XIX Legislatura

VII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Mercoledì 3 maggio 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Latini Giorgia , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPATTO DELLA DIGITALIZZAZIONE E DELL'INNOVAZIONE TECNOLOGICA SUI SETTORI DI COMPETENZA DELLA VII COMMISSIONE

Audizione di Sylvain Bellenger, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte e di Stefano da Empoli, presidente dell'Istituto per la competitività – I-COM.
Latini Giorgia , Presidente ... 3 
Bellenger Sylvain , direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte ... 3 
Latini Giorgia , Presidente ... 7 
Orrico Anna Laura (M5S)  ... 7 
Bellenger Sylvain , direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte ... 7 
Caso Antonio (M5S)  ... 8 
Bellenger Sylvain , direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte ... 8 
Mollicone Federico , Presidente ... 9 
Bellenger Sylvain , direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte ... 9 
Mollicone Federico , Presidente ... 9 
Bellenger Sylvain , direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte ... 9 
Mollicone Federico , Presidente ... 10 
Da Empoli Stefano , presidente dell'Istituto per la competitività – I-COM ... 10 
Mollicone Federico , Presidente ... 12 
Da Empoli Stefano , presidente dell'Istituto per la competitività – I-COM ... 12 
Mollicone Federico , Presidente ... 13 

ALLEGATO: Documentazione depositata dal dott. Stefano Da Empoli ... 14

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE
GIORGIA LATINI

  La seduta comincia alle 13.50.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata oltre che con la redazione del resoconto stenografico, anche attraverso la trasmissione in diretta sul canale web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di Sylvain Bellenger, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte e di Stefano da Empoli, presidente dell'Istituto per la competitività – I-COM.

  PRESIDENTE. La Commissione prosegue le audizioni nell'ambito dell'indagine conoscitiva, sull'impatto della digitalizzazione e dell'innovazione tecnologica sui settori di competenza della VII Commissione.
  Iniziamo con l'audizione del dottor Sylvain Bellenger, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte, accompagnato dal dottor Carmine Romano collegato in videoconferenza.
  Saluto e ringrazio il dottor Bellenger, a cui cedo la parola per lo svolgimento del suo intervento.

  SYLVAIN BELLENGER, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte. Ringrazio tutti di avermi invitato a parlare di un aspetto molto importante della vita dei musei, che è la digitalizzazione.
  Subito, quando sono arrivato a Capodimonte all'inizio del 2017, ho identificato la digitalizzazione come una delle missioni principali delle missioni dei musei. Sono quattro le missioni che ho presentato immediatamente al mio arrivo: che sono la tutela, la digitalizzazione, l'ecologia, perché come sapete abbiamo un bosco enorme, quindi il tema del verde e il sociale.
  La digitalizzazione è sicuramente la più importante rivoluzione dei musei nel mondo dagli anni Novanta, quando abbiamo iniziato a considerare che al centro delle missioni dei musei c'era il pubblico.
  Lego la digitalizzazione al pubblico perché la digitalizzazione è una rivoluzione della comunicazione. Ma non solo, è anche una rivoluzione della tutela, perché tutti abbiamo nei nostri musei degli inventari che sono incompleti.
  Quando sono arrivato a Capodimonte le fotografie della collezione erano quasi sempre in bianco nero o erano in colori tremendi. Questo era un modo direi poco democratico di conservare all'interno dell'istituzione museale la conoscenza, perché la fotografia digitale di alta qualità permette una comunicazione a 360 gradi, non solo all'interno del museo ma nel mondo.
  La tutela ha come necessità un'organizzazione chiara degli inventari. Un inventario va riconsiderato e va verificato normalmente ogni dieci anni, per vedere se lo Stato ha proprio la dimostrazione della possessione delle sue collezioni.
  A Capodimonte l'ultima ricognizione dell'inventario è stata fatta nel 1980, quindi più di quarant'anni fa, all'epoca di Raffaele Carosa che ha interrotto il suo lavoro con la sua morte.
  La digitalizzazione, e quindi la fotografia di ogni oggetto e ovviamente della verifica della condition dell'oggetto e della sua situazione e dell'inventario, è una ricognizione che ci permette di assicurare la proprietà dell'opera d'arte da parte dello Stato.Pag. 4
  Questo aspetto legale è poco studiato, ma vi posso dire che è una cosa fondamentale.
  La digitalizzazione è iniziata immediatamente mediante rapporti con il settore privato. Quando ho visto la situazione delle fotografie mi sono messo immediatamente in rapporto con Google, che mi ha offerto gratuitamente 500 fotografie di alta definizione e una serie di fotografie con una tecnologia che hanno solo loro, che si chiama Art Camera. È una fotografia che prende attorno alle otto ore per essere ripresa, quindi di altissima definizione, si può allargare l'immagine fino a trovare il finger print di Caravaggio. È una tecnica molto importante dal punto di vista scientifico.
  La seconda cosa è stata organizzata attorno una mostra, che abbiamo organizzato nel 2019 sui depositi.
  Si dice spesso che i depositi sono pieni di tesori nascosti che devono essere rilevati. Non è proprio così, soprattutto a Capodimonte che è stato un museo che ha avuto sempre dei direttori di alto livello, da Causa a Spinosa e altri, le collezioni sono studiate. Ma le fotografie non ci sono.
  In deposito non abbiamo opere sconosciute, abbiamo delle storie che non sono state raccontate, che per diversi motivi la storia ufficiale dell'arte ha scelto di parlare di questo e non di questo. Per esempio a Capodimonte, che è stato per tutta la sua vita fino al 1950 un palazzo reale, tutta la parte reale della reggia è in deposito.
  L'Ottocento napoletano è in deposito perché l'Ottocento nel nostro Paese continua a soffrire di pregiudizi di gusto. L'Ottocento non è al suo livello giusto, è ancora in deposito.
  Abbiamo fatto una mostra che ha fatto uscire dai depositi attorno a 2.500 opere d'arte, rispettando l'organizzazione del deposito: quindi la mostra si chiamava «depositi storia ancora da scrivere» e le sale erano «deposito 85», «deposito 131», lasciando le cose come sono in deposito, senza racconto.
  Abbiamo fatto un convegno che ha permesso di studiare delle opere lasciate in depositi con delle scoperte molto importanti a abbiamo iniziato la digitalizzazione.
  Uno dei miei collaboratori, che dovrebbe essere collegato con noi on line e che si chiama Carmine Romano, è stato il curatore di questa mostra.
  Nomino Carmine Romano perché vorrei affrontare per la digitalizzazione il problema delle competenze. Non abbiamo all'interno dei nostri musei delle competenze che corrispondono alla competenza necessaria per i musei del nostro secolo.
  Abbiamo fatto un bando, questo bando è stato vinto da questo dottore in storia dell'arte, Carmine Romano, che ha un profilo molto interessante. Lui ha una laurea in restauro, dottore di storia dell'arte in co-tutela con l'università a Napoli e la Sorbona di Parigi, e ha delle competenze veramente interessanti sulla digitalizzazione e sull'organizzazione degli inventari e sulla catalogazione.
  Ha fatto un progetto che è stato riconosciuto dal Ministero della cultura e Capodimonte è l'unico museo in Campania ad avere avuto un milione e 200 mila euro sul PNRR per continuare il lavoro di digitalizzazione.
  La regione Campania ci ha aiutato organizzando una grande campagna di fotografia digitale e di catalogazione delle collezioni Farnese. Questa è una cosa molto importante da capire per definire la digitalizzazione.
  Prendo l'esempio della collezione Farnese. La collezione Farnese, lo sappiamo bene, è una collezione che viene da Roma, che viene da Parma, che viene da Piacenza e che arriva a Napoli, non senza legami con il territorio ma un dono dinastico. Elisabetta Farnese era abbastanza intelligente per capire che per creare un nuovo regno nel Settecento europeo ci volevano dei segni di dignità reale.
  Una collezione d'arte, come è la collezione Farnese, ha messo Napoli immediatamente al livello più alto delle altre capitali europee, poi c'era la porcellana e ovviamente la musica, quindi il San Carlo. Tutto questo è un progetto politico molto organizzato.
  Questa collezione arriva in diversi momenti. La pittura e i libri arrivano subito all'inizio del regno (1735), già le opere sono Pag. 5descritte nel palazzo reale di Napoli. Nel 1739 Capodimonte è presentata dal re Carlo di Borbone per essere la reggia che ospiterà la collezione Farnese, e già le opere sono a Capodimonte.
  Le sculture arriveranno dopo, arriveranno attorno al 1780 con Ferdinando IV.
  Poi tutto questo girerà attraverso la città, all'interno della villa comunale c'è un enorme bacino d'acqua che è stato fatto per ricevere il Toro Farnese, che una volta era al centro di questo giardino.
  Tutto questo è distribuito attraverso le dimore reali, la famiglia porta a Caserta alla reggia di Portici le opere che vogliono avere insieme a loro.
  Nel 1957 tutto cambia, la collezione Farnese è distribuita tra tre istituzioni: Capodimonte per la pittura, i disegni e le cose rare, le wunderkammer; i libri e i manoscritti sono mandati alla Biblioteca nazionale, cosa che nessuno sa; e l'archeologia va al museo archeologico, una parte del museo archeologico di Napoli come sappiamo bene è fatta di collezioni romane, che è un po' una complicazione per i visitatori.
  Quindi oggi l'immagine completa della collezione Farnese è molto difficile da avere.
  Grazie al digitale possiamo restituire questa visione, e l'abbiamo fatto, abbiamo fatto questa grande digitalizzazione della collezione Farnese.
  Vorrei tornare sui profili di questo mestiere. Il mondo più snello non è il mondo dello Stato, è il mondo privato, e la digitalizzazione è una tecnologia che cambia di mese in mese. Quindi dobbiamo lavorare con i privati per avere la capacità di far entrare le competenze tecnologiche all'interno delle nostre strutture.
  I bandi, come il bando che ho fatto per assumere Carmine Romano, sono dei bandi che vanno ben considerati. Considero ancora oggi che la digitalizzazione, quando si tratta di un museo, deve essere diretta da uno storico dell'arte, non da un ingegnere. L'ingegnere segue lo storico dell'arte, ma è lo storico dell'arte che sa come l'oggetto va fotografato, come l'oggetto va analizzato, come l'oggetto va considerato, come raggiunge la comunicazione, l'inventario e la situazione oggetto della collezione. L'ingegnere aiuta lo storico dell'arte, ma il ruolo dello storico dell'arte è fondamentale.
  Quando uno storico dell'arte, come Romano, ha anche una laurea di restauro è ancora meglio, perché ha anche la capacità di capire tecnicamente la composizione dell'oggetto.
  Quando ha delle competenze tecnologiche, che è una cosa che per dire la verità è condivisa dalle generazioni che sono nate dopo il computer, non dei computer migrant come sono io, ma delle persone che sono nate con il computer dall'inizio della loro educazione è ancora più importante.
  Una cosa che vorrei dirvi, perché mi ha colpito questo limite della nostra analisi, è che nell'ultimo bando che è stato pubblicato per gli storici dell'arte, il diploma riconosciuto per funzionario storico dell'arte è la laurea. Poiché Romano, ha una laurea di restauratore, anche se la sua tesi e il suo dottorato è storico dell'arte, non può competere in questo concorso. Quindi stiamo perdendo la possibilità di far entrare nelle nostre strutture dei ragazzi brillanti che hanno questa pluridisciplinarietà, ve lo dico perché dobbiamo trovare una soluzione. Quando un diploma come il dottorato non è riconosciuto perché la tesi era di restauro, c'è qualcosa che non va dal punto di vista della rigidità amministrativa. E non è l'unico caso, c'è una dottoressa dell'Università di Pisa che non potrà presentarsi a questo concorso perché ha una laurea di un'altra natura.
  E addirittura, queste persone che hanno questa pluridisciplinarietà sono precisamente quelle che vogliamo avere, perché hanno questa visione che non è unica ma che è multipla, il digitale è multiplo. Sono questi aspetti che dobbiamo farvi conoscere, perché la realtà è quella.
  Se tutto va bene, se posso rinnovare il contratto di Romano, perché la grande difficoltà è legata ai contratti di consulenza. Il digitale è un lavoro che non si fa in due o quattro anni, è un lavoro enorme, che continua, quindi appena i nostri consulenti sono arrivati a un livello di competenza fantastica devono andare via, e dobbiamo ricominciare tutto da zero. Queste Pag. 6sono le difficoltà che abbiamo incontrato sul tema del digitale.
  Il digitale è anche una cosa sulla quale stiamo lavorando per la gestione del pubblico. Capodimonte, come sapete, spero da luglio dovrebbe iniziare una serie di grandi lavori. Attraverso questi lavori, che sono legati a un progetto di finanza che è stato vinto da una ditta che si chiama Engie Italia, una ditta legata all'energia verde, che ci permetterà di produrre il 91 per cento della nostra energia elettrica.
  C'è un progetto digitale soprattutto nell'accoglienza. Nel 2025, quando Capodimonte riaprirà, non avremo più biglietti di carta, avremo delle hostess, sia donne che uomini, che spiegheranno al pubblico cosa possono fare, come comprare il biglietto online all'interno della struttura, quali sono le mostre e quali sono i punti di forza, quindi una vera accoglienza. Proveremo anche ad avere l'e-mail di tutti i nostri visitatori per creare un legame con loro.
  Con il digitale stiamo lavorando per stabilire un avvicinamento tra il pubblico del Bosco di Capodimonte e la reggia.
  Capodimonte è il museo che dovrebbe avere normalmente, in una città con dei trasporti pubblici e un parcheggio vicino al museo, attorno a 2 milioni di visitatori l'anno. Abbiamo 300 mila visitatori, quando le cose vanno bene.
  Il Bosco di Capodimonte, invece, per il fatto della sua recente cura e della sua trasformazione, è diventato l'unico bosco totalmente sicuro e pulito di Napoli, e forse il più ben tenuto d'Italia, riceve 2 milioni di visitatori.
  Quindi se avessimo solo il 25 per cento dei visitatori del bosco che entrano nella reggia potremmo essere salvi dal punto di vista dell'autonomia economica. A Capodimonte mi basterebbe avere 600 mila visitatori all'anno e il mio bilancio sarebbe autonomo. Quindi c'è tutto questo lavoro da fare con il digitale.
  Il digitale è molto servito anche per il Bosco. Abbiamo creato una piattaforma per tutti gli alberi; per il fatto che sono gestiti da un museo questi alberi sono opere d'arte, che spesso sono dei doni di diplomatici che sono stati fatti al re di Napoli dal mondo intero. Quindi abbiamo nominato il Tiziano del bosco, il Caravaggio del bosco, è diventato un mondo molto vivo.
  Abbiamo per ogni albero un condition report: provenienza, tutte le malattie, tutti i trattamenti, da dove vengono, quando sono stati portati a Capodimonte, eccetera.
  Abbiamo restaurato tutto il sistema di irrigazione di Capodimonte, che è un bosco di 134 ettari, e di nuovo grazie all'intelligenza artificiale abbiamo potuto attivare l'irrigazione con dei sensori nei prati e ora abbiamo ottenuto l'80 per cento di economia d'acqua.
  Quindi, nel 2025 Capodimonte avrà tutta la sua collezione digitalizzata online, un inventario unico, perché questa è la grande cosa della digitalizzazione, che invece di avere 25 inventari iniziati, non finiti e con una visione diversa, con l'intelligenza artificiale possiamo prendere tutti questi oggetti, che avevano cinque numeri di inventari, ora avranno solo un numero e tutti gli altri saranno raccontati.
  Quindi digitalizzazione delle collezioni, la comunicazione delle collezioni, per il pubblico possiamo anche portare all'interno delle stanze la realtà aumentata. Abbiamo delle opere che vengono per esempio da San Giovanni a Carbonara, potremo rimettere il grande alabaster inglese, che è l'unico che rimane al mondo perché tutti gli altri sono stati distrutti da Enrico VIII al momento della Rivoluzione inglese. Il nostro era a Napoli, dove non c'era questa rivoluzione religiosa. Lo potremo restituire nella chiesa in un modo virtuale, quindi fare capire anche l'origine delle opere senza perdere la poesia del museo. Perché quando un'opera entra nel museo non ha più il rapporto diretto con il territorio, entra nella storia dell'arte, e questa è la forza dell'oggetto.
  Il pubblico potrà essere seguito ed educato con delle didascalie digitali sonore invece che scritte, quindi l'occhio non avrà la necessità di leggere ma di guardare l'opera d'arte, con delle informazioni che saranno distribuite nelle stanze grazie all'illuminazione. Perché l'illuminazione sarà rifatta integralmente a Capodimonte e sarà il nostro wi-fi, non avremo bisogno di avere Pag. 7un wi-fi, sarà il sistema di illuminazione che porterà l'informazione.
  Quindi una vera grande rivoluzione che stiamo facendo con una ditta di grande talento che si chiama Magister Art, che porta delle visioni e delle informazioni di una qualità, di una novità e di una creatività che sono orgoglioso di portare all'interno di Capodimonte.
  Non ho detto tutto, c'è ancora tanto da dire, spero di avere toccato gli aspetti che sono la forza del digitale, le nostre criticità che sono soprattutto sul versante del personale, i nostri musei sono senza personale.
  Immaginate che Capodimonte, che ha una collezione di 49 mila opere d'arte (il Prado ne ha 36 mila, per darvi un'idea), ha solo un funzionario storico dell'arte, specialista del Trecento.
  La nostra collezione alla fine del XII secolo e va fino all'arte contemporanea. Abbiamo una collezione d'arte contemporanea molto importante e recentemente abbiamo ricevuto la donazione di Lia Rumma, che grazie alla sua collezione d'arte povera farà di Capodimonte il più grande museo d'arte contemporanea italiano al mondo. E tutto questo sarà digitalizzato, come si deve fare.
  Vi ringrazio, non so se sono stato abbastanza chiaro, sono a vostra disposizione per rispondere alle vostre domande.

  PRESIDENTE. Grazie dottor Bellenger. Passiamo la parola all'onorevole Orrico.

  ANNA LAURA ORRICO. Grazie presidente.
  Grazie direttore, ovviamente è stato molto interessante ascoltarla. Alcuni dei temi che lei ha evidenziato sono sotto gli occhi di tutti, in primis la mancanza delle adeguate competenze digitali del personale, che già esiste all'interno dei nostri musei e siti archeologici, se non c'è a Capodimonte si figuri nei musei un po' più piccoli, periferici, in regioni anche abbastanza difficili sul piano sociale e ambientale. Quindi questo è un tema sicuramente importante.
  Le vorrei chiedere se, nell'ottica di incrementare quello che è il personale all'interno dei nostri siti culturali, il Ministero abbia mai avviato negli ultimi mesi o nell'ultimo anno, anche alla luce dell'attuazione del PNRR, una sorta di indagine per capire quali sono le competenze digitali necessarie all'interno dei siti culturali, nella gestione e nella valorizzazione dei siti culturali italiani.
  E se ritenga, qualora il Ministero non abbia avviato questa sorta di indagine, che possa essere un punto di partenza per fare una ricognizione di quello che è necessario avere a livelli di competenze, per poi modificare la normativa e quindi consentire che nei concorsi per le assunzioni all'interno del Ministero della cultura possano entrare dei profili multidisciplinari.

  SYLVAIN BELLENGER, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte. A mia conoscenza ci sono molte conversazioni su questo tema, c'è qualcosa che sta accadendo, si riflette molto. Di concreto ancora nulla, la settimana prossima avrò un incontro con la Direzione generale dei musei per parlare della situazione dei musei in generale, e questo sarà un tema che io porterò come tema da discutere.
  La modernizzazione dei mestieri è un'urgenza. Un esempio semplice, nei nostri musei non abbiamo curatori, abbiamo funzionari storici dell'arte. Ma non è la stessa cosa. Un funzionario storico dell'arte ha la missione di pubblicare articoli, di studiare, non ha la responsabilità del pubblico, non ha la responsabilità delle gallerie. Ora sono tutti andati in pensione, ma per esempio la collezione di porcellana di Capodimonte, una delle grandi collezioni del paese è quasi tutta in deposito, presenteremo 7 mila porcellane nel progetto del 2025.
  Dal 1957, la prima porcellana a Capodimonte è stata comprata nel 2018, tutto il resto sono dei doni reali. La collezione è rimasta immobile. E quando parlavo con i funzionari storici dell'arte responsabili della porcellana che all'epoca avevo, loro mi dicevano di non avere la missione di allargare la collezione, se qualcuno ci fa un dono va bene, ma se c'è qualcosa in vendita sul mercato internazionalePag. 8 che rappresenta ad alto livello la cultura napoletana dobbiamo essere informati e poi manderemo a Roma una richiesta. Si tratta di un'attitudine totalmente passiva.
  Invece un curatore va a vedere sul mercato, chiama, le persone sanno che lui sta cercando tale oggetto, quindi la collezione si arricchisce così. È un dettaglio, ma è un dettaglio importante.
  Il profilo dello storico dell'arte deve essere più legato alla collezione, al pubblico, e da vent'anni sappiamo che il pubblico è al centro delle nostre missioni. Ma pubblico nel senso più ampio.
  Un aspetto che non ho toccato con la digitalizzazione riguarda per esempio il pubblico diversamente abile che con la digitalizzazione e la realtà aumentata può avere un accesso a tante cose. E direi addirittura che lavorando per le persone autistiche, come stiamo facendo ora, abbiamo cambiato la visione del museo per il pubblico generale, ci hanno fatto capire aspetti importanti che non avevamo immaginato prima. Il digitale ci permette di consolidare tutto questo.
  Quindi, per rispondere alla sua domanda, concretamente ancora no, ma sento che ci sono dei movimenti. Tutto è urgente, se avessimo più autonomia nella gestione del personale, avendo delle consulenze più flessibili, potremmo fare una vera rivoluzione.
  Romano ha potuto, con una lotta dura, convincere il mio consiglio dei revisori che sarebbe stato uno sbaglio fare un bando per due anni, sapendo che il digitale è per vent'anni. Ovviamente non faccio un bando per vent'anni, ma l'ho fatto per quattro anni, e già siamo più tranquilli perché in quattro anni si può fare qualcosa. Se è rinnovabile una volta sono otto anni, e così possiamo avere un terreno più consistente di lavoro.

  ANTONIO CASO. Grazie presidente. Grazie direttore per la sua esposizione e per quello che ci ha raccontato. Mi permetto di farle i complimenti per il lavoro svolto, venendo dal territorio so benissimo quanto bene si dica del suo operato.
  Vado al dunque con una domanda un po' più tecnica, legata sempre alla questione della digitalizzazione.
  Ci ha spiegato che si è operato nel suo museo con grande impegno, sia per ottenere e migliorare il lato inventariale ma sia magari per sviluppi futuri.
  La mia domanda, visto che so che in altre realtà è stato fatto: è stato preso in considerazione, sarà preso in considerazione o già l'avete fatto, ma soprattutto ritiene che sia una buona cosa lavorare anche a una digitalizzazione con modelli 3D? (tridimensionali, ovviamente non per quanto riguarda i quadri ma per altra tipologia di opere). Se non ricordo male, il suo collega Giulierini al Mann qualcosa del genere aveva portato avanti.
  Quindi la mia domanda è, vale la pena lavorare anche a una digitalizzazione in tre dimensioni o è uno spreco di tempo e risorse e può bastare anche solo la fotografia, ma come ci diceva ad altissima risoluzione.

  SYLVAIN BELLENGER, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte. Grazie della domanda. Dipende dagli oggetti.
  Abbiamo fatto un rilievo 3D di tutta la reggia per iniziare, quindi il progetto di allestimento che farò a Capodimonte lo farò sul computer, perché posso muovere le opere sul mio computer, quindi questo è già fatto.
  Delle opere, come il famoso gabinetto delle porcellane, l'abbiamo fatto in 3D, perché non si capisce se sono solo delle fotografie, e poi è fatto in modo che si vede sempre la persona che prende la fotografia perché ci sono tutti gli specchi. L'abbiamo fatto per questo.
  La realtà ha bisogno del 3D. Se faccio la riproduzione dell'altare maggiore di San Giovanni a Carbonara per fare capire dove era presente il grande bassorilievo di alabastro inglese, di cui parlavo, ho bisogno di fare una digitalizzazione in 3D.
  Stiamo lavorando anche con una università americana, che ha il gruppo il più avanzato sul rapporto digitale e didattico. Con loro stiamo facendo una grande operazione sulla Napoli angioina per capire bene com'erano i luoghi angioini a Napoli, Pag. 9e avremo la grande sfida di introdurre nelle stanze la dimensione didattica che permette di capire il contesto dell'oggetto, con una informazione immersiva, senza distruggere il racconto e, come dicevo, la poesia del museo.
  È tutto molto delicato e ovviamente il 3D, per tutta la parte del pubblico e in particolare il pubblico diversamente abile, trova nel 3D una informazione immediatamente accessibile, che ci aiuta molto a comunicare le nostre storie e il nostro mondo. È necessario.
  Tutte le forme di tecnologia avanzate le dobbiamo abbracciare.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
FEDERICO MOLLICONE

  PRESIDENTE. Direttore, io mi scuso per essere arrivato tardi, ma ero all'inaugurazione della mostra al Museo di Diocleziano, dove so che anche voi avete contribuito con dei prestiti. Però, intanto ho seguito la sua relazione, conosco bene Capodimonte perché come ricorderà con una delegazione della Commissione siamo venuti a visitarlo. Anzi, approfitto di questa occasione per ringraziarla ufficialmente, perché è stata una missione densa di contenuti e che ha dimostrato anche la capacità organizzativa del museo nonostante gli organici, nonostante le difficoltà che lei ha sottolineato sulla formazione del personale dal punto di vista scientifico e di digitalizzazione, e quanto la digitalizzazione sia importante per la promozione, la valorizzazione e l'accoglienza dei visitatori.
  Rispetto a questo, l'ho detto pubblicamente più volte e quindi lo ribadisco prima di chiudere con un quesito, il fatto che Capodimonte, come ha detto anche il Ministro Sangiuliano, sicuramente sotto la sua guida è un modello da un punto di vista proprio di innovazione e valorizzazione. Fermo restando che le cose da fare, e l'abbiamo anche visto, sono ancora tante e occorrono altri fondi per completarle. Però dal riassetto del parco alla riorganizzazione degli spazi, all'efficientamento energetico fatto secondo nuovi criteri con coppi fotovoltaici mimetici rispetto a quelli originali, all'irrigazione del parco che sintetizza quella che era l'organizzazione e la struttura del Settecento della vasca pluviale con l'irrigazione e la sensorealizzazione dell'area del parco, dimostrano che è possibile fare di un museo storico un esempio di digitalizzazione, di avanguardia e di innovazione.
  La domanda è proprio su questo e sulla comunicazione che si può fare sulle figure che mancano all'interno del museo, cioè la figura dei comunicatori, di cui mi sembra lei poi abbia pure lamentato l'assenza, al di là di quello che avete fatto meritevolmente voi. Forse è proprio nella riforma degli organici dei ministeri che si può capire cosa serve e cosa può essere necessario e urgente per completare sia il lavoro di Capodimonte, che avrà sicuramente ricordato a giugno sarà a Parigi con Napoli a Parigi, una mostra anche importante dal punto di vista della diplomazia culturale e in generale nella gestione dei musei.
  La domanda è, secondo lei la riforma degli organici sulla figura dei comunicatori, in particolare per promuovere professioni aperte alla digitalizzazione, è necessaria o meno? Penso di sì, la risposta l'ha già data all'inizio.

  SYLVAIN BELLENGER, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte. Sì, sì.

  PRESIDENTE. Quindi conferma questo indirizzo. Ma quante risorse occorrono per completare il progetto del grande Capodimonte?

  SYLVAIN BELLENGER, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte. Per il grande progetto di Capodimonte abbiamo il finanziamento per tutta la reggia che, con il progetto di finanza, sono 23 milioni dai privati e 22 milioni di risorse pubbliche, siamo a 45 milioni. Abbiamo 27 milioni del PNRR per continuare il lavoro fatto nel bosco, abbiamo 12 milioni per iniziare i lavori, che sono iniziati, per la presentazione della collezione Lia Rumma, Pag. 10mancano 18 milioni su questo progetto e mancano 20 milioni per la casa Mimmo Jodice della fotografia, quindi sono 38 milioni e potremo con questi fondi avere il più grande museo del paese, tutto il resto è finanziato.
  La scuola dei giardinieri, che aprirà in novembre, è finanziata. La scuola della digitalizzazione che stiamo organizzando con la Federico II e con Apple Academy nella Casa Colletta, abbiamo 3 milioni per sistemare la casa.
  E questo è sufficiente per portare avanti il grande Capodimonte per il 2025.

  PRESIDENTE. Ringrazio il direttore Bellenger.
  Passiamo ora all'audizione del dottor Stefano Da Empoli, presidente dell'Istituto per la competitività I-COM.

  STEFANO DA EMPOLI, presidente dell'Istituto per la competitività – I-COM. Grazie presidente e grazie agli onorevoli presenti.
  Ovviamente ci sono tantissimi aspetti che si potrebbero approfondire, il tempo è un po' scarso e quindi andrei per priorità. Il focus principale sul quale mi volevo soffermare è forse il tema più trasversale di tutti, quello delle competenze. Sotto due angolazioni diverse, quella della capacità del sistema dell'istruzione e della formazione di ogni ordine e grado da traghettare sul mercato del lavoro, persone che poi siano in grado di far fronte alle sfide. Ovviamente di farlo con modalità totalmente diversa, e questa è la sfida principale rispetto al passato.
  L'altro aspetto importante è quello dove le competenze digitali e il digitale più in generale sono un po' un input, ossia le tecnologie ICT, attraverso gli insegnanti e il sistema di istruzione possono diventare uno strumento importante per aumentare le competenze, in generale per migliorare l'apprendimento.
  Quindi, partendo dal primo punto, naturalmente conosciamo tutti i dati non particolarmente confortanti, per usare un eufemismo, che ci vengono dal confronto internazionale sia sulle competenze specialistiche sia sulle competenze di base. Siamo agli ultimissimi posti, nonostante il recupero che abbiamo fatto (pensiamo all'indice DESI) negli ultimi anni, in particolare nell'ultimo, sulle competenze continuiamo a performare decisamente peggio rispetto agli altri paesi e abbiamo segnali molto timidi di miglioramento, certamente largamente insufficienti.
  Qui ci sono alcuni dati in particolare che colpiscono, ad esempio quello dei laureati ICT dell'Italia sulla percentuale di laureati. Ricordiamo, lo sapete benissimo naturalmente, che il numero e la percentuale di laureati sulla popolazione di riferimento è bassissima, stiamo parlando di una percentuale molto bassa su un numero che già di partenza è molto basso, quindi a rendere ancora più drammatico questo dato. Ebbene, i laureati ICT sul totale dei laureati in Italia è all'1,4 per cento contro una media europea superiore al 3 per cento, anzi sostanzialmente al 4 per cento, che è il 3,9 per cento. Questi sono i dati disponibili Eurostat più recenti.
  L'Italia è di gran lunga il peggior paese, questo dato colpisce perché non siamo genericamente agli ultimi posti, siamo all'ultimo posto. E i paesi che ci precedono immediatamente sono tutti sopra il 2 per cento, quindi noi siamo purtroppo distaccati.
  Questo tra l'altro provoca anche un tema di fabbisogno di competenze che, allargando il discorso sulle famose STEM, nel quinquennio 2022-2026 è stimato in quasi 40 mila unità l'anno la carenza di figure di questo tipo.
  Quindi c'è un tema di capacità del sistema, ovviamente può essere visto dal punto di vista della domanda, cioè ci sono pochi studenti che poi si affacciano all'università e si iscrivono nelle facoltà, e questo sicuramente può essere un tema. C'è il tema anche dell'offerta universitaria, che ovviamente è fondamentale, che forse può essere influenzata in maniera ancora più diretta dalle politicy, anche se richiede del tempo.
  Qui certamente osserviamo una reazione da parte del sistema universitario. Pag. 11Abbiamo fatto uno studio specifico recentemente su un tema importante come quello della cyber security, abbiamo fatto un'analisi già l'anno precedente, quindi gennaio 2023 su inizio gennaio 2022, nel giro di un anno abbiamo visto che i corsi universitari di vario genere, incluse lauree e corsi singoli, universitari e postuniversitari, sono più che raddoppiate nel giro di un anno.
  Sono numeri che bastano? Ovviamente no. È una reazione ancora in atto. Ho letto indagini su altri campi, quello di intelligenza artificiale che peraltro è abbastanza sugli scudi per altri motivi, anche qui si sta registrando un incremento, anche se è ancora un incremento insufficiente.
  Mi permetto di suggerire anche una maggiore capacità, ora ovviamente c'è l'autonomia universitaria e quindi è chiaro che poi le singole università possono attivare o meno dei corsi, sarebbe interessante avere un monitoraggio costante sia delle attivazioni che sono già state fatte sia di quelle che si faranno. Anche perché è un discorso abbastanza prospettico, è ovvio che noi non possiamo formare gli specialisti in queste discipline dall'oggi al domani, quindi è un discorso che è nella natura delle cose che sia pluriennale. Quindi credo che il monitoraggio sia davvero importante, anche per la capacità di intervenire che può esserci.
  Ovviamente non solo l'università, sappiamo della riforma degli ITS. La riforma a nostro avviso va assolutamente nella giusta direzione, la preoccupazione è che non sia attuata in tempi sufficientemente veloci. Anche qui lo stesso discorso, partendo da una situazione di deficit occorre recuperare più in fretta possibile ma non lo si può fare dalla sera alla mattina, ci vogliono in ogni caso un po' di anni perché le nuove classi giungano al termine e poi si immettano sul mercato del lavoro.
  Per quanto riguarda le competenze di base, che sono quelle del pubblico in generale ma sono anche quelle che consentano a tutti, in tutti i mestieri, abbiamo visto le applicazioni di intelligenza artificiale, l'accelerazione c'è stata negli ultimi mesi, di poter usare delle funzioni digitali senza farsi sostituire, le tecnologie digitali sono una delle sfide principali che abbiamo di fronte. Ecco, su questo sicuramente c'è da fare molto.
  C'è anche un tema a mio avviso di ordinamenti, di curricula, accademici e universitari, pensando sempre alle università che a volte non hanno la flessibilità giuste, anche se su questo qualcosa se si è fatto ma probabilmente bisognerà fare ancora nei prossimi anni.
  C'è poi un tema sicuramente molto importante, trasversale a tutti questi discorsi, che è quello del partenariato pubblico-privato, che a mio avviso è assolutamente fondamentale. È tra l'altro una dei fattori presenti nel PNRR, certamente ci sono ancora delle rigidità che devono essere affrontate, a parte il PNRR. Cito, pensando alla pubblica amministrazione, lo scarso utilizzo del procurement innovativo, dei contratti di appalto innovativi, senza i quali è difficile immettere in maniera interessante ed efficiente nuova tecnologia nella pubblica amministrazione. Tecnologia di frontiera, mentre non nel singolo PC, cose un po' più sofisticate.
  Per quanto riguarda il secondo aspetto (e poi mi avvio rapidamente alla chiusura, poi vi invieremo una memoria nelle prossime ore che approfondisce ciascuno di questi temi), il secondo versante è quello dell'uso delle tecnologie digitali nell'apprendimento.
  Qui naturalmente c'è un tema di dispositivi, c'è un tema di connettività (sul quale tra l'altro il PNRR sta intervenendo, piano scuole connesse eccetera), c'è a mio avviso una parte scoperta, perché si sta intervenendo sulla fibra e quindi sulle connessioni fisse che riguarda il 5G, che a mio avviso dovrebbe essere vista un po' complementare alla fibra. Ma a mio avviso non sono questi i problemi più rilevanti, quelli più rilevanti sono problemi legati ancora una volta alle competenze, e quindi alla capacità poi degli insegnanti di poter utilizzare le tecnologie e poterle impiegare nell'apprendimento. Quindi ci vuole sicuramente uno sforzo sulla formazionePag. 12 degli insegnanti molto maggiore rispetto a quello che abbiamo visto o stiamo vedendo, e credo che questa sia la criticità principale.
  E qui poi c'è un punto molto interessante, soprattutto in prospettiva, che è il metaverso. Cito i dati di un'indagine che è stata fatta recentemente a livello globale: delle quattro applicazioni principali, secondo gli utenti, possibili del metaverso tre afferiscono a competenze della vostra Commissione. La prima è sull'opportunità di lavoro, quindi è molto trasversale, però le altre tre si riferiscono più verticalmente a cose che vi riguardano: arte, spettacolo, NFC educazione e istruzione. Quindi questo è assolutamente un ambito a mio avviso molto importante da esplorare.
  Si sta parlando a livello europeo di regolazione del metaverso, credo che dall'altro lato occorra mettere in atto, pensando al sistema paese, anche una strategia proattiva su questo. Ecco quello che è un po' mancato, in questi anni ho provato a ribadirlo più volte in alcuni interventi, una strategia vera sull'intelligenza artificiale. Sarebbe interessante avere, oltre a una vera strategia sull'intelligenza artificiale, anche una strategia sul metaverso, soprattutto in alcuni ambiti di applicazione. Tra l'altro un Paese come il nostro, non devo certo spiegarlo a voi, il ruolo della cultura. Ecco, sarebbe importante che l'Italia fosse un apripista sotto questo profilo.

  PRESIDENTE. Grazie. Vorrei porre un quesito anche a nome della Commissione.
  Questa Commissione ha affrontato gli sviluppi dell'intelligenza artificiale proprio sull'istruzione e in particolare sulla scuola, come da voi anche citato. C'è stato un dibattito pubblico sull'eventualità di proibirla per la scuola per il rischio che venga usata in modo improprio, clonando e assimilando interi testi ovviamente frutto di ricerche e di aggregazione tramite intelligenza artificiale.
  Qual è secondo lei l'eventuale rischio di una vigilanza eccessiva e di una sospensione dell'utilizzo intelligenza artificiale nell'istruzione?
  E, sempre sulle competenze, quali misure propone per migliorare l'accessibilità delle famiglie ai dispositivi, superando il famoso digital divide.

  STEFANO DA EMPOLI, presidente dell'Istituto per la competitività – I-COM. Sulla prima questione, che è estremamente attuale, secondo me l'atteggiamento giusto non è né una proibizione tout-court né un atteggiamento di laissez faire. La tecnologia va gestita, va gestita per tempo e, dato che la prospettiva delle generazioni attuali e ancor più di quelle future sarà quella, a seconda anche del livello di scuola, un conto è la primaria e un altro la secondaria e terziaria di istruzione, può essere importante a mio avviso sfruttare in maniera adeguata le nuove tecnologie. Ovviamente sempre sotto la supervisione degli insegnanti, guardando ai possibili possibili rischi, però io credo che un atteggiamento di proibizione vada nella direzione esattamente opposta a quella necessaria perché poi rischia di non traghettarci verso il futuro.
  Il secondo punto, digital divide, è un tema molto importante. Sotto questo profilo a mio avviso, e anche il riferimento che avevo fatto al 5G era un po' legato a quello, ma anche ad altre tecnologie, il potenziare la combinazione delle possibili tecnologie di accesso, quindi a Internet, ai dati e alle varie applicazioni che possono esserci, a mio avviso è un modo per affrontare il digital divide.
  Poi credo ci sia, e questo è sicuramente un tema, il fatto che una parte delle famiglie non può permettersi l'acquisto di dispositivi, che invece magari possono essere usati molto più facilmente da membri di famiglie più benestanti, su questo io credo ci debbano essere forme di sussidio. Noi sappiamo che sotto questo profilo i bonus non hanno funzionato come si sperava inizialmente, però questo non deve farci dimenticare che il problema c'è e quindi occorre trovare una forma per risolverlo. Può non essere il bonus, può essere uno strumento separato dal bonus, però certamente il tema c'è e ovviamente in particolare per le famiglie più povere che devono essere aiutate, perchéPag. 13 la tecnologia arrivi in tutte le case degli italiani e non solo in alcune.

  PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Da Empoli per il suo contributo e autorizzo la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della documentazione depositata (vedi alletgato). Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.55.

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