XIX Legislatura

IV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Martedì 7 marzo 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Minardo Antonino , Presidente ... 2 

Audizione del Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri, Generale C. A. Teo Luzi (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Minardo Antonino , Presidente ... 2 
Luzi Teo , Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri ... 2 
Minardo Antonino , Presidente ... 16 
Carrà Anastasio (LEGA)  ... 16 
Minardo Antonino , Presidente ... 17 
Bagnasco Roberto (FI-PPE)  ... 17 
Minardo Antonino , Presidente ... 18 
Chiesa Paola Maria (FDI)  ... 18 
Minardo Antonino , Presidente ... 18 
Graziano Stefano (PD-IDP)  ... 18 
Minardo Antonino , Presidente ... 19 
Carè Nicola (PD-IDP)  ... 19 
Minardo Antonino , Presidente ... 19 
Luzi Teo , Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri ... 19 
Graziano Stefano (PD-IDP)  ... 22 
Luzi Teo , Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri ... 22 
Minardo Antonino , Presidente ... 23

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ANTONINO MINARDO

  La seduta comincia alle 8.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri, Generale C. A. Teo Luzi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, del Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri Generale di Corpo d'Armata Teo Luzi.
  Do il benvenuto al Generale Luzi e ai suoi accompagnatori: Generale di brigata Giuseppe De Riggi e Tenente Colonnello Roberto Capriolo. Dopo l'intervento del Generale Luzi sarà data la parola ad un parlamentare per gruppo per un primo giro di interventi e, al termine della replica del Generale, potrà avere luogo un secondo giro di domande da parte di altri colleghi che ne facciano richiesta. Chiedo, dunque, ai colleghi di far pervenire fin d'ora al banco della presidenza la propria iscrizione a parlare.
  Do adesso la parola al Generale di Corpo d'Armata Teo Luzi per la sua relazione. Prego Generale.

  TEO LUZI, Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri. Grazie presidente. È un privilegio per me essere qui e poter illustrare al Parlamento, che è il tempio della democrazia, quella che è l'Arma dei Carabinieri, soprattutto con riguardo agli aspetti un po' meno noti al cittadino comune.
  Ricordo che l'Arma è una Forza armata con funzioni di pubblica sicurezza, competenza generale, ma che ha anche dei compiti precipuamente militari.
  Inizio la mia relazione ricordando che l'Arma conta circa 108.000 carabinieri a fronte di una Forza prevista per legge di circa 120.000 unità; vi è quindi una carenza di quasi 12.000 unità, corrispondente al 10 per cento della Forza, causata dal blocco parziale del turnover che ha afflitto il comparto difesa e sicurezza dal 2012 al 2015 al pari di tutta la pubblica amministrazione (parlo del periodo della cosiddetta spending review). Questa deficienza organica incide soprattutto sulle minori unità (stazioni, tenenze, compagnie dei carabinieri), ovvero sul reticolo di prossimità del sistema di sicurezza pubblica nazionale. Solo per dare l'idea di questa carenza, queste unità corrispondono a circa 800 stazioni di media consistenza. È un messaggio che voglio dare per far capire l'importanza della Forza.
  Dal 2016 è stato ripreso il turnover al 100 per cento e sono stati previsti, con diverse leggi, 2.215 arruolamenti straordinari e 371 finanziati con la legge di bilancio di quest'anno, per portare entro il 2025 a un parziale ripianamento della Forza. Per avvicinarsi al pieno organico, sarebbe tuttavia necessario prevedere l'ulteriore reclutamento straordinario di circa 5.200 unità: questo è il numero che voglio dare perché voi possiate avere l'idea che per avere un'Arma totalmente efficiente al cento per cento mancano 5.200 unità. In tal modo si realizzerebbe la piena efficienza dello strumentoPag. 3 operativo, compensando per di più le assenze dal servizio connesse con la fruizione dei benefici di legge progressivamente introdotti nel mondo del lavoro. Provvedimenti giustissimi, a tutela del personale, però, per esempio il congedo parentale o per motivi di studio che sono fuori discussione, inevitabilmente poi portano meno gente sul territorio. Per cui questo incremento che stiamo chiedendo serve anche per compensare questi diritti che via via il legislatore ha riconosciuto.
  Devo anche dire che, in ragione della capacità ricettiva degli istituti di istruzione, l'ulteriore programma di assunzione straordinario potrebbe essere sviluppato su un arco temporale di 5 anni, esattamente come hanno fatto le leggi pregresse. La prosecuzione di queste immissioni straordinarie consentirebbe di ricoprire il reticolo territoriale, sostenendo anche il programma, già in atto a vantaggio delle periferie urbane delle grandi città che hanno registrato significativi incrementi demografici e scontano oggi maggiormente la percezione di insicurezza dei residenti.
  Da ultimo, lo scorso primo luglio è stata istituita la Compagnia Carabinieri di Caivano, nell'area nord-occidentale della città metropolitana di Napoli, che sta ottenendo risultati operativi straordinari, con ricadute positive altrettanto importanti nel contesto sociale. Si tratta di una Compagnia che opera in un'area altamente degradata; due settimane fa mi sono recato a trovare il mio personale e devo dire che stanno facendo un lavoro importante che va al di là dell'arresto o della lotta al traffico di stupefacenti, perché portano i giovani e la cittadinanza verso le istituzioni, che è un lavoro molto più complicato e ha un peso non da poco.
  I nuovi reclutamenti andrebbero anche a mitigare un altro fattore condizionante oggi dell'istituzione, cioè l'invecchiamento del personale. L'età media dei carabinieri oggi è di circa 44 anni; un'evidente criticità per l'Arma che fonda la propria funzionalità anche sul requisito dell'efficienza e della reattività fisica, spesso in interventi di maggior impatto operativo. Dico questo non perché bisogna essere fisicamente robusti come Maciste, ma perché i giovani servono per la radiomobile e per fare gli interventi di ordine pubblico; poi il personale, man mano che matura l'esperienza, ha tante altre opportunità di lavoro, ma l'età ha un peso non da poco sull'organizzazione di tipo militare.
  Per altro verso l'immissione di personale più giovane favorirebbe l'alimentazione dei reparti dislocati nei comuni isolati o nelle aree urbane degradate, nelle quali lo Stato non può comunque far mancare la propria presenza attraverso il presidio dell'Arma. Il motivo è semplice, è una questione d'impiego: se dico al militare sposato con due figli di andare alla stazione isolata in montagna, tendenzialmente non vuole andare. Il ragazzo giovane, invece, lo posso mandare dove ritengo, perché è scapolo, ha vent'anni e quindi paga uno scotto, ma è disposto anche con piacere ad andare in posti un po' più isolati. Quindi, l'abbassamento dell'età è un vantaggio per il cittadino.
  Parlando di risorse umane, l'Arma dedica ogni cura alla loro formazione, avendo a riferimento due principali obiettivi di maturazione: competenza e responsabilità. Il carabiniere deve poter affrontare con padronanza di mezzi le dinamiche sociali, oggi essenzialmente condizionate dalle innovazioni tecnologiche e dalla globalità delle relazioni. Per questo, nel fornire strumenti adeguati al personale, riserviamo spazi significativi alle applicazioni digitali e allo studio delle lingue, che affiancano i programmi delle materie giuridiche e tecnico-professionali. Accanto alle competenze è necessario sostenere la consapevolezza del ruolo, guardando soprattutto alla militarità e all'orientamento al cittadino.
  La militarità è il riferimento imprescindibile dell'istituzione, che opera in sinergia con le altre Forze armate sia sul territorio nazionale (per i compiti di polizia militare e di difesa integrata del territorio) sia nei teatri operativi all'estero, ove esprime la peculiare capacità nel settore della polizia di stabilità. Per altro verso l'orientamento al cittadino è il vero metro di valutazione dell'azione di ciascun carabiniere. Il carabiniere deve sapersi porre in ascolto delle Pag. 4persone, deve saper ascoltare e dialogare con i cittadini. Anche per questo nelle scuole abbiamo introdotto specifici cicli di approfondimento dedicati alla psicologia comportamentale, proprio per sviluppare l'attitudine al dialogo e alla mediazione culturale e favorire l'integrazione con una società sempre più multietnica.
  L'addestramento non termina con l'istruzione di base. Ogni carabiniere, in relazione al grado e all'incarico, è chiamato a frequentare corsi di aggiornamento durante tutta la sua vita professionale, realizzando una formazione permanente nelle diverse materie: dalle innovazioni nelle tecniche di intervento operativo, all'evoluzione del quadro normativo, allo sviluppo degli apparati tecnologici.
  Da ultimo, quest'anno è stato attivato un corso di aggiornamento, su due settimane, dedicato ai comandanti di stazione per migliorare le capacità operative sul territorio. I comandanti di stazione sono personale già esperto e già capace, però anche il personale esperto e capace ha bisogno di un refreshment di professionalità in alcune tematiche.
  Il tema delle risorse umane, nei due aspetti appena accennati – la quantità e la qualità delle forze disponibili – interseca il modello organizzativo dell'Arma, che rappresenta una risorsa strategica nel sistema della sicurezza pubblica nazionale. L'architettura della legge n. 121 del 1981 disegna un sistema nel quale la responsabilità verticale dell'autorità di pubblica sicurezza – dal Ministro dell'interno, ai prefetti, ai questori – trova il suo complemento nella responsabilità orizzontale, propria dei reparti Carabinieri, che rappresentano gli unici presidi di polizia nel 90 per cento dei 7.904 comuni italiani, dove risiede il 57 per cento della popolazione nazionale. L'equilibrata efficacia del modello di coordinamento nazionale è riconosciuta anche in molti Paesi esteri, che guardano alle nostre procedure con apprezzata considerazione, anche per migliorare i propri sistemi di sicurezza pubblica. Punto di forza del sistema è l'unità di indirizzo garantita dal Ministro dell'interno e dai prefetti, che realizza la piena coerenza degli apporti forniti dai diversi soggetti pubblici e privati coinvolti. Tra questi, anche le Forze armate nell'ambito dell'operazione Strade Sicure. Al riguardo, segnalo come tale contributo trovi gratificazione economica nell'indennità omnicomprensiva corrisposta al soldato, il cui valore è pari a 13 euro a turno se effettuato in sede o a 26 euro se fuori sede, ed è ben superiore ai 6 euro lordi attribuiti invece l'operatore delle Forze di polizia (ovvero Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di finanza) che assolvono i medesimi compiti. L'auspicio è di superare questa disparità di trattamento, nel rispetto del principio di equiordinazione del trattamento economico accessorio del personale del comparto difesa e sicurezza. In pratica, il soldato che fa Strade Sicure prende 13 euro al giorno o 26, dipende se è nella sua città o fuori città, mentre il carabiniere o il poliziotto ne prendono 6; quindi, è un problema di equità.
  Nella cornice fornita dal modello di coordinamento, l'istituzione sostiene un sensibile impegno operativo che può trovare la sintesi in pochi dati tra tutti: oltre il 70 per cento degli eventi inseriti nella banca dati delle Forze di polizia sono originati dall'Arma, siano essi denunce da parte dei cittadini, arresti o deferimenti all'autorità giudiziaria: 70 per cento del lavoro di sgrossamento della sicurezza pubblica. Le centrali operative dell'Arma corrispondono a circa il 60 per cento delle richieste di intervento pervenute a tutte le Forze di polizia, sul numero unico di emergenza 112. È un impegno che sovente mette a repentaglio l'incolumità dei carabinieri: nel 2022, 1.831 militari sono rimasti feriti o contusi, vittime di resistenza o aggressioni, con un aumento del 15 per cento rispetto al 2021. Abbiamo avuto anche casi gravissimi; anche se non è nel 2022 ma è stato nel 2021, ricordo il brigadiere Grasso che vicino a Catania, ad Acireale, per sedare una rissa per questioni veramente frivole ci ha lasciato praticamente l'incolumità fisica ed è rimasto tetraplegico. Per questo si avverte l'esigenza di mirate soluzioni legislative che, nel sostenere l'azione delle Forze dell'ordine, forniscano rassicurante intangibilità all'autorevolezza dello Stato. Quello che chiediamo è un po' di attenzione del ParlamentoPag. 5 alla tutela del nostro personale: senza fare voli pindarici, ma un gesto d'attenzione sarebbe in questo momento importante.
  Per altro verso, la necessità di garantire la piena funzionalità delle strutture operative, in relazione ai crescenti compiti attribuiti nel tempo alle Forze di polizia e segnatamente all'Arma, rende opportuno un incremento strutturale degli stanziamenti di bilancio, per remunerare le prestazioni di lavoro straordinario di tutto il personale. La proposta avanzata per l'inserimento nella legge di bilancio 2023 di un incremento strutturale di 55 milioni delle risorse destinate alle Forze di polizia – segnatamente 26 milioni per l'Arma – non è stata recepita, e si auspica che possa essere compresa in altro veicolo normativo. Il risultato è che molte delle ore di straordinario comunque svolte dal nostro personale non sono retribuite. In altri termini, il personale fa volontariato all'interno dell'istituzione, perché comunque alla fine non ci si può sottrarre agli impegni di ordine pubblico o di sicurezza pubblica. Lo fanno e si adattano, però alla fine non è nemmeno giusto. Quindi quello che chiediamo – è una richiesta collegiale anche delle altre Forze di polizia – è un po' di attenzione sulla remunerazione dello straordinario.
  Tutto ciò posto, la situazione dell'ordine pubblico e sicurezza registra indici di criminalità oggettivamente in diminuzione rispetto ai livelli precedenti alla pandemia, anche con riferimento alle tipiche condotte predatorie. Diciamo che la situazione va bene, ma il favorevole andamento statistico non ci rende meno consapevoli della diffusa percezione di insicurezza dei cittadini determinata anche dalle crescenti fragilità sociali che la crisi sanitaria certamente ha acuito. Cioè, se da un lato i dati ci dicono che andiamo meglio, dall'altro la gente si sente sempre più insicura, ed è su quello che noi dobbiamo poi riflettere. A tal riguardo, è significativo rimarcare come gli omicidi nell'ultimo decennio siano diminuiti del 33 per cento, passando dai 483 del 2013 ai 323 del 2022. Mi permetto di dire, anche con un po' di cinismo, che 323 omicidi non sono tanti per 60 milioni di abitanti. Per darvi un'idea, New York ne ha di più, 434 omicidi per 8 milioni di abitanti; Londra 133 omicidi per 8 milioni abitanti. Quindi, in realtà, se prendiamo come elemento il dato degli omicidi, la situazione non è negativa: ciò non toglie che il messaggio che arriva alla società è un messaggio comunque di preoccupazione. Sicuramente quelli che sono fortemente aumentati sono i femminicidi, che comunque vede l'Arma operare con un dispositivo organizzato e dedicato per l'esigenza. Noi abbiamo la rete nazionale di monitoraggio sul fenomeno della violenza di genere, che comprende oltre 600 ufficiali di polizia giudiziaria, appositamente formati sul territorio, con l'obiettivo di sostenere le vittime nel loro percorso di denuncia.
  Sul fronte della criminalità organizzata, invece, nel 2022 le indagini condotte dai reparti dei Carabinieri hanno consentito l'arresto di 282 affiliati alle realtà criminali maggiormente strutturate e il sequestro di circa 500 milioni di euro di beni. Per ultimo, l'arresto a Palermo dell'ultimo esponente di spicco della stagione stragista di Cosa Nostra ha segnato un momento di assoluto rilievo nell'affermazione dello Stato sulla criminalità mafiosa. Un successo non isolato: ricordo che dal 2021 a oggi i reparti dell'Arma hanno catturato 14 latitanti di massima pericolosità, inseriti nel programma speciale di ricerca del Ministero dell'interno. Contestualmente, con le altre Forze di polizia, rivolgiamo la nostra attenzione investigativa a tutela degli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, contro l'aggressione di gruppi criminali e le insidie della corruzione. In questo ambito l'approccio preventivo è strategico, per anticipare le infiltrazioni illecite e consentire comunque la realizzazione delle opere nei tempi previsti, grazie anche alle misure di carattere conservativo recentemente introdotte con la prevenzione collaborativa. L'Arma è al fianco dei prefetti, nello svolgimento degli accertamenti antimafia, operando insieme ai Gruppi Interforze Antimafia, i cosiddetti GIA, e nell'ambito dei protocolli di legalità variamente stipulati con imprese ed enti locali per la realizzazionePag. 6 di specifiche opere. A livello centrale, abbiamo avviato una proficua attività di collaborazione con la Corte dei conti nell'ambito dell'attività di controllo concomitante, prevista dal decreto-legge semplificazioni, sui principali interventi di sostegno e rilancio dell'economia nazionale.
  Quanto al terrorismo internazionale, il livello di tensione permane elevato. Il messaggio di Al Qaeda e dell'ISIS continua a vivere nel mondo virtuale, favorendo processi di radicalizzazione in rete, e sta acquisendo nuovi territori specie nel Sahel. Sul piano della prevenzione, l'Arma opera con una propria rete dedicata. Una propria rete antiterrorismo sul territorio per il controllo e l'ingaggio costituito da aliquote di primo intervento inserite nei piani di controllo coordinato del territorio e da squadre operative di supporto impiegate per ogni evento di particolare rilievo, in costante collegamento con il gruppo di intervento speciale in caso di interventi risolutivi. Sostanzialmente ci siamo dotati, nelle province più importanti, di squadre di personale appositamente addestrato per interventi quasi risolutivi nei confronti di ipotetici attacchi terroristici, che manovriamo in ragione dell'esigenza quotidiana. La stessa cosa fa la Polizia di Stato, per cui c'è questo reticolo per un primo intervento antiterrorismo.
  Il secondo intervento è dato dagli organismi di massima capacità operativa che, per quello che riguarda l'Arma, è il GIS, che però richiede mezz'ora/un'ora di tempo per poter intervenire. L'azione investigativa è condotta dal Raggruppamento operativo speciale (ROS). Lo scorso mese di giugno il ROS ha tratto in arresto a Trento un ventenne di origine kosovara, un perito chimico, radicalizzatosi sul web, che intendeva assemblare sostanze precursori, esportate dal luogo di lavoro, per produrre materiale esplodente.
  C'è poi l'altro tema della galassia anarchica, che ha rilanciato la propria campagna di lotta rivolta contro gli obiettivi che, nell'immaginario antagonista, rappresentano la repressione, comprese strutture militari e imprese operanti nel settore tecnologico e degli armamenti. Il contrasto delle dinamiche criminali appena descritte trova un validissimo supporto nelle banche dati che, messe a disposizione delle Forze di polizia, realizzano una circolarità informativa immediata di grande efficacia. Questo approccio operativo può essere ulteriormente esteso. Mi riferisco in particolare all'archivio dei rapporti finanziari, gestito dall'Agenzia delle entrate, il cui accesso a favore delle unità specializzate delle Forze di polizia favorirebbe l'individuazione di asset economici sospetti, permettendo di seguire le movimentazioni in tempo reale.
  Il tema dell'accesso alle banche dati riporta, più in generale, al settore telematico. La diffusione delle soluzioni tecnologicamente più avanzate ha amplificato l'aggressività della minaccia in rete, senza che ciò corrispondesse a un rafforzamento degli strumenti di protezione da parte di cittadini e imprese. Per questo l'impegno dell'Arma sarà sempre più rivolto allo spazio virtuale nei due ambiti di intervento: il cyber defence e il cyber investigation. A presidio delle installazioni informatiche dell'Arma, il centro di sicurezza telematica realizza un sistema di sicurezza in grado di rilevare con immediatezza gli attacchi, attivando le necessarie contromisure. Solo il Comando generale, nell'interesse dell'Arma, ogni giorno respinge dai 30 ai 90 tentativi di intrusione. Questa è l'attività quotidiana ordinaria. Lo scorso 22 febbraio si è registrato un aumento consistente di richieste di accesso al sito Internet istituzionale www.carabinieri.it, evento sicuramente doloso configurabile come un attacco informatico. Le misure di prevenzione tempestivamente attivate hanno determinato la temporanea interruzione dell'accesso al sito. In ogni caso, nessun sistema è stato danneggiato e nessun dato sensibile è stato sottratto.
  In materia di cyber investigation, sul piano investigativo, siamo impegnati per estendere al mondo virtuale quella prossimità che il cittadino riceve da sempre nel mondo reale. Dal 2015 è attiva una rete dedicata per il tracciamento e la localizzazione dei flussi di rete, a supporto delle indagini. Ne fanno parte il Reparto indagine telematica del ROS, il Reparto tecnologiePag. 7 informatiche del RaCIS e 369 militari specializzati, in servizio in tutti i comandi provinciali. Gli esperti di settore ci segnalano una crescente criticità rappresentata dalle piattaforme di criptofonia. Questa è l'emergenza investigativa di questi ultimi mesi (le piattaforme di criptofonia sono sistemi in grado di garantire le comunicazioni, eludendo le intercettazioni ordinarie). In pratica, succede che privati a livello internazionale hanno costituito delle piattaforme e vendono dei telefoni che dialogano fra di loro e che sono criptati, per cui l'intercettazione è impossibile o sostanzialmente difficile. Gli olandesi hanno fatto dei passi avanti, in collaborazione anche con il ROS, però in questo settore, in Italia, siamo un po' in ritardo. Proprio per questo l'ufficio di coordinamento delle Forze di polizia del Ministero dell'interno ha attivato un gruppo di lavoro interforze per superare l'attuale gap, che è anche un gap legislativo, che non consente di inibire o di intercettare i flussi di comunicazione sulle piattaforme sospette di favorire i traffici illeciti.
  Le criticità tecniche giuridiche si acuiranno con l'affermazione del metaverso. Se fino a oggi l'obiettivo dell'investigatore era l'irruzione in un covo durante una riunione di criminali, domani dovremo immaginare come fare questa irruzione in un mondo del metaverso, cioè il cosiddetto summit digitale. Per affrontare questa sfida resta a oggi insoluto il tema della qualificazione delle risorse umane, e questo è il grande tema che noi oggi abbiamo, la grave difficoltà. Infatti, il comparto difesa e sicurezza, al pari di tutte le altre amministrazioni, sconta una scarsa attrattiva, a fronte di competenze particolarmente richieste sul mercato del lavoro e tendenzialmente scarse a causa di una minore quantità di giovani italiani diplomati in materie tecnico-scientifiche. Il nostro grande tema oggi non è la disponibilità di risorse per avere software e hardware, ma è quello di avere personale, ragazzi che siano in grado di operare nei sistemi informatici e che vengono chiamati i leoni della tastiera. Il loro numero è molto limitato. Le scuole italiane producono pochi tecnici informatici, per non dire dei laureati, e quei pochi che producono tendono ad andare sul privato, dove guadagnano cifre un po' superiori a quelle della pubblica amministrazione.
  Il modello operativo dell'Arma si arricchisce delle competenze dei reparti specializzati, che formano un binomio efficace con i comandi territoriali, operando a salvaguardia di interessi primari della collettività. Vi ricordo che noi disponiamo del Comando carabinieri per la tutela del lavoro, costituito nel 1926, che si interessa di tutta una serie di attività legate alla sicurezza dei nostri lavoratori e, soprattutto, si interessa anche di nuove modalità criminali che la gig economy ha di fatto introdotto.
  Abbiamo il Comando carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, che si è fatto carico di tutelare, da un punto di vista ovviamente della prevenzione e investigativo, tutti i nostri beni culturali, che ha dato dei risultati straordinari e che riceve anche richieste di expertise da tanti Paesi all'estero. Questo Comando dispone anche dei caschi blu per la cultura, ovvero una task force concepita, d'intesa con l'Unesco, per intervenire in aree colpite da emergenze o crisi, al fine di salvaguardare siti e beni archeologici e artistici.
  A questi si aggiungono il Comando carabinieri per la tutela della salute, quelli che sono denominati in gergo NAS, che hanno fatto, come d'altronde fanno sempre, un lavoro straordinario anche durante la pandemia sia in rete sui siti web per prevenire l'immissione in Italia di prodotti pericolosi per la sicurezza sanitaria, o attraverso ovviamente controlli verifiche e indagini.
  Vorrei poi parlare del Comando carabinieri antifalsificazione monetaria, che è un comando che tutela l'utente dalle falsificazioni monetarie e documentali dei titoli di Stato. Su questo mi piace ricordare che nel 2021 è stata istituita la Sezione criptovalute, per contrastare l'illecito uso di piattaforme informatiche di scambio di moneta virtuale. Si tratta un vero e proprio strumento operativo di hackeraggio etico, composto da personale qualificato in grado di svolgere operazioni sotto copertura in rete Pag. 8per contrastare le organizzazioni antagoniste. Il grande tema però rimane sempre quello: adesso le unità in servizio sono 12, ma abbiamo difficoltà a reclutare gente perché sono richiesti dei tecnici con certe capacità che l'Italia, non dico i Carabinieri, ma l'Italia non ha.
  C'è il tema del made in Italy agroalimentare, che è un altro settore a cui teniamo in modo particolare. Le unità del Comando carabinieri per la tutela dell'agroalimentare, costituito dal 1982, sono state incrementate, per ultimo, dalla legge di bilancio di quest'anno da 142 a 312. Sostanzialmente, il potenziamento di 170 uomini consentirà l'attivazione, entro la prossima estate, di sette nuclei a Brescia, Verona, Firenze, Bari, Cagliari, Campobasso e Catanzaro. Tanto vi dico per rappresentare la capillarità del territorio di questo reparto. Un incremento fortemente voluto dal Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, per corrispondere anche le istanze di associazioni di categoria, prima fra tutte la Coldiretti e Confagricoltura.
  Non ultimo affrontiamo il settore della tutela ambientale. Nell'era dell'approccio critico tra uomo e risorse naturali, i Carabinieri esprimono, per strutture e per capacità, la Polizia ambientale, con una forza dedicata di circa 7 mila unità, che non ha eguali in Europa e nel mondo. Sottolineo, non ha eguali in Europa e nel mondo. La manovra di unificazione con il Corpo forestale dello Stato, realizzata sei anni orsono, ha consentito di mettere a sistema consolidate professionalità, tutte collocate in un'unica organizzazione funzionale: il Comando unità per la tutela forestale ambientale e agroalimentare. Oggi la strategia istituzionale si muove lungo quattro direttrici.
  In primo luogo, la valorizzazione dell'azione della specialità, attraverso mirati interventi di revisione e di potenziamento delle articolazioni interne. Il Comando per la tutela ambientale e la transizione ecologica, recentemente sostenuto con 125 assunzioni straordinarie, concentra i propri sforzi in attività di indagine più articolate e complesse, con particolare attenzione al traffico illecito di rifiuti speciali e all'attività di green washing da parte delle aziende. Per altro verso, il Comando per la tutela forestale e dei parchi orienta la propria azione alla salvaguardia delle risorse ambientali, alla tutela del paesaggio e alla sostenibilità delle produzioni, svolgendo mirate campagne di controllo con le 931 stazioni forestali e parco poste alle sue dipendenze. Le misure organizzative adottate e l'impegno di pianificazione delle attività si sono tradotte in un evidente significativo incremento dei risultati. Nel 2022, rispetto al 2016 – ultimo anno precedente alla modificazione – i controlli eseguiti dai reparti del comparto forestale sono aumentati del 43 per cento, gli illeciti amministrativi accertati più del 37 per cento, i reati perseguiti più del 35 per cento.
  La seconda direttrice si rivolge a tutela della biodiversità. In questo settore i reparti dei carabinieri forestali assistono gli enti regionali per l'adozione dei più adeguati interventi di protezione e manutenzione del territorio, a prevenzione degli incendi e nel contrasto al dissesto idrogeologico. L'obiettivo è di incentivare tale collaborazione anche con il favorevole intervento di coordinamento della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome.
  Il terzo intervento riguarda le attività di educazione ambientale volte nell'interesse delle future generazioni, come cita l'articolo 9 della Costituzione. Tra tutte le iniziative intraprese voglio ricordare il progetto «Un albero per il futuro», che ha interessato oltre 5 mila istituti scolastici in tutta Italia. Gli studenti partecipano alla piantumazione di alberi in luoghi pubblici per realizzare un bosco diffuso, i cui benefici sono monitorabili su una mappa digitale che individua i chilogrammi di CO2 immagazzinata. Ad oggi sono stati piantati oltre 34.000 alberi, che hanno immagazzinato oltre 970 mila chilogrammi di CO2. Tale pratica si inserisce nel solco dell'attenzione dell'Arma ai più giovani. Alla ripresa delle attività sociali, dopo la pandemia, i Carabinieri si sono trovati a fronteggiare intemperanze e aggressività del mondo giovanile, che il più delle volte non Pag. 9è consapevole del disvalore di taluni comportamenti. L'azione repressiva non è sufficiente per dare risposte efficaci, per questo, in sintonia con il Ministero dell'istruzione e del merito, spendiamo tutta la presa comunicativa dell'Arma per alimentare nei nostri ragazzi la fiducia nelle istituzioni. Nello scorso anno scolastico i carabinieri hanno tenuto lezioni di buona cittadinanza a favore di 400 mila studenti, anche presso le scuole italiane all'estero (Madrid, Istanbul, Addis Abeba e Parigi).
  Il quarto intervento riguarda la valorizzazione internazionale del comparto, a disposizione dell'autorità di Governo per iniziative di diplomazia ambientale in un settore per sua natura globale.
  Partecipiamo alla rete di esperti ambientali, che fa capo all'Unesco, i cosiddetti Caschi verdi per l'ambiente, per interventi a salvaguardia di siti naturalistici riconosciuti patrimonio dell'umanità. Lo scorso 5 ottobre abbiamo rinnovato l'accordo operativo con la FAO per inviare team di esperti in Paesi interessati ad avviare programmi per contrastare la desertificazione e la deforestazione. Abbiamo anche intrapreso un rapporto di collaborazione con il MIT di Boston per il monitoraggio forestale con l'impiego di satelliti. Infine, abbiamo promosso la qualificazione del Centro addestramento di Sabaudia quale centro di eccellenza internazionale, da porre a disposizione delle Nazioni Unite per la formazione di operatori ambientali specie nel continente africano.
  Parlerò ora dell'impegno internazionale dell'Arma.
  Oggi sono oltre 800 i carabinieri impegnati oltre i confini nazionali. Un primo tema di questo impiego internazionale risiede nella duplicità della natura dell'istituzione. L'Arma è Forza armata in servizio permanente di pubblica sicurezza, capace di abbracciare la difesa militare e gli obiettivi strategici, nonché il contrasto dei traffici illeciti internazionali, l'affermazione dei diritti umani e il ripristino dell'ordine pubblico.
  Il secondo tema riguarda il modo di operare, con quella vocazione al dialogo che è la cifra distintiva della cultura nazionale e consente di accompagnare il cammino dei Paesi che hanno a riferimento l'Italia con discrezione, equilibrio e sostegno, sia nella crescita delle loro capacità operative sia nel consolidamento delle loro istituzioni. Con altre parole, la capacità che l'Arma dei carabinieri pone al servizio della comunità internazionale ne fanno un'organizzazione militare e di polizia, che non trova corrispondenza in altri Paesi, per questo dico che l'Arma è una struttura che non ha riferimenti a livello internazionale. La stessa gendarmeria, che ci è molto simile, non è uguale ai carabinieri, soprattutto nella capacità militare, e questo il Paese lo deve sfruttare anche per fare diplomazia internazionale.
  In questa cornice si colgono tre tipi di attività: stability policing; capacity building e military diplomacy.
  Le attività di stability policing mirano a ristabilire nei teatri operativi l'ordine e la sicurezza pubblica, attraverso l'affermazione dello stato di diritto e il rispetto dei diritti umani. L'Arma svolge questa peculiare funzione fin dal 1997, quando nei Balcani fu attuata la prima Multinational Specialized Units, replicata nel 1999 in Albania e nel 2003 in Iraq, esperienza quest'ultima segnata – ahimè – dall'attentato di Nassiriya. Oggi, continuiamo questa esperienza di operare in Kosovo con il Reggimento carabinieri RSU, che esprime una consolidata capacità di sintonia sia con la maggioranza etnica albanese sia con la minoranza serba, evidenziandosi anche in occasione della più recente cosiddetta crisi delle targhe. Facciamo un po' da mediatore tra le due comunità: questa è un po' la sintesi del discorso, e lo facciamo anche con rispetto di entrambi. Contestualmente, il Reggimento svolge la ricerca informativa sulle cellule radicalizzate operanti nei Balcani. Le notizie acquisite sono riferite allo stato maggiore della Difesa, al Comando operativo di vertice interforze, nonché nell'ambito del Comitato di analisi strategica antiterrorismo, notizie acquisite che hanno determinato l'emissione di 170 provvedimenti di inammissibilità in area Schengen. Questa attività informativa, raccolta grazie anche alla collaborazione delle comunità Pag. 10locali serbe e soprattutto kosovare, ovviamente valutata, analizzata e certificata, è stata messa poi a disposizione del Comitato di analisi e ha comportato, come detto, il divieto di accesso in area Schengen di 170 persone, per motivi sostanzialmente legati al terrorismo internazionale. Il comandante di KFOR ha avviato l'iter per incrementare la forza del Reggimento dalle attuali 150 unità a 180. Inoltre lo scorso 8 novembre, su richiesta della Difesa, 24 Carabinieri hanno raggiunto Pristina in 24 ore, per rafforzare la Formed Police Unit polacca nell'ambito della Missione EULEX dell'Unione europea.
  La seconda tipologia di attività riguarda il capacity building, nel cui ambito sono inquadrate le missioni addestrative italiane, le cosiddette MIADIT, già operative a Gibuti e in Palestina, per la formazione delle forze di sicurezza somale gibutine e palestinesi. Non tutti sanno che la polizia palestinese è addestrata, con criteri ovviamente democratici italiani ed europei, da noi Carabinieri, tramite un accordo Stati Uniti, Israele e Autorità palestinese. È un piccolo contributo, una piccola goccia, a un equilibrio tra le diverse posizioni. In questo momento nutriamo importanti aspettative per l'avvio della missione addestrativa bilaterale a favore della polizia federale irachena, FEDPOL. La manovra, sostenuta dalla missione NATO, oggi guidata da un generale italiano, si inserisce nel processo di normalizzazione di quel Paese, volendo favorire il passaggio della FEDPOL da forza militare combattente a forza di polizia sul modello dell'Arma. Al momento sono presenti 14 istruttori, che assicurano l'addestramento di 400 unità al mese. L'obiettivo è di incrementare questo impegno di formazione, con l'invio di 100 carabinieri, riattivando la base di Camp Dublin, dove dal 2015 al 2020 l'Arma ha già addestrato 37.000 unità delle forze di polizia irachene. Per noi è un'attività importante, perché significa portare anche qui la nostra bandiera e la nostra cultura da mettere a disposizione di un altro popolo, chiaramente nato con criteri di polizia diversi dai nostri. Ovviamente questo favorisce, indirettamente, anche le relazioni diplomatiche di varia natura.
  La terza dimensione dell'attività internazionale dell'Arma è ricondotta alla military diplomacy. L'Arma è uno strumento operativo prezioso a disposizione del Governo, per favorire le relazioni privilegiate con le forze di sicurezza dei Paesi strategici nell'interesse nazionale, con l'opportunità di facilitare, quale ulteriore valore aggiunto, la penetrazione di aziende italiane che già forniscono materiali ed equipaggiamenti ai reparti dei carabinieri.
  La cooperazione bilaterale si declina attraverso la proiezione di training team per attività formative di breve durata e l'affiancamento di strategic advisor ai vertici istituzionali, attraverso la sottoscrizione di intese tecniche che il Comandante generale può concludere su delega del Capo di Stato Maggiore della Difesa. Sinora abbiamo siglato accordi con le forze di sicurezza di 16 paesi (poi trovate nella relazione quali sono i Paesi). Un esempio significativo riguarda la polizia di Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, e la Lekhwiya in Qatar. Proprio l'apprezzamento trasversale da parte di Paesi della penisola arabica, molto distanti tra loro sul piano politico, rende la misura del vantaggio diplomatico di queste collaborazioni.
  Un'ulteriore esperienza di successo ha riguardato le forze di sicurezza messicane. Nel 2019 il Messico ha costituito la Guardia Nacional, sul modello organizzativo dell'Arma, anche a seguito della consulenza fornita da un ufficiale dei carabinieri distaccato in quel Paese. L'iniziativa sta ulteriormente evolvendo con la prossima attivazione di un nucleo per la tutela del patrimonio culturale, che replica il reparto speciale dell'Arma dei carabinieri. I messicani si sono resi conto che hanno un patrimonio importante che veniva disperso, quindi si sono organizzati sul modello carabinieri per la difesa e anche per il recupero a livello internazionale di queste opere.
  Ancora, siamo presenti in Ruanda dal 2017, dove abbiamo distaccato un ufficiale quale advisor dell'ispettore generale della polizia nazionale. Il Ruanda, dopo la ferita inferta del genocidio – 850.000 morti in tre Pag. 11mesi – ha assunto un ruolo aggregante nell'area impedendo penetrazioni estremiste. Nel luglio scorso, un contingente di 1.000 unità della polizia ruandese, in parte addestrate dai carabinieri, è stato inviato nella ragione di Cabo Delgado, in Mozambico, per contrastare un gruppo terrorista islamico dell'Isis. Più in generale, l'auspicio è di poter replicare analoghe esperienze in altri Stati, specie nel continente africano.
  D'intesa con il Ministro degli affari esteri della cooperazione internazionale, dallo scorso primo ottobre, un ufficiale generale dei carabinieri è distaccato ad Addis Abeba, quale esperto per le relazioni con l'Unione Africana, ed è in corso l'attivazione di una posizione analoga presso l'ambasciata italiana in Niger. Ovviamente a sostegno dell'attività diplomatica dell'ambasciatore.
  Contestualmente, lo stato maggiore della Difesa ha autorizzato l'attivazione di quattro posizioni di advisor presso le gendarmerie di Paesi di rilevante interesse istituzionale: Algeria, Senegal, Kuwait e Qatar.
  Sempre nell'ambito della military diplomacy si colloca una seconda attività dell'Arma, a sostegno dell'azione diplomatica condotta dalla Farnesina. Il codice dell'ordinamento militare, infatti, attribuisce ai carabinieri la sicurezza delle sedi del personale diplomatico nazionale all'estero, per la quale impieghiamo al momento 423 unita in 157 sedi, di cui 21 a rischio. Ci sono dei dispositivi particolari a tutela del Corpo diplomatico e della sede diplomatica, in genere sono operatori del GIS, paracadutisti, personale particolarmente addestrato. Un impegno non privo di criticità, drammaticamente emerso in Congo, dove il carabiniere Vittorio Iacovacci, nel 2021, perse la vita assieme all'ambasciatore Luca Attanasio nel corso di una missione a sostegno di un progetto umanitario. A seguito dell'ampliamento del numero delle posizioni, entro la fine del 2023, le unità impiegate per l'esigenza saranno 541. C'è stato un ampliamento organico voluto dal legislatore, praticamente ogni sede diplomatica avrà almeno un carabiniere. A ciò si aggiungono i corsi specifici svolti dal Centro addestramento della 2ª Brigata mobile, a favore dei funzionari del Dicastero destinati ad aree rischio, per l'apprendimento delle procedure di condotta da eseguire in situazioni critiche.
  Facciamo un po' anche questa attività di addestramento per fare il Sistema Italia, e lo facciamo adesso anche nei confronti di qualche azienda che ha protezione all'estero, tipo l'ENI, in modo che il personale che va in talune aree sia quanto meno preparato su come reagire in caso di attacchi o in caso di aggressioni di varia natura.
  Le prime attività di cui dicevo sono dunque formule che sintetizzano le peculiari capacità maturate dall'Arma a favore della comunità internazionale. Un'esperienza, oggi, capitalizzata nel polo della caserma Chinotto di Vicenza, ove operano tre parti: il Centro di eccellenza per le polizie di stabilità, il cosiddetto CoESPU; il Centro di eccellenza NATO per le polizie di stabilità (NATO SP CoE); e il Quartiere generale permanente della forza di gendarmeria europea (EUROGENDFOR).
  Il CoESPU opera con la collaborazione del Dipartimento di Stato e della difesa degli Stati Uniti ed è principalmente orientato alle Nazioni Unite. Dal 2005 il Centro ha addestrato 12.000 peacekeeper provenienti da 122 differenti Paesi e 17 organizzazioni internazionali. Un lavoro non di poco conto.
  Il NATO SP CoE è il polo dottrinale della NATO per gli interventi di polizia e di stabilità. L'alleanza si è dotata di dottrina a livello operativo, di cui l'Arma è custode. L'auspicio è il riconoscimento di tale funzione a livello strategico, attraverso l'approvazione da parte del Consiglio atlantico di un documento, lo Stability Policing Concept, elaborato con il contributo degli ufficiali dell'Arma impiegati presso l'Allied Command for Transformation, il comando strategico della NATO negli Stati Uniti. La Forza di gendarmeria europea è dedicata all'intervento dell'Unione europea nelle aree di crisi, ne fanno parte anche Francia, Spagna, Portogallo, Olanda, Romania e Polonia. Nel 2023, l'Italia ha assunto la presidenza di turno annuale del Comitato interministeriale di alto livello (il CIMIN), che sovrintende l'attività di EGF. Al momento,Pag. 12 questo strumento ha trovato un limitato impiego, piccoli team EGF sono stati schierati in Afghanistan, Mali e in altri Paesi. Con la ripresa del dibattito tutto europeo sul progetto di una difesa comune l'EGF può essere un buon modello per così dire embrionale di capacità, a dimostrazione che questo progetto non ha nulla di utopico e può essere effettivamente realizzato se sostenuto con la volontà politica dei Paesi.
  Andiamo un po' per sintesi.
  Per quanto riguarda le dinamiche finanziarie, noi abbiamo – credo – risorse sufficienti per garantire l'efficienza dell'istituzione. Certo, le risorse non sono mai abbondanti però sono sufficienti, che tutto sommato è un buon segnale. L'Arma opera attraverso una direttiva di pianificazione, che significa che individua gli obiettivi su 10 anni in modo che si va per trascinamento e tutto possa essere sotto controllo.
  Per quanto riguarda il tema della riduzione dell'impatto ambientale delle nostre attività, chiaramente abbiamo in essere tutta una serie di progetti volti a cambiare il parco veicolare, renderlo più compatibile con le nuove richieste di basso impatto ambientale. Per il 2023, è prevista l'acquisizione di 2.400 autovetture, di cui 212 con alimentazione elettrica o ibrida.
  C'è poi il tema dell'efficientamento energetico delle nostre caserme. Abbiamo realizzato impianti fotovoltaici in sette comprensori, aderito al piano di autoproduzione energetica della Difesa, per la produzione di circa il 50 per cento del fabbisogno energetico dei siti del demanio militare. Abbiamo aderito ai Fondi PREPAC, cioè il programma per la riqualificazione energetica degli edifici della pubblica amministrazione centrale e abbiamo aderito alle proposte di tre comuni per la costituzione di comunità energetiche rinnovabili, installando pannelli fotovoltaici sulle caserme di proprietà di quegli enti.
  C'è un altro grande tema, che è il Progetto Casa, un finanziamento per circa 700 milioni, voluto con la legge di bilancio del 2022, che ci consentirà di ammodernare 239 caserme con il duplice obiettivo di renderle più efficienti nell'interesse dei cittadini, da un lato, e abbattere i canoni di affitto, dall'altro.
  C'è invece un tema che mi sta molto a cuore, che è la nuova struttura per il gruppo intervento speciale del GIS e per il 1° Reggimento carabinieri Tuscania, che oggi sono dentro la Caserma Vannucci, che è una caserma obsoleta, non è antisismica ed è in condizioni veramente precarie. Ci sono stato un paio di mesi fa e devo dire che è un problema, perché si tratta di due reparti di élite. L'ipotesi, fortemente sostenuta anche dal Ministro della difesa e che ha visto maturare anche il consenso delle autorità locali, è di fare una nuova struttura diffusa, a basso impatto ambientale, nell'area già occupata dal Centro interforze studi per applicazioni militari, l'ex CISAM di Pisa. L'esigenza è stimata in circa 190 milioni di euro, che sono stati già richiesti e c'è anche un orientamento favorevole da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
  C'è un altro tema, che è quello del protocollo Aspromonte. Dal 2017 avremmo dovuto realizzare 14 nuove sedi di Stazioni Carabinieri in Calabria, nelle aree più difficili del territorio dell'Aspromonte. Il progetto era stato finanziato, poi, per difficoltà dei provveditorati e delle amministrazioni locali, alla fine le risorse sono state destinate altrove e i progetti sono rimasti sulla carta. Quindi, stiamo vedendo anche di rifinanziare questo progetto, con circa 22 milioni di euro, perché oltre che un valore operativo ha anche un valore simbolico: nessuna area del territorio italiano può essere lasciata sola, ma deve essere gestita in materia di sicurezza al pari di tutte le altre aree. Sono state poi concluse alcune intese con alcune regioni per ammodernare gli immobili, e quindi il rapporto di dialogo con le regioni oserei dire che è un rapporto collaborativo e costruttivo.
  Riguardo al contenimento della spesa, a seguito all'assorbimento del Corpo forestale dello Stato si è provveduto ad accorpare 129 caserme, con un sensibile risparmio sui canoni di locazione.
  Quanto alla sinergia con le altre Forze armate, mi piace sottolineare, visto che siamo in Commissione Difesa, l'eccezionale Pag. 13collaborazione con la Marina militare, che ci ha messo a disposizione tre anni fa una parte di una caserma di Taranto, dove abbiamo fatto una scuola proprio per fare l'addestramento dei carabinieri reclutati in via straordinaria.
  C'è un altro tema che è quello della protezione civile. L'Arma è organismo concorrente per la protezione civile e forniamo il nostro contributo al Dipartimento quale struttura operativa. Le esperienze vissute in occasione dei più recenti eventi sismici hanno indotto l'Arma ad aggiornare la propria capacità di risposta in situazioni di emergenza, rinnovando il proprio modello di soccorso. Si tratta di garantire continuità ai servizi di ordine e sicurezza pubblica nelle aree di crisi, attivando, grazie a un'organizzazione logistica modulare e autonoma, reparti di livello compagnia. Cioè, in caso di terremoto noi siamo in grado, in autonomia, di schierare una compagnia e, se c'è poi una parte residuale, di dare aiuto anche alla popolazione, in modo che anche di fronte ai grandi eventi la sicurezza pubblica venga garantita al cento per cento. Il progetto si basa sull'impiego di moduli operativi campali, mutuati dall'esperienza militare fatta nei teatri operativi esteri, allocati nell'ambito di quattro poli logistici, di cui uno già attivato a Livorno e altri tre da dislocare a Vibo Valentia, Bari e Torino, per un costo complessivo di realizzazione di 21 milioni di euro.
  Vi ho citato alcuni grandi temi, li ripeto e poi vado ad altri temi per chiudere.
  Il programma assunzioni straordinarie. Abbiamo bisogno di più carabinieri, ovviamente anche più poliziotti e finanzieri, ma io parlo ovviamente dell'Arma.
  Il problema dell'allineamento delle indennità del servizio esterno tra Strade Sicure e carabinieri che fanno lo stesso analogo servizio, che hanno un trattamento differenziato.
  L'estensione alle Forze di polizia dell'accesso alle banche dati finanziarie e quelle dell'Agenzia dell'entrate, ovviamente non generalizzato ma solo i reparti di alta specializzazione tipo il ROS.
  L'esigenza di mirate soluzioni legislative per tutelare il personale da aggressioni e violenze.
  L'incremento delle risorse per il compenso del lavoro straordinario.
  E il finanziamento, in primis, della nuova base per il GIS e il reggimento paracadutisti.
  Ora passo a rappresentare quello che può essere utile per dare efficienza al sistema, poi il Parlamento deciderà con la massima mia attenzione e il massimo rispetto.
  Un altro tema che è fermo da ormai trent'anni (però, prima o poi, i nodi vengono al pettine) è quello del trattamento economico previdenziale del personale, tema afflitto dalla mancata attivazione della previdenza complementare che, insieme a quella obbligatoria, costituisce uno dei punti cardine della riforma Dini del 1995. Da allora non si è fatto nulla. La legge di bilancio per il 2022 ha istituito un fondo per la realizzazione di interventi perequativi in materia previdenziale, da realizzarsi a favore del personale del comparto, attraverso misure compensative per il personale in servizio integrativo e per le nuove generazioni. Ad oggi le risorse del fondo sono pressoché simboliche: il fondo è stato fatto, ma le risorse non ci sono. Le poche sono veramente poco significanti. Dato il lungo periodo di tempo trascorso, parrebbe congruo attivare una previdenza dedicata, incrementando i coefficienti di trasformazione, per consentire al personale militare inquadrato nel sistema previdenziale contributivo, arruolato dal primo gennaio 1996, di godere di un trattamento previdenziale in linea con la media delle ultime retribuzioni percepite. Infatti, il trattamento pensionistico si raggiunge all'età di 65/67 anni; chi va via prima ha un coefficiente di trasformazione penalizzante e i militari sono obbligati ad andare prima. L'appuntato va via a 60 anni; il maresciallo va via 60 anni; il generale di brigata a 63 anni e così via. Allora, perché questi devono essere penalizzati quando la legge dice vai a casa, e poi gli riducono il trattamento economico? È un'ingiustizia di fondo.Pag. 14
  Nella precedente legislatura era stato avviato un percorso per cercare di venire incontro su questa esigenza. Peraltro era un'iniziativa bipartisan, ma poi la legislatura è terminata per cui adesso dobbiamo ricominciare. Però questo è un tema sul quale richiamo la vostra autorevole attenzione perché sarebbe un segnale, non per gli anziani ma per i giovani, perché adesso andranno in pensione al 65 per cento del trattamento del servizio, cosa che crea chiaramente una serie di preoccupazioni di carattere sociale.
  Altro tema economico riguarda il sostegno della mobilità del personale. Il disagio connesso col trasferimento d'autorità in sedi dove il militare non fruisce di alloggi di servizio è compensato con un rimborso parziale del canone di locazione. Il valore di questa indennità, tuttavia, risale al 2001, e oggi non è più idonea ad assicurare un ristoro adeguato ai movimenti determinati per ragioni di servizio. Occorrerebbe, dunque, aumentare la quota massima rimborsabile del canone di locazione dagli attuali 516 euro a circa 830 euro. Non chiediamo molto. Questo significa che quando il maresciallo, l'ufficiale o l'appuntato viene trasferito per servizio, oggi la legge gli dà la possibilità di affittare per tre anni un appartamento, con un contributo spese che è di 516 euro. Tale valore è stato stimato nel 2001 e occorrerebbe attualizzarlo, non se non totalmente, ai valori attuali. Chiediamo 830 euro, che a Roma non risolvono nulla, però nella media nazionale potrebbe essere già un bel segnale. La mobilità è un valore per le istituzioni. Muovere il personale in base a esigenze operative è nell'interesse dei cittadini, ma se io lo muovo e chi ho spostato ci va a rimettere, a un certo punto diventa difficile fare la mobilità. Quantomeno incrementare questo valore di recupero del fitto per tre anni è un segnale e chiaramente alimenta anche questa possibilità.
  Poi c'è un altro tema che è connesso a questo. Noi da tre anni movimentiamo i comandanti di stazione. È un provvedimento un po' complicato ed è stato anche un po' sofferto, però serve per far crescere i comandanti di stazione e per evitare che uno rimanga sul territorio 35 anni, cosa che inevitabilmente – faccio anche un ragionamento per me stesso – porta ad adagiarsi, per cui un po' di mobilità dei comandanti di stazione agevola il servizio col cittadino, ma se poi chi viene movimentato ci deve pure rimettere è chiaro che questa mobilità diventa assai complicata. Sempre per sostenere la mobilità dei carabinieri, sono in corso ulteriori iniziative per accrescere il numero degli alloggi di servizio, con riflessi positivi sul benessere dei militari e sull'efficienza dello strumento operativo. Non c'è dubbio, infatti, che la possibilità di reperire soluzioni abitative, all'interno e in prossimità delle caserme, favorisca l'immediata disponibilità del personale per l'assolvimento dei compiti istituzionali anche fuori dall'orario di servizio. Per questo rivolgiamo la nostra attenzione anche al patrimonio immobiliare confiscato, tenuto conto anche dell'alto valore simbolico della restituzione alla collettività dei beni illecitamente acquisiti.
  Ora, la serenità economica va di pari passo con la qualità della salute. Io credo molto nel valore della psicologia, e in questo siamo alla costante ricerca di soluzioni innovative volte a migliorare il servizio di psicologia dell'Arma, servizio erogato attualmente sul territorio da 60 ufficiali psicologi, di cui 30 del ruolo tecnico, 21 della riserva selezionata e 9 appartenenti all'Arma.
  Quando ero capitano gli psicologi non c'erano. Oggi, però, sono pochi per le dinamiche sociali moderne. In più, dal primo gennaio, abbiamo attivato una piattaforma di supporto psicologico, un Help-line, in collaborazione con il Servizio di prevenzione dell'Azienda ospedaliera universitaria del Sant'Andrea. Cioè, il personale può rivolgersi, in piena riservatezza, al numero verde di ascolto e di aiuto, con l'opportunità di facilitare l'eventuale accesso alla rete dei servizi di salute mentale pubblici e privati. Tutto questo non è garantito dallo Stato, ma dal fondo assistenza e premi del personale che si regge con il contributo dei singoli carabinieri. Si tratta di un'associazione riconosciuta, con un comitato di gestione, ed è sottoposta a controllo delle Pag. 15prefetture. La spesa non è elevata (400 mila euro all'anno), ma perché i carabinieri si devono – tra virgolette, uso una parola impropria – tassare? Dovrebbe essere lo Stato a mettere questo servizio a disposizione di 108.000 uomini. Questa è un'altra richiesta che mi permetto di sottoporre alla vostra attenzione, perché insieme a un reclutamento straordinario di 60 psicologi potrebbe essere un modo per dare attenzione alla salute del nostro personale. Parlo dell'Arma, ma probabilmente il problema riguarda anche le altre Forze di polizia e le altre Forze armate.
  Un altro tema riguarda le Associazioni professionali a carattere sindacale, che a seguito delle pronunce del 2018 fanno parte integrante ormai della Difesa. L'Arma ha da subito adottato i provvedimenti necessari ad assicurare l'operatività delle Associazioni, garantendone il sostentamento attraverso lo strumento delle deleghe stipendiali, prima istituzione nel panorama delle Forze armate di polizia a ordinamento militare. Oggi risultano iscritte all'albo del Dicastero della Difesa, introdotto dalla legge n. 46 del 2022, 19 associazioni: di queste sei sono riferite esclusivamente all'Arma e altre tre hanno carattere interforze, raccogliendo nell'anno complessivamente 20 mila iscritti, cioè il 20 per cento dei carabinieri si sono iscritti a queste Associazioni sindacali. Il lasso di tempo trascorso prima della promulgazione della citata legge n. 46 ha registrato l'avvio di un significativo contenzioso. In sostanza, dalla sentenza della Corte costituzionale alla legge ci sono state una serie di attività che hanno creato contenzioso con l'amministrazione. Solo per l'Arma sono stati finora incardinati 32 ricorsi, di cui 29 si sono conclusi con pronunce favorevoli all'amministrazione e tre sono tuttora pendenti. Al di là di chi vince e di chi perde, dà l'idea di un fermento e di contrapposizione tra amministrazione e associazioni di tipo sindacale. Questa legge ha davvero aperto una nuova era, il cui impatto sull'organizzazione delle istituzioni e sullo svolgimento delle sue missioni sarà valutato negli anni a venire.
  Un altro argomento è quello dell'esercizio dell'azione di comando e di controllo. Noi abbiamo un corpo disciplinare che è fermo al 1978 ed è stato pensato per il militare di leva. Forse è giunto il momento di metterci mano. Senza essere catastrofisti, senza essere severi, senza essere rigidi, abbiamo un quadro normativo disciplinare che è fuori dal contesto evolutivo delle Forze armate e dalla società così come si è evoluta. C'è un piccolo tema che a volte ha dell'incomprensibile. C'è allo studio, secondo me è auspicabile, la riforma dell'articolo 1393 del codice dell'ordinamento militare, in materia di rapporto tra procedimento disciplinare e penale. Il punto è di garantire tempestività all'azione disciplinare al verificarsi di gravi eventi, prevedendo la possibilità di riattivare l'iter amministrativo, anche a seguito di un procedimento giurisdizionale non definitivo, quando l'amministrazione sia comunque venuta in possesso di elementi nuovi. Nel mondo pubblico, escluse le Forze armate, se c'è un procedimento penale il procedimento disciplinare si sospende, ma nel momento in cui l'amministrazione prende cognizione di fatti nuovi, che hanno una loro autonomia, il procedimento disciplinare può essere riaperto. Nell'ambito militare, una volta che è sospeso, finché non si conclude tutto rimane sospeso; a volte rimane sospeso anche dieci anni, quindi l'amministrazione non ha più capacità di prendere provvedimenti in ragione di quelle che sono le emergenze e così via. Introdurre nell'ambito militare gli stessi criteri che ci sono per tutto il pubblico impiego favorirebbe una dinamica più realistica.
  Un'ultima cosa. L'Arma si è dotata, da due anni, anche di un organismo di validazione di controllo, che è un modo per il Comando generale di stare aderenti ai reparti e di accorciare la distanza tra il Comando generale e la stazione. Questo organismo sarà nel corso di quest'anno potenziato, perché abbiamo visto che alla fine accorciare le distanze tra Roma e la periferia agevola il rapporto e anche la comunicazione interna.
  Vado alle conclusioni.
  L'Arma, sin dalle sue origini, è stata concepita non come un apparato dello Stato, ma come lo Stato stesso tra i cittadini: il Pag. 16volto autorevole e umano al quale potersi sempre rivolgere. Per questo, ogni progetto tracciato, ogni obiettivo individuato, ogni azione delineata sottende un unico grande scopo. Il carabiniere è e deve restare l'interlocutore privilegiato delle nostre comunità, personificando un esempio positivo di entusiasmo e di fiducia, pervaso dall'ottimismo del fare. Qualità di cui oggi, mai come in passato, avvertiamo un grande bisogno nella nostra casa comune.
  Vi ringrazio per l'attenzione e sono a disposizione per eventuali domande o qualsiasi esigenza i Commissari possano avere.

  PRESIDENTE. Grazie, Generale Luzi, per l'interessante relazione che abbiamo ascoltato con grande attenzione e che testimonia e conferma a tutti noi lo straordinario lavoro che le donne e gli uomini dell'Arma dei carabinieri svolgono quotidianamente, in Italia e all'estero, per la sicurezza dei cittadini e del nostro Paese.
  Passiamo adesso alle domande dei colleghi. È iscritto a parlare l'onorevole Carrà. Prego onorevole.

  ANASTASIO CARRÀ. Signor Generale buongiorno.
  Io oggi sono un po' imbarazzato, chiaramente in positivo, perché sono troppo di parte avendo indossato l'uniforme da carabiniere fino a circa un anno e mezzo fa, per 37 anni e mezzo. Quindi, per me è una gioia immensa vederla illustrare la sua relazione che veramente è in difesa del personale dell'Arma, e questo mi tocca ancora di più. Mi congratulo vivamente e mi complimento per il modo come Lei l'ha illustrata, ma soprattutto per come ha evidenziato le carenze che io, in prima persona, ho vissuto per tanti anni. E, nonostante tutto ciò, l'Arma ha sempre dimostrato la sua efficacia, l'efficienza e la capillarità sul territorio al servizio dei cittadini.
  Prima di passare alle domande vorrei ricordare – ci tengo in maniera particolare a esternare tutta la mia felicità – la brillante operazione che ha portato all'arresto del superlatitante Matteo Messina Denaro, in occasione della quale ho voluto esprimere la mia soddisfazione anche all'interno dell'Aula parlamentare e, dunque, rinnovo le mie congratulazioni soprattutto agli uomini e alle donne del ROS egregiamente comandati dal Generale Pasquale Angelosanto.
  Inoltre apprezzo moltissimo l'iniziativa che, credo, che Lei abbia voluto, per avvicinare i giovani all'Arma. In particolare, sono rimasto molto colpito, io sono siciliano e quindi vivo di più la Sicilia, dal grande riscontro a livello mediatico che, circa 15 giorni fa, ha avuto la visita alla Legione Carabinieri Sicilia, di alcuni alunni. Credo che questa sia un'iniziativa da ripetere più spesso, mi permetto di dare questo suggerimento, a cui Lei giustamente sta dando input.
  Poc'anzi parlava delle caserme e io l'ho ascoltata attentamente signor Generale. Io nel mio comune – sono sindaco di Motta Sant'Anastasia, un comune di 12.500 abitanti della provincia di Catania – sono stato costretto a dover cedere un locale del comune, costretto in termini forse un po' eccessivi ma l'ho fatto con il cuore per i miei cittadini e per continuare a dare un servizio costante di sicurezza da parte dell'Arma alla cittadinanza, perché purtroppo i locali del comando stazione erano in condizione fatiscente. Quindi, abbiamo ceduto un locale del nostro comune e a breve faremo il trasferimento per evitare che la locale stazione carabinieri fosse trasferita altrove.
  Di tutto quello che ha detto, mi pregio di dire forse con un po' di presunzione, sono già a conoscenza perché l'ho vissuto in prima persona. Ci tengo a ribadire che è stato veramente molto pignolo nella difesa del carabiniere, della qualità della sua vita, delle infrastrutture, per migliorarle, anche perché tutto questo contribuisce a far sì che l'Arma possa dare un servizio migliore, sia con la presenza costante sul territorio, sia nella difesa dei confini nazionali.
  Signor Generale, nella sua esposizione ha parlato anche di interventi in favore del personale, ad esempio l'incremento delle risorse per gli straordinari e l'introduzione della previdenza dedicata. Mi chiedo quali altre iniziative possa adottare il Parlamento per sostenere gli appartenenti a tutto Pag. 17il comparto sicurezza e se noi possiamo essere di aiuto in questo in maniera particolare.
  Poi ha accennato anche all'impegno dell'Arma nel settore delle criptovalute. Da questo punto di vista sarebbe anche interessante avere un approfondimento sulle attività che sinora sono state svolte.
  Ci ha parlato anche della grande mole di dati gestita dall'Arma e dei sistemi tecnici attivati per la loro protezione. Sul piano normativo ritiene debbano essere introdotte modifiche o integrazioni per rendere il sistema ancora più efficiente e comunque sostenibile?
  Questi sono alcuni quesiti che io le pongo e chiudo rinnovando i miei ringraziamenti e la mia totale e assoluta gratitudine, anche e soprattutto nella veste non tanto di parlamentare, non me ne voglia nessuno, ma di appartenente dell'Arma alla quale rimarrò legato per tutta la vita. Grazie ancora signor Generale per la sua esposizione.

  PRESIDENTE. Grazie onorevole Carrà. Do la parola adesso all'onorevole Bagnasco.

  ROBERTO BAGNASCO. Grazie. Mi scuso se sono arrivato in ritardo, ma sono riuscito a seguire in gran parte la relazione. Faccio una domanda e mi scuso se, per caso, Lei è già intervenuto sulla tematica delle integrazioni della forestale con i carabinieri. Ormai i forestali fanno parte a pieno titolo dell'Arma, già da qualche tempo, e volevo avere un giudizio compiuto, perché anche la forestale ha un ruolo assolutamente importante e decisivo.
  Un'altra domanda è sui comandanti di stazione. So che si sta andando verso il tentativo di ridurre i tempi della loro permanenza in un determinato territorio perché una permanenza troppo lunga può portare a perdere, magari, lo stimolo ad impegnarsi sempre meglio. Però è anche molto importante il rapporto con il comandante di stazione; questo glielo assicuro perché io vengo da un paesino, come Rapallo, con 30.000 abitanti, e tantissimi anni fa ho fatto il sindaco e ho avuto rapporti con comandanti che sono rimasti da noi 10/15 anni e, devo dire, che per fortuna problematiche da noi non se ne sono mai registrate, però la tematica esiste. Io credo che anche in questo stiate lavorando, come lo state facendo in tutto, con quell'equilibrio tra un'esigenza e l'altra esigenza. Comunque le assicuro che anche il fatto che i comandanti di stazione conoscano perfettamente il loro territorio è molto importante. Noi abbiamo un comando di stazione che è più grande rispetto al solito, un comando di stazione credo che abbia 25/26 persone, e poi abbiamo anche la Polizia di Stato. Non voglio fare antipatici paragoni, però la conoscenza che hanno i carabinieri delle problematiche del territorio è sicuramente maggiore, proprio perché deriva da una lunga permanenza sul territorio dei loro comandanti che hanno, quindi, una conoscenza assolutamente significativa. Pertanto, io dico: «Andate avanti, fate tutto quello che dovete fare, ma con l'equilibrio e il buon senso che ha garantito al territorio un buon lavoro».
  Un'altra tematica che mi sembra interessante è quella dell'operazione Strade Sicure. Io credo che, nell'ambito dell'operazione ci sia qualcosa che non va, ma non c'entrano i carabinieri; c'entra l'organizzazione di Strade Sicure. Io credo che i carabinieri, anzi, possono dare un contributo maggiore. Ho sentito parlare della differenza del trattamento economico e questo mi sembra assolutamente assurdo, perché il trattamento economico deve e non può non essere assolutamente uguale. Il fatto, poi, che il carabiniere abbia anche un'esperienza di polizia, credo che sia un fatto importante e significativo. Quindi, in questo senso, credo che da parte dei carabinieri ci possa essere anche un contributo capace di migliorare questo tipo di servizio, che in qualche caso devo dire, lo dico con grande serenità, non ha dato ancora i risultati che avremmo voluto, perché è un considerevole impiego di personale sul territorio che se usato in maniera diversa potrebbe anche dare dei risultati più importanti. Sul fatto, poi, che i carabinieri sono una forza militare, questo io credo che sia un fatto importante, che li caratterizza, ha detto giustamente Lei, rispetto a Pag. 18tante altre situazioni a livello internazionale. Credo che questo sia un valore aggiunto e teniamocelo ben stretto.
  Ovviamente, ho seguito in questi anni la sindacalizzazione delle Forze armate. Il Comandante giustamente ne ha parlato con la delicatezza che deve avere una tematica così importante e anche significativa per gli uomini che devono avere delle garanzie prima non esistenti ma che è giusto che ci siano. Però, anche in questo caso, io credo che si debba andare avanti con straordinaria attenzione, perché il ruolo del carabiniere è un ruolo assolutamente particolare che non può essere confuso con altri.
  Non ho altro da dire, se non ringraziarla, ovviamente insieme a tutti i nostri carabinieri, per tutto quello che fate e state facendo. Voglio ringraziarla soprattutto del fatto che dopo tanti anni di impiego sul territorio avete continuato ad avere, e questo penso che sia un fatto significativo, la stima e il grande affetto degli italiani. Questo è un valore che vi siete meritato ovviamente, perché nessuno ve l'ha regalato, però è un fatto estremamente importante di cui dovete andare orgogliosi.

  PRESIDENTE. Grazie onorevole Bagnasco. Onorevole Chiesa, prego.

  PAOLA MARIA CHIESA. Grazie presidente. Il mio, più che un intervento, è un ringraziamento. Comandante grazie. Grazie per avere illustrato in Commissione le linee programmatiche dell'Arma dei Carabinieri.
  Io, quando penso all'Arma dei Carabinieri, penso agli uomini e alle donne di cui l'Italia è fiera; penso alla Patria, all'abnegazione, al sacrificio e anche a un forte senso del dovere. Quando penso ai suoi carabinieri caduti mi inchino.
  Io ho avuto modo di vedervi in azione in un teatro operativo, a Kabul, col Police Advisor Team, e davvero ho visto lo specchio migliore della nostra società: uomini coraggiosi, seri, preparati, orgogliosi di indossare la divisa e fieri di essere italiani.
  Quindi grazie Comandante e grazie a tutti i suoi uomini, a tutte le sue donne, perché davvero svolgete un ruolo incolmabile sul territorio. Troverete sempre me e il mio gruppo al vostro fianco. Grazie ancora.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Graziano.

  STEFANO GRAZIANO. Grazie Comandante, soprattutto per la relazione che ha illustrato e per le cose che ci ha detto. Un grazie di cuore a tutta l'Arma, alle donne e agli uomini che ogni giorno garantiscono la sicurezza nei paesi, nelle città e nelle montagne, ovunque ci sono i cittadini italiani. Ma non solo, come abbiamo visto, i carabinieri svolgono una funzione importante anche all'estero, sulla quale Lei si è soffermato.
  Le chiedo tre cose veloci. La prima, quando Lei ha parlato di un gesto di attenzione alla sicurezza da parte delle istituzioni, a cosa nello specifico si voleva riferire?
  La seconda che io penso sia il principale problema riguarda il tema del personale, soprattutto in alcune aree. Io vengo dalla provincia di Caserta; so che Lei è stato qualche giorno fa a visitare il Comando provinciale, e le sono grato. Penso che l'Agro aversano nel complesso, la zona a nord di Napoli e a sud di Caserta, come tante altre zone del territorio italiano, ha l'esigenza di avere più personale. È un tema che va posto. Faccio un esempio per tutti, la vicenda di Castel Volturno: non può essere semplicemente una ripartizione dettata dal numero di abitanti. Secondo me ci deve essere un equilibrio dettato anche dal tasso di criminalità che in qualche modo deve essere considerato. Dico questo perché le vorrei chiedere qual è la situazione dell'arruolamento. Capisco che c'è stato un blocco del turnover e, quindi, ci si è trovati in questa condizione, ma come noi possiamo recuperare personale qualificato?
  Sono poi molto contento dell'aiuto psicologico. Io, come presidente della commissione sanitaria della regione Campania, quando ero consigliere regionale, sono stato il primo in Italia che ha fatto una legge sullo psicologo di base, perché ritengo che è fondamentale dare un sostegno, da questo punto di vista, a chi ogni giorno opera Pag. 19e si relaziona con una molteplicità di cittadini.
  Quindi tema del personale. Ho usato il mio territorio, ma potrei usarne altri, dalla Sicilia alla Calabria. Lo dico perché, purtroppo, queste cose hanno un valore importante sia dal punto di vista dell'investigativo, che dal punto di vista proprio operativo, perché ci sono momenti in cui ci sono due auto in un intero gruppo per uscire nell'arco delle 24 ore, quindi non si riesce ad andare oltre.
  Quanto alla mobilità dei carabinieri e agli alloggi, quali sono le cose che in qualche modo questa Commissione e noi come parlamentari possiamo fare, per incentrare un'azione che sia forte, anche dal punto di vista dell'iniziativa legislativa? Dunque, noi ci potremmo impegnare come Commissione, nella prossima legge di bilancio, a costruire degli emendamenti sia sul versante dei 400 mila euro per l'assistenza psicologica, sia per quanto riguarda la mobilità che io considero positiva, perché penso che massimo ogni 4/5 anni sarebbe utile che cambiasse il comandante di stazione. Si potrebbe andare anche oltre, però l'importante è che ci sia una mobilità, che ha una sua utilità per le cose che Lei ha detto.
  Infine, Lei ha fatto un cenno alla legge n. 46 del 2022, sui sindacati militari. Volevo capire, dal punto di vista operativo, a che punto siamo e quando, ovviamente con riguardo all'Arma e non alle altre Forze, per quello che riguarda l'attivazione reale, perché questo permetterà sostanzialmente di passare dai COCER ai sindacati. Grazie ancora per essere stato con noi.

  PRESIDENTE. Abbiamo l'ultimo intervento dell'onorevole Carè. Prego.

  NICOLA CARÈ. Grazie presidente. Prima di tutto mi unisco a tutti i miei colleghi per ringraziare il Generale Luzi per la relazione, molto completa, specifica e puntuale su tutti i temi, che effettivamente sono importanti, non soltanto all'interno dell'Arma dei carabinieri.
  Sarò breve. Essendo stato eletto all'estero, vi porto i saluti di tutti i carabinieri che ho avuto modo di conoscere, non soltanto nella mia circoscrizione che è quella dell'Asia Africa e Oceania, ma anche del Nord America. Voi Comandante avete delle persone dedicate non soltanto all'Arma, ma all'Italia e gli italiani che si trovano all'estero sono veramente fieri di avere queste persone vicino a loro.
  Noi sappiamo benissimo che in problema del personale è un problema serio non soltanto nell'Arma dei carabinieri ma anche in tutti gli altri Ministeri: cosa possiamo fare per reclutare queste 5.200 persone? Ma soprattutto, come giustamente ha sottolineato, come riportare i giovani all'interno dell'Arma, che tipo di strategia si sta effettuando per far sì non soltanto che si attivino questi giovani, ma anche che abbiano un percorso carrieristico ben preciso. Come giustamente diceva Lei, non possiamo permetterci che un appuntato, all'età di 60 anni, possa prendere soltanto il 65 per cento di pensione. Perciò noi qui nella Commissione, o anche in Parlamento, dobbiamo fare assolutamente qualche cosa per aiutarvi.
  E poi l'altro settore, molto importante, sulla cybersecurity. Se ho capito bene voi siete molto preparati in quel settore, ma per il futuro, visto che in questo settore moltissime nazioni stanno investendo in maniera notevole, come ci stiamo preparando o come si sta preparando l'Arma per avere un defence cybersecurity, ma anche una tech cybersecurity, che è importantissima soprattutto per come si sono rivelati in questi ultimi anni i problemi geopolitici nel mondo. Grazie.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre richieste di intervento, do la parola al Generale Luzi per poter rispondere alle domande dei colleghi. Prego Generale.

  TEO LUZI, Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri. Grazie presidente. Vado molto rapidamente su quello che i vari parlamentari hanno domandato.
  Onorevole Carrà. Io parto da un concetto emotivo che mi piace: la differenza tra fare ed essere carabiniere. Fare vuol dire che uno lavora e prende lo stipendio; essere vuol dire che anche uno che non ha Pag. 20fatto il carabiniere può sentirsi carabiniere, anche qualche parlamentare. Cioè, è un senso del Paese, dello Stato, del servizio al cittadino, delle istituzioni vicine alla gente. Almeno in questo l'Arma crede e fa di tutto perché sia così; poi, chiaramente, siamo esseri umani e ogni tanto qualcuno sbaglia (è la legge dei grandi numeri), però è nostro dovere intervenire e reprimere.
  L'arresto di Matteo Messina Denaro è stato un evento straordinario. Lo dico a questa Commissione in modo ufficiale: una cattura fatta in modo così cristallino, fatta esclusivamente di analisi, di dati, di intuito investigativo, oltre il quale non c'è altro. Per cui questo ha dato anche a me orgoglio come Comandante, orgoglio alla Procura. Tutte le dietrologie che avete sentito sono dietrologie, perché ognuno ha diritto, in democrazia, di dire quel che pensa, ma non ci sono fatti. Dico questo in sede ufficiale, di una Commissione parlamentare, per cui se non ne fossi sicuro non lo direi.
  L'attenzione ai giovani. Penso sia il grande tema di questo Paese. Ovviamente a livello sociale, ma non è mestiere mio, ma anche da un punto di vista dei carabinieri, lo devo ovviamente per i ragazzi e lo dobbiamo rispetto alla società esterna come Forza di polizia. Perché i ragazzi sono sempre più sbandati, sempre più insicuri, sempre più incerti e sempre più difficili da gestire. Naturalmente questo vale anche per gli stessi genitori e se per i genitori è così, per la società è ancora più complicato. Io credo molto nell'attenzione verso i ragazzi. Non a caso dicevo poc'anzi che andiamo nelle scuole per dialogare, portiamo l'uniforme vicino a loro perché altrimenti questi ragazzi crescono con l'idea che il carabiniere è l'uomo della repressione, mentre devono percepire che il carabiniere è al loro servizio, è attento alle loro esigenze ed è aperto al dialogo. Certo, non è che risolviamo il problema dell'Italia, però sono tutti piccoli messaggi e se tutti fanno qualcosa alla fine il risultato comunque è migliore.
  Il tema delle caserme ci sta a cuore. Sicuramente la sinergia con gli enti locali è molto importante. È partita questa progettualità, nulla vieta che poi si vada avanti, se otteniamo risultati, anche nelle prossime legislature, perché poi il tema delle caserme richiederà sicuramente diversi anni.
  Che cosa possiamo fare in più a livello economico? Quello che ho chiesto l'ho detto. Se vogliamo proprio richiamare altri due temi li ho; uno strategico e uno meno importante. Il tema strategico è che comunque è partita la nuova contrattazione del personale, 2022-2024. Vanno messe le risorse, siamo in una fase ancora molto teorica, però dipenderà dal Governo e dal Parlamento su quante risorse metteranno per cercare di venire incontro alle esigenze del personale.
  C'è un altro piccolo tema, che è marginale, però anche questa è una questione di equità che riguarda i dirigenti. Mi riferisco al fatto che con la legge di bilancio è stato introdotto un una tantum di 1,5 per cento di incremento stipendiale ai dirigenti. Non so se volutamente o per errore, il legislatore si è dimenticato dei dirigenti non contrattualizzati, ovvero ambasciatori e dirigenti delle Forze armate. Ora, non è che parliamo di cifre importanti, però non si capisce come mai i dirigenti contrattualizzati prendono l'1,5 per cento e i dirigenti non contrattualizzati (Forze armate, Forze di polizia, ambasciatori, mi pare anche gli insegnanti che non sono contrattualizzati) non lo prendono. Parliamo di 150/200 euro, però l'equità – a volte – è quella che fa digerire meglio le situazioni.
  Sul tema delle criptovalute siamo tutti quanti un po' indietro come sistema. Il mondo delle criptovalute si è evoluto in questi ultimi anni. Noi tre anni fa abbiamo costituito questo nucleo per cercare di stare vicino al cittadino, che legittimamente investe in criptovalute; è un mercato molto ballerino per cui si presta anche ad attività illegali. Ce la mettiamo tutta. Il mio tema non è tanto le 12 unità. Il problema è che se ne voglio trovare 24 o 30 unità ho difficoltà a trovare i giovani che lo facciano, perché ci vuole gente con certe capacità. E ripeto quello che ho detto, cioè le scuole italiane sfornano tanti bravi ragazzi diplomati al liceo classico, scientifico, ma tanti meno diplomati in istituti tecnici e, soprattutto, tecnici tecnologici. Quindi, alla Pag. 21fine ci mancano carabinieri, che siamo una parte terminale, o comunque ragazzi per fargli fare tutte queste attività. L'Italia è un po' in indietro perché la scuola non produce o, comunque, non fornisce tanti ragazzi quanto il mondo del web, in senso lato, in tutte le sue manifestazioni si sta evolvendo.
  Onorevole Bagnasco: la situazione sulla forestale. È una riforma che ha voluto il Parlamento. Poteva essere fatta o poteva non essere fatta. È stata fatta, l'abbiamo fatta ovviamente nel migliore dei modi, mettendoci l'anima e anche le nostre capacità. Io penso che le cose oggi vadano bene e che ci sia una soddisfazione anche da parte dei forestali. Hanno trovato un po' più di efficienza, sono state messe a sistema anche le esperienze tradizionali dell'Arma con il mondo forestale, sono state recuperate delle risorse. Ovviamente il processo è lungo, è in itinere, però la strada intrapresa penso sia quella giusta. Credo, poi, alla fine che la convinzione del personale è l'elemento qualificante. Oggi il personale forestale, che sono carabinieri, sembra che abbia digerito bene il cambio di rotta e devo dire che sono anche persone straordinarie. Quando io dico che l'Italia non deve usare le 7.000 unità solo per se stessa, ma le deve mettere a disposizione anche della comunità internazionale, ci credo fortemente e ci sono tutta una serie di iniziative che vi ho citato. Perché altrimenti l'Italia passa da inquinatore e magari i Paesi del nord Europa finiscono per essere i tutori dell'ambiente. Non è così; noi abbiamo i nostri problemi perché è un territorio altamente antropizzato, però negli ultimi 20/30 anni anche l'Italia ha fatto dei passi importanti in termini di controllo del territorio, di repressione dei reati ambientali e il nostro expertise lo possiamo mettere a disposizione della comunità internazionale, cosa che un po' alla volta stiamo facendo.
  Comandanti di stazione e mobilità, che è una sola domanda. L'Arma ha introdotto dieci anni più un paio di compensazioni, per tanti motivi operativi e personali, anche per cercare sempre di trovare un po' di buonsenso alle nuove norme. Io credo che quello adottato dal mio predecessore sia stato un provvedimento fatto per dare trasparenza, perché oltre che essere bravo uno deve anche apparire come super partes, trasparente, uguale nei confronti di tutta la comunità. Perché uno che sta lì trent'anni, inevitabilmente, il figlio ha l'amico, la moglie ha l'amica, siamo esseri umani e si può essere anche la persona più onesta di questo mondo, però poi, nell'immaginario collettivo, uno che esercita autorità se lascia dei dubbi o dei retropensieri è sbagliato. La mobilità serve per far crescere i comandanti di stazione che, cambiando destinazione, possono portare la loro esperienza in un altro territorio, e serve anche per dare quell'idea di trasparenza dell'Arma rispetto al cittadino. Ma così viene disperso il patrimonio informativo? No, perché poi c'è comunque il vice comandante, c'è un appuntato, c'è un carabiniere; noi muoviamo il comandante perché è la pedina che esercita l'autorità, però la struttura di fatto rimane.
  Strade Sicure. Io, personalmente, non la vedo male. Capisco che Strade Sicure, sono 5.000 uomini o qualcosa di più, crea problemi alle Forze armate per l'addestramento e, forse, ve ne hanno parlato. Però, ormai, gli italiani si sono un po' abituati e quello che qui fa leva è il tema della percezione, perché io potrei dimostrarvi che oggi siamo dieci volte meglio rispetto a 30 anni fa, e ve lo dimostro con dati oggettivi di criminalità. Però poi dite: «ma io non mi sento così tranquillo», e noi su quello dobbiamo lavorare, perché il cittadino è sovrano e vedere queste uniformi nelle grandi città contribuisce a dare un senso di sicurezza. Non sono agenti di polizia giudiziaria e, quindi, alla fine non hanno una preparazione, però un giusto equilibrio tra le due cose non è sbagliato. Questa è la mia opinione personale.
  Onorevole Chiesa. Colgo l'occasione da quello che mi ha detto per permettermi di dare un'idea. Sarebbe per noi molto bello se la Commissione andasse a Vicenza, dove c'è il CoESPU e, nella stessa caserma, EUROGENDFOR, le Forze di gendarmeria europea, e il NATO SP CoE. La seconda cosa che mi permetto di suggerire è il territorio Pag. 22nazionale. Io son stato col Ministro in Sicilia; sono stato anche col precedente Ministro in Calabria, ovviamente nella Calabria un po' più difficile. Secondo me anche una Commissione che va sul territorio nelle aree più delicate, passa una giornata (i carabinieri ci sono, vi diamo tutta l'organizzazione che vi serve) dà un segnale al nostro personale, alla Polizia di Stato e anche delle Forze armate. Il personale, quando vede l'attenzione si carica. Non c'è peggior cosa di sentirsi trascurati, è un fatto psicologico. Per cui, capisco i mille impegni, però se ogni tanto dovesse capitare, se venite all'Arma io ne sarei felice.
  Onorevole Graziano. Un gesto di attenzione da parte dell'istituzione. Poi alla fin fine è un problema di carattere economico. Secondo me quello della pensione integrativa o della pensione complementare sarebbe un gesto grandissimo perché trovo ingiusto che i ragazzi, le nuove generazioni, ma già da adesso, non tanto noi anziani, quanto gli altri più giovani vadano in pensione a condizioni sempre peggiori. Poi, anche psicologicamente, quando uno fa un certo servizio, si sacrifica, magari subisce pure delle forme di aggressione, trasferimenti, e poi va via e sa di andare via male, non fa morale. Sarebbe un bel segnale, certo partire alla grande è difficile, però intanto partire con dei provvedimenti...

  STEFANO GRAZIANO. La posso interrompere? Io ho presentato una proposta di legge per la rivalutazione delle pensioni, l'ho già depositata. Anzi, chiederei ai colleghi di fare insieme questa battaglia per i militari e chiederò al Presidente di metterla subito nel calendario. Oggi, infatti, i militari vanno prima in pensione, ma prendono una pensione bassissima.

  TEO LUZI, Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri. Quella sarebbe secondo me un segnale storico, anche senza raggiungere il cento per cento, però darebbe un segnale tangibile perché se ne parla da tanti anni e, devo dire, che nella precedente legislatura ci abbiamo provato anche se un po' tardi per tante dinamiche parlamentari. Perché poi c'è anche un'iniquità: se io al maresciallo lo obbligo ad andare via a sessant'anni, perché lo deve penalizzare? Quando io parlo di attenzione questo sarebbe il tema dei temi, che riguarda i giovani, torniamo sempre lì.
  La ripartizione della forza sul territorio non dipende solo dal numero di abitanti. Questo era uno dei temi quando ci furono gli incontri sulla spending review. Noi sosteniamo che va valutato caso per caso. Quando c'era Cottarelli, io feci un esempio molto semplice su Corleone. Io Corleone la chiudo. C'è una compagnia; che ci sta a fare la compagnia a Corleone che ha pochi abitanti e pochi reati. Ma poiché da Corleone sono partite le idee per mettere le bombe a Roma, per uccidere magistrati, per mettere bombe a Firenze o a Milano, allora a Corleone ci devo tenere un presidio importante. Quindi, i parametri di valutazione sono sempre complessi, perché se io ho una stazione con 40 mila abitanti tutti santarelli alla fine il numero mi dice poco, ma se ne ho 3 mila che sono tutti delinquenti è chiaro che la cosa cambia. È così: le realtà sociali sono diverse. Quindi la rassicuro onorevole; la forza viene stabilita di concerto con il Ministero dell'interno, in base a un'effettiva esigenza di servizio.
  L'arruolamento. Non abbiamo problemi di arruolamento, di domande ne abbiamo tante. Noi reclutiamo, e questa è un po' una penalità che nel tempo è stata chiesta all'Arma, il 70 per cento dei carabinieri, la base, dalle Forze armate. Questa norma è necessaria per incentivare il reclutamento delle Forze armate, ma a noi un po' ci penalizza perché poi si arriva nell'Arma con quei due, tre, quattro anni in più, che fanno un po' la differenza. Perché se arriva un ragazzo di vent'anni lo mando alla stazioncina in montagna e ci va contento e felice, ma quando arriva dopo tre, quattro anni, e magari ha già moglie e figli, poi mi crea problemi. Giustamente dice: «Io vado in una stazioncina di montagna con moglie e figli, come faccio?» Quindi, questo è uno dei temi del reclutamento, anche se con l'ultima legge il legislatore ha trovato un equilibrio tra le due esigenze e mentre prima arrivavamo al quarto anno adesso li abbiamo già al terzo anno.Pag. 23
  La politica degli alloggi per noi è importante. Abbiamo circa 13 mila alloggi, che non sono tantissimi. La gendarmeria ne ha 90 mila, ma non è possibile da un anno all'altro incrementare gli alloggi. Laddove ci sono beni confiscati cerchiamo di prenderli, perché comunque è importante garantire la mobilità. E nell'Arma, e qui lo sottolineo, l'alloggio è per servizio e per servizio viene dato. Da noi, il personale che lascia il servizio e che si tiene l'alloggio non esiste: viene sfrattato, lo sa che deve andare via, ci sono delle camere di compensazione di due mesi, ma sono questioni di compensazione legate a fattori contingenti. Quindi 13 mila alloggi sono utilizzati per motivi di servizio.
  La legge sindacale. Siamo in una fase ibrida di sovrapposizione tra Cocer rappresentanza e sindacati. Appena verranno fatti gli ultimi decreti dal Ministero della difesa la rappresentanza cesserà e ci saranno solo i sindacati. La fase ibrida, come tutte le situazioni, è un po' più complicata da gestire. Quello che è il mio auspicio, e io sto lavorando a questo, è avere un rapporto di dialogo con i sindacati, perché muro contro muro non serve a niente, né al personale e né all'istituzione. Bisogna fare opera di persuasione anche con loro, per fargli capire il valore delle istituzioni e il valore del servizio, e devo dire che ad oggi tutto sommato non abbiamo avuto grandi traumi.
  Brand Arma. Onorevole Carè, mi ha fatto piacere quello che ha detto, non perché porto questa uniforme. In effetti il brand Arma tira, lo dicevo prima, soprattutto nei Paesi dove abbiamo il nostro personale. Ci chiedono tanti sia come advisor, come ho detto prima, sia come addestramento: lo facciamo con il rispetto degli altri e credo che questo sia un valore per l'Italia perché è un contributo a portare la nostra cultura in giro per il mondo. Vale un per mille, però comunque vale un per mille rispetto a zero, quindi lo dico anche con un pizzico d'orgoglio.
  Percorsi di carriera. Da noi è ormai tutto codificato, dall'appuntato all'ufficiale, il passaggio di categorie, appena uno entra ha già un'idea di quello che può fare, le sue capacità, le sue disponibilità, le sue volontà.
  Comunicazione ai giovani. L'ho detto prima, è un tema fondamentale. Noi dobbiamo portare le istituzioni sempre più vicino al cittadino, ma soprattutto ai giovani che sono quelli che sono più sprovveduti e sono in maggiori difficoltà. Tenuto conto anche che secondo me la pandemia ha creato qualche problema e soprattutto il web sta creando qualche problema: perché è vero che ho diecimila amici su Facebook, ma in realtà non ho un amico. Quindi i momenti di aggregazione dei ragazzi sono sempre meno e si aggregano modo anche estemporaneo, creando anche qualche problema per la sicurezza. Quindi le istituzioni e noi carabinieri dobbiamo cercare di stare vicini ai giovani, con le scuole, con tutta una serie di iniziative, cercando di coinvolgerli sia fuori che dentro.
  Cybersecurity. Il grande tema è quello del personale, continuo a ripetere questa cosa, e forse anche in alcuni spaccati c'è un problema normativo. Ho parlato della criptofonia, siamo un po' in ritardo, stiamo lavorando anche con le altre Forze di polizia e con la procura nazionale, per fare delle proposte e gestire soprattutto le intercettazioni (ovviamente sotto l'egida dell'Autorità giudiziaria) nel mondo criptato. E se è possibile poi fare anche attacchi, perché se io ho una piattaforma gestita da banditi, la scopro e intercetto, se la devo distruggere oggi non la posso distruggere, parliamo sempre da un punto di vista informatico, quindi c'è una carenza normativa.

  PRESIDENTE. Grazie Generale Luzi per questo importante momento di confronto.
  Ringrazio tutti i colleghi presenti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 10.20.