XIX Legislatura

VIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Martedì 7 novembre 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Rotelli Mauro , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, Sebastiano Musumeci, nell'ambito dell'esame, in sede referente, del disegno di legge C. 1474, di conversione in legge del decreto-legge 12 ottobre 2023, n. 140, recante misure urgenti di prevenzione del rischio sismico connesso al fenomeno bradisismico nell'area dei Campi Flegrei (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Rotelli Mauro , Presidente ... 3 
Musumeci Sebastiano , Ministro per la protezione civile e le politiche del mare ... 3 
Rotelli Mauro , Presidente ... 7 
Musumeci Sebastiano , Ministro per la protezione civile e le politiche del mare ... 7 
Rotelli Mauro , Presidente ... 8 
Bonelli Angelo (AVS)  ... 8 
Rotelli Mauro , Presidente ... 9 
Simiani Marco (PD-IDP)  ... 9 
Rotelli Mauro , Presidente ... 10 
Mattia Aldo (FDI)  ... 10 
Rotelli Mauro , Presidente ... 10 
Caso Antonio (M5S)  ... 10 
Rotelli Mauro , Presidente ... 12 
Sarracino Marco (PD-IDP)  ... 12 
Rotelli Mauro , Presidente ... 12 
Zinzi Gianpiero (LEGA)  ... 12 
Rotelli Mauro , Presidente ... 13 
Musumeci Sebastiano , Ministro per la protezione civile e le politiche del mare ... 13 
Rotelli Mauro , Presidente ... 13 
Musumeci Sebastiano , Ministro per la protezione civile e le politiche del mare ... 14 
Rotelli Mauro , Presidente ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
MAURO ROTELLI

  La seduta comincia alle 11.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica nonché la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro per la protezione civile e per le politiche del mare, Sebastiano Musumeci, nell'ambito dell'esame, in sede referente, del disegno di legge C. 1474, di conversione in legge del decreto-legge 12 ottobre 2023, n. 140, recante misure urgenti di prevenzione del rischio sismico connesso al fenomeno bradisismico nell'area dei Campi Flegrei.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro per la protezione civile e per le politiche del mare, Sebastiano Musumeci, nell'ambito dell'esame, in sede referente, del disegno di legge C. 1474, di conversione in legge del decreto-legge 12 ottobre 2023, n. 140, recante misure urgenti di prevenzione del rischio sismico connesso al fenomeno bradisismico nell'area dei Campi Flegrei.
  Ringrazio il Ministro Sebastiano Musumeci per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola per lo svolgimento della relazione.
  Grazie Ministro, anche per la sua disponibilità, solita, ma in questo caso praticamente immediata.

  SEBASTIANO MUSUMECI, Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. Grazie a lei, signor presidente. Un saluto agli onorevoli deputati presenti e da remoto.
  Spero di aver sintetizzato tutto in alcuni fogli che, per economia di tempo e per correttezza di dati, ho portato con me. Tuttavia non posso assolutamente omettere alcune considerazioni preliminari per meglio rendere edotta questa onorevole Commissione dell'attività che il Sistema nazionale di protezione civile ha svolto e continua a svolgere in relazione ai fenomeni che si registrano nei Campi Flegrei, in provincia di Napoli, nella regione Campania.
  Preliminarmente è opportuno rammentare che il fenomeno del bradisismo è ricorrente nei territori di cui stiamo parlando e alterna fasi di innalzamento, come sta avvenendo dal 1950, a fasi di subsidenza, cioè di abbassamento.
  Nell'ambito della recente fase di innalzamento si sono registrate due importanti crisi bradisismiche: quella del periodo 1970-72, che portò a un sollevamento complessivo del suolo di oltre 170 centimetri, accompagnato da sciami sismici di bassa magnitudo e lo sgombero precauzionale del Rione Terra, e quella del periodo 1983-84, durante il quale il territorio dei Campi Flegrei, in particolare l'area di Pozzuoli, fu caratterizzato da un bradisismo che portò centinaia di terremoti al giorno di magnitudo compresa fra 1.5 e 4.0, con un sollevamento complessivo del suolo di oltre 180 centimetri.
  In relazione a questi ultimi avvenimenti, il 24 agosto 1983 scattò il piano di emergenza che prevedeva un potenziamento della rete di sorveglianza, una verifica delle condizioni di sicurezza degli stabili più esposti ai pericoli, l'istituzione di un centro operativoPag. 4 permanente e di strutture mobili di pronto intervento.
  Gli abitanti del Rione Terra di Pozzuoli vennero evacuati a causa dei danneggiamenti agli immobili e trasferiti temporaneamente in strutture ricettive nelle vicinanze, prima di essere alloggiati nei nuovi edifici appositamente realizzati in località Monte Ruscello nello stesso comune.
  Anche all'epoca, come oggi, la comunità scientifica dibatté a lungo sulla possibilità che la crisi bradisismica evolvesse verso un'eruzione.
  Ciò premesso, ritengo utile fornire alcuni elementi informativi aggiornati, in particolare, sulle principali misure urgenti previste dal provvedimento di cui stiamo parlando, il decreto-legge n. 140. Farò una sintetica ricostruzione delle molte attività realizzate dal Servizio nazionale di protezione civile per la pianificazione nell'area flegrea in questi anni e darò le risultanze delle recenti attività della Commissione per la previsione e la prevenzione dei grandi rischi, nelle sue sezioni relative a rischio vulcanico e a rischio sismico, e l'attuazione delle misure previste appunto nel decreto-legge che il Governo ha adottato alcune settimane fa.
  Alcune brevi riflessioni desidero infine fare sulla complessità della gestione dei rischi naturali, a fronte di un contesto generale in cui l'incertezza sull'accadimento di eventi estremi rende particolarmente complicata la valutazione e l'attuazione delle misure di prevenzione e mitigazione nel breve periodo.
  Io credo non sia necessario soffermarmi sulla descrizione delle singole misure contenute nel decreto-legge, sulle quali naturalmente questa Commissione sta lavorando dalla sua presentazione. Se siete d'accordo vorrei soffermarmi sulle linee direttive e di indirizzo politico che lo ispirano e che si collocano in piena coerenza con alcuni dei principi fondamentali contenuti nel codice della protezione civile che, lo ricordo, è stato adottato nel gennaio del 2018.
  Il provvedimento di cui parliamo si compone di una serie di misure diverse che, in piena coerenza con quanto previsto dall'articolo 2 del codice, coniugano i due aspetti importantissimi delle politiche di prevenzione dei rischi, che prevedono, in un approccio integrato, sia misure strutturali che misure non strutturali.
  Per quanto riguarda il piano straordinario di analisi della vulnerabilità, esso si articola in particolare: in uno studio di microzonazione sismica da realizzare in coerenza e in continuità con quanto previsto dal Fondo per la prevenzione del rischio sismico (decreto-legge n. 39 del 2009); in un'analisi speditiva mediante procedure semplificate della vulnerabilità sismica dell'edilizia privata, finalizzata all'individuazione di idonee misure di mitigazione e alla stima del relativo fabbisogno finanziario; in un'analisi della vulnerabilità sismica dell'edilizia pubblica, all'esito della quale potrà essere disposto un primo piano di concrete misure di mitigazione; in un programma di implementazione delle reti di monitoraggio, già esistenti e gestite dall'Osservatorio vesuviano dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e dal Dipartimento della protezione civile (Osservatorio sismico delle strutture e RAN).
  Il decreto, poi, prevede l'approntamento di un piano di comunicazione specifico rivolto alla popolazione, che l'articolo 3 affida alla Regione Campania, in raccordo con il Dipartimento della protezione civile. L'articolo 4 prevede l'elaborazione a cura del Dipartimento della protezione civile di una pianificazione specifica di emergenza e sarà attestata con apposite esercitazioni. L'articolo 5 pone a carico della Regione Campania un'azione mirata di verifica della funzionalità delle infrastrutture di trasporto. L'articolo 6, infine, consente di attuare un potenziamento della risposta operativa territoriale di protezione civile, cioè un sostegno agli enti locali sulle strutture preposte all'attività di protezione civile.
  Com'è stato più volte ricordato anche dal direttore del Dipartimento di protezione civile, ingegner Curcio, in occasione della sua audizione presso questa Commissione, il Dipartimento ha molto lavorato sulla pianificazione nazionale per il rischio vulcanico ai Campi Flegrei, a partire dall'aggiornamentoPag. 5 del precedente documento di pianificazione, che risale al 2001.
  Per quanto riguarda i temi del monitoraggio e dei livelli di allerta, l'Osservatorio vesuviano, attraverso le proprie reti strumentali, monitora la sismicità, le deformazioni del suolo e i parametri fisico-chimici delle fumarole e della falda acquifera dei Campi Flegrei.
  La sorveglianza è garantita da una sala operativa h24 e le informazioni vengono trasmesse al Dipartimento nazionale della protezione civile e alla struttura regionale di protezione civile della regione Campania, attraverso bollettini periodici e comunicati in caso di eventi, secondo tempistiche e modalità regolate attraverso le convenzioni fra le istituzioni.
  La valutazione dei livelli di allerta – verde, giallo, arancione, rosso – è effettuata dalla Commissione nazionale per la previsione e la prevenzione dei grandi rischi.
  Per quanto riguarda l'aggiornamento della pianificazione nazionale di protezione civile, lo scenario eruttivo e l'identificazione della zona rossa (esposta cioè all'invasione dei flussi piroclastici) e della zona gialla (quella cioè interessata da una ricaduta di cenere) sono stati ridefiniti mediante il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri nel giugno del 2016, una ridefinizione portata avanti con la concertazione con la regione Campania e con i comuni interessati e formalizzata da specifiche delibere regionali.
  La zona rossa è quella da evacuare preventivamente in caso di ripresa dell'attività eruttiva, a causa dell'alta probabilità di invasione dei flussi piroclastici che potrebbero colpire le popolazioni ricadenti in quell'area, e comprende circa mezzo milione di persone. La zona gialla, esterna alla zona rossa, in caso di eruzione è quella in cui si trovano le persone esposte alla significativa ricaduta di ceneri vulcaniche. Questa zona comprende circa 800 mila persone. I comuni ricadenti nelle due zone sono in parte diversi, tenuto conto della differente natura dei fenomeni nei rispettivi areali.
  Nel 2019 è stata organizzata l'esercitazione nazionale Flegrei durante la quale sono state testate le procedure e la strategia operativa ipotizzata nella pianificazione nazionale. In vista di quella esercitazione sono stati firmati specifici protocolli d'intesa tra i comuni della zona rossa, le province autonome e le regioni che, nel caso in cui dovesse attuarsi la strategia di evacuazione della zona rossa, saranno chiamate a ospitare la popolazione dei comuni gemellati al fine di proseguire con le attività di definizione dei piani di accoglienza da parte di ciascuna regione e di ciascuna provincia autonoma ospitante.
  Va anche detto che nell'aprile del 2023 la Regione Campania ha adottato e aggiornato il piano di allontanamento assistito, per l'allontanamento della popolazione della zona rossa flegrea, che è un elemento essenziale per la funzionalità della pianificazione e la salvaguardia della popolazione dell'area, qualora dovesse rendersene necessario l'allontanamento.
  Nell'ottica della fattiva e proficua collaborazione istituzionale, il nostro Dipartimento nazionale in questi anni ha anche supportato le amministrazioni locali nella realizzazione di iniziative di prevenzione non strutturale sul territorio (cioè esercitazioni, comunicazione verbale, comunicazione scritta) attraverso incontri dedicati con la popolazione e con la campagna di comunicazione nazionale sulle buone pratiche di protezione civile denominata «Io non rischio – Campi Flegrei».
  In particolare dal 2019 si svolge questa campagna di prevenzione che ha visto l'allestimento di vari punti informativi dedicati al rischio vulcanico nei Comuni della zona rossa dei Campi Flegrei, gli ultimi dei quali a maggio e a ottobre di quest'anno.
  Com'è noto agli onorevoli deputati, il Dipartimento della protezione civile gestisce inoltre importanti reti nazionali di monitoraggio permanente della risposta sismica del territorio: la cosiddetta RAN è una rete che comprende più di 700 postazioni di monitoraggio sismico e l'Osservatorio sismico delle strutture che comprende oltre 160 sistemi di monitoraggio e consente di registrare la risposta sismica delle infrastrutture strategiche, cioè degli Pag. 6edifici pubblici (le scuole, gli ospedali, i municipi).
  Per quanto riguarda, infine, la vulnerabilità sismica e da bradisismo, da diversi anni il Centro di competenza Plinius sta sviluppando specifiche tematiche nel quadro della relazione convenzionale in essere con il Dipartimento di protezione civile. Si è provveduto e si sta provvedendo a una valutazione del livello di danneggiamento progressivo dell'edificato ordinario flegreo per effetto del fenomeno del bradisismo.
  Questa attività prevede la realizzazione di una struttura automatica che mette in relazione il monitoraggio del moto del suolo con il comportamento di edifici campione (che definiamo «edifici sentinella») rappresentativi delle principali tipologie edilizie dell'area, appunto con l'obiettivo di identificare per ciascun edificio monitorato le possibili soglie critiche bradisismiche (cioè il sollevamento, la pendenza) e quelle di effetti sismici (cioè l'accelerazione del suolo), in grado di produrre specifici livelli di danneggiamento. Si tratta di soglie che potrebbero essere utilizzate in futuro per lo sviluppo di un sistema in grado di monitorare gli effetti del bradisismo sull'urbanizzato e la sua possibile evoluzione.
  A fine settembre scorso il Dipartimento della protezione civile, anche in considerazione degli sciami sismici particolarmente frequenti registrati nell'area flegrea (con eventi, lo ricordo, anche di magnitudo significative come il terremoto 4.2 del 27 settembre) ha richiesto alla Commissione per la previsione e la prevenzione dei grandi rischi, che è composta da scienziati di riconosciuta competenza, di esprimere il proprio parere rispetto allo stato del vulcano e all'attuale livello di allerta gialla dichiarata nel 2012 e progressivamente confermato negli anni successivi.
  Il 3 ottobre, la Commissione, all'esito di una riunione appositamente dedicata, ha confermato il livello di allerta gialla, evidenziando tuttavia la necessità di approfondire l'analisi con specifiche riunioni in considerazione «della complessità del tema e della possibile evoluzione delle dinamiche del vulcano», riporto testualmente.
  Si è riunita nuovamente il 27 e il 28 ottobre scorsi, sempre su richiesta del nostro Dipartimento, per un ulteriore approfondimento tecnico-scientifico sui fenomeni in corso.
  Nel corso della riunione la Commissione ha dato avvio anche all'audizione di esperti italiani e stranieri, soprattutto coloro che hanno una specifica competenza sui Campi Flegrei.
  In base a quanto è emerso e alle valutazioni compiute, la Commissione ha rilevato che l'insieme dei risultati scientifici rafforza l'evidenza del coinvolgimento di magma nell'attuale processo bradisismico di sollevamento del suolo. Coinvolgimento del magma che, ci hanno spiegato gli esperti, non significa la sua presenza in superficie, per la quale non ci sarebbero evidenze, bensì il suo ruolo nella dinamica del bradisismo, che va dunque continuamente monitorato come peraltro si sta già facendo. Cioè, fenomeno bradisismico legato all'attività del vulcano.
  In particolare la Commissione ha ritenuto che il quadro complessivo, pur se non di univoca interpretazione, faccia comunque emergere la possibilità che i processi in atto possano evolvere ulteriormente.
  La Commissione, pertanto, ha ritenuto opportuno che sia le attività di monitoraggio da parte dei centri di competenza sia le attività di prevenzione da parte delle varie componenti del Servizio nazionale di protezione civile si intensifichino ulteriormente; dice la Commissione: «si intensifichino le esercitazioni e si preparino all'eventuale necessità di passare rapidamente verso un livello di allerta superiore rispetto all'attuale giallo». Questo lo dice la Commissione grandi rischi.
  Tale affermazione non è in contrasto con quanto riportato dall'ultimo bollettino settimanale dell'Osservatorio vesuviano dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, secondo il quale sulla base dell'attuale quadro dell'attività vulcanica sopra delineato, non si evidenziano elementi tali da suggerire significative evoluzioni a breve termine.
  Il bollettino fotografa la situazione attuale e si esprime rispetto a tempistiche di Pag. 7breve termine, mentre la Commissione grandi rischi, nei limiti delle possibilità di previsione della scienza, delinea possibili scenari in prospettiva, che servono a meglio indirizzare l'azione di prevenzione da parte del Governo e quindi da parte del Servizio nazionale della protezione civile.
  Il nostro Dipartimento, sulla base delle valutazioni della Commissione grandi rischi, relative in particolare all'interconnessione tra il fenomeno bradisismico e la possibile evoluzione dell'attività vulcanica, ha chiesto ai centri di competenza, e in particolare all'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, di implementare e perfezionare ulteriormente il sistema di monitoraggio, così da essere capace di rilevare in modo assai tempestivo una variazione dello stato del vulcano connesso alla possibile risalita del magma.
  Il Dipartimento ha contestualmente confermato l'impegno dell'intero Servizio nazionale a continuare a intensificare le attività, che già si stanno portando avanti, rispetto al rischio sismico e rispetto al rischio vulcanico in area flegrea, con il pieno coinvolgimento in particolare della regione Campania, della prefettura, della città metropolitana e dei comuni flegrei, anche rispetto all'eventualità di un passaggio a livello di allerta superiore all'attuale.
  Alcune azioni del resto erano state già avviate ancora prima della riunione della Commissione con la convocazione, il 26 ottobre, del Comitato operativo nazionale della protezione civile, convocato apposta per fare il punto sullo stato del vulcano e sul coinvolgimento e l'attivazione dei diversi livelli e articolazioni del Servizio nazionale nell'ambito della pianificazione del rischio vulcanico.
  In quell'occasione, alla quale ha partecipato anche il sottoscritto, è stata richiamata la necessità di aggiornare tutti i piani di settore per il rischio vulcanico delle diverse componenti e strutture operative, con particolare riferimento ai piani di accoglienza redatti dalle regioni e dalle province autonome e riferiti alla popolazione dei comuni gemellati della zona rossa vulcanica.
  Con riferimento alle previsioni del decreto-legge n. 140 del 2023 si riporta brevemente lo stato di attuazione delle principali misure introdotte.
  In estrema sintesi, anche per rispetto verso la vostra pazienza, in relazione all'articolo 2, il Dipartimento della protezione civile, d'intesa con la Regione Campania, ha provveduto a definire la zona d'intervento prevista al comma 2, sulla base dei dati di sollevamento bradisismico e della sismicità dell'area resi disponibili dei centri di competenza e l'ha sottoposta al parere della Commissione grandi rischi, che in seduta congiunta lo scorso 3 novembre si è espressa in modo favorevole. La zona di cui parlo comprende parte dei comuni di Pozzuoli, Bacoli e Napoli.
  In attuazione sempre all'articolo 2, comma 3, del provvedimento, il Dipartimento ha individuato le procedure semplificate per la verifica della vulnerabilità degli edifici, anch'esse sottoposte al parere della Commissione grandi rischi.
  Grazie agli strumenti individuati, preventivamente illustrati ai sindaci dell'area interessata e approvati dalla Commissione grandi rischi, ora è possibile costruire il piano straordinario che è previsto dal decreto-legge.
  Anche sulle altre misure si sta provvedendo celermente nelle attività individuate dal decreto e si prevede di rispettare i tempi che, ricordo, sono 45 giorni per alcuni provvedimenti, 60 per altri, 90 per quello più complicato.
  La situazione in atto nell'area dei Campi Flegrei richiama, com'è facile immaginare, l'attenzione di tutti i livelli istituzionali.

  PRESIDENTE. Ministro abbiamo ancora 35 minuti a disposizione.

  SEBASTIANO MUSUMECI, Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. Complessivamente? Io ne occuperò 5 o 6. La situazione in atto nell'area dei Campi Flegrei richiama l'attenzione di tutti i livelli istituzionali, dal Governo al Parlamento, dalla regione agli enti locali, verso i temi dei rischi naturali.
  Il Servizio nazionale è lo strumento, unico nel suo genere, composto da soggetti Pag. 8diversi e le cui azioni debbano essere pensate, organizzate e sinergicamente coordinate. È l'unico strumento a disposizione della Repubblica italiana.
  Alcune considerazioni lasciatemele fare. I rischi naturali vanno conosciuti, indagati e, nei limiti che caratterizzano la ricerca scientifica e sulla base di tali elementi conoscitivi, la Repubblica è chiamata ad adottare politiche coerenti per la loro prevenzione e mitigazione, senza reticenze e senza omissioni. La popolazione deve essere costantemente informata dell'esposizione a eventuali rischi naturali del territorio su cui vive.
  La scienza ci aiuta a comporre mappe sempre più precise e aggiornate dei rischi e su quelle mappe le leggi dello Stato prevedono vincoli e restrizioni, e le strutture tecniche di protezione civile ai diversi livelli producono pianificazioni volte a prevenire le conseguenze degli eventi estremi.
  Vivere e lavorare all'interno di un'area vulcanica attiva, come quella dei Campi Flegrei, oppure in un territorio esposto a rischio di alluvione o di frana, è una condizione che va necessariamente presa in considerazione sempre. Va presa in considerazione tenendo ferme alcune condizioni, ne evidenzio quattro: evitare le aree a rischio imminente o pericolose; conoscere il rischio con cui si sceglie di convivere per programmare e sviluppare la vita delle famiglie e delle imprese in modo consapevole; realizzare gli interventi strutturali appropriati (consolidamento degli edifici, progettazione e realizzazione di opere idrauliche), sapendo che possono ridurre ma non eliminare il rischio di danni anche gravi; essere pronti a porre in essere quelle misure precauzionali, che abbiamo appena ricordato, qualora la situazione lo richiedesse, compreso il definitivo abbandono di quelle stesse aree, qualora il manifestarsi dei fenomeni dovesse raggiungere intensità incompatibili con la permanenza delle comunità.
  Una matura cultura di protezione civile ci spinge senza indugio e senza risparmio di energie a indagare, agire e organizzarci, nella consapevolezza tuttavia che le nostre decisioni possono scontrarsi con fenomeni naturali di impatto superiore alla nostra migliore capacità di prevenirli e mitigarne gli effetti dannosi.
  Quindi è bene interrogarsi oggi su qual è il limite entro il quale questa convivenza vigile è auspicabile o forse anche accettabile.
  Allo stato delle cose, e concludo, in questa prospettiva di incertezza non posso che esprimere un auspicio, quale soggetto delegato all'esercizio delle funzioni di autorità nazionale di protezione civile.
  Quando programmiamo lo sviluppo dei nostri territori e investiamo risorse pubbliche e private nella realizzazione di opere e infrastrutture (case, aziende, progetti di sviluppo, crescita) cerchiamo sempre di non dimenticarci del rischio. Cerchiamo, anzi, di partire dal rischio per orientare le nostre scelte come nazione verso aree e territori maggiormente adatti.
  La crescita demografica ci ha spinto a occupare porzioni sempre più estese del nostro territorio, molte volte anche luoghi che sarebbe stato opportuno non utilizzare. Talvolta questa consapevolezza è maturata dopo la decisione, anche grazie all'evoluzione delle conoscenze tecnico-scientifiche.
  In ogni caso, di queste circostanze non possiamo non interessarci e non possiamo proseguire nella costruzione di un modello di sviluppo che si illude di poter imporre alla natura di adattarsi alle scelte degli uomini.
  Ho concluso e vi ringrazio dell'attenzione, sono aperto naturalmente a tutte le domande.

  PRESIDENTE. Ministro, grazie. Abbiamo una mezz'oretta adesso per fare domande e naturalmente per la replica. Parto subito dal collega Bonelli.

  ANGELO BONELLI. Grazie, presidente. Signor Ministro, io parto dalla fine del suo intervento. Lei ha terminato dicendo: noi ci dobbiamo interrogare fino a quando la convivenza in quei luoghi sia accettabile. Il punto è che, come lei ha detto sulla stampa alcuni giorni fa, tra l'altro confermato dalla riunione del 27 ottobre della Commissione Pag. 9grandi rischi, c'è questa possibilità molto alta (adesso non leggo, ma l'ha letto prima lei) che si possa passare all'allerta arancione.
  La prima domanda che le faccio è se lei non ritiene, alla luce anche dell'evoluzione in corso di questa alta possibilità (la definisco così, bisogna anche misurare le parole perché stiamo parlando di luoghi dove si vive con profonda preoccupazione il vissuto in quei territori), se lei non ritiene, dicevo, che allo stato attuale il decreto dovrebbe essere rivisto anche alla luce delle considerazioni che si stanno facendo, dei monitoraggi e anche delle preoccupazioni che vengono dal mondo scientifico, che non sono arrivati alla determinazione finale da questo punto di vista, ma l'evoluzione va verso quella direzione, ovvero del passare verso l'allerta arancione.
  Quindi questa è la prima questione fondamentale, se lei non ritiene che ci debba essere una valutazione e un'integrazione ulteriore rispetto a queste novità che riguardino il decreto che è all'esame di questa Commissione e poi dell'Aula.
  Seconda questione: quello che non è assolutamente chiaro, lei l'ha detto in maniera generale, è qual è la previsione o il modello previsionale, quindi attuativo, nel caso in cui scattasse l'allerta arancione. Siete in grado già oggi di definire ciò che si farà nel caso dovesse scattare l'allerta arancione?
  La terza questione è il tema della messa in sicurezza. È stato approvato un ordine del giorno alcuni mesi fa, cui il Governo non ha dato attuazione, che riguarda proprio la messa in sicurezza degli edifici per quanto riguarda il rischio bradisismico. Che investimenti intendete fare in questa direzione per mettere in sicurezza alcuni edifici?
  Dopodiché io sposo totalmente quello che lei ha detto riguardo al fatto che non si debbano forzare le leggi della natura, però c'è anche chi nel passato in questo Paese ha approvato una serie di condoni edilizi che sono andati nella direzione di forzare le leggi della natura.
  Detto questo, quindi, la questione che io ritengo fondamentale che lei chiarisca oggi, è che non è che noi ci dobbiamo interrogare qua, noi ci interroghiamo volentieri e lo facciamo con senso alto del dovere e anche con profonda preoccupazione, ma il Governo rispetto a questa sua affermazione (perché lei è il Ministro) cosa intende fare? Cosa intende fare rispetto a uno scenario che va verso la direzione, come lei ha detto riportando il verbale della Commissione grandi rischi, dell'allerta arancione probabile, misuro le parole, assolutamente elevata come possibilità? Non intende rivedere il decreto e dargli una connotazione che sia coerente con le affermazioni che lei ha fatto? E poi tutti gli altri punti che le ho detto, che penso possa avere annotato.

  PRESIDENTE. Grazie, collega Bonelli. La parola al collega Simiani.

  MARCO SIMIANI. Grazie, presidente. Intanto la devo ringraziare di avere accolto la nostra richiesta di questa audizione con il Ministro e ringrazio il Ministro di essere qui stamani, anche perché, come sa benissimo, nella scorsa settimana, in quelle ore in cui lei ha diramato una nota, c'è stata da parte di tutti i colleghi, da parte degli amministratori locali una difficoltà nel capire e apprendere la notizia di cui fino alla mattina stessa, anzi al pomeriggio stesso, nessuno ci aveva informato.
  Io, guardi, sono stato qui sempre, ormai sono quindici giorni circa, e ho ascoltato tutte le audizioni, compresa la sua, di molti soggetti, dei sindaci, degli istituti, di Curcio e di altre autorità che oggi sono impegnate nel problema dei Campi Flegrei, e nessuno, in nessuna audizione, ci ha spiegato e ci ha detto che c'era un problema del genere. Perfino il prefetto di Napoli è venuto qua e non ci ha detto questa cosa.
  Ecco perché noi siamo rimasti del tutto colpiti e sconcertati da quelle informazioni, e preoccupati soprattutto, perché si immagini lei, non solo per la popolazione, ma per tutti i sindaci, per il presidente della Regione, la giunta regionale, i consiglieri regionali...quello che lei ha scritto e che oggi ha confermato ci preoccupa notevolmente.
  Sicché noi avremmo sicuramente apprezzato da parte sua, visto che era previstaPag. 10 un'audizione in Commissione, che ci fosse magari la mattina stessa, visto che le notizie che lei aveva erano di qualche giorno prima, visto che l'obiettivo e la disponibilità da parte di tutte le minoranze era quello di costruire uno strumento utile al problema in se stesso con una responsabilità condivisa, così come abbiamo fatto anche per altri problemi, ad esempio Ischia.
  Il fatto che non ci sia stata questa informazione la ritengo una scelta secondo me non corretta. Ecco perché noi vorremmo che anche nel futuro, se dovesse apprendere notizie di un certo tipo, ci fosse una collegialità anche di certe scelte.
  Termino. I punti sono due, e poi i miei colleghi sicuramente spiegheranno meglio. Primo, se è emergenza è emergenza, qui ci vuole questa chiarezza. Secondo: il decreto che noi oggi stiamo discutendo rispetto al quale alle quattro scadrà il termine per la presentazione degli emendamenti, in base anche alle sue parole di oggi, dovrebbe essere modificato o esplicitamente confermato? Perché nel decreto non c'è scritto «rischio eruzione», c'è scritto altri rischi. Questo diventa importante. Se c'è un rischio eruzione noi dobbiamo modificare questo decreto e dobbiamo, in base alle sue parole, capire, e credo che sia importante anche come terminerà questo incontro, ci deve dire come vorrà andare avanti e quali saranno le indicazioni del Governo sul decreto stesso.

  PRESIDENTE. Grazie. La parola al collega Mattia.

  ALDO MATTIA. Grazie presidente e grazie Ministro. Io volevo evidenziare la celerità del Ministro, e la ringrazio per questo, per gli interventi immediati sin dal primo giorno. Al di là dei temi che ho ascoltato – sono sicuramente temi che vanno approfonditi, perché l'aspetto strutturale è importante – ma periziare determinati aspetti sia sugli edifici pubblici che privati è altrettanto importante.
  È ovvio che da oggi in poi bisognerebbe evitare di costruire dove non si può costruire, però lì c'è ormai un agglomerato importante, ci sono diverse abitazioni. Magari dobbiamo fare mea culpa tutti su questi aspetti. Però vorrei che fosse evidenziato, forse non l'ho percepito io nel suo discorso, probabilmente c'è, ma magari bisogna focalizzarlo, anche l'aspetto della vita quotidiana.
  Lì c'è un'attività commerciale e turistica che sta vivendo in questo momento una serie di disdette, poi è un luogo altamente turistico perché effettivamente è bello, è particolare, è una parte stupenda della nostra Italia.
  Pertanto, al di là di mettere nell'ambito del decreto un'azione promozionale, a seguito ovviamente degli interventi che si faranno per garantire la tranquillità anche dei turisti che stanno oggi disdicendo il loro percorso, mettendo ulteriormente in difficoltà gli operatori del luogo, bisogna anche considerare un reale mancato reddito nell'ambito degli interventi di sostegno finanziario, che devono essere prima di tutto strutturali, ovviamente anche programmatici, per eventuali piani di evacuazione. Questo perché, come ha evidenziato, se dovesse salire l'allerta non avremmo altra possibilità che prendere quel drastico provvedimento finale e portare fuori la gente dalle proprie case. Però c'è anche questo aspetto che è molto importante, cioè quello di tranquillizzare il resto d'Italia affinché possa continuare a vivere questo luogo.
  Ribadisco il concetto che comunque il Ministero, la sua persona, è intervenuto subito con provvedimenti immediati e di questo la ringraziamo.

  PRESIDENTE. Grazie, collega Mattia. La parola al collega Caso.

  ANTONIO CASO. Grazie presidente e grazie Ministro per aver accolto l'invito a venire qui in audizione.
  Ministro, io ho sempre avuto, fin dall'inizio di questa «avventura Campi Flegrei», chiamiamola così, l'onestà intellettuale di riconoscerle la velocità di intervento con un decreto e la volontà di operare sul problema che da sempre affligge i Campi Flegrei.
  Con la stessa onestà intellettuale però devo dirle che, almeno nel metodo, le dichiarazioniPag. 11 che ha fatto a mezzo stampa martedì scorso, secondo il mio modesto parere, e ripeto almeno nel metodo, non sono state una bella cosa. Perché sono state fatte senza un coinvolgimento degli amministratori locali, mentre noi qui eravamo proprio in audizione con gli amministratori locali, quindi può immaginare cosa ne è derivato. Così come penso, o forse non so, se riesce ad immaginare l'effetto a catena, l'effetto valanga che si è creato in questa settimana soprattutto lì sul territorio.
  Perché immaginare il passaggio ad un'allerta arancione, e non so se tutti qui siamo consapevoli, mette a serio rischio il tessuto sociale-economico dei territori, perché parliamo di chiusure di ospedali, RSA, di riduzione dei flussi turistici, cosa che, come diceva il collega che mi ha preceduto, in realtà è un effetto che già si sta avendo per quanto riguarda l'economia del territorio e i danni già ci sono.
  Le dico, la mia meraviglia martedì scorso è proprio perché veniamo da mesi in cui noi tutti ci stiamo dicendo e ci stiamo raccontando la necessità di una comunicazione ponderata, ragionata e soprattutto organizzata e condivisa.
  Detto ciò, a quanto pare, viste le novità che ci ha illustrato, non solo a mezzo stampa ma quel che è venuto fuori dalla Commissione grandi rischi che si è tenuta il 27 e il 28, come ci ha detto, come abbiamo appreso dalla stampa e come ora lei qui sta riportando, è come se ci portassero davanti a uno scenario che è cambiato rispetto a quello che ci siamo detti finora e che sta alla base di tutto quello che c'è in questo decreto. Perché, ricordiamolo, anche quando lei è venuto nei Campi Flegrei più volte abbiamo ripetuto che il rischio vulcanico era poco probabile, era secondo i dati scientifici un qualcosa che non dovesse preoccuparci ora, mentre il lato sismico legato al fenomeno del bradisismo era quello di cui ora ci si doveva occupare ed è quello che fa questo decreto. Più volte anche lei ha ribadito che non è necessario allarmarci, che bisogna porre la giusta attenzione, ma non siamo in una fase di allarme tale da immaginare lo scenario di rischio vulcanico con tutte le conseguenze che ne deriva.
  Quindi ora le chiedo in base alle sue affermazioni, in base a quello che ha detto ora, in base a quello che è accaduto in questi giorni: immaginiamo uno scenario diverso?
  Anche perché le sue dichiarazioni in questi giorni comunque hanno dato seguito, come dicevo prima, a tutta un'altra serie di dichiarazioni anche del lato scientifico, che comunque continuano a non allarmare sul lato di un'imminente evoluzione del problema vulcanico. Immagino, ad esempio, le affermazioni del direttore dell'Osservatorio vesuviano, il professor Di Vito, che reputa normale, nelle dichiarazioni che fa, parlare di magma legato al fenomeno del bradisismo e ai Campi Flegrei, dice che non ci sono condizioni per un passaggio del livello di allerta da gialla ad arancione.
  Quindi penso che sia necessaria un po' più di chiarezza, le chiedo anche se magari è possibile per noi visionare i verbali della Commissione grandi rischi e renderli pubblici per capire meglio. Perché, con tutta la sincerità di questo mondo, vi dico che ad un certo punto, da legislatore, mi sento come se qui stessimo operando al buio, nonostante tutte le audizioni che sono state fatte, nonostante le disponibilità date, nonostante aver ascoltato un po' tutti gli attori, però si ha la sensazione di operare al buio.
  Quindi le chiedo: ora reputiamo questo decreto Campi Flegrei insufficiente? Dobbiamo intervenire su questo decreto, nella scia che dicevano anche i colleghi che mi hanno preceduto, per trasformarlo in altro? Anche in quest'ottica martedì scorso avevo chiesto un rinvio dei termini per la presentazione degli emendamenti.
  Si sta immaginando già un nuovo decreto da presentare al prossimo Consiglio dei Ministri per questo scenario che si immagina cambiare?
  Insomma, io che vivo il territorio, ormai lo sapete, le confermo le enormi conseguenze che in questa settimana le sue dichiarazioni hanno avuto sul territorio. So che nel pomeriggio incontrerà i sindaci, so Pag. 12che si continuerà a lavorare insieme, ma magari, un suggerimento non richiesto: queste operazioni si facciano prima coinvolgendo il lato parlamentare, prima di rilasciare qualsiasi dichiarazione stampa. Perché, come ci siamo detti dall'inizio, la comunicazione è la parte più importante di tutto quello che stiamo facendo e di questa situazione delicata in cui ci troviamo.
  Arrivo a conclusione. Le ho posto i dubbi che a questo punto pervadono me e quindi, si immagini, anche tutto il resto della popolazione flegrea. Da parte del Movimento 5 Stelle se si riesce a operare in trasparenza e condivisione e siamo tutti informati allo stesso modo allora c'è stato e ci sarà comunque un modo di lavorare collaborativo per arrivare al miglior risultato possibile per il territorio dei Campi Flegrei; le sto chiedendo questo.

  PRESIDENTE. Grazie. Sono le 12.03, ho altri due interventi, il collega Sarracino e Zinzi, poi lasciamo la replica al Ministro. Prego, collega.

  MARCO SARRACINO. Grazie, presidente. Molto brevemente.
  La situazione è complicata e quindi ognuno di noi è chiamato a misurare le parole che dice e che mette in campo, dopodiché noi però siamo di fronte a un fatto nuovo, perché le parole che sono emerse la scorsa settimana sono un vero e proprio fatto nuovo.
  Lei, Ministro, più tardi incontrerà i sindaci e le istituzioni locali, però noi le diciamo che i sindaci e le istituzioni locali in questo momento, dopo quello che si è verificato, non hanno gli strumenti per gestire una comunicazione che in qualche modo possa tranquillizzare la popolazione, appunto dopo quello che è stato detto. Addirittura c'è un sindaco, quello di Bacoli se non sbaglio, che ha detto che dopo quelle parole siamo in una situazione che è «peggio del Covid», cito testualmente.
  Ora, al netto di questa affermazione, è evidente e l'ha detto anche il collega di Fratelli d'Italia che lì siamo anche a rischio di un disastro economico, rispetto al fatto che quella è una zona ad alta vocazione turistica.
  Allora per arrivare al punto le questioni secondo noi sono due. La prima cosa: lei ha citato la Commissione grandi rischi, le chiedo di poter avere anche noi la relazione in modo tale da poterla leggere tutti quanti e capire bene insieme a lei.
  Dopodiché, mi corregga se sbaglio su questo, lei ha parlato di un verbale di una prima Commissione di settembre in cui non si citava la parola «magma» e un secondo verbale, quello di ottobre, in cui invece la parola «magma» compare. Lei stesso ha detto che potrebbe ulteriormente evolversi e questi sono possibili scenari di prospettiva.
  Siccome qui la comunicazione deve essere perfetta e noi dobbiamo avere una comunicazione che sia uguale da Roma fino ai territori dei Campi Flegrei, passando per la regione e la città metropolitana, per il Governo e per lei la possibilità di passare da allerta gialla ad allerta arancione è concreta? E, se questa dovesse essere concreta, quali sono in qualche modo gli strumenti che bisogna mettere in campo subito?
  L'ha detto prima il collega Simiani e l'ha detto anche il collega del Movimento 5 Stelle, il decreto, su cui stiamo facendo tutti quanti un lavoro secondo me positivo, agisce molto sulla prevenzione, poi ci saranno gli emendamenti, però agisce poco rispetto a una possibile evoluzione che ovviamente tutti quanti noi non ci auguriamo.
  Allora lei non crede che forse, anche attraverso il decreto, noi potremmo fare delle modifiche che vanno molto nella direzione non solo della prevenzione ma anche di qualcosa che può essere più concreto?

  PRESIDENTE. Grazie. La parola al collega Zinzi.

  GIANPIERO ZINZI. Grazie, presidente. Sarò velocissimo. Intanto condivido l'analisi del collega Mattia rispetto alla prontezza, all'ottimo lavoro e all'equilibrio che il Ministro ha usato in questa fase su questo decreto. Equilibrio accompagnato alla serietà, perché anche lo strumento della Pag. 13comunicazione, per quanto possa avere rappresentato in qualche modo uno spunto di critica o di preoccupazione legittima, diventa uno strumento utile per rappresentare alle popolazioni e agli amministratori la verità.
  Partendo dalla verità, è evidente che nei Campi Flegrei c'è un sistema di economia reale, di economia del territorio, di vita quotidiana che va preservato. Quindi il lavoro di conversione del decreto che a noi toccherà in Parlamento in questi giorni, dal mio punto di vista, va in questa direzione.
  Allora, atteso che il decreto è un decreto che sulla prevenzione interviene in maniera puntuale, il mio intervento è rappresentare insieme ai colleghi la disponibilità, nella fase della conversione, a migliorarlo, perché tutto è migliorabile, facendolo in un quadro di piena condivisione e armonia, proprio per consentire che l'ottimo lavoro già fatto dal Ministro si traduca in qualcosa che possa rispondere anche all'attualità di queste ore, perché le novità sono imprevedibili e a noi tocca anche intervenire in questo senso.

  PRESIDENTE. Do la parola al Ministro Sebastiano Musumeci per la replica.

  SEBASTIANO MUSUMECI, Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. Spero di contenere il mio intervento in pochi minuti, anche se le domande complesse – e ringrazio gli onorevoli deputati per il garbo con cui si sta svolgendo questo incontro – hanno un comune denominatore, quindi spero nelle prime risposte di potere soddisfare anche le esigenze di notizie degli altri colleghi.
  Onorevole Bonelli, per la prima volta c'è un Governo in Italia che si occupa del bradisismo nei Campi Flegrei. Per la prima volta nella storia della Repubblica. Lei non ha ritenuto sottolinearlo, e ha tutto il diritto di non farlo, ma io ho il dovere di farlo. Per dire che finora la gestione del territorio ha catalizzato l'attenzione soltanto sul rischio vulcanico in quell'area, dimenticando che il fenomeno del bradisismo, malgrado le precedenti esperienze anche significative, il fenomeno di innalzamento e nei secoli passati di abbassamento, avrebbe dovuto richiamare l'attenzione degli organi pubblici, e in questo caso del Governo nazionale trattandosi di un rischio di categoria C. Sono tre in tutto i rischi previsti dal codice di protezione civile.
  Il provvedimento adottato, il decreto-legge, adottato dopo avere io ricevuto immediatamente una delegazione di sindaci, credo fosse presente qualche parlamentare, compreso l'onorevole Speranza, si occupa delle misure preventive legate al rischio bradisismico.
  Nulla c'è da aggiungere a quel decreto in riferimento all'ultimo verbale della Commissione grandi rischi, perché si tratta di misure preventive che affidano a ogni soggetto istituzionale un determinato compito da svolgere.
  Voglio essere più chiaro. Un piano di evacuazione per il rischio vulcanico esiste già, seppur soltanto da alcuni anni. Un piano di evacuazione per il rischio bradisismico non esiste e noi prevediamo appunto questo. Quindi credo che, al di là della manifestata buona volontà di questa Commissione, il decreto-legge sia assolutamente integro, completo, per carità è migliorabile, nulla è perfetto e il Parlamento ha tutta l'autonomia per farlo, ma, se volete il mio parere, io credo che il verbale della Commissione nulla aggiunga e nulla tolga alla redazione di quel provvedimento.
  Si è parlato delle mie dichiarazioni, di un comunicato di nove righe. Io mi sorprendo della sorpresa degli altri, perché quel comunicato riprende di peso il verbale della Commissione grandi rischi. Cosa c'è di nuovo? Cosa c'è di diverso? Qual è l'allarme che si sarebbe determinato nel dire che c'è un processo di evoluzione e, se quel processo di evoluzione dovesse continuare inesorabilmente, si passerebbe a un altro colore?
  Attenzione, la Commissione grandi rischi non dice «colore arancione», dice «a un colore di livello superiore». Onorevole Bonelli, non mi faccia aggiungere altro.

  PRESIDENTE. Ricordo ai colleghi che nella prossima audizione interverrà la Commissione grandi rischi.

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  SEBASTIANO MUSUMECI, Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. Cosa dice la Commissione grandi rischi? Dice: intensificare le esercitazioni. Allora, se mi è consentito, io non credo che i sindaci debbano preoccuparsi di quello che dice l'autorità nazionale di protezione civile, il cui unico scopo è quello di predisporre la tutela della popolazione e dei beni rispetto a qualunque scenario. Questo è il mio compito.
  Invece di preoccuparsi, e io sono convinto che i sindaci siano i nostri migliori alleati, bisogna adesso ascoltare la Commissione grandi rischi e passare alle esercitazioni.
  Quante ne sono state compiute in questi ultimi giorni? Quanti ragazzi delle scuole sono stati impegnati nell'evacuazione? Quante esercitazioni si sono fatte negli ospedali e negli uffici pubblici? Di questo io mi preoccupo, non di avere riportato testualmente il verbale della Commissione grandi rischi, oltre la quale nessuno c'è per competenza.
  Vi chiedo perdono, io credo che abbiamo tutti il dovere di lavorare assieme. In Giappone, perdonate questo riferimento, i bambini dalle prime classi vengono trattenuti per spiegare loro cos'è il sisma e come comportarsi. E noi qui ci preoccupiamo di minimizzare un fenomeno, che non deve allarmare assolutamente, ma di cui, se ci dobbiamo convivere, come quelle comunità ci convivono da secoli, è giusto che la comunità sia informata. Può darsi che per altri duecento, trecento, cinquecento anni non accada nulla, ma chi conosce l'evoluzione del fenomeno? Anche la comunità scientifica, come avrete notato, a un certo punto si ferma.
  Allora qual è il compito di una protezione civile degna di questo nome? Quella di prevedere lo scenario massimo, ma non per questo creare allarme, e dire: signori, abbiamo tutti scelto di vivere in queste bellissime realtà, attrezziamoci per conviverci.
  Io credo che sia questo lo spirito al quale dobbiamo lavorare, non quello di pensare al calo del turismo, che non ha motivo di esserci. È come se i turisti andassero sull'Etna e a un certo punto cessassero di alimentare quel flusso solo perché si tratta di un vulcano attivo. No, i turisti ci vanno lo stesso, ma prima di salire sulla sommità vengono informati sulle condotte appropriate che debbono adottare. Anch'io se avessi la casa di mio nonno vivrei sui Campi Flegrei, ma vorrei essere particolarmente attrezzato sul piano delle buone pratiche per sapere come comportarmi se qualcuno mi suona il campanello e mi dice: attento siamo in una zona di allerta. Non informare la popolazione io credo che sia un atto di grave irresponsabilità. Non allarmarla, responsabilizzarla, informarla.
  Ed è per questo che serve la pratica dell'esercitazione, cui tutti stiamo guardando con grande interesse, e che viene affidata innanzitutto alla regione e poi naturalmente ai comuni.
  Quindi mi dispiace che il deputato del Movimento 5 Stelle abbia parlato di una scelta non corretta. Tutti sapevano di quel verbale, onorevole. Tutti gli enti interessati sapevano, abbiamo trasmesso il comunicato. Attenzione, il comunicato comprendeva nove righe del Ministro e venti righe del Dipartimento di protezione civile. Il Ministro può anche essere uno sprovveduto, un irresponsabile, ma il Dipartimento di protezione civile abbiamo sempre detto che è il migliore. Ecco, quel comunicato è stato trasmesso alla regione Campania, che lo ha subito trasmesso ai sindaci e contestualmente è uscito il nostro. Quindi le autorità locali erano informate della natura del comunicato, che riprende testualmente quello che dice il verbale della Commissione grandi rischi.
  Mi si dice della comunità scientifica. Ecco, io ho il dovere di registrare assieme a voi che la comunità scientifica in alcuni casi ha parlato con due linguaggi diversi. Perché negarlo? Anche nel verbale si dice che ci sono interpretazioni diverse. Ma questa non è una responsabilità che può essere ascritta all'organo di Governo o al Parlamento.
  Bisogna avere solo rispetto per la comunità scientifica e per la maggioranza Pag. 15dell'organismo collegiale che è chiamato a esprimere una valutazione definitiva.
  Mi si chiede se c'è un concreto passaggio a mio avviso dal giallo all'arancione. Non ho elementi per poterlo dire e non è mia competenza. Noi abbiamo istituito la Commissione grandi rischi proprio perché l'organo di Governo deve innanzitutto ascoltare il mondo scientifico. Noi ci preoccupiamo di rendere gli strumenti appropriati per mitigare gli effetti eventuali del rischio, ma non è mio compito né compito del Parlamento decidere se il passaggio dal giallo all'arancione sia effettivamente possibile.
  Prepariamoci a convivere con questo rischio, come ci convive quella comunità da secoli.
  Ma oggi che abbiamo la fortuna di avere strumenti scientifici e tecnologici che ci consentono di monitorare il fenomeno 24 ore su 24, perché non dobbiamo rendere edotta la popolazione, perché non dobbiamo cominciare dalle prime classi? È questo il piano di comunicazione previsto nel decreto, che stiamo per convertire.
  Quanto al piano di evacuazione e al piano sulle infrastrutture strategiche, il compito è suddiviso fra le varie istituzioni. Noi pensiamo di attivare un monitoraggio sulla cosiddetta zona rossa, non del rischio vulcanico che c'è già, è definito e tutti lo conoscono, ma la zona rossa del rischio bradisismico, per la quale la comunità scientifica (questa è una notizia nuova) ha già definito un perimetro, del quale io oggi pomeriggio parlerò con gli amministratori locali.
  Una volta concordato il perimetro, il Governo passerà alla fase esecutiva prevista da uno degli articoli del decreto-legge, che è quella di accertare la vulnerabilità del costruito pubblico e privato all'interno di quella zona rossa bradisismica. Così delimitiamo almeno il rischio legato al bradisismo.
  Il rischio vulcanico è già noto da tanto tempo, c'è un'area delimitata, ma nessuno se ne allarma, ed è meglio così, non bisogna mai allarmarsi. Bisogna solo occuparsi, invece che preoccuparsi, occorre essere consapevoli del fatto di vivere su un territorio che si espone ad alcuni rischi naturali. Il che non significa che il rischio sia imminente, potrebbe non verificarsi mai, ma noi che amministriamo la cosa pubblica abbiamo il dovere di prepararci al rischio peggiore e poi brindare quando il rischio non si determina. Credo sia questo il significato autentico della prevenzione.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro per il suo intervento e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 12.20.