di confrontarsi con le autorità di altre nazioni.
  Circa l'importanza delle proiezioni al Nord, dicevo prima che Reggio Calabria ha una tradizione di cooperazione con le procure, non solo del Sud, siciliane, ma anche con le procure del Nord, di Milano, di Roma, ma anche di Torino, di Bologna. Aemilia nasce da un'indagine di Catanzaro, Crimine infinito riguarda indagini che si sono sviluppate tra Reggio Calabria e Milano. La cooperazione si ha con Venezia, con Genova, con Torino. Minotauro è stata un'operazione fondamentale nel contrasto alla criminalità piemontese di stampo 'ndranghetista, grazie anche alla Direzione nazionale antimafia che ci consente di confrontarci nel momento in cui nascono questi collegamenti e relazioni fra più indagini. Il coordinamento è uno strumento che ci invidiano tanti Stati: ad esempio la Germania ci invidia tantissimo la possibilità di coordinarsi tra autorità giudiziarie nel corso delle indagini e non a indagini finite, così come ci invidiano tantissimo le nostre banche dati. Parlavo con colleghi tedeschi i quali dicevano di basarsi sulla memoria storica di alcuni poliziotti che sono rimasti! L'importanza di un dato apparentemente banale quale l'incontro tra un soggetto e un altro nel 2010 può oggi, nel 2023, orientare le indagini sull'interesse di quell'incontro. Avere queste banche dati per noi è fondamentale e ci consente di sviluppare conoscenze che altri Stati ci invidiano.
  Per quanto riguarda lo sviluppo della 'ndrangheta al Nord, esso nasce anche da un terreno fertile che la 'ndrangheta ha trovato perché essa non violenta solamente il territorio in cui va, ma costituisce per alcuni imprenditori disonesti il terreno fertile di sviluppo. Tempo addietro, in un convegno, la collega Dolci di Milano, alla quale dicevo che c'erano stati imprenditori a Reggio Calabria che avevano denunciato, mi rispondeva che a Milano non c'è nessuno che denuncia. Per gli imprenditori la 'ndrangheta a volte costituisce un rimedio a determinati problemi. Ad esempio sul problema dei rifiuti: le aziende di riferimento della 'ndrangheta offrono servizi che sul mercato legale hanno costi sicuramente più elevati. Non offrono solamente la protezione, una protezione che peraltro la grossa azienda riesce comunque a recuperare, ma offrono servizi che non vengono rifiutati dall'imprenditore che non è onesto. La 'ndrangheta ha quindi sicuramente trovato un terreno fertile di sviluppo in determinati contesti economici in cui ha consentito di ovviare a costi del lavoro e di impresa, per cui è risultato più utile pagare la 'ndrangheta che pagare in maniera onesta. Abbiamo una serie di attività in coordinamento con altre procure del Nord Italia da cui traspare che da noi la 'ndrangheta fa determinate attività, mentre le proiezioni delle stesse cosche al Nord fanno altro, reati fiscali, reati tributari, falsi crediti IVA, frodi carosello. Si tratta di proiezioni delle stesse cosche di 'ndrangheta che magari in Calabria svolgono attività completamente diversa come attività propria di quella cosca. Le proiezioni al Nord a volte sono state favorite da questa immigrazione che si è sviluppata, basti pensare ad alcuni territori dell'Emilia in cui già anni addietro emergeva che i 'ndranghetisti vessavano i propri conterranei e non i cittadini del posto, perché di quelli avevano paura, avevano paura della loro denuncia e di una mentalità diversa che poteva opporsi a quella proiezione. Mi ricordo che in una realtà territoriale del modenese c'erano gli 'ndranghetisti della Calabria che chiedevano il pizzo ai propri conterranei e non agli imprenditori del posto. Al Nord la 'ndrangheta è cresciuta anche in ragione della propria capacità di infiltrare l'economia legale e a volte in parte anche le istituzioni locali.
  Circa la domanda del senatore Scarpinato sulla 'ndrangheta stragista, si tratta, come giustamente ha detto, di un processo cui facevo riferimento e che ha già visto Pag. 13una sentenza di primo e di secondo grado. Al fenomeno è stata data scarsissima attenzione a livello nazionale, pur avendo ad oggetto un tema così importante qual è quello delle alleanze tra la 'ndrangheta e Cosa nostra in un momento delicatissimo della storia nazionale che è quello appunto delle stragi, in cui si sono incrociati interessi di due organizzazioni criminali così potenti e che sono passate anche attraverso apparati istituzionali deviati, attraverso la compiacenza di settori di istituzioni che hanno anche partecipato a questo tipo di attività. Ci sono tutta una serie di processi. Sulla 'ndrangheta stragista ci si è avvalsi anche dell'attività svolta dalle magistrature siciliane che hanno offerto un ampio quadro sull'attività e sulla convergenza di interessi con l'eversione di destra di quegli anni.
  Circa l'evoluzione della Santa, essa è stato il passaggio dalla possibilità per lo 'ndranghetista di un certo livello di poter avere altre affiliazioni e quindi di non dover rispondere solamente alla propria cosca e alla propria organizzazione criminale, ma anche di avere la cosiddetta affiliazione alla massoneria e la possibilità di una libertà di movimento e di aggregazione con altre organizzazioni anche illegali come la massoneria deviata che gli consentiva di avere proiezioni in ambiti istituzionali. I collaboratori ci dicono che in quegli anni i collegamenti con la massoneria deviata servivano per avvicinare i professionisti e i giudici – all'epoca si parlava anche di condizionamento di processi. Si trattava quindi di un'attività che da un lato apriva la porta agli appalti e al mondo dell'imprenditoria e dall'altra aveva anche la possibilità di collegamenti con istituzioni deviate. L'evoluzione della Santa nel processo Gotha è nei poteri cosiddetti riservati, cioè quei soggetti che venivano considerati come la faccia «pulita» della 'ndrangheta di cui neppure gli associati erano a conoscenza e che rappresentavano gli interessi della 'ndrangheta in maniera trasversale senza dover render conto delle loro azioni alla base «criminale». Questo è emerso nel processo ordinario di Gotha, è una sentenza di 7000 pagine, e il mio ufficio sta procedendo al suo esame per le valutazioni che ne possano conseguire.

  PRESIDENTE. Grazie mille, procuratore. Sono iscritti a parlare il vicepresidente Cafiero De Raho, il senatore Sallemi, l'onorevole Gallo e l'onorevole Antoniozzi. La parola all'onorevole De Raho.

  FEDERICO CAFIERO DE RAHO. Innanzitutto tenterò nel fare le domande di mantenermi nei tre minuti di cui parlava il presidente. Primo punto. La sentenza Gotha evidenzia come all'interno della 'ndrangheta vi fosse una struttura quasi sovraordinata con una proiezione finalizzata specificamente ai rapporti della 'ndrangheta con la politica, con addirittura la finalità di far crescere dei soggetti perché potessero ricoprire alcuni ruoli nell'ambito della politica. Successivamente, se ritiene per la risposta può chiedere la seduta segreta, abbiamo altri segnali di questo tipo? È vero che la 'ndrangheta negli anni si è essa stessa evoluta in quanto alcuni soggetti di livello, nell'ambito della gerarchia della 'ndrangheta, se vogliamo usare un'espressione impropria, sono laureati, professionisti, soggetti che già di per sé hanno un rapporto con l'economia e con esponenti della politica? Una finalità di questo tipo ancora oggi è possibile riconoscerla? C'è un interesse specifico a crescere addirittura, a formare esponenti o soggetti vicini a determinati elementi apicali, a volte riservati, che possono ricoprire ruoli all'interno della politica, facendo naturalmente gli interessi della 'ndrangheta: è ulteriormente emerso dopo l'indagine Gotha?
  La realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina costituisce sicuramente un'occasione molto ghiotta per la 'ndrangheta. La 'ndrangheta ha la sua organizzazione imprenditoriale. In relazione al rischio che vi è di infiltrazione, la procura di Reggio Calabria sta firmando dei protocolli, avrà un ruolo sicuramente importantissimo, così come ha fatto in tante altre occasioni. Anche in relazione al Ponte ci sarà quindi una organizzazione? Lo Stato, con la procura della Repubblica di Reggio e con le sue conoscenze, è pronto a prevenire attività di infiltrazione di questo tipo?Pag. 14
  Un'altra domanda. Nella Procura e nel Tribunale di Reggio Calabria ci sono scoperture rilevanti, come lei stesso ha evidenziato? La sentenza Gotha è importante per i suoi contenuti, addirittura vede il coinvolgimento di un parroco importante, don Strangio, condannato a 8 anni di reclusione, se non ricordo male, proprio per questo suo coinvolgimento, ma la motivazione viene depositata due anni dopo la pubblicazione del dispositivo. Un fatto di questo tipo a cosa si ricollega? A una scopertura notevole degli organici anche nel tribunale? Peraltro conosco per la professionalità la presidente, quindi so quanto si è impegnata, ma non riesco a comprendere come una persona di quella levatura professionale ed etica, e quindi di grande impegno, debba depositare dopo due anni. Qualche cosa ci deve essere stato.
  Un ultimo punto. Lei ha parlato anche di traffico internazionale di stupefacenti che rappresenta l'attività più produttiva, anzi prioritaria per la 'ndrangheta, da sempre. Essa però si muove sulla base di pagamenti e quindi di flussi finanziari di un rilievo straordinario. Le banche non evidenziano una loro partecipazione nel trasferimento di flussi finanziari, anche perché il nostro sistema antiriciclaggio è tale che impedirebbe qualunque scorrettezza. Quali altri canali vi sono oltre alle cripto-valute? Sono stati evidenziati dalle indagini coinvolgimenti di soggetti economici, anche di altri Paesi, attraverso i quali passano queste grandi somme di danaro o altre forme diverse. Quel che appare fondamentale oggi è appunto arrivare a individuare e intercettare i flussi finanziari. Proprio su questo mi sembra che nel mondo non si riesca a raggiungere questo obiettivo.
  Due parole sulle cripto comunicazioni. Le chiedo se ci può segnalare qualcosa a riguardo, visto che anche altri procuratori hanno evidenziato come sia sempre più difficile procedere alle intercettazioni proprio perché gli strumenti utilizzati sono coperti da sistemi che non consentono l'intercettazione. Grazie e complimenti per il lavoro che ha fatto e per la sua esposizione.

  PRESIDENTE. Grazie mille vicepresidente De Raho. Prego senatore Sallemi.

  SALVATORE SALLEMI. Grazie presidente, buongiorno procuratore e grazie per la sua esposizione. Lei poc'anzi ha anticipato che effettivamente pare che la 'ndrangheta riesca a dialogare con altre etnie criminali, nello specifico ha fatto l'esempio degli albanesi. Mi aggancio alla domanda che aveva formulato precedentemente la collega in riferimento a questa operazione che ad aprile del 2023 ha portato all'arresto di 62 soggetti di origine rom. Lo stesso procuratore Gratteri ha parlato di intercettazioni che testimoniano una sorta di affiliazione di questa etnia con la 'ndrangheta. Nello specifico questi clan di origine rom hanno un prevalente interesse sul mercato e sulla gestione delle case popolari e della droga, almeno questo sembra quello che si profila sulla base di quello che ho letto. Questo interesse, soprattutto nella droga, può rappresentare una sorta di volontà di autonomia da parte di queste organizzazioni criminali con tale ceppo etnico, definiamolo così, e una volontà di affrancamento dalla 'ndrangheta e quindi una capacità di autonomia criminale a sé. È un problema che avete riscontrato e che si può verificare? C'è una maggiore forza da parte di queste etnie? Grazie.

  PRESIDENTE. La parola all'onorevole Gallo.

  FRANCESCO GALLO. Grazie, cercherò di essere brevissimo anche perché alcuni argomenti sono già stati trattati. Il collega Cafiero De Raho mi anticipa e questo mi toglie anche una responsabilità, è successo già a Foggia. Mi unisco ai complimenti di tutti. Non mi aspettavo e non mi aspetto che lei entri nei dettagli delle cose, non è questa la sede, apprezzo questo taglio sociologico che in parte ho ravvisato nella sua esposizione iniziale, e su questo mi vorrei soffermare. Per farla breve, è giusto che lo Stato crei occasioni di lavoro e faccia degli investimenti. Ora arriviamo al ponte. I precedenti non sono confortanti, senza citare casi molto vicini. Andiamo molto più indietro.Pag. 15 Dopo la rivolta di Reggio Calabria, lo Stato, nelle persone di Emilio Colombo e di Andreotti, si presentano nella provincia di Reggio Calabria e dicono: «Basta, dobbiamo aiutare, ora facciamo il porto e un grande centro siderurgico», buttano sul tavolo di quell'epoca non so quanti miliardi. Per farla breve, il porto arriva dopo circa vent'anni, con i tempi italiani di realizzazione delle opere pubbliche. Di questo centro siderurgico non se ne sa nulla se non che probabilmente gran parte di quei miliardi sono finiti nelle mani della 'ndrangheta, senza bisogno di chissà quali meccanismi particolari, anche perché ai tempi l'attenzione era quella era. Proprio come in un qualsiasi libro dei tanti scritti dall'apprezzato e stimato Nicola Gratteri, che ci ammonisce sul fatto che la 'ndrangheta è riuscita a entrare anche nei lavori di Expo 2015 – quindi ci spostiamo a Milano, altro tipo di amministrazione, altro tipo di gestione politica – nonostante i quasi 60 provvedimenti interdittivi adottati dalla Prefettura contro imprese risultate controllate, infiltrate, condizionate. Anche in questo caso, quelle infiltrate dalla 'ndrangheta costituivano il 70 per cento di tutte le imprese interdette. Quindi che sia il centro siderurgico o altro, in varie epoche, in diverse situazioni, in territori diversi... Qui veniamo alla domanda che fortunatamente ha posto lo stimatissimo collega Cafiero De Raho sul Ponte sullo Stretto, ma potremmo parlare del PNRR. Chiediamo consigli, chiediamo aiuto, perché vogliamo superare questo pregiudizio, vogliamo evitare che don Ciotti torni a ripetere certe cose e a litigare con il politico locale o nazionale sull'utilità o meno di queste opere in rapporto all'utilità che ne possono trarre le organizzazioni criminali. Dobbiamo insieme, non certamente oggi, cominciare a pensare a come fare sì che gli investimenti pubblici siano veramente occasioni di crescita per il territorio e non solo per chi ne fa abuso. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. È iscritto a parlare l'onorevole Antoniozzi.

  ALFREDO ANTONIOZZI. Procuratore, la ringrazio per la relazione ma anche per il lavoro che svolge in Calabria, glielo dico da parlamentare, ma anche da calabrese. Volevo porre all'attenzione alcune questioni. Quella che doveva essere l'ultima diventa la prima, in virtù dell'intervento di chi mi ha preceduto, nel senso che è vero che quello che fu chiamato il «pacchetto Colombo» portò alla vicenda del centro siderurgico che per fortuna non si fece, però si fece il porto, però, attenzione, portò anche l'università di Cosenza, che oggi è una delle grandi eccellenze italiane e portò l'aeroporto di Lamezia Terme che ancora oggi è l'unico aeroporto vero della Calabria. Quindi l'investimento dello Stato non può fermarsi per quei timori e, anzi, è necessario che sia incentivato e che proprio nelle aree più a rischio lo Stato dimostri una maggiore volontà di essere presente anche attraverso investimenti.
  Vengo a due rapide questioni. La struttura della 'ndrangheta, per quello che io posso comprendere, è quella meno permeabile delle strutture criminali italiane e lo è perché anche la sua struttura intrinseca ha un carattere profondamente familiare. Questo carattere familiare della organizzazione 'ndranghetista è un freno alla attività del pentitismo ed è un freno perché, trattandosi di famiglie, difficilmente ci si denuncia tra appartenenti alla stessa famiglia. Allora forse conviene agire sul lato opposto, cioè non potendo puntare in maniera forte sul pentitismo e quindi sullo scardinamento di quel sistema che altrove ha portato grandi benefici, forse conviene investire in maniera più forte sulla parte di chi deve denunciare. Poc'anzi lei ha detto, giustamente, che molte volte non si denuncia per timore, ci si fa due conti e a volte conviene pagare il pizzo piuttosto che rischiare di vedere vuoto il negozio o, insomma, ci siamo capiti, per le conseguenze del caso. Allora forse un intervento legislativo in questa direzione credo possa essere auspicabile, cioè un sostegno economico forte a chi denuncia, oltre ai meccanismi di protezione che sono solo un aspetto del problema. Il meccanismo di protezione protegge la persona, però poi c'è l'aspetto economico familiare o della bottega che evidentemente pone problemi ulteriori.Pag. 16
  Ultimo aspetto. Esistono le procure distrettuali antimafia. Non ritiene sia utile un intervento legislativo perché si possano attrezzare dei tribunali antimafia? Far parte della procura antimafia credo necessiti di sensibilità e di conoscenze particolari, non tutti sono vocati a questo tipo di lavoro. Allora perché non si trasferisce anche nella parte della magistratura giudicante una sezione dedicata a questo stesso tipo di esperienza e di sensibilità? Vorrei sapere cosa ne pensa, procuratore. Grazie.

  PRESIDENTE. Non essendoci altri iscritti a parlare, prima di dare la parola al procuratore, volevo solo chiederle, me lo fa notare l'onorevole Ascari, se può dire cosa pensa della legge Anselmi, che non è attualmente competenza delle procure distrettuali.
  L'intervento dell'onorevole Orlando mi ha indotto a farle questa domanda. A proposito di quanto diceva sulla questione europea, le chiedo se ci siano già state applicazioni di norme simili al 416-bis o se andare in questa direzione sia utile per quella ramificazione internazionale della 'ndrangheta. Inoltre lei ha parlato del porto di Gioia Tauro ed evidentemente nei dati c'è un incremento dei processi della Direzione distrettuale antimafia in quel settore. Secondo lei, oltre allo straordinario lavoro della DDA, ciò potrebbe essere legato anche all'utilizzo di tecnologie importanti quali quelli dello scanner super tecnologico che viene utilizzato e che a campione ci aiuta a svolgere i controlli? Potrebbe essere una modalità da utilizzare in altri posti.
  In riferimento alla sede in cui siamo, è nota la presenza importante della 'ndrangheta nella città di Roma e nel Lazio, soprattutto nel riutilizzare i locali commerciali, le cosiddette ristomafie. Le chiedo se ci potesse fare un brevissimo quadro anche sulla situazione della 'ndrangheta in questo territorio. Grazie.

  GIOVANNI BOMBARDIERI, procuratore della Repubblica di Reggio Calabria. Grazie presidente. Inizio con la domanda su sentenza Gotha e politica. L'onorevole Cafiero De Raho faceva riferimento, in quelle intercettazioni e a quello che è stato accertato, all'organizzazione che «si vantava» in alcune intercettazioni di creare i cosiddetti mostri cioè soggetti che dal nulla avevano consenso elettorale e che avessero consapevolezza che il loro consenso elettorale era stato creato appositamente dai loro «padrini politici» in modo da rendergliene conto e merito. Si prende un soggetto che non ha nessuna ascendenza o seguito politico, lo si lancia in politica, lo si dota di un pacchetto elettorale che gli consenta di essere eletto, in modo che abbia anche la consapevolezza di sapere che lui non aveva niente prima e che la sua affermazione elettorale sia dovuta solamente al suo padrino politico, in modo da poter essere manovrato ed essere oggetto delle attenzioni della cosca una volta che viene creato. I segnali che abbiamo in altre attività investigative oggi ci dicono che mentre una volta era la 'ndrangheta che cercava i politici adesso – e anche qua non bisogna generalizzare, perché non è la politica o i politici in genere – ci sono alcuni soggetti politici che si avvicinano alle cosche di 'ndrangheta per cercare il consenso politico che evidentemente sanno bene che essa può fornire. Un consenso che nasce dall'affermazione sul territorio della singola cosca di 'ndrangheta e che può rappresentare il successo nelle elezioni stesse. La 'ndrangheta ha piena consapevolezza del fatto che le elezioni non sono un fattore automatico, non è che la cosca che appoggia un candidato possa avere la certezza e la sicurezza, anche per i vari meccanismi elettorali esistenti, di eleggere un candidato, tanto è vero che in più attività investigative abbiamo riscontrato che le medesime cosche di 'ndrangheta appoggiano più candidati di schieramenti diversi, e lo dicono chiaramente, che se non viene eletto Tizio verrà eletto Caio, in modo da avere comunque un riferimento nel consesso eletto di un proprio soggetto appoggiato. Sono emerse e stanno emergendo evidenze che ci sono stati avvicinamenti e interessamenti di singoli soggetti «politici» – o comunque che si candidano alle elezioni – a gruppi criminali per ottenerne l'appoggio e il consenso in occasione delle tornate elettorali. Pag. 17Questo è purtroppo un dato che anche recentemente abbiamo riscontrato in alcune nostre attività investigative.
  Per quanto riguarda il ponte sullo Stretto di Messina sicuramente c'è la massima attenzione. Per quanto riguarda i protocolli a cui la procura partecipa, la procura ha il suo lavoro secondo la legge, gli accertamenti dei fatti di reato. Preferisco la promozione di questi protocolli da parte di altri soggetti istituzionali, Prefettura, associazioni di imprese, singoli imprenditori. Ritengo che un ruolo importante nella denuncia debba essere svolto dalle associazioni di categoria. È lì che viene intercettato il primo malessere dell'imprenditore, è lì che viene intercettata la prima difficoltà dell'imprenditore ed è lì che deve esserci il supporto dell'associazione di categoria all'imprenditore che è in difficoltà. Dico sempre che sono loro che devono svolgere questa necessaria attività, «sentinella» delle difficoltà e delle criticità di un'azienda che può essere avvicinata dal mafioso o dal 'ndranghetista di turno. La procura è sempre pronta, e l'onorevole De Raho ne è testimone, all'attenzione verso questi protocolli di legalità che vengono sottoscritti dal prefetto e a cui a volte noi prestiamo attività di «consulenza» per la redazione e siamo ben favorevoli a un'esposizione e a una presa di posizione della singola associazione che si impegna a svolgere tale attività di segnalazione.
  Collego l'argomento che nasceva dalla realizzazione del ponte sullo stretto di Messina alle domande successive che sono seguite. Naturalmente non parlo del ponte sullo stretto, ci mancherebbe, ma di un'opera pubblica in generale, qualunque essa sia. Sicuramente non si può bloccare la realizzazione di un'opera per il pericolo che questa possa essere oggetto di appetiti 'ndranghetisti. È necessario fare grande attenzione alla gestione del flusso finanziario destinato a quell'opera pubblica perché è lì che si può intervenire a tutela dell'economia e dell'investimento che lo Stato deve necessariamente fare. Quando dico che è necessario che lo Stato crei occasioni di lavoro, non mi riferisco solamente all'opera pubblica, mi riferisco ad esempio alla gestione dei beni delle aziende che vengono confiscate, del semplice supermercato che viene confiscato e che costituisce esso stesso occasione di lavoro. È un problema di gestione di quel supermercato che passa da una funzionalità piena a una funzionalità ridotta, fino a scemare. Qui c'è la necessità di interrogarsi e di confrontarsi sulla professionalità di chi gestisce queste aziende perché poi si verificano certi casi da noi segnalati e su questo c'è anche un'attività meritoria del Procuratore generale di Reggio Calabria nel monitorare tali fenomeni. Ci sono amministratori che hanno tantissimi incarichi per cui effettivamente non sono fisicamente in grado di gestire efficacemente un'azienda. Un'azienda confiscata non deve essere portata a decozione, l'azienda confiscata deve essere fatta rinascere e rilanciata per costituire un elemento di sviluppo di quel territorio. L'occasione di lavoro deve essere creata in questi termini.
  Quando viene da me qualche imprenditore da fuori che dice di avere investito a Reggio Calabria e però ha paura di assumere, quello che dico sempre è che io non do il patentino o la legittimazione ad assumere Tizio o ad assumere Caio. Quello che posso dire loro è che l'unica loro garanzia è la trasparenza nella assunzione, perché se si assume una persona perché è brava, attraverso un esame e il possesso di una competenza tecnica, si ha la garanzia di assumere una persona per quello che è, non perché è esponente di una cosca, perché attraverso la sua assunzione si paga il pizzo a quella cosca. Quindi è solo la trasparenza dei meccanismi di assunzione che può garantire le singole aziende sul territorio, perché è un territorio difficile. A Reggio Calabria uno ha preso il caffè con il mafioso di turno, uno è il parente del cugino del mafioso di turno. Purtroppo sono realtà piccole in cui si corre il rischio di criminalizzare tutti e tutto. C'è la necessità di fare grande attenzione perché i mafiosi sono tanti, ci sono, ma non ci sono solo mafiosi. Ci sono tante aziende che sono riferimento di cosche di 'ndrangheta. C'era un collaboratore che diceva – qui torniamo al discorso sulle infiltrazioni nell'economiaPag. 18 legale – che poteva operare in un dato quartiere solo perché era il riferimento della cosca, altrimenti non lo avrebbero fatto neanche entrare in quel quartiere a lavorare. Immaginiamo un imprenditore onesto che in quel quartiere vuole aprire un'azienda, non avrà mai il permesso della cosca per aprirla perché c'è già una azienda di riferimento in quello stesso territorio. Questo significa che l'imprenditore che paga il pizzo alla fine rimane fagocitato da un sistema criminale che lo vede coinvolto a pieno titolo.
  L'onorevole Cafiero De Raho faceva riferimento alle scoperture degli uffici giudiziari. Lui lo sa bene. Ci sono uffici giudiziari che hanno grandi scoperture. In questo momento la Procura di Reggio Calabria ha 4 sostituti in meno e un aggiunto in meno. Anche gli uffici giudicanti non solo hanno delle scoperture ma soffrono anche nel dimensionamento. È un problema difficile, non ho rimedi, però deve essere affrontato. Recentemente anche il Consiglio superiore, con la riduzione dei periodi di tirocinio, ha offerto una soluzione che è servita a tamponare, perché abbiamo tante scoperture. Prima il tirocinio durava 18 mesi, il che poteva essere eccessivo. Ridurlo a dodici mesi ha significato dare forze nuove e in tempi più brevi, però sono problemi che vanno affrontati. Faccio anche riferimento alla scopertura degli organici di polizia giudiziaria. Ho dei colleghi che mi rappresentano la difficoltà di sviluppare ulteriori filoni di indagine perché non c'è polizia giudiziaria cui affidare le indagini. Non posso che ringraziare la polizia giudiziaria che lavora nel mio territorio perché è gente che fa tanti sacrifici a discapito degli affetti familiari, senza orari e senza risparmiarsi, però la giornata è di 24 ore, le persone sono quelle, non si può chiedere loro oltre il massimo consentito. Però c'è necessità di altre persone perché svolgano quegli sviluppi investigativi che sono necessari e questa purtroppo è una realtà, bisogna tener conto di questo. Come dicevo prima, ci sono territori in cui le forze di polizia giudiziaria, che un tempo erano adeguate a quel tipo di fenomeno criminale, oggi forse potrebbero essere riviste sotto un'ottica diversa di preoccupazione dell'affermazione della criminalità organizzata. Non posso che ringraziare i Comandanti dei Carabinieri e della Guardia di finanza, e il Capo della polizia di Stato che hanno massima attenzione per il territorio di Reggio Calabria e non posso che ringraziarli perché cercano di inviarci il più possibile il personale necessario. È però un problema strutturale, un problema di organici che va affrontato non per ovviare alla singola emergenza perché da noi l'emergenza è continua.
  Non ritengo però che la redazione della sentenza da parte della collega presidente di sezione sia un problema di organico. La presidente fa tante cose, è bravissima ed è una professionista di grande valore, però il problema è la stesura di una sentenza così complessa. Stiamo parlando di un'istruttoria con centinaia di testi, 252 testimoni, 52 collaboratori, 10 mila progressivi di intercettazione oggetto di trascrizione, quindi è un processo di un'estrema complessità con una sentenza di 7000 pagine. La sentenza ha richiesto del tempo e la collega ha sacrificato sicuramente tempo personale, perché lei è presidente di sezione e quindi con le sue capacità organizzative ha mantenuto la presidenza della sezione, ha mantenuto la presidenza del collegio. D'altra parte, immaginare un giudice che si isola personalmente per scrivere una sentenza così complessa, significava astrarla da qualsiasi attività di sezione per anni, per tantissimo tempo.
  Il problema degli organici che segnalava l'onorevole Cafiero De Raho, è vero e reale perché noi abbiamo degli organici che peraltro sono uffici di frontiera, in cui i colleghi vengono spesso come prima nomina e poi vanno via lasciando dei vuoti che si colmano solamente con i successivi concorsi, quindi ci sono periodi in cui gli organici soffrono molto, anche se vi devo segnalare che alla Procura di Reggio Calabria abbiamo posti che addirittura vengono coperti con aspiranti che non riescono a trasferirsi per mancanza di pubblicazione del posto. Quello che chiediamo è di pubblicarePag. 19 più posti per consentire a chi vuole di venire a Reggio Calabria.
  Circa i flussi finanziari, come dicevamo prima, non è sicuramente il sistema delle banche che consente il trasferimento di questi grossi flussi finanziari. Abbiamo riscontrato l'esistenza di veri e propri sistemi finanziari paralleli che consentono il trasferimento di ingenti risorse finanziarie in uno Stato diverso. Consegno in Italia 10 milioni di euro e chiedo di farmeli trovare, previo versamento di una provvigione, nel Paese che indico. Il denaro non si sposta, il denaro viene fatto circolare attraverso meccanismi di fatturazioni false, attraverso una serie di diversi meccanismi, ma non è quel denaro che si sposta. Io ho pagato il carico di droga attraverso un passaggio «virtuale» di somme di denaro che mi trovo accreditato in altri Paesi. Questa è la scommessa principale, trovare questi soldi. La 'ndrangheta ha una disponibilità di grandissime risorse finanziarie. Abbiamo monitorato traffici di stupefacenti – nell'indagine cui facevo prima riferimento – per miliardi e miliardi di euro e quindi con traffici monitorati. La scommessa è proprio quella di trovare questi flussi finanziari che ormai vengono dirottati verso tutta una serie di attività illecite, inquinando l'economia legale in Italia e principalmente all'estero.
  Per quanto riguarda le cripto-comunicazioni, le ultime attività di indagine, specialmente a livello internazionale, ci dicono che le comunicazioni sono estremamente criptate, difficilissime da intercettare e spesso riusciamo a risalire in un momento successivo al contenuto di intercettazioni che, ove ascoltate e interpretate tempestivamente, ci avrebbero dato altri risultati investigativi. Noi, che abbiamo la migliore polizia giudiziaria al mondo, sotto questo profilo siamo però un po' indietro. Recentemente, ci sono state polemiche su una serie di sistemi di criptazione che sono stati intercettati da altri Stati – Francia, Olanda, Germania. Dobbiamo però constatare che la nostra polizia giudiziaria sotto questo versante è un po' indietro. Bisogna quindi investire nella ricerca perché noi scontiamo la difficoltà delle comunicazioni fra i criminali e questo purtroppo è un handicap con cui purtroppo dobbiamo fare i conti.
  L'onorevole Antoniozzi faceva riferimento alla struttura 'ndranghetista che effettivamente ha base familiare, e da qui la difficoltà di avere collaboratori, di avere gente che «si pente» perché pentirsi significa tradire il proprio fratello, il proprio padre. Infatti, i collaboratori di 'ndrangheta non sono mai di alto livello. Abbiamo tanti collaboratori. In questo momento, il tribunale di Reggio Calabria ha 48 collaboratori di giustizia e ci sono procure che ne hanno anche di più, però non sono collaboratori apicali, e questa è una grossa difficoltà. La collaborazione è uno strumento efficacissimo, ma delicatissimo, perché il collaboratore deve essere manovrato con «attenzione», perché spesso tende a dirti quello che lui pensa che tu vuoi sentirti dire. Interrogare un collaboratore è molto difficile, perché chi vuole collaborare ha una «voglia» di accontentarti, da qui l'importanza della professionalità nella gestione della collaborazione, che è fondamentale perché non bisogna mai far capire al collaboratore quello che tu vuoi sentirti dire, perché altrimenti è lui che te lo dice. C'è la necessità di una gestione molto oculata e rigida della collaborazione, perché spesso la collaborazione è frutto di una valutazione utilitaristica che fa il collaboratore e che sfugge a logiche di etica o di cambio di vita. Spesso la collaborazione è frutto di una scelta utilitaristica. Se so che mi attende una condanna a trent'anni o all'ergastolo, allora preferisco collaborare. In questi casi è fondamentale una grande professionalità. Non si può fare a meno della collaborazione che, come il 41-bis, sono strumenti fondamentali per il contrasto al crimine organizzato. Faccio solo un accenno al 41-bis, di cui avevo parlato prima, proprio per dire che a me è capitato di sentire un collaboratore che mi diceva che lui, appartenente a una famiglia di 'ndrangheta, era stato da questa designato, contro la sua volontà, a rappresentare la famiglia stessa, perché, pur arrestato, nei processi andava personalmente e quindi aveva la possibilità di incontrare di persona altri soggetti, altri coimputati. Quindi era Pag. 20stato designato a rappresentare la famiglia perché i grossi capi erano tutti al 41-bis e quindi partecipavano ai processi in videoconferenza. Questo la dice lunga sulla necessità di interrompere il flusso di comunicazione fra detenuti apicali e loro organizzazioni. Certo poi si tratta di un meccanismo che va valutato attentamente, non è un argomento semplice, però sicuramente ha un rilievo investigativo e un valore fondamentale nel contrasto alla criminalità organizzata.
  Sui tribunali distrettuali sono assolutamente favorevole. Abbiamo la Direzione distrettuale antimafia, abbiamo il GIP e il GUP distrettuale, però abbiamo i tribunali circondariali e spesso in alcune realtà, pur avendo i tribunali circondariali una grandissima professionalità, c'è però la necessità di centralizzare a livello distrettuale quelle conoscenze, capacità e sensibilità nella valutazione di fatti di 'ndrangheta, anche a livello di valutazione uniforme dello stesso fenomeno in ambito diverso. Il distretto di Reggio Calabria ha tre circondari, Reggio Calabria, Palmi e Locri, quindi ci sono tre tribunali circondariali che valutano fatti di 'ndrangheta. Per tutti questi fatti c'è un pubblico ministero distrettuale, un GUP distrettuale e un GIP distrettuale però c'è un giudice circondariale. Oltre alle difficoltà di composizione dei collegi in tribunali che spesso hanno pochi giudici, c'è anche la necessità di centralizzare le conoscenze e le sensibilità nell'affrontare determinate questioni giudiziarie che sono così particolari.
  Il presidente mi segnalava la questione della legge Anselmi. Sono argomenti che richiedono una competenza distrettuale, ne sono consapevole, tuttavia si tratta di fattispecie che non trovano grande applicazione. Nella stessa sentenza Gotha è stata esclusa la ricorrenza della fattispecie della associazione segreta di cui alla legge Anselmi, però questa valutazione secondo me deve essere di competenza distrettuale e non frammentata nelle varie circoscrizioni.
  Riguardo agli aumenti dei sequestri a Gioia Tauro. Presidente sì, sicuramente gli scanner, ma è fondamentale non solamente il potenziamento degli scanner, ma anche il potenziamento delle strutture di controllo. A Reggio Calabria, la Guardia di finanza si è specializzata nelle analisi di rischio, anche grazie alla cooperazione e alla collaborazione con la DEA, l'FBI e strutture investigative di altri Paesi. Lo strumento dell'analisi di rischio è veramente importante nella individuazione dei carichi da sottoporre a controllo – non si possono controllare tutti i carichi. C'è poi la necessità di dotare anche le strutture portuali di strumenti di controllo. Solo recentemente si sta potenziando il sistema di videosorveglianza interno al porto di Gioia Tauro. Ricordo che si parlava di un sistema di videosorveglianza posto nel perimetro esterno. La droga viene sottratta all'interno del porto, non all'esterno, dove viene portata. Dotare di efficaci sistemi di videosorveglianza interni al porto stesso sicuramente consentirebbe un maggiore controllo delle attività portuali destinate all'esfiltrazione. In una recente indagine che ha riguardato tutta una serie di portuali che costituivano vere e proprie squadre di esfiltrazione – procedimento ancora in corso, quindi fatte salve tutte le valutazioni successive di merito che faranno i giudici – quello che abbiamo verificato in questo momento e che sarà oggetto di accertamento dibattimentale è che c'erano squadre che facevano solamente questo. Squadre di portuali che erano destinate a esfiltrazione, quindi un'attività che veniva svolta all'interno del porto, in maniera assolutamente professionale, affiancavano i container, li coprivano per evitare controlli dall'alto, trasferivano stupefacenti per grossi quantitativi. Tutto questo con un'efficace attività di videosorveglianza poteva essere, non dico eliminata, ma comunque limitata e controllata. Sicuramente scanner, ma anche analisi di rischio e professionalità nei controlli.
  Circa l'esistenza di istituti analoghi al 416-bis in altri Paesi, la Germania sta facendo passi avanti e negli ultimi anni ha costruito, sia a livello patrimoniale sia a livello di normativa sostanziale, fattispecie che, pur non uguali alle nostre, tendono ad avvicinarvisi. Intendo confermare e ribadire che la Germania sta dimostrando Pag. 21grande attenzione al nostro contrasto alla 'ndrangheta e recentemente sono state aperte, anche sotto la spinta di giornalisti d'inchiesta, indagini parlamentari sulla gestione di passate investigazioni sul contrasto alla criminalità organizzata italiana. Oggi molti colleghi ci chiedono attraverso Eurojust di interloquire per poter avviare progetti investigativi comuni e questo è un dato sicuramente di grande interesse. Per quanto concerne l'Australia, ad esempio, ho trovato delle tecniche di investigazione e di normativa di contrasto di natura «civilistica» che somigliano molto alla nostra prevenzione e questo mi ha fatto piacere perché evidentemente c'è una sensibilità finalizzata al contrasto al patrimonio. Possiamo dirne quante ne vogliamo, ma per colpire la criminalità organizzata di stampo 'ndranghetista, così come Cosa nostra all'epoca, bisogna intervenire sui soldi, sui patrimoni. Lo 'ndranghetista non ha paura del carcere, ha paura di perdere i soldi per cui è finito in carcere.
  Inoltre, è fondamentale il problema culturale. Mi riferisco all'importante protocollo «Liberi di scegliere» che ha visto coinvolti diversi organismi, la procura di Reggio Calabria, la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, con il procuratore Cafiero De Raho, Ministeri, l'associazione «Libera», la CEI. È una questione culturale importantissima perché costituisce un vero contrasto alla criminalità organizzata. «Liberi di scegliere» è qualcosa di diverso rispetto alla collaborazione e al testimone di giustizia. «Liberi di scegliere» non chiede a una donna che vuole affrancarsi dal suo contesto familiare criminale di dire qualcosa, non chiede di collaborare, non chiede di testimoniare, non chiede niente, chiede solo di mantenere ferma una volontà di affrancarsi da un contesto criminale familiare, di portare i figli fuori, di farli crescere, dare loro la possibilità di una vita diversa. Questo è fondamentale perché lo Stato non chiede niente, dà solamente questa possibilità, importante anche per lo Stato perché, per lo Stato, una moglie che abbandona il proprio marito, boss della zona, boss di quel paese, per andare via con i figli, ha un'efficacia fondamentale di svilimento dell'attività della cosca. Far perdere come si dice dalle nostre parti, io sono calabrese, «la faccia» a un mafioso nel proprio paese significa depotenziarlo fortemente, per la qual cosa non serve arrestarlo e non serve neanche un collaboratore di giustizia. Sono manifestazioni e consapevolezze da parte di un contesto familiare 'ndranghetista che porta all'allontanamento del minore da quell'ambito familiare ed è una vittoria per lo Stato che ha ancora più valore perché non ha chiesto niente in cambio. Non riguarda il collaboratore, il quale per poter beneficiare dell'agevolazione deve parlare e dire cose rilevanti. In questo caso, non si deve dire niente e, se lo si vuole fare, si passerebbe a un altro programma. Se non si dice, si dà comunque assistenza e la possibilità di allontanarsi, si cerca di trovare un lavoro, e qui c'è appunto la necessità di un intervento dello Stato, ora c'è una legge. Siamo partiti con «Libera» che pagava l'affitto delle case di queste signore che in ogni caso dovevano uscire dal contesto familiare, cercava di trovare loro un lavoro. Questo è un aspetto fondamentale, culturale, come dicevo prima, cioè la necessità di contrastare la 'ndrangheta a livello culturale ed economico oltre che repressivo. Noi eseguiamo arresti, facciamo operazioni continue. Se si vuole davvero contrastare efficacemente la 'ndrangheta – e lo si può fare, in questo sono fiducioso, con mezzi e strumenti sufficienti, si può contrastare efficacemente la 'ndrangheta – occorre appunto anche questa spinta culturale della gente che non si gira dall'altra parte. Dobbiamo finirla di pensare che di fronte al problema creato dal mafioso bisogna girarsi dall'altra parte, questo non è più consentito, così come non è consentito agli imprenditori ritenere che tutto questo sia un problema delle forze dell'ordine. Ricordo un'intercettazione in cui l'imprenditore a cui era stato chiesto il pizzo, parlando con il fratello e con altri imprenditori, diceva che non era un problema suo, ma un problema dei carabinieri, che non doveva essere lui ad affrontare il problema. Non è vero, non è così, devono capire che è un problema di tutti loro e dei loro figli, e di tutti quanti.

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  PRESIDENTE. Grazie procuratore. Credo che per la Commissione questa audizione sia stata molto utile per inquadrare il lavoro che seguirà.
  Dichiaro conclusa l'audizione.
  Ricordo a tutti che questa sera alle 20 ci vediamo per procedere a una votazione.

  La seduta termina alle 14.55.