XIX Legislatura

XIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Martedì 6 giugno 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Carloni Mirco , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'EMERGENZA LEGATA ALLA PRESENZA DEL PATOGENO XYLELLA FASTIDIOSA NELLA REGIONE PUGLIA.

Audizione di rappresentanti del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (CREA) e del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR).
Carloni Mirco , Presidente ... 3 
Roversi Pio Federico , direttore del Centro di ricerca Difesa e Certificazione del CREA e direttore dell'Istituto nazionale di riferimento per la protezione delle piante ... 3 
Carloni Mirco , Presidente ... 4 
Centritto Mauro , direttore dell'Istituto per la protezione sostenibile delle piante del CNR ... 4 
Boscia Donato , dirigente di ricerca dell'Istituto per la protezione sostenibile delle piante del CNR ... 5 
Carloni Mirco , Presidente ... 6 
Boscia Donato , dirigente di ricerca dell'Istituto per la protezione sostenibile delle piante del CNR ... 6 
Carloni Mirco , Presidente ... 6 
Cerreto Marco (FDI)  ... 7 
Roversi Pio Federico , direttore del Centro di ricerca Difesa e Certificazione del CREA e direttore dell'Istituto nazionale di riferimento per la protezione delle piante ... 7 
Carloni Mirco , Presidente ... 8 
Saponari Maria , dirigente di ricerca dell'Istituto per la protezione sostenibile delle piante del CNR ... 8 
Carloni Mirco , Presidente ... 8 
Marchetto Aliprandi Marina (FDI)  ... 8 
Carloni Mirco , Presidente ... 8 

Audizione di rappresentanti dell'Unione coltivatori italiani (UCI), del Consiglio dell'Ordine nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali (CONAF) e del Collegio nazionale degli agrotecnici e degli agrotecnici laureati e, in videoconferenza, di rappresentanti della Federazione regionale degli ordini dei dottori agronomi e dei dottori forestali della Puglia.
Carloni Mirco , Presidente ... 9 
Stea Antonio  ... 9 
Carloni Mirco , Presidente ... 11 
Buemi Gianluca , consigliere nazionale del Consiglio dell'Ordine nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali (CONAF) ... 11 
Carloni Mirco , Presidente ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
MIRCO CARLONI

  La seduta comincia alle 15.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (CREA) e del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (CREA) e del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'emergenza legata alla presenza del patogeno Xylella fastidiosa nella regione Puglia.
  Ringrazio gli auditi per aver accolto l'invito della Commissione e avverto che sono presenti per il CREA il dottor Pio Federico Roversi, direttore del Centro di ricerca Difesa e Certificazione e direttore dell'Istituto nazionale di riferimento per la protezione delle piante, e la dottoressa Stefania Loreti, responsabile del Laboratorio nazionale di riferimento batteriologico. Per il CNR sono presenti il dottor Mauro Centritto, direttore dell'Istituto per la protezione sostenibile delle piante, la dottoressa Maria Saponari e il dottor Donato Boscia, entrambi dirigenti di ricerca dell'Istituto per la protezione sostenibile delle piante.
  Avverto che il tempo complessivamente a disposizione della Commissione è molto ristretto, in quanto a breve l'Assemblea riprenderà le votazioni e la Commissione dovrà interrompere i propri lavori. Vi propongo, pertanto, di svolgere interventi estremamente sintetici, anche per permettere, nel tempo rimanente, la formulazione di eventuali domande da parte dei deputati, cui i nostri ospiti potranno, se vogliono, replicare.
  Cedo, quindi, la parola al professor Roversi del CREA.

  PIO FEDERICO ROVERSI, direttore del Centro di ricerca Difesa e Certificazione del CREA e direttore dell'Istituto nazionale di riferimento per la protezione delle piante. Presidente, ringrazio la Commissione per l'invito e spero di essere velocissimo, anche se sono un entomologo, uno studioso degli insetti di estrazione, quindi è rischiosissimo darmi la parola, potrei iniziare con nomi latini che fanno addormentare tutti. Ma non lo farò. Mi scuso anche se volto le spalle a qualcuno, non è mia abitudine farlo assolutamente.
  Dico che sarò velocissimo perché il problema Xylella fastidiosa nella sua complessità, come mette bene in evidenza il documento della Commissione che abbiamo ricevuto, ha veramente influito e devastato un'intera parte dell'agricoltura italiana. E ciò è accaduto a causa di un fatto basilare.
  Infatti, il grande problema della Xylella nasce dal fatto che l'ulivo non ha avuto una storia con questo patogeno, non ha combattuto con la Xylella per millenni, per decine di migliaia di anni, ma questo patogeno è arrivato improvvisamente, come molte altre avversità, così come è accadutoPag. 4 con il problema della cimice asiatica per la frutticoltura o come nel caso della devastazione dei pini di Roma. È arrivato, quindi, un organismo nocivo nuovo con cui l'ulivo non era abituato a combattere e ha trovato qualcosa che lo ha aiutato. Sul territorio esistono altri organismi che sono in grado di diffondere la malattia, quindi il problema non riguarda solo l'emergere di una malattia nuova, di una malattia aggressiva: si tratta di una malattia nuova che ha trovato anche vettori che riescono a diffonderla.
  Ho rubato qualche istante per fare questo tipo di precisazione per dire che il CREA si è trovato e si trova impegnato su più linee. Infatti, siamo impegnati non soltanto sul controllo, ma in primis sulla prevenzione e la prevenzione ha un passaggio obbligato, ossia fare in modo che ci siano dei sistemi diagnostici sempre più precisi, sempre più veloci, sempre meno costosi e sempre meno laboriosi.
  Questo il CREA lo sta facendo sul territorio delle tecnologie più avanzate, lo sta facendo con l'uso di sistemi che, se vogliamo, sono tradizionali ma stanno avendo un grandissimo risvolto a livello mondiale. Parlo dell'uso di cani addestrati a capire se le piante sono malate o se le piante portano al loro interno la malattia. Il CREA svolge l'attività di prevenzione anche con nuovi sistemi monouso, che possono essere utilizzati da coloro che alle frontiere si ritrovano con migliaia di piante da controllare e che dovrebbero essere molto meglio di Leonardo da Vinci per riuscire a impedire l'arrivo di nuove avversità. Ma possono farlo se noi li aiutiamo, se gli forniamo gli strumenti adatti che possono essere utilizzati in porti e in aeroporti.
  Il CREA sta agendo anche sul lavoro di miglioramento genetico, con un approccio importante, cioè, oltre a fare in modo che la malattia non si diffonda, o perlomeno che si riesca a ritardarne il più possibile la diffusione, il CREA sta lavorando anche nel settore della cura.
  All'interno dell'area infestata abbiamo piante che hanno sperimentato per centinaia di anni l'azione dell'uomo – buona o cattiva – e hanno vissuto un pezzo della storia dell'umanità e del territorio italiano. Salvare questo tipo di piante, fare in modo che restino è un altro dei settori su cui il CREA sta cercando di dare il suo contributo. Non vi voglio fare un elenco di tutte le ricerche e i risultati che abbiamo ottenuto, perché sarebbe un po' quello che mia nonna mi insegnava che non va mai fatto, ossia chi si loda si imbroda. Potrei farvi un elenco dei risultati positivi che abbiamo raggiunto, ma poi ci sono anche carenze e ritardi e ci sono tante cose che dobbiamo ancora fare meglio.
  Mi riservo di inviare un documento dettagliato alla Commissione e chi vorrà annoiarsi lo potrà fare con tutta la passione possibile.
  Mi piaceva, in questi cinque minuti, fare questa carrellata su quelli che sono i tre grandi settori di interesse del CREA: la prevenzione con la diagnostica e tutto quello che vi è correlato; la cura delle piante già presenti; il futuro e, quindi, la ricerca relativa agli interventi che aiuteranno ad avere piante più tolleranti e più resistenti rispetto a questa nuova malattia.

  PRESIDENTE. La ringrazio molto. Se ci trasmette un documento scritto, sarà per noi un'occasione di arricchimento e di approfondimento. Do, quindi, la parola al dottor Mauro Centritto del CNR.

  MAURO CENTRITTO, direttore dell'Istituto per la protezione sostenibile delle piante del CNR. Ringrazio la Commissione per averci convocato. Noi, come CNR, abbiamo elaborato un testo, una memoria di cortesia, che vorremmo depositare agli atti della Commissione, sia in forma stampata che in forma elettronica.
  Aggiungo solo che il CNR sin dall'inizio è stato coinvolto nella lotta alla Xylella. Io sono presente oggi, in qualità di direttore dell'Istituto per la protezione sostenibile delle piante (IPSP), per rappresentare la delegazione del CNR. L'IPSP è il soggetto che ha scoperto la Xylella in Puglia e da allora coordina tutte le ricerche più avanzate sulla lotta alla Xylella.Pag. 5
  A questo proposito lascerei la parola ai due veri protagonisti della lotta alla Xylella, ossia i colleghi Saponari e Boscia, che sono le persone che hanno scoperto nel 2013 la Xylella in Puglia e che coordinano numerosi progetti internazionali e nazionali sulla Xylella.

  DONATO BOSCIA, dirigente di ricerca dell'Istituto per la protezione sostenibile delle piante del CNR. Ormai sono passati dieci anni dalla scoperta di questo batterio in Puglia, associato a gravi fenomeni di disseccamento nel Salento. Il nostro Istituto – e il CNR in generale – si è occupato sin da subito della problematica approcciando diversi aspetti. C'è stata una prima fase di studio e di conoscenza del nemico per combatterlo meglio, perché era necessario caratterizzare tutti gli elementi. Molto didascalicamente mi limito a leggere quali sono state le più importanti acquisizioni scientifiche avvenute in questo periodo. È stato eseguito l'isolamento del batterio in coltura pura, che era propedeutico e fondamentale per poter procedere poi al sequenziamento del batterio, allo svolgimento dei cosiddetti test di patogenicità per dimostrare se la Xylella fosse o meno il reale responsabile di questi disseccamenti.
  Dopodiché è stato identificato l'elenco delle piante ospiti della variante di Xylella che abbiamo in Puglia e, fino a questo momento, sono state identificate 36 diverse specie ospiti, tra cui l'ulivo, ma non solo l'ulivo.
  Si è collaborato a identificare gli insetti vettori, in particolare questa famigerata sputacchina, e a caratterizzarne anche il ciclo biologico in quella zona. Si tratta di informazioni utilissime affinché poi il servizio fitosanitario potesse mettere a punto linee guida per il controllo e il contenimento della popolazione del vettore, che è elemento fondamentale e cruciale per regolare e per contenere la diffusione dell'epidemia.
  Altro elemento pratico e importante fino ad ora è stata l'identificazione di due varietà di ulivo con buoni caratteri di resistenza, ossia Leccino e Favolosa, che stanno consentendo alle autorità governative di portare avanti una campagna di reimpianto e quindi di parziale rigenerazione dell'olivicoltura salentina con queste due varietà. Anche se bisogna dire che due varietà sono poche per poter investire in maniera significativa per il futuro, ma su questo aspetto si sta lavorando.
  Poi, anche noi abbiamo dato un contributo significativo all'ottimizzazione delle metodologie dei protocolli di diagnosi, che sono stati acquisiti e resi ufficiali anche dalle autorità europee e dall'Organizzazione europea della protezione delle piante.
  Tutto ciò ha comportato ovviamente anche delle ricadute pratiche, quali la definizione ufficiale degli elenchi delle piante suscettibili da regolamentare da parte delle autorità per la movimentazione; l'utilizzazione, l'ottimizzazione e la validazione dei protocolli diagnostici riconosciuti quali protocolli ufficiali per i Paesi dell'Unione europea; l'autorizzazione alla movimentazione delle piante da vite, le cosiddette Barbatelle, che per motivi precauzionali erano state bloccate e quindi avevano messo a rischio di paralisi il comparto vivaistico viticolo pugliese, grazie all'introduzione di un protocollo di termoterapia con acqua calda delle Barbatelle stesse, che ha consentito alle autorità di poter sbloccare la movimentazione.
  Inoltre, i dati acquisiti sulle resistenze o immunità al batterio hanno fatto sì che si procedesse in deroga al regolamento europeo e si autorizzasse il reimpianto o l'impianto di Leccino e Favolosa per l'ulivo. Hanno consentito anche di rimuovere il divieto di impianto di altre specie che, invece, sono risultate immuni, quali, per esempio, agrumi, pesco, susino e albicocco.
  Vorrei dire due parole per quanto riguarda l'evoluzione attuale della situazione e i possibili scenari post epidemici che sembrano profilarsi. Abbiamo assistito nei primi sette, otto anni a una cavalcata del batterio, infatti, la superficie iniziale di 8.000 ettari interessata gravemente dalla malattia dieci anni fa si è moltiplicata di cento volte in sette, otto anni. Adesso il 40 per cento della regione Pag. 6Puglia è demarcata come zona infetta, con tutto ciò che ne consegue.
  Tuttavia, va rilevato – cosa non secondaria – che negli ultimi due, tre anni si sta assistendo a un rallentamento significativo dell'ulteriore diffusione sul territorio e anche dell'evoluzione della malattia nelle piante infette. Ovviamente noi ci siamo attivati per indagare sulle possibili cause di questo interessante fenomeno.
  L'ipotesi che abbiamo cercato di esplorare è se, come per il Covid, anche nel caso della Xylella ci fossero state delle mutazioni importanti e significative al punto da avere adesso una popolazione batterica meno aggressiva e meno virulenta. Purtroppo, in base ai dati a nostra disposizione, i risultati preliminari non vanno in questa direzione in quanto non c'è alcun elemento di mutazione significativa.
  Un altro elemento che sembra avere un'importanza reale è una mutazione del quadro epidemiologico generale, dovuta sia alla riduzione in termini di quantità e di livello di infezione della popolazione di sputacchina sia alla riduzione del cosiddetto serbatoio di inoculo, ossia della massa vegetale di piante infette da cui poi le sputacchine si alimentano e si infettano, diffondendo ulteriormente la malattia.
  Ci sono diversi elementi interessanti da sottolineare. Sicuramente c'è stata una riduzione della massa di inoculo dovuta in parte a cause naturali, ossia al comportamento del batterio, che ha fatto disseccare grandi componenti della chioma delle piante, accompagnata anche dalla rimozione e dall'abbattimento, anche volontario, di tante piante gravemente malate da parte degli agricoltori che stanno cercando di sostituirle con le piante resistenti. A questo si aggiunge il divieto di piantare nuove piante altamente suscettibili, che limita il rigenerarsi di tutta la situazione legata alla malattia.
  Quindi tutto ciò ha fatto sì che è aumentata in proporzione la quota di massa vegetale meno infetta da Xylella, il che comporta un crollo della efficienza delle sputacchine nell'acquisire e nel trasmettere il batterio stesso.
  Quindi, in breve, abbiamo esempi concreti di zone dove abbiamo eseguito il monitoraggio costante tutti gli anni, in cui se otto, dieci anni fa la popolazione delle sputacchine nel mese di giugno e nel mese di luglio raggiungeva il 90, 95 per cento di positività al batterio, negli ultimi due, tre anni tale positività è scesa al 20, 30 per cento. Ciò spiega il fatto che ci sono molte meno reinfezioni, meno superinfezioni, come si dice tecnicamente, il che rallenta anche lo sviluppo della malattia nelle piante infette. Con questa minore aggressività dell'infezione batterica le buone pratiche agronomiche, ossia irrigazione e concimazione...

  PRESIDENTE. Mi scusi, le faccio una domanda, poi dobbiamo concludere. Questa minore aggressività, secondo lei, rappresenta un segnale positivo rispetto alla capacità della pianta di evolversi rispetto a questo agente patogeno, oppure è un fatto empirico ma non ha rilevanza?

  DONATO BOSCIA, dirigente di ricerca dell'Istituto per la protezione sostenibile delle piante del CNR. Non si può dire che non ha rilevanza, infatti è una conferma della necessità di mantenere alta l'attenzione per il contenimento della popolazione dei vettori, perché la popolazione dei vettori gioca un ruolo fondamentale in questo problema. Anzi, tale evidenza dovrebbe portare a non abbassare la guardia in questa direzione.
  Per esempio, scambiando le nostre esperienze con i colleghi americani, che da sempre lavorano con la variante relativa ai disseccamenti dei vigneti, è emerso che anche in California si assiste a un andamento quasi ciclico. Ci sono alcune annate in cui c'è un miglioramento che consente anche una parziale ripresa della vegetazione, seguite poi – ahimè –, quando mutano nuovamente le condizioni epidemiologiche, da un nuovo riacutizzarsi dell'infezione stessa.

  PRESIDENTE. Do la parola ai deputati che intendono formulare osservazioni o Pag. 7porre quesiti, al fine di sviluppare un utile confronto.

  MARCO CERRETO. Innanzitutto volevo ringraziare i rappresentanti di questi due enti di ricerca, il CNR e il CREA, che, in particolare, è il punto di riferimento agricolo per la ricerca in agricoltura. Vi ringrazio per quello che avete fatto e per quello che fate, anche se c'è ovviamente preoccupazione da parte nostra, da un punto di vista politico, perché purtroppo questo fenomeno, ahimè, continua a crescere e continua a non fermarsi e c'è il rischio che travalichi anche i confini di Bari, al di là di tutti i progetti che sono stati svolti e delle varietà resistenti che voi avete citato e che comunque esistevano già nel 2017.
  Quello che noi vorremmo sapere, o meglio, quello che io sarei curioso di sapere è se rispetto ai mezzi tecnici di pronto utilizzo avete testato qualche prodotto. Infatti, indipendentemente da tutto e al di là della eradicazione, così come prevede la normativa, quello che evidentemente può confortare gli olivicoltori, anche in relazione al fatto che il Ministero ha la volontà politica di redigere un nuovo piano olivicolo che manca da tanti anni, è comprendere se valga la pena confrontarsi e concentrarsi su un altro tipo di reimpianto in Puglia, che possa essere più resiliente rispetto al fenomeno della Xylella.
  In merito a questo voi, su questi mezzi di pronto utilizzo, avete testato qualche prodotto, qualche soluzione?

  PIO FEDERICO ROVERSI, direttore del Centro di ricerca Difesa e Certificazione del CREA e direttore dell'Istituto nazionale di riferimento per la protezione delle piante. Ringrazio l'onorevole Cerreto per la domanda, perché permette di focalizzare un aspetto fondamentale. Infatti, è un rischio pensare che laddove c'è la malattia, l'unica operazione possibile sia la distruzione di chi ha la malattia. Quindi la sua domanda permette di fare una distinzione importantissima, relativa alla tempestività nella prevenzione. Infatti, se si verifica un nuovo focolaio in un'altra regione è essenziale trovarlo subito, quindi il sistema deve funzionare bene e deve avere gli strumenti diagnostici per eliminare un focolaio. Infatti, normalmente, un focolaio riguarda poche piante ed è fondamentale che l'intervento sia il più rapido possibile.
  Per intenderci, qualche anno fa sono stati salvati i platani di Roma perché in soli due mesi in una zona centralissima, il parco di San Sebastiano, circa 90 piante monumentali sono state tagliate e ridotte a trucioli. Questo ha permesso di salvare tutti i platani del Lungotevere. Quindi è fondamentale la tempestività.
  Ma questo non può essere il sistema da usare nell'area dove, come ha già detto il collega, ci sono migliaia di piante di ulivo che sono attaccate a vario livello. In quel caso ci sono state una serie di prove, non una soltanto, caratterizzate da uno specifico approccio che è quello utilizzato anche in alcune ricerche che il CREA ha svolto insieme al CNR. Io ci tengo a precisare che la cosa importante rispetto a questi problemi non sono tanto le bandierine, ma è fare in modo che le eccellenze del Paese siano a servizio del sistema Paese e facciano squadra.
  In questo senso sono stati testati dei protocolli, anche con alcune sostanze. In proposito metteremo a disposizione della Commissione la relativa documentazione. Io cerco di non utilizzare i termini precisi perché chiaramente ciò mette in una situazione di imbarazzo. Io dirigo l'Istituto nazionale di riferimento per la protezione delle piante, quindi dobbiamo essere molto attenti.
  Un protocollo ha evidenziato in maniera netta che si può operare all'interno di aree anche difficili, dove ormai la malattia non può più essere eradicata, facendo più cose contestualmente. Una di queste è quella che ha già accennato il collega Boscia, cioè il vettore che trasmette la malattia deve essere mantenuto a un livello basso di popolazione. Non possiamo avere milioni di insetti infetti che viaggiano, che si nascondono nei camion, che girano, che si fermano nella macchina del turista. Va abbattuta la popolazionePag. 8 dei vettori e vanno curate le piante. Io sono nato in Puglia, sul Gargano, gli oliveti del sud della Puglia erano spesso situati in terreni molto poveri, dove è estremamente necessario dare nutrimento e forza a queste piante. Quindi il secondo elemento, oltre ad abbattere il vettore, è quello di dare sostegno alle piante e fare in modo che siano sostenute, e, in più, abbattere la carica del batterio.
  Ciò è stato testato, ci sono già dei buoni risultati a disposizione sia della comunità scientifica che del mondo dei decisori politici, che possono trovare un'applicazione in un contesto – ripeto, questo è importante – in cui non c'è una boccettina miracolosa, ma occorrono elementi di approccio che tengono conto di tutto, compresi anche trattamenti specifici alle piante per fare in modo che il batterio nella pianta non raggiunga livelli tali per procurare il danno.
  Infatti, a pensarci bene, la Xylella non è altro che un minuscolo batterio che soffoca la pianta, che impedisce di far circolare linfa all'interno della pianta, la fa morire soffocata. Brutalmente, è questo. Se la sua quantità scende al di sotto di certi limiti la linfa continua a circolare nella pianta.

  PRESIDENTE. Se la dottoressa Saponari vuole aggiungere altro, la pregherei di essere breve.

  MARIA SAPONARI, dirigente di ricerca dell'Istituto per la protezione sostenibile delle piante del CNR. Intervengo giusto a integrazione di quello che è stato detto dai colleghi. Le difficoltà nello sviluppo di misure terapeutiche per questo batterio hanno spinto noi ricercatori in questi dieci anni a formare dei consorzi di ricerca multidisciplinari per affrontare il problema sotto più punti di vista, perché, come diceva il dottor Roversi, sicuramente la soluzione non deriva da un unico formulato o applicazione.
  Tra gli obiettivi di ricerca che il CNR svilupperà, anche grazie agli ultimi progetti che quest'anno i diversi Ministeri stanno sostenendo, vi è quello di intensificare gli studi sul miglioramento genetico dell'ulivo perché, rispetto alle altre colture, si tratta di un processo che richiede dieci, quindici anni per arrivare a nuovi genotipi possibilmente resistenti.
  Come si diceva prima, sicuramente le due cultivar non sono sufficienti per rigenerare il territorio, ma questi progetti ci daranno la possibilità di spingerci su frontiere avanzate della ricerca in campo vegetale, sfruttando quello che, ad esempio, è stato fatto in campo umano per quanto riguarda i farmaci di precisione. Questa sarà una delle linee di ricerca che si svilupperà, ossia andare a trovare in maniera mirata le molecole che colpiscono soltanto ed esclusivamente la Xylella e rafforzare le barriere fitosanitarie.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire anche l'onorevole Marchetto Aliprandi. Ne ha facoltà.

  MARINA MARCHETTO ALIPRANDI. Volevo porre una domanda velocissima al professor Roversi. In Veneto è presente la flavescenza dorata e si è parlato di tecniche di evoluzione assistita. Lei ha parlato di prevenzione diagnostica, di cura delle piante già presenti e di un futuro impianto di specie che possono sostenere la malattia, come il Leccino e la Favolosa, c'è la possibilità di applicare queste tecniche? E con che tempistica? Io ritengo, infatti, che l'olio dev'essere considerato un alimento.

  PRESIDENTE. Poiché il tempo disponibile si è esaurito e, prima dell'inizio delle votazioni in Assemblea, è prevista un'altra audizione, chiedo al professor Roversi la cortesia di trasmettere per iscritto alla Commissione la risposta al quesito dell'onorevole Marchetto Aliprandi. Ringrazio gli auditi per i loro interventi e la loro competenza. Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti dell'Unione coltivatori italiani (UCI), del Consiglio dell'Ordine nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali (CONAF) e del Collegio nazionale degli agrotecnici e degli agrotecnici laureati e, in videoconferenza, di rappresentanti della Federazione regionale degli ordini dei dottori agronomi e dei dottori forestali di Puglia.

Pag. 9

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti dell'Unione coltivatori italiani (UCI), del Consiglio dell'Ordine nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali (CONAF), del Collegio nazionale degli agrotecnici e degli agrotecnici laureati e, in videoconferenza, di rappresentanti della Federazione regionale degli ordini dei dottori agronomi e dei dottori forestali di Puglia, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'emergenza legata alla presenza del patogeno Xylella fastidiosa nella regione Puglia.
  Ringrazio gli auditi per la loro disponibilità. Purtroppo abbiamo poco tempo per svolgere l'audizione poiché dovrebbero iniziare a breve le votazioni in Assemblea. Vi chiedo, quindi, di essere sintetici. Do la parola al dottor Antonio Stea per l'Unione dei coltivatori italiani.

  ANTONIO STEA, consulente di area tecnica dell'Unione coltivatori italiani (UCI). Ringrazio il presidente Carloni e i componenti della Commissione agricoltura della Camera per l'invito. Cercherò di essere breve, ovviamente nei limiti delle spiegazioni e dei contenuti che avevamo tratteggiato in preparazione di questa audizione. L'audizione sull'emergenza Xylella rappresenta un'ottima iniziativa, bene si inserisce in sinergia con quanto richiesto dal territorio colpito dalla calamità economica e ambientale connessa con la Xylella e fa seguito al tavolo olivicolo del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste convocato dal sottosegretario La Pietra.
  Prima di addentrarci nelle proposte specifiche, guardando in modo ampio alla filiera olivicola, l'UCI ritiene che per il settore, sia per l'olivicoltura da mensa che da olio, occorra una strategia di rilancio perché ciò rappresenta un'opportunità per sostenere l'economia delle comunità rurali, oltre al prezioso ruolo ambientale, sociale ed economico. Come è noto, fortunatamente è stato di recente varato il piano da 30 milioni di euro del fondo delle fiere agricole finalizzato all'ammodernamento e alla realizzazione di nuovi impianti olivicoli. Ci sono poi gli ecoschemi della PAC dedicati all'olivicoltura e il PNRR, che, all'interno della Missione 2, prevede l'ammodernamento dei frantoi oleari.
  Com'è noto, la Xylella ha ridotto il potenziale produttivo olivicolo e il reddito delle imprese agricole. Ha distrutto milioni di olivi in Salento, nelle province di Lecce e Brindisi e anche in quella di Taranto, e ha cambiato il paesaggio rurale che era un carattere distintivo e tradizione di quel territorio. Attualmente, purtroppo, avanza verso nuovi territori fortemente specializzati per l'olivicoltura, basti pensare allo spostamento della linea della zona infetta che in precedenza interessava un solo comune, quello di Locorotondo in provincia di Bari, e adesso ne comprende cinque, oltre ad altri comuni nella zona cuscinetto a nord.
  Riteniamo opportuno, quindi, suggerire alcune proposte strutturali per l'area del Grande Salento, ove la devastazione è oggettiva e dove i danni sono ingenti e ormai irrecuperabili, e in altre aree più a nord e nella zona del barese, dove è necessario garantire il contrasto della diffusione della Xylella e la tutela delle piante di olivo. Per l'area salentina, ove milioni di olivi sono secchi, vi sono stati numerosi incendi e la maglia poderale è limitata rispetto alla media, riteniamo che occorra intervenire con gli strumenti da tempo messi a disposizione, come il piano della rigenerazione olivicola, ma anche con azioni future da porre in essere.
  L'UCI partecipa al piano della rigenerazione olivicola di cui al decreto interministeriale del marzo 2020, attraverso il tavolo di coordinamento, che – ahimè – non è stato convocato da diverso tempo. L'ultima occasione di partecipare a tale tavolo e offrire il nostro contributo risale al mese di novembre 2021. Riteniamo importante, innanzitutto, sostenere in modo Pag. 10più forte e ambizioso il ripristino del potenziale produttivo nel Salento, un'area, come abbiamo detto prima, colpita da una devastante moria di milioni di olivi anche secolari. Per far ciò occorre dotare di ulteriori risorse il piano della rigenerazione olivicola. Infatti, a fronte di 8.000 richieste, ne sono state soddisfatte solo una parte. A tal proposito, l'UCI ha chiesto in più occasioni, anche al competente Ministero – e continuerà a farlo, come in questa occasione –, di portare il dibattito sulla Xylella e l'analisi congiunturale degli effetti della Xylella sull'olivicoltura anche in sede europea per attivare ulteriori linee specifiche per nuove risorse. Per esempio, abbiamo chiesto in modo formale, anche al sottosegretario La Pietra, la possibilità di attivare le riserve di crisi della PAC in favore degli olivicoltori del Salento, per ricostituire il potenziale produttivo, com'è accaduto solo poche settimane fa in occasione dello stanziamento e dell'attivazione delle riserve di crisi della PAC relativamente ai focolai di influenza aviaria che si sono verificati.
  Quindi il territorio, attraverso l'UCI, chiede pari dignità, chiede di portare la questione Xylella in Europa e per questo confido nel vostro grande e apprezzato operato.
  Oltre a questo, però, dobbiamo anche dire che, nell'ambito del piano della rigenerazione olivicola, i tempi della burocrazia per alcuni interventi non sono congrui con le aspettative degli olivicoltori delle comunità locali colpite dalla Xylella. Infatti, se per i frantoi è stata attivata la terza annualità di indennizzo, rispetto ad altri interventi occorre un deciso cambio di passo.
  Ad esempio, è necessario ridurre i tempi per l'erogazione delle indennità compensative, di cui all'articolo 9 del decreto interministeriale che regola il piano, perché in quel territorio le nostre rappresentanze ci dicono che ci sono migliaia di olivicoltori che hanno fatto richiesta da oltre due anni e mezzo e hanno percepito solo una delle tre annualità compensative. Così come occorre mettere a disposizione le risorse di cui all'articolo 7 del medesimo decreto per la riconversione verso altre colture e accelerare le procedure previste dall'articolo 6 del citato decreto.
  In materia di reimpianto, chiediamo, inoltre, di snellire le procedure per la realizzazione della sostituzione degli uliveti con varietà resistenti, perché in alcuni casi abbiamo riscontrato delle difficoltà non tanto per l'espianto degli olivi nelle aree delimitate dalle autorità di bacino, quanto soprattutto per il nuovo impianto, sebbene la coltivazione di olivo fosse già insita in quelle aree.
  Per quanto riguarda la ricerca scientifica io, ovviamente a nome dell'UCI, vi porto anche i saluti del presidente Mario Serpillo. Voglio ricordare anche la figura del professor Martelli, che purtroppo è venuto a mancare, il quale tanto si è dedicato alla ricerca nell'ambito della Xylella fastidiosa, e tutti i professori e ricercatori che oggi sono impegnati nei vari enti istituzionali per cercare di limitarne la diffusione, contrastando sia il vettore che il batterio. Speriamo così di ampliare la base varietale resistente, oggi confinata al Leccino e alla Favolosa o Fs-17.
  Per le emergenze fitosanitarie, in generale, chiediamo in questa audizione di attivare interventi sempre maggiori per rafforzare i servizi fitosanitari nei territori, di concerto anche con i servizi fitosanitari degli altri Stati membri dell'UE, per adottare nuovi strumenti di prevenzione ed evitare l'introduzione di patogeni che possono compromettere le nostre produzioni agricole. Spero che la Xylella, considerati i danni devastanti alle produzioni del Salento, possa aver sollecitato un'azione in tale direzione.
  Per quanto riguarda la ricerca, abbiamo chiesto più volte – e continuiamo a farlo – al Ministero e a ISMEA, visto l'impatto devastante e gli effetti nefasti della Xylella sulle produzioni e sull'economia agricola del territorio del Salento, di verificare se le aree di tanti comuni delle province di Lecce, Brindisi, Taranto o anche di Bari possano passare, nell'ambito della zonizzazione dello sviluppo rurale, da un'area di agricoltura intermedia di tipo C a un'area di agricoltura con problemi complessivi di sviluppo di tipo D. Sarà poi il CREA o l'ISMEA, o Pag. 11comunque l'ente di ricerca deputato, a stabilire se ci siano o meno le condizioni. L'UCI ritiene che il passaggio di interi territori colpiti e devastati dalla Xylella dalla classificazione di area C a quella di area D potrà consentire uno sviluppo omogeneo e consolidato, cercando di rendere sempre più attrattiva l'area colpita dalla Xylella.
  Perché parlo di attrattività? Perché ci sono studi, ad esempio l'accordo quadro delle strategie dell'area interna del sud del Salento, che è un documento ufficiale, che indicano come l'emergenza Xylella con l'essiccamento degli olivi prefiguri, sul piano economico e sociale, una drastica riduzione della produzione olivicola e del reddito, con il conseguente depotenziamento delle attività innovative avviate e lo scenario di un paesaggio inedito, con ricadute sulla competitività nel settore turistico. Dunque, come UCI, chiediamo per quel territorio una politica di ampia visione volta al sostegno ai produttori olivicoli e alle comunità locali per consentire di raggiungere un obiettivo generale di supporto non solo alla filiera, ma anche all'intero tessuto economico, che riguardi anche altri ambiti dell'economia del territorio, al fine di raggiungere uno sviluppo competitivo, sostenibile e anche multifunzionale.
  Un ultimo passaggio, presidente. Dal territorio, dalla provincia di Lecce, che è l'area, insieme a quella di Brindisi e Taranto, particolarmente colpita, arrivano notizie riguardanti la volontà di dismettere il Consorzio di bonifica Ugento e Li Foggi, che è l'area dalla quale purtroppo è partita l'emergenza Xylella.

  PRESIDENTE. Purtroppo devo interromperla perché il tempo a disposizione è veramente limitato a causa dell'inizio delle votazioni in Assemblea. Le chiedo di trasmettere alla Commissione una memoria scritta relativa alla sua relazione. Do la parola a Gianluca Buemi per il Consiglio dell'Ordine nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali.

  GIANLUCA BUEMI, consigliere nazionale del Consiglio dell'Ordine nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali (CONAF). Presidente, mi permetta solamente di portare i saluti del presidente Diamanti e dell'intero Consiglio e di precisare che esprimiamo un plauso all'iniziativa e al fatto di aver richiesto la nostra audizione, dato che affrontare un'emergenza fitosanitaria significa pianificare e per pianificare occorre interfacciarsi con competenze come le nostre. Stante il tempo ridotto, vado direttamente al punto.
  Abbiamo provato a sviluppare i punti da evidenziare rispetto al programma dell'indagine conoscitiva che ci avete sottoposto. Essenzialmente l'attenzione va rivolta alla normativa di riferimento attuale, ossia quella comunitaria. Si è conclusa in questi giorni la consultazione della Commissione europea rispetto alla modifica del regolamento dell'Unione europea 2020/1201. Non capiamo per quale motivo in questa modifica permangano ancora delle specie per le quali è stata attestata dal CNR, con nulla osta del Comitato fitosanitario nazionale, la non suscettibilità. Questo determina dei problemi che sono affrontati nel documento che porremo all'attenzione della Commissione. Riteniamo che, comunque, questo aspetto vada attenzionato e anche rapidamente.
  Il piano di rigenerazione olivicola è sicuramente uno strumento valido, da tutelare e da rendere strutturale con una visione di medio-lungo termine. Occorre pianificare – lo abbiamo detto in premessa – e per pianificare non si può pensare di avere una visione limitata ad un anno o a due anni. Quindi, chiediamo, oltre all'implementazione delle risorse, anche che sia pianificata una durata almeno decennale, avendo attenzione rispetto ad alcune misure che diano sostegno al reddito di tutte le imprese che sono state danneggiate. Cito solamente due esempi. In Puglia si contano dagli 800 ai 1.000 frantoi danneggiati e l'altro settore molto danneggiato dall'emergenza Xylella è stato quello del florovivaismo, che sviluppa all'incirca 300 milioni di euro di produzione lorda vendibile. Insomma, stiamo parlando di due tra i tanti settori che sono stati colpiti e che meritano attenzione. Inoltre, sottolineiamo che il lavoro giornaliero del Servizio fitosanitario Pag. 12centrale e di quello regionale va semplicemente sostenuto con risorse economiche ed umane. Oggi l'emergenza Xylella è una delle tante, ma affrontiamo anche la Toumeyella parvicornis e la Popillia japonica.

  PRESIDENTE. Purtroppo devo interrompere la seduta poiché è imminente la fase delle votazioni in Assemblea. Mi scuso con gli auditi, che ringrazio per la loro presenza e il loro contributo, ma spesso capita che la programmazione dei lavori dell'Aula venga modificata, come è avvenuto oggi con la votazione della questione di fiducia e le successive fasi. Mi riservo, in accordo con l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, di riprogrammare le audizioni dei soggetti che non hanno potuto svolgere la propria relazione. Nel frattempo, se volete trasmettere alla Commissione una memoria scritta, sarà mia cura provvedere affinché sia inviata a tutti i componenti della Commissione. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.50.