XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Martedì 3 ottobre 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Semenzato Martina , Presidente ... 3 

Audizione della Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, on. Eugenia Roccella:
Semenzato Martina , Presidente ... 3 
Roccella Eugenia (FDI) , Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità ... 3 
Semenzato Martina , Presidente ... 11 
Ferrari Sara (PD-IDP)  ... 11 
Semenzato Martina , Presidente ... 12 
Ravetto Laura (LEGA)  ... 12 
Semenzato Martina , Presidente ... 13 
Zanella Luana (AVS)  ... 13 
Semenzato Martina , Presidente ... 13 
Valente Valeria  ... 13 
Semenzato Martina , Presidente ... 14 
Lancellotta Elisabetta Christiana (FDI)  ... 14 
Semenzato Martina , Presidente ... 15 
Ascari Stefania (M5S)  ... 15 
Semenzato Martina , Presidente ... 15 
D'Elia Cecilia  ... 15 
Semenzato Martina , Presidente ... 16 
Campione Susanna Donatella  ... 16 
Semenzato Martina , Presidente ... 16 
Bilotti Anna  ... 16 
Semenzato Martina , Presidente ... 16 
Biancofiore Michaela  ... 16 
Semenzato Martina , Presidente ... 17 
Loizzo Simona (LEGA)  ... 17 
Semenzato Martina , Presidente ... 17 
Roccella Eugenia (FDI) , Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità ... 17 
Semenzato Martina , Presidente ... 18

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
MARTINA SEMENZATO

  La seduta comincia alle 12.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Buongiorno a tutti e a tutte. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione della Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, on. Eugenia Roccella.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'audizione della Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, onorevole Eugenia Maria Roccella. A nome di tutti i commissari do il benvenuto alla Ministra Roccella, che ringrazio personalmente per la disponibilità ad intervenire davanti alla Commissione d'inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di genere di violenza.
  Mi preme sottolineare che con questa audizione si inaugura l'attività d'inchiesta di questa Commissione, in coerenza con la legge istitutiva n. 12 del 2022, e nell'obiettivo di acquisire un quadro sull'impegno del Governo in carica sul contrasto al femminicidio e alla violenza di genere.
  Sono pertanto davvero grata alla Ministra Roccella, di cui è ben nota la sensibilità su tali temi, per avere accolto il nostro invito.
  Do quindi la parola alla signora Ministra, chiedendo fin da ora ai commissari di voler far pervenire agli uffici le proprie richieste di intervento, che potranno essere organizzate per gruppi, in modo più possibile alternato tra deputati e senatori.
  Prego, la signora Ministra ha la parola. Grazie.

  EUGENIA ROCCELLA, Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. Grazie alla presidente, a cui auguro davvero buon lavoro, visto che questa è la seduta con cui cominciate la nuova attività di questa Commissione, diventata bicamerale, che quindi ha acquisito un'ulteriore importanza e centralità, quindi buon lavoro a tutti i componenti.
  Per me l'appuntamento di oggi è molto importante, perché, lo vediamo anche da quello che è accaduto nell'ultimo mese e negli ultimi giorni, c'è davvero una scia di dolore e di morte che sembra a volte inarrestabile e che non può lasciare nessuno di noi indifferente. Sono storie che, tra l'altro, si rincorrono, si somigliano l'una con l'altra, che colpiscono per una straziante drammaticità e che, a volte, ci lasciano addosso la sensazione che si sarebbero potute evitare; non sempre è così, ma a volte pensiamo: «Si poteva fare qualcosa. Si poteva evitare».
  Infatti c'è qualcosa che vorrei che precedesse tutti i dati e gli elementi conoscitivi sull'attività del Governo, che mi appresto a fornirvi con questa relazione, ed è che tante vite possono essere salvate. Secondo me, questo deve essere il faro che ci guida, come Governo e come Parlamento, dobbiamo assolutamente favorire l'accoglienza delle donne che subiscono violenza in ogni sua manifestazione, proteggerle e aiutarle a ripartire e ad avere speranza nel futuro, e dobbiamo promuovere un'operazione di prevenzione, che sia anche culturale, ma dobbiamo anche fare di tutto, trovare gli strumenti concreti perché abbiano salva la vita.Pag. 4
  L'anno scorso, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, abbiamo proiettato sulla facciata di Palazzo Chigi, illuminata di rosso, i nomi delle 104 donne uccise nel 2022 fino a quel momento, era il 25 novembre, mancava ancora fra l'altro un mese. Chiamarle per nome ha aiutato a comprendere che non si tratta di numeri o soltanto di un classico bollettino di guerra, ma di persone, e a ognuna di loro dovremmo tentare di dare una risposta, salvandole la vita.
  Questo Governo, per propria ferma convinzione, interpretando anche una sensibilità ampiamente condivisa, ha dedicato fin da subito una grande attenzione al contrasto della violenza maschile contro le donne. Non a caso, come ricorderete, il Presidente del Consiglio, la prima Presidente donna nella storia d'Italia, ha voluto intervenire personalmente alla presentazione del rendiconto dei lavori che ha fatto questa Commissione nella passata legislatura. Ma ricordo anche l'aumento di un terzo in sede della scorsa Legge di bilancio dei fondi destinati all'attuazione del Piano nazionale antiviolenza e, dunque, ai centri antiviolenza e alle case rifugio. Lo approfondiremo quando parleremo delle risorse.
  Con altrettanta tempestività il mio Ministero ha convocato gli organi di governance incaricati di dare impulso e monitorare l'attuazione del Piano, quindi l'Osservatorio tecnico presieduto dall'autorità politica che è costituito dall'Assemblea e dal Comitato tecnico-scientifico, rimasti entrambi inalterati.
  L'Osservatorio è uno strumento molto importante, che consente di mettere in rete l'esperienza di chi, a vario titolo, si confronta sul campo con la piaga della violenza, la competenza degli esperti, la visuale delle istituzioni e tutti i componenti, che hanno un ruolo in questo ambito. Le riunioni fin qui tenute, due dell'Assemblea e quattro del Comitato tecnico-scientifico, hanno contribuito a individuare le priorità d'azione, dal rafforzamento degli strumenti di prevenzione e protezione delle vittime alla revisione dei meccanismi che regolano gli sconti di pena a seguito dei corsi di recupero presso i CUAV (annosa discussione) dalla limitazione della giustizia riparativa nei casi di violenza di genere alla formazione delle CTU, dall'attuazione della legge sulla raccolta dai dati al rafforzamento delle reti territoriali e dei servizi sociali, dalla formazione di bambini e ragazzi in chiave di prevenzione primaria alla valorizzazione delle iniziative per l'empowerment economico delle vittime di violenza e, più in generale, per la promozione dell'indipendenza economica delle donne, e molti altri ancora sono i temi emersi dal lavoro dell'Osservatorio.
  Parliamo quindi, in primo luogo, dell'iniziativa più calda in questo momento, cioè del ddl violenza. Il confronto con gli operatori sul campo è stato di grande importanza per l'elaborazione di una risposta che il Governo ha voluto dare a una delle più gravi falle del nostro apparato di contrasto della violenza sulle donne, fonte di diverse condanne dell'Italia in sede europea. Mi riferisco all'efficacia e, soprattutto, alla tempestività delle misure cautelari e di prevenzione.
  Voglio premettere che la normativa italiana in tema di violenza è un'ottima normativa, fra le più avanzate d'Europa, però i numeri ci dicono che non è sufficiente e, come già detto, l'esperienza sul campo ne ha mostrato le falle. Su queste smagliature siamo intervenuti con un disegno di legge, che abbiamo promosso con i Ministri Piantedosi e Nordio, è stato varato il 7 giugno scorso dal Consiglio dei ministri e attualmente è all'esame della Commissione giustizia della Camera dei deputati, proprio in queste ore si sono chiusi gli emendamenti.
  Questa legge fa tesoro di esperienze e competenze, fa tesoro, fra l'altro, del lavoro svolto nella scorsa legislatura anche da parte di questa Commissione, degli orientamenti della Procura generale presso la Corte di cassazione e si iscrive nel solco del Codice Rosso, fissando alcuni punti anche molto innovativi, che riteniamo di grande importanza. È un testo che non si focalizza sulla repressione o sull'inasprimento delle pene, ma sulla prevenzione, quindi punta a spezzare il ciclo della violenza, prima che sia troppo tardi, dota la magistratura e le forze dell'ordine di strumenti efficaci e, Pag. 5allo stesso tempo, responsabilizza il sistema giudiziario affinché la valutazione del rischio segua tempi stringenti. Questo è proprio il punto più critico del DDL, ma anche quello più innovativo.
  Non si tratta di fare un uso simbolico del diritto penale, men che meno si tratta di definire urgenze e priorità sulla base dell'attenzione mediatica o del solo allarme sociale; si tratta piuttosto di prendere atto della specificità della violenza contro le donne, che è qualcosa che ancora oggi non sempre è tenuta nel dovuto conto. Si tratta pertanto di tenere conto dei rapporti di frequentazione, contiguità e convivenza che spesso legano la vittima all'uomo violento, si tratta di capire che mai, come in questo caso, la tempestività è tutto e intervenire in tempo significa spesso salvare vite.
  Ricordo brevemente i contenuti del Disegno di Legge, sul quale si registra una sensibilità trasversale, e che auspichiamo per questo possa concludere il suo iter in tempi davvero molto rapidi. Il testo si propone di rafforzare la tutela delle vittime, accrescendo l'attenzione verso i cosiddetti reati spia e, come accennato, potenziando le misure di protezione preventiva come ammonimento, braccialetto elettronico, distanza minima di avvicinamento, irrobustisce le misure contro la reiterazione dei reati e la recidiva e, soprattutto, il provvedimento fissa tempi stringenti per la valutazione del rischio e dunque per l'adozione delle misure cautelari. Nel testo varato dal Governo si prevede un massimo di trenta giorni per la richiesta dei PM e un massimo di trenta giorni per la valutazione da parte del giudice. Questo è il punto su cui, fra l'altro, l'Italia aveva avuto numerose condanne, mi sembra quattro, dall'Unione europea. Viene inoltre introdotta la possibilità dell'arresto in cosiddetta flagranza differita, come avviene, per esempio, negli stadi.
  Per accennare a un capitolo che poi tratteremo più avanti, il Disegno di Legge favorisce anche una specializzazione dei magistrati sul campo, attraverso criteri di assegnazione dei fascicoli, quindi una prima forma di competenze che si sviluppano sul campo, continuando a occuparsi di violenza e soltanto di violenza, e non mescolando diversi ambiti.
  C'è poi la previsione dell'obbligo di circolarità informativa, affinché le vittime siano adeguatamente protette in caso di estinzione, inefficacia, revoca o alleggerimento delle misure cautelari per gli autori della violenza, e si stabilisce che per accedere alla sospensione condizionale della pena il giudice debba accertare che i percorsi di recupero siano stati superati con esito positivo. Questo è un altro punto fondamentale perché si è visto, purtroppo, in casi di cronaca recenti, che c'è bisogno non solo della valutazione del rischio ex ante, ma anche nel prosieguo di tutto l'iter.
  Infine, viene introdotta una provvisionale a titolo di ristoro anticipato, cioè prima della sentenza di condanna, in favore della vittima che si trovi in condizioni di bisogno.
  Prima di passare agli altri argomenti, vorrei completare questo capitolo, accennando ad altre due questioni. La prima riguarda il cosiddetto decreto Caivano. Non mi soffermo in questa sede, ovviamente, sugli aspetti meno direttamente collegati al tema che qui ci interessa, però non posso non notare come il contributo del mio Ministero al provvedimento, cioè la diffusione del parental control per limitare l'esposizione dei minori ai contenuti violenti e pornografici in rete, si è aggiunto dopo i due gravissimi episodi di cronaca di cui abbiamo ben consapevolezza, quello di Caivano e quello di Palermo, che hanno decisamente richiamato l'attenzione su questo tema, cioè sul rapporto fra l'esposizione dei minori – anche perché su quella dei maggiorenni ovviamente non possiamo incidere – alla pornografia e la possibilità poi di avere un'idea sbagliata del rapporto con le donne, soprattutto sul piano del consenso e del rispetto del consenso.
  Gli studi ormai ci dicono, l'ho ripetuto ultimamente più volte, che l'età media del primo accesso dei bambini alla pornografia online è intorno ai sette anni. Se a ciò si aggiunge l'evidenza di contenuti sempre più estremi e violenti, cioè comportamenti di nicchia, che invece su un minore, soprattutto, possono essere considerati comportamenti assolutamente normali e ripetibili,Pag. 6 è evidente l'impatto che tutto questo può rappresentare in un'età evolutiva rispetto alla considerazione della donna e alla concezione delle relazioni e della sessualità.
  Per questo abbiamo voluto promuovere un'iniziativa di sostegno e stimolo nei confronti delle famiglie, perché l'utilizzo dei sistemi di controllo parentale sia facilitato e incentivato, attraverso i centri per la famiglia, per un'azione di accompagnamento. In realtà, al di là di quello che abbiamo inserito nel decreto, e cioè il fatto che d'ora in poi ci sia di routine l'app del controllo parentale, queste app esistono da tempo, da parecchi anni, ma non sono mai state utilizzate, quindi c'è bisogno di un accompagnamento e di una maturazione di consapevolezza, non soltanto da parte dei minori, ma anche da parte delle famiglie, perché possano effettivamente utilizzare questi strumenti e siano consapevoli del rischio che si corre. Esistono applicazioni di facile utilizzo che consentono di controllare i tempi di connessione ai social, l'accensione e lo spegnimento dello smartphone, i siti accessibili o negati, i contenuti esclusi. Sono strumenti molto flessibili già a disposizione, scaricabili e modulabili, che però sono, purtroppo, ad oggi assai poco utilizzati, e quindi dobbiamo anche agire sulla formazione delle famiglie in questo senso.
  Di fronte a quella che ha tutti i tratti di una crisi educativa, che riguarda non soltanto le aree più disagiate, lo Stato non può, infatti, e non deve sostituirsi ai genitori, ma deve offrire loro strumenti adeguati in maniera capillare e sollecitare la responsabilità educativa delle famiglie.
  Siamo tutti convinti che la violenza contro le donne si contrasti anche con un'azione culturale a partire dai più giovani. Io credo che la limitazione dell'accesso a contenuti pornografici violenti ne sia una componente essenziale.
  Anche in questo caso, comunque, il Governo non ha aspettato, le cronache per agire, perché già nella prima Legge di bilancio sono stati stanziati dei fondi per la promozione di progetti educativi di alfabetizzazione mediatica e digitale a tutela dei minori e sono stati recentemente adottati dal Ministero delle imprese e del made in Italy, di concerto con il mio Ministero e con l'autorità delegata all'innovazione tecnologica, i criteri e le modalità di attuazione.
  Passiamo a un altro punto centrale, cioè quello della formazione. La formazione sotto un duplice aspetto: da un lato, la formazione delle famiglie e dei giovani e, dall'altro, la formazione degli operatori. Si tratta di una questione che il Piano nazionale strategico considera dirimente, ma che soprattutto lo è dal punto di vista di chi opera sul campo. Nelle interlocuzioni portate avanti dal Dipartimento per le pari opportunità da più parti è emersa la necessità di un coordinamento a livello nazionale per rendere omogenea l'azione in materia. Proprio a questo scopo, con il Comitato tecnico-scientifico dell'Osservatorio antiviolenza abbiamo avviato già a luglio un lavoro per l'elaborazione di un libro bianco dedicato alla formazione degli operatori che, a vario titolo, entrano in contatto con le donne vittime di violenza, dai magistrati agli operatori sanitari, dagli assistenti sociali al personale giudiziario, dai docenti alle forze di Polizia e via dicendo. Non solo c'è, infatti, la specificità di persone che molto spesso si trovano in situazioni di particolare vulnerabilità, c'è anche l'esigenza di una preparazione adeguata per saper cogliere i segnali di situazioni violente o potenzialmente violente, prima che diventino conclamate. L'obiettivo dell'iniziativa è individuare e condividere definizioni univoche e condivise sul tema della violenza, in modo da rafforzare la consapevolezza e garantire una maggiore riconoscibilità del fenomeno in tutte le sue forme, anche in un'ottica di prevenzione.
  Ovviamente noi non possiamo occuparci dei singoli aspetti della formazione, che sono specifici, la formazione che riguarda gli operatori sanitari è diversa da quella che riguarda i magistrati o da quella che riguarda gli insegnanti e così via, quindi l'idea del libro bianco è nata proprio da questo, cioè dal fatto che non possiamo entrare in queste diverse tipologie di formazione, anche perché sono competenza di diversi Ministeri e di diversi soggetti, ma quello che possiamo fare è fornire uno Pag. 7strumento che, a partire da un lessico, da un vocabolario e da una terminologia – tra l'altro io ringrazio il lavoro che è stato fatto da questa Commissione fino ad adesso anche su questo fronte – possa creare un testo che veramente sia condiviso e sia di riferimento per tutti.
  Veniamo al tema delle risorse finanziarie. Dopo la Legge di bilancio per il 2022, che aveva reso strutturale l'adozione del Piano strategico nazionale antiviolenza, assegnando a regime una dotazione di 5 milioni di euro l'anno, la manovra che il nostro Governo ha varato lo scorso anno, subito dopo l'insediamento, ha incrementato i fondi a sostegno del Piano di 10 milioni di euro l'anno, a partire dal 2023. Da quest'anno, dunque, le risorse ammontano a 15 milioni di euro, con destinazioni ovviamente molto concrete, in gran parte per le case rifugio e i centri antiviolenza. Il fatto che questa decisione sia stata assunta nell'ambito di una Legge di bilancio complessa, alla luce di una situazione internazionale come quella che abbiamo vissuto e che continuiamo a vivere, che ha condizionato la Legge di bilancio, a fronte dell'emergenza energetica, testimonia l'attenzione e la sensibilità del Governo Meloni su questo tema.
  Per quanto riguarda il riparto dei fondi, a seguito del DPCM del 22 settembre – quindi dell'altro Governo – sono stati ripartiti 40 milioni, 30 dei quali riservati ai centri e alle case rifugio. Questi altri 10 milioni sono stati recuperati da vecchi fondi non utilizzati. Le risorse sono state materialmente trasferite alle regioni fra marzo e giugno 2023, in anticipo di circa due mesi rispetto agli anni precedenti. Le somme dovranno essere impiegate entro il 31 dicembre 2024.
  A proposito del loro utilizzo da parte delle regioni, che rappresenta un elemento di particolare attenzione, l'intenzione è di potenziare ulteriormente il monitoraggio, con scopo costruttivo, anche ai fini della relazione al Parlamento che la legge prescrive e che, per quest'anno, è stata trasmessa alle Camere nelle scorse settimane.
  Devo dire che però c'è un ulteriore incremento strutturale, mirato proprio per i centri antiviolenza, di 4 milioni nel 2023, che diventano 6 milioni nel 2024. Quindi c'è stata una forte attenzione alla possibilità dei centri antiviolenza di continuare con tranquillità la propria attività, potendo contare sui fondi strutturali.
  Quest'anno, per la prima volta, nelle more della definizione dei decreti attuativi della legge n. 53 del 2022, legge fondamentale, la relazione contiene un quadro sintetico dei dati derivanti dalle ricerche in tema di violenza di genere, svolte dall'Istat, anche sulla base di un consolidato accordo con il Dipartimento delle pari opportunità.
  Ancora, a proposito del riparto, è in via di finalizzazione il nuovo decreto per l'annualità 2023. Al fine di ottimizzare tutte le risorse disponibili sul bilancio del Dipartimento, si sta lavorando per incrementare ancora la somma posta a base del riparto, sia a vantaggio dei centri antiviolenza e delle case rifugio, sia prevedendo una nuova linea di intervento per promuovere l'empowerment delle donne vittime di violenza. Questa è proprio la nuova linea su cui stiamo cercando di concentrare i fondi. Quest'ultimo tema ci sta molto a cuore, perché sostenere le vittime di violenza significa anche offrir loro strumenti per ripartire, per ricostruire la propria vita, per raggiungere l'indipendenza e puntare a una realizzazione personale.
  Sul fronte degli interventi di immediata emergenza la Legge di bilancio 2023 ha rifinanziato il cosiddetto reddito di libertà, con uno stanziamento di un milione e 850 mila euro, per il quale sono state accolte 375 domande. Sul fronte dell'empowerment, invece, è entrato nel vivo di una piena attuazione il progetto del microcredito di libertà, uno strumento di supporto alle donne vittime di violenza che vogliono intraprendere un percorso di emancipazione economica, magari realizzando una propria attività. È stato costituito a questo scopo un apposito fondo di 3 milioni di euro con le risorse del bilancio del Dipartimento per le pari opportunità, che interviene in modo diverso a seconda della tipologia di microcredito, che può essere d'impresa e sociale. Questa misura, che ora è pienamente operativa, è stata realizzata Pag. 8con il supporto dell'Ente nazionale del microcredito, della Caritas e in collaborazione con l'ABI, e sta incontrando un grande interesse, soprattutto con riferimento al microcredito sociale. L'auspicio è che possa esserci in questa direzione un maggiore coinvolgimento dei centri antiviolenza, anche attraverso un intervento ad hoc da parte del Dipartimento delle pari opportunità.
  Questi ultimi due strumenti in tema di sostegno economico, sia sul fronte dell'emergenza che sul fronte della ricostruzione di vita, sono molto importanti perché spesso, troppo a lungo, la violenza economica è stata sottovalutata, e su questo anche è importante portare una nuova attenzione, perché si tratta di un elemento cruciale del ciclo della violenza, che accompagna altre forme di violenza e, non di rado, le anticipa, e che, oltre al fattore materiale, è anche un mezzo di forte compressione della personalità delle donne e della loro autonomia e spesso è proprio un elemento di ricatto che impedisce la denuncia.
  Alla violenza economica, anche con l'Osservatorio antiviolenza, abbiamo deciso di dedicare un focus particolare, perché i dati sono spaventosi, a cominciare da quello incredibile del numero di donne che non dispongono di un conto corrente intestato a sé. Su questo fronte vi anticipo che proprio nei prossimi giorni sottoscriveremo, come Ministero, un protocollo d'intesa con l'ABI per prevenire e contrastare questa forma di violenza insidiosa, in quanto meno visibile, ma funzionale a limitare la libertà femminile.
  Chiudo il capitolo relativo alle risorse riferendo che è in corso di definizione il nuovo DPCM di riparto delle risorte per gli interventi dedicati al recupero degli autori di violenza, che per il 2023 ammonta a un milione di euro.
  Per quanto riguarda gli stanziamenti precedenti, quasi tutte le regioni hanno inviato al Dipartimento la richiesta di trasferimento dei fondi, con la relativa nota di programmazione, e il Dipartimento, dopo l'istruttoria di competenza, ha liquidato le somme.
  Approfitto per segnalare che, come certamente saprete, il tema dei programmi di recupero si è imposto al centro del dibattito nazionale, soprattutto dopo che il Codice Rosso ha esteso l'ambito del trattamento psicologico ai fini della concessione dei benefici penitenziari ai condannati per i delitti di maltrattamenti. La norma, infatti, non ha previsto una disciplina per il riconoscimento e l'accreditamento degli enti e delle associazioni che possono fornire questi percorsi di recupero. Si è reso quindi necessario intervenire per individuare standard minimi di qualità, soprattutto alla luce dell'obiettivo principale, che è quello, in linea con la Convenzione di Istanbul, di prevenire e interrompere la violenza al fine di evitare la recidiva. Sui requisiti minimi dei CUAV, oggetto di un'intesa in Conferenza Stato-regioni risalente al settembre 2022, sempre con il precedente Governo, sono emerse alcune criticità, relative in particolare al cosiddetto contatto partner. Secondo alcune associazioni e organizzazioni sindacali, infatti, l'intesa dovrebbe espressamente vietare qualsiasi contatto fra il centro presso il quale l'uomo è in trattamento e la donna vittima di violenza, sia per evitare qualsiasi tentativo di conciliazione, sia per innalzare il livello di protezione della vittima. In quest'ottica si ritiene che qualsiasi comunicazione alla vittima sul percorso seguito dall'autore di violenza, incluse quelle relative al rischio di recidiva, debba essere effettuata tramite le forze dell'ordine o altri soggetti deputati alla presa in carico della donna.
  Voglio ribadire in questa sede la disponibilità a un affinamento del testo, fermo restando che, a prescindere da future modifiche, sarà importante svolgere un attento monitoraggio sul rispetto di tutti i requisiti previsti dall'intesa e su eventuali comportamenti impropri da parte dei CUAV.
  Ricordo inoltre che, come già specificato, il disegno di legge del Governo per il rafforzamento delle misure cautelari e di prevenzione, per maggior tutela delle vittime, prevede che gli sconti di pena siano subordinati alla certificazione da parte della magistratura dell'esito positivo dei percorsi di recupero e non alla semplice frequenza.Pag. 9
  Fra i temi fin qui solo accennati ce n'è uno che considero di grande importanza, parlo della raccolta dei dati per l'elaborazione di statistiche in tema di violenza di genere, sulla quale esiste una buona legge, la n. 53 del 2022, della quale stiamo lavorando ai decreti attuativi. È molto complesso il lavoro sui decreti attuativi. Una raccolta dati ragionata e mirata può essere di grande aiuto nel contrasto alla violenza, perché consente di monitorare e intercettare il fenomeno già alle prime avvisaglie, al verificarsi di situazioni che, apparentemente, non hanno nulla a che vedere con la violenza contro le donne ma che, invece, in buona analisi, a un occhio esperto, riesce invece di individuare come rischi. La legge mira a garantire, grazie all'attività dell'Istat e del Sistan, un flusso informativo strutturato e costante, che sia di supporto per la definizione delle politiche di prevenzione e contrasto e che consenta un effettivo monitoraggio del fenomeno. A questo scopo si prevedono alcune raccolte ad hoc e la modifica e l'integrazione di sistemi di rilevazione sulla violenza di genere. La norma prefigura un complesso sistema interistituzionale di raccolta dati, che in parte è stato strutturato nell'ambito delle attività previste dall'accordo di collaborazione in essere fra il Dipartimento per le pari opportunità e l'Istat.
  Perché la legge sia pienamente attuata, si sta procedendo alla creazione di un flusso dati interoperabili, con un apposito tavolo tecnico, insieme ai Ministeri della giustizia e dell'interno. Sono invece in una fase più avanzata i lavori relativi al provvedimento attuativo che investe il Ministero della salute.
  È molto complesso far dialogare i diversi sistemi di raccolta dati e di rilevazione dei dati. Quindi è un'ottima legge, che però richiederà un po' di tempo e un po' di fatica per essere pienamente attuata.
  Abbiamo fatto più volte riferimento ai centri antiviolenza e alle case rifugio. Si tratta di realtà fondamentali, che costituiscono un'autentica rete di protezione per le vittime e anche un luogo di formazione. La rilevanza di queste strutture è testimoniata anche dall'elevatissima percentuale, certificata dall'Istat, di donne che, tramite il 1522 – anche di questo parleremo a breve – vi vengono indirizzate.
  Sempre l'Istat nel suo ultimo rapporto, realizzato in virtù di un'attività del Dipartimento per le pari opportunità, in collaborazione con Differenza Donna, che gestisce attualmente il numero verde, con i referenti territoriali, ha censito alla data del 16 maggio 2023 un numero di 384 centri antiviolenza e di 399 case rifugio, il cui trend orientativo è in aumento rispetto agli anni precedenti, come è in aumento la loro utenza. Solo per quanto riguarda i centri, parliamo di decine di migliaia di donne, oltre la metà delle quali con figli. È un dato che ci preoccupa, perché rispecchia la diffusione di un fenomeno che dobbiamo, con ogni forza, contrastare, ma che è anche indice di una crescente consapevolezza e di una crescente capacità di risposta. Le donne devono sapere che non sono sole.
  Per quanto riguarda il riconoscimento dei CAV e delle case rifugio, alcune regioni hanno segnalato delle difficoltà nell'applicazione dell'intesa sui requisiti minimi, raggiunta a settembre 2022 fra Governo, regioni ed enti locali, sempre con il Governo precedente. Le criticità potrebbero implicare il mancato riconoscimento di numerose realtà che, per la loro natura statutaria, si occupano di diverse tematiche, pur dotate di personale adeguatamente formato per l'accoglienza delle donne vittime di violenza. Sono stati infatti riscontrati dei problemi nell'uniformarsi ai criteri di prevalenza nell'ambito delle attività svolte. Sono state segnalate criticità anche da parte della rete dei centri. Io qui voglio ribadire che noi siamo disponibili a riaprire l'interlocuzione con le regioni, se c'è una richiesta condivisa in questo senso.
  Abbiamo fatto riferimento al 1522, che, come sapete, è il numero di pubblica utilità antiviolenza e stalking, che fa capo al Dipartimento per le pari opportunità, a disposizione 24 ore su 24, 365 giorni l'anno, per orientare verso i servizi sul territorio le vittime di violenza di genere e stalking.
  Secondo i dati forniti da Differenza Donna, l'attuale gestore del servizio 1522, Pag. 10dall'inizio del 2023 fino alla fine del mese di agosto, quindi in otto mesi, ha gestito quasi 37.000 contatti, di cui oltre 26.000 validi. Un numero notevole.
  L'altro dato che colpisce che ci è stato segnalato è il sensibile aumento delle chiamate in corrispondenza delle campagne di comunicazione, finalizzate alla diffusione del 1522 presso la popolazione. Praticamente intorno alla settimana del 25 novembre i contatti schizzano.
  A dimostrazione che di questo servizio c'è assoluto bisogno, c'è necessità di una maggiore diffusione e di una maggiore informazione sul numero. Anche per questa ragione il mio Ministero si è attivato fin dall'inizio per promuovere il numero verde presso i luoghi ad alta frequentazione, oltre che con gli spot dedicati. Abbiamo attivato, per esempio, fin dal 25 novembre scorso, con Poste italiane, una campagna per la diffusione in tutti gli uffici postali di tutta Italia del numero e stiamo facendo altrettanto con altri uffici e servizi, come le farmacie e le università. Abbiamo recentemente incontrato il presidente della CRUI per diffondere il numero proprio nelle università.
  Per completezza di informazione, segnalo che il 18 settembre scorso è stata indetta una gara europea per la gestione del servizio, come periodicamente avviene, che sarà aggiudicata con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, sulla base del miglior rapporto qualità/prezzo. Il termine della presentazione delle offerte è fissato al 26 ottobre alle ore 12.30.
  A proposito della promozione e diffusione dei servizi antiviolenza e della sensibilizzazione delle persone contro questa piaga, un ruolo molto importante è ricoperto ovviamente dalla comunicazione. Molto spesso, infatti, come rilevato anche nel Piano Strategico Nazionale, le vittime non sono a conoscenza degli strumenti normativi e operativi a loro disposizione. Questa carenza deve essere colmata e questo è lo scopo della campagna di diffusione del 1522 ed è anche la ragione per la quale non è importante solo diffondere ma anche differenziare i contenuti e le tipologie di messaggio, in base al target e agli strumenti di diffusione.
  Il Piano Strategico, che abbiamo più volte evocato in questa audizione, nei prossimi mesi sarà oggetto di una verifica dello stato di avanzamento. Questo anche al fine di ottimizzare l'impostazione dei lavori per la predisposizione del nuovo Piano, che riguarderà il triennio 2024-2026. Sulla base del monitoraggio del Piano vigente, verrà avviato, soprattutto in seno all'Osservatorio antiviolenza, il processo di stesura del prossimo Piano, attraverso un processo ampio e partecipato, che coinvolgerà le amministrazioni centrali e territoriali, le istituzioni, le associazioni di settore, le organizzazioni sindacali e datoriali.
  Un altro importante appuntamento che attende il nostro Paese è quello del G7. Nel 2024 l'Italia ne assumerà la presidenza. In continuità con la presidenza giapponese, una riunione ministeriale sarà dedicata alla promozione della parità di genere. In questo ambito ci sarà un focus specifico sul tema della prevenzione e della lotta alla violenza nei confronti delle donne e alla violenza domestica, anche attraverso il potenziamento delle competenze digitali e dell'educazione finanziaria.
  Mi avvio a concludere. Segnalo che l'avviso violenza 2022, pubblicato il 4 febbraio scorso, è stato oggetto di circa ottocento proposte progettuali. Allo stato attuale si sono conclusi i lavori della Commissione per la valutazione dei progetti presentati sulla linea B dell'avviso, finalizzati a potenziare le reti operative territoriali antiviolenza nelle attività di presa in carico integrata delle donne vittime di violenza maschile e dei loro figli minori, per la quale sono stati presentati 117 progetti. La relativa graduatoria è stata approvata ed è in corso di registrazione alla Corte dei conti. Il finanziamento previsto per questa linea, fatti salvi eventuali scorrimenti nella graduatoria, ammonta a 3 milioni di euro.
  Ci sono poi alcune iniziative con altri Ministeri. Per esempio, per la campagna di diffusione del 1522 stiamo coinvolgendo il mondo dello sport, in collaborazione con il Ministero dello sport, ci sono iniziative in corso di definizione, ancora non possiamo Pag. 11annunciarle. Un'altra cosa in via di definizione, che io ritengo davvero fondamentale, è un focus sulla violenza contro le donne disabili. Adesso ci sarà il nuovo Osservatorio sulla disabilità, di competenza del Ministero della disabilità, quindi della Ministra Locatelli, e anche qui vogliamo realizzare un protocollo d'intesa per un'iniziativa su questo punto specifico.
  C'è invece già attuata, ma non attivata, l'iniziativa «Qui non sei sola», insieme al Ministero per il turismo, che, in collaborazione con le maggiori associazioni di categoria del comparto alberghiero, mira a offrire periodi di ospitalità gratuita alle donne vittime di violenza e ai loro figli una volta concluso il percorso presso le case rifugio, quindi nel processo di fuoriuscita dalla violenza. Su questo manca un regolamento, lo stiamo elaborando, che dia sufficiente garanzia sia agli albergatori, sia soprattutto alle donne.
  Concludo quindi la mia esposizione, spero esaustiva. Spero di essere riuscita a trasmettervi il senso dell'urgenza che il mio Ministero, ma tutto il Governo, attribuisce alle iniziative da prendere contro la violenza nei confronti delle donne. È un tema che, ovviamente, è trasversale, non conosce colori politici e battaglie di parte ma deve vederci tutti uniti, per fermare questa spirale di dolore e di violenza e per promuovere la libertà femminile. Vi auguro ancora buon lavoro.
  Io penso che oggi ci sia un difetto di elaborazione, un affievolirsi dell'elaborazione sui rischi che corrono le donne e la libertà femminile, io penso che oggi ci sia un sovrapporsi di vecchie forme di oppressione a nuove forme di patriarcato, che però non elidono le vecchie, le nuove forme non scacciano le vecchie, anzi, vi si sovrappongono e mescolano, e con l'affievolirsi della forza del movimento delle donne si è affievolita anche l'elaborazione e la concettualizzazione. Sul tema però devo dire che questa Commissione ha fatto un'importante elaborazione e l'introduzione nel linguaggio diffuso di concetti che sono diventati di uso abbastanza comune e che forse devono diventare ancor più diffusi, perché è fondamentale avere un linguaggio. Oggi parliamo di violenza economica, sappiamo di cosa si tratta, di violenza assistita, parliamo della riduzione della violenza a conflitto, abbiamo parlato di alienazione parentale, sapendo di che cosa stiamo parlando e quanto questo termine invece vada bandito, abbiamo inserito nel discorso pubblico dei concetti e delle elaborazioni importanti, e questo contribuisce moltissimo alla consapevolezza del problema e quindi anche all'adeguamento degli strumenti per combatterlo.
  Quindi io ringrazio per quello che è stato fatto. So che con la nuova Presidenza e con la nuova implementazione della Commissione, che è diventata bicamerale e quindi è diventata più centrale e più importante, questo lavoro sarà condotto con altrettanta capacità e altrettanta attenzione. Io sono assolutamente disponibile a qualunque interlocuzione voi vorrete avere con il Ministero perché è fondamentale che su questo ci sia davvero una collaborazione tra le istituzioni, fra le forze politiche e fra tutte noi donne, e non solo, fra noi donne e, possibilmente, anche con una maggiore partecipazione e protagonismo dei maschi nella battaglia contro la violenza. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio la Ministra Roccella per questa articolata esposizione, che ha affrontato in maniera trasversale i tanti fattori che riguardano femminicidio e violenza di genere.
  Prima di lasciare la parola alle colleghe, io ringrazio soprattutto per due punti a me particolarmente sensibili, di cui avevo già parlato con il Ministro, che riguardano proprio la violenza economica e il tema della sensibilizzazione continua sul femminicidio e sulla violenza di genere. Grazie Ministra.
  Do ora la parola ai colleghi commissari che ne hanno fatto richiesta, per un primo giro di domande, in rappresentanza di ciascun gruppo. Faccio gli interventi in ordine di arrivo. Onorevole Ferrari, capogruppo del PD, da remoto. Prego, onorevole Ferrari.

  SARA FERRARI(in videoconferenza). Ringrazio la Ministra per il lavoro che sta Pag. 12portando avanti, in particolare apprezzo molto che abbia parlato dei momenti attuativi e della raccolta dati, perché sono assolutamente convinta che altrimenti si rischia di fare politiche non appropriate e non precise se non conosciamo prima perfettamente il fenomeno.
  Chiedo se può tenere aggiornata questa Commissione su quel lavoro che sta portando avanti, perché mi sembra estremamente necessario, anche rispetto all'interoperabilità dei dati di cui parlava prima, che è un passaggio non facile ma indispensabile.
  Le vorrei chiedere, rispetto al lavoro sul ddl che andrà in Aula la settimana prossima e che questa settimana vedrà già la discussione sugli emendamenti, se possiamo ragionare, in coerenza con tutto quello che lei ha detto, di condividere le proposte che sono state avanzate dal Governo – tanto più che derivano dal lavoro della precedente Commissione femminicidio, quindi noi non abbiamo nulla in contrario – ma se quella proposta inerente le misure cautelari possa essere arricchita, secondo quanto è stato chiesto in tutti gli interventi che abbiamo potuto seguire la scorsa settimana. In particolare, faccio riferimento al tema della formazione obbligatoria degli operatori, in quanto sia il rafforzamento degli strumenti messi a disposizione della magistratura, come diceva lei prima, sia la tempistica, che, a nostro avviso, potrebbe essere ancora più accorciata, sia l'assegnazione dei fascicoli secondo specializzazione, tutto può essere condiviso se alla base c'è la formazione del personale della giustizia, altrimenti tutto questo viene poi depotenziato dal fatto che le persone sono dedicate ma non specializzate. Questo è quanto è emerso in audizione, in maniera molto forte, ed è emerso anche il tema dell'educazione come strumento di prevenzione e qua ci riferiamo in particolare all'educazione in ambito scolastico.
  Tutti questi elementi di premessa perché poi possano funzionare meglio gli strumenti che sono previsti dalla proposta di legge.
  Le chiedo una disponibilità a dialogare in questi termini nei prossimi giorni e poi in Aula, perché è un presupposto fondamentale delle cose che condividiamo.
  A tal proposito, anche la questione dell'invarianza finanziaria. Lei qui ha parlato, giustamente, di finanziamenti, ma anche il rafforzamento dell'organizzazione, così come la formazione come presupposto fondamentale, hanno bisogno di soldi e quindi il fatto che nella proposta di legge ci sia una clausola di invarianza finanziaria stona con gli obiettivi. Le chiedo pertanto anche ragione di questo.
  Chiedo infine se la Ministra può tenere coinvolta e aggiornata questa Commissione anche nel percorso condiviso di elaborazione del nuovo Piano strategico nazionale triennale. Grazie.

  PRESIDENTE. Bene. Grazie, onorevole Ferrari. Lascio la parola all'onorevole Ravetto della Lega e segretaria anche della Commissione. Grazie.

  LAURA RAVETTO(in videoconferenza). Grazie a lei, presidente. Buongiorno Ministro, grazie di questa relazione, una relazione che ha toccato tutti i punti necessari, che poi sono cultura, risorse e l'indipendenza economica, che sta a cuore anche alla nostra presidente. Già questa iniziativa sui conti correnti, secondo me, è un'iniziativa rivoluzionaria; se ne è parlato in passato e oggi si fa.
  La parte culturale non ne parliamo, nel senso che tutte noi in questa Commissione siamo depositarie, in qualche modo, di proposte legislative, chi, come me, per l'educazione scolastica sin dalle elementari, chi sulla formazione dei giudici. Mi sembra che il percorso da lei tracciato sia un percorso perfetto.
  Io ho una domanda tecnica, Ministro, alla quale non pretendo una risposta oggi, anche perché mi viene dalla lettura stamattina di alcune osservazioni al pacchetto «lotta alla violenza» da parte di alcune associazioni e mi viene anche dall'incontro con alcune associazioni sul territorio. Ripeto, non è una domanda alla quale desidero risposta oggi, devo anch'io stessa studiarmi la pratica – le chiedevo però di valutarla – ed è quella relativa all'ammonimento.Pag. 13 Alcune associazioni hanno sollevato il quesito se l'utilizzo dello strumento dell'ammonimento, cioè, di fatto, le forze dell'ordine che ammoniscono il soggetto che abbia manifestato di poter eseguire una violenza nei confronti di una donna e che quindi poi si rechino presso l'abitazione, possa depenalizzare il reato, perché in questo modo non si ha più l'accesso a un percorso di natura processuale penale.
  Io non sono una penalista e per mia esperienza ho visto che l'ammonimento ha molto funzionato, per esempio, in regione Lombardia. Per cui, per la mia esperienza personale e per quello che mi è sempre stato detto, è uno strumento molto utile. Quindi la riflessione che le domando è una verifica – la faremo anche noi come Commissione, la farò io stessa con i miei uffici – sul mantenere questo strumento, senza però depotenziare il percorso successivo dell'analisi processuale.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ravetto. Lascio la parola all'onorevole Zanella, che è anche Segretaria della Commissione femminicidio, di Alleanza Verdi Sinistra. Grazie.

  LUANA ZANELLA. Ringrazio il presidente. Mi scuso, ma io alle 13.10 vi devo lasciare. Ringrazio anch'io la Ministra. La relazione è molto articolata e approfondita in tutti gli aspetti.
  Adesso si tratta, come Commissione, non soltanto di riprendere il lavoro, come già abbiamo detto, della Commissione passata, ma anche di precisare meglio quello su cui dobbiamo e vogliamo concentrare il nostro lavoro e il nostro impegno.
  Io recentemente sono stata a un convegno di associazioni di donne a Verona, sedicenti «madri strappate», che ha affrontato in concreto la situazione di tantissime donne che, ancora una volta, dal punto di vista della vittimizzazione secondaria, hanno problemi tutt'ora aperti e cocenti. Quindi abbiamo una realtà di sofferenza, come se questo continuo lavoro che è stato fatto a livello istituzionale e a livello normativo poi si scontrasse con una realtà ancora incapace di tutelare molte donne che non soltanto hanno subìto violenza ma che si confrontano con le conseguenze della violenza e dei procedimenti penali e civili che, nonostante il Codice Rosso, ancora soffrono di questa mancanza di comunicazione tra i due percorsi.
  Io volevo chiedere alla Ministra innanzitutto, anche in considerazione di alcune audizioni che ho avuto modo di sentire, se effettivamente il Codice Rosso può essere ad oggi lo strumento che dà questa sicurezza e questa tutela, questa immediatezza di vicinanza, oppure se l'organizzazione concreta e la situazione nei tribunali, che conosciamo anche noi, non si scontri con questa previsione normativa e possa quindi inficiare la nostra aspettativa e anche la ratio stessa della norma. Mi soffermo solo su questo punto perché è un qualcosa che mi tocca e rispetto a cui non ho delle risposte. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Zanella. Lascio la parola alla senatrice Valente, già Presidente della Commissione femminicidio e violenza di genere nella XVIII legislatura. Grazie.

  VALERIA VALENTE. Un ringraziamento per le parole di apprezzamento per il lavoro fatto ma soprattutto in bocca al lupo e auguri a questa nuova Commissione.
  Mi dispiace non avere sentito la prima parte, ragion per cui chiedevo copia della relazione, perché volevo intervenire in modo particolare sul tema del ddl in discussione in questi giorni alla Camera.
  La mia è una domanda sostanzialmente politica. Noi crediamo – l'abbiamo già detto anche pubblicamente – che quel ddl trae origine, per come è stato riconosciuto anche dalla stessa Ministra nel suo intervento, da un lavoro fatto e condiviso nella legislatura scorsa, dalla Commissione femminicidio, ma non solo. Quindi possiamo dire che sicuramente c'è una grandissima parte che noi condividiamo e vogliamo sostenerlo. Vogliamo però, al contempo, anche dire che è un'occasione ghiotta per aggiungere qualche pezzo mancante, che pure può essere patrimonio condiviso, e quindi in questa sede vorremmo verificare la disponibilitàPag. 14 del Governo a dire: «Facciamo presto, ma facciamo bene». Pertanto, se c'è qualche margine di apertura per ulteriori miglioramenti o per aggiustamenti del provvedimento in corso d'opera, nelle aule parlamentari e nel dibattito parlamentare, che può ulteriormente arricchirsi di tutto il lavoro fatto, noi saremmo veramente grati. Questo nel massimo spirito di collaborazione, senza nulla togliere alla necessità di fare presto. Si può fare presto, aprendo. Volevo sondare in questa sede la disponibilità della Ministra Roccella.
  Due questioni di merito. Sul 1522 io mi ritrovo assolutamente nelle parole della Ministra, però volevo provare a fare questo salto. Se siamo tutti quanti convinti che il 1522 – l'abbiamo detto anche a Venezia, condividendolo con la nuova presidente – fa il salto di domande, soprattutto in occasione del 25, bene tutti gli accordi per promuoverlo in altre sedi, nelle Poste, immagino nelle aziende di trasporto e nelle università, ma io credo che ci voglia un impegno serio per una campagna mediatica. Il 1522 è stato pubblicizzato in occasione della celebrazione della Giornata internazionale soprattutto in tivù, in prima serata, ed è lì che ha un impatto infinitamente più grande. Perché non possiamo pensare a campagne del genere 365 giorni all'anno? Perché non ci possiamo almeno provare?
  Ultimo punto. Tribunali civili. So che è un tema rispetto al quale abbiamo la sua attenzione, Ministra. Mi permetto di esprimerle più che una preoccupazione concreta per l'attuazione della riforma Cartabia. Credo che anche quanto di buono fatto in quella sede, in quella riforma, rischi di restare sostanzialmente lettera morta, per le cose che diceva la mia collega Sara Ferrari, molto spesso le norme, anche le migliori, devono essere interpretate e attuate. Mi risulta che molta interpretazione in questo senso da parte dei giudici civili si sta sostanzialmente concretizzando nella direzione diametralmente opposta alle indicazioni date. Quindi esprimo più di una preoccupazione e chiedo a lei come e se intende intervenire su questa partita, pensando ovviamente anche al nostro supporto, al supporto al Parlamento, ma anche d'intesa con il Ministro della giustizia Nordio.

  PRESIDENTE. Grazie, Senatrice Valente. Sensibilizzo al rigore nelle domande, perché poi il Ministro deve andare via e rischiamo che non riesca a rispondere. Onorevole Lancellotta, capogruppo di Fratelli d'Italia. Grazie.

  ELISABETTA CHRISTIANA LANCELLOTTA. Grazie presidente, grazie Ministro. Ovviamente la ringraziamo, ringraziamo il suo Ministero e il Governo Meloni per quello che sta attuando in maniera celere e sostanziale.
  A breve giungerà a conclusione l'iter del disegno di legge anche nella Commissione giustizia, per arrivare alle Camere, per cui abbiamo visto che viene data molta importanza al tema della prevenzione.
  Cercherò di essere breve e di arrivare al punto delle domande. Abbiamo visto un'apertura sulle case rifugio. Noi volevamo capire sostanzialmente i requisiti che verranno previsti nel futuro, anche rispetto al 2022. Abbiamo apprezzato tanto il discorso dell'autonomia che verrà data alle donne, perché noi crediamo che sia fondamentale e sostanziale renderle autonome per potersi liberare da questa piaga sociale.
  Per quanto riguarda poi il discorso degli enti locali, hanno necessità di sostegno, nel senso che molti enti locali non riescono a sostenere tutto quello che può riguardare la presa in carico delle donne vittime di violenza. Volevamo quindi capire come sostanzialmente si può intervenire a tutela e a sostegno, per migliorare le risorse degli enti locali.
  Poi una cosa importantissima, il discorso della mappatura territoriale. Purtroppo c'è una discrasia dei centri antiviolenza sul territorio nazionale, e quindi se noi possiamo interloquire anche su questo, per far sì che ci sia una situazione analoga su tutto il territorio della nostra Nazione.
  Mi ha fatto molto piacere ascoltare che è incluso lo sport in quello che riguarda la violenza di genere, perché è un elemento educativo importante, c'è veramente bisognoPag. 15 di una rivoluzione culturale. Noi ne abbiamo parlato anche qui più volte, nell'Ufficio di presidenza, tant'è che è uno dei nostri programmi e uno dei sottogruppi verrà dedicato allo sport. Noi siamo a disposizione e siamo certi che ci sarà un'interlocuzione costante e fattiva. Grazie, Ministro.

  PRESIDENTE. Bene. Grazie onorevole Lancellotta. Lascio la parola all'onorevole Ascari, capogruppo del Movimento 5 Stelle. Sensibilizzo ancora al rigore della domanda, così poi riusciamo ad avere le risposte. Grazie.

  STEFANIA ASCARI. Grazie presidente, grazie Ministro della sua presenza. Io vorrei porle tre domande. Donne che hanno subìto violenza ma non hanno avuto la forza o la possibilità di denunciare immediatamente sono state limitate nella funzione materna. Quindi io le chiedo quali iniziative si prospettano per evitare questa ingiusta forma di vittimizzazione secondaria che, oltretutto, ricade sui figli, anche nei confronti di donne che hanno denunciato violenza e si sono trovate con l'allontanamento dei figli.
  Seconda domanda. Spesso, soprattutto nelle vicende di separazione con figli, le richieste di tutela delle donne vengono qualificate come illegittime o come strumentali e gratuitamente conflittuali, sulla base di prese di posizioni astratte, senza il supporto di accertamenti di fatto. Si stanno intraprendendo iniziative per stimolare il compimento di accertamenti autonomi da parte del giudice civile per contrastare la proliferazione di decisioni e interventi basati su preconcetti e su invenzioni pseudo-scientifiche, come, ad esempio, la sindrome di alienazione parentale.
  Terza domanda. Ad oggi è pendente un disegno di legge inteso a conciliare il criterio della bigenitorialità con il diritto alla serenità e alla protezione di figli e madri vittime di violenza. Vorrei sapere qual è in materia la posizione del Governo.
  Bene l'invito per quanto riguarda l'educazione affettiva sessuale.
  Chiedo la massima apertura in Commissione giustizia per fare veramente un lavoro trasversale di collaborazione.
  Ultimo appunto è il discorso dell'ammonimento per quanto riguarda i reati di violenza sessuale. Questo è un punto molto delicato perché è stata inserita la violenza sessuale nell'ammonimento. Questo è un alert di un dibattito che ha origini lontanissime, con un rischio di vittimizzazione secondaria e di depotenziamento per quanto riguarda il reato. Grazie, presidente.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ascari. Lascio la parola alla senatrice D'Elia, vicepresidente della Commissione. Poi chiudiamo con la senatrice Campione, se non ci sono altri interventi. Grazie.

  CECILIA D'ELIA. Grazie presidente. Sarò velocissima, anche perché mi rendo conto che del mio gruppo siamo già intervenuti in tre. Ci tenevo però a ringraziare la Ministra e ci tenevo a questo spazio di interlocuzione.
  Io, nonostante le grandi differenze, penso che sia importante e giusto riuscire a lavorare insieme, non solo in sede di Commissione femminicidio, ma anche poi in sede di iter legislativo delle nuove norme su questo tema, lo abbiamo detto anche nel Consiglio dei Ministri, quando il Governo ha portato la proposta.
  Su quello, sulla scorta anche delle cose che sono già state dette dalla collega Sara Ferrari e dalla senatrice Valente, è stato importante che il Governo abbia fatto un disegno di legge e non un decreto, è stato importante perché è proprio il segno di voler credere nell'iter parlamentare. Proprio per questo penso che sia anche l'occasione in cui noi possiamo realmente fare bene. Penso alla questione del consenso. Se vogliamo davvero che ci sia la cultura del consenso, dobbiamo sapere che questo reato non è ancora fino in fondo fondato sul consenso, perché prevede la minaccia e la violenza, ma invece c'è un tema che riguarda il consenso.
  L'ultima cosa. Su Caivano avete fatto un decreto. La sensazione è che si sia perso il fatto che partiamo da uno stupro, che si sia Pag. 16perso il carattere di genere che ha quella situazione, le relazioni di genere, e quindi il tema dell'educazione al rispetto. Ho paura che anche questo intervento sulle famiglie, quando siamo di fronte a delle famiglie di quel tipo, sia poca cosa, se noi non puntiamo molto sull'educazione e sulla rieducazione dei minori.

  PRESIDENTE. Grazie mille. Senatrice Campione, prego.

  SUSANNA DONATELLA CAMPIONE. Grazie Ministro. Visto che siamo tutti d'accordo di avere fatto un grande salto, anche di evoluzione, dalla repressione alla prevenzione, e in tutto questo è centrale l'educazione al rispetto nelle scuole, volevo chiederle se sono allo studio – mi rendo conto che questo comporta anche il lavoro di concerto con il Ministero della pubblica istruzione – delle linee guida per gli insegnanti, che poi dovranno impartire questo insegnamento affinché diventi effettivo e non rimanga vago e inefficace. Grazie.

  PRESIDENTE. Ministro, siccome si sono aggiunte in coda altre tre colleghe, facciamo subito un intervento veloce, perché hanno piacere di intervenire, vista la sua presenza. La senatrice Bilotti del Movimento 5 Stelle, poi c'è la senatrice Michaela Biancofiore, che è collegata, e l'onorevole Loizzo. Componiamo queste tre domande.

  ANNA BILOTTI. Presidente, Ministro, colleghi, buongiorno. Io mi scuso per essere arrivata tardi e dovrò andare via prima, perché è convocata la Commissione giustizia al Senato. Vorrei però sottoporle un quesito. Non so se nella sua esposizione mi sono persa qualcosa e lei l'ha già detto. Ho comunque colto durante il suo intervento che lei ha fatto riferimento alle regioni, attestando la sua disponibilità a incontrarle. Io sono qui a sottoporle, relativamente a questo profilo, un problema strettamente pragmatico, che nasce dalla mia interlocuzione con gli operatori dei centri antiviolenza. Noi parlamentari siamo collettori con il territorio. In diverse occasioni mi è capitato di incontrare delle persone, degli operatori che lamentavano la lungaggine nell'arrivo dei fondi che sono a loro destinati. Volevo sapere come praticamente si può tradurre questo riferimento che io ho colto nella sua disponibilità a incontrare le regioni, che sono delle sentinelle in prima linea. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, senatrice Bilotti. Lascio la parola alla senatrice Michaela Biancofiore. Prego, senatrice.

  MICHAELA BIANCOFIORE(in videoconferenza). Grazie presidente. Volevo anch'io ringraziare la Ministra molto velocemente e sottolineare il fatto che è stato posto in essere un disegno di legge e quindi che questa materia deve essere, come stiamo facendo, gestita trasversalmente. A me, alla collega Ferrari e alla senatrice Testor, tra l'altro, sta particolarmente a cuore perché le norme predisposte dal Ministro Piantedosi sono nate proprio dal drammatico omicidio di questa estate, a Rovereto, per cambiare l'iter della gestione dei processi in capo a persone appartenenti ad altri Paesi e che si sono macchiate di violenza sessuale o di femminicidi, che non vengono giudicati nel loro Paese ma nel nostro e così sono liberi di delinquere costantemente.
  Quello che io tenevo a sottolineare in particolar modo, visto che è stato toccato da varie colleghe, è il fatto che sappiamo tutti, senza prenderci in giro, che noi possiamo elaborare tutte le norme di questo mondo ma poi purtroppo difetti ci saranno sempre, vacatio ci saranno sempre, perché la cosa fondamentale è che purtroppo l'Italia non ha sufficienti fondi per poter aiutare, venire incontro, prevenire e soccorrere persone che, mentre noi parliamo e facciamo le leggi, abbiamo visto che stanno morendo a frotte.
  Ministro, io credo che, visto che il Ministero lo può fare, sarebbe molto utile coinvolgere anche il privato. Faccio un esempio, in project financing, visto che il privato è molto sensibile a queste situazioni, sappiamo tutti che c'è una ragazza che ha fatto una startup che già fa prevenzione nei femminicidi e nella violenza nei confronti delle donne. Io credo che, sostanzialmente, Pag. 17a parte questa ragazza, ci siano in questo momento molte persone che si stanno dedicando alla prevenzione nel privato, alla prevenzione della violenza sulla donne, che credo vadano coinvolte, anche perché il privato va molto più velocemente e credo che sarebbe un bellissimo esempio per il Paese.
  Molto bene la questione del porno. Credo che oggi l'educazione sessuale per i nostri bambini – lei giustamente ha detto che parte dai sette anni – purtroppo parte da questi siti, che estremizzano la pornografia. Quindi, oltre a chiudere alcuni siti o non renderli accessibili ai giovani sotto i diciotto anni, la verità è che bisogna fare educazione sessuale a scuola e inserirla come materia già dalla primaria, insieme all'educazione civica. Ringrazio il Ministro e ringrazio tutti voi.

  PRESIDENTE. Grazie, senatrice Biancofiore. Chiudiamo con la domanda dell'onorevole Loizzo e ringraziamo il Ministro per questa disponibilità.

  SIMONA LOIZZO(in videoconferenza). Grazie presidente e grazie Ministro. Lei ha illustrato in maniera molto precisa le linee di conduzione nei riguardi di una tematica che a noi riguarda. Io, da medico, le devo chiedere se fosse possibile che il suo Ministero, insieme all'Istituto della medicina della povertà, che invece è un'emanazione del Ministero della salute, possa iniziare un'indagine conoscitiva o dar vita a un osservatorio sullo stato di salute dei bambini, dei figli di donne che sono morte nel corso dei femminicidi, perché spesso quello che avviene è una sorta di mancata tutela sociosanitaria sulla famiglia in toto. Io ho ascoltato molte famiglie in cui ci sono molte bambine e bambini vittime di un reato così importante e in contesti sociali molto degradati, per cui, probabilmente, l'idea di un osservatorio e di un'indagine condivisa con l'Istituto della medicina della povertà potrebbe essere utile a fare la mappa dello stato di benessere psicofisico delle famiglie, soprattutto intese come prima infanzia, delle vittime figli e figlie di femminicidio. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie mille, onorevole Loizzo. Abbiamo concluso le domande alla Ministra Roccella, a cui lascio la parola. Grazie.

  EUGENIA ROCCELLA, Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. Io mi scuso perché devo andare ma comunque questa è soltanto una prima occasione d'incontro, come ho già detto prima, ci possono essere altre occasioni, quando volete concordiamo con facilità altri appuntamenti.
  Vorrei sinteticamente dire solo alcune cose. Prima di tutto sulla legge, perché è stato detto che questa legge è una occasione ghiotta. Lo capisco, però non è l'ultima occasione possibile. Io ci tengo molto alla velocità con cui può essere approvata questa legge, e ho provato anche a sollecitare, e il Parlamento ha risposto con immediata disponibilità su questo fronte, perché c'è un punto di questa legge che mi sta veramente a cuore, cioè quello sui tempi che abbiamo imposto, sia al PM che al magistrato, per la valutazione del rischio e il ricorso alle misure cautelari. Io penso che questo sia davvero un punto salvavita, può essere un punto salvavita. A parte che è il punto su cui si sono appuntate le critiche dell'Unione europea e le condanne che abbiamo avuto, ma è la prima volta che noi chiediamo alla magistratura di rispettare dei tempi, è in assoluto la prima volta, non solo su questo tema, ma su tutto; trenta giorni per il PM e trenta giorni per il magistrato. Noi sappiamo che ci sono anche altri fattori che intervengono sui ritardi nel prendere le misure cautelari ma penso che sia importante aver dato per la prima volta queste scadenze, stiamo facendo una sorta di formazione perché facciamo capire anche alla magistratura che l'urgenza è importante. Il Codice Rosso era esattamente questo, era proprio un richiamo all'urgenza. È l'urgenza con cui bisogna valutare il rischio, che incide anche sulla famosa sottovalutazione della violenza per cui si dice che si riduce al conflitto di coppia o al conflitto familiare. Avere posto queste scadenze incide proprio sulla modalità con cui PM e magistratura si pongono nei confronti della questione. C'è un rischio che va valutato, ricordatevi che c'è un rischio e che va valutato in tempi brevi.Pag. 18
  Io penso che questa proposta di legge non sia un'occasione ultimativa, penso che sia un passo avanti, che poi può prevedere altri passi avanti. Penso che sia importante approvarla il più possibile tutti insieme. Mi fa piacere che sia stato apprezzato che si tratti di un ddl e non di un decreto, perché invece tanto spesso mi è stato imputato che non era un decreto e quindi non era stata data la necessaria urgenza e importanza alla legge. Penso invece che sia importante chiedere e non imporre la velocità, sollecitarla, proprio attraverso l'unità d'intenti su questo tema.
  Non pensiamo che questa legge vada riempita di tutto quello che vorremmo e vogliamo per tutelare le donne ma pensiamo che è un primo passaggio importante e che questo punto può essere davvero salvavita. Naturalmente il percorso parlamentare è nelle vostre mani, non nelle mie. Ovviamente i pareri saranno dati valutando il contenuto dei singoli emendamenti, con assoluta apertura nei confronti dei contributi e dei miglioramenti che ci possono essere, però considerando che vogliamo fare presto e che questa non è una legge esaustiva, come non è mai stata d'altra parte. Noi abbiamo continuato ad intervenire sulle normative, anche adeguandole, fra l'altro, alle situazioni che ci troviamo davanti, quindi ai cambiamenti e al monitoraggio di come effettivamente quelle normative sono state applicate e alle smagliature che hanno evidenziato. Noi saremo assolutamente aperti ai contributi. Consideriamo che questa legge non deve chiudere tutto il discorso e che è importante fare presto.
  Per quanto riguarda le altre sollecitazioni, penso che possiamo magari rimandarle a un'altra occasione.
  Posso rispondere per quanto riguarda i finanziamenti. Le risorse sono già state trasferite attualmente, tra marzo e giugno 2023, questa volta, tra l'altro, in anticipo di due mesi rispetto agli anni precedenti. Ho già detto che su quel fronte ci sarà disponibilità, perché le sollecitazioni a riaprire il discorso con le regioni vengono anche dai centri, sulla questione dei requisiti e sulla questione dell'H24 ci sono delle criticità e dei dubbi e noi siamo del tutto disponibili a riaprire il discorso con le regioni.
  Considerate anche però che, per quanto riguarda, per esempio, l'applicazione della riforma Cartabia, per carità, i ministri sono tutti ministri, però ci sono diverse competenze e quindi lì è più al Ministero della giustizia e al Ministro Nordio che possiamo chiedere le eventuali criticità sull'applicazione della riforma.
  Io vi ringrazio. Mi scuso della velocità.

  PRESIDENTE. Ringrazio la Ministra Roccella, soprattutto per la sua sensibilità a ritornare ad approfondire i tanti argomenti che le ha sottoposto la nostra Commissione, dal femminicidio alla violenza di genere, multifattoriali. Grazie Ministro, è stato un piacere. Dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 13.30