XIX Legislatura

IV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Mercoledì 8 marzo 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Minardo Antonino , Presidente ... 3 

Audizione del Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica militare, Generale S. A. Luca Goretti (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Minardo Antonino , Presidente ... 3  ... 3 
Goretti Luca , Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica militare ... 3 
Minardo Antonino , Presidente ... 11 
Mulè Giorgio (FI-PPE)  ... 11 
Minardo Antonino , Presidente ... 12 
Chiesa Paola Maria (FDI)  ... 12 
Minardo Antonino , Presidente ... 13 
Bicchielli Pino (NM(N-C-U-I)-M)  ... 13 
Minardo Antonino , Presidente ... 13 
Pellegrini Marco (M5S)  ... 13 
Minardo Antonino , Presidente ... 14 
Graziano Stefano (PD-IDP)  ... 14 
Minardo Antonino , Presidente ... 14 
Goretti Luca , Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica militare ... 14 
Pellegrini Marco (M5S)  ... 21 
Goretti Luca , Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica militare ... 21 
Pellegrini Marco (M5S)  ... 22 
Minardo Antonino , Presidente ... 22

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ANTONINO MINARDO

  La seduta comincia alle 8.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica militare, Generale S. A. Luca Goretti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno della seduta odierna reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, del Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica militare, Generale di squadra aerea Luca Goretti.
  Do, innanzitutto, il benvenuto al Generale Goretti e ai suoi accompagnatori, Generale di brigata aerea Paolo Cuppone e il Maggiore Federico Manni.
  Prima di dare inizio a questa nostra audizione, tuttavia, voglio esprimere al Generale Goretti e a tutti gli uomini e le donne dell'Aeronautica militare il mio personale cordoglio e quello della Commissione tutta, che ritengo di poter interpretare in questa sede, per la scomparsa in un tragico incidente aereo, avvenuto ieri nei pressi di Guidonia, dei due piloti del 60° Stormo dell'Aeronautica militare, il Tenente Colonnello Giuseppe Cipriano e il Maggiore Marco Meneghello, impegnati in una esercitazione.
  Propongo, a questo riguardo, che la Commissione osservi un minuto di silenzio.

  La Commissione osserva un minuto di silenzio.

  PRESIDENTE. Riprendiamo ora i lavori.
  Avverto che dopo l'intervento del Generale Goretti sarà data la parola a un parlamentare per gruppo per un primo giro di interventi e che, dopo la replica del Generale, potrà avere luogo un secondo giro di domande da parte di altri colleghi che ne facciano richiesta. Chiedo, dunque, ai colleghi di far pervenire fin da ora al banco della Presidenza la propria iscrizione a parlare.
  Do adesso la parola al Generale di squadra aerea Luca Goretti per la sua relazione. Prego Generale.

  LUCA GORETTI, Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica militare. Grazie presidente.
  Grazie a lor signori per la vicinanza appena rappresentata. Permettetemi, quindi, di esprimere il mio sentito e commosso ringraziamento per la vicinanza dimostrata in queste ore, all'indomani del tragico incidente occorso ai nostri due piloti presso Guidonia. È un evento terribile che ci ha scosso profondamente, le cui cause sono ancora da verificare e saranno accertate dalle autorità competenti. Ci sono due Commissioni in fieri, una della Magistratura e una ovviamente dell'Aeronautica militare. L'Aeronautica militare intera si stringe ai familiari di Giuseppe Cipriano e Marco Meneghello in questo momento di profondo dolore. In queste ore stanno arrivando da Potenza e da Verona e oggi pomeriggio li andrò a incontrare, come ho sempre fatto, anche per il caso di Trapani occorso a dicembre. A volte la vita, nel suo scorrere frenetico, non permette di soffermarci con attenzione su come costantementePag. 4 con il nostro operato onoriamo il giuramento che abbiamo prestato di difendere questo Paese, le sue leggi, i suoi valori e i suoi ideali. Riferimenti assoluti del nostro agire quotidiano. Noi lo facciamo con umiltà, passione e rispetto. Eppure non posso ricordare quanto questo mestiere, il mestiere di Giuseppe e Marco, sia difficile e rischioso, e non lasci nulla all'improvvisazione. Sono due uomini, due esempi di coraggio e passione, che avevano fissato degli obiettivi nella vita e si erano impegnati con tanto sacrificio per raggiungerli. Tutti noi sappiamo che dietro questo lavoro c'è tanto sudore e tanto impegno, e io li ringrazio, li ringrazio da Capo di Stato Maggiore e li ringrazio da collega, con deferenza per quanto hanno fatto per l'Aeronautica militare e per tutti noi, così come ho ringraziato alla fine dello scorso anno il Maggiore Fabio Altruda, che ci ha lasciato prematuramente nei cieli di Trapani.
  Adesso entro nel dettaglio dell'audizione.
  Innanzitutto, voglio di nuovo esprimere grazie per avermi concesso l'opportunità di intervenire qui oggi, nel luogo di massima espressione dei valori democratici, per illustrare a questa stimabile Commissione le linee programmatiche che intendo promuovere per mantenere e accrescere l'efficienza, l'efficacia e la rilevanza dell'Aeronautica militare in patria e nel mondo.
  Proprio in ragione della loro piena armonia e conformità agli indirizzi programmatici recentemente illustrati dal signor Ministro, esse risultano oggi ulteriormente rafforzate per continuità di intenti e stabilità programmatica.
  A premessa di qualsiasi ulteriore pensiero, desidero immediatamente confermare, a questa Commissione e all'intero Paese, che l'operato di ogni uomo e donna in azzurro continuerà a ispirarsi, in maniera incondizionata e instancabile, alle responsabilità discendenti dal giuramento prestato, ai compiti assegnati dalla legge dello Stato e ai tassativi principi di generosità, lealtà e spirito di servizio, che senza risparmio alcuno da cento anni caratterizzano il diuturno agire dell'Aeronautica militare.
  Mi sia consentito di iniziare il mio intervento proprio da questo straordinario e unico anniversario. Fra pochissime settimane, il 28 marzo del 2023, ricorrerà infatti il primo centenario della costituzione dell'Aeronautica militare italiana. Una ricorrenza speciale, a cui ci stiamo preparando già da tempo per celebrare solennemente il forte e indissolubile attaccamento alle nostre radici. Noi vogliamo ripercorrere il nostro passato e raccontare le gesta di aviatori e di eroi che hanno fatto la storia dell'Italia, ma anche esaltare il carattere innovativo che da sempre anima l'universo aeronautico. Lo faremo attraverso mostre, manifestazioni aeree, convegni, simposi scientifici e storici, organizzati su tutto il territorio nazionale, per coinvolgere in questo anno di celebrazioni tutta la popolazione italiana che ci sostiene e ci ama, a cui voglio testimoniare ancora una volta che l'Aeronautica c'è e ci sarà sempre per il bene dell'Italia, per la difesa dell'Italia e dei suoi interessi, quale risorsa irrinunciabile per il Paese.
  Questo appuntamento con la storia sarà anche l'occasione per traguardare il futuro che ci attende, in cui vogliamo confermare il ruolo di rilievo che abbiamo acquisito nel tempo con fatica, sacrificio e dedizione, e che oggi ci permette di essere annoverati, con giusto orgoglio, tra le aeronautiche di assoluto riferimento nel panorama mondiale. Naturalmente ciò che siamo oggi non è frutto di improvvisazione e di casualità, ma deriva da un lungo percorso intrapreso nel tempo, non privo di difficoltà e ostacoli. Ma la visione strategica di chi mi ha preceduto, sempre orientata al miglior risultato per il sistema Paese e forgiata sul coraggio del saper osare, non sarebbe stata sufficiente a raggiungere i risultati attesi senza l'imprescindibile e fondamentale sostegno e la fiducia delle istituzioni politiche e di Governo, che per me sono elementi cardine e abilitanti anche di proficue collaborazioni con le realtà industriali, universitarie e della ricerca.
  Tra i più recenti emblematici esempi di produttiva collaborazione posso sicuramentePag. 5 citare senza dubbio la costituzione della Scuola di volo internazionale IFTS (International Flight Training School) in Sardegna, dove giovani piloti militari vengono da tutto il mondo ad addestrarsi, nelle forme di volo più avanzate, sui velivoli da addestramento di ultima generazione. Il progetto sta crescendo e maturando rapidamente, infatti, il prossimo maggio verrà inaugurato il nuovo campus della Scuola alla presenza dei vertici delle principali aeronautiche partner e alleate, che guardano con estremo interesse a tale innovativa realtà.
  L'intuizione vincente è stata quella di affiancare, alla consolidata e storica eccellenza della Forza armata nel settore dell'addestramento al volo, le competenze ingegneristiche dell'industria nazionale. Insieme, e ripeto insieme, valorizzando il velivolo d'addestramento più avanzato al mondo, autentico fiore all'occhiello dell'ingegneria aerospaziale nazionale, il T-346, abbiamo promosso una rivoluzionaria collaborazione Stato-industria unica nel suo genere, superando schemi obsoleti.
  Tante sono le scelte del passato dimostratesi nei fatti vincenti e lungimiranti, a volte anche su temi complessi che hanno richiesto una forte determinazione e una maggiore caparbietà da parte della Forza armata. Un esempio su tutti può essere considerata la partecipazione italiana al programma internazionale JSF (Joint Strike Fighter). Da sempre l'Aeronautica militare reputa che il velivolo F-35, realizzato nell'ambito di tale programma sia il sistema d'arma più avanzato oggi disponibile, indispensabile per continuare a garantire capacità insostituibili, per una forza aerea che aspira a essere strategicamente rilevante e operativamente decisiva non solo nello svolgimento delle quotidiane missioni di difesa dello spazio aereo nazionale, ma soprattutto operando in scenari di conflitto in cui potremmo essere chiamati a contrastare un avversario ben equipaggiato e fortemente determinato a imporsi con ogni mezzo possibile. Un'ipotesi quest'ultima che in molti, dall'inizio del XXI secolo, avevano pericolosamente messo da parte come ormai anacronistica e non più ripetibile, ma che i fatti di storia recente hanno invece imposto come drammaticamente attuale. Ebbene, l'Aeronautica con perseveranza, competenza ed esperienza, e con il convinto sostegno dell'allora sottosegretario alla Difesa e oggi signor Ministro, ha sempre difeso con fermezza la necessità di dotarsi di tale avanzato sistema d'arma. Anche quando l'F-35 veniva da molti ingiustamente demonizzato quale inutile sperpero di risorse dei contribuenti, sottovalutando come la battaglia aerea più di ogni altro settore sia da sempre scontro di tecnologie.
  L'invasione dell'Ucraina da parte della Federazione Russa, di un anno fa, ha riportato in maniera improvvisa e dirompente nella nostra vita fantasmi del passato ormai dimenticati, riproponendo nelle nostre abitazioni crude e drammatiche immagini di guerra e distruzioni, che hanno catapultato il continente europeo indietro di un secolo. Convincersi che tutto ciò a cui stiamo assistendo sia un evento isolato, lontano e irripetibile, a mio avviso è un errore fatale che non dobbiamo commettere. Basti pensare che la zona di guerra dista in linea d'aria dall'Italia quanto il Brennero da Lampedusa, quindi la distanza dell'Italia. Tuttavia, tale ingiustificabile aggressione ha anche dimostrato come il nostro Paese abbia saputo tempestivamente reagire allo scenario inatteso, con le sue capacità e con grande risolutezza, a tutti i livelli e al pari dei principali Paesi europei alleati, attivando in tempi rapidi il complesso militare nazionale. In ciò l'Aeronautica militare ha confermato di possedere grande professionalità e prontissima reattività, riuscendo, in esecuzione degli indirizzi politici, a mettere in campo uno strumento di difesa e deterrenza credibile, raddoppiando in sole 48 ore lo sforzo del proprio contingente di velivoli da caccia Eurofighter schierato in Romania, nello svolgimento della missione NATO di sorveglianza e sicurezza dei cieli europei, operando in perfetta sinergia e sincronia con gli oltre 100 velivoli dell'Alleanza atlantica, lanciati in volo sin dalla prima sera a protezione del fianco orientale della NATO. Nei giorni immediatamente successivi, si è progressivamente attivato un processo incrementalePag. 6 del potere aerospaziale espresso dai Paesi europei, che ha portato nuovamente l'Aeronautica a rendere disponibili i velivoli per il rifornimento in volo (ed è una risorsa, come noto, particolarmente limitata e pregiata, ma indispensabile per assicurare una adeguata persistenza alle operazioni aeree) e i velivoli per la ricognizione e l'analisi elettromagnetica dei cieli sopra il campo di battaglia. Tutto ciò ha di fatto confermato il principio, universalmente riconosciuto e ben radicato nella dottrina militare, per cui le forze aeree, grazie alle loro intrinseche peculiari capacità, sono le prime a rispondere in occasione di crisi e minacce alla sicurezza internazionale. Così come in caso di calamità naturali, quale il recentissimo tragico terremoto in Turchia, in cui i nostri velivoli da trasporto C-130 hanno tempestivamente portato in quel paese gli aiuti e la vicinanza dell'Italia. Primi ad arrivare, ma anche gli ultimi a lasciare un teatro di operazioni, come testimoniato dal ponte aereo approntato nell'estate del 2021 per l'evacuazione umanitaria dall'Afghanistan di oltre 5.000 afgani dalla capitale Kabul.
  In generale, tutte le principali operazioni militari non lasciano dubbi circa la fondamentale importanza di possedere una forza aerea capace, efficace, ben addestrata, tecnologicamente adeguata, ma permettetemi di enfatizzare il concetto, opportunamente dimensionata; la sola tecnologia, infatti, senza numeri proporzionati, può poco contro un avversario numericamente preponderante. In tal senso gli eventi in Ucraina non fanno eccezione alcuna, laddove sin dai primissimi giorni del conflitto, e sotto il battente assedio delle artiglierie delle forze aeree russe, il governo ucraino ha invocato la cessione di sistemi e assetti per garantire la difesa dagli attacchi portati nel cielo e dal cielo, arrivando a chiedere finanche l'istituzione di una no-fly zone per proteggere la popolazione civile ed assicurare al contempo adeguata libertà di manovra alle proprie forze di terra. Lo stesso stallo della manovra terrestre russa, a cui abbiamo assistito di recente, è da ricondurre alla mancata conquista del controllo dei cieli, ricorrente centro di gravità nei moderni conflitti. Ed è proprio dalle conferme, proveniente dall'attuale esperienza operativa, che mi trovo in questa sede a dover sensibilizzare una particolare maggiore attenzione all'elemento assistenziale di ogni aeronautica: la componente aerea da combattimento.
  All'Aeronautica il Paese chiede la capacità di esprimere il potere aerospaziale in tutto il suo spettro, con continuità e persistenza, ovunque sia necessario per vincere la battaglia aerea e conquistare il desiderato grado di superiorità aerea. Per onorare tale obbligo, in particolare per le flotte dei velivoli da caccia F-35 e F-2000, è indispensabile un'inversione di tendenza rispetto alle austere scelte fatte nel passato, figlie di una congiuntura economica generale e non risultato di scientifiche analisi militari, al fine di ripristinare in tempi rapidi almeno il numero di velivoli che era stato attentamente studiato prima del 2012.
  Oltre a ciò, mi preme enfatizzare l'importanza di assicurare adeguate dotazioni di scorta di munizionamento di precisione e complesso, senza il quale l'intervento militare rischia di essere inadeguato e inefficace (È come uno che ha una pistola senza i colpi, ha una bellissima pistola ma è inutile). Ciò che stiamo chiedendo non è una miope escalation verso un riarmo, ma solo ciò che è necessario per difendere l'Italia, tutelando il nostro personale e fornendo loro gli strumenti migliori per assolvere i compiti istituzionali, nella condivisa speranza di non dover essere mai chiamati a farlo.
  Dal conflitto in Ucraina, a distanza di un anno dal suo scoppio, si possono trarre ulteriori e interessante lezioni. Vorrei soffermarmi su tre di esse in particolare.
  La prima cosa è che ormai è evidente che non c'è rifugio dalla guerra moderna. Grazie ai sistemi d'arma sempre più tecnologicamente avanzati, il nemico può colpire in tutta la profondità dell'area operativa, superando anche i confini geografici e gli ostacoli dell'orografia. Con questa consapevolezza, la sopravvivenza dei nodi nevralgici dell'apparato militare e delle infrastrutture critiche deve essere ricercata attraverso una compiuta capacità di difesa Pag. 7aerea e antimissile e una moderna riconsiderazione del concetto di dispersione sul territorio. Per quanto attiene la mia Forza armata, oltre a una marcata accelerazione e la ricostituzione della capacità missilistica perduta nel passato, intendo riflettere in primis sulla distribuzione dei depositi di stoccaggio di materiali e del carburante, dei nodi di comando e controllo e, naturalmente, sulla collocazione delle basi aeree.
  Secondo aspetto. Il conflitto ucraino ha confermato la pressante necessità di poter schierare, in tempi rapidi e con il minimo preavviso, le nostre forze di terra verso qualunque area di intervento. Dotare, pertanto, lo strumento militare nazionale di una capacità di trasporto aereo efficace risulta oggi fondamentale per raggiungere ipotizzabili aree di operazioni. Soprattutto considerando la prospettiva che il continente africano e lo scacchiere Indo Pacifico possono divenire zone di intervento nei prossimi venti, trent'anni. Seguendo tale linea di pensiero, ritengo inoltre che la capacità di impiegare in maniera flessibile e agile il potere aerospaziale sia la chiave vincente per poter affrontare le sfide di domani con la necessaria efficacia. Sarà pertanto fondamentale ricercare soluzioni tecniche, tecnologiche e operative fuori dagli schemi, per avere uno strumento militare in grado di creare molteplici dilemmi operativi ai nostri avversari, per saturare e mettere in crisi i loro processi decisionali, al fine di conquistare così un reale vantaggio informativo e operativo decisivo per le sorti del conflitto.
  Il terzo elemento che emerge chiaramente dal conflitto in Ucraina è la connotazione, sempre più trasparente, del campo di battaglia. Quasi più nulla sfugge ai sistemi aerei e satellitari di ricognizione che riescono ad acquisire, nello spettro del visivo infrarosso ed elettromagnetico, un'enorme mole di dati e informazioni che, solamente se opportunamente raccolte e analizzate, garantiscono un reale beneficio strategico nella chiara comprensione dell'andamento del conflitto e abilitano le corrette scelte operative. Tale vantaggio competitivo, in cui l'Italia ha creduto in maniera lungimirante già vent'anni fa, dotando l'Aeronautica militare dei primi velivoli a pilotaggio remoto, deve essere salvaguardato, ripristinando e progressivamente incrementando in tempi rapidi la dotazione della Forza armata in tutti i settori di applicazione, strategico e tattico. Tali sistemi dovranno essere affiancati ai più moderni flessibili aeromobili pilotati da ricognizione e sorveglianza, oltre che a una capacità di accentramento dei dati che ne favorisca la rapida analisi e la tempestiva e capillare disseminazione sia verso le altre componenti dello strumento militare che verso i decisori politici e militari.
  La crisi ucraina dimostra che la vision che abbiamo impostato quindici anni fa era corretta, e ha portato all'acquisizione di capacità operative che ci consentono di guardare con fiducia alla situazione attuale e di pianificare in modo logico l'ammodernamento del futuro strumento aerospaziale. E non lo nascondo, alcune aeronautiche europee ci invidiano, perché abbiamo lavorato con persistenza e lungimiranza.
  Come spesso accade, eventi straordinari e dirompenti conducono a considerazioni e analisi profonde per identificare limiti e necessità anche per il comparto Difesa. Alla fotografia del presente si contrappongono le incertezze di un futuro che è sempre meno una lineare proiezione delle tendenze del passato, rendendo il contesto geostrategico ancora più difficile da interpretare. La postura assertiva della Russia, il crescente attivismo della Cina, la distribuzione multipolare delle diverse forme di potere, tra attori statuali e privati, il cambiamento climatico con conseguenti movimenti demografici, le incertezze in materia di accesso alle risorse energetiche e minerali e il mai sopito terrorismo, sono tra i principali fattori di instabilità geostrategici con plausibili impatti diretti su interessi nazionali, vitali e strategici, e conseguenti sulla sicurezza nazionale.
  Un elemento comune a tutti questi fattori è certamente la tecnologia, di cui osserviamo quotidianamente una costante e rapida evoluzione sia in termini di prestazioni e capacità sia in termini di maggiore facilità di accesso a esse da parte di molteplici attori, anche non statuali, che cercanoPag. 8 di sfruttare il vantaggio tecnologico per incrementare il proprio potere e la propria influenza sull'ordine globale.
  L'Aeronautica ben comprende tale tendenza evolutiva, in quanto più di ogni altri, come già detto più volte, è inscindibilmente legata alla tecnologia, insita nel nostro DNA, simultaneamente elemento di forza ed elemento di vulnerabilità.
  Uno degli effetti diretti per l'Aeronautica militare dell'evidente rapida evoluzione tecnologica è la palese espansione, rispetto al passato, del volume complessivo del nostro ambiente operativo, sia in termini verticali (intesi come quota da osservare, sorvegliare e alla quale eventualmente intervenire per la difesa del Paese e della popolazione) sia in termini orizzontali, considerate le maggiori distanze a cui intercettare i sistemi missilistici avversari sempre più veloci e manovrabili, che impongono tempi di reazioni così complessi da non essere compatibili con le rigide e involute organizzazioni del passato. A tutto ciò si abbina un sempre più crescente sovraffollamento dei cieli, degli strati più alti dell'atmosfera e delle orbite basse.
  In tale quadro, il confronto con il mondo dell'aviazione civile risulta fondamentale per garantire il libero uso dello spazio aereo, inteso come common good, nel rispetto dei più elevati standard di sicurezza. In tal senso appare utile evidenziare come l'Aeronautica militare presenti una peculiarità esclusiva, quella cioè di esercitare funzioni e responsabilità che nel mondo dell'aviazione civile sono frammentate e distribuite su diversi soggetti. Difatti l'Aeronautica è l'unica struttura nazionale ed essere simultaneamente: Airspace User, Airspace Regulator, Airspace Manager, Air Navigation Service Provider, Airport Operator, Flight Training Organization, Air Safety Authority, Aeromedical Certification Authority, Air Oxygen Fuel and Lubrificant Certification Authority.
  Con tale consapevolezza, all'evoluzione e proliferazione delle minacce deve affiancarsi una corrispettiva evoluzione delle capacità aerospaziali per assicurare, nell'ambito di una interconnessione osmotica tra spazio e aerospazio, un adeguato livello di difesa e deterrenza, indispensabile per garantire la sicurezza del nostro Paese anche nei confronti delle minacce emergenti. È cronaca di questi giorni l'abbattimento in rapida successione da parte statunitense di quattro oggetti volanti non ben identificati, probabilmente utilizzati per una intrusiva raccolta informativa, di cui il caso del pallone-spia cinese è forse l'evento più eclatante.
  Oggi siamo tutti più consapevoli che «spazio» è molto più che comunicazioni e servizi. Esso è un nuovo campo di competizione e confronto, non solo militare ma anche economico. E in tale arena l'Aeronautica non è solo generico utente di servizi, ma è attore protagonista nella misura in cui essa è chiamata ad assicurare quelle imprescindibili condizioni di sicurezza e protezione dell'ambiente, indispensabili per lo sviluppo di una stabile e duratura economia spaziale, in perfetta analogia con quanto accaduto dal Dopoguerra ad oggi nello sviluppo dell'aviazione commerciale. Questo innalzamento fisico dell'area di competenza lega indissolubilmente il nostro ambiente a quello spaziale e impone alla Forza armata di intraprendere un fondamentale processo evolutivo. Dobbiamo guardare oltre l'atmosfera, senza inabilitanti compartimentazioni concettuali tra spazio e aerospazio, che sono spesso foriere di deleteri impatti sulla sicurezza nazionale. In tal senso, già nell'immediato e in coerenza con la stragrande maggioranza dei Paesi industrializzati, l'Aeronautica è pienamente disponibile a valorizzare il proprio personale, le proprie competenze e le proprie esperienze conquistate nel settore spazio, sin dai primi lanci di razzi da parte del Generale Broglio negli anni Sessanta.
  È inutile negarlo, lo spazio rappresenta già la naturale espansione nel nostro dominio di riferimento, un dominio che dobbiamo presidiare con i mezzi più appropriati, con la giusta tecnologia e con il personale opportunamente formato.
  In tale articolato quadro generale è impensabile non considerate la rapida evoluzione nel dominio più trasversale in assoluto: quello cyber. Le innovazioni normative organizzative, recentemente introdotte Pag. 9in ambito cyber a livello nazionale, su tutta la costituzione dell'Agenzia nazionale per la cybersicurezza e il formale riconoscimento di quello cyber come dominio tra quelli di intervento della Difesa, hanno determinato un radicale punto di svolta a cui l'Aeronautica, proprio per il suo carattere fortemente tecnologico, deve uniformarsi. Pianificare e condurre operazioni cyber, che producono effetti sul dominio aerospaziale, impone di acquisire una padronanza di tale innovativa dimensione che può essere conseguita solo con la competenza e la disponibilità di adeguato capitale umano. La competenza viene oggi acquisita attraverso lo sviluppo di filiere specialistiche sin dagli istituti di formazione, che massimizzino virtuosi processi di interazione da e verso il mondo universitario e dell'industria, ma anche con le attività esercitative complesse (cito la Cyber Eagle), la cui ultima edizione è stata concepita per addestrare la catena di allertamento in caso di incidente informatico, per collaudare l'utilizzo di algoritmi di intelligenza artificiale ottimizzati al monitoraggio delle reti, con l'obiettivo di prevenire gli attacchi informatici e salvaguardare la mole di dati che ogni giorno l'Aeronautica mette a disposizione del Paese.
  Ritengo, personalmente, che ogni singola componente dello strumento militare debba prima di tutto essere capace di difendere sé stessa (e direi saper attaccare realtà simili) da attacchi trasversali, subdoli e invasivi come quelli cibernetici. Ecco perché guardo con favore l'idea di una cabina di regia interforze, che possa coordinare le specifiche peculiarità di ogni segmento terrestre, marittimo e aeronautico, per creare un osmotico ombrello protettivo di tutto il comparto e una gestione oculata dello sforzo complessivo. Si eviteranno così duplicazioni inutili, in un settore dove l'elevata competenza e professionalità sono difficili da creare in pochi minuti, mentre è quanto mai appetibile nel mondo esterno. Ecco perché la reale sfida risiede nel dare vita a realistiche formule di ritenzione delle pregiate professionalità informatiche, che permettono alla Difesa di rendersi competitiva nell'impari confronto con le realtà imprenditoriali civili di settore, che risultano ad oggi molto più attraenti. Al riguardo, dovrà essere pensata una forza combattente dalle caratteristiche, dai requisiti e dai progressi di carriera tanto rivoluzionari quanto il dominio stesso in cui sarà chiamata a operare.
  In termini generali, un credibile strumento aerospaziale si basa su tre pilastri fondamentali: capacità, prontezza ed efficacia operativa, pertanto l'Aeronautica militare è in continua ricerca di una ricetta bilanciata, in termini qualitativi e quantitativi, tra mezzi, personale e addestramento, per rispondere al meglio ai compiti assegnati. Una visione unitaria delle piante capacitiva, organizzativa e infrastrutturale, assicura una persistente linea strategica di riferimento per i prossimi 15/20 anni e una conseguente attenta pianificazione delle risorse economiche necessarie.
  Parlando di esigenze future e capacità, il controllo dell'aria (compito esistenziale dell'Aeronautica militare) sarà progressivamente a rischio in quanto minacciato da sempre più avanzati sistemi aerei e missilistici. Senza controllo dell'aria, anche le forze di superficie, di terra e di mare, diventano vulnerabili e incapaci di svolgere la propria missione, poiché sguarnite della necessaria protezione e libertà di movimento. È impossibile operare ormai senza un adeguato ombrello protettivo.
  Proprio per rispondere in maniera prospettica a tale esigenza, e in considerazione del livello tecnologico della internazionalizzazione e della complessità realizzativa dei programmi aeronautici, è imperativo pianificare oggi le soluzioni per il futuro, a iniziare dalla definizione del sostituto del velivolo F-2000 Eurofighter, oggi spina dorsale delle nostre capacità di difesa aerea e da combattimento, ma che progressivamente e inevitabilmente giungerà al termine della propria vita operativa.
  La recente collaborazione sottoscritta con Gran Bretagna e Giappone, nell'ambito del Global Combat Air Programme (il GCAP), si basa proprio sull'esigenza di concepire e sviluppare un sistema aereo da combattimento di nuova generazione, capace in maniera nativa di generare effetti in tutti i Pag. 10cinque domini di riferimento. È una necessità militare, è una sfida tecnologica che deve essere trasformata in un'opportunità che tutto il Paese deve cogliere e capitalizzare. Ciò nella piena consapevolezza dell'importanza trainante che tale programma genererà sullo sviluppo di nuove tecnologie che si riverbereranno in tutti i settori industriali nazionali, non solo quello della difesa e sicurezza ma anche nella quotidianità dei nostri cittadini. In stretta collaborazione con il Segretariato generale della difesa e l'industria nazionale stiamo dedicando le nostre migliori risorse per permettere il giusto posizionamento nazionale in tale ambiziosa e duratura progettualità, e onorare in tal modo, con i giusti ritorni di crescita economica, di occupazione qualificata e di conoscenza, le risorse economiche che il Paese vi investirà.
  Un analogo discorso dovrà essere avviato a breve anche nel settore dell'ala rotante, in cui la maturazione di innovative ed emergenti tecnologie permetteranno di rivoluzionare l'intero comparto.
  Tutto ciò di cui abbiamo parlato oggi, per essere realizzato nella sua piena efficacia, non può prescindere dal consolidamento di specifiche competenze del personale, che dovrà necessariamente crescere nei numeri rispetto all'attuale modello definito dalla legge n. 244 del 2012. Ciò risulta ineludibile anche per poter soddisfare, contestualmente alle consuete missioni assegnate e al continuo supporto alla comunità civile in caso di necessità, l'incrementale esigenza di organico connesso ai nuovi domini cyber e spazio, e per presidiare con adeguata rappresentatività i vari consessi internazionali, sia decisionali che di gestione dei programmi aerospaziali complessi. In tale senso auspico che l'incremento dei volumi organici dello strumento militare, avviato con la legge n. 119 del 2022, possa essere il primo passo prodromico a una serie di proposte che saranno sottoposte al vaglio del signor Ministro, per conseguire un sostanzioso incremento della consistenza dell'Aeronautica militare. Il mio impegno sarà quello di identificare la giusta tipologia e specializzazione del personale da impiegare, al fine di ottenere le necessarie professionalità per conseguire il massimo livello di efficienza ed efficacia generale della componente aerospaziale militare di cui il Paese ha bisogno. Al riguardo è già in corso in ambito Forza armata un'attività per ridisegnare le professionalità del personale e dei connessi tempi della sua formazione, notoriamente lunghi in ragione dell'alto livello di specializzazione richiesto e della complessità e internazionalità della normativa aeronautica.
  Approssimandomi alla conclusione del mio intervento, mi auguro di essere riuscito a trasmettere l'essenza della crescente complessità in cui sta evolvendo il peculiare ambiente operativo in cui l'Aeronautica militare è chiamata a operare e che ne impone (per fare in modo che resti uno strumento di difesa e deterrenza credibile e operativamente efficace) un costante processo di adattamento nella sfera organizzativa del personale e delle dotazioni, per poter affrontare le emergenti sfide, anche quelle più impalpabili.
  In soli cento anni, con il sostegno e la fiducia dei Governi e dei Parlamenti che si sono succeduti, è stato possibile materializzare una lungimirante attività di pianificazione e crescita, che adattandosi ai vari scenari ha garantito al Paese una componente aerospaziale di assoluto rilievo: pionieristica, eroica e capace di stimolare la crescita economica e tecnologica nazionale, operando con orgoglio, competenza e dedizione, spesso in maniera silenziosa e lontana dai riflettori. In Aeronautica conosciamo perfettamente il valore del lavoro di squadra, siamo per natura chiamati a volare in formazione, a dialogare continuamente tra velivoli e nodi di comando e controllo, ovunque essi siano, a fornire sostegno abilitante a tutte le componenti dello strumento militare, spesso anche internazionale. Con tali presupposti il futuro del successo del nostro operare non potrà prescindere da una maggiore e sempre più incessante ricerca di collaborazioni con il mondo accademico e industriale nazionale, che favoriscano il radicamento di una strutturata simbiosi mutualistica tra diversi esponenti, funzionale ad un ricercato ruolo da protagonista che l'Italia merita nell'ambito Pag. 11dello sviluppo europeo. Chiediamo pertanto a questo autorevole auditorio di continuare a sostenerci come è stato fatto finora, e di questo vi ringrazio veramente.
  Sostenerci nel consentire alle donne e agli uomini in azzurro di addestrarsi, esercitarsi quotidianamente con i necessari strumenti operativi sempre allo stato dell'arte. Sostenerci nell'apprezzamento di quanto facciamo, per i cittadini, per questo Paese e per essere sempre rilevante in campo internazionale. Fatecelo sapere, venite a trovarci. Sostenerci nel consentire a una Forza armata, che nei suoi primi cento anni ha dimostrato con i fatti di essere un efficace e concreto strumento operativo a disposizione del Paese, di continuare a farlo, anche nei prossimi cento e ancora oltre, perché sull'Aeronautica militare, sulle sue donne e sui suoi uomini l'Italia può contare. Noi ci saremo sempre.
  Siamo pronti e disponibili, senza pregiudizi concettuali e ritrosia al cambiamento, a dare vita sin da subito alla necessaria azione di adattamento funzionali per rendere lo strumento militare nazionale più agile, efficace e soprattutto credibile. In armonia e simbiosi sistemica con tutte le Forze armate siamo pronti a promuovere il necessario processo di valorizzazione delle peculiari competenze, ambiti di responsabilità e rispettive identità, ricercando l'annichilimento di qualunque forma di inutile e dispendiosa duplicazione. In tal senso, le importanti indubbie lezioni scaturite dal perdurante conflitto in Ucraina potranno costituire un elemento condizionante le scelte del futuro, per continuare a svolgere il nostro compito istituzionale esclusivamente al servizio del Paese, per il bene collettivo, sotto la sapiente guida del vertice politico del dicastero.
  Volutamente non ho fatto, come sovente accade, la lista della spesa; credo non sia necessario e, forse, sarebbe stato anche controproducente. Non è il mio stile.
  Ritengo sia il caso invece di puntare sui fatti, sulle evidenze e sulle strategie concrete. Se siamo tutti convinti di questa visione e del suo perché, il come verrà di conseguenza in maniera naturale. La credibilità e la persistenza decisionale sono le basi fondamentali per un'efficacia realtà operativa: sta a noi tecnici dimostrarlo ogni giorno a voi decisori.
  Nel ringraziare questa onorevole Commissione per i lavori svolti e il sostegno assicurato nel tempo alla componente aerospaziale nazionale, auspico che la validità dell'approccio concreto e realista dell'Aeronautica militare possa essere riconosciuto, sostenendo anche nel prossimo futuro il percorso concettuale appena illustrato e investendo così sulle capacità, la prontezza e l'efficacia operativa dell'Aeronautica militare, nonché sulla generosità, la dedizione e l'entusiasmo del suo personale.
  Nel ringraziare per il tempo concessomi e per l'attenzione rivoltami, resto ovviamente a disposizione per eventuali domande e approfondimenti. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a Lei Generale Goretti.
  Diamo inizio agli interventi dei colleghi. Il primo iscritto a parlare è l'onorevole Mulè. Prego.

  GIORGIO MULÈ. Grazie presidente. Mi scuso fin da subito se non potrò seguire i lavori perché tra quindici minuti devo andare a presiedere l'Aula. Ringrazio il presidente e il Generale Goretti e grazie, presidente, per aver voluto, in apertura dei nostri lavori, trasferire quel sentimento di solidarietà e di ringraziamento ai familiari delle vittime e a tutta l'Aeronautica militare.
  Ci apprestiamo a celebrare il centenario, che non è una parata per farsi belli, ma è un momento lungo un anno in cui l'Aeronautica racconterà, ancora di più, quello che fa quotidianamente, e sarà anche l'occasione per onorare i caduti e ricordare chi eroicamente, nel solco dell'adempimento del dovere e dell'adesione totale e incondizionata all'articolo 52 della Costituzione, nel nome del giuramento sacro – perché tale è – che ha prestato al Paese, ha perso la vita. Quindi, ancora una volta grazie Generale. Sa che il sentimento comune, oltre la pietà e la misericordia, è quello di assoluta vicinanza agli eroici uomini e donne dell'Aeronautica militare che in silenzio svolgono il loro lavoro.Pag. 12
  Vado ora nel merito della sua audizione, che ha il pregio di averci offerto una visione dell'Aeronautica e di non limitarsi a quella che lei ha definito «la lista della spesa» che, però, ci chiama, dal punto di vista di decisori, ad avere se non una lista della spesa una lista di priorità.
  Lei le ha indicate nella sua relazione guardando molto in avanti e al futuro; vorrei allora soffermarmi soltanto su due o tre punti.
  Il primo è quello relativo al dovere di onorare l'obbligo non solo di superiorità aerea, ma anche di normale assolvimento a quella missione che è (H-24, 365 giorni all'anno) di difesa dei cieli italiani in cui l'Aeronautica è impegnata, relativamente alla quale Lei giustamente chiama in causa l'indispensabile inversione di tendenza sugli F-35 e gli F-2000. Il paragone con altri Paesi è a volte impietoso, non ne facciamo una questione numerica, guardando il Rafale della Francia, guardando alla Germania e ad altre nazioni. La domanda è se ritiene di poterci dare un'idea di grandezza di quello che è necessario – non per riarmare, ripeto e sottolineo –, ma per dotare il nostro Paese di una dotazione aerea ancora più efficiente, perché è importante anche per sviluppare i programmi di investimento su cui questa Commissione sarà a breve chiamata a rendere il parere.
  Il secondo punto, che è strettamente legato a questo, è sulle priorità che Lei ha indicato, ad esempio sul GCAP. Anche qui, rispetto alla sostituzione dell'Eurofighter, qual è il lasso di tempo che noi abbiamo a disposizione rispetto a questa necessità?
  Mi incuriosisce, poi, un eventuale suo accenno sul settore dell'ala rotante, avendo Lei parlato di tecnologie che permetteranno di rivoluzionare l'intero comparto. Se ci può dare dei cenni, se c'è già un impegno dell'Aeronautica su alcuni programmi o se c'è, invece, necessità che questa Commissione sia chiamata a indirizzare eventuali investimenti sull'ala rotante e se Lei ritiene di indicarci in che punto.
  L'ultimo quesito, signor Generale, è legato a un elemento a cui, con grande umiltà, Lei non ha accennato, ma che ritengo fondamentale sottolineare ed è l'attività duale dell'Aeronautica. L'Aeronautica, più o meno quotidianamente, e Lei ha i numeri che lo dimostrano, è chiamata a intervenire in ambito civile, ad esempio per il trasporto d'urgenza, per il soccorso d'urgenza con velivoli che sono d'istanza non solo a Pratica di Mare ma che raggiungono tutto il territorio nazionale per trasportare pazienti (bambini o non bambini) che hanno un'immediata necessità di soccorso o che sono in pericolo di vita. Questa è una componente fondamentale, direi eroica, perché salva vite e lo fa con quel silenzio a cui l'Aeronautica ci ha abituato; però, signor Generale, se Lei può, potrebbe dirci anche in questo caso eventuali bisogni, non per fare una lista della spesa ma per incrementare ulteriormente l'attività, se è necessario, o se invece non lo è, rimpinguare o dare ulteriori assetti a questa componente. Peraltro, per esperienza non soltanto parlamentare ma anche da cittadino, spesso l'Aeronautica è chiamata a operare in contesti assai difficili e orograficamente impossibili. Mi riferisco a quando è chiamata a intervenire per recuperare escursionisti su montagne o su zone impervie. Anche in quel caso c'è un massiccio ricorso all'Aeronautica militare, che assume in quel caso un assetto da Protezione civile.
  Noi guardiamo all'Aeronautica militare e pensiamo agli F-35. C'è questa visione sbagliata che l'Aeronautica si identifichi con gli aerei caccia. Avendo invece anche questa dimensione silenziosa, non solo efficace, ma necessaria, forse, signor Generale, se Lei ritiene, sarebbe bene approfondire il tema e, eventualmente, trasferirci quelle che sono le necessità su questo versante. La ringrazio ancora.

  PRESIDENTE. Grazie a lei onorevole Mulè. Do la parola all'onorevole Chiesa.

  PAOLA MARIA CHIESA. Grazie presidente. Buongiorno a tutti.
  Signor Generale, io voglio molto bene all'Aeronautica militare. Sono cresciuta con i racconti di Balbo, di Lucchini, di Visentini, di Agello, di Visconti, e quando mi capita di passare nella vostra sala degli eroi a Palazzo dell'Aeronautica mi commuovo Pag. 13sempre un po'. A Palazzo dell'Aeronautica mi sono sempre sentita a casa, grazie soprattutto ai suoi uomini e alle sue donne, devo dire eccezionali.
  Io avevo preparato qualche domanda, ma in realtà nelle linee programmatiche appena esposte ha già risposto.
  La prima era quella se era sufficiente, secondo Lei, l'intervento operato con la legge n. 119 del 2022 per sopperire alle carenze degli organici delle Forze armate, anche se ho già capito che non è sufficiente questa legge.
  L'altra domanda riguarda la sicurezza nazionale e internazionale. Saranno sempre di più le minacce ai nuovi domini, quindi cyber e spazio, che richiederanno una preparazione sempre più elevata del personale della Difesa e, quindi, anche dell'Aeronautica. Mi chiedevo come l'Aeronautica militare si sta preparando.
  Infine, la terza domanda era se è possibile mostrare lo spot con Roger del centenario. Io l'ho già visto, ma magari qualche componente della Commissione no.

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Bicchielli.

  PINO BICCHIELLI. Grazie presidente. Anch'io la ringrazio per la sua attenzione.
  Vorrei ringraziare il Generale per la relazione che è stata veramente precisa, puntuale, utile per il nostro lavoro, preziosissima. C'è però un punto della relazione su cui io vorrei capire meglio (che è stata poi anche frutto di una nostra discussione con i vertici di Leonardo quando ci siamo recati in visita alla sede di Roma), che riguarda il velivolo caccia di sesta generazione.
  Con la sua esperienza, competenza e conoscenza, considerato che le risorse che abbiamo come Paese non sono illimitate, ritiene che siamo in grado di sostenere a livello europeo due programmi di aerei caccia di sesta generazione? Non c'è il rischio che nel 2035 l'Europa si ritrovi a non avere un velivolo di sesta generazione? Che cosa possiamo fare, anche come potere legislativo, affinché non ci troviamo di fronte a due programmi, uno che vede Italia, Gran Bretagna e Giappone, l'altro che vede Germania, Francia e Spagna. Io non so se noi, come Europa, saremo in grado realmente di avere nel 2035 un aereo caccia di sesta generazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Pellegrini.

  MARCO PELLEGRINI. Grazie presidente.
  Buongiorno Generale. Mi permetta di manifestare la vicinanza del Movimento a cui appartengo, e mia personale, all'Aeronautica e alle famiglie delle vittime. Davvero, ieri è stata una tragedia che ha colpito tutti noi: quindi, la prego veramente di portare il cordoglio del Movimento 5 Stelle.
  Vengo all'oggetto della sua ricchissima relazione, della cui profondità ringrazio. Volevo fare con Lei una considerazione velocissima e poi due o tre domande.
  Lei giustamente, cosa che ho molto apprezzato, non ha fatto la lista della spesa, ma ha rappresentato a questa Commissione le esigenze di carattere generale dell'Aeronautica. Tra l'altro ho anche apprezzato molto un riferimento che Lei ha fatto in maniera specifica, che persegue assolutamente il contrasto più forte possibile alla duplicazione delle spese.
  Il collega Bicchielli ha fatto un riferimento, oggetto anche di alcuni miei interventi nelle settimane passate, all'aereo caccia di sesta generazione. Io spero, e credo che sia compito proprio di questa Commissione e di tutto il Parlamento, che si possa cercare di approfondire questo tema, proprio per evitare, da un lato, possibili duplicazioni di spese e spreco di risorse e, dall'altro, l'eventuale, che nessuno di noi si augura, non raggiungimento dell'obiettivo nei tempi previsti. Quindi, davvero, spero che sia così.
  Ad ogni modo tutto i programmi di investimento che riguardano l'Aeronautica, ma anche le altre Forze armate, sono figli della situazione economica, sia quella del 2012 sia questa attuale, che purtroppo non è molto migliore. Quindi, al di là delle diverse valutazioni sull'opportunità di fare alcuni investimenti e i tempi in cui farli, bisogna purtroppo scontrarsi con la realtà.Pag. 14
  Vado alle domande davvero velocissime. Lei ha fatto riferimento, a un certo punto, a ipotizzabili aree di operazioni, in particolare nel continente africano e nello scacchiere Indo Pacifico. Mi piacerebbe sapere, oggi oppure anche tramite un suo scritto, se questa sua affermazione, come ritengo, derivi da un'analisi specifica, e se può puntualizzare da quale tipo di analisi viene fuori l'ipotesi, che al momento è sulla carta, di un intervento nostro o della NATO o di chi ci dirà Lei, nello scacchiere Indo Pacifico, essendo lì presenti superpotenze che possono destare comunque preoccupazione in noi.
  La seconda domanda che volevo porle è la seguente: Lei ha fatto riferimento all'evoluzione che abbiamo davanti a noi e alla necessità di avere dei tempi di intervento più rapidi e che, quindi, ci sia la necessità di superare le rigide organizzazioni del passato (credo di aver ripetuto proprio le sue parole). Mi piacerebbe capire meglio a che cosa si riferisce e quali sarebbero queste rigidità.
  Ultima domanda. Lei ha fatto un importantissimo riferimento alla cyber, quindi a tutto ciò che ruota attorno a questo importantissimo comparto e auspicava, se non ho capito male, una struttura interforze. La mia domanda è: la immagina diversa e che si affianca all'Agenzia nazionale per la cybersicurezza, che per scelta legislativa è fuori dal comparto dei servizi di informazione e sicurezza nazionale?

  PRESIDENTE. Grazie a lei onorevole Pellegrini. Prego onorevole Graziano.

  STEFANO GRAZIANO. Grazie presidente.
  Volevo ringraziare il Generale Goretti per la puntuale ed efficace relazione e, ovviamente, portare quella che è la nostra vicinanza e solidarietà alle famiglie per quello che è accaduto ieri, un evento drammatico, brutto, grave, che non si auspica mai.
  Due cose veloci, perché molte delle domande sono state fatte già dai colleghi. Innanzitutto la ringrazio per il lavoro che fa all'Aeronautica militare. Il fatto che quest'anno si celebri il centenario è un elemento aggiuntivo in positivo, per dire e soprattutto per poter spiegare sempre di più il lavoro che fa silenziosamente l'Aeronautica, perché spesso non è molto noto e volutamente ha una logica di silenzio; uno di questi è il versante sanitario. Io nella mia precedente esperienza ho avuto modo anche di vederlo all'opera ed è un lavoro davvero enorme.
  Ora, non per ragionare nella logica del riarmo perché nessuno vuole andare in quella direzione, ma è ovvio che siamo in uno scenario bellico. Lei ha detto delle cose abbastanza importanti; una tra queste è che la distanza dall'Italia all'Ucraina è pari a quella che c'è dal Brennero alla Sicilia. Lei ha anche parlato di una carenza nell'arsenale militare. Io volevo capire, sempre nella logica non del riarmo ma per avere un minimo di difesa nostra, in quale segmento l'Aeronautica è carente. Inoltre, rispetto all'ammodernamento e al rinnovamento dello strumento aereo, quali sono le possibili ricadute positive per le realtà locali e per le aziende italiane?
  Non parlo del personale perché da quello che capisco già siamo sotto, quindi abbiamo bisogno di dover rimettere in ordine anche quel versante.
  Infine se ci dice come può essere utile la Commissione anche sul versante del PNRR, sul piano logistico, sugli alloggi militari e su quello che possiamo dare una mano col personale, ovviamente le sarei grato. Grazie ancora.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre richieste di intervento do adesso la parola al Generale Goretti per poter rispondere alle domande. Prego.

  LUCA GORETTI, Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica militare. Innanzitutto, grazie ancora una volta per la vicinanza dimostrata per il tragico evento di ieri. Vi ringrazio anche per le domande che mi danno modo di ampliare un attimo il discorso che ho fatto durante l'intervento. Se non avete nulla in contrario, andrei in ordine di domanda.
  Per quanto riguarda l'onorevole Mulè – lui ci conosce essendo stato, quando era Pag. 15Sottosegretario, responsabile dell'Aeronautica militare – lui sa esattamente quali sono le nostre carenze. La difesa dei cieli italiani si può fare in tante maniere; si può fare a parole, ma si deve fare con i fatti. Deve essere fatta e deve essere assicurata costantemente tutti i giorni e, contestualmente, dobbiamo fare anche altre attività che vengono richieste dalla nostra partecipazione nelle coalizioni internazionali (NATO, Unione europea e ONU).
  Ecco, questo è un dilemma che spesso noi tecnici dobbiamo affrontare: come distribuiamo le nostre risorse? Perché dobbiamo garantire tutti i giorni questo tipo di attività (a Natale, a Capodanno, costantemente, ventiquattro su ventiquattro). Quindi ci siamo distribuiti, con i nostri assetti e il nostro personale, per fare in maniera tale di avere più teatri aperti contemporaneamente, senza dover intaccare l'addestramento e fermare le persone, che poi – una volta svolto un certo periodo (faccio un esempio) in Polonia – hanno necessità di rigenerarsi, stare un po' con le famiglie dopo essere stati fuori quattro mesi, riprendere un addestramento e, contestualmente, dare la possibilità agli altri di poter essere sostituiti.
  Noi dobbiamo garantire la difesa innanzitutto del Paese, del nostro territorio: se dobbiamo garantire la sicurezza dei nostri cieli, abbiamo necessità di avere tre quattro basi opportunamente distribuite sul nostro territorio. Se dobbiamo partecipare alle operazioni di mantenimento, sorveglianza e deterrenza per la crisi in Ucraina, insieme alla NATO, dobbiamo assicurare un nucleo che deve fare questa attività. Se poi siamo ancora nell'operazione in Kuwait, anche quello è uno sforzo. Quelli sono i numeri.
  Nel frattempo, un velivolo è come una macchina; ogni tanto deve fare il tagliando, e questo tagliando, proprio per assicurare la piena sicurezza delle operazioni, ha delle scadenze e c'è tutta una macchina organizzativa dietro, che è silente, e che controlla più o meno le scadenze. Quindi, certi aeroplani non sono disponibili perché sono in manutenzione, parlo in maniera proprio semplice, e questa dipende non soltanto dalla capacità della nostra linea manutentiva e delle industrie di poter consentire questo tagliando, ma è figlia anche della disponibilità di pezzi di ricambio e di materiali che non è detto che arrivino dallo stesso produttore. Perché, l'acciaio e determinati componenti non è che si trovano tutti i giorni al mercato e questa situazione, soprattutto a causa dell'attuale crisi energetica, crea e genera delle difficoltà. Quindi, la disponibilità programmatica non è detto che poi corrisponda alla realtà. Ecco che, quindi, questi numeri devono necessariamente essere armonizzati tenendo conto di tutte queste fattispecie.
  Quello che noi abbiamo chiesto non è la luna. Per esempio, sulla linea F-35 abbiamo chiesto di ripristinare il numero originario che era stato indicato prima del 2012, quando la crisi economica portò a un taglio abbastanza drastico dei numeri per contribuire alla ripresa economica del nostro Paese. Quindi, questo è quello che noi abbiamo chiesto. Se ricordo a memoria erano 131 aeroplani complessivi, tra quelli della Marina e dell'Aeronautica, mentre adesso siamo a 90. Il ripristino di quel numero, in tempi ragionevoli, mi riferisco al 2030-2031, ecco quello è un numero che già potrebbe essere comodo per poter compensare e armonizzare.
  Lo stesso vale per quanto riguarda la linea Eurofighter. I velivoli in dotazione devono essere adeguatamente sostenuti per quanto riguarda l'efficienza e la disponibilità delle parti di ricambio. E, per rispondere di fatto ai numeri, questo è legato al tipo di impegno che noi vogliamo fare. È un impegno che non viene soltanto dalla nostra volontà, dipende dalla volontà politica, dalla volontà parlamentare. Se noi dobbiamo essere rilevanti in un certo contesto, dobbiamo avere dei sistemi che ci consentano di essere rilevanti e un adeguato addestramento dei nostri piloti che, per potersi addestrare hanno bisogno della macchina, c'è poco da fare, anche se i simulatori compensano molto, e devo dire che io faccio uso molto estensivo dei simulatori. Ma un simulatore è una scatola a terra, è diverso rispetto a qualcosa che capita per aria, anche soltanto per le condizioni geografichePag. 16 e orografiche e meteorologiche, ogni giorno è un giorno diverso, e già solo quello è un elemento caratterizzante.
  Il GCAP di fatto non è altro che una naturale esigenza di sostituire delle macchine che nel tempo diventano obsolete. Ecco, io nel mio intervento ho parlato della tecnologia. La tecnologia per noi è il liquido, è il sangue che scorre nell'Aeronautica militare; la tecnologia è la nostra vita. Noi siamo legati alla tecnologia necessariamente, perché viviamo di questo; il velivolo, lo strumento militare aeronautico vive di questa tecnologia. Però la tecnologia corre in una maniera esponenziale, basti soltanto pensare al cellulare: le varianti dei cellulari si susseguono ogni dieci minuti. Perché quello che conta non è più la scatola di ferro, che è l'aeroplano, è il software che è all'interno dell'aeroplano e che deve essere costantemente modificato in relazione alla crescita tecnologica. Per essere rilevanti, per potersi difendere o essere allo stesso livello di un possibile avversario, il software fa la differenza: cioè la capacità di immagazzinare dati, di prendere dati e disseminare dati è la chiave di volta di un velivolo militare. Quindi, non è tanto la scatola, ma è tutto quello che è all'interno della scatola, la qualità del cioccolatino fa la differenza.
  Quindi, ecco perché noi necessariamente dobbiamo far crescere le nostre industrie in questi settori affinché possano essere competitive e darci un prodotto che, messo all'interno della scatola, ci consenta di essere quotidianamente rilevanti nello scenario internazionale.
  L'opportunità del GCAP è questo, ovvero è una possibilità che noi abbiamo nel pensare a un velivolo nel futuro, che abbia la possibilità anche per le nostre industrie e per le nostre università di poter crescere in questo settore. Un tempo, un aeroplano per passare dallo stato di un'idea alla linea di volo ci metteva circa 20 anni. Con la corsa frenetica alla tecnologia questi tempi si sono ridotti a 10 anni, e sono convinto che nel 2040 saranno 5 anni, perché un sistema diventa vecchio quando è il software che è diventato vecchio. Come il cellulare. E noi dobbiamo farci sempre una domanda: qual è il punto in cui dobbiamo fermarci? L'opportunità del GCAP, con i giapponesi e con gli inglesi, offre questa situazione per la nostra industria. Noi abbiamo un'esigenza di creare un sostituto, quindi dobbiamo offrire alle nostre industrie nazionali la possibilità di poter essere competitive e di crescere, e abbiamo individuato nel programma GCAP il programma che di fatto consente alla nostra industria nazionale – e, vi posso assicurare, anche ai centri di ricerca e alle università – di crescere dando a noi quella che potrebbe essere una visione del velivolo del futuro, che non è più un aeroplano ma è un sistema di sistemi: un grosso anello dove tutti quanti si vanno ad agganciare per prendere i dati.
  E ritorno al concetto di software: vince questa corsa chi riesce a generare un sistema e un software in grado di poter prendere i dati e disseminare i dati. Questa è una sfida industriale e nella ricerca, non tanto nel militare. Il militare fa capire quali saranno le minacce, ecco perché lavoriamo a braccetto con le nostre industrie di riferimento. Vi posso dire che anche le piccole e medie imprese sono salite a bordo perché hanno visto questa opportunità di crescita delle loro capacità imprenditoriali, e le università sono entusiaste. Siamo passati da una situazione in cui il militare offriva alle università e alle industrie dei prodotti a una situazione completamente all'opposto nella quale noi diciamo qual è la minaccia e ci abbeveriamo alla crescita, devo dire spaventosa ed entusiasmante, dei ragazzi dell'università in grado di sviluppare le loro idee e trasformarle in qualche cosa che può servire a noi. È un cambio epocale.
  Questo programma di fatto consentirà alla Difesa di poter attingere a quello che le nostre università, i nostri centri di ricerca saranno in grado di sviluppare; questa è la sfida vera del GCAP. Se insieme a noi ci mettiamo i giapponesi, che notoriamente sono forti in questo settore, e gli inglesi, con i quali noi abbiamo una partnership ormai consolidata nel settore aeronautico da tantissimi anni, ecco che il connubio è vincente. Ecco perché c'è questo stimolo e questo sforzo di andare. Poi tornerò sul Pag. 17discorso che riguarda i programmi europei simili, però vado in ordine.
  Per quanto riguarda l'ala rotante, allo stato attuale noi abbiamo un gap filler, che è l'elicottero AW-139 dell'Augusta. In futuro dobbiamo pensare a un sostituto, con lo stesso identico ragionamento.
  Quindi, quello che noi abbiamo chiesto è quali tecnologie ci sono oggi sul mercato internazionale per essere in grado di poter sostenere uno sforzo che è richiesto, che è quello di poter fare ricerca e soccorso al nostro personale, fare operazioni speciali, assicurare in caso di guerra di poter andare a recuperare qualcuno e fare operazioni anche di soccorso alle calamità naturali. Ecco, questa esigenza verrà messa insieme in un ventaglio di possibilità che le industrie oggi sono in grado di poter sviluppare. Ci sono grosse attività in corso nel sistema dell'ala rotante, ci sono elicotteri propulsi che utilizzano la grande velocità, elicotteri o aerei che diventano elicotteri e che consentono di potersi muovere alla velocità di un aereo, ma anche di diventare un elicottero.
  Ecco, quello che a noi interessa è sapere quali sono i limiti di queste tecnologie per poter scegliere, insieme anche a voi perché siete voi poi che, alla fine, mi date l'input, quale sarà l'assetto che potrà sostituire e compensare questo gap filler dell'AW-139.
  Per quanto riguarda l'intervento duale e il trasporto sanitario d'urgenza, noi, per norma, dobbiamo garantire il trasporto sanitario d'urgenza e lo facciamo tutti i giorni. Abbiamo dei velivoli dedicati in linea che, in relazione alle esigenze dei prefetti e degli ospedali, portano in ogni posto dell'Italia, ma anche fuori dall'Italia, pazienti che sono specialmente bambini in imminente pericolo di vita. Questa flotta è in linea ormai da quasi quarant'anni e comincia a diventare anche questa matura ed è soggetta a obsolescenza.
  E ritorno al discorso della tecnologia: i pezzi di ricambio non vengono più prodotti se non c'è interesse. Quindi, se noi prendiamo un aeroplano e lo teniamo quarant'anni non è detto che la ruota è ancora disponibile perché l'industria che fa la ruota magari ha diversificato il proprio portafoglio e non fa più ruote (faccio un esempio, però è un esempio reale), e quindi rischiamo di non avere più i pezzi di ricambio. Quindi, è un naturale processo di rinnovamento, e su questo anche noi stiamo lavorando con l'autorità politica per portare delle idee di rinnovamento di questa flotta, perché comunque dobbiamo assicurare il pronto intervento e una garanzia di disponibilità quotidiana dei nostri assetti per potere trasportare questi pazienti.
  In tutto questo quello che conta è l'addestramento, cioè la macchina in sé non è nulla se non c'è un addestramento del personale.
  Ecco, rispondendo all'onorevole Chiesa, se dovessi chiedere quello che a noi serve vi direi: «serve che ci fate addestrare». Se ci fate addestrare noi vi dimostriamo – e lo abbiamo già dimostrato – cosa siamo in grado di poter fare con i mezzi che abbiamo: non abbiamo mai chiesto la luna, ma l'addestramento fa la differenza. L'addestramento dei piloti da caccia, dei piloti che fanno difesa aerea è quotidiano, è regolare, e abbiamo dimostrato che siamo stati capaci di andare in Romania e coprire il nostro settore di deterrenza nell'ambito della NATO in tempo reale. Quando ci è stato chiesto di raddoppiare il nostro sforzo perché la situazione era critica l'abbiamo raddoppiato in 48 ore. Ecco, lo possiamo fare se la gente è preparata, se è addestrata.
  Lo stesso abbiamo fatto per la pandemia. Per la pandemia noi abbiamo assicurato lo spostamento dei pazienti dal nord al sud per liberare gli ospedali. E in quel periodo, specialmente nei primi sei mesi, nessun equipaggio si è infettato, perché ha rispettato le regole ed era addestrato dai tempi dell'Ebola a un rispetto procedurale. Ecco, l'addestramento è la chiave di volta del nostro successo. Se io ho la possibilità di avere un addestramento efficace delle nostre componenti posso tranquillamente dire che assolviamo il compito.
  Questo serve per dire che ho bisogno della gente, e ritorno al discorso della legge n. 119. La legge n. 119 è un primo passo e sono ben felice. Quando venni qui a parlarne ero il primo a sostenere che andava Pag. 18approvata questa legge senza aspettare la successiva legislatura e ricominciare daccapo (io ho fatto la mia esperienza al Gabinetto e so quali sono i tempi per l'approvazione di una legge). Quindi, meglio avere una legge che intanto ci dà la possibilità di muoverci, entrare nel dettaglio e, poi, dibattere per le successive modificazioni. Quindi, per me, la legge n. 119, come penso tutti i miei colleghi delle altre Forze armate, rappresenta solo il primo step, ma è importante, perché consente a me e ai miei colleghi di poter distribuire quello che ci serve (medici, specialisti nella cyber, specialisti nello spazio), e ci dà la possibilità di incrementare.
  L'altro aspetto, e questo magari è un problema che vi lascerei, riguarda il fatto che noi abbiamo bisogno di quasi cinque anni per addestrare una persona. Quindi, se io devo reclutare quando si libera una sedia già ho un gap di cinque anni. Dunque io devo avere la possibilità di reclutare, al di là dei numeri blindati, cinque anni prima in modo da poter consentire, quando la persona andrà in pensione, di avere già chi prenderà quella sedia. Se io non copro questo gap, vi posso dire che non riesco ad assicurare delle capacità, ma le perderò perché non è pronto il sostituto. Questo è l'unico aspetto; è tecnico, ma è reale. Purtroppo la sedia va riempita nel momento stesso in cui si libera e, se non si occupa, noi abbiamo perso queste capacità.
  Noi ci stiamo preparando anche per la sicurezza dei nuovi domini. La parte cyber, la parte spazio non è più un'area dove tutti quanti guardano ammirati le stelle. È la stessa cosa di quello che abbiamo vissuto quando abbiamo iniziato a volare. Noi abbiamo creato i pionieri: poi ci siamo organizzati, abbiamo creato un'organizzazione moderna e strutturata per compensare tutte quelle che erano le esigenze nell'atmosfera. Ecco, noi dobbiamo fare la stessa identica cosa anche nello spazio; lo stesso processo molto semplice. Dobbiamo avere i pionieri: ecco perché spingiamo nel volo umano nello spazio, spingiamo nella crescita dei nostri satelliti, vogliamo sapere e capire come riusciamo a mettere in aria i satelliti o avere delle piattaforme. È pionieristica, ma i tempi sono molto più ristretti rispetto ai cento anni precedenti.
  Per essere rilevanti, noi dobbiamo già iniziare ora a formare queste persone perché le minacce, purtroppo, con i missili intercontinentali e i missili ipersonici verranno dallo spazio. Quindi, prima riesco a intervenire e prima assolvo il mio compito istituzionale, che è quello della difesa della sicurezza del territorio.
  Passo alle domande dell'onorevole Bicchielli. Lo spot è su YouTube. Le faccio un inciso: noi stiamo facendo anche la terza puntata, perché è un percorso. Nel primo spot c'è un bambino che sogna di volare; il secondo spot è questo bambino che è riuscito a volare e il terzo spot è il pensionato che si porta il bambino, il proprio nipote, e dice: «Se ti va di volare fai come me». Questo è il filo conduttore; poi ritornerò sul centenario.
  Per quanto guarda gli aerei caccia, noi siamo in grado di sostenere due programmi. Oggi, perché è ancora in una fase di studio, è una fase di individuazione del requisito operativo, per cui è naturale che ogni singola nazione cerchi di proporre qualche cosa, specialmente per sostenere la propria industria e per poter essere rilevante. È ovvio che quando abbiamo fatto una scelta di andare con gli inglesi l'abbiamo fatta perché la storia pregressa ci porta naturalmente verso gli inglesi.
  Ci sono delle dinamiche industriali molto complesse in ambito europeo, dove c'è qualcuno che magari cerca di dettare legge. La forza contrattuale del Paese è quella di poter difendere le nostre industrie e sono convinto che la scelta fatta sia dal Governo precedente ma, a maggior ragione, dal Governo attuale è stata proprio quella di tutelare e preservare la nostra capacità industriale, di potersi giocare la partita e non essere annichiliti da grosse industrie, magari europee, che avrebbero soltanto relegato la nostra industria a parte di terzo o quarto livello.
  In futuro sono convinto che ci sarà una convergenza, ma in questo momento siamo nella fase di definizione del requisito operativo. Già la dimensione dell'aeroplano, per fare un esempio banale, potrebbe esserePag. 19 maggiore per i Paesi del Mediterraneo perché si trovano facilmente spazi a terra facilmente, ma il Giappone, che è un'isola, ha delle condizioni diverse, quindi dobbiamo metterci a sistema.
  Ma perché dobbiamo guardare anche il Giappone, e vengo al discorso dell'Indo Pacifico e dell'Africa. Perché oggi come oggi, e lo abbiamo vissuto anche in passato, la NATO ha un'organizzazione difensiva, ma non è detto che noi saremo solo e sempre nella NATO. Può capitare un evento sotto egida ONU dove verrà richiesto ai vari Paesi di poter partecipare a determinate iniziative. E guardando nello scenario, basta guardare la televisione, l'Africa e l'Indo Pacifico potrebbero rappresentare nell'immediato delle serie aree dove doverci confrontare, e per un tecnico che deve pianificare e guardare un po' più avanti e preparare le proprie truppe (passatemi il termine), non è possibile far finta che questo confronto non possa presentarsi. Quindi, io devo necessariamente addestrare – e ritorniamo al discorso dell'addestramento – le mie componenti ad andare in lunghe distanze.
  Ormai il nostro Mediterraneo è piccolo. La Marina lo chiama Mediterraneo allargato e io condivido il pensiero della Marina. Il nostro scacchiere di intervento, infatti, è in relazione alla nostra realtà politica, alla nostra decisione politica: dove vogliamo intervenire, come vogliamo essere rilevanti. Ecco, in relazione alla scelta politica io, come tecnico, devo essere in grado di poter rendere credibile quella scelta e per rendere credibile quella scelta non posso farlo il giorno in cui viene deciso, rischierei di fallire, quindi mi devo addestrare.
  Ecco perché il Giappone è un'opportunità; è un'opportunità non solo per lo sviluppo di qualche cosa nel futuro, ma perché grazie a questa partnership io, nel frattempo, posso mandare degli aerei là ad addestrarsi, così vedo quanto ci vuole per arrivare fino a là e quali sono le problematiche burocratiche per sorvolare i vari Paesi per arrivare fino in Giappone. A sua volta il Giappone ha già scelto l'Italia per i programmi addestrativi e viene in Italia per addestrarsi sull'M-346 e per noi è motivo di grande soddisfazione che un giapponese, che vive dall'altra parte della Terra, abbia scelto l'Italia; è la dichiarazione di professionalità, non solo dell'industria nazionale che ha prodotto l'M-346, ma anche della capacità di addestrare da parte dell'Aeronautica militare. Ecco, questa simbiosi industria-Aeronautica è stata vincente addirittura dall'altra parte del globo.
  Peraltro, la NATO, nel suo concetto strategico di cui noi facciamo parte, ha individuato l'Indo Pacifico e l'Africa come dei settori di possibile intervento. Più noi interveniamo lontano dal nostro Paese, più noi assicuriamo stabilità e tranquillità di vita quotidiana al nostro Paese. E lo facciamo in silenzio: l'abbiamo fatto in Afghanistan, in Kuwait, in Iraq e, sicuramente, se verremo chiamati lo faremo da altre parti. Non possiamo dimenticare quella che è l'area vicina, cioè il Nord Africa, o meno vicina, ma dobbiamo essere preparati alle lunghe distanze, perché se non abbiamo questa capacità il giorno in cui venisse chiesto potremmo dover dire di non essere pronti. E sarebbe imbarazzante, almeno per me, doverlo dire.
  Per quanto riguarda i tempi di intervento più rapidi, e vengo al discorso dell'onorevole Pellegrini, spesso e volentieri la burocrazia porta via tempo. Nel settore dell'intelligence la necessità di dover avere e ricevere informazioni passa attraverso dei processi molto lunghi, che magari sono retaggio di una storia del passato che forse andrebbe modificata. Oggi, con i rapporti di amicizia che abbiamo con il comparto della sicurezza, riusciamo in tempo reale a passarci i dati, ma la burocrazia resta. Forse snellire questi processi potrebbe essere un'opportunità. Spesso e volentieri noi abbiamo dei dati, diamo dei dati, richiediamo dei dati e perdiamo tempo. Peccato che questi dati servono ora, non fra tre giorni. Fra tre giorni ho bisogno di altri dati, perché la dinamicità delle operazioni aeree e sul terreno richiede un cambiamento anche degli ordini di operazioni, e il dato e l'informazione contano moltissimo. Oggi vince chi è il detentore dei dati, chi è in grado di poter avere tutte le informazioni e di impedire a un altro di avere Pag. 20queste informazioni, al di là di qualsiasi piattaforma. E lo stiamo dimostrando con l'Ucraina. Se noi non possiamo entrare in Ucraina con gli aerei non potendo invocare il dettato di un'azione difensiva all'interno della NATO, dobbiamo far sì che anche i russi non possano entrare, che è quello che sta accadendo; loro non riescono a entrare con i loro velivoli, devono utilizzare i missili Cruise. Questo consente di poter alimentare le truppe sul terreno con le armi e con l'armamento, perché c'è un ombrello protettivo virtuale che li protegge. Ecco, questo si può avere attraverso questa osmosi di informazioni e di dati, questa è la cosa importante.
  Per quanto riguarda il centenario, per me il centenario, come per tutto il mio personale, è un'opportunità per dire al cittadino grazie. Grazie per il sostegno, grazie alle regioni che ci hanno dato i militari in questi cento anni, e vi facciamo vedere come abbiamo speso i soldi, perché poi il contribuente vuole sapere quello. L'opportunità del centenario, attraverso tutta una serie di manifestazioni radicate e capillari sul territorio, consente a tutti di venirci a conoscere, di farci domande, di capire le opportunità, ed è soprattutto rivolto verso i giovani. L'Aeronautica militare e le altre Forze armate sono in grado di poter produrre tante di quelle professionalità che possono anche avere, poi, sviluppi nel mondo civile e nel mondo economico. Ma abbiamo professionalità non soltanto nel pilotaggio: abbiamo professionalità nell'ingegneria, nel settore della cyber, nel settore della medicina specializzata, nel settore della tecnologia, dell'intelligenza artificiale, nella medicina, nello spazio. Sono tutte professionalità pregiatissime che sono appetibilissime per i giovani di oggi, che magari non vogliono più fare i lavori di un tempo. Ecco, questa è un'opportunità. L'opportunità del centenario e della nostra presenza sul territorio serve per far capire ai giovani se vuoi questo è un posto dove tu puoi veramente crescere. E questo è il concetto del centenario.
  Dove siamo carenti. Noi siamo carenti nel principalmente nel personale. Paradossalmente, per formare un pilota ci vogliono 5-6 anni e molti, purtroppo, che fanno domanda ai concorsi lo fanno solo perché cliccano un tasto, ma poi non si presentano alle selezioni e questo a noi dispiace perché perdiamo delle opportunità. Devo dire grazie al Parlamento e al Ministro perché riusciamo poi a far uscire nuovi bandi per cercare di reclutare. Ma è nostro compito andare sul territorio per far capire le opportunità.
  Abbiamo sofferto in passato di una chiusura all'interno del nostro comparto; forse è il caso di uscire molto di più, ecco perché nel mio intervento ho chiesto di sostenerci in questo percorso. Attraverso la vostra partecipazione, attraverso le visite che fate – siete di fatto i rappresentanti del popolo – e attraverso la vostra conoscenza siete dei moltiplicatori autorevoli di informazioni perché potete prendere decisioni e potete dare anche delle opportunità quando andate sul territorio per le vostre attività. Ecco, questo per me è un valore aggiunto. Io sono carente in quello.
  Con l'industria devo dire che c'è un ottimo rapporto. Riusciamo ad avere il materiale che ci serve, a fatica certe volte, ogni tanto battiamo il pugno. La cosa fondamentale è che, se c'è compattezza tra la componente militare e la componente politica dello stesso comparto, l'industria reagisce. Questa è la situazione che in questo momento sto vedendo, cioè compattezza nelle decisioni tecniche e politiche che consente all'industria di capire che bisogna fare certe cose.
  Io non sono contro le industrie, anzi ho bisogno delle industrie; l'industria, però, deve capire quali sono le mie esigenze. Se una pallottola mi arriva fra due anni, devo dire al mio decisore politico la guerra la facciamo fra due anni. Io sono il primo sostenitore che non bisogna farla, perché sono il primo ad andare per cui non ne ho alcuna intenzione: voglio arrivare al bicentenario, però devo prepararmi e, quindi, devo far capire all'industria quali sono le mie carenze, che deve poi reagire per potermele dare.
  Le nostre ricadute positive sono notevoli (ho fatto l'esempio degli IFTS in Sardegna). Oggi come oggi con i simulatori possiamo Pag. 21fare molte attività, veramente appagante, senza dover necessariamente fare attività cinetica sul terreno. Ci possiamo addestrare in maniera virtuale, perché i sistemi lo consentono, l'industria ce l'ha consentito e ci dà questa possibilità, e devo ringraziarli. Quando abbiamo presentato questa opportunità alla Regione Sardegna, questa ha detto subito sì perché non era invasiva, ridava dignità a un territorio e portava occupazione. Soprattutto loro hanno una capacità, il CRS4 dell'industria tecnologica sarda, che può crescere con noi. Tant'è vero che la stessa Giunta ha fatto un bando di concorso per reclutare giovani nel settore, e noi gli offriremo questa opportunità di crescere. Ecco, la sinergia si fa in questo modo, attraverso delle opportunità addestrative che trovano conciliazione con l'industria che produce il mezzo o la tecnologia, e il territorio che offre le persone. La manutenzione in Sardegna la faranno necessariamente i sardi e io sono ben felice. La tecnologia di oggi e i patentini che vengono dati dalle nostre industrie consentono a questi ragazzi di poter andare nel mondo, dove vogliono, non sono costretti a rimanere bloccati, dipende da loro, noi offriamo questa possibilità.
  Per quanto riguarda il discorso del PNRR, noi abbiamo un programma che si chiama Aeroporti Azzurri; l'Esercito, invece, ha il programma Caserme Verdi. Durante il Covid, in smart working, abbiamo fatto una mappatura di tutte le infrastrutture, sia operative che logistiche della Forza armata, divise base per base sul territorio. L'idea è quella di fare un unico bando, per poi offrire la possibilità all'imprenditoria locale di poter costruire questi manufatti.
  Questa è un'attività che possiamo fare perché la costruzione di manufatti viene fatta tramite il nostro Genio Campale. Il Genio Campale è una piccola realtà che fa attività di progettazione, mentre per la lavorazione prendono le maestranze locali. Questa è un'altra possibilità che viene offerta al territorio di poter impiegare imprenditoria locale che costruisce sotto la nostra supervisione. Noi facciamo il progetto, che è lo stesso dal Piemonte alla Sicilia, quindi evita le fantasie umane (mettiamola così).
  Sono progetti col fotovoltaico, per la riduzione dell'energia, impianti Internet già fissi dentro la palazzina. Tutto ciò perché io ritengo che se dobbiamo essere una Forza armata di quinta generazione non serve solo l'aeroplano di quinta generazione, ma serve anche la persona di quinta generazione, con la mentalità di quinta generazione e le infrastrutture per far vivere queste persone in maniera dignitosa.
  Io sono stato a Latina un anno e mezzo fa; gli allievi che entravano per la prima volta in Aeronautica dormivano negli stessi alloggi dove io ho dormito quando sono entrato in Aeronautica quarant'anni fa. Non è accettabile. Per me il biglietto da visita di una Forza armata è all'ingresso e al centralino, non è sull'F-35; quello viene dopo. Se l'ingresso è decente e se la persona è educata quando risponde al telefono il mio messaggio è che io sono una Forza armata seria. Se non faccio dormire la gente nei posti adeguati e sono maleducato, posso anche avere il più bel velivolo del mondo ma ho fallito, ho fallito nel messaggio verso il giovane, perché il giovane poi parla con i genitori e i genitori poi, alla fine, mi fa i peli.
  Ebbene, in un anno e mezzo il Genio Campale è riuscito ad abbattere questa palazzina e a rifarla ex novo. In un anno e mezzo; voi capite perfettamente quanto ci vuole oggi per costruire un edificio, a parte i ricorsi. Loro sono in grado di farlo in un anno e mezzo. Questa è un'opportunità, se noi potessimo attingere a queste capacità con i fondi del PNRR per poter incrementare questa potenzialità, noi saremmo in grado di sviluppare progetti per 150/200 milioni l'anno e portarli a realizzazione nell'arco di due anni.
  Penso di aver risposto a tutti.

  MARCO PELLEGRINI. Le avevo fatto una domanda specifica sulla cyber.

  LUCA GORETTI, Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica militare. È vero, infatti l'avevo segnato.
  La cyber non è legata a un problema del comparto della Presidenza del Consiglio Pag. 22con noi, mi riferivo internamente al comparto della Difesa. Io sono convinto che ogni singola Forza armata prima di guardare in giro deve sapersi difendere. La migliore forza contrattuale per ogni componente è potersi difendere in proprio dagli attacchi cyber, attraverso anche la conoscenza di come le altre Forze armate stanno mettendo in piedi dei sistemi di protezione.
  Per evitare che ci siano troppi sistemi e magari non si parlino, avere un'unica cabina di regia, sotto l'egida dello stato maggiore della Difesa, che dice effettivamente quali sono i programmi e i sistemi che servono per potersi difendere dagli attacchi cyber, è la miglior soluzione per poter essere uniformi e continuare a dialogare. Io ho bisogno della Marina e dell'Esercito come loro hanno bisogno di me; se io ho un sistema di protezione che non è compatibile con i loro sistemi, io rischio di non parlare. Quindi, forse, serve una cabina di regia anziché andare a compartimenti stagni.
  Io vedo veramente con favore questa attività, che poi va messa a sistema con la capacità, molto più ampia, di governo sul territorio per poter contrastare le minacce che provengono dal settore cyber. Lì, l'Agenzia nazionale cyber può giocare un ruolo determinante. Ma noi siamo un pezzetto di questo cerchio di connettività, dove l'Agenzia cyber può fare eventualmente molto più da cabina di regia ad ampio spettro nazionale. Ma ritengo che, con la stessa filosofia, all'interno del comparto della Difesa ci deve essere un'unica cabina di regia che dice esattamente come si fa. Perché possiamo giocare insieme per fare delle prove. Io posso pure trovare delle società esterne affiliate che provino a penetrare un sistema di difesa dell'Esercito, della Marina o dell'Aeronautica, e questa cabina di regia deve poter vedere se io sono in grado di difendermi da solo o se bisogno di aiuto da un'altra componente per migliorare la mia protezione. Questa è la forza contrattuale di una cabina di regia unica; ci deve essere un'unica regia in un settore che è decisamente in espansione. Non so se ho risposto.

  MARCO PELLEGRINI. Chiarissimo, grazie.

  PRESIDENTE. Grazie Generale Goretti per il tempo che ci ha dedicato in questa importante occasione di confronto. Ringrazio tutti i colleghi presenti e, se non ci sono altre domande, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 10.10