XIX Legislatura

X Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 7 di Lunedì 6 marzo 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
De Micheli Paola , Presidente ... 5 

INDAGINE CONOSCITIVA SUL MADE IN ITALY: VALORIZZAZIONE E SVILUPPO DELL'IMPRESA ITALIANA NEI SUOI DIVERSI AMBITI PRODUTTIVI

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Cosmetica Italia.
De Micheli Paola , Presidente ... 5 
Lavino Benedetto , presidente di Cosmetica Italia ... 5 
De Micheli Paola , Presidente ... 7 
Lavino Benedetto , presidente di Cosmetica Italia ... 7 
De Micheli Paola , Presidente ... 7 
Gusmeroli Alberto Luigi (LEGA)  ... 8 
Lavino Benedetto , presidente di Cosmetica Italia ... 8 
De Micheli Paola , Presidente ... 8 
Lavino Benedetto , presidente di Cosmetica Italia ... 8 
De Micheli Paola , Presidente ... 8 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di ICE – Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane:
De Micheli Paola , Presidente ... 8 
Zoppas Matteo , presidente di ICE – Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane ... 9 
De Micheli Paola , Presidente ... 11  ... 11 
Gusmeroli Alberto Luigi (LEGA)  ... 11 
Zoppas Matteo , presidente di ICE – Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane ... 11 
Luongo Roberto , direttore generale di ICE – Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane ... 12 
De Micheli Paola , Presidente ... 12 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti dell'Istituto nazionale di statistica (ISTAT):
De Micheli Paola , Presidente ... 12 
Rapiti Fabio Massimo , direttore della Direzione centrale per le statistiche economiche ... 12 
De Micheli Paola , Presidente ... 14 
Rapiti Fabio Massimo , direttore della Direzione centrale per le statistiche economiche ... 14 
De Micheli Paola , Presidente ... 14 
Rapiti Fabio Massimo , direttore della Direzione centrale per le statistiche economiche ... 14 
De Micheli Paola , Presidente ... 15 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Rete Fondazioni ITS Italia:
De Micheli Paola , Presidente ... 15 
Torrielli Guido , presidente di Rete Fondazioni ITS Italia ... 15 
De Micheli Paola , Presidente ... 15 
Mele Alessandro , vicepresidente di Rete Fondazioni ITS Italia ... 15 
De Micheli Paola , Presidente ... 17 
Cavo Ilaria (NM(N-C-U-I)-M)  ... 17 
De Micheli Paola , Presidente ... 18 
Torrielli Guido , presidente di Rete Fondazioni ITS Italia ... 18 
De Micheli Paola , Presidente ... 18 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di World design organization (WDO):
De Micheli Paola , Presidente ... 18 
Bocchietto Luisa , senator and past president di World design organization ... 19 
De Micheli Paola , Presidente ... 20 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti del Sindacato italiano balneari (SIB):
De Micheli Paola , Presidente ... 20 
Capacchione Tonino , presidente nazionale del sindacato italiano balneari ... 20 
De Micheli Paola , Presidente ... 22 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Federalberghi:
De Micheli Paola , Presidente ... 22 
Nucara Alessandro , direttore generale di Federalberghi ... 22 
De Micheli Paola , Presidente ... 23 
Nucara Alessandro , direttore generale di Federalberghi ... 23 
De Micheli Paola , Presidente ... 24 
Nucara Alessandro , direttore generale di Federalberghi ... 24 
De Micheli Paola , Presidente ... 24 
Cavo Ilaria (NM(N-C-U-I)-M)  ... 24 
De Micheli Paola , Presidente ... 24 
Nucara Alessandro , direttore generale di Federalberghi ... 24 
De Micheli Paola , Presidente ... 25 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti dell'Osservatorio blockchain & distributed ledger del Politecnico di Milano:
De Micheli Paola , Presidente ... 25 
Vella Giacomo , direttore dell'Osservatorio ... 25 
De Micheli Paola , Presidente ... 25 
Vella Giacomo , direttore dell'Osservatorio ... 25 
De Micheli Paola , Presidente ... 27 

Audizione, in videoconferenza, del prof. Mauro Ferraresi, associato di sociologia della comunicazione presso l'Università degli studi IULM di Milano:
De Micheli Paola , Presidente ... 27 
Ferraresi Mauro , professore associato di sociologia della comunicazione presso l'università degli studi IULM di Milano ... 27 
De Micheli Paola , Presidente ... 29 

Audizione di rappresentanti di Ucina – Confindustria nautica:
De Micheli Paola , Presidente ... 29 
Neglia Roberto , responsabile dei rapporti istituzionali Confindustria Nautica ... 29 
De Micheli Paola , Presidente ... 32 
Cavo Ilaria (NM(N-C-U-I)-M)  ... 32 
Gusmeroli Alberto Luigi (LEGA)  ... 32 
De Micheli Paola , Presidente ... 33 
Neglia Roberto , responsabile dei rapporti istituzionali Confindustria Nautica ... 33 
De Micheli Paola , Presidente ... 33 
Gusmeroli Alberto Luigi (LEGA)  ... 33 
De Micheli Paola , Presidente ... 33 
Neglia Roberto , responsabile dei rapporti istituzionali Confindustria Nautica ... 33 
Gusmeroli Alberto Luigi (LEGA)  ... 33 
Neglia Roberto , responsabile dei rapporti istituzionali Confindustria Nautica ... 33 
De Micheli Paola , Presidente ... 34 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti delle organizzazioni sindacali CGIL, CISL, UIL e UGL:
De Micheli Paola , Presidente ... 34 
Spera Silvia , funzionario CGIL nazionale – Area delle politiche industriali e delle reti ... 34 
De Micheli Paola , Presidente ... 36 
Spera Silvia , funzionario CGIL nazionale – Area delle politiche industriali e delle reti ... 36 
De Micheli Paola , Presidente ... 36 
Graziani Giorgio , segretario confederale CISL ... 36 
De Micheli Paola , Presidente ... 37 
Graziani Giorgio , segretario confederale CISL ... 37 
De Micheli Paola , Presidente ... 37 
D'Anna Giovanni , funzionario UIL ... 37 
De Micheli Paola , Presidente ... 38 
Bitti Fiovo , dirigente confederale UGL ... 38 
De Micheli Paola , Presidente ... 39 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di associazioni di consumatori componenti del Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti (CNCU):
De Micheli Paola , Presidente ... 39 
Soffientini Sabrina , responsabile comunicazione di Federconsumatori ... 39 
De Micheli Paola , Presidente ... 40 
Soffientini Sabrina , responsabile comunicazione di Federconsumatori ... 40 
De Micheli Paola , Presidente ... 40 
Festelli Marco , presidente di Confconsumatori APS ... 41 
De Micheli Paola , Presidente ... 41 
Festelli Marco , presidente di Confconsumatori APS ... 41 
De Micheli Paola , Presidente ... 41 
Giordano Dario , responsabile dell'Ufficio Legale Nazionale di UDICON ... 42 
De Micheli Paola , Presidente ... 42 
Laccone Gianfranco , membro della presidenza ACU (Associazione Consumatori Utenti) ... 42 
De Micheli Paola , Presidente ... 44 
Laccone Gianfranco , membro della Presidenza ACU (Associazione Consumatori Utenti) ... 44 
De Micheli Paola , Presidente ... 44 
Longo Antonio , presidente Movimento di difesa del cittadino ... 44 
De Micheli Paola , Presidente ... 45 
Macrì Agostino , responsabile settore alimenti di UNC (Unione Nazionale Consumatori) ... 45 
De Micheli Paola , Presidente ... 46 
Macrì Agostino , responsabile settore alimenti di UNC (Unione Nazionale Consumatori) ... 46 
De Micheli Paola , Presidente ... 46 
Truzzi Furio , presidente di Assoutenti ... 46 
De Micheli Paola , Presidente ... 47 

Allegato 1: Documentazione depositata dai rappresentanti di Cosmetica Italia ... 48 

Allegato 2: Documentazione depositata dai rappresentanti dell'Istituto nazionale di statistica (ISTAT) ... 57 

Allegato 3: Documentazione depositata dai rappresentanti di World design organization (WDO) ... 116 

Allegato 4: Documentazione depositata dai rappresentanti del Sindacato italiano balneari (SIB) ... 120 

Allegato 5: Documentazione depositata dai rappresentanti di Federalberghi ... 125 

Allegato 6: Documentazione depositata dai rappresentanti dell'Osservatorio blockchain & distributed ledger del Politecnico di Milano ... 166 

Allegato 7: Documentazione depositata dai rappresentanti della CGIL ... 174 

Allegato 8: Documentazione depositata dai rappresentanti della CISL ... 177 

Allegato 9: Documentazione depositata dai rappresentanti della UGL ... 183 

Allegato 10: Documentazione depositata dai rappresentanti di Confconsumatori APS ... 187 

Allegato 11: Documentazione depositata dai rappresentanti di UDICON ... 191 

Allegato 12: Documentazione depositata dai rappresentanti di ACU (Associazione Consumatori Utenti) ... 194 

Allegato 13: Documentazione depositata dai rappresentanti del Movimento difesa del cittadino (MDC) ... 209 

Allegato 14: Documentazione depositata dai rappresentanti di UNC (Unione Nazionale Consumatori) ... 213

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE
PAOLA DE MICHELI

  La seduta comincia alle 14.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la trasmissione televisiva diretta sulla web tv della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Cosmetica Italia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione di rappresentanti di Cosmetica Italia, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul made in Italy: valorizzazione e sviluppo dell'impresa italiana nei suoi diversi ambiti produttivi.
  Invito chi interviene a volerlo fare sinteticamente, in modo da lasciare più spazio possibile alle domande dei commissari, riservando gli ulteriori approfondimenti ad un eventuale contributo scritto che verrà volentieri acquisito ai lavori della Commissione.
  Do la parola a Benedetto Lavino, presidente di Cosmetica Italia, ricordando che il tempo complessivo a disposizione per l'intervento è di circa dieci minuti. Grazie.

  BENEDETTO LAVINO, presidente di Cosmetica Italia. Grazie per l'introduzione.
  Come ha anticipato sono il presidente di Cosmetica Italia, il mio obiettivo oggi è proprio quello di permettere alla Commissione di poter conoscere al meglio il nostro settore e di poter avere anche ben idea di quelle che sono le issue primarie per aiutare il settore a essere sempre più competitivo, non solo ovviamente in Italia ma soprattutto nel mondo.
  Due parole molto rapide sulla nostra associazione. L'associazione nasce nel 1967 ed è la voce dell'industria cosmetica nazionale e della sua filiera, a monte e a valle, quindi anche di quelli che producono le materie prime e di coloro che poi distribuiscono.
  Riuniamo 640 imprese, siamo assolutamente rappresentativi in quanto rappresentiamo oltre il 90 per cento del fatturato del nostro settore. Facciamo parte di Federchimica e siamo in ambito europeo l'associazione più rappresentativa all'interno dell'Unione.
  Mi sembra molto opportuno sottolineare che da oltre cinquant'anni abbiamo una partnership con BolognaFiere nell'organizzazione della fiera Cosmoprof, che è la più importante manifestazione fieristica al mondo dedicata alla cosmesi, diventata un vero e proprio brand internazionale. Nell'edizione del 2022 hanno partecipato oltre 2.700 aziende espositrici da oltre 70 paesi. Oltre all'appuntamento annuale di Bologna, dove Cosmoprof come manifestazione è nata, come vi anticipavo si è sviluppata worldwide in altre città come Las Vegas, Hong Kong, Mumbai e Bangkok, ed è un vero e proprio portatore della bandiera del made in Italy. È ovvio che le fiere internazionali rappresentano un prezioso volano per la promozione delle nostre eccellenze, fra le quali oggi parliamo della cosmetica.
  Riferisco qualche numero legato al nostro sistema economico. Abbiamo un claim in Cosmetica Italia che è quello dell'industria che fa bene al Paese. Diciamo che come industria cosmetica la produzione si Pag. 6confronta costantemente con l'obiettivo di offrire un prodotto innovativo e ben fatto, frutto di un know-how riconosciuto al di fuori anche dei confini nazionali, capace di esprimere al meglio l'innata propensione italiana alla creatività, un primato espresso anche grazie agli elevati standard di sicurezza e qualità legati alla produzione cosmetica nazionale. Due numeri sicuramente importanti: abbiamo fatto il giro di boa, fra virgolette, nell'anno 2022, nel senso che abbiamo ampiamente superato i dati pre-pandemia, crescendo di oltre il 10 per cento ed arrivando ad avere un fatturato, solo per quanto riguarda l'ambito cosmetico, di 13 miliardi.
  Per quanto riguarda l'export è stato il nostro anno record, l'anno in cui abbiamo esportato di più in assoluto, con 5,6 miliardi. Ci tengo a sottolineare che in merito a questi 5,6 miliardi abbiamo un peso molto positivo alla bilancia commerciale di oltre 3,2 miliardi, quindi aiutiamo la competitività del Paese attraverso le attività di esportazione.
  Per quanto concerne la ricerca e sviluppo, come vi anticipavo prima, è uno degli ambiti che contraddistingue di più il nostro settore, in quanto abbiamo il doppio della media dell'industria manifatturiera italiana di spesa in ricerca e sviluppo, siamo oltre al 6 per cento.
  Come occupazione, vi sono 155.000 occupati diretti nella filiera e 390.000 occupati se contiamo anche l'indotto, includendo anche la parte professionale, come appunto i saloni di estetica e di acconciatura.
  Per quanto invece riguarda il fatturato cosmetico che avviene unicamente in Italia, cioè il fatturato degli italiani, siamo arrivati quest'anno a un consumo di 11,5 miliardi, con una variazione positiva di oltre il 7 per cento rispetto al 2021.
  Per andare a analizzare più nel dettaglio l'impatto dell'industria cosmetica sull'esportazione, e soprattutto come ci collochiamo rispetto a quelli che possono essere i vari competitor o comunque gli altri comparti, ci sono alcune cose che secondo me vale la pena sottolineare.
  Diciamo una cosa che ci piace spesso raccontare perché è una cosa che non si sa, ossia che il 67 per cento del make-up che viene utilizzato in Europa (con make-up intendiamo prodotti per il trucco) è prodotto in Italia: sono molte le marche straniere che si avvalgono della nostra expertise, del nostro know-how, e poi utilizzano il loro brand da apporre al prodotto. Questa expertise, questa premiership, si fa sentire anche a livello globale, in quanto il 55 per cento del make-up utilizzato nel mondo è prodotto in Italia. Questo sicuramente è un grandissimo fiore all'occhiello del nostro settore.
  Come vi raccontavo prima, l'export ha avuto un anno veramente eccezionale nel senso che abbiamo esportato oltre 5,6 miliardi con una crescita nel 2022 rispetto al 2021 di oltre il 15 per cento.
  Ma verso quali Paesi avviene questa attività di esportazione? Sicuramente il primo mercato è quello degli Stati Uniti, seguito dalla Francia, dalla Germania, dalla Spagna e dai Paesi Bassi, poi a seguire UK, Polonia, Emirati Arabi, Hong Kong e Cina. Certamente la parte Sud-Est asiatica ha subìto vari rimbalzi, e subisce tuttora, dovuti al tema pandemico.
  Proprio recentemente ci siamo dotati di uno studio di settore per la nostra assemblea pubblica – che è avvenuta all'Ara Pacis a Roma proprio la settimana scorsa, in cui abbiamo avuto l'onore di ospitare anche il Ministro Urso oltre che un bellissimo videomessaggio della Premier Meloni – che si poneva come obiettivo quello di andare a misurare le ricadute sulla nostra economia del settore cosmetico, di tutta la filiera dell'industria cosmetica, che come è scritto in presentazione è lunga e articolata. Perché si compone di una parte produttiva che è chiaramente rilevante e che può essere diretta, quindi per la propria azienda o per conto terzi, come per esempio il make-up (raccontavo prima) destinata ad altre aziende; e di una parte distributiva, che è molto variegata, e si caratterizza attraverso una serie di canali che possono essere e commerciali e professionali. Quindi il fatturato diretto, quello che abbiamo visto prima, addirittura raddoppia se misuriamo Pag. 7quello che è il valore condiviso dell'intero sistema: arriviamo a 12,3 miliardi di valore condiviso di cui 12,9 miliardi di ricadute come remunerazione dei lavoratori, imposte sulla società, altri fattori legati alla remunerazione e ben 9,4 miliardi di ricadute indotte. Tutto questo valore che l'industria riesce a esprimere è pari all'1,25 per cento del PIL, del medesimo anno in cui abbiamo compiuto lo studio perché lo studio l'abbiamo fatto basandoci sui dati consolidati del 2021, per avere un dato appunto consolidato. Se compariamo il valore dei salari pagati, se li compariamo ai consumi...

  PRESIDENTE. Presidente, mi scusi, siamo arrivati ai dieci minuti, le chiederei di concludere.

  BENEDETTO LAVINO, presidente di Cosmetica Italia. Ho terminato, vado via velocissimo.
  Quindi era semplicemente per dire che abbiamo un ruolo di sostentamento per oltre 220 mila famiglie. L'industria ha un ruolo moltiplicativo per il resto della filiera, per ogni euro di valore della produzione dell'industria si generano in Italia 1,4 euro di valore condiviso. Era un po' un indice – scusatemi se mi sono dilungato – per dare un'idea complessiva di quello che è l'impatto della nostra industria per il Paese.
  Sarò velocissimo. Abbiamo alcune istanze, sono istanze che derivano un po' da quello che è il Green Deal, riguardano tutti i regolamenti europei legati alla transizione ecologica. Ci sono sicuramente quattro aspetti molto forti che impattano in modo devastante sul nostro settore: il regolamento del packaging, il packaging waste; il regolamento di modifica dell'Allegato XV del REACH, il divieto delle microplastiche; la direttiva concernente il trattamento delle acque reflue urbane; oltre che il regolamento di riforma normativa dell'ecodesign.
  Noi ovviamente chiediamo una difesa da parte del Governo italiano del comparto della cosmetica sui tavoli europei. I dossier li abbiamo tutti ben identificati, l'inserimento e il riconoscimento del comparto tra i driver del made in Italy nel mondo, che è un po' quello che stiamo cercando di dimostrare con tutte queste analisi, ci sentiamo sicuramente una delle eccellenze del made in Italy.
  In più chiediamo la rimodulazione di Industria 4.0, al fine di sostenere e compensare gli extracosti che le filiere produttive dovranno sostenere per: modificare le catene produttive per rispondere agli obiettivi posti dalla transizione ecologica, ovviamente se vogliamo fare la transizione ecologica abbiamo bisogno di essere sostenuti; investimenti in R&D (Research and Development) per rendere gli ingredienti dei prodotti in linea con le direttive di riduzione delle microplastiche – come vi dicevo, noi vogliamo continuare a investire in R&D ma, ovviamente, abbiamo bisogno di un aiuto da parte del Governo; rendere gli incentivi a misura di filiera, quindi rendendo possibile l'accesso collettivo attraverso i progetti innovativi che interessino più anelli della filiera. Come vi dicevo, siamo una filiera composta ed articolata.
  Pertanto, le ulteriori proposte: in collaborazione con ICE, con MIMIT e MAECI, favorire l'inclusione della cosmetica nella narrazione del valore del marchio made in Italy nel mondo, – scusatemi se mi sto ripetendo – oltre che semplificare i vari iter burocratici.
  C'è un tema molto specifico che il Ministro Urso ha accolto benissimo: se vogliamo esportare c'è un iter burocratico che va ben oltre il mese, in Francia questo iter vale 48 ore, si chiamano dossier certificati di libera vendita. Questo sarebbe veramente un piccolo intervento e renderebbe molto più facile la competizione e la competitività delle nostre aziende.
  Scusatemi tantissimo se mi sono dilungato. Io vi ringrazio per tutto il lavoro che state svolgendo, per l'attenzione che avete posto nell'ascoltare il nostro comparto. Grazie mille e grazie a tutti.

  PRESIDENTE. Grazie a lei presidente. Se poi fa avere le slide che ha illustrato ci fa un bel regalo. Intanto do la parola al presidente della Commissione, l'onorevole Pag. 8Gusmeroli, che credo voglia fare una domanda.

  ALBERTO LUIGI GUSMEROLI(intervento da remoto). Mi scuso per non essere presente, comunque sono molto bene sostituito e posso ascoltare.
  Volevo chiedere se oltre alle slide e anche a quello studio di cui parlava, se può trasmettere un contributo con un focus particolare su cose che possono essere inserite in un disegno di legge di valorizzazione. Perché giustamente il tema degli incentivi 4.0 sarà oggetto, anzi è già oggetto, di una legge delega che ci è stata presentata, che avrà un iter e avrà poi anche dei decreti attuativi. Quindi sarebbe utile un vostro contributo anche su che cosa può essere utile per penetrare meglio i mercati esteri, vista l'importanza del vostro settore che ha varie eccellenze al suo interno.

  BENEDETTO LAVINO, presidente di Cosmetica Italia. Grazie mille innanzitutto per l'attenzione e per la domanda. Come le anticipavo, il tema 4.0, cioè del sostegno all'investimento, è fondamentale, anche perché quello che sta arrivando dall'Europa, in qualità di transizione ecologica, è un una specie di tsunami, pertanto sicuramente le aziende hanno bisogno in questo di essere sostenute. Ma come giustamente ci diceva siete già pronti con un disegno di legge, o comunque ci state lavorando per poter riattualizzare quello che è Industria 4.0, in chiave anche Green Deal.
  Per quanto riguarda la competitività del nostro comparto all'esportazione aggiungerei una cosa: sicuramente continuare a creare dei tavoli di lavoro allargati con ICE, che per noi e per Cosmoprof rappresenta un power play, scusatemi il gioco di parole anglosassone, che esiste per poter andare a promuovere i marchi italiani all'estero attraverso le fiere, quindi un supporto attraverso ICE di tutto quello che è il tema fieristico. Supporto nel senso di fare in modo che le nostre fiere siano sempre di più contraddistinte e che le nostre collettive vengano messe al pari di quelle che sono le collettive di altri Paesi, che magari hanno una visibilità ad oggi in ambito fiera migliore rispetto alla nostra.

  PRESIDENTE. Abbiamo finito il tempo, abbiamo già l'altra audizione che ci aspetta, le chiedo scusa. Intanto la ringrazio molto e rimaniamo in attesa dei documenti, compreso quello che ha chiesto il presidente. Auspico alla prossima occasione di vederci in presenza. Grazie

  BENEDETTO LAVINO, presidente di Cosmetica Italia. Assolutamente, vi mandiamo tutto. Grazie a voi.

  PRESIDENTE. Non essendoci richieste di intervento, ringrazio i rappresentanti di Cosmetica Italia intervenuti per l'esauriente esposizione. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dai rappresentanti di Cosmetica Italia (vedi allegato 1) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di ICE – Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione di rappresentanti di ICE – Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul made in Italy: valorizzazione e sviluppo dell'impresa italiana nei suoi diversi ambiti produttivi.
  Invito chi interviene a volerlo fare sinteticamente, in modo da lasciare più spazio possibile alle domande dei commissari, riservando gli ulteriori approfondimenti ad un eventuale contributo scritto che verrà volentieri acquisito ai lavori della Commissione.
  Do la parola a Matteo Zoppas, presidente di ICE, e a Roberto Luongo, direttore generale di ICE (che, peraltro, personalmente saluto visto che sono ormai un po' troppi anni che non ho più avuto il piacere di rivederlo in presenza), ricordando che il tempo complessivo a disposizione per l'intervento è di circa dieci minuti. Grazie.

Pag. 9

  MATTEO ZOPPAS, presidente di ICE – Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane. Ringrazio e saluto tutti i presenti.
  Abbiamo preparato una breve relazione che vorrei presentarvi. Vado a darne lettura per praticità.
  L'aumento del numero di aziende esportatrici e il consolidamento delle imprese che già operano sui mercati esteri sono sfide importanti per il futuro delle imprese e per l'economia italiana, considerato che l'export rappresenta circa il 32 per cento del prodotto lordo dell'Italia e che la domanda estera di beni e servizi costituisce uno dei principali fattori di traino della crescita economica.
  Le esportazioni dell'Italia nell'anno 2022 si attestano sui 625 miliardi di euro, con una crescita in valore del 20 per cento rispetto all'anno precedente, trainate in particolare dalle vendite di beni di consumo non durevoli e di beni intermedi. L'import, pari a 656 miliardi di euro, cresce del 36,5 per cento, soprattutto in ragione dei maggiori acquisti di prodotti energetici. In volume invece l'andamento dell'export, si attesta a circa un più 0,1 per cento ed è sostanzialmente invariato.
  Le imprese italiane che esportano sono circa 112.000, il 2,6 per cento delle imprese italiane attive – da fonte Istat del 2020 –, in larga parte hanno dimensioni contenute e operano all'estero in maniera marginale; l'89 per cento occupa meno di 50 addetti ed esporta complessivamente il 20 per cento del fatturato. Per queste imprese espandersi sui mercati internazionali comporta costi e ostacoli, specialmente se piccole e medie imprese, che si trovano ad affrontare barriere di tipo informativo (come la lingua, la cultura, la burocrazia, il regime doganale, standard tecnici da rispettare e così via) e soprattutto costi di organizzazione.
  Nell'attuale congiuntura, gli imprenditori che vogliono operare sui mercati esteri devono anche misurarsi con l'aumento dei costi dell'energia, di alcune materie prime e dei trasporti, anche se per questi ultimi si registra la recente riduzione a doppia cifra che si auspica diventi strutturale, seppure non abbia raggiunto i livelli originari. Sono sfide nuove che emergono sui mercati e rendono evidente la necessità, soprattutto per le piccole e medie imprese, di accelerare i processi di evoluzione verso il digitale e la sostenibilità, che oggi devono rappresentare un'opportunità specie in un'ottica di filiera.
  L'Agenzia ICE per la promozione all'estero e internazionalizzazione delle imprese italiane, che presiedo dal 16 febbraio scorso, è come noto l'ente governativo incaricato, nel quadro della pluralità dei soggetti preposti, di supportare la promozione delle imprese italiane nei processi di internazionalizzazione, di promuovere l'immagine del prodotto italiano nel mondo e l'interesse verso l'Italia per attrarre investimenti diretti esteri.
  L'Agenzia ha propria sede centrale a Roma, un ufficio a Milano, una rete di 78 unità operative all'estero e offre alle imprese servizi di sostegno (promozionali, informativi, di assistenza, consulenza e informazione).
  L'Agenzia opera in base agli indirizzi strategici definiti dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e dal Ministro delle imprese e del made in Italy, che copresiedono il CIMIM, il Comitato interministeriale per il made in Italy nel mondo, di cui fanno inoltre parte il Ministero dell'economia e delle finanze, il Ministero dell'agricoltura e della sovranità alimentare e delle foreste e il Ministero del turismo, con il compito di indirizzare e coordinare le strategie in materia di promozione e internazionalizzazione delle imprese italiane, al fine di valorizzare il made in Italy nel mondo.
  Quest'anno il Governo ha destinato le risorse per il perseguimento delle misure di piani straordinari e ordinari annuali, unificando per la prima volta i fondi in un unico stanziamento per l'anno 2022, pari a 168,7 milioni di euro, affidato all'Agenzia ICE per il finanziamento dei progetti promozionali in linea con il Patto per l'export e con il Documento finale della cabina di regia per l'internazionalizzazione.
  Per attuare gli obiettivi delineati sui mercati esteri, a settembre del 2022 è stato Pag. 10approvato, di concerto con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, un Piano di rafforzamento della rete estera ICE, per garantire una più estesa e capillare presenza a supporto delle imprese italiane all'estero in relazione alle varie opportunità economico-commerciali. Il Piano, che sarà completato nel corso dell'anno, prevede l'apertura di 6 nuovi uffici, di 6 punti di corrispondenza e 7 nuovi desk, soprattutto in Africa e in Europa.
  Per quanto riguarda il continente africano, il Piano prevede l'istituzione di 8 osservatori economici in altrettanti Paesi, allo scopo di rafforzare la conoscenza presso le imprese italiane. Inoltre è in corso di realizzazione un processo di revisione del modello organizzativo di ICE Agenzia, conseguente all'entrata in vigore della legge 30 dicembre 2021, n. 234, che ha previsto un nuovo organigramma con il fine di potenziare le politiche di sostegno all'internazionalizzazione delle imprese italiane.
  Si è pertanto proceduto alla revisione dello statuto e del regolamento di organizzazione e funzionamento dell'ente, introducendo un modello strutturale e funzionale più razionale e anche adeguato all'attuale congiuntura nazionale e dei mercati esteri, che si distingue per la presenza di specifiche aree, quale riferimento per i macro ambiti funzionali che caratterizzano l'azione dell'Agenzia e i direttori centrali a presidio delle stesse.
  ICE è impegnata a sostenere le imprese, che sono i nostri clienti, con una strategia che si fonda sulla valorizzazione del made in Italy, l'innovazione e start-up, sulle sinergie negli ecosistemi di filiera per rafforzare l'offerta di piccole e medie imprese sui mercati esteri, sul supporto all'evoluzione digitale di modelli di business.
  Tra i settori più importanti dell'export nazionale figurano l'industria manifatturiera, con meccanica e metalli, tessile e abbigliamento, pelletteria e accessori moda, arredo, mezzi di trasporto, alimentari e bevande, prodotti dell'industria chimica, farmaceutica e medicale, articoli in gomma e materie plastiche, apparecchi elettrici.
  Ogni anno ICE organizza circa 900 eventi promozionali, partecipazioni a fiere e seminari, incontri tra operatori a cui partecipano circa 10.000 aziende, eroga servizi di assistenza gratuita e a pagamento a oltre 12.000 clienti nel 2022; conduce ricerche di mercato e campagne di comunicazione per promuovere il made in Italy nel mondo.
  Nel 2023, in coordinamento con gli altri soggetti istituzionali del sistema di sostegno pubblico, proseguiranno le attività previste dal Patto per l'export, con particolare riferimento alla conclusione di accordi con la grande distribuzione organizzata, per assicurare la presenza dei prodotti made in Italy sugli scaffali dei grandi attori della distribuzione internazionale.
  Da gennaio 2020 a dicembre 2022 sono stati realizzati 111 accordi con la GDO in 31 Paesi, per un investimento totale, da parte di ICE, di 42,1 milioni di euro e ordini di acquisto per oltre 600 milioni di euro con le piattaforme internazionali di e-commerce e la realizzazione del Piano straordinario per supportare il sistema fieristico, con l'obiettivo di promuovere la collocazione internazionale, favorendo l'incremento della presenza di buyer esteri e la realizzazione dei principali eventi nelle aree più promettenti. Parallelamente intendiamo sostenere la presenza di imprese italiane alle fiere estere e promuovere l'organizzazione in Italia di eventi fieristici internazionali.
  Le piattaforme di e-commerce e B2B, in particolare, sono un'opportunità di comunicare le capacità delle nostre imprese, un primo contatto molto efficace.
  La chiusura delle attività produttive e le misure di isolamento causate dall'emergenza COVID-19 hanno spinto, infatti, molte aziende a concentrarsi sui canali digitali per sostenere il proprio business. In questo ambito abbiamo strutturato 33 piattaforme che offrono servizi a 7.000 imprese di diversi settori per la vendita on-line, grazie alle vetrine del made in Italy supportate da ICE.
  Restando in ambito digitale e dell'e-commerce, il progetto «TrackIT blockchain ICE» punta a sostenere le piccole e medie imprese nell'attività di certificazione della Pag. 11propria filiera, scoraggiando il falso made in Italy. Partecipando all'iniziativa si può tracciare gratuitamente la filiera produttiva tramite blockchain, guadagnando un vantaggio competitivo sui mercati esteri. Il progetto è riservato alle aziende italiane esportatrici dei settori tessile e agroalimentare.
  Proseguiranno anche nel 2023 le azioni sostitutive volte a sostenere le imprese colpite dalle ripercussioni della guerra in Ucraina, grazie a una rimodulazione delle iniziative per favorire la diversificazione dei mercati di sbocco per i prodotti italiani.
  Ha inoltre ripreso già da qualche mese la propria attività l'ufficio ICE in Ucraina, presso l'Antenna dell'ambasciata italiana a Leopoli, che opererà in continuità con quanto svolto dal desk ucraino fino al settembre 2022, a supporto sia delle aziende italiane che svolgono attività nel Paese sia degli operatori che intendono affrontare il mercato ucraino per la prima volta.

  PRESIDENTE. Presidente, scusi se la disturbo, ma stiamo finendo il tempo, siamo verso i dieci minuti.

  MATTEO ZOPPAS, presidente di ICE – Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane. Ho quasi finito, grazie.
  Per accompagnare un maggior numero di piccole e medie imprese verso l'internazionalizzazione, è richiesta una più stretta vicinanza al tessuto produttivo del nostro Paese e conseguentemente una nostra maggiore presenza sul territorio. Per questo continueranno a essere operativi anche nel 2023 i Flying Desk presso le sedi di partner istituzionali.
  ICE continuerà a promuovere la cultura dell'internazionalizzazione attraverso attività di formazione rivolte alle imprese e ai giovani export manager, con particolare attenzione all'utilizzo dei canali digitali e l'organizzazione di servizi integrati di accompagnamento delle piccole e medie imprese italiane sui mercati esteri.
  Siamo in procinto di dare un nuovo impulso alle grandi azioni di comunicazione a supporto del made in Italy, con particolare riguardo alla recente campagna straordinaria Be IT.
  Con riguardo all'attività di attrazione degli investimenti esteri, proseguirà l'attività di ricerca e scouting di nuovi investitori da parte della rete estera, accanto all'organizzazione di eventi promozionali finalizzati ad accrescere l'attività dell'Italia all'estero. Tutto questo senza diminuire l'attenzione che vogliamo dedicare a strumenti collaudati quali gli incoming the buyers, soprattutto alle fiere, la già citata strategia di filiera, in grado di coinvolgere in modo maggiore le piccole e micro imprese al fianco delle medie e grandi imprese che già internazionalizzato.
  L'export è vitale per l'Italia, aumentare la base di imprese esportatrici significa imprimere maggiore crescita e sviluppo al Paese. Vogliamo che l'Agenzia ICE sia sempre più al servizio del Sistema Italia e della politica economica e commerciale estera della nostra Nazione.
  Io avrei finito, grazie mille.

  PRESIDENTE. Grazie a lei presidente e scusi ancora per l'interruzione. Le chiedo se il documento che ci ha letto ce lo può anche trasmettere, in modo tale che possa rimanere agli atti della Commissione, e do la parola al presidente Gusmeroli.

  ALBERTO LUIGI GUSMEROLI(intervento da remoto). Sarò ultrarapido.
  Buongiorno, mi scuso per non essere presente. Volevo chiederle, è emerso durante i lavori di queste audizioni l'interesse, in qualche modo, a spingere sui mercati esteri, ma soprattutto nei Paesi, una sinergia con ambasciate e consolati all'estero. Volevo capire se questo lavoro sinergico esista già, se è ritenuto qualcosa da spingere, se non avviene, o da migliorare se avviene.

  MATTEO ZOPPAS, presidente di ICE – Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane. Grazie presidente Gusmeroli.
  Le confermo che esiste già una collaborazione stretta, perché durante ogni iniziativa e ogni missione, anche nell'approntamentoPag. 12 dei lavori che avvengono per le varie missioni, c'è un collegamento diretto e un dialogo diretto sia tra la sede centrale di Roma e i funzionari del MAECI; così come anche nei lavori che vengono portati a destinazione, noi abbiamo i nostri satelliti, che sono i nostri direttori dell'ICE delle varie città remote, che si interfacciano con le ambasciate locali per portare lo sviluppo delle attività economiche locali di concerto con le ambasciate. Poi, io sono arrivato da poco, probabilmente il direttore generale vuole aggiungere qualcosa.

  ROBERTO LUONGO, direttore generale di ICE – Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane. Buongiorno a tutti.
  Voglio solo aggiungere che questa collaborazione è per legge, perché l'ICE è vigilata dal Ministero degli affari esteri sin dal 2019, e quindi questo è il cambio che è stato dato già nel recentissimo passato. Quindi tutto quello che avviene di coordinamento è già scritto per legge ed è già messo in opera da almeno tre anni.

  PRESIDENTE. Grazie presidente e grazie direttore. Aspettiamo il vostro contributo e al piacere di vedervi in presenza quanto prima. Buon lavoro.
  Non essendoci richieste di intervento, ringrazio i rappresentanti di ICE – Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane intervenuti per l'esauriente esposizione e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti dell'Istituto nazionale di statistica (ISTAT).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione di rappresentanti dell'Istituto nazionale di statistica (ISTAT) nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul made in Italy: valorizzazione e sviluppo dell'impresa italiana nei suoi diversi ambiti produttivi.
  Invito chi interviene a volerlo fare sinteticamente, in modo da lasciare più spazio possibile alle domande dei commissari, riservando gli ulteriori approfondimenti ad un eventuale contributo scritto che verrà volentieri acquisito ai lavori della Commissione.
  Do la parola a Fabio Massimo Rapiti, direttore della Direzione centrale per le statistiche economiche, ricordando che il tempo complessivo a disposizione per l'intervento è di circa dieci minuti. Grazie.

  FABIO MASSIMO RAPITI, direttore della Direzione centrale per le statistiche economiche. Buon pomeriggio a tutti. Vi ringraziamo di averci consultato, ringrazio il presidente e tutti i deputati, vi porto anche il saluto del presidente dell'Istat Blangiardo.
  Abbiamo inviato un documento abbastanza approfondito anche con degli allegati, in questa presentazione (per tutti i richiami alle slide della presentazione vedi allegato 2) io vi darò una sintesi del quadro conoscitivo statistico descrittivo sul fenomeno in esame, che ha tanti risvolti e quindi è anche difficile sintetizzare il contributo che abbiamo dato. Sinteticamente accennerò al commercio estero in Italia nell'ultimo anno, perché è un elemento molto importante per capire come vanno i settori del made in Italy; ma anche un'evoluzione un po' più di lungo periodo negli scambi commerciali, proprio in riferimento alle attività più tradizionalmente legate al made in Italy.
  Poi vi do alcune indicazioni molto recenti sulla solidità del sistema produttivo e sulle strategie adottate dalle entità economiche, perché abbiamo fatto un'indagine recentissima tra dicembre e gennaio, quindi questo è un elemento interessante di valutazione.
  E poi, infine, affronteremo il tema del comparto turistico, che come sapete meglio di me è fondamentale per l'Italia.
  Quindi partiamo dal commercio estero dell'ultimo anno. L'anno 2022 è stato un anno in cui gli interscambi commerciali sono stati caratterizzati da una dinamica inflazionistica molto forte, che ha determinato una divaricazione tra flussi di import ed export e anche tra gli andamenti in valore e in volume. Per cui l'incremento medio dell'import per l'intero 2022 è stato Pag. 13del più 36,5 per cento, che è il più elevato dagli anni successivi al primo shock petrolifero, ovviamente parliamo – ribadisco – in valore; mentre per quanto riguarda la crescita dell'export è soltanto più 19,9 per cento. Ma questa forte vivacità nell'interscambio in valore è stata determinata appunto dal rialzo dei prezzi, soprattutto quelli energetici; gli incrementi in volume sono stati sostanzialmente nulli.
  È importante vedere l'eterogeneità che c'è, però, sui mercati di sbocco e di destinazione: le esportazioni in volume hanno segnato una contrazione leggera verso Francia e Germania, invece ci sono state cadute dei volumi molto importanti esportati verso la Cina o verso la Russia. Invece, questo è un aspetto molto importante da sottolineare, c'è una variazione molto positiva delle quantità di beni e servizi esportati verso gli Stati Uniti.
  Quindi andiamo a guardare un po' meglio i settori che ci interessano.
  Per quanto riguarda le produzioni più tradizionalmente legate al made in Italy, nel 2022 è continuata l'espansione del comparto alimentare, che ormai cresce da tre anni, e si è confermata anche una certa crescita dell'export per l'abbigliamento. Ma se guardiamo in un confronto triennale, in termini di volume rispetto alla fase pre-pandemica, rispetto al 2019 osserviamo che alcuni comparti hanno volumi molto più alti: il settore degli altri mezzi di trasporto, più 24,9 per cento; gli alimentari come abbiamo detto, più 12,2 per cento; l'elettronica, i mobili, la chimica e la farmaceutica. Mentre ci sono settori che rimangono molto al di sotto dei volumi del 2019: e sono l'abbigliamento, che poi è un tradizionale settore made in Italy, con meno 11 per cento; gomma e plastica, meno 11 per cento; macchinari, meno il 10 per cento. Ma anche altri settori come il tessile, che anche questo caratterizza il made in Italy, meno 6,3 per cento; il comparto della pelle, meno 4,3 per cento; e anche gli autoveicoli, meno 7,3 per cento.
  Tra i principali partner commerciali dell'Italia, la Germania, la Francia e gli Stati Uniti rappresentano destinazioni importanti per i prodotti tipici del made in Italy. Non entro in dettaglio sulla Germania e sulla Francia, ma sottolineo solo che in generale il mercato degli Stati Uniti ha guadagnato molta rilevanza come principale destinazione in quasi tutti i settori della manifattura, eccetto per le bevande, dove aveva comunque una certa rilevanza già in precedenza, gli altri mezzi di trasporto e la farmaceutica. Mentre la Germania e la Francia, al contrario, vedono ridursi la propria quota di export in diversi settori, tra cui la farmaceutica e l'elettronica.
  Ma se diamo uno sguardo un po' più di lungo periodo, vediamo che gli scambi internazionali nel settore soprattutto del made in Italy (quindi consideriamo gli agroalimentari, il tessile, l'abbigliamento, la pelletteria, l'arredamento, i prodotti della lavorazione e dei minerali non metalliferi, che includono piastrelle ed altro), nell'ultimo ventennio sono cresciuti negli scambi internazionali, insieme al commercio mondiale, con un'incidenza intorno al 20 per cento. Tuttavia, tra il 2002 e il 2021, la quota dell'Italia sulle vendite mondiali, per questo aggregato che abbiamo definito prima, è diminuita dal 6,5 al 4 per cento. Ma questo è un fenomeno in parte inevitabile, perché nel complesso si tratta di prodotti caratterizzati da un livello tecnologico relativamente modesto e quindi maggiormente esposti alla competizione da parte delle economie emergenti, almeno per le produzioni di fascia bassa e di qualche altro Paese avanzato come la Spagna, in quelle di gamma medio-alta. Inoltre le imprese italiane più grandi hanno delocalizzato parte della produzione, che spesso è rivenduta direttamente, non viene quindi più registrata nel commercio estero del nostro Paese. Ma dopo il 2015, d'altra parte, l'evoluzione della capacità competitiva delle imprese italiane è migliorata e, come abbiamo già detto, soprattutto si è osservato un consistente rafforzamento del comparto agroalimentare.
  Passiamo a quell'indagine che vi dicevo sulla solidità del sistema delle imprese e le strategie di reazione. Questa è un'indagine che è affiancata a quella della fiducia delle imprese, che viene fatta mensilmente, ed è Pag. 14stata fatta tra dicembre 2022 e gennaio 2023. Possiamo dire che a fine 2022 le imprese italiane non intravedevano seri rischi operativi, a breve termine, per la propria attività: il 50,2 delle imprese manifatturiere e il 58,9 per cento di quelle dei servizi si dichiarava solido.
  Questo è importante, perché noi avevamo fatto un'indagine analoga a fine del 2021 e c'è un forte miglioramento di questa solidità. Nel dicembre 2021 il 16,2 delle unità manifatturiere e il 23,2 per cento dei servizi si dichiaravano parzialmente o seriamente a rischio, invece tali percentuali a fine 2022 sono scese del 10 per cento in entrambi i comparti, quindi c'è una situazione complessiva di gran lunga migliore dell'anno scorso.
  Tutto ciò dipende ovviamente anche dalla dimensione d'impresa, le imprese più piccole hanno più difficoltà, c'è una maggiore debolezza delle imprese di dimensioni minori; e tra i settori con una maggiore quota di imprese solide troviamo, invece, quelli degli altri mezzi di trasporto, della chimica, della farmaceutica, dell'elettronica, delle apparecchiature elettriche.
  Sempre in questa indagine abbiamo esplorato le modalità di reazione adottate dalle imprese manifatturiere per fronteggiare il doppio shock che c'è stato, prima quello sui costi di approvvigionamento dei prodotti intermedi, che hanno colpito tante catene del valore, e gli shock sui prezzi dei beni energetici, che ha caratterizzato proprio il 2022.
  Abbiamo osservato che l'aumento dei prezzi di vendita è la reazione più frequente a fronte di entrambi gli shock, è stata indicata da oltre il 60 per cento delle unità, anche se le grandi imprese sembrano aver privilegiato una strategia più complessa, che non ha fatto ricorso solo all'aumento dei prezzi, ma anche alla rinegoziazione o alla modifica dei contratti di fornitura.
  Ovviamente, per entrambi gli shock di cui parlavamo prima, circa un'impresa su due ha dichiarato di aver dovuto affrontare anche delle riduzioni dei margini di profitto, con valori un po' più contenuti per le imprese più grandi.
  C'è da sottolineare che una delle reazioni all'aumento dei prezzi dei beni energetici è stata anche il ricorso all'autoproduzione di elettricità: il 23,4 per cento tra le imprese manifatturiere ha dichiarato questo.

  PRESIDENTE. Dottore, mi scusi ma siamo verso i dieci minuti.

  FABIO MASSIMO RAPITI, direttore della Direzione centrale per le statistiche economiche. Allora vado a concludere con qualche considerazione generale. Io vi cito soltanto – come c'era anche nel vostro report introduttivo –, che noi produciamo un rapporto sulla competitività dei settori produttivi, uscirà il 4 aprile. Questi report danno un contributo abbastanza approfondito proprio su questi settori, quindi ci sono tante informazioni strutturali che noi troviamo sulla dimensione d'impresa o sulla debolezza della digitalizzazione, del capitale umano e dell'innovazione, che sono i temi che spesso approfondiamo; ma anche sulla maggiore resilienza delle imprese che esportano, a prescindere tra l'altro dalla dimensione. Quindi vi invitiamo a vedere anche i contributi che daremo nel rapporto di competitività che uscirà i primi di aprile.
  Un'altra cosa che è importante citare, è che noi stiamo facendo la rilevazione multiscopo nel quadro del censimento permanente delle imprese. Questa rilevazione si pone proprio a confronto con la rilevazione precedente fatta nel 2019, quindi esattamente in fase pre-pandemica, e potremo approfondire tantissimi temi strategici per le imprese, soprattutto sulle strategie e sui comportamenti, quindi è uno strumento molto importante. Se ho ancora un minuto posso dire ancora un paio di cose sul turismo, però forse non c'è più tempo, ditemi voi.

  PRESIDENTE. Scusi dottore, dipende se ci sono dei colleghi che vogliono intervenire. Nessuno vuole intervenire, quindi ha a disposizione qualche minuto sul turismo. Grazie.

  FABIO MASSIMO RAPITI, direttore della Direzione centrale per le statistiche economichePag. 15. Come già sapete il turismo è importantissimo, anche se ha subìto negli ultimi anni un po' di calo rispetto ai concorrenti internazionali e la caduta della pandemia è stata drammatica. Questo settore ha saputo reagire bene, secondo i dati provvisori relativi al 2022 le presenze sono aumentate del 37 per cento, grazie soprattutto al recupero della componente che chiamiamo il turismo inbound, cioè la componente di clienti non residenti, che è cresciuta molto; mentre la componente di domanda nazionale è ancora debole, infatti si registra ancora un numero di presenze inferiore a quello osservato nel 2019 (di circa 40 milioni di unità). In confronto con gli altri Paesi l'Italia comunque risulta il quarto Paese per numero di presenze, dopo Spagna Francia e Germania.
  L'ultima cosa importante che vi volevo dire è che l'Istat sta cercando una definizione e una classificazione volta a rappresentare la connotazione territoriale del fenomeno turistico italiano, cioè una declinazione del made in Italy turistico, attraverso quello che abbiamo chiamato brand turistici territoriali: cioè sono corrispondenti a luoghi caratterizzati da un contesto turistico tipico riconoscibile anche all'immaginario collettivo, caratterizzati e omogenei. Abbiamo fatto 21 brand turistici, e queste sono effettivamente delle aree dove le performance anche degli ultimi anni sono ben al di sopra della media nazionale: parliamo di aree come il Salento, il Gargano, la Maremma toscana e laziale, ma anche altri brand turistici come le Langhe, la riviera romagnola, i laghi di Garda, il lago Maggiore e la Versilia.
  Anche soltanto classificare e contestualizzare meglio queste informazioni può aiutare i policy maker a orientare le decisioni per una politica del turismo che vada a diversificare, a dare un maggiore equilibrio, a evitare da un lato il fenomeno dell'overtourism e allo stesso tempo però rafforzare quei segmenti che hanno bisogno di un supporto.
  Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Ringrazio il rappresentante dell'Istituto nazionale di statistica (ISTAT) intervenuto per l'esauriente esposizione. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal rappresentante di ISTAT (vedi allegato 2) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Rete Fondazioni ITS Italia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione di rappresentanti di Rete Fondazioni ITS Italia nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul made in Italy: valorizzazione e sviluppo dell'impresa italiana nei suoi diversi ambiti produttivi.
  Invito chi interviene a volerlo fare sinteticamente, in modo da lasciare più spazio possibile alle domande dei commissari, riservando gli ulteriori approfondimenti ad un eventuale contributo scritto che verrà volentieri acquisito ai lavori della Commissione.
  Do la parola a Guido Torrielli, presidente di Rete Fondazioni ITS Italia, e a Alessandro Mele vicepresidente di Rete Fondazioni ITS Italia, ricordando che il tempo complessivo a disposizione per l'intervento è di circa dieci minuti. Grazie.

  GUIDO TORRIELLI, presidente di Rete Fondazioni ITS Italia. Ringrazio la Commissione per averci invitati a dire quello che noi possiamo fare, il nostro contributo per valorizzare il made in Italy attraverso le nostre fondazioni, che sono gli istituti tecnologici superiori. Però, siccome il vicepresidente Alessandro Mele è anche il rappresentante della filiera del turismo, quindi un punto importante del made in Italy, anche se noi consideriamo tutte le filiere ormai made in Italy, darei la parola immediatamente al dottor Alessandro Mele perché vi possa illustrare quello che è il nostro pensiero, ringraziando ancora tutti e rimanendo a disposizione per eventuali domande.

  PRESIDENTE. Prego vicepresidente Mele.

  ALESSANDRO MELE, vicepresidente di Rete Fondazioni ITS Italia. Grazie presidente.Pag. 16 Un saluto a tutti. Abbiamo accolto con particolare favore l'invito, poiché noi stiamo lavorando da anni sul tema del made in Italy.
  Il made in Italy evidentemente per noi italiani è un fattore culturale, la biodiversità delle imprese italiane è frutto di una cultura. Occorre quindi coltivare l'origine di questa diversità, cioè investire sulla formazione, sui giovani.
  Noi come Paese, malgrado la straordinaria performance e la straordinaria vitalità economica del nostro sistema, scontiamo una carenza cronica di tecnici specializzati, malgrado il nostro Paese sia la seconda manifattura d'Europa. Da decenni soffriamo questa carenza di tecnici specializzati, a fronte di una disoccupazione giovanile che tra i 15 e i 24 anni, nelle diverse aree d'Italia, oscilla tra il 20 e il 40 per cento (39,8 per cento), tra i 18 e i 29 anni scende un po' la percentuale ma rimane su dati allarmanti, cioè tra il 12 e il 32 per cento. Questa è la fonte Istat del febbraio 2023, quindi un dato assolutamente recente.
  Abbiamo inoltre una contrazione, nello scorso anno, di 600 mila persone in età lavorativa a causa del nostro inverno demografico, altro grave problema che assilla il Paese.
  C'è una mancanza di competenze strutturali, a fronte di una vivacità culturale straordinaria del nostro Paese, e gli ITS costituiscono storicamente, negli ultimi dodici anni, da quando sono nati e stanno operando, la risposta alla carenza grave di tecnici specializzati e la risposta alla disoccupazione giovanile: 80 per cento di occupazione post-diploma, quindi un risultato assolutamente straordinario.
  Da dove nasce lo straordinario contributo che questo sistema degli Istituti tecnici superiori, ora tecnologici superiori, dà al sistema del made in Italy?
  Come diceva il presidente, noi nasciamo made in Italy, cioè stiamo cercando di tradurre dal punto di vista formativo quella cultura capace di creare bellezza, che è la tradizione del nostro Paese.
  La novità del sistema della formazione degli ITS, il sistema terziario professionalizzante: negli ultimi 60/70 anni il Paese ha sempre cercato di far partire delle esperienze analoghe, ma sono sempre naufragate. La differenza è che le 128 fondazioni articolate sulle undici principali filiere del nostro sistema, che poi operano trasversalmente, sono delle realtà fortemente collocate all'interno dei distretti economici, ma con una vocazione globale. Noi diciamo che sono delle realtà glocal, ma soprattutto nascono come sistema integrato tra le imprese e il mondo dell'educazione.
  È una delle strane anomalie italiane, il sistema educativo è sempre stato molto distante dalle attività produttive, dalle imprese, creando quasi un muro tra questi due mondi: il sistema delle Fondazioni ITS rompe questo muro e nasce in modo integrato, perché le Fondazioni geneticamente devono avere al loro interno delle imprese che svolgono un ruolo da protagonista. Il 65 per cento dei nostri docenti arriva dal mondo del lavoro, e così l'analisi dei bisogni, la progettazione dei curriculum, dei percorsi, gli stage, i placement sono gestiti interamente, geneticamente, in modo originario con il sistema delle imprese insieme al sistema del mondo della formazione.
  Questa specificità ci sta traghettando verso delle esperienze straordinariamente significative. Una delle caratteristiche molto forti e molto potenti di questo sistema è la flessibilità, cioè la capacità di dare risposte al mondo delle imprese, alla necessità e alle spinte dell'internazionalizzazione e della digitalizzazione, della transizione ecologica, sta andando nella direzione di essere una risposta molto efficace – come dicevo l'occupazione ha dei risultati assolutamente straordinari – e verso la creazione di un sistema formativo del made in Italy.
  Noi abbiamo proprio una esperienza, anche nel confronto internazionale, di straordinario successo dal punto di vista del sistema formativo stesso del made in Italy. Abbiamo da una parte un recupero della tradizione manifatturiera italiana e dei servizi di qualità, penso anche ai servizi del turismo (il presidente ricordava questo mio impegno sulla filiera del turismo), che sta dando delle risposte straordinarie anche su figure professionali di filiera, figure multiregionali,Pag. 17 sta creando una capacità di risposta alla velocissima trasformazione del sistema economico particolarmente flessibile e particolarmente efficace.
  Dobbiamo inoltre lavorare, e lo stiamo facendo, sui passaggi generazionali. Il nostro sistema straordinario delle piccole e medie imprese in molti settori – lo starete sicuramente discutendo – sta affrontando il problema del passaggio generazionale. Un passaggio molto difficile, anche culturalmente, e questo sicuramente legato da una parte alla sfida delle competenze ma dall'altra anche (diciamo noi) alla risignificazione dell'attrattività delle professioni.
  Faccio solo questo esempio. Ho ricevuto di recente una graditissima visita degli imprenditori edili, preoccupati di dare un futuro alle loro imprese, e uno di loro mi dice: «certo che se mio figlio dicesse: “voglio fare la scuola edile”, io risponderei: “ma vai a studiare”». Ecco, questo credo sia uno dei grandi vulnus del nostro sistema delle professioni, del nostro sistema economico, che deve ritrovare la dignità del lavoro, la maestria del lavoro, e questo è uno dei compiti straordinari. Allora io ho fatto questo esempio, permettetemi questo esempio locale: noi siamo a Como, io sono stato in giro in Europa e ho trovato delle città straordinarie costruite dai Magistri Comacini, allora a queste famiglie non dobbiamo proporre di fare il muratore, ma di rifondare l'esperienza dei Magistri Comacini, cioè quei maestri capaci di insegnare al mondo, attraverso la loro abilità e attraverso la loro maestria, la bellezza, creare la bellezza e condividere con il mondo questa capacità. Ecco, gli ITS possono e devono reinterpretare e risignificare anche la attrattività delle nostre professioni.
  Noi siamo pronti, lo stiamo facendo, abbiamo bisogno di voi. Questa è l'ultima cosa che vorremmo condividere, proporvi una facile soluzione, perché va bene condividere numeri ricerche e attività, ma vogliamo lasciarvi anche un'ipotesi di lavoro molto concreta, che può avere un impatto sul made in Italy nel breve e medio periodo.
  Il PNRR ha stanziato un miliardo e mezzo per gli ITS. Sono fermi da due anni e mezzo, sono bloccati senza nessun motivo. Abbiamo già bruciato il 50 per cento del tempo disponibile del Piano di intervento, un Piano di emergenza che rimane fermo due anni, inspiegabilmente.
  Oggi abbiamo un decreto, che è stato partorito dopo nove mesi, di 500 milioni per dei laboratori e mancano le linee di attuazione. Noi abbiamo chiesto i campus, cioè le sedi, i luoghi dove realizzare i nostri progetti di formazione, e ci è stato risposto che ci daranno delle attrezzature, che probabilmente dovremo installare per strada!
  Abbiamo ancora un miliardo da programmare, noi chiediamo alla politica, visto che la burocrazia blocca le intenzioni della politica, le ottime politiche decise dal Parlamento e dal Governo, si infrangono sulla burocrazia. Noi chiediamo alla politica di fare la politica e di rendere efficaci ed effettive le scelte politiche che vengono prese, e non rimanere prigioniere della burocrazia.
  Un'ultima richiesta, oltre alla programmazione di questo miliardo. Auspicabilmente speriamo di avere un'interlocuzione politica adeguata e sufficiente, per sbloccare una misura concreta, un miliardo e mezzo per il made in Italy pronti e via da spendere; vorremmo lavorare con il Parlamento a un provvedimento che possa stabilizzare la crescita creata dal PNRR. È un sistema che risponde al made in Italy, è un sistema che dà risposte concrete ai nostri giovani e alle nostre imprese, la crescita di questi due anni e mezzo rimanenti avrà bisogno, poi, da questo Parlamento di una decisione coraggiosa di stabilizzazione, con un adeguamento del fondo di dotazione che permetta di mantenere questi livelli formativi.
  Io vi ringrazio, non solo per l'invito ma anche per il lavoro che state facendo, che riteniamo molto importante e prezioso.

  PRESIDENTE. Grazie vicepresidente. Invito l'onorevole Cavo, che ha fatto richiesta di intervenire, a prendere la parola.

  ILARIA CAVO(intervento da remoto). Grazie presidente, grazie a tutti.
  La relazione è stata molto chiara, sul valore dell'ITS credo che tutti concordiamo.Pag. 18 Ho una domanda più tecnica, perché aveva parlato di fondi che non sono ancora sostanzialmente arrivati al sistema ITS, nonostante però i criteri per il riparto di questi fondi siano stati sostanzialmente approvati. Quindi volevo di capire di quale segmento di fondi stiamo parlando del PNRR, condividendo sicuramente la necessità di mantenere, dare continuità e stabilità a tutto il sistema, perché è un sistema importantissimo.
  Mi scuso anche per non essere in presenza oggi, ma è dovuto proprio al fatto che a Genova c'era un importante convegno anche su questo tema dell'ITS.
  Ovviamente stiamo parlando di made in Italy e quindi siete stati chiamati perché la vocazione è quella di formare anche delle figure professionali che servono al made in Italy chiaramente.
  Ravvisate delle carenze, l'esigenza di un'implementazione in alcune aree tematiche dell'ITS o l'offerta di cui ci avete raccontato, il numero di ITS è un numero sufficiente per soddisfare l'esigenza che hanno le aziende del made in Italy.
  L'altro tema è come fare a fare le classi, come riuscire a convincere gli studenti, poi queste sono figure importanti e quindi cambiare tutti insieme la cultura e fare diventare la formazione tecnico-professionale qualche cosa di importante e chiaramente di appeal per i ragazzi. Ma ravvisate la necessità di aumentare gli indirizzi, c'è qualche cosa dove si può lavorare di più o è sufficiente quello che in questo momento il nostro Paese ha in campo?

  PRESIDENTE. Grazie. Prego presidente.

  GUIDO TORRIELLI, presidente di Rete Fondazioni ITS Italia. Ringrazio l'onorevole Cavo per questa domanda.
  Noi proprio domani saremo a Roma al Ministero a rinnovare le nostre richieste per le linee guida, che necessitano per poi poter spendere questi soldi. Perché in questo momento i finanziamenti sono stati distribuiti, secondo una certa logica, per i 500 milioni di cui dicevamo prima, però devono arrivare le linee guida, che noi pensiamo possano essere in qualche caso un pochettino un po' rigide dal punto di vista poi dell'applicazione, quindi tempi lunghi, e noi abbiamo la necessità di rendicontare entro una certa data.
  Dal punto di vista delle aree tecnologiche, noi abbiamo sostenuto al Ministero che le aree tecnologiche sono quelle che oggi vorremmo chiamare tutti made in Italy, e penso alla moda, penso all'agroalimentare, settori nei quali noi siamo veramente visti da tutto il mondo come i migliori in assoluto, per poter avere dei ragazzi che rispondono immediatamente a quelle che sono le innovazioni tecnologiche, perché coi nostri corsi possiamo portare i ragazzi a conoscere tutte quelle che sono le esigenze delle imprese. Le imprese partecipano alla progettazione e partecipano alla formazione, pertanto noi rispondiamo a quella che è l'esigenza dell'impresa: quindi il made in Italy con l'ITS può avere un incremento importante.
  Come diceva il vicepresidente Mele noi adesso vi faremo avere anche un documento, che riteniamo importante per poter dimostrare qual è la nostra partecipazione, quale può essere ovviamente se le linee guida e i finanziamenti del miliardo che ci mancano sono percorribili; altrimenti ci ricondurremo nel nostro spazio ristretto, ma sarebbe una perdita folle per il made in Italy e per tutto il sistema produttivo italiano.
  Quando incontreremo voi come Commissione, chiederemo eventualmente delle ulteriori audizioni, vi rappresenteremo le nostre problematiche, ma soprattutto le nostre idee di come poter procedere verso una risoluzione dei problemi che dicevamo prima. Grazie.

  PRESIDENTE. Non essendoci richieste di intervento, ringrazio i rappresentanti di Rete Fondazioni ITS Italia intervenuti per l'esauriente esposizione e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di World design organization (WDO).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Pag. 19Regolamento, l'audizione di rappresentanti di World design organization (WDO) nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul made in Italy: valorizzazione e sviluppo dell'impresa italiana nei suoi diversi ambiti produttivi.
  Invito chi interviene a volerlo fare sinteticamente, in modo da lasciare più spazio possibile alle domande dei commissari, riservando gli ulteriori approfondimenti ad un eventuale contributo scritto che verrà volentieri acquisito ai lavori della Commissione.
  Do la parola a Luisa Bocchietto, senator and past president di World design organization (WDO), ricordando che il tempo complessivo a disposizione per l'intervento è di circa dieci minuti. Grazie.

  LUISA BOCCHIETTO, senator and past president di World design organization (WDO). Buongiorno. Vi ho mandato il documento che riassume quello che dirò ora (vedi allegato 3). Sostanzialmente, per ciò che riguarda il design, il mio ruolo, che è stato quello di promuovere per quindici anni, prima a livello regionale, poi nazionale e poi internazionale il design, intendo metterlo a vostra disposizione per le iniziative che crederete di attuare.
  In Italia siamo per certi versi vittima del nostro successo, perché negli ultimi anni, grazie al successo del made in Italy, del Salone del mobile e del design italiano in generale, rispetto ad altri Paesi nel mondo che stanno investendo notevoli risorse, stiamo vivendo un po' di rendita. Quindi mi permetto di sottolineare questo fatto, perché è importante per il futuro della nostra economia.
  Negli anni il design in Italia si è sviluppato grazie all'imprenditoria privata, perché, a differenza di altri Paesi, dopo il dopoguerra e con il boom economico gli architetti in Italia non riuscivano a partecipare al mondo della ricostruzione, e quindi da un disagio che c'era in quel momento ne è nata una grande opportunità, si sono alleati con gli imprenditori e hanno dato vita al design italiano. Hanno seguito una strada privata che ha funzionato benissimo, perché hanno saputo coinvolgere anche designer stranieri e quindi hanno esportato, ma lo hanno fatto in modo un po' autonomo e indipendentemente dalle istituzioni. Questo ha funzionato molto bene e ci ha garantito di ottenere quella posizione che ci viene riconosciuta oggi nel mondo, ma al momento attuale questo meccanismo rischia di andare in crisi. Perché gli altri Paesi, che hanno meno retroterra di noi su questo argomento stanno investendo cifre considerevoli, quindi noi rischiamo di agire in ordine sparso.
  L'esperienza che ho avuto è stata quella di organizzare diverse iniziative e di avere modo di confrontarmi di volta in volta con il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero dei beni culturali o il Ministero degli affari esteri, senza che ci fosse un piano comune tra tutte queste istituzioni. Questo porta a perdere delle occasioni ed è anche molto dispersivo in termini di energie, sia per le istituzioni sia per chi collabora con esse. Quindi una delle proposte che intendo farvi è di avere un piano molto preciso di azione, anche pluriennale, che cerchi di coordinare in modo trasversale le iniziative dei vari Ministeri, che altrimenti seguono delle opportunità momentanee o temporanee, si attivano a supporto delle regioni o dell'internazionalizzazione e dell'esportazione. Se invece ci fosse un piano condiviso, prestabilito e definito credo che si potrebbero risparmiare molte risorse.
  L'altro aspetto è che i diversi settori (la moda, il design e il cibo) viaggiano su compartimenti separati: questo in altri Paesi non avviene, ci sono delle pianificazioni strategiche. E forse in Italia, anche se siamo abituati a ragionare per settori diversi e questo ci permette molta creatività e molta libertà, vista la ristrettezza sempre più delle risorse a disposizione, ci converrebbe invece avere una sinergia tra questi tre diversi settori.
  Il design sta cambiando, nel mondo sta cambiando più velocemente che in Italia, perché rimaniamo un po' legati all'idea di begli oggetti – che siano mobili, automobili, imbarcazioni, lampade –, mentre nel mondo intero si è ormai affermato da tempo e con grande forza l'idea che il design si occupi anche di cose più immateriali come i processi e i servizi. Tutto questo apre delle Pag. 20grandissime possibilità di lavoro per i giovani e per le imprese, e anche per le istituzioni, perché il tradizionale rapporto designer-impresa si sta via via sostituendo con il rapporto designer-istituzioni, proprio per fare dei progetti strategici.
  E poi, infine, il design è nato sul rapporto forma-funzione, sul corretto rapporto tra queste due componenti, che sono poi stati i criteri a lungo tempo della qualità e del buon design, e oggi si inserisce il criterio della sostenibilità. Che non è un trend passeggero, come qualcuno anche nel mondo del design intende considerare, ma invece è un impegno etico imprescindibile che tutti noi abbiamo, tutti quelli che lavorano in questo settore, che siano le scuole, i professionisti, le imprese per garantire un mondo migliore.
  Quindi l'ultima proposta che io faccio è quella di aprire questa visione al design a tutto campo, collaborare con gli altri settori come la moda e il design facendo dei progetti che li coinvolgano; e una proposta per tutte potrebbe essere quella di iniziare da un premio sulla sostenibilità, che veda coinvolti i tre settori e che potrebbe ottenere (perché questo è già stato verificato da parte mia) l'appoggio dell'Organizzazione mondiale del design. Potrebbe essere un percorso di esempio anche per tutta Europa, e sarebbe molto utile per portare su un palcoscenico internazionale i migliori lavori realizzati dalle imprese e dai progettisti.
  Io resto ovviamente a vostra disposizione per tutto quello che potrò fare per proseguire in queste iniziative e vi auguro buon lavoro.

  PRESIDENTE. Grazie dottoressa Bocchietto, anche per la sintesi, che è una caratteristica femminile particolarmente spiccata, come possiamo vedere anche in queste audizioni.
  Non essendoci richieste di intervento, ringrazio la rappresentante di World design organization (WDO) intervenuta per l'esauriente esposizione. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dalla rappresentante di World design organization (WDO) (vedi allegato 3) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti del Sindacato italiano balneari (SIB).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione di rappresentanti del Sindacato italiano balneari (SIB) nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul made in Italy: valorizzazione e sviluppo dell'impresa italiana nei suoi diversi ambiti produttivi.
  Invito chi interviene a volerlo fare sinteticamente, in modo da lasciare più spazio possibile alle domande dei commissari, riservando gli ulteriori approfondimenti ad un eventuale contributo scritto che verrà volentieri acquisito ai lavori della Commissione.
  Do la parola a Tonino Capacchione, presidente nazionale del sindacato italiano balneari, ricordando che il tempo complessivo a disposizione per l'intervento è di circa dieci minuti. Grazie.

  TONINO CAPACCHIONE, presidente nazionale del sindacato italiano balneari. Grazie a lei presidente, grazie per avermi invitato.
  La questione balneare è all'ordine del giorno, ma è all'ordine del giorno da 13 anni: quattro legislature, sette governi. Ecco perché noi riteniamo che questa questione non possa essere strumentalizzata da nessuno contro nessuno.
  I balneari si sentono criminalizzati dal dibattito anche di queste giornate e di queste settimane. Si diffondono diverse falsità. La questione balneare come obbligo del PNRR. Un mese fa persino la portavoce della Commissione europea è intervenuta per dire che la questione delle concessioni balneari non rientra fra gli obblighi del PNRR. Eppure si continua a sbandierare questa falsità.
  Guadagni enormi, 15 miliardi di guadagni a fronte di 100 milioni di esborso. Anche questa è una colossale falsità. Ma devo dire purtroppo che queste falsità sono Pag. 21diventate anche corpo di provvedimenti giurisdizionali. Quando persino il Consiglio di Stato arriva a dire 15 miliardi perché lo dice Nomisma! Quando invece Nomisma chiarisce che i 15 miliardi si riferiscono al fatturato delle comunità balneari, non dei balneari, quindi delle utilità economiche che ricavano le comunità, quindi parlo delle città di Rimini o persino di Roma, a opera della balneazione attrezzata.
  Quindi grandi falsità su un problema che è serio, perché riguarda migliaia e migliaia di famiglie di lavoratori autonomi, perché la concessione demaniale per la quasi totalità dei balneari è l'occasione di lavoro. Dai dati che sono stati diffusi, giusto 15 giorni fa, si evince che il 74 per cento delle concessioni demaniali marittime a uso turistico ricreativo è inferiore a 3 mila metri quadrati. Quindi stiamo parlando di lavoratori autonomi che rischiano di perdere il lavoro e il frutto del loro lavoro.
  L'unico torto dei balneari italiani è stato quello di confidare nelle leggi dello Stato. Il modello giuridico scelto dal nostro Paese per costruire la balneazione attrezzata italiana è stato quello di una concessione brevissima, stagionale. Nessuno avrebbe scelto di fare questo lavoro se al termine della stagione non ci fosse una garanzia per il rinnovo della concessione.
  Che cosa ha detto in particolare lo Stato italiano? Io ti do questo pezzetto di terra affinché tu lo utilizzi per il lavoro tuo e magari della tua famiglia, devi pagare tutto quello che io ti dico, devi fare tutto quello che io Stato italiano ti dico, anche in termini di sicurezza, soprattutto in termini di sicurezza alla balneazione. Se ti comporti bene ti rinnovo la concessione, se invece ti comporti male te la tolgo.
  Le cause di revoca e di decadenza del codice di navigazione sono così ampie che in qualsiasi momento può venir meno l'azienda balneare.
  Questo è il modello normativo, unico, italiano, perché altrove si è invece utilizzata una concessione di lunga scadenza (pensiamo al Portogallo, pensiamo alla Spagna): ma in altri Paesi non si è sviluppato questo fenomeno come si è sviluppato in Italia, da nessuna parte del mondo si trova la quantità e la qualità dei servizi offerti dai balneari italiani.
  Un fenomeno che è sorto – pensi presidente – nel 1780. Il primo stabilimento balneare italiano è del 1780 a Livorno, i Bagni Baretti di Livorno. Si è diffuso nell'Ottocento grazie ai medici, per ragioni salutistiche, per combattere l'allora mal del secolo, la tubercolosi. E quindi è stata una scelta lungimirante dello Stato italiano.
  In qualsiasi settore l'antichità di un'azienda costituisce un valore, da noi viene criminalizzata.
  Allora noi invochiamo una discussione seria, serena, soprattutto scevra di falsità e dal tentativo di individuare un facile nemico su cui scaricare la rabbia sociale, così come noi riteniamo che sia avvenuto troppo spesso in questi 13 anni.
  Anche accogliendo l'appello recente e autorevole del Presidente della Repubblica, noi ci auguriamo che si ponga mano finalmente a quella riforma, sempre annunciata, da tutti annunciata in questi 13 anni, e mai effettuata. Una riforma del settore che tuteli, a nostro avviso, le aziende attualmente operanti, quelle che hanno confidato nelle leggi dello Stato; e che costituisca, come giustamente ha richiamato il Presidente della Repubblica, un giusto equilibrio, un corretto equilibrio tra le esigenze della concorrenza e la tutela dei diritti (il diritto al lavoro, il diritto alla proprietà aziendale, la tutela del legittimo affidamento di cui parlavo prima degli attuali operatori).
  Noi riteniamo che questo sia un settore fondamentale, ma non lo diciamo noi, lo dicono i dati dell'economia. L'anno scorso i conti dello Stato sono stati in qualche modo (diciamo) salvati dall'incremento del PIL nel terzo trimestre. Terzo trimestre è l'estate, l'estate significa vacanza, vacanza significa per l'Italia e non solo per l'Italia vacanze al mare.
  I servizi di qualità che noi forniamo sono servizi da proteggere, non da liquidare, non da distruggere.
  Ora io voglio terminare questa introduzione e poi sono a vostra disposizione per tutte le domande che vorrete farmi.Pag. 22
  Dieci giorni fa è venuto a mancare un grande servitore dello Stato, Giorgio Ruffolo. In un suo libro bellissimo a mio avviso, del 2008 («Quando l'Italia era una superpotenza», Einaudi), Giorgio Ruffolo termina, dopo avere analizzato Roma e il Rinascimento, con questa espressione che si addice ai lavori che state facendo come X Commissione: «Nessun popolo al mondo ha investito così tanto nella bellezza come l'Italia».
  Parafrasando queste parole io dico, non c'è nessun popolo al mondo che ha investito nella balneazione attrezzata come l'Italia. Io mi auguro che quello che è stato costruito in maniera certosina e con tanti sacrifici da parte, ripeto, di lavoratori autonomi – che hanno la stessa dignità di tutti gli altri lavoratori –, non si distrugga in maniera superficiale, con una discussione falsata e magari anche strumentale.

  PRESIDENTE. Non essendoci richieste di intervento, ringrazio il rappresentante del sindacato italiano balneari intervenuto per l'esauriente esposizione. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal rappresentante del sindacato italiano balneari (vedi allegato 4) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Federalberghi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione di rappresentanti di Federalberghi nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul made in Italy: valorizzazione e sviluppo dell'impresa italiana nei suoi diversi ambiti produttivi.
  Invito chi interviene a volerlo fare sinteticamente, in modo da lasciare più spazio possibile alle domande dei commissari, riservando gli ulteriori approfondimenti ad un eventuale contributo scritto che verrà volentieri acquisito ai lavori della Commissione.
  Do la parola a Alessandro Nucara, direttore generale di Federalberghi, ricordando che il tempo complessivo a disposizione per l'intervento è di circa dieci minuti. Grazie.

  ALESSANDRO NUCARA, direttore generale di Federalberghi. Grazie presidente, ringrazio lei e tutti i deputati per averci offerto questa opportunità.
  Esprimiamo apprezzamento per la circostanza che la Commissione abbia voluto accendere un focus sulla competitività del sistema Paese, e un doppio apprezzamento, se ci è consentito, per il fatto che il documento che avete elaborato reca una marcata e specifica attenzione per il settore turismo.
  Quando si dice made in Italy spesso si pensa alle esportazioni. Anche noi esportiamo, ma esportiamo in un modo diverso: non vendiamo beni all'estero, ma sono i turisti stranieri che vengono in Italia ad acquistare i nostri servizi e i nostri beni. Va infatti considerata tutta la filiera sia quindi quello che in senso stretto viene considerato turismo (quindi ricettività, ristorazione, musei, prima ha parlato il collega degli stabilimenti balneari), fino al servizio del tassista, del giornalaio, eccetera: di tutti quanti.
  Un contributo alla bilancia valutaria che vale 44 miliardi di euro all'anno, un contributo importante all'attivo della bilancia, più in generale significa un milione e mezzo circa di lavoratori dipendenti e il 13 per cento del PIL. È un grande valore.
  Noi abbiamo predisposto un documento molto articolato (vedi allegato 5), che propone più di cento misure per promuovere e tutelare il sistema turismo, e l'abbiamo intitolato «Il Turismo lavora per l'Italia» che individua i nodi che ostacolano lo sviluppo del nostro settore e formula più di cento proposte concrete per sostenerne la crescita, attivare nuovi investimenti ed espandere la base occupazionale nell'interesse del Paese tutto. Ovviamente aderiamo all'invito alla sintesi, quindi non vi parlerò del mio documento che illustra cento misure, ma abbiamo ritenuto opportuno in questa fase di cogliere questa preziosa occasione per sottolineare quattro punti che a nostro avviso, in questa contingenza, rivestono particolare importanza.Pag. 23
  Il primo aspetto è la riqualificazione. Il sistema dell'impresa ricettiva italiana sta facendo molto: cresce costantemente la dimensione media degli alberghi, quindi abbiamo alberghi più grandi; cresce anche la qualità dell'offerta, quindi livelli di classificazione maggiore.
  Il PNRR ha destinato risorse importanti a sostegno alle imprese che investono, misure che noi abbiamo apprezzato ma allo stesso tempo dobbiamo dire che non sono sufficienti.
  Il primo tema che poniamo è quello di un sostegno agli investimenti, sostegno che a nostro avviso potrebbe avvenire con un sistema di agevolazioni autofinanziato dal settore, e in particolare facendo leva su quelle che sono le risorse dell'imposta di soggiorno, che in parte a nostro avviso dovrebbero essere destinate a questa finalità.
  Quindi il primo punto qualità.
  Secondo punto strategico: un mercato ordinato. Il mercato in questo momento è inquinato da centinaia di migliaia di strutture ricettive che prosperano grazie all'assenza di controlli e grazie all'assenza di regole. È una concorrenza sleale che danneggia sia le strutture ricettive tradizionali, gli alberghi, ma anche chi svolge il mestiere di impresa ricettiva adottando formule nuove ma nel rispetto delle regole.
  Purtroppo il rispetto delle regole è cosa che viene sempre più spesso disattesa, e noi diciamo semplicemente a questo proposito: stesso mercato stesse regole. C'è posto per tutti, il mercato è in crescita, ma ci deve essere posto solo per chi le regole le rispetta. In alcuni casi bisogna anche tenere presente l'esigenza di aggiornare le regole, se no a volte basta poco per sfuggire all'applicazione delle regole esistenti.
  Faccio un esempio. Se voi volete aprire un albergo di 30 camere all'interno di una città dovete chiedere una licenza, se nello stesso palazzo fate 30 locazioni brevi non chiedete nessuna licenza. Ci sono 450 mila signori in Italia che in questo momento stanno lavorando in questo modo e mettono in seria difficoltà chi rispetta le regole.
  Quindi la nostra richiesta è chiara. È stata adottata una soluzione particolare per Venezia, dando ai sindaci il potere di regolare il mercato e di evitare che si svolgano abusi, noi riteniamo che la soluzione adottata per Venezia debba essere celermente estesa al resto d'Italia. Nell'interesse dei lavoratori dipendenti, dei vicini di casa, dell'Erario, per non fare fuggire ingenti risorse e anche, perché no, delle imprese che svolgono onestamente questo mestiere.
  Il terzo punto è l'energia, con la quale tutti nell'ultimo anno e mezzo ci siamo misurati. La situazione sta migliorando fortunatamente, ma siamo ancora in maniera molto sostanziale sopra i livelli di luglio 2022, sia per quel che riguarda l'energia elettrica sia per quello che riguarda il gas.
  Chiediamo che alle imprese venga consentito più agevolmente di installare e utilizzare impianti di energia alternativa, dico fotovoltaico per brevità ma non è detto che debba essere solo quello.
  All'interno dei centri storici è molto difficile per un albergo mettere un impianto fotovoltaico...

  PRESIDENTE. Mi scusi direttore, è andata via l'audio mentre illustrava quest'ultimo concetto. Può ripetere per favore?

  ALESSANDRO NUCARA, direttore generale di Federalberghi. Certamente, grazie per la segnalazione.
  Dicevo, all'interno dei centri storici ci sono, come è giusto che sia, delle limitazioni all'installazione di impianti fotovoltaici. Noi diciamo: se il tetto di un albergo viene sostituito da un impianto fotovoltaico e alla vista ha esattamente lo stesso aspetto del tetto che c'era prima, perché mettiamo delle tegole fotovoltaiche di color cotto, che magari costano di più di quelle d'epoca ma siamo consapevoli del fatto che bisogna trovare un equilibrio, allora si possono realizzare impianti fotovoltaici nei centri storici delle città, e in molta parte il patrimonio turistico sta nei centri storici delle città, senza scomodare Roma Firenze Venezia e le altre, ma il patrimonio immobiliare italiano, e non solo turistico, è fatto in questo modo. Questo ragionamento riguarda lo «scambio sul posto altrove», Pag. 24riservato alle pubbliche amministrazioni mentre ai privati non è consentito. Discorso analogo vale per le comunità energetiche: quando si realizzano, queste devono stare all'interno della stessa cabina di trasformazione. Anche queste due misure non costano e avrebbero il vantaggio di consentire agli investimenti privati di realizzare risultati importanti.
  Vado a chiudere presidente, ringrazio per l'attenzione e per la pazienza, con due battute sul turismo balneare.
  Avete poc'anzi sentito l'intervento del presidente Capacchione, quindi io non ripeterò le questioni di sistema, il valore del sistema balneario italiano che per noi vale il 40 per cento del mercato.
  Vorrei soffermarmi su alcune peculiarità che riguardano le strutture ricettive.
  Primo punto. Se si dovesse andare, come forse è probabile, a una qualche forma di procedura di evidenza pubblica – non suo il termine gara perché alcuni ritengono che sia inappropriato –, occorre a nostro avviso distinguere le diverse condizioni delle strutture ricettive. Se voi togliete ad un'azienda prospiciente una spiaggia la possibilità di avere anche la licenza di stabilimento sulla spiaggia che sta lì davanti, quell'albergo chiude. Il fatto che lui possa concorrere ottenendo una concessione a 500 metri di distanza...

  PRESIDENTE. Scusi presidente, è andata ancora via l'audio da: «500 chilometri di distanza» in poi. Può ripetere?

  ALESSANDRO NUCARA, direttore generale di Federalberghi. Ripeto il concetto.
  Una struttura ricettiva che ha una spiaggia prospiciente, una struttura ricettiva di mare ovviamente, e che ha una concessione su quella spiaggia, se quella spiaggia gli viene tolta non potrà trovare nessuna compensazione, neanche se gli venisse assegnata un'altra concessione un po' più in là o molto più in là, perché quella spiaggia è parte essenziale di quella struttura.
  In Grecia, per queste situazioni, la legge ha trovato pochi anni fa, senza che l'Unione europea avesse nulla da obiettare, una soluzione specifica per le spiagge delle strutture. Così come la legge dell'agosto scorso (legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021, n. 118 del 5 agosto 2022, N.d.R.) ha previsto, per evitare fenomeni di accaparramento, che ci sia un limite al numero di concessioni che possono essere assegnate allo stesso soggetto, cosa che ha un senso: però se parliamo di una catena alberghiera che ha venti strutture diverse e noi mettiamo come limite il numero cinque, vorrà dire che otterrà le spiagge in cinque regioni e non nelle altre quindici. Quindi è giusto fissare un limite, però il limite deve essere commisurato al numero di strutture e non all'impresa in quanto tale.
  Altre cautele dovrebbero riguardare la questione del limite alla dimensione. Anche qui, immaginare che qualcuno prenda da solo tutta la spiaggia di Rimini è una misura che non ci vedrebbe d'accordo, e mai nessuno lo potrebbe immaginare. Però ci sono campeggi e villaggi turistici di grandi dimensioni che hanno 500 metri di fronte spiaggia e 400 camere: è chiaro che si dovrebbe tener conto anche delle esigenze delle aziende di più grande dimensione che necessitano di spazi adeguati alle proprie capacità ricettive.

  PRESIDENTE. Grazie presidente, abbiamo raggiunto i dieci minuti. Abbiamo una richiesta di intervento da parte dell'onorevole Cavo e poi ovviamente le daremo il tempo per la replica.

  ILARIA CAVO(intervento da remoto). No, grazie presidente, ho inavvertitamente alzato la mano virtuale in videoconferenza ma non ho nessun intervento.

  PRESIDENTE. Allora il tempo rimasto lo concediamo ovviamente al direttore, che può completare il ragionamento.

  ALESSANDRO NUCARA, direttore generale di Federalberghi. Io ho terminato, immagino che il senso del ragionamento, anche sulle concessioni demaniali, fosse chiaro. Rimango a disposizione per ogni forma di collaborazione e ci riserviamo, nel proseguo dell'attività dei prossimi mesi, ove ci Pag. 25fosse l'opportunità di affrontare argomenti che in qualche modo toccano materie di nostro interesse, di chiedere nuovamente la vostra attenzione e inviarvi eventuali proposte emendative.

  PRESIDENTE. Non essendoci richieste di intervento, ringrazio il rappresentante di Federalberghi intervenuto per l'esauriente esposizione. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal rappresentante di Federalberghi (vedi allegato 5) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti dell'Osservatorio blockchain & distributed ledger del Politecnico di Milano.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione di rappresentanti dell'Osservatorio blockchain & distributed ledger del Politecnico di Milano nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul made in Italy: valorizzazione e sviluppo dell'impresa italiana nei suoi diversi ambiti produttivi.
  Invito chi interviene a volerlo fare sinteticamente, in modo da lasciare più spazio possibile alle domande dei commissari, riservando gli ulteriori approfondimenti ad un eventuale contributo scritto che verrà volentieri acquisito ai lavori della Commissione.
  Do la parola a Giacomo Vella, direttore dell'Osservatorio blockchain & distributed ledger del Politecnico di Milano, ricordando che il tempo complessivo a disposizione per l'intervento è di circa dieci minuti. Grazie.
  Vedo che è in presentazione un documento (vedi allegato 6) e vedo due collegamenti. Volevo solo sapere se il collegamento dove ci sono due persone è quello dell'ingegner Giacomo Vella e della dottoressa Portale.

  GIACOMO VELLA, direttore dell'Osservatorio blockchain & distributed ledger del Politecnico di Milano. Esatto. Confermate che ci sentite bene?

  PRESIDENTE. Un po' basso, se potete alzare un po' il volume è meglio. Proceda pure.

  GIACOMO VELLA, direttore dell'Osservatorio blockchain & distributed ledger del Politecnico di Milano. Grazie innanzitutto per l'invito.
  Oggi ho portato un contributo specifico sulla blockchain per il made in Italy, realizzata dall'Osservatorio blockchain del Politecnico di Milano. Prima di passare, però, all'elemento specifico sul blockchain volevamo riportare un qualche elemento realizzato in una memoria, sottoposta dal Politecnico di Milano nel suo insieme e quindi tramite anche la rettrice del Politecnico, più in generale sul made in Italy, in quanto nella memoria che è stata sottoposta alla Commissione abbiamo degli elementi che sono il punto da cui siamo un po' partiti, per poi andare a evidenziare il ruolo della blockchain.
  In particolare si parte con il cambiamento paradigmatico che stiamo vedendo allo stato attuale, quindi un'economia che è sempre più rigenerativa e circolare, in cui abbiamo delle innovazioni tecnologiche che vengono integrate in maniera sistemica e una struttura economica sociale europea più resiliente. Ciò per una combinazione di questi fattori, che implica una logica orientata ad accelerare la transizione tecnologica, ma verso uno scopo ben preciso.
  In seguito si focalizza su quello che è il tema made in Italy. È importante definire quali sono i tratti distintivi del made in Italy, anche come si è modificato nel tempo, passando magari anche da una definizione che era più prodotto-centrica rispetto a quello che è il made in Italy, a una definizione più ampia del valore del made in Italy nel suo complesso.
  Partendo da questi presupposti, nella memoria del Politecnico di Milano si suggeriscono degli interventi che sono volti in quattro direzioni.
  La prima direzione è un'incentivazione delle soluzioni di innovazione che vadano a ridurre gli impatti ambientali e territoriali nella tutela del made in Italy. Poi iniziative volte a sostenere gli investimenti in transizione digitale, anche per abilitare quello Pag. 26che è il ruolo delle start-up innovative. Sviluppare delle politiche che vanno a integrare le filiere italiane nelle catene globali e incentivare quella che è la formazione tecnico-scientifica, anche a favore degli imprenditorialità e nel settore del made in Italy.
  Partendo da questi spunti, generati nel suo complesso da tutto il Politecnico di Milano, e dai colleghi coinvolti, il contributo dell'Osservatorio blockchain, quindi quello di cui ci occupiamo più nello specifico, si è focalizzato a rispondere ad alcuni dei punti che erano evidenziati nelle linee di indagine e negli obiettivi del programma di questa audizione.
  Entriamo adesso nello specifico di quello che è il contributo dell'Osservatorio.
  Noi siamo partiti da quanto sviluppato nel corso degli anni nell'ambito dell'applicazione della blockchain, alle filiere, alla supply chain e anche ad alcuni progetti made in Italy.
  L'Osservatorio è nato nel 2017 e da quell'anno ha iniziato a fare ricerca proprio su questi temi.
  Partendo da questi elementi, l'Osservatorio ha identificato tre modalità principali con cui l'utilizzo di questa tecnologia può promuovere il made in Italy. Non approfondiremo il tema di che cosa sia la tecnologia blockchain, lo diamo per scontato, evidenzieremo soltanto i punti che emergono dal nostro lavoro di ricerca, di quali sono gli ambiti in cui può effettivamente emergere un beneficio dall'utilizzo di questa tecnologia.
  Il primo è quello della tracciabilità e della certificazione, quindi l'utilizzo della tecnologia blockchain come un modo per andare a registrare le informazioni che rendano facile identificare i prodotti falsi, prevenire la perdita di tracciabilità e avere una certificazione che sia lungo tutta la supply chain e anche dopo l'esportazione.
  Il secondo punto è quello di questa tecnologia che abilita collaborazioni di ecosistema, quindi sia all'interno del panorama italiano ma anche all'interno di filiere internazionali e complesse, grazie all'abilitazione di uno scambio più efficiente di informazioni fra attori che vanno a collaborare all'interno di una stessa supply chain. E quindi anche nel mondo del made in Italy questa tecnologia, all'interno delle filiere del made in Italy, può portare il suo valore.
  E in ultimo un tema che è un po' diverso dai primi due, quello del turismo, che abbiamo visto comunque essere connesso fortemente a quello che è il made in Italy e in cui si inseriscono gli strumenti degli NFT (non-fungible token), quindi asset digitali, che in qualche modo possono essere utilizzati per promuovere delle iniziative che vadano a coinvolgere anche i territori, valorizzando il patrimonio culturale degli stessi. E quindi con delle iniziative che poi sono più orientate all'esperienza del turista, che magari viene in Italia e usufruisce di alcune esperienze legate al turismo nei territori.
  Qual è il punto di partenza dello Stato di adozione in Italia, che erano uno dei punti che abbiamo visto evidenziato all'interno del documento dell'audizione?
  Sicuramente molte start-up e aziende stanno già sperimentando la tecnologia blockchain in ambito tracciabilità e in ambito made in Italy, abbiamo visto tanti progetti che sono in qualche modo collegati al tema del made in Italy. Qui è soltanto una prima overview di quella che è solo una delle ricerche che facciamo in questo tema, quindi quello di identificare tutti i progetti e tutte le start-up in questo settore. Poi se dovesse essere di interesse possiamo anche mettere a disposizione l'elenco di questi progetti, delle start-up e delle analisi che abbiamo fatto.
  In particolare abbiamo identificato 62 progetti sviluppati da aziende tra virgolette tradizionali in Italia, quindi sia nel settore dell'agrifood, sia nella moda e nel lusso, settori che sono cresciuti fortemente con l'utilizzo della blockchain nell'ultimo anno.
  Per quanto riguarda le start-up invece ne abbiamo identificate 23 nello specifico nell'agrifood e nella logistica, ma tenete in considerazione che poi abbiamo un panorama ampio di start-up in Italia legate al mondo blockchain, che sviluppano soluzioni più general purpose, quindi che potrebbero anche essere applicate a un caso Pag. 27come la tutela del made in Italy e quelli che abbiamo presentato precedentemente.
  Che cosa però abbiamo visto come problematiche ancora attive in questo settore, quindi tra l'unione tra made in Italy e blockchain? Li abbiamo divisi in tre categorie questi problemi.
  Uno è tecnologico: i progetti che abbiamo visto sviluppati fino a oggi sono ancora molto spesso su piattaforme private, diverse e che non sono interoperabili, quindi si crea un insieme di progetti che poi non vanno a dialogare tra di loro.
  Poi vi è un problema di normativa: manca ancora una normativa chiara sull'utilizzo di queste tecnologie.
  E poi un problema di mercato di business, in cui gli investimenti possono ancora essere limitati dalle realtà più piccole per una difficoltà nel valutare i benefici ottenibili.
  Quindi abbiamo proposto, anche qui, delle azioni tra questi tre macro ambiti. In ambito tecnologico una raccolta di contributi da parte del mercato, che abbiamo visto essere comunque propositivo e già attivo su questo tema, per capire quali possono essere degli standard comuni per valorizzare il made in Italy tramite la blockchain, e per un orientamento verso infrastrutture che siano aperte e interoperabili in modo da poter far dialogare questi progetti.
  Ovviamente una definizione della normativa che sia più chiara e definita, anche come linee guida, che non per forza debbano normare tutta la tecnologia ma magari qualche specifica applicazione collegata al mondo del made in Italy, che possa permettere alle realtà di innovare liberamente ma muoversi in parametri definiti.
  E per ultimo quelle che sono delle iniziative più legate al mondo del business. Sicuramente degli incentivi per quelle aziende che adottano uno standard comune per utilizzare queste tecnologie a supporto del made in Italy. Una collaborazione di progetti multiattori, che possono coinvolgere anche gli attori più istituzionali per condividere risorse e competenze nell'attuazione di questi progetti.
  E, in ultimo, dei fondi per programmi di formazione, che possano aumentare l'imprenditorialità e lo sviluppo di nuove imprese proprio legate a blockchain e utilizzo del made in Italy.
  Ovviamente rimaniamo aperti per domande in questa sede e, se dovesse essere necessario, anche poi successivamente via e-mail, siamo a disposizione per approfondire questi temi.

  PRESIDENTE. Non essendoci richieste di intervento, ringrazio i rappresentanti dell'Osservatorio blockchain & distributed ledger del Politecnico di Milano intervenuti per l'esauriente esposizione. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dai rappresentanti dell'Osservatorio blockchain & distributed ledger del Politecnico di Milano (vedi allegato 6) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, del prof. Mauro Ferraresi, associato di sociologia della comunicazione presso l'Università degli studi IULM di Milano.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione del prof. Mauro Ferraresi, associato di sociologia della comunicazione presso l'Università degli studi IULM di Milano nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul made in Italy: valorizzazione e sviluppo dell'impresa italiana nei suoi diversi ambiti produttivi.
  Invito chi interviene a volerlo fare sinteticamente, in modo da lasciare più spazio possibile alle domande dei commissari, riservando gli ulteriori approfondimenti ad un eventuale contributo scritto che verrà volentieri acquisito ai lavori della Commissione.
  Do la parola a Mauro Ferraresi, professore associato di sociologia della comunicazione presso l'università degli studi IULM di Milano, ricordando che il tempo complessivo a disposizione per l'intervento è di circa dieci minuti. Grazie.

  MAURO FERRARESI, professore associato di sociologia della comunicazione presso Pag. 28l'università degli studi IULM di Milano. Grazie a lei, grazie alla Commissione, grazie per l'invito.
  Io appunto sono un sociologo, uno studioso della comunicazione, e da 19 anni circa sono direttore del Master made in Italy all'università IULM di Milano.
  In questi 19 anni mi è capitato di girare il mondo per cercare di capire meglio che cos'è il made in Italy, tracciandone i confini soprattutto nel confronto con il made in altri Paesi.
  Quello che mi è accaduto di comprendere in questi anni è che il made in Italy non è il marketing per esempio, quello appartiene agli Stati Uniti; non è il lusso, quello appartiene alla Francia, non ha questi due elementi come motori generativi. Non è nemmeno quella stranezza inventiva tipica dell'Inghilterra, che ha permesso Mary Quant, la minigonna, la Swinging London, il movimento punk, eccetera. E non è nemmeno quella ricerca della naturalità che è tipica del made in Japan.
  Allora che cos'è il nostro made in Italy, da dove viene fuori?
  Io in questi dieci minuti, nove ormai, se riesco cercherò di rispondere a tre questioni.
  La prima, appunto, che cos'è il made in Italy. E tra un attimo cercherò di dare una prima risposta.
  La seconda, come funziona in Italia il made in Italy.
  E la terza, come si può promuovere il made in Italy.
  Ovviamente i minuti sono pochi, ma andrò per spunti e per riassunti molto veloci.
  Allora, non è tutte le cose che dicevo prima. Se dovessi trovare un termine per definire che cos'è il made in Italy: è l'eccellenza. Il made in Italy è eccellenza. Non possiamo competere sul piano del lusso, che quello appartiene per ragioni anche storiche alla Francia, e sugli altri piani che ho nominato prima, ma l'eccellenza c'è.
  Com'è nato il made in Italy, come è nata questa eccellenza?
  Probabilmente le radici sono storiche, affondano nel Rinascimento, affondano nel periodo in cui divisi per Stati si andava a far la guerra sotto altre forme, cioè abbellendo le proprie capitali (Firenze, Ferrara, Mantova), e abbellire le proprie capitali significava dire al vicino «guarda quanti soldi ho per investire, potrei riconvertirli subito in armi»; era un messaggio ben preciso ed era un modo per mostrare la potenza dei duchi e dei prìncipi italiani dell'epoca. Ma da lì è nato il made in Italy, con questa cura del particolare, con questa cura del materiale, con questa cura del prodotto, che i prìncipi volevano fortissimamente per mostrare al vicino la loro potenza.
  E oggi come funziona il made in Italy? Oggi il made in Italy si è inserito e si è radicato nella struttura tipica del capitalismo italiano che, lo sappiamo, è un capitalismo familiare, è un capitalismo delle piccole e medie imprese, non è un capitalismo che assurge al gigantismo di altri capitalismi. Di altri capitalismi di grandi ma anche di piccoli Stati, se si pensa per esempio che la Nestlé, che è una multinazionale enorme, è in parte appartenente a un piccolo Stato come la Svizzera, non ho niente ovviamente contro gli amici elvetici.
  Il made in Italy inserito nel capitalismo italiano funziona sempre attraverso questa cura artigianale del particolare, della scelta del materiale eccetera, cioè c'è sempre questa volontà di perseguire l'eccellenza.
  Allora, e vengo all'ultima e più difficile questione, come si può promuovere il made in Italy?
  Io credo che intanto la strada non è una sola, forse la prima che mi viene in mente è guardare per esempio a quello che hanno fatto i nostri cugini francesi: hanno cercato di rendere sistema il made in France. Ne parlano i politici, lo difendono i politici di tutto l'arco costituzionale, dal Fronte nazionale alla gauche. È un patrimonio francese che difendono a spada tratta indipendentemente dalle posizioni politiche, ne parla e lo difende – dico sempre il made in France – tutta la cultura popolare e anche tutti i media, facendo trasmissioni, informative, ma anche costruendo campagne pubblicitarie all'estero. E comincio quindi a entrare più nel merito.Pag. 29
  La promozione non è una strategia difensiva. La strategia difensiva è difendere il nome del made in Italy dalle imitazioni, evitare il sounding, cioè i suoni simili, fare tutte quelle strategie che già si fanno e che però sono difensive. Ma qui si sta parlando di esportare il made in Italy, quindi di passare dalla difesa all'attacco, se mi è permessa questa metafora militare, ahimè non felice di questi tempi.
  Dunque, fase uno, si tratterebbe di studiare la domanda del mercato; cioè girando per il mondo io ho visto quanto è amato e apprezzato il made in Italy, ma ho anche visto quanto è maltrattato – se mi consentite dire – da noi stessi, dagli italiani stessi, che non lo portano in alto come meriterebbe.
  Non c'è per esempio, e questo è il primo punto, una precisa ricerca oggi che ci dica qual è l'esatta percezione del made in Italy nei principali Paesi di esportazione. Non c'è a mia conoscenza. Non c'è quindi una cosa, che vada oltre queste mie sensazioni, che dicono che il prodotto c'è, che piace, che ha il mondo intero come terreno di gioco, ma che il modo in cui viene esportato non è all'altezza del prodotto.
  Mi spiego: in una megafiera espositiva a Shanghai i prodotti vitivinicoli francesi fanno massa perché sono tutti dentro uno stesso padiglione, e il produttore di champagne, di fronte al cliente che chiede il Borgogna non dice «ma lo faccio anch'io», dice «chi fa il Borgogna è quel mio concorrente laggiù che lo fa meglio, io faccio lo champagne». Ecco, questo intendo per fare sistema. E sempre in quella fiera, invece, gli espositori vitivinicoli italiani se ne vanno in ordine sparso e si perdono, si perde la percezione dell'impatto del made in Italy all'estero.
  Quindi la prima forma è propria quella del fare sistema, mantenendo ovviamente la realtà della forma capitalistica italiana.
  Secondo punto, appoggiarsi alle agenzie governative, che ci sono, che possano promuovere all'estero l'eccellenza; ma sempre cercando di fare appunto sistema. Appoggiarsi ai vari comitati e affiancarsi con esperti di internazionalizzazione delle imprese.
  Io credo che queste realtà che ho descritto già ci sono, però sono disarticolate, non riescono a fare sistema, quindi ci vorrebbe un quadro di insieme che permettesse alle agenzie governative all'estero di essere più incisive nel proporre e nel far lavorare assieme di concerto, a braccetto, tutte le realtà del made in Italy.
  È un po' come avere – se mi è concessa un'immagine a mo' di conclusione – una potente Ferrari, e questo è il prodotto ed è la sua eccellenza, ma avere solo delle strade di campagna su cui farla correre. E questo è il sistema di promozione del made in Italy, che non è, come dicevo prima, all'altezza del prodotto.

  PRESIDENTE. Grazie, anche per il rispetto direi professorale dei tempi, grazie professore davvero per l'interessante contributo.
  Non essendoci richieste di intervento, ringrazio il professor Ferraresi per l'esauriente esposizione e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di Ucina – Confindustria nautica.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione di rappresentanti di Ucina – Confindustria nautica nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul made in Italy: valorizzazione e sviluppo dell'impresa italiana nei suoi diversi ambiti produttivi.
  Invito chi interviene a volerlo fare sinteticamente, in modo da lasciare più spazio possibile alle domande dei commissari, riservando gli ulteriori approfondimenti ad un eventuale contributo scritto che verrà volentieri acquisito ai lavori della Commissione.
  Do la parola a Roberto Neglia, responsabile dei rapporti istituzionali Confindustria Nautica, ricordando che il tempo complessivo a disposizione per l'intervento è di circa dieci minuti. Grazie.

  ROBERTO NEGLIA, responsabile dei rapporti istituzionali Confindustria Nautica. Grazie presidente, grazie onorevoli.Pag. 30
  Cominciando consentitemi di citare tre righe del programma di questa Commissione, che dice: «Anche il comparto della nautica rappresenta un settore di eccellenza del made in Italy, sia per le caratteristiche intrinseche delle imbarcazioni italiane esportate in tutto il mondo sia per la sommatoria di elementi primari che si riferiscono al bello e ben fatto».
  Allora il ringraziamento è veramente forte e sentito, perché questo è un tema che purtroppo il Paese non sa, la stampa non sa e spesso non lo sa neanche adeguatamente il Parlamento, quindi il fatto che sia stato sottolineato è per noi già un grosso risultato ed è una cosa importante.
  La realtà dei fatti è che, dopo l'occhialeria, la nautica è forse uno dei settori che ha le maggiori quote di mercato mondiale. Chiaramente i valori assoluti sono diversi, ma noi ci siamo confermati leader assoluti nel segmento sopra i 24 metri, dove deteniamo più del 51 per cento degli ordini mondiali, siamo primi esportatori mondiali di tutte le imbarcazioni da diporto. E considerando anche tutta la filiera a cui diamo lavoro, la nautica impiega 190 mila addetti. La cosa che mi piace più sottolineare è che sono ininterrottamente in crescita dal 2016, continuiamo ad assumere anno dopo anno, anche in questi anni non facilissimi.
  Questo perché nel 2022 l'industria nautica chiude ancora una volta con un incremento a doppia cifra, su un 2021 dove già c'era stato un più 31 per cento del suo contributo al PIL, quindi non era stato un anno fiacco. Dicevo, il 2022 chiude, solo per quello che riguarda la cantieristica in senso stretto e la componentistica, con 7 miliardi di fatturato e oltre 3,4 miliardi di export.
  Fatta questa premessa quindi vengo ai temi dell'indagine, mi sono segnato alcune cose prese dal programma della Commissione.
  Approfondire i comparti produttivi di principale interesse. La richiesta alla Commissione è proprio quella di inserire la nautica fra i principali interessi nazionali del Paese, visti i numeri che ho testé enunciato.
  Circa l'altro punto del programma, individuare le attività per l'espansione all'estero. Su questo possiamo fare per il nostro settore un doppio ragionamento: il primo riguarda il ruolo della principale fiera di settore, il Salone Nautico di Genova, perché nel nostro settore l'internazionalizzazione passa innanzitutto per il sostegno forte alla filiera nazionale. Spesso quando si pensa all'internazionalizzazione si pensa ad andare all'estero, che è anche importante, però in realtà il nostro è un settore (mi viene in mente il Salone del Mobile di Milano) dove quando presenti il tuo prodotto lo presenti in realtà, in un salone nautico di Genova, con tutta la sua filiera dietro e questo è un enorme valore. Quindi il primo punto è rafforzare il Salone nautico nazionale principale di settore, che in questo caso è quello di Genova, che oltretutto è il terzo al mondo, il primo nel Mediterraneo, l'unico inserito nei calendari internazionali, e come fiere in assoluto, a parte la nautica, credo che sia il secondo dopo il Salone del Mobile, come si direbbe «tanta roba».
  Do due numeri per dare un'idea: mille brand esposti, 23 per cento stranieri, 104 mila visitatori, 24 e mezzo per cento stranieri, 28 Paesi rappresentati. Sono dei numeri che penso facciano onore al Paese.
  Concludo questo primo tema. Allora qual è il punto per competere con i principali Paesi concorrenti? È essenziale il potenziamento delle attività di incoming, che noi organizziamo con ICE e che funzionano molto bene. Però sicuramente potenziarle è importante, proprio perché questo è un settore dove è importante far venire il buyer straniero forse più che non andare all'estero, anche perché parliamo di beni che non si mettono facilmente dentro un container.
  L'altro risvolto della medaglia è il supporto alla comunicazione internazionale. Anche qui facciamo un lavoro importante con ICE e anche qui è importante potenziare le attività di comunicazione. Ma perché? Vorrei dare un numero alla Commissione. La Germania, a livello di stato federale e di land, ha investito 150 milioni di euro sul Boot di Düsseldorf per sfidare Genova e, per alcuni periodi, anche portargli via lo scettro.Pag. 31
  Ora, non auspichiamo tanto, però sta succedendo che l'associazione di categoria ha investito moltissimo. Negli anni di crisi economica il Salone è andato avanti, anche negli anni di Covid il Salone è stato fatto, grazie a un piano tecnico – lei c'era come Ministro (rivolgendosi alla presidente De Micheli, già Ministro delle infrastrutture e dei trasporti dal 4 settembre 2019 al 12 febbraio 2021, N.d.R) – approvato dal comitato tecnico-scientifico nazionale. C'è in corso un lavoro di ristrutturazione dell'area fieristica firmato da Renzo Piano. Quindi abbiamo tutti gli elementi, ora però bisogna comunicarlo al mondo. Quindi insistere con le attività di comunicazione internazionale di ICE è importante. Un'annotazione però, bisogna essere più selettivi, ma questo non vale solo per noi, a nostro avviso vale per molte se non per tutte le filiere. Bisogna individuare qual è lo strumento nazionale di valore e di importanza per una determinata filiera e puntare le carte su quello, piuttosto che disperdere in troppi rivoli secondari le risorse, perché se c'è un tema sempre limitato è quello delle risorse.
  Un altro punto del programma d'indagine della Commissione è la valorizzazione dei territori italiani. Anche qua noi abbiamo una best practice, se così possiamo dire, che è anche un po' legata alla tipologia dei nostri beni, che sono dei contenitori di made in Italy (dentro hanno arredo, design, illuminotecnica, tessili, cuoio, pelletteria e tante altre filiere di pregio italiane). Noi organizziamo dei press trip nei distretti produttivi della nautica con la stampa internazionale e con buyer internazionali, e questo si è dimostrato particolarmente efficace: cioè portare il buyer internazionale sul territorio dove vede non solo il cantiere ma vede tutta la filiera che si muove alle spalle del cantiere nautico, e sono tutte altre filiere di eccellenza, per lo più di eccellenza del made in Italy, ha un grandissimo impatto. Anche in questo caso, visto che questa è un'attività che facciamo con ICE, è auspicabile la sua implementazione, sempre con una logica di selezione degli obiettivi.
  Un altro tema su cui correttamente la Commissione ha posto l'attenzione è quello dei percorsi di formazione. Noi abbiamo un serio problema, non siamo gli unici come filiera in Italia, quello di trovare in un settore industriale altamente qualificato manodopera specializzata. Questo è un problema che sta diventando molto serio, tanto più con quelle dimensioni di mercato che ho evidenziato. Quindi forse è opportuna una riflessione sugli ITS, che vanno anche riorientati a filiere come queste, che devono trovare nell'ITS uno sviluppo di competenze, così come previsto in aree tecnologiche e strategiche per il Paese. Ritenendo di esserlo, forse ci vuole più attenzione perché oggi le nostre imprese faticano, pur cercando, a trovare manodopera specializzata, manodopera che è pagata anche molto bene, ben sopra la media; quindi, voglio dire, con sbocchi di lavoro molto interessanti.
  Nel preparare l'intervento ho avuto un momento di imbarazzo sul capitolo ostacoli alla competitività perché mi sono ho detto: quanto mi fanno parlare, tre anni, tre mesi? Non so... Allora, ostacoli alla competitività delle aziende italiane è un altro libro, però provo a porre un tema molto specifico e che senza dubbio impatta molto, per la natura dei beni sulla nostra filiera ma non solo, che è quello dei trasporti. Nel nostro caso sono tutti trasporti eccezionali, quindi il tema dei costi, dell'iter burocratico e soprattutto dei tempi di rilascio ci vede nettamente soccombenti rispetto agli altri Paesi europei, e questa è sicuramente una strozzatura per il nostro settore.
  Capitolo nuove tecnologie. Dunque, stabilito nel decreto-legge 16 giugno 2022, n. 68, c'è un Fondo per l'incentivo alla nautica da diporto sostenibile, che finanzia la sostituzione dei motori endotermici con motori elettrici. La misura era a valere sul 2022-2023, stiamo ancora aspettando il decreto attuativo. Il 2022 è andato, il 2023 si è incamminato. Allora da una parte forse la Commissione potrebbe sollecitare l'adozione del decreto attuativo e dall'altra, alla prima occasione utile, potrebbe ricordarsi di recuperare i fondi 2022 e magari stanzialiPag. 32 nel 2024, visto che ovviamente non sono stati spesi.
  Un altro tema che impatta molto e dà un po' la dimensione di come è difficile quando i settori sono molto trasversali come il nostro: noi aspettiamo dal 2020 il regolamento di attuazione al codice della nautica, il nostro strumento di lavoro, per il quale c'è bisogno del parere di ben 14 Ministeri. Anche qua se il Parlamento sollecita il Governo a emanarlo il più presto possibile è sicuramente utile.
  Sfioro l'ultimo tema che è forse un po' più disruptive rispetto alla Commissione, però è un'occasione per ricordarlo, che è il tema delle concessioni demaniali, nel nostro caso per le infrastrutture del diporto.
  Allora, è vero che forse questo riguarda più la Commissione trasporti, però c'è un tema di fatto, i porti turistici in Italia sono stati costruiti, a differenza di altri Paesi europei, tutti con capitale privato, tutti con finanziamento da capitale privato. Allora, il tema del rinnovo e del rilascio delle concessioni, all'ordine del giorno, non è un tema banale. Perché se rendo l'infrastruttura non più appetibile economicamente ma pretendo di continuarla a far finanziare dai privati, è evidente che io rischio o il collasso delle infrastrutture, che verranno abbandonate perché considerate investimenti non remunerativi, oppure rischio capitali di dubbia provenienza che investono, perché nessuno butta i soldi dalla finestra.
  Quindi alcune annotazioni. Nel caso dei porti turistici si tratta senza dubbio di beni e non di servizi, fra l'altro nel 2018 il signor Frits Bolkestein venne alla Camera per dire che secondo lui la direttiva servizi non andava applicata. E questa è la prima.
  Due. L'articolo 2 della direttiva Bolkestein dice chiaramente che i porti sono esclusi.
  Tre. A dicembre scorso il Governo ha fatto un decreto a parte, con delle norme ovviamente di trasparenza e pubblica evidenza per i porti mercantili, ma che non fanno riferimento alla Bolkestein. Quindi il tema di chiedere che lo stesso trattamento venga riservato ai porti turistici è necessario per salvaguardare l'infrastruttura che è lo sbocco delle nostre attività. Cioè, non c'è nautica da diporto se non c'è l'attracco in costa.
  Questi sono i principali temi di settore. Se ho ancora dieci secondi: abbiamo una difficoltà con i visti per i marittimi extracomunitari, che vanno su navi extracomunitarie che però fanno la sosta in Italia, per noi è una grandissima ricchezza che sostano in Italia perché sono qui e pagano qui. Pagano il porto e tutte le spese connesse.
  Non si riesce a risolvere questo problema. C'è stato anche un intervento legislativo, bisogna essere onesti, col decreto 21 marzo 2022, n. 21, che però non risolve il problema, perché nel tentativo di trovare quantomeno una soluzione temporanea si è pensato di applicare il visto D per lavoratori extracomunitari ai marittimi che transitano in Italia per imbarcare sulle loro navi, ma i tempi di rilascio di questi visti da parte delle autorità consolari non sono assolutamente compatibili con quelli di movimentazione dei marittimi. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei dottor Neglia. C'è la richiesta di intervento dell'onorevole Cavo, alla quale do la parola, e a seguire del presidente Gusmeroli. Onorevole Cavo.

  ILARIA CAVO(intervento da remoto). Grazie al dottor Neglia per questa bellissima illustrazione. Mi volevo focalizzare su un punto di quelli che sono stati toccati e che volevo approfondire. È stato citato, chiaramente legato a tutta questa eccellenza del made in Italy nella nautica, il Salone Nautico di Genova, per quello che rappresenta.
  Volevo capire di più perché è importante che un Salone di questo tipo venga fatto in Italia e non all'estero, nella promozione chiaramente del made in Italy, della nostra indagine. Perché non andare fuori a portare le nostre eccellenze, ma insistere e rafforzare la presenza in Italia.

  ALBERTO LUIGI GUSMEROLI(intervento da remoto). Intanto la ringrazio perché ha dato alcuni spunti, sulla burocrazia, Pag. 33le lentezze eccetera, che sono di fatto un freno. Io poi tra l'altro, a dir la verità, volevo segnalare che c'è anche una nautica lacustre, abito sul lago Maggiore e devo dire che dopo momenti di crisi si vede qualche segnale di crescita: lei giustamente ha detto che il settore sta crescendo, però ci sono stati anche periodi non facili soprattutto per i porti.
  Chiedo se le sia possibile farci avere un contributo che riesca a entrare addirittura nei dettagli per quanto riguarda i rilievi che ha avuto modo di accennare sulla parte burocratica, anche se questa non riguarda la competenza della nostra Commissione ma di altre, considerato che nel documento finale dell'indagine conoscitiva potrebbe entrare tutto ciò che riguarda la semplificazione burocratica. Perché questo è un Paese molto complicato, e potremmo fare tantissimi esempi...

  PRESIDENTE. Presidente, si è bloccata la comunicazione, non la sentiamo più. Direi che per recuperare tempo chiedo al dottor Neglia di rispondere all'onorevole Cavo: se poi riusciamo a recuperare il collegamento con Gusmeroli lo completiamo.

  ROBERTO NEGLIA, responsabile dei rapporti istituzionali Confindustria Nautica. Grazie presidente. Ringrazio la vicepresidente Cavo per la domanda.
  Sicuramente è importante l'attività di internazionalizzazione, che tra l'altro Confindustria fa in maniera molto proficua con ICE, ma proprio per la natura dei beni, sia per il loro ingombro, sia per il fatto che sono dei contenitori di made in Italy, non sono solo essi stessi made in Italy, e di tante filiere, il primo strumento che ha accompagnato in questi vent'anni di crescita quasi ininterrotta del settore è proprio dovuto alla possibilità di rappresentare al meglio e sul territorio italiano tutta la nostra filiera.
  Consideri che al Salone Nautico di Genova non ci sono solo le imbarcazioni, non ci sono solo le unità; ci sono gli accessori, ci sono i motori, c'è la componentistica, ci sono i servizi, si arriva fino al turismo perché ci sono i porti. Quindi nel momento in cui un cliente viene a Genova compra un pezzo d'Italia, e questa è la forza. Mentre se gli vendiamo una barca all'estero compra la barca, quando viene a comprarla al nostro Salone nazionale compra un pezzo d'Italia. Per quello secondo me il paragone forse può essere fatto col Salone del mobile di Milano.
  Quindi l'attività di rafforzamento e di sostegno del principale Salone internazionale del nostro Paese è fondamentale. E, ribadisco, se la Germania, perché non avendo il mare doveva tra l'altro fare anche dei canali con la rete fluviale, ha investito 150 milioni di euro le sue buone ragioni le aveva ed è un buon esempio.

  PRESIDENTE. Per fortuna che l'obiettivo di competere con Genova per ora non è stato raggiunto. Presidente, si è riconnesso?

  ALBERTO LUIGI GUSMEROLI(intervento da remoto). Sì, mi sono riconnesso.
  Comunque, dicevo, se ci illustra un po' tutti i freni, perché la valorizzazione del made in Italy è fortemente frenata da...

  PRESIDENTE. Credo che anche per il made in Italy ci siano problemi di digitalizzazione in questo Paese, e me ne dispiace, anche perché sono nell'imbarazzante condizione di togliere la parola al presidente. Siccome però l'oggetto della domanda è certamente compreso, ridò la parola al dottor Neglia e spero che Gusmeroli possa ascoltare la risposta. Grazie.

  ROBERTO NEGLIA, responsabile dei rapporti istituzionali Confindustria Nautica. Grazie io spero che il presidente Gusmeroli mi possa sentire.

  ALBERTO LUIGI GUSMEROLI. La sento.

  ROBERTO NEGLIA, responsabile dei rapporti istituzionali Confindustria Nautica. Colgo al balzo la sua proposta, veramente molto apprezzata, di poter mandare alla Commissione un documento che evidenzi tutte le tematiche, le strozzature di natura amministrativo-burocratica che falcidiano Pag. 34questo settore, soprattutto dal punto di vista del mercato interno.
  Pensi presidente, in fondo siamo i primi costruttori di unità da diporto al mondo che partono dall'imbarcazione piccolissima (che può valere veramente quanto un ciclomotore) fino a quella da super miliardario. Nonostante questo noi abbiamo una presenza di diportisti in Italia che rispetto alla popolazione è molto inferiore a Paesi che oltretutto non sono neanche beneficiati dal nostro clima. Per esempio tutti i Paesi del nord Europa dalla Germania fino ai Paesi scandinavi, all'Inghilterra. Il che è veramente inspiegabile considerate le condizioni meteo in cui sono costretti ad andare per mare. Oltretutto aggiungo che non c'è solo il tema dell'industria nautica, in quanto industria del made in Italy, ma c'è il tema di tutto l'apporto alle economie costiere, all'indotto economico costiero che il turismo nautico genera.
  Quindi senza dubbio accolgo, estremamente soddisfatto, la sua proposta di fornire una documentazione completa di tutte le tematiche che in qualche modo strozzano soprattutto lo sviluppo del mercato interno della nostra filiera. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie dottor Neglia. Attendiamo quindi il documento. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio il rappresentante di Confindustria Nautica intervenuto per l'esauriente esposizione e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti delle organizzazioni sindacali CGIL, CISL, UIL e UGL.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione di rappresentanti delle organizzazioni sindacali CGIL, CISL, UIL e UGL nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul made in Italy: valorizzazione e sviluppo dell'impresa italiana nei suoi diversi ambiti produttivi.
  Invito chi interviene a volerlo fare sinteticamente, in modo da lasciare più spazio possibile alle domande dei commissari, riservando gli ulteriori approfondimenti ad un eventuale contributo scritto che verrà volentieri acquisito ai lavori della Commissione.
  Do la parola a Silvia Spera, funzionario CGIL nazionale, Giorgio Graziani, segretario confederale CISL, Giovanni D'Anna, funzionario UIL e Fiovo Bitti, dirigente confederale UGL, ricordando che il tempo complessivo a disposizione per ciascuna organizzazione è di cinque minuti circa. Grazie.
  A lei dottoressa Spera.

  SILVIA SPERA, funzionario CGIL nazionale – Area delle politiche industriali e delle reti. Buongiorno a tutti, egregio presidente egregi onorevoli.
  Riteniamo utile questa indagine conoscitiva per individuare interventi idonei a sostenere e rilanciare i nostri settori produttivi. Settori produttivi alle prese con situazioni di difficoltà già presenti prima della pandemia e della guerra e che oggi si sono accentuati in particolare per quanto riguarda il reperimento materie prime, le frequenti strozzature e turbolenze nella catena di fornitura e l'attuale crisi energetica, sommato al tasso di inflazione come non si registrava da molti anni. Va detto che il made in Italy è sempre meno italiano.
  In questi anni i colossi extra europei e i fondi di investimento stranieri hanno fatto shopping dei nostri marchi più conosciuti in tutti i nostri settori produttivi, in particolare nella moda e nell'industria agroalimentare. In questi anni nel nostro Paese a guidare i processi sono state le multinazionali e la finanza e non c'è stato, a nostro avviso, nessun ruolo pubblico nelle politiche di sviluppo. In altri Paesi, ad esempio la Francia, il Governo interviene nella valutazione delle acquisizioni estere sia nel settore produttivo che nella distribuzione.
  Per rilanciare il made in Italy, e tutto il nostro sistema industriale è a nostro avviso necessario un intervento sulla redistribuzione della catena del valore che rimetta al centro e valorizzi il lavoro e i suoi saperi. Un sistema di lavoro da ripensare e riordinare dove la competitività non si gioca esclusivamente sul costo del lavoro. Ad un prodotto di qualità deve corrispondere un lavoro di qualità attraverso una politica salariale che dia risposte ai lavoratori e alle Pag. 35lavoratrici (che ricordo hanno stipendi tra i più bassi d'Europa), definendo il modello contrattuale e anche intervenendo sul cuneo fiscale.
  Valorizzazione e trasmissione dei saperi e delle professionalità esistenti e nuove, favorendo il ricambio generazionale, sono strettamente connesse alla valorizzazione del lavoro delle persone, intervenendo con norme specifiche, per contrastare illegalità e precarietà, prevedere importanti investimenti pubblici per sostenere ricerca e innovazione del prodotto e del processo produttivo lungo tutta la filiera produttiva, in una dimensione di politica industriale che accompagni e indirizzi la transizione energetica digitale e ambientale salvaguardando contemporaneamente marchi e produzioni esistenti, ma anche rilanciando nuovi prodotti made in Italy che garantiscano buona occupazione.
  Riteniamo necessaria una politica industriale in un quadro europeo (una politica industriale che è assente da troppi anni nel nostro Paese) che sappia fare sistema, una governance organizzata e definita. Chiediamo insomma un'agenzia unica che indirizzi, coordini e monitori investimenti ed interventi pubblici per accompagnare la transizione ecologica, digitale, energetica e produttiva delle nostre imprese e del Paese intero.
  Parlare di made in Italy significa anzitutto che la politica si riappropria del proprio ruolo di indirizzo e di governo sulle politiche di sviluppo del Paese, anche perché le non scelte di questi anni hanno portato alle difficoltà attuali. La struttura produttiva in Italia è fatta principalmente da piccole e medie imprese, spesso sottocapitalizzate, e il nostro export deriva per oltre il 50 per cento dalle PMI. Innovazione tecnologica del prodotto e del processo produttivo diventano oggi fattori ineluttabili di competitività che senza politiche pubbliche adeguate rimangono a disposizione solo delle grandi imprese. Il dato Unioncamere del 2022 ci dice che 71 imprese su cento non hanno in previsione di attivarsi per accedere agli incentivi previsti dal PNRR, o dai Fondi europei, per intervenire su innovazione tecnologica, defiscalizzazione, investimenti per l'economia circolare.
  Tali importanti investimenti necessitano di una messa a sistema nella logica di ottimizzare e indirizzare le imprese che hanno bisogno di innovazione e di fare aggregazione per costruire una filiera sempre più solida. Contemporaneamente abbiamo necessità di garantire alle aree del Paese oggi più in difficoltà e in pericolo di deindustrializzazione, aree di crisi complesse, aree interne e Mezzogiorno, nuovi insediamenti produttivi.
  Di pari passo vanno introdotti processi di formazione per i lavoratori, anche prevedendo un loro maggior coinvolgimento nei processi di innovazione delle imprese.
  La catena del valore è cambiata in questi anni, prodotti e servizi sono sempre più connessi, non possiamo più ragionare come se fossero comparti separati. La vendita del prodotto è strettamente correlata al tipo di servizio e alla consegna del prodotto ormai in quasi tutti i settori. A nostro avviso gli interventi necessari sono: investimenti pubblici condizionati alla buona occupazione di qualità, sostenere e favorire i processi di reshoring condizionati a nuova occupazione stabile e di qualità integrando e ridefinendo nuove economie locali e artigianali. Definire e introdurre ammortizzatori sociali adeguati alla portata della transizione, sostegno a percorsi di riqualificazione professionale anche permanente, percorsi scolastici e formativi che formino le professionalità necessarie e oggi carenti, che sappiano dare risposte all'altezza delle sfide tecnologiche di qualità. Investimenti cospicui, ricerca su prodotti, nuovi materiali, economia circolare, energie alternative, digitalizzazione e innovazione del prodotto e del processo. Sostegno all'introduzione di nuove tecnologie e soluzioni innovative nel marketing, nel trasporto, nella logistica e nella valorizzazione del made in Italy anche tramite il turismo di qualità come volano. Introdurre norme europee stringenti sulla tracciabilità dei prodotti per l'intera filiera. Contrastare pratiche sleali compreso il dumping contrattuale e la contraffazione dei prodotti con norme sanzionatorie.

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  PRESIDENTE. Scusi dottoressa se la richiamo. Abbiamo un problema di tempo.

  SILVIA SPERA, funzionario CGIL nazionale – Area delle politiche industriali e delle reti. Sì ho finito. Riconoscere premialità e accesso ad incentivi pubblici e concessioni pubbliche.
  Abbiamo elencato diversi punti, insomma politiche industriali e di sviluppo a sostegno del made in Italy di qualità frutto di ricerca e di formazione, legalità e sostenibilità ambientale e sociale.

  PRESIDENTE. Grazie dottoressa. Do la parola a Giorgio Graziani segretario confederale CISL.

  GIORGIO GRAZIANI, segretario confederale CISL. Grazie presidente. Cercherò anch'io di essere molto veloce. Intanto parliamo di un brand, il terzo brand più celebre al mondo. In verità abbiamo fatto anche un tavolo con il Governo, con il Ministro Urso, in cui ci si era detto che ci saremmo visti anche per parlare e approfondire questo tema. Speriamo e auspichiamo che avvenga in tempi rapidi. Certo è che serve una politica industriale che rafforzi il made in Italy che abbia come cornice una politica industriale europea ma dall'altra anche un patto per l'industria italiana.
  Si deve partire dalle infrastrutture, l'ammodernamento della rete, ci sono tanti corridoi europei che devono ancora essere messi in opera. Bisogna mettere in campo le riforme del fisco, della semplificazione burocratica, delle politiche attive, del lavoro e anche quella riguardo alla partecipazione dei lavoratori alle imprese che possa quindi aiutare la crescita certo dentro un sistema di condizioni di fornitura energetica che permettano di rientrare da quelle presenti in questo momento di emergenza.
  Le regole di contrasto all'italian sounding in teoria ci sono già, nel senso che la falsificazione, che la contraffazione imitativa che stiamo vivendo attraverso l'accordo di Madrid, il TRIPS del WTO e il codice doganale dell'Unione, non dovrebbe accadere. Purtroppo sta accadendo e accade anche negli Stati Uniti, in Canada, in Australia quindi in Paesi importanti e ha bisogno di un'azione di contrasto che deve essere richiesta assolutamente in collaborazione con la Commissione europea.
  Il made in Italy deve partire dal lavoro, buona occupazione e creatività e da questo punto di vista deve quindi integrarsi con un sistema di formazione: gli ITS, la formazione professionale per i giovani, per gli occupati che si devono riqualificare, dobbiamo trovare il modo per ricostruire quella virtù creativa che in Italia è sempre esistita trattenendo i cervelli che rischiano di fuggire.
  Abbiamo un sistema dimensionale delle imprese che va aiutato non tanto a ridurre la propria diversificazione, la propria caratteristica artigianale, ma a consorziarsi e a costruire economie di scala per dare maggiore prospettiva. Potrebbe essere utilizzato il sistema della blockchain, ovvero il registro digitale pubblico, per tracciare le condizioni e quindi migliorare le condizioni di controllo di quelle che sono le provenienze dei prodotti cosiddetti made in Italy.
  È chiaro che esistono dei comparti, come la moda che è leader in Europa, sul quale servirebbe un piano nazionale, congiunturalmente si sta riprendendo. Bisognerebbe tutelare il settore della moda dalla concorrenza sleale e dal dumping contrattuale, fatta una promozione internazionale sistemica del suo made in Italy. Un ulteriore sostegno al lavoro femminile sia attraverso i contratti ma anche con norme che diano possibilità alla conciliazione di vita e di lavoro e chiaramente, come in tutte le condizioni di tutti i settori, aiutare le imprese di piccole dimensioni a sostenere le congiunture negative attraverso ammortizzatori allargati.
  L'agroindustria, anche in questo caso siamo leader. Il settore alimentare è in grande trasformazione, il settore vitivinicolo è in grande trasformazione, si chiede sempre più sostenibilità e si chiedono sempre più prodotti biologici, una filiera agroalimentare sostenibile. Credo che da questo punto di vista vadano indicati dei nuovi Pag. 37incentivi, noi pensiamo che dato che c'è anche grande difficoltà nell'operare innovazione tecnologica in questo particolare settore, vanno anche aiutati attraverso quelli che possono essere gli incentivi delle tecnologie 4.0 e sulla commercializzazione on line. Anche in questo caso c'è un gap rispetto ai lavoratori e alle loro competenze. Nel settore dell'arredamento serve un piano specifico, anche in questo caso la sostenibilità attraverso filiere, catene del valore che tengano conto di materie prime, che avvengano in equilibrio con quelli che possono essere i sistemi naturali da cui si avvicina la fornitura del legno. Ci sia un sostegno agli eventi e alle fiere internazionali, ci sia un'incentivazione per la collaborazione con i designer italiani e chiaramente l'utilizzo di materiali ecocompatibili.
  Sull'Automotive bene che sul piano europeo si dica no all'integralismo e all'esclusività elettrica pensando a carburanti diversi, il biofuel e l'idrogeno, quindi in un elemento che possa anche valorizzare quello che è la componentistica che fa parte del made in Italy in questa filiera e che potrebbe limitare la situazione di difficoltà sull'occupazione.
  In ultimo la filiera del turismo. È chiaro che il turismo è un'industria, una vera industria italiana, al di là delle città d'arte, al di là del balneare, al di là dello sci sulle Alpi c'è bisogno di integrare ulteriormente, destagionalizzare e integrare le fonti di sviluppo di questo settore anche attraverso i...

  PRESIDENTE. Chiedo scusa. Siamo arrivati oltre il tempo.

  GIORGIO GRAZIANI, segretario confederale CISL. ...quindi soprattutto un'offerta che veda sempre più la sostenibilità della catena del valore del turismo. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Do ora la parola a Giovanni D'Anna funzionario della UIL. Prego.

  GIOVANNI D'ANNA, funzionario UIL. Buongiorno. Intanto occorre fare un ragionamento in termini settoriali su quello che si intende come made in Italy perché, come giustamente emerge anche dal documento preparatorio che ci avete mandato, le eccellenze produttive italiane sono molteplici e non sono soltanto quelle che beneficiano del brand quindi soltanto moda, alimentare, tessile e legno arredo, e questo è importante perché un conto è essere un Paese trasformatore che ha specificità produttive che garantiscono che in alcuni di questi settori si abbia un predominio nei mercati di specifici prodotti, un conto è avere una grande industria, un grande settore dove c'è un grande fatturato.
  Quindi è made in Italy anche l'Automotive, anche la meccanica, anche la farmaceutica ma evidentemente hanno necessità ampiamente diverse invece dal made in Italy che è un po' più diciamo mainstream, quello che va sui media e di cui si conosce: appunto, alimentare, tessile e legno arredo.
  Noi in generale nel dibattito, nel confronto che speriamo si concretizzi maggiormente col Governo, siamo interessati al dibattito sulla riforma degli incentivi sapendo che ormai il potere nazionale dei Governi passa da questo purtroppo, si dovrebbe incidere evidentemente a livello europeo sul fondo unico per l'industria.
  Ma comunque tornando al tema degli incentivi noi pensiamo che debbano sempre più andare verso un sostegno alle imprese vincolato, se vogliamo, anche ai principi che animavano il PNRR e quindi delle condizionalità di tipo sociale e ambientale in primo luogo e non soldi a pioggia a prescindere dalla qualità del lavoro che si dà, a prescindere dalle garanzie di sicurezza, a prescindere dal tipo di riorganizzazione dell'impresa.
  Anche la domanda pubblica, a nostro parere, di beni e servizi deve comprare da imprese di qualità, questo perché per noi evidentemente made in Italy non può voler dire soltanto prodotto di eccellenza ma deve significare anche lavoro di qualità, cosa che in tanti settori che sono l'eccellenza del nostro made in Italy, come sappiamo, non è garantita, tessile e agricoltura sopra tutti. Quindi la condizionalità degli incentivi e della domanda pubblica e anche un'attenzione particolare, quando si fanno Pag. 38provvedimenti fiscali, di politica industriale, di politica del lavoro, all'intera filiera del tipo di produzione. Il modello americano, che appunto vuole risolvere il problema inflattivo facendo una politica industriale, è quello che dobbiamo riuscire a costruire noi nella nostra sfera di competenza nazionale. Quindi assolutamente contrari a replicare incentivi a pioggia. Noi non siamo favorevoli al fatto che chi fa impresa non vada disturbato perché pensiamo che gli incentivi fiscali e la domanda pubblica di servizi debba andare, se non a disturbare, a stimolare un'impresa di qualità, perché il lavoro di qualità è quello che qualifica veramente l'impresa. Non abbiamo bisogno di una pletora di piccolissime imprese che come abbiamo visto, per esempio con i superbonus edilizi, nascono apposta per prendere il sussidio pubblico (e sappiamo che questo Paese è ricchissimo purtroppo di sussidi pubblici ma manca di una politica strutturale) e non abbiamo soprattutto bisogno di imprese che derogano su questioni per noi inderogabili, una su tutte la sicurezza sul lavoro. Quindi speriamo che il Parlamento segua questo nostro indirizzo di condizionalità agli incentivi pubblici.

  PRESIDENTE. La ringrazio dottor D'Anna e do la parola al dottor Fiovo Bitti dirigente confederale UGL.

  FIOVO BITTI, dirigente confederale UGL. Grazie presidente e buonasera a tutti. Grazie alla Commissione. Si tratta di un tema molto importante. Noi crediamo che la valorizzazione e lo sviluppo del made in Italy nei diversi ambiti produttivi rappresenti un'operazione complessa ma necessaria da portare a compimento dove si intrecciano più fattori sia di ordine materiale che di ordine immateriale. Il concetto stesso di made in Italy d'altronde è ampio in quanto va anche oltre la delimitazione dei settori produttivi. Il concetto di made in Italy richiama nell'immaginario collettivo l'idea stessa di qualità e di ricerca estetica che da sempre accompagna l'evoluzione storica e produttiva del nostro Paese. Senza ritornare al Rinascimento è sufficiente ricordare il ruolo di Alitalia negli anni Cinquanta e Sessanta come veicolo di promozione del made in Italy. In questo senso quindi la valorizzazione del prodotto in Italia contribuisce alla crescita complessiva del sistema economico, del sistema paese, un vero e proprio volano di sviluppo che oggi assume ancora maggior rilievo in un momento in cui stiamo assistendo a una sorta di riflusso rispetto a quella che è stata la fase della globalizzazione spinta dei decenni scorsi.
  Al netto delle azioni che si possono mettere in campo da subito però è fondamentale, secondo noi, veicolare il bene immateriale rappresentato dall'idea stessa di made in Italy.
  Come organizzazione sindacale in queste settimane abbiamo organizzato una serie di eventi a carattere culturale e siamo andati in alcuni ambienti, alcuni luoghi tipici simbolo del lavoro italiano. In particolare siamo stati alle seterie di San Leucio in provincia di Caserta, siamo stati alla Olivetti a Ivrea, proprio a significare l'importanza di questo momento e richiamare appunto l'idea di come riflettere sul presente andando a valorizzare esperienze del passato più o meno recente della nostra storia. Si tratta di promuovere con attenzione e soprattutto in maniera organica il prodotto Paese, assistiamo purtroppo alla dispersione delle risorse.
  Governo nazionale e Governi regionali organizzano spesso, partecipano spesso ad eventi, però effettivamente abbiamo questa dispersione delle risorse rischiando così di dare un messaggio contraddittorio all'estero.
  La valorizzazione del concetto di made in Italy ha ricadute positive sul turismo, stiamo tornando ad essere una delle mete più ambite però è chiaro che bisogna fare di più per attirare ancora più turisti. In questo senso è fondamentale assicurare la presenza di una compagnia di bandiera ma anche investire in maniera efficace sulle infrastrutture e parliamo di ferrovie ma parliamo per esempio anche di tutta la parte idrica altrettanto importante.
  Sicuramente assume importanza particolare la leva fiscale, si tratta di ridurre il Pag. 39costo del lavoro, si tratta di favorire la contrattazione collettiva, si tratta anche, secondo me, di favorire l'introduzione di strumenti di partecipazione dei lavoratori, così da rendere più efficace e più competitiva la produzione stessa salvaguardando in questo modo anche l'occupazione.
  Osserviamo come in questi anni spesso è mancato l'allineamento fra gli incentivi introdotti e l'analisi del sistema produttivo nazionale per cui alcuni incentivi sono arrivati troppo presto, quelli sull'Automotive, o troppo tardi per esempio gli incentivi che hanno agevolato in questi anni il settore della ceramica, del bianco o del legno.
  È chiaro che va fatta una tutela del made in Italy in ambito eurocomunitario, abbiamo dato l'idea in questi anni più di subire che di partecipare alla definizione delle direttive. C'è un paradosso adesso rispetto all'introduzione di obblighi di etichettatura è chiaro che va fatta, va introdotta un'etichettatura sull'intera filiera, sull'intero prodotto. Però alcune etichette, tipo il Nutri-Score, qualche problema lo creano perché possono favorire quasi una sorta di contraddizione facendoci immaginare che sia più sostenibile e salutare una produzione industriale piuttosto che una artigianale.
  Serve la formazione, serve insistere (come ha detto già il collega della CISL) per esempio sugli ITS perché comunque sono importanti per qualificare le nuove generazioni e da ultimo ricordo soltanto quelle che sono le principali criticità quindi le materie prime, l'energia, la grandezza delle piccole imprese, l'internazionalizzazione, la concorrenza sleale e la capacità di investire. Grazie per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie a lei e grazie a tutti per la sintesi.
  Non essendoci richieste di intervento, ringrazio i rappresentanti delle organizzazioni sindacali CGIL, CISL, UIL e UGL intervenuti per l'esauriente esposizione. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal rappresentante della CGIL (vedi allegato 7), dal rappresentante della CISL (vedi allegato 8) nonché dal rappresentante della UGL (vedi allegato 9) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di associazioni di consumatori componenti del Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti (CNCU).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione di rappresentanti di associazioni di consumatori componenti del Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti (CNCU) nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul made in Italy: valorizzazione e sviluppo dell'impresa italiana nei suoi diversi ambiti produttivi.
  Invito chi interviene a volerlo fare sinteticamente, in modo da lasciare più spazio possibile alle domande dei commissari, riservando gli ulteriori approfondimenti ad un eventuale contributo scritto che verrà volentieri acquisito ai lavori della Commissione.
  Do la parola a Sabrina Soffientini, responsabile comunicazione di Federconsumatori, Marco Festelli, presidente di Confconsumatori APS, Dario Giordano, responsabile dell'Ufficio Legale Nazionale di UDICON, Gianfranco Laccone, membro della Presidenza ACU (Associazione Consumatori Utenti), Antonio Longo, presidente Movimento difesa del cittadino (MDC), Agostino Macrì, responsabile settore alimenti di UNC (Unione Nazionale Consumatori) e Furio Truzzi, presidente di Assoutenti, ricordando che il tempo complessivo a disposizione per ciascuna organizzazione è di cinque minuti circa. Grazie.
  Prego dottoressa Soffientini.

  SABRINA SOFFIENTINI, responsabile comunicazione di Federconsumatori. Innanzitutto buongiorno a tutti. Vorrei esprimere prima di tutto apprezzamento per questa iniziativa che comprendiamo si trova ancora in una fase di ricognizione e ci auguriamo si trasformi presto in un insieme di provvedimenti maggiormente dettagliati e specifici sulla materia.
  Il programma presentato fornisce un quadro completo ed esaustivo sul made in Pag. 40Italy, sulle sue potenzialità, sulle opportunità e soprattutto mette in evidenza la necessità di rimuovere gli ostacoli e tutti gli elementi che ne ostacolano ancora lo sviluppo. In questo quadro le associazioni dei consumatori, in primis Federconsumatori che appunto rappresento, sono da sempre impegnate attivamente nella tutela, nella valorizzazione e nella diffusione della cultura del made in Italy in Italia, ma spesso anche nell'ambito di progetti europei. In questo senso riteniamo necessario un forte impegno da parte del Governo per il rafforzamento delle campagne di educazione e sensibilizzazione rivolte ai cittadini su questi fenomeni. L'industria di qualità fatta soprattutto di piccole e medie imprese, come evidenziato appunto nel documento, ha sofferto fortemente delle conseguenze della guerra in Ucraina e della crescita dei costi energetici e delle materie prime. A questo si aggiunge, sul piano del mercato interno, un quadro fatto di progressive rinunce e tagli da parte dei cittadini che colpisce soprattutto la qualità nel nostro Paese. Lo testimonia la forte crescita delle vendite presso i discount che, secondo i nostri dati e le rilevazioni che facciamo in tutta Italia, ammonta circa all'11 per cento in più. Questo rende evidente come sostenere il mercato interno significa anche rendere accessibile la qualità prima di tutto ai consumatori nel nostro Paese, consumatori che sono i primi testimonial e promotori del made in Italy e di tutto il complesso di valori, simboli e conseguenze economiche che questo porta con sé.
  Sul piano nazionale, venendo appunto alle proposte in questo ambito, nell'ottica di valorizzare il made in Italy riteniamo necessario potenziare la lotta alla contraffazione intensificando da un lato i controlli, inasprendo ulteriormente le sanzioni per questi fenomeni e dotando di maggiori strumenti l'Agenzia delle dogane e le Forze dell'ordine che già svolgono comunque un'eccellente lavoro su questa materia.
  A livello internazionale riteniamo fondamentale adottare tutte le misure necessarie per il contrasto all'italian sounding in primis, promuovendo la definizione di norme più stringenti sul marchio d'origine che prevedano anche sistemi di tracciabilità più dettagliati, precisi e verificabili. Gli strumenti ci sono, sarebbe necessario, a questo punto, metterli in atto in maniera più dettagliata appunto.
  Per raggiungere questi obiettivi, gli obiettivi appunto illustrati nel documento, la sfida dell'innovazione rappresenta sicuramente un'opportunità irripetibile a partire dalla ricerca sulla qualità, dalla digitalizzazione dei processi produttivi e logistici, dalla transizione green. Sono queste le parole chiave per garantire alle imprese italiane una maggiore competitività salvaguardando e rafforzando i tratti distintivi quali l'affidabilità e lo stretto legame con il territorio. Favorire questi elementi è indispensabile, a nostro avviso, ma per farlo è necessario appunto (come anche accennato all'interno del documento) garantire l'accesso al credito da parte delle piccole e medie imprese, ad esempio implementando forme di garanzia pubblica soprattutto per gli investimenti destinati ad accrescere sviluppo, efficienza e sostenibilità.
  Un'ultima riflessione riguarda proprio questo aspetto. La sostenibilità sociale e ambientale devono essere un corollario di valori che si legano in maniera integrante al concetto di made in Italy, in questo modo si accrescerebbe ulteriormente il pregio e la percezione di originalità dei prodotti a marchio italiano agli occhi dei consumatori italiani e non. In questo senso diventa necessario adottare anche strumenti e regole precise...

  PRESIDENTE. Dottoressa, scusi se la interrompo. Sta per finire il tempo.

  SABRINA SOFFIENTINI, responsabile comunicazione di Federconsumatori. Sto finendo. Va benissimo, ho finito. Volevo solo esprimere questo concetto appunto, adottare regole contro il greenwashing.
  Noi rimaniamo a disposizione per qualsiasi ulteriore necessità e per il seguito di questo programma che, ovviamente, troviamo molto interessante e necessario.

  PRESIDENTE. Grazie. Do ora la parola a Marco Festelli, presidente di ConfconsumatoriPag. 41 APS, che peraltro ha già inviato anche un contributo scritto. Grazie.

  MARCO FESTELLI, presidente di Confconsumatori APS. Grazie presidente. Grazie a lei e a tutti gli onorevoli della Commissione per l'invito.
  Giustamente abbiamo già inviato un contributo scritto, pochi minuti fa, ci soffermiamo su quattro tematiche. La prima, a nostro avviso, è un'emergenza proprio perché si parla di made in Italy ed è l'autorizzazione europea all'utilizzo dei grilli nelle farine. Perché un'emergenza? Non assolutamente sanitaria, perché dobbiamo basarci su ciò che dicono le istituzioni europee e le istituzioni sanitarie, ma perché essendo un allergene viene introdotto nel mercato con un'indicazione in etichetta di Acheta domesticus. In realtà noi riteniamo, proprio perché si tratta di un qualcosa che va a minare le nostre tradizioni, la nostra cultura, il nostro made in Italy, che dovrebbe essere ben chiaro al consumatore che si tratta di Grillo domestico e non usare il termine zoologico per questa tipologia di allergene; del resto nella prassi costante gli allergeni vengono individuati ed etichettati in lingua italiana. Questa è un'emergenza sulla quale ci soffermiamo abbastanza perché il consumatore non deve demonizzare alcun cibo o alcun elemento, ma deve essere bene informato e formato su ciò che va a comprare per valutarlo.
  Proprio per questo aspetto il secondo punto che tocchiamo è la valorizzazione del made in Italy attraverso la formazione e informazione di un consumatore italiano ed europeo più consapevole. È inutile parlare della nostra eccellenza, che c'è su moltissimi fronti sia food che non food, della qualità eccelsa di moltissima nostra produzione (ciò che ci viene spesso recriminato è un prezzo talvolta non competitivo rispetto ad altri Paesi) ma quello che manca al consumatore per fare una valutazione di prezzi e qualità è a nostro avviso una conoscenza dei nostri prodotti, dei nostri marchi, della nostra sicurezza sotto moltissimi aspetti rispetto ad altri Paesi, sia materia di food che non food.
  Soltanto attraverso una consapevolezza e una conoscenza ben precisa il consumatore può fare veramente una valutazione di analisi costo-beneficio del prodotto e quindi non soffermarsi esclusivamente sul prezzo. È inutile dire che ci sarebbe bisogno di incentivi fiscali e quant'altro, come diceva prima giustamente la collega, perché sfondiamo su questo aspetto immagino una porta aperta, ma una porta difficile da superare nel senso una porta aperta ideologicamente, idealmente, ma poi sappiamo quelle che sono le difficoltà di bilancio.
  Ci soffermiamo inoltre sulla creazione di un made in Italy per quanto possibile, un marchio, ripeto, di tutte le lavorazioni sia food che non food di italianità al cento per cento. Ove questo non fosse possibile, o fosse praticamente difficile, comunque riteniamo che a livello di indagine si dovrebbe pensare a realizzare un marchio made in Italy con precisissimi ed alti livelli di qualità e di italianità, non dico di tutta la filiera, ma di larga parte della filiera.
  Ultimo aspetto, parliamo di un settore strategico quasi predominante, il turismo, e ne parliamo da parte del consumatore. Affrontiamo moltissimi casi di turisti in difficoltà, di viaggiatori in difficoltà, alle prese con reclami e quanto altro. Abbiamo un Paese unico, immenso, delle potenzialità turistiche assolutamente imparagonabili a livello mondiale, riteniamo che possa migliorare la crescita e la tutela del turista sotto moltissimi aspetti soprattutto di informazione e sotto gli aspetti del diritto del viaggiatore e del turista. Ci permettiamo di soffermarci, sotto quest'ultimo aspetto del turismo, nel segnalare e contribuire come idea anche ad un miglioramento sotto il profilo organizzativo e della promozione turistica e di una serie di iniziative al fine di migliorare l'organizzazione.

  PRESIDENTE. Stanno per finire i cinque minuti.

  MARCO FESTELLI, presidente di Confconsumatori APS. Presidente ho finito. Grazie.

  PRESIDENTE. Scusi ma l'ultima parte è stata un po' interrotta da qualcuno che aveva il microfono attivato.Pag. 42
  Do ora la parola a Dario Giordano, responsabile dell'Ufficio Legale Nazionale di UDICON.

  DARIO GIORDANO, responsabile dell'Ufficio Legale Nazionale di UDICON. Eccomi buonasera mi sentite bene? Grazie per l'opportunità di essere ascoltati. Una breve premessa sul punto di vista di UDICON sul made in Italy. Proteggere il made in Italy non significa solamente proteggere il tessuto produttivo ma significa anche dare benefici al consumatore.
  Made in Italy da sempre è sinonimo di qualità, siamo convinti che tutelare il made in Italy significa proteggere anche il consumatore perché stiamo parlando di mangiare meglio, stiamo parlando di dare al consumatore dei prodotti, dei capi di abbigliamento che possono durare più a lungo e quindi con beneficio anche dal punto di vista ambientale, perché sono sicuramente più lontani da fenomeni di obsolescenza programmata. Da qui il pieno appoggio della UDICON a questo tipo di programma.
  Passiamo alle proposte concrete visto che queste sono state richieste. Nel programma c'è un riferimento molto marcato al country-of-origin effect, ovvero il fenomeno per cui il consumatore attribuisce un differenziale di valore al prodotto per il solo fatto di essere costruito in un determinato Paese; e correttamente si fa l'esempio del tè inglese, dell'elettronica giapponese e così via. Questo apre le porte ad una riflessione, non è solo l'Italia a voler tutelare il made in Italy, potrebbero esserci molte Nazioni a voler tutelare le proprie eccellenze. Questo in chiave internazionale significa reciprocità, è possibile una prospettiva per cui ciascun Paese si impegna alla promozione dell'eccellenza dell'altro Paese. Sui nostri scaffali, ad esempio, potrebbe esserci un'etichetta ad hoc per il tè inglese, sugli scaffali del mondo anglosassone ci potrebbero essere etichette ad hoc per i prodotti genuinamente fatti in Italia, e questo naturalmente sappiamo che può essere una prospettiva molto interessante e di contrasto all'italian sounding. Da qui una seconda proposta strettamente legata, immaginiamo un'etichetta interattiva con un QR code finalizzata a certificare il vero made in Italy. Sarebbe una sorta di badge che consentirebbe, direttamente al consumatore che vede il prodotto sugli scaffali, di accedere ad una vetrina istituzionale, quindi parliamo di un sito validato a livello istituzionale, che certifica la genuinità del prodotto made in Italy e va a costituire un po' la vetrina dei prodotti made in Italy nel mondo. Insomma i nostri prodotti sarebbero dei biglietti da visita sugli scaffali del mondo e potrebbero godere di questa certificazione interattiva, che si ritiene essere un mezzo tangibile di contrasto all'italian sounding. Naturalmente c'è bisogno di un sistema che sia in qualche modo validato a livello istituzionale o ministeriale. La catena dei vantaggi legati a questa soluzione potrebbe essere ancora più estesa, ad esempio in questo portale potrebbero esserci dei riferimenti ai luoghi tipici di produzione delle eccellenze non solo con riferimento all'agroalimentare e con questo agevolare il turismo basato sul made in Italy e sulle nostre eccellenze.
  Il portale potrebbe anche strizzare l'occhio, per così dire, al mondo della sostenibilità e ai vantaggi della sostenibilità. Ad esempio le aziende che vogliono distinguersi facendo vedere al consumatore che sono sostenibili quanto ai mezzi di produzione, potrebbero indicare degli orari di apertura dei loro stabilimenti per far toccare con mano, far controllare al consumatore la sostenibilità dei propri mezzi, ricordando che il consumatore è sempre il miglior controllore. Ribadisco dunque l'appoggio a questo tipo di programma, metto a disposizione l'associazione per ulteriori contributi e cedo la parola al prossimo relatore. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Do ora la parola a Gianfranco Laccone, membro della presidenza ACU (Associazione Consumatori Utenti).

  GIANFRANCO LACCONE, membro della presidenza ACU (Associazione Consumatori Utenti). Grazie presidente. Saluto tutti.
  Dico subito molto rapidamente. Per noi la relazione che è stata proposta come relazione introduttiva, e per la trasmissionePag. 43 della quale comunque ringrazio, e su cui abbiamo fatto poi un documento che avrete modo di leggere più dettagliatamente rispetto a quanto vi dirò io adesso, per noi è insoddisfacente. Rispetto ad alcuni punti che noi abbiamo segnato come insoddisfacenti ce n'è uno che è più importante: in questa relazione non si affronta il punto di vista del consumatore, non è preso in considerazione. Non parlo dal punto di vista che potremmo esprimere noi, come stiamo facendo oggi con gli altri colleghi qui nella riunione, io parlo dal punto di vista sostanziale e cioè i consumatori hanno un ruolo chiave nella normazione volontaria che viene fatta attraverso UNI e ISO. ISO è lo standard internazionale per validare i prodotti, i prodotti che si vendono all'estero, se non hanno lo standard internazionale, non si vendono. Quindi noi abbiamo un ruolo importante nella certificazione non solo nella normazione volontaria: non solo nella normazione ma anche nella certificazione. Allora da questo punto di vista la certificazione e il controllo vengono a loro volta validati da un organismo che si chiama Accredia, che è un organismo istituzionale per l'Italia, a cui accedono tutte le società che chiedono la certificazione dei Ministeri. In questo organismo noi, come Associazione Consumatori Utenti, siamo stati tra i soci fondatori. Quindi questo è un altro aspetto importante.
  Terzo e ultimo tutte le associazioni che qui parleranno e anche le altre del CNCU che non interverranno, hanno sottoscritto tutte insieme, insieme a Eni e istituzioni e pubblico, una carta del consumo circolare. Ora questa carta del consumo circolare è a disposizione, e credo che sia una carta del futuro, è a disposizione di tutti quanti vogliono il rafforzamento del made in Italy. Io dico per il rafforzamento del made in Italy, e non mi dilungo su aspetti secondari, gli ostacoli sono le strategie delle imprese che molte volte sono poco coerenti e chiare e gli incagli e i ritardi della burocrazia, della pubblica amministrazione. Però io dico in questo esempio negativo purtroppo, è tutta la vicenda che si è susseguita sull'utilizzo dei crediti: l'accessibilità al credito per le piccole e medie imprese e per le piccolissime è fondamentale. Ora tutta la vicenda che si è fatta sul bonus per l'accesso al credito dimostra ampiamente come l'incapacità da parte delle imprese di avere una solida strategia e della burocrazia di avere delle indicazioni chiare e durature, hanno causato quella che è la situazione attuale e certo non aiuta il made in Italy.
  Altro aspetto di fondo è che noi riteniamo che se si è forti sul mercato nazionale si è forti sui mercati internazionali. Tutti i grandi Paesi, tutte le economie avanzate hanno un mercato interno forte, le società che sono forti sul mercato interno sono forti a livello internazionale. Ora noi il made in Italy l'abbiamo visto perdere quota negli ultimi vent'anni all'interno del mercato italiano, cioè la massa degli italiani va sulle commodities, va ai discount a comperare, e questo non avvantaggia il made in Italy. Quindi noi dobbiamo trovare uno strumento e lo strumento è soprattutto la certificazione, il controllo e la collaborazione tra le imprese e le associazioni di consumatori a monte della produzione, perché potremmo creare delle strade a basso costo e a grande impatto che permettano un'immagine diversa anche del Paese.
  Questa è una cosa che abbiamo sottolineato poi nei diversi punti che abbiamo messo in evidenza, ne tiro fuori uno per non perdere troppo tempo: l'organizzazione dei circuiti di produzione e consumo locali. I circuiti di produzione e consumo locale oggi sono considerati come una cosa esotica che nessuno sa come si fa, come si organizzano, ma 30 anni fa quello che è il fiore all'occhiello del made in Italy, le DOC, DOP, IGP erano considerati alla stessa maniera. Io ho fatto grandi campagne per far capire alle imprese che si potevano utilizzare questi per poter migliorare la qualità dei prodotti e dopo trent'anni abbiamo questa evidenza, che questi rappresentano la migliore qualità.
  Oggi si deve fare il salto, per fare il salto noi siamo necessari, siamo necessari come testa pensante. Quindi io vorrei che veramente nell'andare avanti con un discorso sul made in Italy noi fossimo non presi in considerazione, ma almeno chiesti di partecipare attivamente come partecipiamo Pag. 44sulla certificazione che è l'unico strumento che può permettere alle organizzazioni e alle imprese di poter lavorare.

  PRESIDENTE. Signor Laccone, sta per completarsi il tempo.

  GIANFRANCO LACCONE, membro della Presidenza ACU (Associazione Consumatori Utenti). Ho finito. Voglio soltanto aggiungere che noi tra i cinque punti della nostra organizzazione ne abbiamo messi un paio che penso debbano essere un faro per questa Commissione per il made in Italy, e cioè la riduzione dell'inflazione attraverso il miglioramento dei servizi e l'aumento degli stipendi e salari e non col taglio, che non ha portato bene a nessuno a chi lo ha praticato nel mondo. Poi l'introduzione dei diritti dei consumatori nella Costituzione italiana. Questo è un elemento fondamentale per dare un senso alla tutela e alla difesa dell'immagine, della qualità intrinseca dei prodotti. Poi nella relazione voi potete leggere il dettaglio di quelli che devono essere gli aiuti, gli interventi nel settore energetico, noi li abbiamo elencati grossomodo quali sono. Io spero che queste relazioni vengano attentamente viste, le mie e quelle degli altri colleghi, dai deputati chiamati a lavorare su questo aspetto estremamente importante dell'economia italiana. La ringrazio presidente, grazie e scusi se mi sono dilungato.

  PRESIDENTE. Grazie Laccone. Abbiamo ricevuto il documento e non dimenticheremo facilmente un'audizione celebrata nello stretto specchio di un volante di un'automobile che ci auguriamo sia stata prodotta in Italia (la presidenza si riferisce al fatto che il soggetto ha svolto l'audizione a bordo di un autoveicolo in sosta, N.d.R.).
  Do ora la parola ad Antonio Longo, presidente del Movimento di difesa del cittadino che, anche in questo caso ha già inviato il documento. Grazie.

  ANTONIO LONGO, presidente Movimento di difesa del cittadino. Grazie presidente.
  Mi limiterò a sottolineare alcuni punti più importanti. Indubbiamente il made in Italy è anzitutto una grande opportunità economica per il sistema Paese ma anche una garanzia di qualità, di sicurezza per i consumatori. Inoltre è il modo migliore per conservare e trasmettere i saperi maturati nei millenni della nostra storia italiana di cui la qualità è parte fondamentale, pensiamo alla cultura del vino, dell'olio, della pasta, del riso, dei formaggi, fino ai distretti produttivi di alta e altissima tecnologia.
  Ebbene la protezione del made in Italy è anche un modo essenziale per favorire e mantenere la coesione sociale, tutelare il territorio, valorizzare e manutenere le nostre splendide città grandi e piccole, le nostre campagne, le nostre montagne.
  Vado rapidamente a due fatti importanti che mi preme sottolineare. Il primo è che le associazioni consumatori del CNCU sono da anni impegnate in un grande progetto che si chiama «Io sono originale» finanziato proprio dall'allora Ministero dello sviluppo economico, attualmente, Ministero delle imprese e del made in Italy.
  Con questo progetto noi andiamo nelle scuole a cercare di educare i ragazzi alla legalità e al riconoscere, nei prodotti originali, prodotti di qualità e di convenienza. Ebbene chiediamo che questo progetto venga finanziato con i fondi anche antitrust che ogni anno vengono versati al Ministero del tesoro, magari con un provvedimento di legge che in qualche modo vincoli in percentuale questi fondi in maniera stabile per ogni anno.
  La seconda cosa che volevo raccontare è invece il ruolo della mia associazione proprio su un tema che è stato già sollevato e cioè la sicurezza e la qualità dell'agroalimentare.
  Stiamo realizzando un progetto finanziato dal Ministero del lavoro che applica il blockchain all'agro alimentare e cioè in quattro associazioni noi, il Codacons, Aiab e Progeo stiamo realizzando una piattaforma in blockchain attraverso la quale le aziende che aderiranno, saranno soprattutto aziende del biologico, potranno permettere agli acquirenti e ai consumatori di verificare tutto il percorso dal luogo dove è Pag. 45stata prodotta la materia prima fino alla confezione definitiva. Si chiama ANTEA questo progetto e mira proprio a garantire la tracciabilità delle filiere produttive nell'agro alimentare.
  Chiudo riassumendo un po' le nostre proposte. Anzitutto dare valore importante al coinvolgimento dei cittadini consumatori nel valorizzare il made in Italy anche attraverso programmi di educazione e di formazione nelle scuole. Le associazioni possono svolgere questa funzione anche attraverso quei fondi di cui parlavo prima.
  Terza questione, che sollevate anche voi nella relazione, è semplificare gli oneri amministrativi e fiscali. Siamo agli ultimi posti per le complicazioni amministrative e fiscali, cioè tra i peggiori. Infine, è una proposta sulla quale torneremo, creazione di un'agenzia per valorizzare le start-up dell'agro alimentare.
  Grazie presidente.

  PRESIDENTE. Grazie anche per il rispetto dei tempi.
  Passo ora la parola ad Agostino Macrì responsabile settore alimenti dell'Unione Nazionale Consumatori.

  AGOSTINO MACRÌ, responsabile settore alimenti di UNC (Unione Nazionale Consumatori).
  Grazie e buonasera a tutti. Mi fa molto piacere essere stato invitato e ovviamente è un'ottima occasione per i consumatori per esprimere le proprie idee. Io condivido gran parte di quello che è stato detto ma vorrei entrare semplicemente in dettagli tecnici che mi sembra utile fornire alla Commissione. Per il resto il documento lo condivido quasi interamente.
  Innanzitutto vorrei dire che le nostre produzioni alimentari, e su questo centrerò il mio intervento, soffrono di una mancanza di materie prime. Noi, i nostri prodotti, anche quelli che esportiamo, li facciamo utilizzando materie prime di importazione. Dovremmo fare uno sforzo per cercare di incrementare le nostre materie prime, soprattutto di cereali, ma anche di carne, di uova e di latte, non siamo autosufficienti anche perché quello che diamo da mangiare agli animali lo importiamo quasi completamente.
  Per questo sarebbe opportuno iniziare a sfruttare correttamente le aree marginali. In queste aree marginali è nato il made in Italy, nelle zone collinari e montane, e quindi noi dobbiamo cercare di utilizzare al meglio queste aree incrementando la pastorizia che attualmente è in forte declino e incrementando le produzioni tipiche del nostro Paese che noi dobbiamo cercare di valorizzare.
  Un altro aspetto importante da prendere in considerazione, molto attuale, riguarda soprattutto la crisi idrica. Noi abbiamo una crisi idrica congenita in tutto il Paese però attualmente anche il Po, che era nella pianura padana veramente un'ottima fonte di produzione alimentare, si trova in grosse difficoltà perché manca l'acqua. Ora bisognerebbe cercare di sviluppare delle tecnologie che consentano di utilizzare al meglio l'acqua disponibile ed evitare appunto questi tracolli produttivi che si stanno verificando.
  Poi un altro aspetto che vorrei mettere in evidenza riguarda gli animali selvatici. Di questo ovviamente molti non ne parlano, però dobbiamo ricordarci che gli animali selvatici, parlo dei cinghiali, ma parlo anche dei lupi, probabilmente anche degli storni, di vari animali che danneggiano fortemente le produzioni agricole e poi danno anche grossi problemi alle persone oltre che alle produzioni agricole, andrebbero in qualche modo controllati e debellati per quello che è possibile fare. Qui abbiamo dei grossi problemi da questo punto di vista. Ovviamente dobbiamo cercare di controllare l'introduzione di animali e piante aliene che possono andare a contaminare le nostre produzioni nazionali, questo è un aspetto che dovrebbe essere preso in considerazione a mio avviso.
  Poi l'altra cosa importante è cercare di ridurre, per quanto possibile, l'utilizzazione di fitofarmaci e farmaci veterinari. Queste sostanze possono in qualche modo alterare, non creano problemi per la salute umana, ma possono alterare equilibri ambientali molto importanti, per esempio la Pag. 46riduzione delle api che sono molto importanti.
  Dobbiamo fare attenzione alle crisi climatiche, ai cambiamenti climatici che ci hanno portato delle nuove malattie, ricordiamo la Xylella che ha fatto tanti guai in Puglia – per il momento soltanto in Puglia per fortuna –, ma anche malattie degli animali come la lingua blu, come l'influenza aviaria. Ebbene queste cose vanno controllate perché la presenza di queste malattie fa crollare le produzioni nazionali e su questo ci troviamo in grosse difficoltà. Le produzioni tipiche vanno tutelate e vanno potenziate.
  Vanno tutelate perché noi abbiamo una serie di materie prime che non utilizziamo, io sto pensando ad esempio ai fichi, noi andiamo a comprare i fichi secchi dalla Turchia mentre invece nel nostro sud li buttiamo via. Ecco, creare delle aziende che siano in grado di utilizzare queste risorse che noi abbiamo e che non utilizziamo e farne dei prodotti tipici. Potrei parlare a lungo ma ovviamente mi fermo a questo punto e faccio semplicemente un esempio.
  L'ultima proposta che vorrei fare è quella di creare delle strutture all'estero, dei negozi. Capita se uno va in giro per il mondo, che trova, ad esempio dei negozi specializzati in produzioni francesi. Però noi per produzioni italiane, che non sono soltanto alimenti ma possono essere anche vestiti, capi d'abbigliamento, non ne abbiamo. Ebbene dobbiamo intensificare questa attività delle nostre aziende che aprono magazzini all'estero e ci fanno conoscere.
  Poi l'ultima voce è il turismo, noi dobbiamo cercare di far capire ai turisti che venendo in Italia acquistano dei benefici, quantomeno culturali, estremamente importanti e su questo dovremmo cercare di fare degli sforzi e non attirare i turisti semplicemente con...

  PRESIDENTE. Signor Macrì sta per completarsi il tempo.

  AGOSTINO MACRÌ, responsabile settore alimenti di UNC (Unione Nazionale Consumatori). Ho finito. Io di nuovo ringrazio. Comunque un documento scritto ve l'ho lasciato e spero che sia utile. Grazie e buonasera.

  PRESIDENTE. Grazie. Adesso passo la parola a Furio Truzzi presidente di Assoutenti.

  FURIO TRUZZI, presidente di Assoutenti. Presidente buonasera. Piacere di conoscerla e di salutarla. Spero di poterla incontrare anche su un tema a me molto caro che era stato ricordato della protezione dei diritti costituzionali dei consumatori, e con questa speranza vado al dunque dell'audizione di oggi.
  Ringrazio gli altri parlamentari presenti per questa audizione. Parlo anche a nome di altre associazioni ed è per questo che a stretto giro vi manderò poi il documento che abbiamo predisposto, che non si discosta nelle grandi linee da quello che lei e gli altri suoi colleghi hanno già ascoltato. Di conseguenza non ripeterò i punti chiave introdotti dai miei colleghi se non per sottolineare alcuni aspetti; ad esempio veniva ricordato il contrasto della contraffazione del cosiddetto italian sounding (sia da parte del collega Longo che da parte di altri colleghi) sottolineando la necessità di proseguire la virtuosa azione delle associazioni dei consumatori in campo educativo come una delle cose appunto a tutela del made in Italy.
  La seconda che vorrei sottolineare è quella del collega Giordano di UDICON, con il quale anche noi riteniamo necessaria la valorizzazione del brand. Francamente sono un po' confuso perché mi sono documentato per partecipare a questa audizione e ho visto che sul made in Italy ci sono molte cose che non sono univoche. Quindi sicuramente uno degli aspetti che avete centrato negli obiettivi da indicare è proprio quello di richiamare l'attenzione su questo fenomeno e di gestire al meglio proprio la stessa visibilità del made in Italy.
  Questo vale anche sotto il profilo dell'organizzazione, ad esempio, di un'unica giornata del made in Italy. Anche qui girando sulla rete ho visto che ci sono troppe giornate mondiali della pasta, della pizza, Pag. 47del design, delle tecnologie, tutte giornate italiane di una parte di made in Italy. È sicuramente una ricchezza del nostro Paese, ma l'unitarietà in un'unica grande giornata del made in Italy ci pare una sottolineatura molto importante, perché poi è anche di comunicazione che si regge la sostanza di tutto quello che facciamo.
  Naturalmente il made in Italy, come ricordava anche il collega Laccone di ACU, e non solo, porta anche a pensare, lo dicevi tu Longo, alla filiera, a una analisi del contenuto dei prodotti della filiera. Questa idea della blockchain e quant'altro trova Assoutenti e le altre associazioni molto d'accordo e lo ripropone all'audizione perché il made in Italy è anche made in Emilia-Romagna, è made in Veneto, è made in Campania e quindi questa articolazione territoriale del made in Italy è per noi molto importante.
  Concludo con una cosa che invece i miei colleghi non hanno detto e che voglio sottolineare con grande attenzione e cioè che nel made in Italy c'è una risorsa ben precisa da tenere in considerazione – forse lo diceva Macrì riferendosi ad altre materie: mi riferisco all'energia. Sicuramente l'energia rinnovabile di tipo eolico e di tipo solare è un prodotto made in Italy al cento per cento difficilmente da produrre altrove, e quindi da questo punto di vista giustamente la Commissione ha posto il proprio accento sulle questioni relative all'esame degli interventi sul piano legislativo volte a contenere le conseguenze negative del costo dell'energia e l'aumento delle materie prime sul conto economico delle imprese. Ebbene le associazioni dei consumatori invitano con grande attenzione a procedere speditamente al sostegno dell'operatività delle comunità energetiche rinnovabili e del potenziamento dell'energia rinnovabile. Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Grazie, anche per il rigorosissimo rispetto dei tempi. Ci vedremo sicuramente presto in presenza.
  Non essendoci richieste di intervento, ringrazio i rappresentanti di associazioni di consumatori componenti del Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti (CNCU) intervenuti per l'esauriente esposizione. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal rappresentante di Confconsumatori APS (vedi allegato 10), dal rappresentante di UDICON (vedi allegato 11), dal rappresentante di ACU (Associazione Consumatori Utenti) (vedi allegato 12), dal rappresentante del Movimento difesa del cittadino (MDC) (vedi allegato 13) nonché dal rappresentante di UNC (Unione Nazionale Consumatori) (vedi allegato 14) e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 17.40.

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