XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie

Resoconto stenografico



Seduta n. 8 di Mercoledì 8 novembre 2023
Bozza non corretta

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 2 

Audizione del generale dell'Arma dei carabinieri, Arturo Guarino:
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 2 
Guarino Arturo , generale dell'Arma dei carabinieri ... 2 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 25 
De Maria Andrea (PD-IDP)  ... 26 
Guarino Arturo , generale dell'Arma dei carabinieri ... 28 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 32 
Guarino Arturo , generale dell'Arma dei carabinieri ... 33 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 33 
Iaria Antonino (M5S)  ... 33 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 35 
Guarino Arturo , generale dell'Arma dei carabinieri ... 36 
Battilocchio Alessandro , Presidente ... 39

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BATTILOCCHIO

  La seduta comincia alle 14.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Buonasera a tutti. Un saluto ai deputati presenti e ai deputati collegati da remoto. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite l'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione in diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del generale dell'Arma dei carabinieri, Arturo Guarino.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del generale dei carabinieri Arturo Guarino. Ringraziamo ovviamente il generale Guarino per la sua presenza. Per noi sarà un contributo prezioso per i nostri lavori, ma è anche un'occasione per ribadire l'importanza della sinergia istituzionale che si è venuta a creare tra la nostra Commissione e le forze dell'ordine e di Polizia che sono presenti sul territorio, e quindi è un'occasione ulteriore per ringraziare l'Arma dei carabinieri per lo straordinario lavoro che quotidianamente porta avanti sul territorio. Tra l'altro, anche nel corso delle nostre visite esterne ovviamente la collaborazione, la sinergia e l'interazione con l'Arma dei carabinieri è particolarmente preziosa e importante. Generale, le do volentieri la parola.

  ARTURO GUARINO, generale dell'Arma dei carabinieri. Grazie. Signor presidente e onorevoli deputati, porgo il saluto del Comandante generale dell'Arma dei carabinieri, generale di Pag. 3Corpo d'armata Teo Luzi, esprimendo la sua gratitudine, a cui unisco la mia, per l'opportunità di rassegnare a questa Commissione parlamentare l'impegno dell'istituzione del più ampio quadro del sistema di sicurezza italiano.
  Mi accompagna il tenente colonnello Gennaro Petruzzelli, sul cui lavoro d'analisi ho elaborato la mia relazione. Io sono il capo del II reparto impiego delle forze del Comando generale dell'Arma dei carabinieri, a cui sono devoluti i compiti di coordinamento della nostra componente operativa sul territorio nazionale ed estero.
  Ho assunto l'incarico nello scorso mese di luglio e precedentemente ero a capo del servizio di validazione e controllo, un'articolazione di recente istituzione, due anni fa, con compiti sostanzialmente di audit, con riferimento alle procedure nei settori operativo, logistico e amministrativo, nonché di gestione del personale.
  Nella mia relazione, dopo un sintetico cenno alla struttura e alla capacità dell'Arma dei carabinieri nel contesto nazionale quale forza di Polizia, con un focus sull'organizzazione territoriale, illustrerò i modelli operativi adottati per prevenire e contrastare i fenomeni criminali, con particolare riguardo a quelli che riguardano le periferie urbane, a quelli di radicalizzazione, nonché ai possibili rischi di terrorismo di matrice fondamentalista islamica.
  L'Arma dei carabinieri, come noto, è una forza armata e di Polizia a competenza generale, è in servizio permanente di pubblica sicurezza, dipendente dal Ministero della difesa per il tramite del Capo di Stato maggiore della difesa per quanto attiene ai compiti militari, e funzionalmente dal Ministro dell'interno per le funzioni di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica. L'Arma ha poi compiti specialistici nei comparti di specialità di sanità, igiene, sofisticazioni alimentari, lavoro, Pag. 4legislazione sociale, tutela del patrimonio archeologico, storico, artistico e culturale nazionale, contrasto alla contraffazione monetaria e all'impiego illecito di criptovalute; inoltre, in materia di protezione dell'ambiente, delle foreste, della biodiversità e del patrimonio agroalimentare, ampliato in seguito all'integrazione tra l'Arma dei carabinieri e il Corpo forestale dello Stato, realizzato con la razionalizzazione delle forze di Polizia di cui al decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 177.
  L'Arma, pienamente partecipe dei sistemi di difesa esterna e di sicurezza militare del Paese, assicura, quale forza armata, lo svolgimento di una pluralità di compiti, dal concorso alla difesa integrata del territorio nazionale, alla partecipazione alle missioni di mantenimento e ripristino della pace e alla sicurezza internazionale, alla vigilanza e sicurezza di tutte le sedi diplomatiche e consolari all'estero.
  Quale forza di Polizia, è invece impegnata in tutte le attività a tutela dell'ordine della sicurezza pubblica, dal controllo del territorio, alle indagini di polizia giudiziaria, ai servizi di ordine pubblico e a protezione degli interessi diffusi della collettività.
  Il tema delle periferie, oggetto dell'analisi e della Commissione parlamentare d'inchiesta, e delle sue correlazioni con l'attività di Polizia, interessa direttamente l'Arma. Vi è uno studio costante della situazione sul territorio da parte delle nostre unità e un'analisi dei fattori che contribuiscono a generare una situazione tale da rendere onestamente disagevole la vita di larghe fasce di popolazione dimorante nelle aree critiche delle città.
  Seguiamo la materia da tempo, essa è poliedrica e articolata, e a me sta il puntualizzare quegli aspetti che più si riflettono direttamente sulla situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica del territorio, evidenziando anche quei fattori che incidono sulla sicurezza percepita da parte della popolazione, non Pag. 5meno degno di tutela della sicurezza effettiva da parte del potere pubblico, sia esso di livello statuale o locale.
  Il disagio, come approfondirò poi avanti, si caratterizza per un concentrarsi di situazioni. Si parte dalla crescita di periferie senza piani regolatori seri, con mancanza di servizi, di aree comuni per la socialità, di viabilità e illuminazione pubblica adeguata, di piani di sviluppo del piccolo e del medio commercio, si passa per la mancanza di lavoro stabile e dignitoso in famiglie numerose, disagiate, composte magari da immigrati irregolari o regolarizzatisi nel tempo, talora senza la giusta osservanza delle regole legislative date, che sono lavoro e domicilio. Ancora, la presenza di realtà criminali strutturate, che si nutrono della difficoltà di vivere altrui, per disporre di forza lavoro a basso costo e disponibili a tutto, ma anche l'esistenza di fenomeni delinquenziali nati dalla richiesta di servizi illeciti, come l'organizzazione per lo spaccio di droga, che nasce da un mercato in costante crescita, a causa dell'uso ormai abitudinario di stupefacenti, la cui dimensione di pericolo sfuma nella coscienza sociale, non ci si rende conto della gravità.
  La presenza di una forte richiesta determina, come in una qualsiasi realtà di mercato, la naturale offerta con generazioni di compagini criminali più o meno organizzate, che vanno dalle ormai celebri piazze di spaccio di Secondigliano, a Napoli, allo spacciatore a domicilio per i clienti bene, come si trattasse di un delivery per le pizze. La droga porta soldi, e tanti, che possono fare girare la testa ai più giovani, e rappresenta a volte l'unica forma di impiego per alcuni, laddove il lavoro onesto langue, anche per i più bravi e volenterosi. Spesso la vendita di stupefacenti è l'attività principale, soprattutto al nord del Paese, di realtà di immigrati africani o asiatici, che interoperano con le mafie italiane o sviluppano proprie strutture non meno Pag. 6pericolose. Il facile guadagno alimenta le aspirazioni dei più giovani e ad esso si associa il ricorso a schemi di violenza, nelle parole, nelle icone e negli atteggiamenti. La celebrazione dell'attrattività del soldo facile, purché sia, va denunciata, anche per quel messaggio di ostilità verso ogni forma di autorità che frequentemente viene veicolato da opinion leader e da influencer sui social e viene espresso con comportamenti stimolanti di emulazione, pubblicizzati su piattaforme web.
  A ben vedere, la protesta giovanile è tipica di ogni generazione, ma i toni violenti in passato erano più riferibili a estremizzazioni ideologiche, mentre oggi, al netto dei fenomeni eversivi residui o di radicalizzazione religiosa terroristica, la violenza oggi nei toni appare sistemica.
  Questo è il brodo culturale che permea le periferie, dove tendenzialmente vivono i più giovani, dove l'offerta scolastica e sociale è meno strutturata, dove la crisi abitativa e il delicato tema delle occupazioni abusive è più spinto e dove l'attenzione delle strutture di controllo è a volte meno efficace.
  Prima di tornare su questi temi, ritengo utile spiegare come la mia forza armata si è organizzata nel tempo in relazione al tema del controllo del territorio a premessa degli interventi che adottiamo nelle aree periferiche.
  L'Arma dei carabinieri ha una struttura articolata, formata da più organizzazioni interne, con proprie finalità settoriali, dall'amministrazione centrale, alla formazione, alle unità mobili e specializzate, alle unità forestali.
  Per gli aspetti che interessano oggi, la compartimentazione dell'Arma alla quale fare maggior riferimento è l'organizzazione territoriale, essa è la struttura portante della nostra istituzione, nella quale è impiegato il 75 per cento di tutto il personale e rappresenta storicamente il fulcro della nostra attività di prevenzione e repressione dei fenomeni criminali. Pag. 7Intorno all'organizzazione territoriale gravitano tutti gli altri reparti, da quelli orientati alle indagini più complesse, il reparto operativo speciale (il famoso ROS) il raggruppamento investigazioni scientifiche (i RIS) e quelli competenti sulle aree specialistiche, nuclei antisofisticazioni, nuclei operativi ecologici, nucleo ispettorato del lavoro e altri.
  Le competenze dei militari dell'Arma sono esercitate nell'ambito del sistema della sicurezza pubblica nazionale, definito dalla legge n. 121 del 1981, che ha introdotto un sistema di coordinamento tra la Polizia di Stato, l'Arma dei carabinieri e le altre forze di Polizia sotto l'autorità nazionale di pubblica sicurezza individuata nel Ministro dell'interno.
  Signor presidente, le assicuro che all'estero questo modello ordinamentale a volte è invidiato da tanti, perché non è comune avere una forma di coordinazione così strutturata tra le varie forze sul territorio.
  Il nostro sistema di coordinamento delle forze di Polizia prevede due livelli: quello nazionale e quello provinciale, risalenti rispettivamente al Ministro dell'interno e ai prefetti. Entrambi si avvalgono di organismi collegiali di consulenza, il Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica, composto di vertici delle forze di Polizia, e il Comitato provinciale dell'ordine e della sicurezza pubblica, che assicura a livello locale l'apporto di tutte le componenti del sistema di sicurezza, per operare analisi e valutazioni, per definire le esigenze, individuare gli obiettivi, le priorità e, laddove necessario, le attività da svolgere in modo sinergico.
  Per concretizzare il modello della cosiddetta sicurezza partecipata, oggi sono divenuti parte del Comitato provinciale il sindaco del comune capoluogo, il presidente della provincia, mentre i sindaci degli altri comuni possono essere invitati in relazione alle materie da trattare. Il prefetto definisce gli ambiti Pag. 8di intervento e attiva il coordinamento tra le forze di Polizia quando l'obiettivo da raggiungere esiga un'azione congiunta e si riveli insufficiente all'autorità isolata delle singole forze. In termini pratici, per la materia che qui interessa, è questa la sede in cui vengono esaminate le criticità del territorio, comprese quelle afferenti alle periferie, e viene deciso anche lo svolgimento di servizi particolari, come quelli ad alto impatto, oggetto di recenti direttive ministeriali.
  Con riferimento alle maggiori realtà urbane, in ragione della contestuale presenza delle due forze di Polizia a competenza generale, cioè Polizia di Stato e carabinieri, il modello di coordinamento prevede l'adozione e l'attuazione dei piani di controllo coordinamento del territorio, funzionali ad una corretta distribuzione delle risorse e delle competenze, evitando duplicazioni e vuoti operativi.
  Il piano, attuato in tutti i capoluoghi di provincia, viene definito previo esame del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica e formalizzato con apposito verbale, che specifica regole e procedure da attuare. I criteri generali fissati dal Ministero dell'interno stabiliscono una ripartizione del territorio della città in aree in numero variabile in relazione all'estensione dell'area e alla caratteristica socio-ambientale della criminalità; l'attribuzione della responsabilità del controllo del territorio e del pronto intervento in ogni area ad una delle due forze di Polizia a competenza generale, in modo da migliorare l'aderenza e la tempestività dell'azione preventiva, concentrando le risorse operative esistenti; l'alternanza sulle aree, di regola giornaliera delle due forze di Polizia. Quindi, se oggi i carabinieri stanno nell'area B, domani saranno nell'area C e poi nell'area A, a rotazione. L'intensificazione dello scambio informativo sugli eventi; il concorso della Guardia di finanza e delle Polizie locali per gli aspetti di competenza rispettivamente Pag. 9nel settore economico-finanziario e nell'ambito della polizia amministrativa, che è molto importante, oltre che nella rilevazione degli incidenti stradali in ambito urbano.
  Il piano può essere rivisto anche in località non capoluogo di provincia, dove coesistano reparti e uffici delle due forze di Polizia a competenza generale, cioè polizia e carabinieri, che siano in grado di garantire entrambi servizi di pronto intervento nell'arco delle ventiquattro ore.
  Ulteriori procedure condivise riguardano le attività da porre in essere in caso di particolari eventi di emergenza, attacchi terroristici, eventi calamitosi, eccetera, oggetto di specifiche esercitazioni interforze, sempre coordinate dalla prefettura.
  Sul piano tecnologico uno dei principali prodotti del sistema di coordinamento nazionale è la banca dati del forze di Polizia, dove sono memorizzate le informazioni su fatti, provvedimenti ed eventi attenenti a violazioni penali, amministrative e di interesse ai fini della sicurezza e dell'ordine pubblico, nonché della prevenzione e della repressione dei fenomeni criminali, acquisite da ciascuna forza di Polizia. Quindi, se un dato è inserito dai carabinieri lo leggono tutti gli altri, e viceversa naturalmente. Il 76 per cento degli elementi inseriti nella banca dati sono originati dai reparti dei carabinieri, siano essi denunce da parte dei cittadini, arresti o deferimenti all'autorità giudiziaria. Questo naturalmente perché noi siamo più diffusi sul territorio.
  Le linee di azione operative dell'Arma trovano la loro massima espressione nelle attività svolte di reparti delle organizzazioni territoriali, dai comandi provinciali alle stazioni, che sono sostanzialmente svincolati da compiti meramente gestionali e sono orientati a garantire la prevenzione e la repressione dei reati.Pag. 10
  Abbiamo 4.568 stazioni, 64 tenenze, 539 reparti territoriali e compagnie, 14 gruppi e 106 comandi provinciali, che formano un sistema integrato e dinamico di presidio e di conoscenza, ancorato alle comunità, secondo un modello di prossimità che si riflette direttamente sulla percezione di sicurezza dei cittadini. A questi presidi tradizionali si aggiungono 783 nuclei carabinieri forestali, che sono le vecchie stazioni forestali, e 148 nuclei carabinieri parco, stazioni parco, che abbiamo ereditato dal Corpo forestale dello Stato, che sono orientati a specifici compiti di Polizia ambientale, ma comunque rappresentanti un riferimento per i cittadini sul territorio, vivono comunque sul territorio. Le tenenze e le stazioni, unità operative elementari, che costituiscono l'unico presidio di polizia in 7.412 dei 7.901 comuni italiani, dove risiede il 57 per cento della popolazione nazionale, rappresentano i terminali del dispositivo operativo dell'Arma, impegnate nello svolgimento di tutti i servizi di sicurezza pubblica, di assistenza alla popolazione, di ricezione delle denunce e di gestione delle indagini di polizia giudiziaria, d'iniziativa o su delega delle procure della Repubblica.
  I comandi carabinieri ricevono oltre il 74,1 per cento totale delle denunce presentate dai cittadini a tutte le forze di Polizia e assicurano il 61 per cento dei reati scoperti, effettuando il 56,9 per cento dei deferimenti all'autorità giudiziaria e il 47,8 per cento degli arresti, la metà dei quali avviene in flagranza, perché gli arresti possono avvenire anche su ordine della magistratura naturalmente. In flagranza significa che c'è un presidio del territorio efficace.
  Il dispositivo territoriale dei carabinieri rappresenta una singolarità nel panorama della pubblica amministrazione, offrendo proprio dei punti di contatto al cittadino. Basti considerare che tutti i comandi, fino a livello provinciale, 399 di questi comandi sono fuori dai capoluoghi di provincia, garantisconoPag. 11 nell'intero arco delle ventiquattro ore l'apertura al pubblico e una costante capacità di pronto intervento sul territorio.
  Signori, dobbiamo considerare che a volte le realtà esterne sono conurbate alle città, quindi, di fatto, si passa da un comune all'altro senza soluzione di continuità, come avviene in tante aree del milanese, del torinese e nel napoletano. Sono situazioni dove noi siamo presenti, sostanzialmente nelle periferie, che sono comuni conurbati con la città.
  Questa capillarità non è sinonimo di disgregazione perché i reparti superiori, fino a livello provinciale soprattutto, garantiscono la tenuta complessiva del sistema, con l'azione di direzione e di controllo, che assicura, da un lato, l'uniformità del servizio e la puntuale verifica delle prestazioni, con un controllo molto stretto, e, dall'altro, il coordinamento per l'analisi a livello di comando provinciale dei fenomeni criminali, e il raccordo delle iniziative di contrasto integrato.
  Il nostro status militare, come carabinieri ci consente una gestione gerarchica efficace della struttura. I fondamentali valori militari di coesione, rigore, lealtà e onestà ci permettono di esprimere un livello di efficienza e duttilità unanimemente riconosciuto, anche fuori dai confini nazionali.
  Il controllo del territorio esercitato delle organizzazioni territoriali costituisce la principale forma di prevenzione, che è in grado di incidere direttamente sulla soglia dell'allarme sociale. Si caratterizza per la duplice connotazione presidiaria per la distribuzione delle risorse operative e sociali, perché costruisce uno strumento concreto di vicinanza ai bisogni di sicurezza della collettività.
  Vi do alcuni dati per quantificare l'impegno, perché credo sia utile in questa sede. I reparti dell'Arma hanno svolto nei primi nove mesi del 2023, 3 milioni 43 mila 489 servizi Pag. 12preventivi, con una media giornaliera di 11.148, controllando più di 11 milioni di persone e circa 8 milioni di veicoli. Le centrali operative hanno risposto al 59 per cento delle chiamate di pronto intervento rispetto a tutte le forze di Polizia sul numero unico europeo di emergenza 112.
  Nell'ottica di conseguire maggiore efficienza nello specifico settore, l'Arma nel tempo ha potenziato le dotazioni tecnologiche delle proprie pattuglie, fornendole di device portatili, modello tablet, in grado di consentire il rapido accesso da parte degli operatori in pattuglia alle diverse banche dati a disposizione delle forze di Polizia, nonché prontuari operatori. Mentre prima l'operatore doveva parlare con il collega in centrale operativa, adesso svolge i controlli direttamente sul territorio, velocizzandoli e soprattutto facendone di più. Inoltre, a fronte della necessità di potenziare i servizi di prevenzione e fronteggiare emergenti criticità della situazione dell'ordine della sicurezza pubblica, nel quadro di intese interforze a livello centrale vengono schierati contingenti di rinforzo caratterizzati da specifico dinamismo e versatilità operativa, cioè abbiamo delle squadre di intervento operativo inquadrate nei reggimenti, sono circa cinquecento uomini che vanno a rafforzare il dispositivo, come avviene a Caivano, a Napoli e nelle altre aree critiche, quotidianamente, con una manovra fatta dal Comando generale, d'intesa con il Dipartimento della pubblica sicurezza.
  A questi si aggiungono le squadre operative di supporto e le aliquote di primo intervento, sono altre cinquecento unità sostanzialmente, e sono una componente antiterrorismo, quindi sono squadre attrezzate e addestrate per un intervento più importante, con armamenti e, soprattutto, con un addestramento particolare, per un primo intervento, in costante collegamento con il nostro GIS, il gruppo di intervento speciale, le cosiddette «teste di cuoio», che hanno una competenza poi Pag. 13specifica di intervento operativo; intanto che intervengono quelli, c'è questa prima realtà di intervento, che consente un'aderenza territoriale, così come la polizia di Stato ha sue unità.
  Il GIS ha anche un nucleo negoziatori, che è pronto di intervenire in situazioni di counter terrorism, ma anche internazionali. La capacità è potenziata da una rete di centocinquanta negoziatori (first responders) inquadrati in ogni comando provinciale, deputati a gestire eventi di crisi, barricamenti, tentati suicidi ed altro e, in casi di atti di natura terroristica, a costruire una risposta di primo intervento. Quindi, quando c'è uno barricato in casa, intanto interviene il negoziatore locale, che è quasi uno psicologo, lo addestriamo a parlare con la persona, che può essere un aggressore o anche una vittima, per convincerlo a desistere dal suo atteggiamento, in costante contatto con i colleghi più esperti del gruppo di intervento speciale, che è a Livorno.
  A fronte dell'evidente strutturazione di un ambiente virtuale, che tende a replicare fenomeni, anche devianti, propri del contesto reale, il controllo del territorio viene sicuramente ampliato attraverso vere e proprie forme di pattugliamento del web, come lo chiamiamo. Ci consente di perseguire reati di diversa tipologia, dalle truffe online, al cyberbullismo, alla vendita illegale di merci e di farmaci spesso contraffatti e al traffico illecito di opere d'arte. Nel particolare settore della criminalità informatica l'Arma ha avviato una riorganizzazione per valorizzare la capacità di contrasto attraverso la rimodulazione della struttura della funzione di cyber investigation, il potenziamento tecnologico dei reparti per le attività di cyber forensics e l'ampliamento dell'offerta formativa, con sessioni didattiche di cyber training.Pag. 14
  Torniamo più nel dettaglio nel tema delle periferie. Rilevo come l'Arma, per propria vocazione istituzionale, sia ampiamente presente in queste aree, gravitando da sempre nei borghi più remoti del Paese, così come nelle aree urbane più lontane dal centro, spesso carenti di servizi, con urbanizzazioni approssimative e con un'alta densità di popolazione.
  Le stazioni carabinieri che operano in queste aree vivono intensamente l'ambiente e ne conoscono esigenze, problemi, aspettative e possibilità, al fine proprio di rimanere aderenti ai problemi della comunità, questa è la vicinanza. Le periferie urbane spesso presentano una situazione della sicurezza pubblica delicata, che richiede una presenza operativamente attiva, visibile, concreta e credibile. Sono caratterizzate da problematiche diffuse e trasversali, dalle manifestazioni criminali di degrado urbano, dall'eterogeneità sociale, alle disomogeneità economiche, fattori questi che, nel loro insieme, esprimono tutta la complessità della dimensione della sicurezza.
  In questi spazi l'immigrazione ha favorito lo sviluppo di quartieri misti, a forte connotazione multietnica, in cui, non di rado, si registrano problemi di convivenza tra le diverse componenti, che finiscono per alimentare paure e contrasti, spesso irrazionali, e per questo difficili da governare.
  Una situazione significativa è quella della tendopoli allestita dal comune di San Ferdinando, Reggio Calabria, dove mancano forme di integrazione del tessuto sociale locale in favore delle comunità straniere. Rispetto ad alcune realtà europee, come per esempio quella francese, nessuna periferia italiana integra le caratteristiche delle cosiddette nouveau zone, delle banlieue, né sinora si individuano contesti territoriali capaci di riproporre forme di protesta connotate da adesioni di massa.
  Tuttavia, c'è il rischio che l'attuale entità dei flussi migratori e la conseguente alta concentrazione degli immigrati in alcune Pag. 15aree delle nostre città, con i disagi che ciò comporta, possano costituire un ambiente ideale in cui innescare processi di contestazione, capaci di combinarsi con le forme di solidarietà e di protesta, anche di carattere organizzato, delle diverse declinazioni dell'anarchismo rivoluzionario e dell'antagonismo anticarcerario.
  Sul fronte della radicalizzazione estremista, non si ha al momento riscontro di focolai nelle periferie italiane, anche se, come la storia degli ultimi vent'anni ci insegna, il terrorismo di matrice islamica rimanda alle identità scomposte dei giovani dell'underclass urbana, che, sebbene nati in Europa, talora vivono la contraddizione stridente tra una socializzazione impregnata di costumi occidentali nei quali crescono e l'alterità derivante dall'origine straniera e consolidata dalla mancata integrazione nella società.
  Tra le principali emergenze che caratterizzano le aree urbane disagiate, come accennavo prima, si deve parlare del tema delle occupazioni abusive, che, seppure con diversa intensità a favore delle zone, favoriscono situazioni di incuria e di degrado. Proprio in tali condizioni di criticità ambientale spesso si innestano fenomeni dello spaccio diffuso degli stupefacenti, della violenza domestico relazionale, dei reati predatori dei gruppi giovanili deviati, i quali si rendono responsabili di episodi di aggressività non riconducibili a motivazioni di carattere politico-ideologico. Sull'argomento, la superficialità delle relazioni interpersonali e la ricerca compulsiva di gratificazioni istantanee, fortemente condizionata dal web, alimentano un'onda lunga di disagi, acuiti per la passata pandemia peraltro, che possono trasformare la naturale esuberanza dell'adolescenza in aggressività gratuita, fonte di bullismo fisico o cyber. Questo malessere può generare anche occasioni negative di aggregazione. Con crescente frequenza registriamo scorribande e danneggiamentiPag. 16 irrazionali, organizzati spesso attraverso social network da gruppi di giovani, a cui partecipano anche minorenni appena adolescenti.
  A questi fenomeni in alcune realtà territoriali si aggiunge quello del ciclico roghi di rifiuti, con conseguenziale sprigionamento di fumi tossici. Dall'analisi dei dati in possesso si evince che gli eventi risultano strettamente connessi con l'abbandono incontrollato e lo sversamento illegale di prodotti di scarto.
  Si registrano altresì casi in cui, a causa della inefficienza dei servizi di nettezza urbana a livello locale, si accumulano per giorni in strada notevoli quantità di rifiuti, provenienti soprattutto dalle economie domestiche, oggetto di atti incendiari da parte dei residenti, ai fini di ridurre i rifiuti accatastati.
  Gli elementi informativi sinora acquisiti ci portano però ad escludere l'esistenza di una correlazione tra i roghi e il disagio avvertito nei quartieri periferici, quale manifestazione esplicita di quest'ultimo, come accade invece nelle banlieue francesi, ad esempio.
  Il nostro primo impegno, in definitiva, è attuare un dispositivo di prevenzione e di contrasto dei reati che sia efficace e possa contribuire a dare un senso di minore precarietà alle persone che vivono in questi contesti. Parimenti, viene alimentato con costanza il flusso informativo per soddisfare le esigenze di conoscenza e, conseguentemente, di analisi dei fenomeni di interesse, compresi quelli legati a possibili derive di natura terroristica, con un'attenzione continua alla sensibilità info-investigativa su strada, che origina proprio dalle nostre stazioni, che sono i primi sensori sul territorio.
  Gli elementi informativi di maggiore interesse vengono poi sviluppati dai reparti investigativi e condivisi in qualificati consessi, fino al CASA, il comitato d'analisi strategica antiterrorismoPag. 17 a livello centrale, di cui peraltro sono membro come rappresentante dell'Arma.
  Siamo però consapevoli che è una sfida che non si vince da soli, né solo con gli strumenti di polizia. In questi contesti, più che in altri, bisogna considerare la sicurezza quale prodotto di un sistema complesso, frutto di una politica integrata, nella quale confluiscono attori nazionali e locali, centrali e periferici, pubblici e privati, chiamati sempre più a cooperare efficacemente per garantire la fruizione dei diritti e delle libertà democratiche.
  È per questa ragione che sono nostri formidabili alleati altri attori della scena sociale, che si impegnano nei territori più difficili, a cominciare dalle parrocchie, presidi di fede e di socialità, con i quali interagiamo intensamente, per invitare i ragazzi a frequentare gli oratori, luoghi straordinari dove incontrarsi e svolgere piccole attività sportive o di assistenza. Io ho comandato il comando provinciale di Torino e lo facevamo anche con le scuole islamiche, perché hanno lo stesso valore, e quindi bisogna essere in questo senso laici e trasversali e notare dove più c'è un ente che riesce ad attirare il consenso, soprattutto dei giovani, per farlo proprio partner.
  Anche le associazioni di quartiere o di volontariato sono fondamentali, laddove generosamente creano aggregazione e si interessano dei problemi degli umili e dei più fragili. L'obiettivo è quello di creare una socialità positiva, tentando di togliere i giovani dalla strada, perché spesso in queste realtà è cattiva maestra, operando di volta in volta, secondo le sensibilità e le possibilità locali, con quelle istituzioni, enti e persone che possono fare la differenza in quel contesto, perché vengono ascoltati dalla gente.
  Sono tante le iniziative concrete che mettiamo in campo in aggiunta alla nostra missione principale di mantenere l'ordine Pag. 18e la sicurezza. Ad esempio, da oltre dieci anni nel quartiere Zen 2 di Palermo la stazione di San Filippo Neri, che ha sede proprio in una delle palazzine popolari dell'area, dentro il quartiere – io ho retto anche il comando provinciale di Palermo, ed è singolare vedere che una delle palazzine popolari è la stazione dei carabinieri – ha instaurato un rapporto di collaborazione con l'associazione Albero della Vita, sviluppando diverse iniziative solidali ed educative. In ambito scolastico i carabinieri, quando non impegnati in servizi operativi, svolgono doposcuola in favore dei ragazzi e dei bambini del quartiere, attraverso laboratori didattici organizzati anche all'interno dei locali della caserma e fuori; in quello sportivo, per esempio, vengono chiamati ad arbitrare le partite di calcio, prima azione di sensibilizzazione alla legalità, ed è molto apprezzato questo. Non a caso allo sport è stato riconosciuto espresso rilievo costituzionale, quale elemento educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico. Nel parco verde di Caivano i carabinieri del nostro gruppo sportivo hanno avviato dei corsi di pugilato, ai quali hanno partecipato sinora settanta ragazzi, perché anche uno sport apparentemente violento è fatto di regole e, soprattutto, di rispetto per l'altro.
  La stazione di San Filippo Neri di Palermo, così come quella di Napoli Scampia, che è situata proprio sotto la Vela Rossa, non sono dunque dei fortini avulsi da tutto ciò che li circonda, ma sono parte del territorio stesso, di cui, come già accennato, si possono comprendere le dinamiche solo vivendole in prima persona, al fianco del cittadino. Si tratta di due esempi dell'assoluta aderenza delle istituzioni alle comunità delle periferie e ai loro problemi.
  Cito ancora i carabinieri di Bari San Paolo, che hanno donato una bicicletta a una bambina la cui famiglia non poteva permettersela; naturalmente l'abbiamo saputo indirettamente, Pag. 19non ce l'avevano neanche detto loro. Sempre a Caivano, i carabinieri del raggruppamento biodiversità, d'intesa con il commissario straordinario alla riqualificazione, hanno dato avvio a una collaborazione per il rinnovamento del parco verde, ripristinando la vegetazione, la sentieristica preesistente nonché realizzando percorsi educativi con un'aula didattica all'aperto e punti di sosta per attività ricreative. I carabinieri di Milano, a San Siro, con altre istituzioni, anche universitarie, hanno avviato un progetto per qualificare operatori e dipendenti di varie istituzioni a un apporto più professionale nella capacità di ascolto delle fasce deboli, per meglio comprenderne i bisogni e attuare interventi appropriati.
  Tante sono le iniziative concrete di intervento sociale che adottiamo perché ne avvertiamo la richiesta del territorio, ma la cooperazione più forte, che cito per ultima proprio per sottolinearne la rilevanza, è quella con la scuola. Gli istituti scolastici di periferia sono talvolta delle frontiere, dove il disagio si mescola e rischia di amplificarsi, un disagio da mancanza di sensibilità, da carenza di mezzi, da volontà della criminalità in certe zone di tenere i giovani in uno stato di bisogno emozionale e senza prospettive di miglioramento è il pericolo più grande, come ci insegna l'eroismo religioso e civile del beato Pino Puglisi a Brancaccio. Con gli insegnanti e gli educatori delle scuole ci sentiamo dalla stessa parte e partecipiamo attivamente alla vita didattica, con le azioni sulla legalità, che insegnano in maniera semplice l'utilità e la convenienza di essere buoni cittadini e di rispettare le regole e i valori fondamentali istituiti dalla carta costituzionale.
  Non solo prevenzione e repressione dei reati dunque, ma promozione dei valori della cultura della legalità e della giustizia nelle comunità e soprattutto nelle nuove generazioni.Pag. 20
  Nel mese di maggio dello scorso anno abbiamo rinnovato il protocollo d'intesa con il Ministero dell'istruzione e del merito, che prevede, tra gli altri, un progetto pilota anche sull'educazione ambientale.
  Per dare dei numeri, durante lo scorso anno scolastico i carabinieri hanno incontrato quasi seicentomila studenti di oltre diecimila scuole, di ogni ordine e grado, su tutto il territorio nazionale, svolgendo attività di divulgazione, proiezione di filmati e interventi di articolazioni specialistiche. Oltre ventisettemila sono stati invece gli studenti che hanno visitato le caserme dell'Arma, ma non solo, anche le oltre centocinquanta riserve naturali gestite dal raggruppamento carabinieri biodiversità. In ognuno di questi incontri l'educazione alla legalità insiste sulla sua prima regola, il rispetto per gli altri. Questo valore assoluto e radice delle democrazie, in cui fortemente crediamo, rappresenta il tema che cerchiamo di seminare nel cuore dei ragazzi perché germogli e prosperi.
  Tornando nell'ambito più squisitamente operativo, segnalo come l'Arma persegua costantemente un'ottica di aderenza al territorio. Per questo la configurazione dei comandi e dei reparti ha subìto nel tempo un continuo adeguamento, proprio allo scopo di rendere la presenza dei carabinieri sempre coerente con le esigenze socio-ambientali, economiche, demografiche, urbanistiche e antropiche, nonché con l'evoluzione delle dinamiche criminali. Questo criterio è applicato con particolare attenzione proprio alle periferie, soprattutto alle città metropolitane e nei comuni dell'Hinterland, maggiormente interessati dai fenomeni di conurbamento con il capoluogo, nei quali l'espansione demografica degli ultimi anni richiede un proporzionato adeguamento degli apparati presidiali delle forze di Polizia. In particolare, per la capitale è stata a suo tempo prevista l'istituzione di cinque stazioni in località periferiche Pag. 21densamente abitate, Monte Sacro, Trullo, Borghesiana, Trigoria e Infernetto, recuperando risorse necessarie al raggruppamento di altrettante stazioni, Nuovo Salario, Talenti, Porta Portese, Quarto Miglio Appio e Nomentana, che sono ubicate nei quartieri più centrali o comunque maggiormente presidiati dalle altre forze di Polizia. Sinora è stato possibile procedere all'apertura della stazione di Roma Trullo nel novembre del 2020. Per il comune di Bologna è stata prevista l'istituzione alla stazione di Bologna Pilastro, in ragione dell'esigenza fortemente avvertita dalla comunità e dall'amministrazione locale di assicurazione in quel rione periferico un presidio di polizia. Recentemente è stata altresì delineata una possibile riorganizzazione dello scomparto territoriale felsineo, correlata alla costituzione della compagnia di Casalecchio di Reno, che consentirà di alleggerire il carico operativo degli assetti operanti in città, a vantaggio soprattutto delle aree periferiche.
  A margine di questi provvedimenti ordinativi, l'analisi quotidiana dell'evolversi di alcuni fenomeni ha richiesto un aggiornamento sulle modalità dell'intervento. Sono stati per questo impiegati gli squadroni eliportati cacciatori, altamente addestrati ed equipaggiati, hanno mezzi terrestri ed aerei, negli anni '90 per contrastare il fenomeno desequestri in Sardegna e in Calabria, erano nati con quella funzione e oggi sono impiegati anche per assicurare un supporto flessibile e diversificato ai comandi dell'organizzazione territoriale, cioè per lo svolgimento di operazioni straordinarie di controllo del territorio nell'ambito di contesti operativi che, per caratteristiche geografiche, orografiche e ambientali, sono poco permissivi, perché a volte a ridosso dei centri urbani. Il loro recente impiego nelle province di Como e Varese ha determinato, contrastando in maniera efficace lo spaccio nelle aree boschive, positivi riflessi sulla complessiva situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica,Pag. 22 molto apprezzato dalla popolazione e anche dalle autorità locali.
  Nel quadro complessivo delle azioni di prevenzione e di contrasto l'Arma è molto sensibile alla tutela delle vittime vulnerabili, che è un fenomeno statisticamente più incidente proprio nelle periferie, dove le condizioni di vita, generalmente più disagevoli, possono diminuire la consapevolezza della gravità di certamente condotte e attenuare quella vigilanza e quel controllo che normalmente si caratterizza e si realizza in ambito familiare o nella socialità prossima, dove ci sono occhi attenti.
  Quello della violenza di genere, in particolare, è un tema drammaticamente attuale, che merita un'attenzione particolare, al pari dei fatti che riguardano la popolazione anziana. Per quanto riguarda la tutela delle donne, sebbene l'Italia si sia dotata di un apparato penale tra i più avanzati d'Europa, il solo approccio repressivo non si è dimostrato risolutivo. Pesano fattori di ordine culturale, che condizionano lo stesso percorso di consapevolezza delle vittime, ed è per questo che, di concerto con il Ministero dell'istruzione e del merito, abbiamo intensificato le nostre campagne di sensibilizzazione, per diffondere a tutti i valori della tolleranza e del dialogo, ma anche la sensibilità nel riconoscere il pericolo.
  Non possiamo dire quanto questa prevenzione sia stata efficace, ma ci piace considerare che l'attenzione ricevuta dalle donne alle quali ci rivolgiamo rappresenti una cartina di tornasole significativa dell'utilità di tali incontri, spesso insieme ad associazioni volontarie, che sono molto proattive nel monitoraggio di questo fenomeno odioso.
  Non abbiamo tralasciato ovviamente neanche l'aspetto repressivo sulla violenza di genere, ci siamo dotati di capacità professionali e strumenti appositi. La sezione atti persecutori Pag. 23del reparto analisi criminologiche del RACIS da oltre dieci anni svolge attività di studio e analisi sulla materia, elaborando valutazioni sui fattori di rischio in favore dei reparti operanti e programmi di formazione del personale, che peraltro sono prescritti dalla normativa di settore.
  Tra i vari supporti forniti dal reparto segnalo il prontuario operativo per i reati di violenza di genere, che è un documento riepilogativo delle migliori pratiche adottate nella gestione dei casi, che ampliamo costantemente, non ché i corsi basici e specialistici sul tema dello stalking, degli ufficiali in servizio nei reparti investigativi, nonché di tutti i comandanti a livello locale, compagnia, tenenza e stazione.
  Dal 2014 è attiva, in particolare, nell'Arma la rete nazionale di monitoraggio del fenomeno della violenza di genere, composta da personale appositamente addestrato, con il compito di sostenere i reparti sul territorio nello sviluppo delle indagini. La rete è strutturata su ufficiali di polizia giudiziaria, marescialli e brigadieri, inseriti nell'ambito delle articolazioni investigative territoriali e formati presso il nostro istituto superiore di tecniche investigative di Velletri, con specifici corsi. Ad oggi sono state formate oltre seicento unità, che operano concretamente sul territorio nazionale.
  Voglio segnalare in particolare come il sostegno dell'associazione Soroptimist International, impegnata in attività e progetti a tutela delle vittime di violenza di genere, abbiano con noi sviluppato il progetto «Una stanza tutta per sé», con la realizzazione presso le nostre caserme di spazi appositamente ideati per favorire l'ascolto da parte di personale specializzato di donne e minori vittime di violenza. Non posso qui sottacere l'impegno spiccato delle donne dell'Arma, che avvertono più sensibilmente queste problematiche e sono straordinarie protagoniste nella lotta legale e culturale contro gli abusi.Pag. 24
  Sempre con l'associazione Soroptimist International e con la fondazione Vodafone Italia, che persegue finalità di assistenza alle categorie sociali deboli, abbiamo avviato la sperimentazione del sistema «Mobile Angel» per la prevenzione e il contrasto di tale forma di violenza. Questo progetto prevede la consegna alle vittime, con il loro consenso, di un dispositivo di allarme da polso, tipo smartwatch, connesso con la rete telefonica tramite apparato cellulare dell'utente, su cui è installata un'applicazione dedicata. La sperimentazione si è appena conclusa, con positivi risultati, nell'ambito dei territori di competenza delle procure della Repubblica di Napoli, Milano, Torino e Ivrea, e sarà ulteriormente sviluppato.
  Su un altro fronte, le dinamiche demografiche del Paese fanno registrare nell'ambito del progressivo invecchiamento della popolazione un ulteriore aumento del segmento dei più anziani, senza figli o che vivono in condizioni di solitudine e isolamento. Emerge dunque l'esigenza di orientare le iniziative di prossimità a sostegno di queste persone, quale ambito specifico della polizia di comunità. E proprio in tale contesto noi promuoviamo l'attività di sensibilizzazione sui pericoli derivanti dalle truffe, e lo facciamo attraverso campagne svolte presso le comunità parrocchiali, gli uffici postali o i centri di aggregazione, a seconda del territorio dove ci ritroviamo ad operare.
  Mi avvio a concludere, evidenziando come il nostro sia uno sforzo volto a normalizzare il rapporto tra chi vive nelle periferie degradate d'Italia e le istituzioni, con le nostre stazioni chiamate a coltivare quotidianamente quella singolare relazione di amicizia che si fa sicurezza e conforto, e sono presupposti indispensabili per lo sviluppo civile.
  L'Arma, come istituzione tra le istituzioni, è al servizio al fianco di tutti i cittadini, e come carabinieri avvertiamo intimamentePag. 25 la responsabilità di doverci impegnare di più dove le condizioni sono meno favorevoli.
  Ringrazio per l'attenzione e sono a disposizione per eventuali domande, signor presidente.

  PRESIDENTE. Grazie davvero, generale, per questa relazione, che è molto esaustiva, e che ha toccato un po' tutti i vari punti che avevo evidenziato in premessa come cornice.
  In sostanza, io credo che sia evidente, anche dai dati importanti che ha fornito, da un lato, questa presenza capillare dell'Arma sul territorio nazionale, che rappresenta ovviamente un presidio di legalità, che a volte – lei ha citato anche alcuni esempi concreti – va anche al di là dei singoli aspetti istituzionali che vi competerebbero, perché ovviamente siete integrati all'interno delle comunità locale.
  Il secondo aspetto molto interessante che si evince, che poi è una conferma, è questo modus sinergico di operare, sinergico nel senso etimologico, quindi di lavorare insieme. Lei ha parlato di alleati e ha citato realtà come le parrocchie e le associazioni di quartiere e di volontariato, che ovviamente condividono questo impegno.
  Poi mi ricollego all'ultimo aspetto che ha citato, che noi riscontriamo molto anche quando operiamo sul territorio, Lei ha parlato di uno sforzo per normalizzare. In realtà, quello che noi riscontriamo quando giriamo sui territori, nelle periferie, è una voglia di normalità, vogliono avere trasporti normali, servizi culturali, educativi e formativi normali, delle condizioni di sicurezza normali, un decoro normale. Quindi io credo che siano un po' questi i punti che stanno alla base di questo, che è il vostro impegno.
  Io colgo questa occasione, come ho fatto in premessa, per rinnovare i miei ringraziamenti per l'opera importantissima che voi portate avanti quotidianamente.Pag. 26
  Chiedo ai colleghi, sia a quelli collegati da remoto che ai colleghi presenti, se vogliono intervenire. Prego il collega De Maria.

  ANDREA DE MARIA. Grazie al generale per questa relazione davvero interessante. Mi ritrovo nei ringraziamenti e anche nelle considerazioni che faceva il presidente ora.
  Alcuni temi puntuali, che sono questi: il primo, anche legato al lavoro che dobbiamo fare noi, cioè di missioni nelle principali città metropolitani, in tutte le città metropolitane del Paese, io sarei interessato, nell'ambito delle missioni, a inserire alcune di queste esperienze di integrazione tra azione vostra, delle forze dell'ordine, e di associazionismo culturale, sociale, religioso, e quindi se in un rapporto diretto lei ci potesse indicare alcune realtà che per noi potrebbe essere interessante vedere di persona, credo che sarebbe importante farlo, anche come segnale. Le nostre missioni possono servire anche per dare un segno di presenza istituzionale, e quindi anche in questo caso ci potreste segnalare se ci sono realtà dove la nostra presenza aiuta anche a dare un segno di presenza e di attenzione delle istituzioni.
  Il secondo punto. Lei ha parlato del tema dei rischi potenziali di terrorismo fondamentalista islamico. A me interessava sapere se avete fatto un focus particolare sugli eventi degli ultimi giorni, quindi da questa terribile aggressione di Hamas a Israele del 7 ottobre a oggi, se ci sono segnali di un aumento di pericoli per la sicurezza. Io sento alcune dichiarazioni generali, di alcuni ministri, ma volevo capire nella vostra percezione, nel vostro monitoraggio se ci sono segnali di questo genere.
  Terzo punto. È sempre un argomento di cui lei ha parlato, il tema dello spaccio di droghe e del contrasto allo spaccio di sostanze stupefacenti. Mi interessava, se riteneva, sapere dal vostro punto di vista se avete indicazioni sulla legislazione Pag. 27vigente in materia, sia rispetto a un possibile aggravamento di pene per chi compie il reato di spaccio, anche rispetto alla possibilità di utilizzare con più efficacia la carcerazione preventiva, e sia rispetto a forme di depenalizzazione, anche per sottrarre il mercato di parte delle sostanze al controllo della criminalità organizzata.
  Quarta questione. Lei ci ha detto i numeri dell'organico dei carabinieri, che sono estremamente significativi. Lei ritiene che ci siano alcune aree del Paese in cui sarebbe prioritario ragionare in ordine a rafforzamenti di organico?
  Poi, come si sente, sono eletto a Bologna, sono due temi che conoscevo molto importanti per il territorio, fra l'altro la caserma Pilastro è stata realizzata con fondi del bando periferie, che nacque nella XVII Legislatura, anche collegato all'azione che facemmo nell'allora Commissione periferie, il presidio al Pilastro e l'azione su Caselle sono due azioni di grande importanza.
  Infine, mi interessava capire, visto che lei ha fatto un riferimento molto interessante nella relazione, il tema del rapporto con le polizie locali. Uno dei punti, a mio avviso, che già nella XVII Legislatura avevamo iniziato a valutare, era la legislazione in ambito delle polizie locali, e quindi capire, anche qui, dal vostro punto di vista, se ci sono elementi che anche con un'azione legislativa nazionale possono aiutare la polizia locale a essere più integrata in un ragionamento di ordine pubblico, ovviamente nell'ambito delle sue competenze.
  Noi, come Commissione, facciamo missioni, dobbiamo scrivere una relazione finale, che ovviamente tiene conto di queste audizioni e così via, e l'idea era anche di costruire proposte di legge bipartisan – nel mio caso io e il presidente saremo bipartisan, per esempio – che, nascendo dalla condivisione dei diversi gruppi parlamentari, potrebbe consentire anche un iterPag. 28legislativo più accelerato. La droga è un tema che a me personalmente sta molto a cuore e poi le chiedevo delle polizie locali, perché penso che sia uno dei temi su cui potremmo lavorare come Commissione. Grazie.

  ARTURO GUARINO, generale dell'Arma dei carabinieri. Parto dalle esperienze sulle città metropolitane. Io ho dato qualche cenno di qualche situazione particolare, anche per suggerire dei metodi, che hanno ispirato alcuni dei nostri collaboratori. Naturalmente su questo mi riservo di farvi arrivare un contributo più organico perché mi rendo conto che in una relazione come questa si va per schemi e per punti, non possiamo essere esaustivi. I progetti che stiamo eseguendo sul territorio, sia sotto il profilo della socialità, i rapporti con le parrocchie, i rapporti con gli enti sportivi, con le associazioni e con le circoscrizioni possono essere più integralmente riferiti in un focus a parte, che mi pregerò di farvi arrivare.
  La seconda suggestione, onorevole, che lei pone, è quella sul rischio di terrorismo. La situazione è sotto gli occhi di tutti. Gli organi di Governo hanno informato che non ci sono minacce dirette, ma naturalmente è una tensione internazionale che può determinare una situazione di pericolo, anche in modo imprevisto e non strutturato.
  Un aspetto singolare che devo evidenziare, proprio come esperienza personale, io comandavo il comando provinciale di Torino quando ci furono i fatti in Francia di Charlie Hebdo, l'attentato di Nizza, che colpirono moltissimo la comunità locale di religione islamica, che a Torino è molto forte. Noi abbiamo proprio delle cooperazioni con le locali scuole islamiche, con le comunità, perché i primi che si sentono a disagio quando succede una cosa del genere sono proprio la comunità islamica, che correttamente lavora in Italia, opera e vive, anche ben integrata nei territori, ed essere additati come potenziali Pag. 29responsabili solo perché magari si porta lo chador, diventa un fatto psicologico molto opprimente per questi nostri concittadini, per chi è già concittadino, o comunque persone che vivono sul nostro territorio. Allora favorire queste forme di vicinanza per noi diventa importante. Non vi nascondo che noi abbiamo diversi carabinieri di religione islamica, cittadini italiani naturalmente, che sono preziosi nella interlocuzione con queste comunità. Creare solidarietà a livello locale e non essere percepiti come diversi diventa uno dei modi per affrontare meglio culturalmente questo delicatissimo fenomeno.
  Per quanto riguarda il pericolo, le assicuro che le nostre energie sono spese al massimo, sia a livello informativo e sia preventivo, per individuare quelle che possono essere le situazioni più a rischio e difenderle al meglio delle nostre possibilità, e ci sono gli strumenti per farlo. Siccome siamo in ambito pubblico, naturalmente non posso entrare in dettagli.
  Per quanto riguarda lo spaccio di sostanze stupefacenti, è un mercato, come vi dicevo in relazione. Ci è capitato di scompaginare organizzazioni intere e dopo un mese se ne crea un'altra, perché c'è una richiesta, c'è una domanda sul territorio, e quindi la domanda crea offerta. Questo è uno dei temi più complessi da affrontare. La politica legislativa in materia, che è orientata su uno strumento legislativo molto forte, che è il decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, dà una risposta anche in termini sanzionatori molto efficace, credo che l'associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, è l'articolo 74 di questo decreto del Presidente della Repubblica, comporti una delle pene più importanti nell'ambito della giustizia penale italiana, e sono pene temute, tant'è che a volte le organizzazioni mafiose delocalizzano ad altre strutture satellite l'organizzazione dello spaccio di stupefacenti, per non essere inglobate in una struttura la cui partecipazionePag. 30 poi determina la comminazione di pene estremamente significative, si va dagli otto ai vent'anni, per dare la dimensione del profilo penale.
  Sulla depenalizzazione, queste sono scelte di politica legislativa e io non credo che saremmo in linea con quello che anche l'ambito internazionale vuole in tema di contrasto allo spaccio e al traffico di stupefacenti, dove, tra l'altro, le nostre organizzazioni criminali e, soprattutto, la 'ndrangheta, svolgono un ruolo importante anche nelle attività di traffico anche nazionale. Sono costantemente oggetto di attenzione dei nostri organi investigativi internazionali, ma a noi interessa anche contrastare lo spaccio locale, anche nelle piccole realtà, ma diventa sempre più complesso. Quindi, secondo me, bisognerebbe incidere di più e trovare strumenti per la dissuasione all'uso degli stupefacenti. Io ho due figlie, una di ventidue anni e l'altra di diciotto anni, e loro sanno benissimo quali sono i pericoli, però, ciononostante, mi dicono che c'è diffusione. Bisogna quindi trovare il modo di incidere su quella che è la sensibilità, soprattutto dei nostri giovani, su questo tema estremamente delicato, ma non so quanto la depenalizzazione possa effettivamente risolvere il problema.
  Rafforzamenti di organico. Il Governo negli ultimi anni ci ha consentito il reclutamento del 100 per cento delle uscite, quindi tot limitari dell'Arma e anche delle forze di Polizia si congedano e tot ne entrano, addirittura ci sono stati dei riconoscimenti ulteriori, ed è nostra cura poi distribuire questo personale laddove è più necessario ai fini della garanzia dell'ordine e della sicurezza pubblica. Mediamente c'è un carabiniere ogni mille residenti, se non ricordo male, in alcune aree ce n'è uno ogni cinquecento e in altre aree uno ogni duemila, in relazione proprio a quelli che sono i caratteri locali di ordine e sicurezza pubblica, quindi i meccanismi di allarme che noi profiliamo per Pag. 31una corretta attribuzione delle risorse, e questa è una costante attenzione. In più, come dicevo in relazione, sia noi che la polizia di Stato, abbiamo questi reparti un po' di riserva, che schieriamo in relazione a quelle che sono le esigenze, per cui sulle città metropolitane o sulle aree dove ci sono situazioni particolari, dove c'è bisogno anche visivamente, perciò i cacciatori, che sono quelli in mimetica con il basco rosso, hanno fatto anche uno sceneggiato, e quindi sono particolarmente visibili, oltre all'efficacia operativa, determinano un effetto di deterrenza, soprattutto di rassicurazione delle persone perbene, che a volte è importante tanto quanto fare una buona indagine, perché la casalinga di Voghera non sa che noi abbiamo sequestrato un tir di stupefacenti e, se lo sa, poco le interessa, ma le interessa che venga risolto il problema sotto casa sua, come è giusto che sia. E noi dobbiamo sforzarci anche di rendere visibile la nostra attività di prevenzione, in modo che sia riconosciuta, e questa è poi l'efficacia dei servizi di alto impatto, come sono stati fatti a Caivano, perché naturalmente i delinquenti vedono che si spostano quel giorno, però la cittadinanza prende fiducia nelle istituzioni e magari ci viene a riferire i fatti. Io ho retto il comando provinciale di Palermo, e quando vedevano che la nostra capacità investigativa colpiva efficacemente la mafia nella sua organizzazione militare, abbiamo avuto casi di commercianti che sono venuti a denunciare il pizzo di loro spontanea iniziativa, non perché li abbiamo chiamati noi in caserma perché già lo sapevamo; e questo è un segno di grande attenzione della cittadinanza nel momento in cui si fida della struttura di polizia che opera sul territorio.
  Nel rapporto con le polizie locali, nella mia esperienza territoriale il rapporto credo sia ottimo, perché se si rispettano le attribuzioni e le specificità di ciascuno si opera in sinergia. Magari dare poteri diversi – una polizia municipale ha sufficientiPag. 32 poteri per poter agire anche come attività di prevenzione e di repressione, ma nel proprio ambito – se tutti vogliamo fare le pattuglie contro la droga, poi non c'è chi rileva gli incidenti stradale o chi si interessa della polizia annonaria; invece quando lo schema funziona bene, in ambito prefettura si prendono buoni accordi, soprattutto nell'ambito delle realtà cittadine, si fanno servizi congiunti, dove uniamo carabinieri, finanziari e polizia municipale per svolgere i controlli più efficaci, così io faccio un controllo di sicurezza, il finanziere un controllo fiscale e l'operatore di polizia municipale un controllo di polizia annonaria, e diventa più efficiente per fatti. Se poi tutti facciamo tutto non siamo adeguatamente efficienti. Invece il rispetto delle sensibilità e delle professionalità maturate dai rispettivi corpi sono un valore aggiunto alla sicurezza nazionale, e poi lo schema nostro italiano è orientato su questo, e le dico che funziona bene.

  PRESIDENTE. Grazie generale. Su questo tema del rapporto con le polizie locali, io credo che noi in Commissione dobbiamo fare un approfondimento, perché alcune competenze a volte rimangono un pochino ibride e altre volte si vanno a sovrapporre rispetto a competenze di Polizia e carabinieri. Una delle cose che è uscita fuori nei nostri incontri è questa necessità di definire un po' meglio il ruolo della polizia locale, che è organizzata in maniera piuttosto variegata sul territorio nazionale, anche con delle regole, delle procedure e dei meccanismi che, a volte, sono legati alla specificità locale. Quindi magari una migliore e più precisa ripartizione delle competenze potrebbe aiutare in termini di efficacia dell'azione. Questo però è un ragionamento per noi, che, tra l'altro, in diverse occasioni abbiamo già avviato e che, probabilmente, dovremo approfondire nel corso dei nostri incontri.

Pag. 33

  ARTURO GUARINO, generale dell'Arma dei carabinieri. Sono d'accordo, signor presidente. Se mi permette, anche nella vostra esperienza e di tanti onorevoli e amministratori legali, c'è anche da considerare poi la dimensione, perché una cosa è parlare della polizia municipale di Milano e un'altra cosa è parlare quella del piccolo comune, dove magari c'è un solo agente che, solitamente, interopera con la stazione dei carabinieri come se fosse uno dei carabinieri e viceversa. Quindi c'è anche da ben diversificare, perché poi dare troppe competenze quando non si ha la forza di portarle avanti, se non si usano delle forme di sinergia tra comuni, come anche è realizzato in alcuni casi, ma non sempre, mentre noi, come organizzazione gerarchica, possiamo far lavorare insieme due stazioni contermini, non è detto che la polizia municipale di due comuni contermini facciano altrettanto. È un'operazione molto sensibile.

  PRESIDENTE. Esattamente, anche perché i criteri e le modalità di accesso alla polizia locale ovviamente seguono dei percorsi totalmente diversi. Prego, collega Iaria.

  ANTONINO IARIA. Grazie presidente. Buongiorno generale. Io ho sentito in remoto la sua relazione e, tra l'altro, vorrei approfondire due temi che avete già citato, innanzitutto quello della polizia locale, anche perché, come avete giustamente detto, la polizia locale ha anche degli ambiti chiaramente di collegamento più con l'amministrazione comunale e in una grande città la polizia locale si occupa di tante cose, quindi in qualche modo è sovrapponibile alle attività delle forze dell'ordine, in alcuni casi, ma nella maggior parte dei casi no.
  Una delle soluzioni che prima era stata abbandonata e che adesso sta cominciando a prendere piede – e quindi chiederò anche la vostra opinione come Arma – è il ripristino della polizia metropolitana. A Torino è ripartita l'idea del vigile Pag. 34metropolitano, chiamiamolo così, che lavora nell'ambito della città metropolitana, che potrebbe essere la figura o la branca della polizia municipale che riesce a fare questo coordinamento più sensato sul territorio di ambito metropolitano. Da questo punto di vista un ente un po' più di ampio raggio territoriale può aiutare a collaborare in maniera più specifica con le forze dell'ordine, che non, come ha detto giustamente lei, il singolo vigile del singolo paese, magari in certi paesi non ci sono nemmeno, e quindi, da questo punto di vista, l'azione potrebbe essere più concentrata.
  Invece ritorno su un tema che io cito spesso, su cui faccio anche domande proprio all'operatore delle forze dell'ordine, non per avere un'opinione politica, ma riguardo alla depenalizzazione delle droghe leggere. La domanda non è, chiaramente, un'opinione se eliminarle o meno, dal punto di vista politico, di scelte, eccetera, ma quello che io chiedo è la quantità di risorse che vengono messe in campo – forse, tra l'altro, l'ha già chiesto il collega, ma ripeto la domanda in maniera diretta – per eliminare la rete che è legata in gran parte alle droghe leggere, a quanto mi hanno detto operatori delle forze dell'ordine è molto importante, perché è la droga più facile, più diffusa e che ha un mercato più ampio, e per questo il motivo della richiesta. Dal punto di vista operativo avrebbe un risultato depenalizzare l'uso delle droghe leggere, quale la marijuana, proprio per aiutare a fare in modo che le forze dell'ordine possano avere più forze e più risorse per andare a eliminare la rete più importante, la rete che dirige e che crea le aree di spaccio e le gestisce? Si sa benissimo che non è tanto efficace, anche se è più bello dal punto di vista comunicativo, andare ad arrestare il piccolo spacciatore sotto casa, ma il lavoro delle forze dell'ordine è quello di raccogliere materiale e informazioni, in modo da distruggere la rete che utilizza il piccolo Pag. 35spacciatore, in modo da creare un danno vero, economico anche, all'organizzazione criminale di gestione, che è più efficace, anche se queste organizzazioni si ricostruiscono, però è sicuramente l'arma più efficace, anche dal punto di vista di avere poi delle pene più importanti e riuscire ad acquisire un grado di sicurezza del territorio reale.
  La domanda è semplicemente questa: dal punto di vista operativo quant'è lo sforzo che viene dedicato, se si può quantificare, a combattere lo spaccio delle droghe leggere rispetto a tutta la battaglia verso la gestione delle droghe?
  Un'ultima richiesta. Ha detto una cosa molto interessante e, essendo io di Torino, mi ricollego a una cosa che ho saputo recentemente, e cioè la visibilità dell'operatore, del carabiniere o del poliziotto. Ho sentito che c'è una specie di esperimento, proprio per creare una dotazione tecnologica, una specie di piccola sirena portatile, che può essere utilizzata dall'operatore stesso, innanzitutto per essere visibile nel territorio, ma anche per quanto riguarda la sicurezza dell'agente stesso, del carabiniere stesso nel momento in cui fa rilievi di incidenti stradali in ambiti extraurbani o urbani dove c'è poca visibilità ed essere visibile anche quando cammina per il territorio, per avere l'idea di essere subito riconoscibile e dare quel senso di sicurezza percepito. Mi ha stimolato quest'ultima domanda proprio perché l'azienda che sta facendo questa sperimentazione è della provincia di Torino e quindi volevo sapere se poteva essere una cosa interessante.

  PRESIDENTE. La collega Patriarca, che si è dovuta scollegare perché sta prendendo un aereo, chiedeva – in parte riprendendo quello che diceva il collega De Maria – se l'aumento delle caserme e del personale nelle periferie che ne sono attualmente sprovviste potrebbe essere un qualcosa di efficace Pag. 36e comunque un qualcosa su cui spingere anche noi in sede parlamentare. A lei la parola, generale.

  ARTURO GUARINO, generale dell'Arma dei carabinieri. Grazie. Onorevole, per quanto riguarda la polizia locale, questa figura di vigile metropolitano, c'è l'inaugurazione nella città metropolitana di Torino, io non so se sia solo sulla città, comune di Torino, o su tutta la città metropolitana, perché poi il concetto di città metropolitana, per come è declinato oggi dalla legislazione, comprende anche Ceresole Reale, la ex provincia di Torino. Probabilmente la riforma Bassanini originaria immaginava un ambito più circoscritto della città metropolitana, come area urbanizzata e conurbata con il comune di Torino stesso.
  Ben venga una professionalizzazione ulteriore, però io sono dell'idea che oggi c'è bisogno di due elementi per fare il nostro lavoro: alcuni operatori che sappiano essere, come i nostri militari delle stazioni, generalisti, perché il nostro militare della stazione deve intervenire dalla cintura di sicurezza all'omicidio multiplo, perché deve sapere cosa fare; è chiaro che non è in grado di fare un'indagine sulla mafia o sull'omicidio efferato, però, banalmente, deve sapere che deve arrivare e mettere il nastro per isolare la zona, così come ci devono essere gli specialisti. Quindi, in una grossa struttura di polizia municipale, come quella di Torino, che, se non ricordo male, ha circa milleottocento uomini, quindi si può avere una dipartimentazione di generalisti metropolitani e di specialisti, laddove invece questa capacità non c'è bisogna invece puntare verso un concetto di polizia più connaturata a quelle che sono poi le funzioni amministrative del comune, dove si esprime il meglio della polizia municipale. Sono esperimenti che si guardano sempre con attenzione perché la cooperazione è quella che fa star meglio tutti, anche in diversi ambiti, perché poi ci sono Pag. 37diverse sensibilità e diversi problemi sul territorio, così che si possa andare ad approfondire quei temi che magari sono meno forti in un'altra forza di Polizia o dove c'è bisogno di una maggiore specialità.
  Riguardo al problema delle droghe leggere, lei correttamente non mi pone una domanda di politica legislativa, perché compete al vostro ruolo e non al mio, ma di gravitazione investigativa, io non so lei con chi abbia parlato, però difficilmente abbiamo un'organizzazione che traffichi solo in droghe leggere, in genere un'organizzazione strutturata è un hub che fornisce i clienti per qualsiasi sostanza. Con riferimento al colpire l'organizzazione, io le assicuro che noi cerchiamo di colpire il piccolo spacciatore, perché il piccolo spacciatore davanti alla scuola va arrestato perché tutta la gente deve vedere che noi lo arrestiamo perché ci dobbiamo rompere la testa finché non riusciamo a beccarlo in flagranza, così come abbiamo organi che si dedicano a indagini e poi li andiamo ad arrestare di notte su ordine dell'autorità giudiziaria, ma devono essere perseguiti entrambi gli obiettivi perché sono entrambi obiettivi operativi significativi, sia per quella piccola comunità che vede lo spacciatore nella piazza, sia per il grande flusso che poi determina grandi ricchezze finanziarie, riciclaggio e organizzazione mafiosa a tutti gli effetti. Noi non abbiamo una parte del nostro personale dedicata solo a droghe leggere – hashish, marijuana e le droghe sintetiche sono droghe leggere e ci sono poi una serie di interrogativi che derivano da questa istanza – le posso assicurare che non ci sono risorse dedicate all'una o all'altra droga. Si combatte il traffico. Naturalmente, se c'è meno droga in circolazione o qualificata come tale, si risparmiano risorse. Le assicuro che raramente si trova un'organizzazione che traffichi solo in hashish e non si interessi anche di cocaina o di eroina, per la parte residua che ancora resiste sul territorio Pag. 38nazionale. Mi permetto di dire che quindi non sarebbe un risparmio significativo perché l'organizzazione di contrasto è quella e deve operare su più livelli contestualmente.
  Per quanto riguarda invece il tema della visibilità, abbiamo anche noi studiato questo sistema, soprattutto per la sicurezza del personale, perché uno dei problemi più frequenti che abbiamo in termini proprio di gravissime ferite è quando rileviamo l'incidente stradale, che magari avviene in punti particolari del territorio, dove c'è pioggia, eccetera. La sperimentazione però non ha dato buoni frutti, quella sorta di lampeggiante che si mette sulla spalla, che a volte crea più fastidio che altro. Però ancora è una sperimentazione in corso e quindi spero che questa azienda dia un prodotto adeguato perché è un'esigenza tutt'ora sentita. Noi oggi tuteliamo il personale. Abbiamo aumentato il numero di luci lampeggianti, se ha visto una nostra nuova macchina ha più lampeggianti, li ha davanti, di dietro, sugli specchietti retrovisori, perché sia più visibile possibile, e dotiamo di notte i nostri militari, anche sopra il giubbotto antiproiettile portano una casacca fosforescente obbligatoria, proprio per essere più visibili. Ma resta uno dei problemi di maggiore vulnerabilità nei nostri servizi operativi. Per quanto riguarda la visibilità, noi abbiamo la bandoliera che ci segna quando siamo in servizio e quella è quasi un'icona della nostra attività e che identifica il carabiniere in servizio, come tutti sanno.
  Per quanto riguarda invece la domanda dell'onorevole Patriarca, l'aumento delle caserme. Noi cerchiamo di avere un'attenzione costante su dove dislocare le caserme, che è un problema a volte non semplice perché passa per aspetti infrastrutturali, disponibilità di locali adeguati, che siano rispondenti alle esigenze perché è sempre più complesso il tema. La nostra cura è quella di metterci dove serve veramente, quindi Pag. 39di fare un'analisi continua. Chiaramente non si va da un anno all'altro, questi sono programmi pluriennali, per ricollocarci. Io ho fatto l'esempio di Roma, abbiamo avviato la stazione del Trullo, poi man mano vengono individuati nuovi stabili o aree, dove i comuni o altri enti ce lo costruiscono, perché dobbiamo metterci dove serve e fare la valutazione di quante persone devono stare in quel contesto per essere poi credibili ed efficaci. In questo, come ho detto, il Governo ci ha già dato delle risorse in più, che ci consentono di avere numeri. È chiaro che c'è ancora un delta tra la forza prevista dalle leggi, come si dice in gergo tecnico, e le risorse effettivamente disponibili, ma confidiamo che negli anni si riesca a fare qualche passo avanti, così da avere il pieno organico auspicato. A volte però è un problema di disponibilità delle persone e quindi di motivare il nostro personale perché possa essere più efficace sul territorio.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre domande, anche dai colleghi collegati da remoto, ringraziamo il generale Guarino perché è stata una seduta importante per noi, e ci ha lasciato tanti elementi.
  Noi già le diciamo che questo appuntamento dobbiamo farlo in maniera sistemica, anche in questo caso, perché chiaramente sono tutte tematiche in continua evoluzione e aggiornamento, quindi sarà nostra cura poi promuovere un nuovo incontro o magari nel corso dell'anno 2024, anche per fare il punto sulle tante situazioni che lei ci ha dato on going, ma anche sulla nostra attività, che, come le dicevo in apertura, si basa su tre aspetti: da un lato l'analisi e l'approfondimento, dall'altro la proposta e, infine, ma non ultima, last but not least, la presenza sul territorio, in cui, ripeto, abbiamo sempre il privilegio di poter interagire e collaborare con l'Arma dei carabinieri, che, insieme alla Polizia di Stato e alla Guardia di finanza, portano avanti un lavoro davvero eccezionale.Pag. 40
  A nome della Commissione la ringrazio per la sua presenza e per il suo prezioso contributo. Grazie e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.55.