XIX Legislatura

Commissioni Riunite (III-IV Camera e 3a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Giovedì 8 giugno 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Tremonti Giulio , Presidente ... 3 

Audizione del Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, on. Edmondo Cirielli, nell'ambito dell'esame congiunto della Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2023, adottata il 1° maggio 2023 (Doc. XXV, n. 1), nonché della Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita all'anno 2022, anche al fine della relativa proroga per l'anno 2023 (Doc. XXVI, n. 1) (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Tremonti Giulio , Presidente ... 3 
Cirielli Edmondo (FDI) , Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 3 
Tremonti Giulio , Presidente ... 8 
Onori Federica (M5S)  ... 8 
Tremonti Giulio , Presidente ... 9 
Rosato Ettore (A-IV-RE)  ... 9 
Fassino Piero (PD-IDP)  ... 9 
Tremonti Giulio , Presidente ... 10 
Fassino Piero (PD-IDP)  ... 10 
Tremonti Giulio , Presidente ... 10 
Cirielli Edmondo (FDI) , Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 10 
Tremonti Giulio , Presidente ... 10 
Boldrini Laura (PD-IDP)  ... 11 
Loperfido Emanuele (FDI)  ... 12 
Boldrini Laura (PD-IDP)  ... 12 
Tremonti Giulio , Presidente ... 12 
Mura Francesco (FDI)  ... 12 
Boldrini Laura (PD-IDP)  ... 12 
Mura Francesco (FDI)  ... 12 
Boldrini Laura (PD-IDP)  ... 12 
Mura Francesco (FDI)  ... 13 
Boldrini Laura (PD-IDP)  ... 13 
Mura Francesco (FDI)  ... 13 
Tremonti Giulio , Presidente ... 13 
Cirielli Edmondo (FDI) , Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 13 
Onori Federica (M5S)  ... 14 
Cirielli Edmondo (FDI) , Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 14 
Tremonti Giulio , Presidente ... 16 
Cirielli Edmondo (FDI) , Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 16 
Tremonti Giulio , Presidente ... 16 
Cirielli Edmondo (FDI) , Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 16 
Tremonti Giulio , Presidente ... 17

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA III COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
GIULIO TREMONTI

  La seduta comincia alle 13.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, on. Edmondo Cirielli, nell'ambito dell'esame congiunto della Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2023, adottata il 1° maggio 2023 (Doc. XXV, n. 1), nonché della Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita all'anno 2022, anche al fine della relativa proroga per l'anno 2023 (Doc. XXVI, n. 1).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, on. Edmondo Cirielli, nell'ambito dell'esame congiunto della Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2023, adottata il 1° maggio 2023 (Doc. XXV, n. 1), nonché della Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita all'anno 2022, anche al fine della relativa proroga per l'anno 2023.
  Ricordo che la partecipazione da remoto è consentita ai colleghi senatori e deputati, secondo le modalità stabilite dalle rispettive Giunte per il Regolamento.

  EDMONDO CIRIELLI, Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie presidenti e grazie colleghi. Non mi atterrò proprio al brogliaccio che mi ha affidato la Farnesina, anche per dare l'opportunità, se ci sono richieste specifiche.
  Innanzitutto voglio dire che il quadro complessivo della situazione dei Paesi in via di sviluppo, che sono l'oggetto principale della nostra politica estera di cooperazione, vive un momento particolarmente difficile collegato a due episodi che hanno innescato una crisi globale: prima la crisi economica post-COVID e poi l'aggressione dell'Ucraina da parte della Russia, che ha innescato una serie di speculazioni, oltre che oggettive carenze nel settore energetico e nel settore alimentare; questo ha creato una fragilità ulteriore in queste nazioni. Ovviamente, gli effetti del cambiamento climatico, che già conosciamo, mettono a rischio gravemente alcune aree del pianeta, quindi c'è sicuramente un quadro particolarmente allarmante.
  L'Italia è profondamente legata – come sapete – alla cultura onusiana, quindi siamo fermamente convinti che sia necessario affrontare le sfide globali di questo tempo in maniera multilaterale; riteniamo che il sistema delle Nazioni Unite vada, da questo punto di vista, preso sempre come elemento centrale della nostra azione nella cooperazione.Pag. 4
  Innanzitutto sulle linee guida che sono dettate dall'Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile, quindi la nostra mission è chiaramente quella di rendere centrale la politica di cooperazione per la nostra politica estera ed intervenire in maniera sempre più massiccia, in base alle contingenze, cercando di sostenere quelle fasce delle popolazioni mondiali più vulnerabili, con partenariati sempre paritari che ci consentano concretamente di avvicinarci alle problematiche dei Paesi in via di sviluppo.
  Ovviamente la nostra azione mira, al di là delle emergenze, ad intervenire sulle cause strutturali dell'instabilità politico-sociale-economica, che innestano tutta una serie di ulteriori crisi. Tengo anche a precisare, in maniera molto chiara, che non appartiene a chi parla, e neanche a questo Governo, la retorica o la narrativa del «aiutiamoli a casa loro», nel senso che riconosciamo giusto come principio che esista anche un diritto a migrare. Il tema che va contrastato è l'emigrazione forzata, cioè le persone che sono costrette a scappare per situazioni socio-economiche indotte dal sistema globale mondiale, oppure da crisi politiche, a volte anche provocate da agenti esterni, da nazioni esterne che destabilizzano, o contrastare il terrorismo internazionale.
  Quindi la nostra azione può sembrare collegata nella vulgata al fenomeno migratorio, ma è ben chiaro a questo Governo e a chi parla che cooperazione e migrazione non sono due cose che vanno insieme.
  La cooperazione può servire ad evitare che persone siano costrette dalle circostanze a lasciare la propria terra: chi vuole emigrare deve emigrare liberamente perché cerca una realizzazione alle proprie capacità e alla propria personalità. E quindi, da questo punto di vista, noi cerchiamo di sostenere i Paesi in via di sviluppo in maniera tale da far crescere innanzitutto l'elemento umano, quindi la valorizzazione delle persone sarà la politica centrale che porteremo avanti.
  È chiaro che per valorizzare le persone bisogna rimuovere le cause strutturali, quindi sono importanti gli investimenti infrastrutturali, gli investimenti economici che possono dare il sostegno alle aziende, alle micro-imprese, così come è importante sostenere sistemi rurali, sistemi industriali in via di nascita. Ma è chiaro che l'elemento centrale della nostra azione sarà sempre quello della valorizzazione delle persone.
  Peraltro, questa azione va fatta anche in maniera molto attenta e molto accorta; spesso l'Occidente si è approcciato ai Paesi in via di sviluppo dapprima con fare predatorio, poi con fare magari paternalistico o anche con una certa cultura di superiorità, che oggettivamente non è – giustamente – ben accetta. Per cui il rispetto delle culture che si trovano, il rispetto dell'identità e delle sensibilità rappresenta un elemento molto importante. Per questo a fianco al lavoro costante che devono fare i players nazionali, anche con tutta la filiera – quindi non soltanto con lo Stato, con il Ministero degli Esteri, con l'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS), con il sistema Paese, Cassa depositi e prestiti o strutture come l'ENI piuttosto che altri grandi players che si muovono al confine tra il pubblico e il privato – il ruolo centrale lo svolgono le nostre organizzazioni della società civile (OSC), che sul territorio sono veramente importanti e presenti. E anche il loro agire disinteressato, svincolato da finalità di politica estera diretta, così come può essere l'azione del Ministero degli Esteri, rappresenta invece una forte ricchezza per quello che ci riguarda.
  È chiaro che il Ministero degli Esteri, invece, svolge una funzione ben chiara. La funzione ben chiara – l'ho detto – si muove nel solco dell'Agenda 2030, si muove nel solco dei valori della Carta delle Nazioni Unite e la politica estera italiana si muove assolutamente in questo framework.
  L'idea nostra è quella ovviamente di puntare in aree che sono più in difficoltà, in aree che ci sono anche più contigue. L'idea del «Piano Mattei» – su cui si è tanto discusso, a volte semplificandolo con slogan, magari anche da parte della nostra parte politica che sostiene la maggioranza, o magari anche in maniera legittima da parte dell'opposizione, che fa la sua parte – Pag. 5in realtà parte proprio da queste considerazioni.
  Noi ci siamo trovati in un nuovo mondo dove sostanzialmente i nostri interessi economici, energetici e strategici, con il grande abbaglio della globalizzazione tutta positiva, si sono trovati magari dispersi in mille filiere, in maniera non diversificata e con Stati che poi si sono dimostrati – come la Russia – essere dotati di una intrinseca volontà anche di destrutturare il principio della legalità internazionale.
  Per cui l'idea di combinare una grande e rinnovata attenzione – a cominciare dall'Africa, o comunque per la regione del MENA, del Medio Oriente e Nord Africa allargato – rappresentano non soltanto un imperativo morale, che riteniamo giusto portare avanti secondo l'ottica di cui ho accennato prima delle Nazioni Unite, ma anche un interesse strategico dell'Italia. Ovviamente l'interesse strategico non può che muoversi nell'ambito di un interesse reciproco, cioè noi non possiamo immaginare di perseguire nostri interessi economici, anche legittimi, senza tenere in considerazione gli interessi economici e di sviluppo dell'Africa. Come abbiamo detto, è una cosa di valore etico, ma è anche una cosa di convenienza e su questo noi dobbiamo lavorare. Perché in un momento di difficoltà economiche per la nostra nazione è molto importante rilanciare la funzione etica, ma anche di interesse per l'Italia della cooperazione internazionale. Cioè la nostra opinione pubblica deve sapere che le risorse che noi destiniamo ai Paesi in via di sviluppo sono spese sicuramente sulla base di valori fondamentali, ma è un bene che ritorna anche all'Italia. Può ritornare in tutte le maniere, ritorna nel momento in cui nostre imprese investono in Africa piuttosto che in Medio Oriente, rientra nel momento in cui, grazie alla stabilità politica e sociale, combattiamo la forza sempre più avvincente di alcune organizzazioni terroristiche; o magari di alcuni Stati che in qualche maniera si muovono in queste nazioni con un'ottica neocoloniale, ma ammantata di un antioccidentalismo che in qualche maniera fa una certa presa, anche per errori che sono stati fatti dalla nostra parte. La retorica «east contro il west» è una retorica che qualche volta si basa su errori reali che il mondo occidentale ha compiuto in queste nazioni.
  Per cui è molto importante che l'Italia si muova forte della sua grande tradizione diplomatica, ovviamente non da sola ma in partnership con le organizzazioni internazionali e con l'Unione europea per dare questa rinnovata attenzione. Che punterà essenzialmente su potenziare le infrastrutture e valorizzare le risorse umane, quindi il tema della formazione, dell'education sarà un tema molto importante, che chiaramente non toglierà risorse al sistema delle emergenze, che rappresenta ancora un elemento centrale.
  Le nostre fonti principali di finanziamento – come sapete – sono la Deliberazione sulle missioni internazionali, che costituisce l'elemento centrale di questa mia valutazione odierna, insieme alla legge di bilancio. Ma ci sono sempre le risorse legate all'8 per mille e qualche volta ci sono provvedimenti straordinari per emergenze straordinarie: pensiamo alla delibera del febbraio 2022, che stanziò 110 milioni di euro per l'Ucraina. Somma poi reintegrata nei fondi della cooperazione con provvedimenti successivi. A questo proposito, nelle nostre aree di interesse prioritario della cooperazione in Europa esisteva solo l'area dei Balcani occidentali, invece adesso abbiamo allargato alla Moldova e all'Ucraina: io ho deciso, proprio per la quantità delle risorse stanziate ma anche per la gravità della situazione umanitaria, di istituire una nuova agenzia di cooperazione in Ucraina, che possa in qualche maniera consentirci di avere uno sguardo su tutta l'area dell'Europa orientale, soprattutto quella del vicinato all'Unione europea, che peraltro sta vivendo una situazione gravissima, in una situazione grave dal punto di vista economico-sociale che aveva ereditato un po' tutta quell'area, dall'ex Unione Sovietica; si è innescata oggettivamente questa vicenda della guerra in Ucraina, che non crea destabilizzazione dal punto di vista politico e socio-economico soltanto in Ucraina, ma potete immaginare che ci sono risvolti molto gravi nel Caucaso. Non dimentichiamoPag. 6 che attualmente in Georgia la Russia occupa illegalmente già due regioni, l'Ossezia e l'Abkhazia. C'è una minaccia e una pressione costante in tutti i Paesi dell'area «stan», quindi dell'Asia centrale, non soltanto perché hanno minoranze russe molto consistenti, ma anche perché hanno economie abbastanza compenetrate, e comunque sappiamo che esiste una profonda area di intervento. Per non dimenticare il ruolo molto ambiguo giocato dalla Russia anche nel conflitto tra Armenia e Azerbaijan.
  Voglio dire che finora noi abbiamo puntato da sempre – e condivido perfettamente l'idea di sostenere appieno il sistema delle Nazioni Unite con le sue sezioni specializzate –, ma negli anni forse abbiamo troppo puntato su finanziamenti non coordinati e non condivisi. Quindi abbiamo finito, oltre a dare un contributo ordinario al loro funzionamento – giustamente – dettato in base al nostro PIL, anche con contribuzioni straordinarie annuali molto consistenti, ma non mirate su progetti specifici o su aree specifiche ma finalizzati sostanzialmente come un aiuto al bilancio di queste organizzazioni internazionali.
  Peraltro – capite bene – l'Italia, avendo un debito pubblico molto elevato, quindi un interesse da pagare annualmente fortissimo, è una Nazione che ha poco cash per poter intervenire nel consesso dei donatori. Insomma, sostanzialmente nazioni che versano contributi ordinari inferiori ai nostri poi sono in grado di dare contributi straordinari ben superiori all'Italia, e questo finisce col riflettersi sul funzionamento di queste organizzazioni e non ci consente di focalizzare il nostro intervento su aree che noi riteniamo strategiche, secondo la visione politica che l'Italia ha sempre avuto. Perché sostanzialmente – come è logico in politica estera – le aree di intervento di interesse dell'Italia non cambiano se governa il PD, 5 Stelle o Fratelli d'Italia, piuttosto che la Lega: le aree di intervento sono il Mediterraneo allargato al Nord Africa e al Medio Oriente, i Balcani occidentali, l'area danubiano-carpatica, l'Asia centrale e il Caucaso, perché sono le vecchie porte storiche per la diplomazia verso l'Oriente. Poi, ovviamente, con la tecnologia e con la globalizzazione ogni posto diventa vicino e quindi ci sono grandi interessi che riguardano il Sud America per la presenza storica di discendenti italiani, ma anche l'Indo-Pacifico – per la libertà dei traffici marittimi, atteso che poi c'è la porta verso Suez – è un'altra area che non può essere trascurata. Oltre al fatto che di grandi Paesi emergenti che hanno un impatto nell'economia globale come i cambiamenti climatici globali, penso all'India, quindi sono grandi nazioni con le quali non possiamo non avere a che fare.
  Aggiungo, proprio per questo, che c'è il tema sempre dibattuto di quello che si può e si deve fare in aree governate da regimi totalitari o regimi non compatibili con la nostra democrazia. È evidente che l'Italia deve mantenere la barra ferma nel condannare violazioni dei diritti umani ed essere in prima linea – d'altronde come è coerente con la nostra politica onusiana –, ma è altrettanto vero che non si può far pagare alle popolazioni la colpa di vivere sotto regimi che noi non condividiamo.
  Dico alcuni esempi: in Afghanistan certamente stanno avvenendo cose che noi aborriamo, ma l'Italia cerca di mantenere un canale di intervento perché altrimenti le popolazioni afgane non hanno soltanto il problema di avere un regime che fa quello che fa, ma c'è anche un'assoluta indifferenza, quindi noi sulle emergenze umanitarie siamo sempre in prima linea. Così come rivendico di aver voluto aiutare in Siria, in maniera quasi solitaria, anche la parte legata alla Mezzaluna fertile – quindi la Croce rossa musulmana, per essere più chiari – siriana pur se sappiamo che è molto legata al regime. Ma, insomma, la gente che si trova nella parte sbagliata non è che può pagare per una mancanza di sensibilità da parte dell'Occidente.
  Quindi noi cerchiamo di essere vicini a tutti i Paesi, sebbene in questa fase particolare in Sudan siamo stati costretti ad arretrare, è chiaro che a prescindere da quello che accadrà noi cercheremo di essere vicini a questi Paesi. Per esempio, in questo momento l'Eritrea vive in una fase di isolamento complessivo, perché c'è un Pag. 7regime totalitario che viene da un altro secolo, però non possiamo abbandonare la popolazione eritrea. Quindi l'Italia, anche grazie ai buoni rapporti che in questo momento esistono nel Corno d'Africa tra l'Etiopia e il Kenya e persino la Somalia con l'Eritrea, stiamo cercando di riaprire un canale per dare un aiuto umanitario.
  Abbiamo ripreso forti relazioni di cooperazione, da una parte, con l'Egitto, con i fondi del 2022 che si erano un po' arenati e abbiamo ripreso una collaborazione sulla cooperazione, dall'altra in Etiopia: un po' tutta l'Unione europea era stata molto rigida, anche giustamente, per il conflitto tra la precedente governance tigrina e l'attuale Governo in carica, ma dopo la fine della guerra, anche per incoraggiare gli sforzi di pace – d'altro canto c'è in atto una forte pacificazione tra i due vecchi contendenti, sia come partiti sia come etnie e sia come persone – abbiamo ripreso una grossa azione di cooperazione internazionale.
  È evidente che ci sono alcuni Paesi che viaggiano molto meglio degli altri, e sono grandi democrazie come quella keniana, della Mauritania e del Niger nel Sahel, quindi tutta la fascia, che vanno incoraggiate. Nel senso che le esperienze positive sono anche contagiose per il resto dell'Africa: se noi dimostriamo che alcune grandi democrazie sono stabili, funzionano bene, fanno stare meglio economicamente la popolazione esercitano un'influenza positiva anche negli altri Paesi.
  Con questo ho voluto dire che noi abbiamo un tradizionale interesse per il Corno d'Africa, non soltanto per quello che riguarda la storia ma per una sensibilità avuta dal dopoguerra in poi. L'Italia nel Corno d'Africa, come cooperazioni internazionali, in tutti i Governi che si sono susseguiti, ha svolto sempre un ruolo importante.
  Stiamo dando una grande attenzione anche al Sahel, perché chiaramente il Sahel si considera ormai dal punto di vista geografico un tutt'uno con il Nord Africa, ed è fortemente coinvolto nelle rotte migratorie.
  Sulla vicenda delle migrazioni forzate volevo dare ancora un'altra valutazione. Il Presidente del Niger ci è venuto a dire sostanzialmente che se noi non contrastiamo l'immigrazione clandestina, oltre ad esporre tante persone a morte, non solo nel Mediterraneo, ma anche lungo le rotte – perché noi vediamo solo quelli che arrivano nel Mediterraneo, ma non vediamo quelli che muoiono nel deserto, quelli che muoiono nella giungla –, le organizzazioni che sfruttano l'immigrazione clandestina stanno diventando così forti economicamente da destabilizzare gli Stati; non solo perché offrono cibo, armi e assistenza alle popolazioni – a volte con una forza maggiore –, ma sono in grado anche di corrompere la politica locale. Il contrasto di queste organizzazioni è vitale per le fragili democrazie, soprattutto del Sahel e del Corno d'Africa. Quindi è un'azione molto importante, che devo dire già negli scorsi Governi l'Italia ha messo in campo e questo Governo intende portare avanti.
  Credo di aver trattato in maniera molto semplificata un po' tutto, del Medio Oriente vi ho detto. Sull'Iraq: lunedì ci sarà il Presidente dell'Iraq in visita, ci sono notizie molto positive, nel senso che l'economia sta andando molto meglio, innanzitutto perché il conflitto è terminato. Si è arrestata anche la spirale di radicalizzazione e di persecuzione, per esempio sappiamo molto bene che dopo la parentesi positiva del periodo di Saddam, in cui i cristiani e i caldei vivevano una profonda integrazione in Iraq, nei dieci-quindici anni che sono seguiti c'è stata una persecuzione forte: invece oggi questo Governo è riuscito a ristabilire la situazione e c'è una perfetta integrazione tra la componente curda e soprattutto quella sciita, che in qualche maniera è maggioritaria, ma anche i sunniti sono stati recuperati ampiamente.
  In questo clima, le esportazioni del petrolio e la ricostruzione hanno messo in moto un circuito virtuoso, quindi oggi l'Iraq veramente sembra uscito dal vortice della destabilizzazione. L'Italia sta avendo un ruolo molto importante come cooperazione, ovviamente una cooperazione avviata dagli altri Governi e che questo Governo sta portando avanti in maniera diligente.Pag. 8
  Lo dico non perché l'Iraq rappresenta uno dei partner fondamentali per la nostra importazione di petrolio, che è un elemento, lo dico perché è una grande nazione che ha una storia importante alle spalle e che era finita come era finita, quindi insomma in quell'area l'Iraq destabilizzato destabilizza tutta la penisola arabica e il Medio Oriente. Tutto sommato si è raggiunta anche una buona coesistenza con l'Arabia Saudita e con l'Iran, che in passato erano dei partner che esercitavano una funzione solo negativa in quell'area, oggi invece anche da questo punto di vista abbiamo segnali positivi.
  Sull'Albania ho già accennato, siamo sempre in prima linea e cercheremo di rafforzare quello che è stato fatto molto bene negli ultimi vent'anni dall'Italia. Ma, insomma, dobbiamo continuare la nostra parte per rafforzare la cooperazione fortissima che esiste.
  Sul resto dei Balcani occidentali chiaramente le preoccupazioni sono forti per le nuove tensioni in Kosovo: l'Italia sta mantenendo una posizione prudente ed equilibrata, ma anche ferma nel rappresentare al Kosovo che inasprire la tensione, magari con cose anche giuste formalmente – parlo della vicenda delle targhe, per chi ha seguito, che si volevano cambiare le targhe nella zona abitata dalla maggioranza serba –, innestare inutili tensioni e non tenere conto, come accade in tutta Europa – e l'Italia, da questo punto di vista, per come gestisce l'Alto Adige ne è proprio un esempio virtuoso – rappresenta un modo importante per volere entrare in Europa; il Kosovo ci tiene molto, ma non deve fomentare tensioni, perché a fomentare tensioni, anche in Serbia, ci pensa abilmente la Russia, abbiamo elementi chiari di forte iniziativa da parte della Russia, più che in Serbia proprio nell'area nord del Kosovo.
  Comunque noi siamo presenti, con la nostra cooperazione e con i militari – che come sapete svolgono un ruolo non soltanto di peacebuilding, ma anche di vera e propria cooperazione, ovviamente con i loro mezzi e con le loro modalità – che è molto apprezzata, e quindi è una cosa sulla quale possiamo completare.
  L'ultima cosa che volevo dire – e chiedo scusa al presidente se sono stato un po' più lungo di quello che avrei voluto – è che anche quest'anno è previsto un intervento importante per lo sminamento umanitario, di 8 milioni di euro, quindi un'azione sulla quale l'Italia è sempre stata leader, sia nella pratica concreta tramite i nostri militari, ma anche nel finanziamento dell'organizzazione internazionale che svolge molto bene questo compito, noi intendiamo da questo punto di vista mantenere la nostra tradizione.

  PRESIDENTE. Grazie Viceministro. Il dibattito. Onorevole Onori.

  FEDERICA ONORI. Grazie al Viceministro per la sua relazione su una attività del Paese estremamente importante che è quella della cooperazione internazionale. Ho tre domande.
  Si è detto appunto della importanza della cooperazione internazionale, sottolineando come sia collegata inevitabilmente ai processi migratori – se non ricordo male le parole utilizzate dal Viceministro – ma non vanno di pari passo, nel senso che sono appunto due attività diverse che hanno finalità diverse e che appartengono ad ambiti che comunque non si sovrappongono perfettamente.
  Sono molto d'accordo su questo punto, come sul fatto che la cooperazione internazionale debba essere sempre più vista in questo senso. È importante anche un'attività verso il popolo italiano, per far comprendere anche questo aspetto, che magari non è di immediata ricezione, ovvero che la cooperazione internazionale è di fatto un investimento anche, che quindi ci sarà anche un ritorno verso il Paese.
  Allora in questo senso vorrei chiedere al Viceministro quali sono le iniziative che il Governo intende mettere in campo per quanto riguarda l'obiettivo dello 0,7 per cento del PIL in aiuti pubblici allo sviluppo, considerando che nel 2021 era lo 0,29 e che nel 2022 è salito a 0,32 per cento, anche grazie al fatto che si è deciso di computare diversamente alcuni finanziamenti; ad esempio, abbiamo incluso i fondi dedicati all'accoglienzaPag. 9 dei richiedenti asilo nel territorio come parte integrante degli aiuti allo sviluppo, quindi è un aumento che probabilmente andrebbe valutato anche alla luce di questa informazione.
  La seconda domanda riguarda l'Afghanistan, che il Viceministro ha menzionato: vorrei chiedere se fosse confermato che l'Italia sta valutando che per il prossimo triennio l'Afghanistan non rientri più fra i Paesi prioritari per la cooperazione internazionale. Credo sia una questione di estrema rilevanza.
  E in ultimo mi riferisco al discorso sulla democrazia – che condivido –, rispetto al fatto che si crea quasi un fenomeno di contagio democratico e che quindi ogni Paese in più che riesce a realizzare una compiuta democrazia, specialmente in aree che hanno bisogno di pacificazione e di stabilizzazione, questo possa essere ancora più importante perché appunto alla luce di un effetto in qualche modo di diffusione dei processi democratici.
  Allora vorrei chiedere al Viceministro se non pensa che anche in Tunisia sia il caso di fare un ragionamento di questo tipo, quindi ad esempio se non sia coerente con questo tipo di discorso pensare al fatto che gli aiuti e il supporto importante e veloce, di cui la Tunisia ha bisogno in questo momento, non debba essere improntato anche alla ricerca di un miglioramento dello Stato di diritto e della situazione dei diritti umani in Tunisia.

  PRESIDENTE. Onorevole Rosato.

  ETTORE ROSATO. Grazie presidente. Solo per due osservazioni, la prima di carattere più generale.
  Penso che sulla politica estera e sulle missioni internazionali sia necessaria sempre continuità tra i Governi e mi sembra che in questo il Governo ha presentato una relazione – la presenta non solo sotto la forma di testo normativo, ma anche nelle parole del Viceministro – di continuità con quanto è stato fatto precedentemente. Questo mi sembra che vada assolutamente in una direzione da noi auspicata, in particolare in un momento così delicato sotto il profilo della politica internazionale e delle situazioni di crisi in cui veniamo coinvolti, a cominciare da quella sull'Ucraina, in cui è evidente che c'è bisogno di una capacità di un sistema Paese che sia con una voce sola nell'affrontare le sfide che abbiamo davanti; sotto questo profilo penso che noi ci saremo e saremo accanto alle iniziative che il Governo porterà avanti con questa attenzione.
  La seconda osservazione: mi inserisco anche nell'osservazione opportunamente fatta anche dalla collega Onori sulla cooperazione internazionale, ritenendo anche da parte nostra che sia uno strumento essenziale di politica estera e su cui ci sono degli impegni internazionali che abbiamo assunto, anch'io penso che su questo il Governo debba... Ma è un tema che ha riguardato anche i Governi precedenti, perché gli impegni internazionali assunti sull'aumento dei fondi per la cooperazione hanno trovato sempre una grande condivisione in questa sede, in Commissione esteri, mentre non hanno mai trovato sufficiente attenzione nella sede della Commissione accanto, cioè la Commissione bilancio. E quindi da questo punto di vista c'è bisogno di uno sforzo che il Governo deve fare, ma che i gruppi parlamentari devono fare a supporto dell'attività e dell'attenzione del Ministero degli affari esteri.

  PIERO FASSINO. Ringrazio il Viceministro per la relazione. Anch'io, come ha appena detto il collega Rosato, colgo nell'esposizione che il Viceministro ha fatto un elemento di continuità con le politiche di cooperazione che si sono sviluppate in questi anni, ed è giusto che sia così. Condivido quello che il viceministro ha sottolineato riguardo al fatto che – quando si discute del posizionamento internazionale dell'Italia, della sua proiezione e della sua politica estera – è tradizione di questo Paese aver cercato sempre un grado di convergenza tra le forze politiche, indipendentemente dalla loro momentanea collocazione al Governo. L'opposizione credo che debba essere presente anche nel campo della cooperazione, che è un elemento sempre più importante.Pag. 10
  Ho tre questioni che volevo richiamare all'attenzione della Commissione e del Viceministro. La prima questione è quella fondamentale: le risorse. Infatti io penso che tutti gli obiettivi che Lei ha indicato sono condivisibili, ma il problema è quello di una dotazione di risorse adeguata. Tutte le volte che la Commissione Affari esteri si è sforzata di presentare emendamenti, si è sempre premurata di presentare degli emendamenti approvati all'unanimità, ma poi quando giungevano sia nelle Commissioni di Bilancio sia al vaglio del MEF venivano regolarmente cassati se non ridimensionati. Quindi, io credo che ci sia la necessità di una determinazione del Ministero degli esteri in fase di redazione del bilancio, in cui ci sia un appostamento di risorse adeguato. E Lei può essere sicuro che quell'appostamento troverà un sostegno largo in Parlamento, proprio perché corrisponde a delle finalità giuste.
  La seconda questione è già stata sollevata. In che misura il Governo predispone delle scelte che ci avvicinino all'obiettivo indicato dalle Nazioni Unite dello 0,7 per cento? Siamo molto lontani, è già stato richiamato. Io credo che non bisogna essere velleitari e credo, pertanto, che non si possa arrivare in un esercizio allo 0,7. Però quale progressione mettiamo in campo per dimostrare che l'Italia crede in quell'obiettivo e lo persegue?
  Infine, la terza questione riguarda anche il funzionamento dell'Agenzia e le risorse umane che vengono destinate a questa attività. La mole di progetti che Lei ha messo in campo, che sono corretti e che corrispondono a esigenze di cooperazione, richiedono risorse adeguate ma anche una strumentazione adeguata.
  Infine, ancora un'ultima cosa. Lei ha fatto una relazione completa su tutte le questioni relative alla politica di cooperazione messa in essere dal Governo direttamente o attraverso l'Agenzia. Le segnalo che un aspetto che ha sempre caratterizzato la cooperazione italiana nel mondo è anche la cosiddetta cooperazione decentrata messa in campo dagli enti locali, che negli ultimi anni – in penuria di risorse – ha conosciuto un ridimensionamento e che invece io credo debba essere rivalutata e anche dotata di quelle risorse che sono necessarie per finanziare i progetti che il sistema degli enti locali propone. Le cito questo esempio perché è avvenuto qui. Nella scorsa legislatura abbiamo audito il responsabile dell'OCSE per tutte le politiche di cooperazione. Egli è venuto qui, ha fatto un rapporto su quello che faceva l'OCSE e, a un certo punto, ha detto che non capiva perché l'Italia non valorizzasse una meritevole specificità che ha rispetto a tanti altri Paesi. Noi gli abbiamo chiesto quale fosse e lui ci ha risposto che si trattava della cooperazione decentrata. Quindi, io richiamo all'attenzione sua e del Governo questo aspetto che è molto importante. E qui mi fermo.

  PRESIDENTE. Onorevole Fassino, che cosa intende per cooperazione decentrata?

  PIERO FASSINO. I progetti relativi alla cooperazione internazionale, aiuto allo sviluppo, le stesse cose che fa la cooperazione ma che vengono messe in campo dal sistema degli enti locali. Le faccio un esempio concreto e chiedo scusa se è una citazione personale. Quando io ero sindaco di Torino, abbiamo sviluppato un progetto di cooperazione per il rifacimento dell'acquedotto della città di Hebron, progetto che è stato concretamente realizzato, finanziato in parte dalla città e in parte dall'Agenzia della cooperazione e che oggi assicura a quella città un sistema idrico funzionante. Questo volevo dire. Non so se la spiegazione è stata esauriente.

  PRESIDENTE. C'è un altro appunto allora, una memoria personale. Una quota dell'8 per mille viene oggettivamente destinata a finalità di cui stiamo parlando....

  EDMONDO CIRIELLI, Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Quest'anno saranno circa 16 milioni.

  PRESIDENTE. Ricordo ciò perché da giovane, trentacinque anni fa, me ne ero occupato e all'inizio il meccanismo era per Pag. 11il sostentamento del clero, con una parte marginale per altre finalità, mentre adesso – per varie ragioni, anche anagrafiche – credo che la quota alternativa rispetto al sostentamento sia esattamente destinata, in modo anche indiretto e non solo ufficiale, alle finalità di cui stiamo parlando. E quella è una voce molto importante. Quindi, non solo alcuni Governi di cui ho memoria tendevano a utilizzare l'8 per mille per queste finalità, ma è la stessa Conferenza episcopale che destina a questo una quota ormai crescente di fondi. Ha ragione l'onorevole Fassino nel dire che forse va messa in maggiore evidenza. Do ora la parola all'onorevole Boldrini.

  LAURA BOLDRINI. Grazie presidente. Mi scuso per essere arrivata in ritardo, purtroppo a volte non si riescono a calcolare bene i tempi. Intervengo solo per chiedere al Viceministro Cirielli un paio di cose, che magari lui ha già ricordato, e di questo mi scuso in anticipo, ma ci tenevo a cogliere questa occasione.
  Noi, nelle Commissione riunite Affari esteri e Difesa, abbiamo svolto in questi giorni diverse audizioni in merito alla situazione in alcuni Paesi che sono teatro di nostre missioni internazionali; in particolare, si è imposto con una certa forza il tema delle varie missioni in Libia. Lei era presente, presidente, e l'ho anche visto abbastanza colpito dalle parole che abbiamo ascoltato ieri in quest'Aula da un testimone diretto, vittima di tortura e trattamenti inumani. Ci ha raccontato che cosa ha significato per lui fare l'esperienza di essere costretto a vivere nei centri di detenzione senza aver commesso alcun crimine, e aver dovuto subire le peggiori umiliazioni. Ebbene, queste audizioni sono importanti nella misura in cui, poi, si fa tesoro di quello che emerge. Abbiamo ascoltato anche parecchie ONG internazionali della società civile e, purtroppo, quello che è emerso è una situazione devastante dal punto di vista della gestione di questi centri di detenzione, anche quando a gestirli sono – qui bisogna usare molti condizionali – i Corpi dello Stato.
  Faccio presente, Viceministro, che è stato reso noto il rapporto della missione ONU sulla Libia, un rapporto che racchiude un lavoro di tre anni, dettagliatissimo, senza lasciare alcun dubbio su quello che accade lì. Noi siamo di fronte a una situazione che non può essere considerata come un eccesso di qualche ONG che esagera nel wording. Qui ci sono comprovate evidenze da parte di organismi internazionali, da parte dei media nazionali e internazionali, nonché da parte delle associazioni, che questi centri, finanziati con i fondi dei contribuenti italiani, sono luoghi dove i diritti umani vengono totalmente calpestati, che tradotto in altri termini significa: angherie, violenze, stupri, torture, comportamenti inumani e degradanti. Il cittadino e la cittadina italiana è questo che vogliono? È così che pretendono che venga speso il loro contributo? Come è possibile continuare a finanziare questi luoghi dove sappiamo che non c'è rispetto di nessuna regola? E poi la guardia costiera libica. Ci sono inchieste internazionali con evidenze di personaggi responsabili del sistema di ricatti e rapimenti a fine di estorsione di persone detenute impropriamente perché non hanno commesso alcun reato, che fanno parte della guardia costiera libica. Non sono mie elaborazioni, Viceministro! Ci sono inchieste della Corte penale internazionale e c'è anche un'inchiesta delle Nazioni Unite. Noi abbiamo i nomi e i cognomi. Ieri questi nomi e questi cognomi sono stati depositati in quest'Aula e allora io dico che non si può far finta di niente. Non più! Non più! Se all'inizio di questa collaborazione ci poteva essere un dubbio, e dunque si è deciso di procedere comunque perché era solo un dubbio, adesso questa è una certezza. È una certezza. Quindi, la guardia costiera libica soccorre – per modo di dire –, cioè rintraccia, riprende i migranti e li riporta nei centri di detenzione, che sono controllati spesso dagli stessi soggetti della guardia costiera. Infine, le persone portate nei centri sono liberate solo dietro il pagamento di somme di denaro versate agli stessi soggetti che le hanno acciuffate per portarle in quei centri e chiedere alle famiglie di trovare i soldi per rilasciarle. È un sistema che noi – lo chiedo ai colleghi, alle colleghe e a lei presidente – possiamo considerare condivisibilePag. 12? C'è qualcuno in quest'Aula che può dire che va bene così? No.
  Viceministro, Lei ha un profilo di un uomo che si è adoperato per essere al servizio dello Stato, in varie versioni. Questo che emerge dalle audizioni e dal rapporto delle Nazioni Unite è qualcosa di insostenibile; qualcosa che è contro ogni forma di legalità, e chi nella vita ha lottato per la legalità non può oggi far finta di niente e chiedere che tutto vada avanti come se niente fosse. Questa è la prima cosa che ci tenevo a segnalarle, proprio perché di questo noi abbiamo parlato.
  Secondo punto, «Piano Mattei». Io veramente lo chiedo, ma non pensiate che ci sia una provocazione nel mio chiedere, prendo il mio lavoro seriamente...

  EMANUELE LOPERFIDO. Come tutti, credo.

  LAURA BOLDRINI. Tu lo sai che prendo il mio lavoro seriamente, come molti di noi, dunque ho diritto di sapere di che cosa tratta un documento che è stato menzionato più volte in quest'Aula. Mi riferisco al «Piano Mattei». Io vorrei sapere che cos'è questo «Piano Mattei», perché magari è un'ottima intuizione, perché magari prevede un approccio innovativo, perché magari prevede stanziamenti tali per cui ci sarà un drastico cambio di rotta da parte dell'Italia rispetto al sostegno al continente africano. Io lo vorrei sapere. Mi sembra legittimo. Ma solo io lo voglio sapere? È possibile che nessun altro lo voglia sapere? E chi lo sa, perché non lo dice? Perché non ci mette al corrente di che cosa stiamo parlando?

  PRESIDENTE. Grazie. Onorevole Mura.

  FRANCESCO MURA. Grazie presidente. Mi posso permettere di rivolgermi alla Presidente Boldrini, che se volesse veramente dimostrare quello che ha detto – e noi non abbiamo motivo di dubitare del contrario –, che Lei prende il suo lavoro molto seriamente, magari la prossima volta potrebbe arrivare in orario e ascoltare l'audizione e non destabilizzare la Commissione introducendo argomenti che poco c'entrano con quello che si stava discutendo in questa Commissione, che si sta svolgendo in un clima molto sereno. L'audizione di ieri...

  LAURA BOLDRINI. L'opposizione esiste... (fuori microfono)

  FRANCESCO MURA. Mi consenta di finire, cortesemente. L'opposizione esiste, ma visto che Lei dice che vuole lavorare seriamente lo faccia e lo dimostri.
  L'audizione di ieri ha colpito tutti quanti dal punto di vista emotivo, perché le parole che abbiamo sentito da quel ragazzo – ovviamente tutti quanti crediamo stesse dicendo tutta la verità – sono parole che hanno colpito l'equilibrio sentimentale di tutti quanti, non solo il suo e non solo quello delle opposizioni.
  Ma noi abbiamo il dovere e il compito, perché gli italiani ci hanno chiesto di far questo, di ragionare scevri dal condizionamento emotivo, anche quando siamo di fronte a questioni così delicate e così pesanti come quelle che ci hanno mostrato ieri. Liberarsi dal coinvolgimento emotivo significa ragionare sul fatto che questo ragazzo raccontava di vicende e di episodi che sono avvenuti nel 2019, nel 2020, nel 2018, e allora non si rilevava la necessità di interrompere immediatamente questo sistema che abbiamo per contrastare, per ragionare sulla gestione dei flussi migratori dell'Africa sub-sahariana.
  Non è che adesso in otto mesi di Governo possiamo, con uno schiocco di dita, interrompere un percorso che la nostra Nazione sta facendo da diversi anni, senza ragionare su quelle che possono essere le conseguenze.
  Mi scuso col Viceministro e col presidente per aver contribuito a ragionare su una questione che non era all'oggetto di questa Commissione, ma ho ritenuto doveroso mettere agli atti alcuni chiarimenti.

  LAURA BOLDRINI, Presidente, mi scusi, merita una risposta. I diritti umani non sono emotività. I diritti umani non sono emotività!

Pag. 13

  FRANCESCO MURA. Lo so benissimo! (fuori microfono)

  LAURA BOLDRINI. Il rispetto dei diritti umani è un obbligo internazionale. Ieri noi abbiamo ascoltato una serie di violazioni di quei diritti previsti dal diritto internazionale, che l'Italia è tenuta a rispettare, anche perché quella fonte di diritto è superiore a quello nazionale. Non parliamo di emotività, parliamo di rispetto dei diritti.
  Secondo: non parliamo della condizione individuale di un ragazzo, che ieri è venuto qui. Uno può dire «beh, ma chissà, forse se l'è inventato». Io sto parlando del rapporto delle Nazioni Unite, oltre a quella testimonianza c'è un rapporto documentato, che si basa su un lavoro fatto nel corso di tre anni, quindi non è solo un singolo e un impatto emotivo.
  Noi abbiamo il dovere di prendere atto di quel rapporto, abbiamo anche avuto l'opportunità di ascoltare una testimonianza diretta. Ma noi dobbiamo prendere atto di quella realtà che ci viene messa a disposizione e sulla base di quello – io penso – tirare le conseguenze. Ognuno poi fa le proprie scelte, però quello che noi dobbiamo fare non è emozionarci.
  Ascoltare le testimonianze e leggere che quelle testimonianze sono abusi dei diritti umani, dunque parliamo di diritti e non di emozioni. Parliamo di diritti.

  FRANCESCO MURA. Semplicemente per ribadire che non è che Lei adesso con questo intervento, o con interventi che fa costantemente in Commissione, si pone a difesa dei diritti umani e gli altri sono contro la difesa dei diritti umani. Tutti quanti – immagino – qua dentro vogliamo perseguire lo stesso obiettivo, è il metodo per raggiungere questo obiettivo che magari ci differenzia. Fino all'altro giorno lo avete impostato voi, sbagliando e causando queste situazioni, adesso fate fare a noi.

  PRESIDENTE. Per la verità, se posso, ma è un dibattito che dovrebbe avere ad oggetto l'intervento del Viceministro e poi ci sarà il dibattito successivo. Comunque sono fatti che vengono dal passato e su cui bisogna riflettere con serietà, fuori da episodi specifici.
  Se non ci sono altri interventi do la parola al Viceministro.

  EDMONDO CIRIELLI, Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie a tutti per le domande. Inizio dalla collega Federica Onori.
  Condivido – l'avevo detto all'inizio proprio come dato centrale – e ribadisco che la cooperazione può essere collegata indirettamente col fenomeno migratorio, perché migliorando le condizioni economiche delle persone dove vivono non le costringono a migrare forzatamente, non quindi per una scelta che è insita in ogni uomo magari di fare cose nuove. L'ho detto prima: esiste un diritto a migrare, che è un diritto millenario e nessun Governo e nessuna parte politica lo può vietare.
  Io sono dalla mia parte politica – la Presidente Boldrini lo sa – con forte convinzione, ma non posso mettere in discussione quello che è insisto nell'essere umano. Quello che noi dobbiamo evitare è che le persone siano forzate ad abbandonare, che è una violenza, e quindi noi li dobbiamo mettere in condizione di stare bene a casa loro e poi chi magari vuole fare il meccanico, l'agricoltore, l'ingegnere, il turista, l'hippy, insomma girare per il mondo, deve poterlo fare.
  Su questo condivido assolutamente e sono stato molto chiaro, l'ho detto anche quando ho partecipato alla Conferenza per il Corno d'Africa, ho chiarito che il nostro Governo non intende aiutare per impedire alle persone di migrare; intende aiutare per non costringerle a migrare. È un effetto indiretto.
  A noi interessa valorizzare – come ho detto prima, non c'era la Presidente Boldrini – le risorse umane, noi abbiamo il dovere di consentire a un continente, in maniera particolare l'Africa, che è ricchissimo di poter vivere bene con le grandissime risorse che sinora sono state depredate dal resto del mondo; probabilmente anche con la compiacenza di altri africani, ma comunque l'ONU si batte contro questa pratica e l'Italia lo condivide.Pag. 14
  Sul 0,7 per cento del PIL io sono assolutamente d'accordo: quest'anno noi abbiamo avuto un piccolo aumento delle risorse, l'anno scorso globalmente ci sono stati 995.207.000 e quest'anno sono 998.463.000. Nonostante un taglio complessivo al Ministero degli esteri come a tutti i Ministeri, siamo riusciti ad aumentare lievemente la nostra cifra. Che non era quello che volevamo aumentare e non è quello che dobbiamo fare per poter raggiungere l'obiettivo finale dello 0,7 per cento, ma ovviamente questo è solo il primo bilancio e quindi noi faremo in modo che anno per anno ci siano incrementi costanti che ci consentano di raggiungere gli obiettivi a cui l'Italia, nel suo complesso, ha aderito negli anni passati. Non è che c'è un Governo nuovo e si cambiano gli impegni internazionali.
  Per quanto riguarda – e così indirettamente do una risposta anche alla collega Boldrini – i Paesi in cui ci sono gravi limitazioni dei diritti umani, Lei mi ha fatto l'esempio dell'Afghanistan e della Tunisia, ovviamente vale anche per la Libia. Cioè noi aiutiamo la gente, non è che aiutiamo i Governi. Nel senso che nel momento in cui diamo soldi per progetti rurali, per progetti infrastrutturali idrici, piuttosto che per medicinali o aiuti alimentari, non lo facciamo per aiutare il Governo dei talebani, lo facciamo – come giustamente Lei diceva tra le righe – per le persone...Lei diceva sostanzialmente di non arretrare dall'Afghanistan perché è un Paese importante, a prescindere dal Governo che c'è. Ho capito perfettamente, non voleva dire che non dovevamo farlo. Noi lo facciamo comunque, quindi l'unico problema che abbiamo...

  FEDERICA ONORI. È che bisogna farlo di più. Mi scusi, altrimenti non vorrei che fosse...

  EDMONDO CIRIELLI, Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. No, io non volevo dire che Lei sosteneva che non bisogna aiutarli. Lei sosteneva che bisogna aiutarli e non bisogna arretrare dall'Afghanistan.
  Siccome avevo detto nella mia relazione il fatto che esistono alcuni regimi o totalitari o comunque che non sono in linea con il nostro sistema di valori, non ci può autorizzare a tenere bassa la guardia dell'aiuto, e ho fatto l'esempio dell'Afghanistan e della Siria. Ho anche rivendicato che in Siria noi interveniamo a sostegno anche delle organizzazioni umanitarie che sono legate al governo di Assad, perché comunque aiutiamo le persone, non aiutiamo il governo di Assad. Quindi ero perfettamente in linea con quello che Lei ha detto, lo dicevo ad adiuvandum.
  Vale la stessa cosa per la Tunisia, perché chiaramente siamo preoccupati che un mancato aiuto economico umanitario certamente farà peggiorare la situazione umanitaria, per i cittadini nel caso della Tunisia, ma anche per i migranti che ci sono. In più, un clima di tensione socio-economico porta complessivamente sempre un'involuzione dei diritti delle minoranze, quindi se la Tunisia collassa come la Libia non è che i diritti umani in Tunisia miglioreranno.
  Quindi noi cerchiamo sempre di tenere come politica estera la barra dritta sul rispetto dei valori e sui diritti umani. E costantemente, come è stato fatto in passato, anche adesso tutte le dichiarazioni vanno in questa direzione.
  Ovviamente non condizioniamo l'aiuto umanitario al sistema giuridico e burocratico o democratico degli altri, perché altrimenti rischiamo, come accade in Afghanistan...In Afghanistan sostanzialmente non possiamo spendere più soldi di prima perché non abbiamo neanche l'accesso all'Afghanistan, e quindi sosteniamo per ora essenzialmente alcune organizzazioni dell'ONU, che sono le uniche ammesse in Afghanistan, e qualche organizzazione umanitaria che ha ancora la possibilità di agire; man mano che si ripristinerà una possibilità di accessibilità all'Afghanistan, aumenteremo il nostro livello di intervento. Perché poi uno dei problemi complessivi della cooperazione è che si stanziano i soldi e si devono anche spendere. Quindi, poiché già ordinariamente esiste qualche difficoltà, noi abbiamo speso molti fondi del 2022 e del 2021 che non erano stati spesi, figuriamoci Pag. 15quando non c'è proprio la possibilità fisica di muovere. Quando l'Afghanistan era sotto un Governo, di fatto, politicamente supportato dalla NATO con i nostri militari, avevamo le nostre organizzazioni non governative che si muovevano con una maggiore libertà e molte sezioni specializzate dell'ONU avevano un via libera che oggi hanno con grande difficoltà. Però, insomma, La posso rassicurare che il nostro impegno non verrà meno in Afghanistan e cercheremo di sostenere appieno anche le fasce più vulnerabili di quella Nazione.
  Chiaramente anche al collega Rosato – non c'è più – volevo dire che la nostra linea politica di cooperazione è in continuità, l'ho già detto nella mia relazione e lui l'ha ripreso ed è logico, lo stesso sul discorso delle risorse.
  Al presidente Fassino volevo dire che innanzitutto l'Italia cerca di muoversi in una maniera multipolare per dare concretezza ai suoi sforzi, ma non Le nascondo che noi cerchiamo di coinvolgere maggiormente l'Unione europea nei nostri progetti. E cercheremo anche di coinvolgere magari in progetti bilaterali Francia e Germania che sono i maggiori attori dell'Unione europea, ma anche le nazioni che spendono molto in cooperazione. Quindi io andrò nei prossimi giorni in Francia per parlare con la Ministra della cooperazione, ho già fatto la stessa cosa in Germania, chiedendo la possibilità di studiare progetti mirati bilaterali di finanziamento a fianco dei canali già ordinari presenti, con l'ONU, le Nazioni Unite e con l'Unione europea.
  Il tema delle risorse l'abbiamo anticipato prima: quest'anno è stato un anno difficile per il bilancio dello Stato, il Governo ha dato molta enfasi a politiche collegate allo sviluppo economico e alla ripresa economica, soprattutto per l'inclusione del lavoro. Però noi siamo riusciti ad aumentare di poco. Quindi riteniamo che sia, se non un successo, almeno un pareggio. È chiaro che noi dobbiamo fare di più, quest'anno tutti gli indicatori economici sono migliorati, e confidiamo che con l'aiuto del Parlamento, ma anche con la volontà del Governo – sono d'accordo che il Ministero degli esteri deve fare la sua parte – ci possa essere un incremento; anche perché l'ho detto all'inizio: la situazione nel mondo è deteriorata sul piano globale. Desertificazione, cambiamento climatico, guerra in Ucraina, situazione post-COVID: le persone a rischio povertà e a rischio fame sono aumentate drasticamente, perciò abbiamo fatto questa conferenza straordinaria dove abbiamo sostanzialmente stanziato 70 milioni di euro. Abbiamo annunciato che comunque saranno risorse nuove da mettere in campo per l'Africa e abbiamo complessivamente raggiunto una quota di circa un miliardo di euro che verranno stanziati per la crisi alimentare e per l'emergenza fame del Nord Africa.
  L'AICS dai primi di gennaio ha assunto – mi sembra – sessanta unità nuove per un concorso fatto in precedenza, che si era completato prima che questo Governo potesse entrare in carica. C'erano state delle lungaggini burocratiche di registrazione, Corte dei conti, l'ex Formez, e noi come unico merito che abbiamo ho personalmente seguito presso il Formez e alla Corte dei conti l'accelerazione dell'immissione di questi idonei, che ormai aspettavano da oltre giugno di essere assunti. Insomma, è un primo segnale importante, è chiaro che sono persone nuove, però sono giovani e pieni di entusiasmo.
  Peraltro, come saprete, è in corso la procedura di rinnovo del presidente dell'AICS, a giorni la commissione pubblicherà la rosa dei nomi che poi io, come previsto per legge, trasmetterò al Ministro che a sua volta farà come proposta.
  Posso garantire che c'è la massima attenzione da parte del Ministero nella sua interezza affinché l'AICS riesca ad essere quel motore che è stato pensato dal legislatore, quando è stata individuata, e intendiamo rilanciarne l'operato.
  Sugli enti locali: io non l'ho citato, ma è uno dei canali, però condivido perfettamente con Lei che noi abbiamo una grande possibilità. Soprattutto nell'ottica di quello che ho detto prima, cioè noi effettivamente diamo molti soldi alle Agenzie specializzate delle Nazioni Unite come contributi volontari senza una precisa strategia. Sicuramente è una cosa positiva sostenere, non Pag. 16soltanto col contributo ordinario ma anche con contributi straordinari, però è anche vero che a volte è anche un po' un sintomo di un'incapacità della spesa, che Lei ha messo in evidenza. Ed è assurdo che noi abbiamo invece belle realtà territoriali, che hanno una grande capacità, che magari svolgono con fondi propri e con grande sacrificio quest'azione, e noi potremmo...
  Quindi è allo studio l'idea di fare un bando anche per i comuni collegato alla cooperazione internazionale, stiamo cercando in qualche maniera di fuoriuscire dai canali tradizionali, perché Le posso garantire che non è facile uscire dal sistema dei contributi già dati, perché i contributi volontari dati l'anno precedente per alcune sezioni delle Nazioni Unite sono diventate un diritto, quindi togliergliele significa «ma perché non me li dai». Cerco di finire.

  PRESIDENTE. Del tutto fuori, un'altra voce, oltre all'8 per mille...

  EDMONDO CIRIELLI, Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Sull'8 per mille, io quest'anno sono riuscito ad avere qualcosa in più, perché una parte dell'8 per mille per finalità umanitarie veniva comunque gestito direttamente dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, che non è un ente che ha una competenza di cooperazione come l'AICS o come il Ministero. Quindi ho fatto presente a Mantovano – che condivide –, infatti quest'anno già come previsione siamo passati da 12,4 miliardi a 16,5 miliardi.

  PRESIDENTE. Oltre a quello c'è il 5 per mille, forse non lo valutate abbastanza. Avendolo – anche su questo mi permetto di dire – inventato io, il 5 per mille in gran parte è destinato a finalità del tipo che discutiamo. Quindi non solo ci sono gli enti locali, c'è il volontariato e comunque, a parte la CEI, c'è anche il 5 per mille che, sia pure al margine, ha una sua... Perdona l'interruzione.

  EDMONDO CIRIELLI, Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie presidente. Le ultime cose volevo dire all'onorevole Boldrini. Io ovviamente mi associo alla sua condanna di regimi totalitari di tutte le latitudini e di tutte le impronte ideologiche che possono esistere, siano esse vetero-comuniste piuttosto che islamiche, che oggi esistono un po' in tutto il mondo, o semplicemente dittature tout-court, senza un'impronta ideologica.
  Chiaramente noi svolgiamo la nostra azione di condanna e di pressione a tutti i livelli, nell'ambito delle organizzazioni internazionali. Questo è un tema che esula la nostra vicenda della cooperazione, non è che possiamo fare la guerra alle nazioni che violano i diritti umani se non nell'ambito delle Nazioni Unite. Se dovesse essere nel futuro stabilito un intervento di peace enforcement in alcuni Paesi, l'Italia, come ha sempre fatto anche nel passato, farà la sua parte assolutamente. Ma Le posso garantire che lo faremo sempre con coerenza.
  Ovviamente non possiamo condizionare il nostro aiuto umanitario al tema dei diritti umani. Possiamo fare una moral suasion, però non è che la situazione in Libia migliora nei campi di detenzione se noi finanziamo con la cooperazione di meno la Libia, probabilmente peggiorerebbe. Se la situazione socio-economica di queste nazioni peggiora, se la Tunisia fallisce gli oltre 2 milioni di migranti che oggi si trovano in Tunisia staranno peggio di quello che stanno oggi, dove c'è uno Stato che è quel che è, ma è uno Stato che in qualche maniera garantisce un minimo di funzionamento. Il nostro terrore – l'ho detto prima, Lei non c'era, quando parlavo dell'Iraq – è che oggi l'Iraq, che ha uno Stato non perfetto ma comunque uno Stato che fa le votazioni, uno Stato che ha trovato una composizione religiosa, una composizione etnica, l'Iraq è uscito fuori da un tunnel. Certo, non è come l'Europa, non ha i nostri standard, però noi aiutiamo e basta, in cambio di niente. L'unica cosa che possiamo controllare è che i soldi che gli diamo della cooperazione vengano spesi per fini positivi.
  Aggiungo: soprattutto in questi Paesi la maggior parte del nostro aiuto avviene tramite organizzazioni internazionali, quindi Pag. 17noi sosteniamo l'Alto Commissariato dei rifugiati, il Programma alimentare mondiale, l'UNICEF. Insomma, diamo moltissimi soldi a queste organizzazioni internazionali che svolgono la loro missione, anche perché hanno una professionalità e una capacità.
  Un'ultima questione, il «Piano Mattei». Io ne ho parlato prima mentre Lei non c'era. Sostanzialmente il «Piano Mattei» sarà sicuramente risorse maggiori per l'Africa, già adesso abbiamo sposato una cifra molto considerevole, oggi l'intervento della cooperazione stimato per il 2023, solo da parte del Ministero degli Esteri, sarà di 450 milioni di euro circa, a fronte di un 300 milioni circa dello scorso anno. Però stiamo mobilitando maggiormente la Cassa depositi e prestiti. Nel senso che la Cassa depositi e prestiti, i cui interventi nel mondo, di tipo finanziario, sono soggetti a un visto del Viceministro della cooperazione per la coerenza, io ho detto che è chiaro che loro sono una banca che si deve muovere secondo modalità bancarie, ma gli abbiamo dato aree di intervento più collegate ai Paesi vulnerabili, e quindi maggiormente all'Africa, che vive una tragedia vera e propria dal 2021 in poi.
  Il «Piano Mattei» – l'ho detto prima, ma glielo ripeto perché non c'era –, premesso che verrà annunciato nelle sue particolarità nel corso della Conferenza Italia-Africa che si terrà in autunno alla presenza di molti Capi di Governo africani, ma il tema è infrastrutture, potenziare le infrastrutture perché le infrastrutture stimolano l'economia, e valorizzare le risorse umane, investire molto in formazione per dare l'opportunità di scolarizzazione e di capacità professionale.
  Anche qui, è una cosa che ci è stata chiesta, ci è stata chiesta dal Presidente del Niger, ieri ci sono stati tre Ministri keniani per una vicenda di una diga e ci hanno chiesto per esempio di aprire una scuola italiana in Africa. Nel senso che loro ritengono che l'istruzione delle loro popolazioni è il primo elemento per costruire un mercato endogeno, un mercato capace di svilupparsi, perché senza cultura e senza studio non si fa nulla. E poi noi intendiamo potenziare le organizzazioni non governative, che hanno già una forte tradizione nel settore della formazione professionale, investendo ulteriormente.
  Quindi essenzialmente il terzo pilastro del «Piano Mattei» è che non possiamo pensare di fare affari con l'Africa se gli affari non li fanno anche loro, questo è il concetto di massima e perciò si chiama Mattei. Ovviamente a questo accompagneremo sempre la nostra azione di politica estera tesa a sostenere i vulnerabili, i più giovani, le donne, a promuovere i diritti umani, a promuovere la cultura dell'inclusione. Sono tutte cose che non solo fanno parte dell'Agenda 2030, ma fanno parte del patrimonio culturale e politico condiviso dell'Italia, perché su questo settore credo che la pensiamo tutti alla stessa maniera.
  Poi sul piano della reattività della politica estera italiana, non della cooperazione, si può migliorare, cercheremo di fare meglio di quello che hanno fatto gli altri Governi e meglio di quello che abbiamo fatto noi in questi mesi. Insomma, è giusto che chi viene dopo, e anche se stesso, cerchi sempre di fare meglio. Con realismo, il realismo non significa cinismo, significa che noi non possiamo imporre con la forza i nostri modelli democratici. Quando qualche Stato, pure occidentale e nostro partner, ha cercato di farlo non mi sembra che è finita benissimo per le popolazioni interessate.

  PRESIDENTE. Grazie. Il dibattito proseguirà la settimana prossima e oltre. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.45.