XIX Legislatura

VII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 11 di Martedì 12 settembre 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Mollicone Federico , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPATTO DELLA DIGITALIZZAZIONE E DELL'INNOVAZIONE TECNOLOGICA SUI SETTORI DI COMPETENZA DELLA VII COMMISSIONE.

Audizione di rappresentanti di Confindustria Radio Televisioni.
Mollicone Federico , Presidente ... 2 
Siddi Francesco Angelo , presidente di Confindustria Radio Televisioni ... 2 
Cherchi Susanna (M5S)  ... 4 
Mollicone Federico , Presidente ... 4 
Siddi Francesco Angelo , presidente di Confindustria Radio Televisioni ... 5 
Dini Francesco , vicepresidente di Confindustria Radio Televisioni ... 6 
Siddi Francesco Angelo , presidente di Confindustria Radio Televisioni ... 7 
Mollicone Federico , Presidente ... 7

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
FEDERICO MOLLICONE

  La seduta comincia alle 13.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna è garantita, oltre che con la redazione del resoconto stenografico, anche attraverso la trasmissione in diretta sul canale web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti di Confindustria Radio Televisioni.

  PRESIDENTE. La Commissione prosegue le audizioni nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impatto della digitalizzazione e dell'innovazione tecnologica sui settori di competenza della VII Commissione. L'ordine del giorno reca l'audizione del dottor Francesco Angelo Siddi, presidente di Confindustria Radio Televisioni, accompagnato dal vicepresidente Francesco Dini e da Annamaria La Cesa responsabile del settore del settore normativo e regolamentare, che saluto e ringrazio per avere accolto l'invito della Commissione. Cedo immediatamente la parola al dottor Siddi per lo svolgimento del suo intervento. Prego.

  FRANCESCO ANGELO SIDDI, presidente di Confindustria Radio Televisioni Grazie presidente, grazie onorevoli commissari. Ringraziamo innanzitutto per questa audizione che ci consente di innestarci su un dibattito di straordinaria attualità, quello dell'intelligenza artificiale nei media e in tutti i mezzi di comunicazione, che è entrato anche nel dibattito internazionale dei grandi meeting dei capi di Stato (dal G7 al G20 anche recentemente), e l'Europa dove è stata insediata e sta lavorando una Commissione che immagina di preparare una intelligence artificial art. Io non tanto su questo mi vorrei soffermare oggi, perché il tempo è stretto evidentemente, e quindi annuncio già che rimanderemo la nostra posizione complessiva e articolata sui vari aspetti dell'intelligenza artificiale dei media a un documento che avremmo cura di inviare nel giro di breve tempo.
  Ci interessa sottolineare come l'innovazione ci sta facendo vivere una mutazione, che non direi anticipata, presente, continua e progressiva, che ha ricadute su molti aspetti e negli ambiti nei quali interveniamo con il nostro lavoro, con la nostra organizzazione industriale, con la nostra produzione culturale, con la nostra produzione di informazione. E che ha ricadute su molti fattori, che sono di carattere etico e di carattere morale, ma anche di carattere economico. Dal diritto d'autore alla privacy, alla correttezza e trasparenza dell'informazione. L'intelligenza artificiale più evoluta, quella che pensa e che ci propone ormai un gemello digitale di noi avanzato, che vede la macchina in qualche modo elaborare con noi, o su nostro input, ma attingendo a una massa enorme e di dati, pensa, scrive, propone, con testi nuovi che ci propongono anche nuovi linguaggi, la cosiddetta intelligenza artificiale generativa, con cui cominciamo a fare i conti. E su cui siamo sempre chiamati a immaginare regole. Le regole in questi casi le facciamo in corso, le facciamo mentre i fatti già avvengono. Noi, per la verità, già due anni e mezzo fa provammo a intervenire sul tema, immaginando anche delle iniziative concrete in termini di sviluppo con una serie di proposte che presentammo in occasionePag. 3 dell'avvio della discussione sul PNRR e la progettazione del PNRR. Poca roba è entrata, direi quasi niente, se non di risulta in alcuni atti della legislazione italiana, come gli interventi previsti dall'editoria per l'innovazione. Ma questi sono degli aspetti parziali. È evidente che noi siamo molto interessati agli aspetti che riguardano la produzione audiovisiva attraverso la tecnologia, dove l'aggressività della concorrenza delle grandi piattaforme si basa prevalentemente non su vantaggi di carattere creativo, ma su strategie commerciali dirette a evidenziare i contenuti, creando un bisogno di fruizione da parte degli utenti. E noi ci vogliamo porre, invece, come soggetti di responsabilità. L'editore radiotelevisivo, così come quello della carta stampata, così come quello che si proietta attraverso questi strumenti diciamo old, nel mondo dell'on-line, del web, e in tutte le sue articolazioni, anche quelle più avanzate, assume la responsabilità editoriale. Questo è un fattore che vorremmo fosse tenuto presente in tutti gli aspetti, anche di eventuale regolamentazione e di eventuale intervento pubblico di sostegno, perché sono gli aspetti caratterizzanti di un'attività creativa che riconduce sempre all'uomo e all'individuazione di quei principi che fanno parte della nostra libertà e del nostro anche diritto. Essenzialmente il diritto europeo, più che quello americano. Noi siamo spinti a regolare questi processi perché l'uomo abbia in mano la consapevolezza dei processi stessi e ne abbia in qualche modo il governo. Ciò richiede politica. La macchina non risolve le cose. Serve più politica paradossalmente. È difficile perché abbiamo dei mondi che in qualche modo sembrano sovrapporsi e sono talmente potenti, talmente influenzanti, diciamo così, che abbiamo anche la sensazione a volte di non farcela.
  Pur tuttavia, siccome noi siamo nel campo della produzione (informazione, audiovisivo, industria creativa, proposte di intrattenimento e così via), utilizziamo per migliorare le nostre produzioni tutto ciò che è la nuova tecnologia. Non è che siamo contro, però vogliamo poter mantenere un ruolo di centralità che va sostenuto, perché stare su tutte le piattaforme comporta anche un costo. C'è un tema di sostenibilità. Ho accennato al diritto d'autore, ho accennato alla privacy. Sono tutti sistemi attraverso i quali noi dobbiamo gestire il tema dei dati, che è la vera miniera di questo mondo, che se viene sottratta agli editori, ai giornalisti, agli autori, ai registi e così via, impoverisce, non arricchisce il Paese, o i Paesi.
  Noi dobbiamo cercare di arricchire, di creare una ricchezza nuova, sapendo che cambiano le professioni, che cambiano i luoghi, che c'è bisogno di nuove competenze e quindi c'è bisogno di investire in formazione per esempio. Quando diciamo che deve essere tutto green, e quindi dematerializziamo certamente tanti processi, e quindi possiamo risparmiare su carta, possiamo risparmiare su elettricità, su tante cose, ma occorre fare investimenti, occorre fare interventi intelligenti. Alcuni appartengono alla tecnologia sviluppata consolidata. Penso al DAB per le radio, per esempio. È molto sensibile, è molto delicato questo aspetto. Ma penso anche a ciò che attraverso i processi nuovi si può fare in termini di servizio per il Paese. In questo caso per migliorare la fruizione e la qualità dei prodotti radiofonici offerti agli ascoltatori in qualsiasi ambito, ma anche per migliorare i servizi pubblici. Però questo lo deve fare il sistema pubblico, non lo possiamo fare noi. Non si può chiedere all'industria radiofonica di farlo. Il DAB nelle gallerie, per esempio, è un intervento che va fatto a sostegno dello sviluppo del Paese, della sua capacità di connettersi, di garantire la connettività permanente, di garantire anche gli spazi di comunicazione. Idem per tanti altri fattori. Se penso all'industria della televisione c'è bisogno di avere risorse per essere competitivi rispetto agli OTT, rispetto alle grandi compagnie mondiali e globali, e soprattutto di essere presenti su tutte le piattaforme. Per farlo le risorse storiche non bastano e occorre quindi trovare delle modalità anche di intervento da un lato regolare e da un lato sostenere, favorire investimenti che non devono essere mance. Devono essere investimenti creativi, investimenti per la formazione, quindi per creare nuova occupazione.Pag. 4
  Noi ci mettiamo il nostro dal punto di vista associativo rappresentante dell'impresa radiotelevisiva, cercando di adeguare i contratti per esempio. Ma dobbiamo farlo continuamente, probabilmente in termini anche più veloci di quanto abbia fatto nel passato con le scadenze tipiche dei contratti. Dobbiamo intervenire evidentemente rapidamente su tutto, e già lo stiamo facendo. I broadcaster soprattutto sono impegnatissimi su questo campo, a sviluppare non solo studi, ma anche applicazioni, a fare ricerca applicata. Solo che, ripeto, questi nostri mezzi non sono miniere senza fondo come si tende a pensare a volte nella politica.
  C'è bisogno quindi di capire che l'intelligenza artificiale va vista come una risorsa e non solo come un rischio per l'umanità, come da qualche parte avviene, mettendoci in campo più politica in termini di intervento di sostegno, intervento di indirizzo, intervento di regolazione, e cercare di intervenire sui vari ambiti che avevo accennato. La produzione, il diritto d'autore, la tutela delle persone, che siano i minori, che siano le fasce deboli e le figure professionali sulle quali siamo già impegnati. Cercando di individuare anche una linea di investimenti che consentono di intervenire per far crescere le opportunità delle persone, cominciando dal processo educativo di base, perché dobbiamo educare, già dalla scuola di base credo, alla conoscenza ma progressivamente degli interventi che la tecnologia avanzata, specie quella dell'intelligenza artificiale, ci consente, perché l'uomo rimanga centrale nel controllo, nella produzione e anche nella cura della gestione economica di questo sistema che si innova, diciamo così, ma che è soggetto per forza a dipendere da grandi centrali che sovraintendono. Stanno sopra gli Stati, le democrazie, le persone. La finirei così per adesso, perché devo fare una sintesi, e rimandiamo però a un documento molto articolato, anche con dati che ci preme darvi.

  SUSANNA CHERCHI, Da quello che ho capito dalla relazione svolta mi sembra che sia stato detto che l'intelligenza artificiale non sia poi così tanto negativa ma l'intelligenza artificiale va gestita. Semplicemente questo, come quando prima c'erano i cavalli, poi è arrivato il treno e si diceva: non ci sono più i cavalli, chissà cosa succederà con il treno a vapore. Poi il treno a vapore ha portato un tipo di lavoro diverso.
  Quindi l'intelligenza artificiale, che è pericolosissima se non è gestita, se invece è gestita può portare, da quello che io ho capito, tanti tipi di lavoro che ancora adesso probabilmente non abbiamo neanche idea di che cosa possono essere? Il dottor Siddi ha detto giustamente che cambiano le professionalità, e quindi si dovrebbe lavorare verso tale direzione, mi sembra di aver capito, o sbaglio? Grazie.

  PRESIDENTE. Anche io rivolgo alcuni quesiti e poi lasciamo ai nostri ospiti la facoltà di rispondere.
  Rispetto alla sua relazione, dottor Siddi, che in gran parte condividiamo come impostazione, dobbiamo però ricordare un po' lo scenario. Io sono di ritorno da Venezia, dove addirittura sono saltati tutti i film americani provenienti dagli USA per lo sciopero degli attori, sceneggiatori e registi, dovuto proprio alla prevalenza, da parte delle grandi produzioni, della scelta dell'intelligenza artificiale, sia come valutazione degli script, sia come ormai inserimento operativo nella filiera produttiva. Ci arriva addirittura la notizia di un'intelligenza artificiale richiesta da parte delle produzioni di scansionare gli attori per poterli utilizzare in maniera totale (voce, corpo, movimenti) in film del tutto virtuali, dove non sarebbe più richiesta neanche la presenza umana. E sempre dagli Stati Uniti ci arrivano, per rimanere al settore che rappresentate, sulla radio due notizie. Da una parte per la prima volta una stazione radio, Live 955 di Portland, ha un programma senza deejay tutto gestito dall'intelligenza artificiale. Allo stesso tempo la Commissione Federale delle Comunicazioni degli Stati Uniti ha recentemente avviato un'indagine tecnica volta a esplorare l'utilizzo dell'intelligenza artificiale per migliorare la gestione delle risorse dello spettro radio. Sono questi fenomeni che potrebbero rilevare anche sul nostro ordinamento, rispetto a quello che lei diceva? Sul Pag. 5tema della regolamentazione, rispetto a quello che è stato detto circa la necessità appunto di regolamentare, come sta facendo l'Europa, è infatti entrato in vigore il regolamento sul DSA: come si pone Confindustria Radio Tv rispetto alla regolamentazione della circolazione dei contenuti e sul contrasto alle fake news?
  L'ultimo quesito, invece, riguarda il DAB. La transizione verso il DAB, che ormai si è capito doveva essere parallela al mantenimento del FM, in realtà necessita di una certa continuità di risorse per investimenti nelle infrastrutture di rete, non solo pubbliche, ma anche private (come i privati di fatto stanno facendo), e mantenere l'FM in simulcast fino a una congrua adozione della nuova tecnologia trasmissiva. Su tale questione quali iniziative ritenete siano necessarie per accompagnare questa transizione di innovazione? Grazie.

  FRANCESCO ANGELO SIDDI, presidente di Confindustria Radio Televisioni Daremo due risposte, una io e una il dottor Dini. Gestire, certamente. Comunque se l'accettiamo in passivo è solo un rischio e un danno, è evidente. Però allora dobbiamo cercare di capire come starci, sapendo che probabilmente, ahimè, ci potrebbero essere anche riflessi sull'occupazione attuale. Ecco perché serve politica, sia per la formazione, sia per la formazione di riqualificazione, sia per l'accompagnamento verso nuovi ambiti man mano che si affermano i nuovi segmenti del lavoro. Faccio un esempio, nei giornali e nel mondo dell'informazione se una parte dell'informazione viene arricchita o coprodotta con l'ausilio dell'intelligenza artificiale, ci saranno dei giornalisti, oltre che quelli sul campo, che continuano a essere necessari e indispensabili. E sono dei giornalisti che devono comunque assumersi una responsabilità di certificazione. Questa è la differenza anche dai social.
  Gli editori, che siano di carta stampata o della televisione, gli editori veri, professionali, assumono la responsabilità d'impresa e di relazione con il pubblico, con i propri cittadini utenti. Vogliamo chiamarli non semplici utenti, ma cittadini utenti. E lo fanno con il loro personale e con le loro figure qualificate. Se l'intelligenza artificiale mi produce un pezzo che io pubblico, io però devo stabilire dove sta la responsabilità dell'autore, è la macchina o è colui che se ne assume il dovere di firma e di pubblicazione? Secondo me è quello, e di conseguenza anche il diritto d'autore va incardinato su quelle figure, quindi su quella figura professionale e sull'editore che ne ha acquisito la sua professionalità. È una professionalità che cambia, che è in movimento evidentemente. Probabilmente i numeri possono cambiare o possono avere dislocazione diversa. Non è chiaramente tutto rose e fiori, non è che capiterà da un giorno all'altro, perché poi ci sta insegnando a capire che possono anche essere fatte delle cose che non sono così trasparenti. Il tema è la trasparenza, e lì l'Europa, l'Italia sono i sistemi tra i più avanzati e più attenti. Lì dobbiamo mettere mano anche con l'intelligence artificial art a cui si sta lavorando, e con le normative di cui stiamo parlando. È evidente che nell'ambito della produzione radiotelevisiva e anche del cinema probabilmente una serie di operazioni possono essere aiutate e in qualche modo probabilmente alleggerite. Tuttavia, siccome queste sono componenti che vivono della creatività, la creatività della macchina, del grande computer che pensa anche com'è, o al mio posto, basta o no? Questi sono interrogativi che ci inquietano, rimangono aperti, non sono del tutto risolti, ma dipende molto dall'uomo anche qui. Cioè chi introduce nella macchina che pensa i dati, o sceglie i dati da mettere, o dà l'input, è lì il punto.
  Questo deve essere un punto sul quale la politica deve intervenire per la trasparenza e per la sicurezza anche dei dati. Ci sono tanti temi. Il tema ci porterebbe molto molto lontano. Il tema degli attori americani da questo punto di vista è comprensibile per un verso, dall'altro verso occorre capire in che modo si riorganizza. È in movimento. Il punto è cercare di capire se siamo in grado di farlo in contemporanea, o se ci scappa di mano, perché nel frattempo si possono affermare delle cose nuove.
  Io personalmente ho seguito un po' la vicenda del metaverso, che in qualche modo consente di creare l'altro di me anche in Pag. 6video, diciamo la mia immagine in cartone o poco più, dove mi si riproduce la voce e tutto in un attimo. Questo può servire per avere una disponibilità aggiuntiva, ma non può essere il primario, dal mio punto di vista. Però non lo so. Io ragiono anche con la cultura che noi abbiamo fatto, con l'esperienza professionale che noi abbiamo fatto e così via. Qui sicuramente c'è una sfida, e il fatto che comunque nascono anche dei nuovi movimenti di protesta da questo punto di vista ci indica che ci dobbiamo far carico di problematiche in qualche modo nuove, che meritano di essere comunque socialmente e culturalmente seguite. Sul DAB ho già anticipato, ma è soprattutto il problema della radio, salvo dire una cosa, che sicuramente il simulcast, finché non ci sarà tutta la popolazione in grado di ricevere la radio con nuovi sistemi, deve stare su più piattaforme, e l'FM è quella che sicuramente ci assicurerà ancora per molti anni la copertura di tutto il Paese. Credo sia un bisogno del Paese garantire questa certezza. Nel frattempo sviluppare il DAB e quant'altro credo sia ugualmente indispensabile. Il collega Dini sarà più preciso.

  FRANCESCO DINI, vicepresidente di Confindustria Radio Televisioni Grazie presidente. Partiamo dal tema del DAB che, come diceva il presidente Siddi, è un tema molto centrale nell'evoluzione della radiofonia italiana. La radio è di fatto l'unico media fruibile in movimento, e ancora oggi rappresenta una compagna di viaggio per gli italiani in movimento. Quindi vale molto quello che diceva adesso Franco Siddi, la modulazione di frequenza è oggi la piattaforma distributiva più democratica. In assenza della quale molte radio cesserebbero l'attività, e soprattutto il mezzo diventerebbe un media elitario. Perché questo? Perché l'evoluzione verso il DAB dell'utenza si accompagna al ricambio del parco veicoli e all'evoluzione dell'industria automotive.
  Come sapete, come molti di voi sanno sicuramente, c'è stata una crescita importante negli ultimi anni dovuta alla crisi del mercato secondario, per cui quasi il 40% degli italiani si rivolge al mercato dell'usato. E questo ovviamente non facilita l'evoluzione verso il DAB. Quindi il DAB va accompagnato da continuità di investimenti sicuramente, come il presidente di questa Commissione sa bene, ma anche da meccanismi incentivanti all'adozione non solo sulle auto alto di gamma, ma su tutte le automobili prodotte dell'apparato ricevente DAB. Questo è fondamentale. Questo è il vero driver dell'evoluzione verso il DAB.
  Il DAB da questo punto di vista garantisce migliore qualità di ascolto, garantisce una concorrenza fatta sui contenuti e non sulle coperture. Per cui tutte le radio, nazionali e locali, nei loro bacini avrebbero una diffusione e combatterebbero ad armi pari diciamo dal punto di vista delle coperture. E soprattutto è un fattore abilitante l'innovazione di prodotto, perché ovviamente permette – come chiunque di voi abbia avuto esperienza di ascolto DAB – di offrire molti più prodotti, spesso verticali, e quindi molto più interessanti per l'utenza, a fianco alla radio – chiamiamola – più generalista dal punto di vista anche delle playlist e degli ascolti musicali. Questo per quanto riguarda il DAB. Poi tenete conto che ci vorrebbe la sfera di cristallo, ma la radio è un mezzo liquido. Appena trova una piattaforma che la può ospitare ci si infila dentro. E quindi noi non sappiamo. Probabilmente il futuro della radio è una distribuzione multipiattaforma. Quando ci sarà il cruscotto connesso, il satellitare, avremmo sicuramente un ascolto anche in automobile delle App, delle radio. Rimarrà l'FM che coprirà tutta la popolazione, e ci sarà il DAB. Questo credo che sia il futuro più probabile della distribuzione del segnale radio. Per quanto riguarda l'intelligenza artificiale io concordo con quello che è stato detto, quindi non mi ripeto. Io non credo, e la gran parte degli editori radiofonici non pensano di sostituire il fattore umano con l'intelligenza artificiale. Io credo che ci sia un modo positivo di guardare l'intelligenza artificiale, anche qui se la si guarda come fattore abilitante all'innovazione di prodotto, se accompagna le direzioni artistiche della radio, gli speaker, aiuta nella formazione delle playlist. E soprattutto è in grado di acquisire dati sui propri Pag. 7utenti e offrire un prodotto anche soprattutto in termini musicali sempre più vicino ai gusti degli utenti radiofonici. Quindi se parliamo di tutto questo parliamo di innovazione di prodotto.
  Il caso degli autori americani, la lotta degli autori americani purtroppo è scaturito da un utilizzo molto spinto, da parte delle majors, dell'intelligenza artificiale, ma in chiave di innovazione di processo, non di prodotto. E quindi siamo di nuovo al tema della fabbrica fordista che si evolve con la robotica. Ma se si pensa con quello di sostituire il fattore umano io credo che la radio che citava il presidente prima non avrà molto successo. Il presidente Siddi ricordava il caso di META – e poi mi fermo – e si è fatta una riflessione, capite come in realtà tutte quelle aspettative che c'erano sul metaverso, come qualcuno aveva detto all'inizio con competenza, sono state deluse. Oggi non siamo invasi da metaverso. C'era stato un momento di totale infatuazione per il metaverso, si pensava che qualcuno di noi se purtroppo doveva andare in ospedale a farsi un ospedale e poi la sera avesse voglia di cenare con la sua famiglia... Ma in realtà poi uno va in ospedale, gli fanno un'operazione e l'ultima cosa che gli viene in mente è di mettere in piedi una cena virtuale nel metaverso. Per cui bisogna stare anche attenti, secondo me.
  Io credo che una radio che sostituisce il fattore umano con l'intelligenza artificiale non possa essere una radio di successo. Al massimo può essere una radio di servizio se deve parlare di traffico autostradale, se deve segnalare incidenti eccetera. Questo può essere valutato. Grazie.

  FRANCESCO ANGELO SIDDI, presidente di Confindustria Radio Televisioni Sulle fake news, presidente, la nostra posizione è abbastanza chiara. Gli editori professionali, il giornalismo professionale e organizzato non è centro di fake news. Poi ci possono stare anche lì. Ma è un sistema appunto che, assumendo la responsabilità editoriale, la responsabilità etica, gli obblighi giuridici ed etici che stanno nella formazione e nella proposizione di informazioni corrette in un sistema democratico e plurale, sono un antidoto. Invece nei media è lì che risiede il principale presidio anti fake. Io personalmente non sono convinto che servano tanti strumenti in più. Ho visto recentemente anche l'introduzione di figure, anche in qualche attraverso regolamenti dello Stato, che immaginano che dobbiamo affiancare i direttori e giornalisti di un'ulteriore autorità interna, o figure interne di garanzia. Certo molti giornali l'hanno sperimentato, il garante del lettore. Quelle sono cose oltre, ma abbiamo i presidi. E in più abbiamo le autorità competenti. L'Agcom, l'Autorità per la Privacy, che probabilmente devono, su questi punti, anche lavorare più in connessione ancora di quanto non facciano. Ne parleremo presto in un convegno, che è proprio sulla privacy, per lunedì prossimo organizzato.
  Per quanto riguarda il DSA noi siamo stati favorevoli al DSA naturalmente. Se possiamo rilevare un punto, diciamo che si applica a piattaforme on-line e a motori di ricerca di dimensioni molto grandi. E questo è un limite non da poco visto che l'individuazione di questi soggetti non è agevole. Si sa che l'operatore on-line notoriamente è gigantesco, cerca di sfuggire continuamente, si situa in luoghi diversi, con legislazioni diverse. Quindi non è semplice. Il limite che sottolineiamo con gli esperti qual è? È che la DSA si affida essenzialmente alla diligenza delle big tech quanto a trasparenza nei sistemi di raccomandazione dei contenuti, a individuazione dei rischi per i servizi digitali e verso il pubblico, e la nota disinformazione. Qui probabilmente occorre fare uno sforzo supplementare culturale, ma che è anche delle imprese. Grazie.

  PRESIDENTE. Nel salutarvi preannuncio, come presidente della commissione Cultura, che sul tema delle good fake e in generale sul tema della gestione della credibilità delle notizie, ci sarà un'iniziativa sul cosiddetto giornalismo da click baiting, perché si tratta di un tema molto attinente anche al meccanismo con cui i giornali, siano portali editoriali sia radiotelevisivi, sta configurando rispetto alla monetizzazione delle piattaforme SIO. Su questo dovremo lavorare insieme, ci sarà un nuovo provvedimento, un nuovo ciclo di audizioni Pag. 8perché è vero che dove ci sono edizioni tradizionali il giornalismo è qualificato, ma è pure vero che c'è una deriva preoccupante sul sensazionalismo da click baiting per monetizzare anche i portali dei grandi giornali, e quindi si ritrova su grandi testate la notizia su come si dimagrisce in una notte quindici chili. E questo non può essere in un Paese dove l'editoria è una cosa seria.
  Ringrazio gli auditi per il loro contributo e dichiaro conclusa l'audizione. Se ritenete potrete inviare anche successivamente un documento scritto, che verrà distribuito a tutti i componenti della Commissione e farà parte della pubblicazione relativa all'indagine conoscitiva, quando sarà conclusa.

  La seduta termina alle 13.30.