XIX Legislatura

VII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 13 di Martedì 3 ottobre 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Mollicone Federico , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPATTO DELLA DIGITALIZZAZIONE E DELL'INNOVAZIONE TECNOLOGICA SUI SETTORI DI COMPETENZA DELLA VII COMMISSIONE

Audizione di rappresentanti di HP Italy, in videoconferenza, di rappresentanti di Unimarconi, e di Edwin Maria Colella Direttore di Wallife SpA.
Mollicone Federico , Presidente ... 3 
Savorelli Giampiero , amministratore delegato di HP Italy (in videoconferenza) ... 3 
Mollicone Federico , Presidente ... 5 
Savorelli Giampiero , amministratore delegato di HP Italy (in videoconferenza) ... 5 
Mollicone Federico , Presidente ... 5 
Savorelli Giampiero , amministratore delegato di HP Italy (in videoconferenza) ... 6 
Mollicone Federico , Presidente ... 6 
Acomanni Alessio , presidente esecutivo Unimarconi ... 6 
Mollicone Federico , Presidente ... 8 
Acomanni Alessio , presidente esecutivo Unimarconi ... 8 
Mollicone Federico , Presidente ... 9 
Colella Edwin Maria , direttore commerciale e marketing Wallife SpA ... 9 
Mollicone Federico , Presidente ... 11 
Colella Edwin Maria , direttore commerciale e marketing Wallife SpA ... 11 
Mollicone Federico , Presidente ... 11

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
FEDERICO MOLLICONE

  La seduta comincia alle 13.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Buongiorno. Avverto che la pubblicità dei lavori sarà assicurata, oltre che con la redazione del resoconto stenografico, anche attraverso la trasmissione sul canale web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti di HP Italy, in videoconferenza, di rappresentanti di Unimarconi, e di Edwin Maria Colella Direttore di Wallife SpA.

  PRESIDENTE. La Commissione prosegue le audizioni nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impatto dalla digitalizzazione dell'innovazione tecnologica sui settori di competenza della VII Commissione. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti di HP Italy. Saluto quindi il dottor Giampiero Savorelli, amministratore delegato di HP Italia, Giulia Buttini, direttrice di affari istituzionali, e Davide Minchella, consulente per gli affari istituzionali, che intervengono in videoconferenza. Cedo immediatamente la parola al dottor Savorelli per lo svolgimento del suo intervento, prego.

  GIAMPIERO SAVORELLI, amministratore delegato di HP Italy (in videoconferenza). Grazie, buon pomeriggio a tutti. Mi presento, sono Giampiero Savorelli, amministratore delegato di HP in Italia.
  Illustre Presidente e onorevoli deputati vi ringrazio a nome di HP per l'opportunità che ci concedete per dare oggi il nostro contributo nell'ambito di questa indagine conoscitiva, molto importante, secondo noi, sull'impatto della digitalizzazione e dell'innovazione tecnologica nei settori di competenza della Commissione.
  Il mio intervento come HP si focalizzerà in particolare sull'impatto dell'innovazione della digitalizzazione sul settore dell'istruzione, quindi delle scuole fondamentalmente.
  Permettetemi di fare una premessa veloce per quanto riguarda qualche informazione sull'azienda. Chi è HP? HP è un'azienda multinazionale americana, che immagino conosciate, che da sempre guida l'innovazione tecnologica, in particolare nell'ambito dei PC e delle stampanti. La società è fondata nel 1939 a Palo Alto, negli Stati Uniti, e quindi è presente sul mercato a livello globale da circa ottantacinque anni, in circa 186 Paesi. In Italia operiamo dal 1964, abbiamo una sede a Cernusco sul Naviglio, vicino a Milano. Una cosa importante è che, pur avendo HP un profilo di azienda multinazionale, in realtà ha un forte imprinting italiano, nel senso che, per esempio, la governance, quindi il leadership team, il primo livello manageriale, inclusi tutti i general manager che ci sono stati in HP in questi anni, sono sempre stati italiani. Quindi un'azienda multinazionale, ma con una forte presenza nel territorio italiano e un management che da sempre è italiano.
  HP si definisce da sempre come una realtà innovativa. L'innovazione tecnologica per noi è sempre stata l'obiettivo principale. I temi più importanti, i temi chiave su cui stiamo lavorando in questo momento dal punto di vista dell'innovazione tecnologica sono sicuramente la cyber security, o sicurezza informatica, e la sostenibilità sui Pag. 4dispositivi, sul ciclo produttivo a 360 gradi, e soluzioni realizzate con caratteristiche che permettano l'utilizzo all'interno di quello è l'ambiente ibrido, o hybrid workplace, come lo chiamiamo in HP, che è quella nuova modalità in cui tutte le aziende si ritrovano ora a lavorare, quindi non più solamente in ufficio, non più solo in remoto, ma in un ambiente fondamentalmente ibrido, dove la tecnologia ha un ruolo importantissimo. Quindi parliamo di collaboration, cioè quelle caratteristiche dei dispositivi che permettono di migliorare la comunicazioni, quindi funzioni audio, tasti conference call e condivisione di informazioni. La protezione di sicurezza a più livelli per i dispositivi, sia per quanto riguarda i PC che le stampanti, abbiamo visto come durante la pandemia la maggior parte degli attacchi di cyber security arrivavano attraverso gli endpoint quindi i PC e le stampanti. Quindi la sicurezza è sicuramente una priorità importantissima per noi, nonché le soluzioni di conferencing. Con soluzione di conferencing intendo soluzioni che siano in grado di offrire agli utenti un'esperienza d'uso ideale, sia in presenza che in remoto.
  L'anno scorso abbiamo acquisito una società americana, la Poly, di derivazione Plantronics, che era un'azienda leader nel mondo delle soluzioni audio-video, che implementa anche soluzioni per sale conference, quindi schermi, telecamere 3D, software con intelligenza artificiale, che permettono di dare un'esperienza d'uso ideale anche per chi sempre di più si troverà a fare riunioni non fisicamente all'interno dell'ufficio, ma fondamentalmente da remoto, come sto in questo momento facendo io.
  Passando al tema principale di questa audizione, perché è importante parlare di competenze digitali? Vorrei innanzitutto richiamare alcuni dati. Uno è il rapporto della Commissione della Comunità europea sul decennio digitale, che è stato pubblicato settimana scorsa, e anche un rapporto di Anitec-Assinform sempre sul digitale in Italia, dove sono evidenti ed emergono in modo abbastanza chiaro quelli che sono i ritardi nel nostro Paese in termini di alfabetizzazione digitale, e quindi fondamentalmente di digitalizzazione delle imprese, ma a 360 gradi.
  Vi do un paio di dati interessanti. Il primo dice che solo il 46 per cento della popolazione in Italia vanta competenze digitali di base e solo l'1,5 per cento dei laureati è specializzato in aree che si possono ricondurre a quella che è l'information communication technology. La Commissione europea ha formulato una raccomandazione su questo punto, affinché l'Italia incrementi l'efficacia del sistema educativo, perché chiaramente è la base di partenza.
  A questo proposito vorrei dirvi quello che fa HP dal punto di vista degli investimenti e nel mondo dell'istruzione. Noi siamo presenti nel mondo dell'istruzione e delle scuole da sempre, con degli investimenti molto importanti e dei piani di digitalizzazione delle scuole e strumenti educativi che sono stati definiti nel corso degli anni. La nostra strategia e le iniziative che mettiamo in campo sono in linea con gli obiettivi dell'OCSE, che l'OCSE ha raccomandato per l'Italia e che il Governo ha tracciato attraverso gli investimenti del PNRR, e cioè, fondamentalmente, la riduzione di quelle che definiamo disparità territoriali o anche digital divide, quindi il divario digitale che c'è all'interno del territorio, nuovi ambienti di formazione, ambienti di formazione più inclusivi, e quindi digitalizzazione delle scuole e anche formazione digitale degli insegnanti e STEM, che sono due aspetti estremamente importanti.
  Come HP pensiamo che l'integrazione della tecnologia più avanzata negli spazi e negli strumenti scolastici può permettere di raggiungere tali obiettivi, quindi la tecnologia ha un ruolo fondamentale. Inoltre permette di raggiungere gli obiettivi di miglioramento negli ambienti di apprendimento, quindi delle classi fondamentalmente, accelerare la trasformazione digitale e la formazione delle competenze. Questi sono tre aspetti sui quali lavoriamo in modo molto importante.
  Dal punto di vista operativo che cosa significa questo? Significa che alcuni dei programmi che mettiamo a disposizione Pag. 5degli istituti fondamentalmente prevedono dei moduli di formazione manageriale, la virtualizzazione e digitalizzazione dei processi di apprendimento, sia attraverso hardware, ma anche attraverso software, ma anche cicli di testimonianze, soprattutto in materia di cyber security, testimonianze fisicamente presso le classi o anche attraverso call, in alcuni casi di alcuni nostri colleghi che parlano di quelle che sono le competenze digitali e la cyber security, perché è importante da digitalizzazione, direttamente agli studenti. Quindi abbiamo un piano accurato, che parte proprio dalla tecnologia, fino alla formazione degli insegnanti, ma anche degli studenti.
  Quindi, per chiudere, quali sono le nostre proposte? Noi, sulla base di quello che vediamo sullo scenario italiano, quindi questa esigenza di digitalizzazione delle scuole, le competenze che abbiamo come HP, oltre alla tecnologia, assolutamente sproniamo e incoraggiamo gli investimenti che il Governo sta portando avanti in questo momento, in particolare relativamente alla formazione del personale scolastico, con nuove competenze digitali, perché si parte da lì fondamentalmente; le azioni per realizzare ambienti innovativi, e qui abbiamo diversi casi di classi che sono state completamente riviste e completamente innovate, con tecnologia innovativa, dove abbiamo collaborato, come HP, con nostri panel, quindi aule didattiche e laboratori; infine il rafforzamento delle competenze STEM perché sempre di più si andrà in una logica di competenze digitali, temi di cyber security, ma anche temi di intelligenza artificiale, che saranno quelle che le persone che adesso si affacciano nel mondo della scuola, inclusi gli insegnanti, dovranno sempre di più sviluppare in termini di competenze.
  Come HP, l'intero team è assolutamente a disposizione della Commissione per approfondimenti o successivi momenti di confronto che vogliate avere nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.
  Ho cercato di stare nei tempi e vi ringrazio per l'attenzione. Se ci sono domande sono a disposizione.

  PRESIDENTE. Grazie, dottor Savorelli. Se avete anche un documento scritto da inviare, così verrà inviato a tutti i colleghi, e poi farà parte dei documenti che saranno pubblicati, quindi faremo poi una selezione dei dati e delle proposte che avete presentato.
  Io avrei un paio di quesiti da fare. Innanzitutto abbiamo apprezzato quelle che sono le vostre interazioni sia nel mondo del lavoro, ma anche e soprattutto in quello dell'educazione. Su questo vorrei chiedervi un approfondimento. Da un lato, capire se avete aderito a progetti e a protocolli istituzionali per contrastare il divario digitale e, dall'altro, capire se avete sperimentato dei laboratori in virtuale, perché so che state lavorando anche su progetti virtuali, che riguardano sia l'educazione che la formazione. In particolare faccio riferimento al laboratorio in virtuale per le scuole, in modo da sperimentare delle attività educative ispirate alla polisensorialità. Prego.

  GIAMPIERO SAVORELLI, amministratore delegato di HP Italy (in videoconferenza). Grazie della domanda. Al momento non abbiamo aderito a protocolli, ma stiamo parlando con il Ministero dell'istruzione su un protocollo d'intesa. Abbiamo incontrato qualche mese fa il Ministro dell'istruzione e stiamo cercando di definire insieme un protocollo d'intesa per quanto riguarda la digitalizzazione di alcune classi e scuole in Italia.
  Abbiamo un esempio già importante nell'istituto Golinelli, che si trova in Emilia Romagna, dove, all'interno di un nostro programma, abbiamo digitalizzato una classe e anche attraverso dei nostri panel focalizzati nel mondo dell'istruzione, sia dal punto di vista del software, ma anche dal punto di vista dell'infrastruttura, e anche dei moduli di formazione, e quindi da questo punto di vista siamo già presenti con alcuni esempi in scuole, ma stiamo cercando anche di finalizzare questo protocollo d'intesa, dove sto lavorando io, ma anche con i colleghi che mi supportano nell'ambito del government.

  PRESIDENTE. Ho posto questa domanda specifica perché nei prossimi giorni Pag. 6faremo l'audizione di Indire, che è l'organismo istituzionale che si occupa di sperimentare nuove formule di didattica, e quindi sarebbe importante capire se una multinazionale come HP abbia già dei protocolli o sia comunque disponibile in questa direzione: sarebbe una disponibilità importante da far restare agli atti.
  Un ultimo quesito riguarda la cyber sicurezza, a cui ha fatto riferimento. Io le faccio una battuta, anche se poi non è tanto una battuta.
  Utilizzando il vostro software in remoto, in cloud, per la gestione in remoto delle stampanti HP, dopo aver effettuato una scansione con il software in remoto appare un messaggio di allerta, che avvisa di non tenere documenti nella stampante scanner perché potrebbero essere visualizzati da altri utenti. Rispetto a questo alert pensa che i protocolli di sicurezza di HP siano sufficienti per evitare hackeraggi da remoto, visto che la stampante viene gestita da remoto attraverso il vostro software cloud?

  GIAMPIERO SAVORELLI, amministratore delegato di HP Italy (in videoconferenza). Rispondo immediatamente alla domanda precedente. Per quanto riguarda il protocollo Indire, noi siamo disponibili in qualsiasi momento a sederci a un tavolo di discussione, ad essere presenti, io e i miei colleghi.
  Per quanto riguarda il tema della cyber security, in generale, per noi è un qualcosa che abbiamo nel DNA, per cui abbiamo diversi laboratori in tutto il mondo che sviluppano soluzioni di cyber security. Cosa vuol dire questo? Vuol dire soluzioni che vanno sia a livello di hardware, ma anche a livello di BIOS (basic input output system) e a livello di sistema operativo. Per esempio, sia i PC che le stampanti hanno una soluzione che si chiama sure click enterprise, che fondamentalmente protegge il dispositivo in caso di un attacco di un virus, creando una specie di virtual machine protetta e, nel caso in cui io apra un documento che è stato infettato da un virus, il virus rimane all'interno di questa virtual machine, non si diffonde nel PC e nella stampante, ma soprattutto nell'intera rete.
  Il messaggio che volevo lasciare è che la nostra strategia è una strategia dove i device sono secure by design, nel senso che sono stati progettati con in mente la sicurezza. Quindi, quando apriamo un link qualsiasi, per esempio, riceviamo una e-mail con un allegato, apriamo l'allegato oppure andiamo sul link, si apre una virtual machine, una specie di macchina virtuale, che protegge il PC e, di conseguenza, l'intera rete.
  Da questo punto di vista la nostra strategia, che nel mondo della security si chiama wolf security, all'interno ha anche questo tipo di funzionalità, oltre a tantissime altre funzioni, che abbiamo implementato nel corso degli anni nei nostri dispositivi.

  PRESIDENTE. Grazie. Quindi anche rispetto alla cattura dei documenti in remoto, perché questo alert in realtà ha questa funzione di prevenzione, che, tra l'altro, ho apprezzato, perché è una prevenzione che non esiste in altre aziende. Però un po' mi inquietava sapere che dalla stampante del proprio ufficio o nel proprio studio possono essere catturati documenti personali.
  Ringrazio i rappresentanti di HP Italy per il loro contributo.
  Proseguiamo con l'audizione dei rappresentanti dell'università telematica Guglielmo Marconi. Saluto Alessio Acomanni, presidente esecutivo dell'Unimarconi, e Marco Belli, direttore generale vicario, ringraziandoli per avere l'accolto l'invito della Commissione.
  Cedo immediatamente la parola al dottor Acomanni per lo svolgimento del suo intervento. Prego.

  ALESSIO ACOMANNI, presidente esecutivo Unimarconi. Egregio presidente, buongiorno. Vi ringrazio moltissimo per l'opportunità che ci è stata data di conferire all'interno di questa indagine conoscitiva sull'impatto della digitalizzazione e sulla formazione.
  Spendo due brevissime parole sull'Università degli studi Guglielmo Marconi. Noi abbiamo creato questo comparto nel lontano anno 2000, con un'attività di forte Pag. 7sensibilizzazione delle allora istituzioni competenti, al fine di favorire anche in Italia l'introduzione di un modello di insegnamento a distanza su quello che era il progetto della Open University di matrice anglosassone. Dopo quattro anni di attività istituzionale, siamo riusciti ad ottenere il famoso decreto Moratti-Stanca, con il quale si è dato vita anche in Italia alle università cosiddette telematiche. A noi oggi piace di più chiamarci digitali, perché ci sembra un termine più appropriato agli anni che viviamo.
  Siamo l'unico ente no-profit rimasto in questo comparto, siamo una fondazione senza fini di lucro. La nostra sede è a Roma. Oggi portiamo avanti una didattica di natura blended, quindi sia a distanza, ma chiaramente anche con una componente di natura presenziale.
  È molto importante comprendere alcuni fattori che oggi fanno sì che le università cosiddette digitali a distanza abbiano di fatto sovvertito un trend profondamente negativo del sistema Paese Italia, che è quello di avere un bassissimo tasso di laureati e di non iscritti ai corsi di laurea. Va detto che per anni le università telematiche sono sempre state considerate, in qualche modo, antitetiche o concorrenziali a quelle presenziali. In realtà è un modello che si rivolge a un pubblico completamente diverso. Nella nostra missione – quella di Unimarconi – noi ci rivolgevamo ai cosiddetti esclusi, agli ultimi, nel senso che noi avevamo evidenziato tutta una serie di persone alle quali non era consentito l'accesso di natura presenziale.
  Oggi sono circa 160.000 gli iscritti alle università a distanza, è una fetta rilevante, direi fondamentale del panorama accademico italiano. Perché di questo? Perché con la pandemia si è totalmente sdoganato questo modello di formazione. Precedentemente alla pandemia c'era una fortissima diffidenza, anche da parte dei preposti enti istituzionali.
  Su questo poi vorrei sollevare l'attenzione dei suoi onorevoli colleghi sul tema normativo, perché, a nostro giudizio, sarebbe assolutamente necessario rivedere l'impianto normativo delle università a distanza perché oggi è un modello talmente diffuso che andrebbe normato in alcuni elementi ad oggi abbastanza carenti, come quelli degli esami a distanza, che ancora non sono stati definiti nella loro interezza e che invece nel 2023, viste le tecnologie di cui oggi disponiamo, abbiamo visto adesso un intervento di una grande multinazionale come HP, ci sono moltissimi fornitori di tecnologia che oggi sono in grado di dirci con esattezza tutto quello che succede in remoto, garantendo la piena veridicità di un esame e la piena veridicità di qualsiasi trasferimento che avviene tra ateneo e studente.
  In estrema sintesi, posso dire che le università a distanza hanno di fatto colmato questo grandissimo gap che c'era tra iscritti e interessi per l'accademia, e la mancata offerta di un servizio di questa tipologia da parte delle università cosiddette tradizionali e delle università statali in particolare. Ancora oggi l'offerta di corsi a distanza delle università statali e tradizionali è particolarmente bassa. Questo nessuno comparto, di fatto, svolge una funzione di natura sociale, a mio giudizio. In particolare posso parlare della mia realtà, e cioè quella di Unimarconi, che in questo momento è quella che, peraltro, ha le rette più basse dell'intero comparto, perché iscriversi a una università a distanza costa praticamente 2.500 euro in dodici rate senza interesse. Questo chiaramente è molto importante come elemento da comprendere, perché si pensi a tutti gli studenti lavoratori, che non hanno nessuna opportunità di frequentare un corso presenziale, che possono risparmiare sull'affitto di un'abitazione o di una camera presso un'università frontale, sui trasporti, senza contare l'impatto di natura ecologica, ovvero tutto ciò che viene meno per effetto della digitalizzazione e della formazione.
  Noi abbiamo un profilo molto istituzionale come università Marconi, quindi abbiamo una piattaforma certificata. Siamo in grado di tracciare perfettamente tutto quello che lo studente fa durante i suoi tre o cinque anni di iscrizione, a seconda che sia una laurea triennale o una laurea magistrale.Pag. 8
  Posso anche dire – magari questo può essere di interesse a questa Commissione – che l'orientamento del mercato che si rivolge all'università a distanza è cambiato negli ultimi anni, quindi post pandemia. C'è una fetta sempre maggiore di studenti dai diciotto ai trent'anni, che si sta affacciando all'approccio verso questo strumento, pur abitando in città dove esistono università tradizionali. Questo significa che i vantaggi che dà la digitalizzazione nel settore della formazione, nel nostro specifico esempio, sono effettivamente evidenti e andrebbero, a mio avviso, supportati adeguatamente dalle istituzioni preposte.
  A mio avviso è anche molto importante ricordare che c'è da parte di una certa cultura accademica una certa ritrosia nell'accettare questa forma, questa modalità di insegnamento, ma il post pandemia, secondo me, ha totalmente superato questa visione.
  Ci tengo anche molto a dire che, nel nostro caso, noi già da cinque anni abbiamo introdotto un counter digitale di abbattimento di CO2 che deriva da una formazione a distanza. È un counter importante, che dimostrerebbe, anche per le università tradizionali, che avere dei corsi in modalità blended o avere una modalità di insegnamento completamente a distanza potrebbe essere anche un fattore rilevante sull'impatto ecologico e ambientale del sistema Paese.
  Vorrei concludere questo brevissimo mio intervento sul settore chiedendo magari un supporto da parte di questa Commissione per sostenere chi – come il nostro ente, che è un ente no-profit – cerca di dare un contributo alla crescita culturale del sistema Paese, in un mercato che sta cambiando. I giovani oggi, parlo della fascia 18-30, si orientano verso un modello formativo non più di cinque anni, quindi un modello italiano, ma su un modello anglosassone, quindi una triennale più un master di primo livello.
  Infine, chiudo questo mio intervento con una considerazione. L'ingresso di nuovi attori nel mercato della formazione digitale, che sono i cosiddetti bootcamp, sui quali c'è sempre maggiore interesse, da parte dei giovani soprattutto, che sono dei corsi non riconosciuti, ma altamente professionalizzanti, che danno la possibilità alle persone o di riqualificarsi professionalmente, se hanno perso un lavoro, o di trovare immediatamente uno sbocco professionale. Ci sono tantissimi attori che si stanno affacciando su questo settore. Noi, come ateneo, siamo molto attenti, tanto che abbiamo creato insieme a vari bootcamp alcune iniziative condivise, al fine di approcciare anche quella parte di mercato, che è fondamentale per la crescita culturale e professionale dell'Italia, che non si orienta agli atenei tradizionali. Vi ringrazio molto.

  PRESIDENTE. Grazie. Grazie anche per averci fornito un panorama sul contesto attuale. Io penso che, al di là di tutto, le università digitali – sono d'accordo sulla riformulazione della terminologia – svolgano un ruolo di importante reinserimento e di ricucitura del percorso didattico da parte soprattutto degli studenti lavoratori o di chi ha interrotto lo studio e l'ha potuto riprendere solo così.
  Certo andrebbe portata avanti una riforma del settore, anche vista l'inflazione delle università digitali. Su questo sarebbe utile avere, se possibile, alcune proposte più precise. Grazie.

  ALESSIO ACOMANNI, presidente esecutivo Unimarconi. In particolare io vorrei sottoporre alla Commissione un'attenzione sul tema degli esami a distanza, che attualmente non sono normati, e sui quali invece sarebbe opportuno definire una tecnologia che ci garantisca al 100 per cento la piena regolarità dello svolgimento dell'esame, evitando che gli studenti si debbano recare in dei poli didattici territoriali nei quali svolgere l'esame. Questo nel 2023, vista la tecnologia disponibile, secondo me, non è ammissibile.
  Chiederei anche alla Commissione di valutare una revisione dell'ultimo decreto, il famoso decreto n. 1154 emanato dal Ministero dell'università, dal MUR, nel quale si stabiliscono i requisiti minimi di docenza, perché le differenze che esistono tra un'università a distanza e un'università in presenza sono tali per cui sarebbe opportuno Pag. 9approfondirli meglio. Su questo, nel caso, noi potremmo dare chiaramente il nostro contributo, con una serie di nostre proposte in merito. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a Lei. Saluto quindi i rappresentanti della Guglielmo Marconi.
  Proseguiamo con la prossima audizione, quella del dottor Edwin Maria Colella, direttore commerciale e marketing di Wallife SpA. Saluto il dottor Colella, ringraziandolo di aver accolto l'invito della Commissione. Gli cedo la parola per lo svolgimento del suo intervento.

  EDWIN MARIA COLELLA, direttore commerciale e marketing Wallife SpA. Grazie presidente e grazie a voi, onorevoli membri di questa Commissione. Innanzitutto, sono estremamente onorato di poter contribuire a questo lavoro, che riguarda specificatamente l'impatto che c'è oggi derivante dall'innovazione tecnologica e dalla diffusione di queste tecnologie dell'informazione e, soprattutto, in questo contesto, direi pervasivo e inarrestabile, l'enfasi su quelli che possono essere i possibili rischi. Il mio focus sarà soprattutto su quelli che sono i rischi legati alla diffusione delle tecnologie digitali per i più giovani.
  Per quanto riguarda invece la mia storia personale, ho a cuore questi temi perché ho avuto l'opportunità sin da ragazzo di occuparmi di innovazione, e poi professionalmente e personalmente essere coinvolto in numerosi progetti su questi temi. Mi definirei, se dovessimo togliere le accezioni negative, un nerd, lo sono stato molto di più in passato e, purtroppo o per fortuna, lo sono ancora adesso, e ho una particolare sensibilità su quelli che sono i temi legati alle giovani generazioni e in che modo possiamo contribuire a dargli degli strumenti validi per affrontare al meglio il loro futuro.
  All'interno di questo contesto penso che possa essere utile rappresentare in maniera schematica quattro livelli di rischio o di alfabetizzazione che riguardano in genere tutti, ma in particolare i più giovani.
  Il primo livello è quello che possiamo definire come un livello di analfabetizzazione digitale – scusate il gioco di parole – e riguarda l'incapacità di utilizzare gli strumenti che la tecnologia mette a disposizione, l'incapacità di integrare e raccogliere informazioni digitali, piuttosto che navigare sul web o raccogliere dati, piuttosto che effettuare operazioni online. È un primo livello piuttosto importante, sul quale si sta facendo molto e, come è stato anche anticipato dagli interventi precedenti, deve andare nella direzione della riduzione di questo digital divide, che è stato ampiamente diffuso.
  Il livello successivo riguarda invece la capacità delle persone, dei più giovani anche, di poter elaborare queste informazioni, fare ricerche online, acquistare online, piuttosto che copiare e incollare dei testi all'interno di un compito scolastico, quindi anche nel senso di un'evoluzione dei comportamenti tipici dei più giovani. All'interno di questo contesto c'è anche l'utilizzo imprescindibile degli strumenti digitali che la pubblica amministrazione locale e nazionale mettono a disposizione dei cittadini.
  Il terzo livello riguarda il mondo professionale. È un livello sul quale si sta facendo tantissimo e, in particolare, nella consistenza della formazione per i giovani verso gli strumenti che vengono ampiamente utilizzati ormai in tutti i settori aziendali e in tutte le funzioni aziendali. È un livello piuttosto coperto da quelli che sono i piani attuati attualmente.
  Il quarto livello è quello che personalmente penso sia più rilevante per un'evoluzione sociale e culturale, a partire dai più giovani, di consapevolezza e maggiore sicurezza. Si tratta cioè di avere quegli strumenti di conoscenza che consentono un uso del web e degli strumenti digitali più consapevole, e nello stesso tempo si tratta di dotare queste persone, i giovani in particolare, della possibilità di conoscere quali siano effettivamente i rischi.
  Oggi, da una ricerca anche piuttosto recente di Eurostat, l'Italia è al ventottesimo posto nella classifica europea – dove il primo è il Paese che ha più conoscenza sui rischi digitali e l'ultimo ne ha meno – per conoscenza e consapevolezza dei rischi della sicurezza online. Se focalizziamo l'attenzione sui più giovani, i più giovani, tra i 16 e i 19 anni, fanno scendere l'Italia al trentesimo posto. Pag. 10Si tratta di una classifica abbastanza distribuita e sostanzialmente impatta quella che è la derivava negativa della diffusione della tecnologia. Le tecnologie portano sostanzialmente a un accesso ampio, diffuso, estremamente importante alla conoscenza, alle relazioni, all'intrattenimento, alla capacità professionale, ma portano allo stesso tempo dei rischi che, come ogni nuova tecnologia, sono altrettanto veloci e altrettanto pervasivi.
  Ne cito due tra i più rilevanti. Il primo riguarda, purtroppo, la salute fisica, cioè l'uso eccessivo di dispositivi si traduce in uno stile di vita sedentario, che preoccupa tutti i genitori e che preoccupa le istituzioni e la scuola nel vedere in che modo i ragazzi, in questo caso, se dovessero essere in questo contesto, si trovano a dover reagire o a non reagire rispetto a questa condizione.
  Gli stessi strumenti, purtroppo, impattano anche livelli psicologici, che riguardano ansia, depressione, piuttosto che problemi di salute mentale. Il Dipartimento delle politiche antidroga e il Centro nazionale delle dipendenze ha misurato quest'anno circa 700.000 adolescenti dipendenti dal web, dai social e dai videogames. Questa dipendenza viene tecnicamente definita come malattia e si usa l'acronimo IAD (Internet addiction disorder). Di questi 700.000 circa 100.000 sono abituati a usare compulsivamente TikTok e Instagram e altri 500.000 giovani sono a rischio all'interno di questo contesto, che è quello della salute.
  Un secondo livello di rischio, altrettanto importante e, purtroppo, diffuso, è quello della privacy e della sicurezza. Su quello livello di rischio Wallife ha analizzato, ha sviluppato e ha messo a disposizione strumenti di prevenzione e mitigazione del furto d'identità, che mirano sostanzialmente a un uso del web e a un uso degli strumenti digitali più consapevole e più sicuro. I giovani sono spesso, purtroppo, inconsapevoli di questi rischi, e questo porta ad avere degli effetti negativi, che possono riguardare frodi economiche, furti d'identità volti a una frode economica, quindi a pagare inconsapevolmente o dare inconsapevolmente le proprie credenziali per l'accesso a un conto corrente, a una carta di pre-pagamento, al proprio conto PayPal o altri strumenti di pagamento, ma anche, ancora più gravi, come il cyberbullismo e l'adescamento online.
  Alcune proposte di intervento sono state già recepite nei diversi progetti che fanno capo a «Generazioni connesse», un progetto dell'Unione europea, che è coordinato dal Ministero dell'istruzione e del merito, e anche il Piano operativo per le competenze digitali, che fa capo adesso alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Dipartimento della trasformazione digitale, sviluppa molto attentamente dei temi che riguardano in maniera macro tutto quello che può essere il contributo per la migliore conoscenza e consapevolezza digitale.
  Tuttavia, mentre penso che questi programmi meritino di avere una maggiore visibilità e diffusione, allo stesso tempo questi programmi lamentano l'assenza di competenze e consapevolezza su quelli che sono, da un lato, i rischi e, dall'altra parte, il modello di funzionamento, che aumenterebbe in maniera importante la maggiore sicurezza nell'uso di questi strumenti. È come se stessimo insegnando ai nostri giovani a guidare una macchina, senza aver fatto l'esame di teoria e senza avere alcuna conoscenza di quello che è il codice della strada. Non è una situazione nuova.
  Le innovazioni tecnologiche hanno sempre portato a questa diffusione prima ampia della tecnologia e successiva delle regole. Non è che all'inizio del secolo scorso le autovetture circolassero all'inizio, quando erano parecchie migliaia già, circolassero con la patente e con il codice della strada, la strada tra l'altro non era neanche fatta per le automobili. Quindi ci troviamo in un crocevia assolutamente normale da questa prospettiva. La nostra attenzione deve essere nel fare in modo di integrare quelli che sono i programmi scolastici e gli strumenti messi a disposizione con temi che riguardano l'identità digitale, la sicurezza, la protezione dei dati online o la protezione e l'uso del web più consapevole. Nello stesso tempo, integrare anche con conoscenze di base di quelle che sono le logiche di funzionamento, ad esempio come la programmazione. Infine, continuare le analisi che sono state avviate per introdurre un nuovo sistema per la verifica dell'età dei minorenni, ovviamente basato Pag. 11sulla certificazione dell'identità da parte di terzi, così da mantenere pienamente tutelato il diritto di privacy, ma che possa aiutare in maniera sostanziale una maggiore sicurezza dei ragazzi.
  Non stiamo semplicemente assistendo alla diffusione di una nuova abitudine superficiale, che può impattare la nostra quotidianità, bensì è una radicale trasformazione che richiede sostanzialmente un'adeguata assistenza verso i più giovani.
  Mi auguro che questi spunti contribuiscano ai prossimi momenti di analisi. Sono a vostra disposizione, ringraziando il presidente e ciascuno di voi per questo tempo e per l'attenzione che mi è stata dedicata.

  PRESIDENTE. Grazie, dottor Colella. Tra i vari temi di cui si occupa la sua azienda vi sono le polizze che riguardano il problema del cyberbullismo. Dato che c'è un impegno parlamentare su questo, abbiamo approvato da poco una risoluzione in Commissione, anche su mia proposta, quale può essere il punto di contatto tra lo sviluppo del vostro lavoro e il sistema scolastico e il ruolo del legislatore?

  EDWIN MARIA COLELLA, direttore commerciale e marketing Wallife SpA. Pensiamo che possa essere avviato o integrato un tavolo di lavoro e di riflessione su come portare i temi che riguardano il cyberbullismo come apice della criticità a cui abbiamo fatto riferimento, all'interno delle scuole e in maniera ampia e diffusa ovviamente su tutto il territorio, e non soltanto con dei casi di eccellenza e di laboratorio. In questo Wallife si rende disponibile a contribuire, per quelle che sono le nostre competenze e la nostra esperienza, a dare un supporto a questi tavoli di lavoro e fare in modo che ci possa essere la più ampia diffusione di questi progetti all'interno del sistema scolastico nazionale.

  PRESIDENTE. Grazie, dottor Colella, per il suo contributo. Se vuole può inviare alla Commissione la sua relazione e anche integrarla con i dati statistici in vostro possesso, in modo che il vostro contributo possa essere inserito nel documento conclusivo dell'indagine conoscitiva.
  Dichiaro concluse le audizioni odierne.

  La seduta termina alle 14.15.