XIX Legislatura

I Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Giovedì 15 dicembre 2022

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Pagano Nazario , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro per gli affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli, sulle linee programmatiche (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati) :
Pagano Nazario , Presidente ... 3 
Calderoli Roberto , Ministro per gli affari regionali e le autonomie ... 3 
Pagano Nazario , Presidente ... 11 
Zaratti Filiberto (AVS)  ... 11 
Pagano Nazario , Presidente ... 12 
Bergamini Deborah (FI-PPE)  ... 12 
Pagano Nazario , Presidente ... 13 
Urzì Alessandro (FDI)  ... 13 
Pagano Nazario , Presidente ... 14 
Provenzano Giuseppe (PD-IDP)  ... 14 
Pagano Nazario , Presidente ... 15 
Provenzano Giuseppe (PD-IDP)  ... 15 
Pagano Nazario , Presidente ... 15 
Provenzano Giuseppe (PD-IDP)  ... 15 
Pagano Nazario , Presidente ... 16 
Provenzano Giuseppe (PD-IDP)  ... 16 
Pagano Nazario , Presidente ... 16 
Provenzano Giuseppe (PD-IDP)  ... 16 
Pagano Nazario , Presidente ... 16 
Schlein Elly (PD-IDP)  ... 16 
Pagano Nazario , Presidente ... 16 
Calderoli Roberto , Ministro per gli affari regionali e le autonomie ... 16 
Pagano Nazario , Presidente ... 19 
Calderoli Roberto , Ministro per gli affari regionali e le autonomie ... 19 
Pagano Nazario , Presidente ... 19 
Calderoli Roberto , Ministro per gli affari regionali e le autonomie ... 19 
Pagano Nazario , Presidente ... 20 
Stefani Alberto (LEGA)  ... 20 
Pagano Nazario , Presidente ... 20 
Auriemma Carmela (M5S)  ... 20 
Pagano Nazario , Presidente ... 21 
Provenzano Giuseppe (PD-IDP)  ... 21 
Pagano Nazario , Presidente ... 22 
Calderoli Roberto , Ministro per gli affari regionali e le autonomie ... 22 
Pagano Nazario , Presidente ... 23 
Calderoli Roberto , Ministro per gli affari regionali e le autonomie ... 23 
Pagano Nazario , Presidente ... 23

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
NAZARIO PAGANO

  La seduta comincia alle 13.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante la resocontazione stenografica e attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro per gli affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli, sulle linee programmatiche.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione sulle linee programmatiche del Ministro per gli affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli.
  Avverto che i deputati possono partecipare in videoconferenza alla seduta odierna, secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il regolamento.
  Comunico infine che, al fine di assicurare un ordinato svolgimento dei lavori, dopo l'intervento del Ministro – secondo quanto convenuto in sede di Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi – ciascun gruppo potrà intervenire per 5 minuti, suddividendo eventualmente il tempo a propria disposizione tra più oratori. Sulla base del tempo disponibile si valuterà se procedere, prima della replica del Ministro, allo svolgimento di ulteriori interventi.
  Invito pertanto i gruppi che non l'avessero già fatto a far pervenire le richieste di iscrizione a parlare.
  Nel ringraziare il Ministro Calderoli per la sua disponibilità, gli cedo la parola. Prego ministro Calderoli, siamo lieti di averla qui nostro ospite e di concederle la parola.

  ROBERTO CALDEROLI, Ministro per gli affari regionali e le autonomie. Grazie Presidente Pagano. Signor Presidente, onorevoli deputate e deputati, rivolgo innanzitutto un saluto cordiale a tutti voi e un sentito ringraziamento per l'invito all'odierna audizione introduttiva che, sono sicuro, costituirà l'avvio di una fruttuosa collaborazione. Non si tratta solo di un passaggio doveroso in occasione dell'avvio dell'attività di un nuovo Governo della Repubblica, in base all'ormai consolidata prassi istituzionale. Mi auguro invece che possa assurgere a prima e preziosa occasione di confronto per l'elaborazione congiunta di riflessioni e la formulazione di suggerimenti e proposte. Intendo infatti continuare a mettere in pratica, tanto nei rapporti con le autonomie territoriali quanto con il Parlamento, il principio costituzionale di leale collaborazione. L'incarico senza portafoglio che mi è stato affidato si colloca nell'intersezione fra queste esigenze di leale collaborazione e per questo si connota come uno snodo particolarmente delicato.
  Il regionalismo differenziato. Il dibattito in tema di regionalismo si è, sin da subito, concentrato su una questione che si lega fortemente tanto agli aspetti del pluralismo istituzionale e territoriale italiano, quanto ai connessi compiti di soddisfacimento e tutela dei diritti dei cittadini: alludo all'autonomia differenziata, o regionalismo asimmetrico che dir si voglia, che riguarda le regioni a statuto ordinario.
  Le forme e condizioni particolari di autonomia delle regioni ordinarie sono da oltre ventun anni parte del nostro patrimonioPag. 4 costituzionale, in base all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione.
  Il rilievo del tema è emerso con evidenza già nelle dichiarazioni programmatiche rese in Parlamento dal Presidente del Consiglio dei ministri lo scorso 25 ottobre, allorché affermò che il Governo intende – cito testualmente – «dare seguito al processo virtuoso di autonomia differenziata già avviato da diverse regioni italiane secondo il dettato costituzionale e in attuazione dei princìpi di sussidiarietà e solidarietà, in un quadro di coesione nazionale».
  Le parole cui sono affidati i concetti chiave sono estremamente significative.
  Il processo virtuoso deve garantire il coinvolgimento delle autonomie territoriali, delle altre amministrazioni statali, del Parlamento. Al tempo stesso, il percorso virtuoso coinvolge in primis le regioni interessate all'autonomia differenziata, in modo da riuscire a liberare energie e processi di efficienza, in vista di più alti gradi di sviluppo economico, sociale, civile e culturale, ben superiori a quelli ad oggi già raggiunti dai vari territori. Energie che, fino ad ora, sono rimaste spesso limitate a causa di molteplici fattori, lacune, inerzie e, in generale, inefficienze burocratiche stratificatesi nel tempo.
  È innegabile che abbia inciso negativamente anche un riflesso culturale, espressione di una malintesa cultura centralista e dell'uniformità che, troppo spesso, è stato assunto acriticamente quale portato ineludibile della storia istituzionale, politica e amministrativa dello Stato italiano. È sotto gli occhi di tutti come esso abbia portato a una sperequazione e a divari territoriali insostenibili, che ci sono già attualmente purtroppo. Eppure, non per caso già il presidente Meloni citò il doveroso ossequio al dettato costituzionale, poiché, come è evidente, è la stessa Costituzione a contenere una pluralità di indicazioni, possibilità e limiti, che occorre saper mettere in moto in modo coerente e organico.
  In particolare, il 25 ottobre il Presidente del Consiglio fece riferimento ai princìpi di sussidiarietà e solidarietà, in un quadro di coesione nazionale. Occorre infatti promuovere un'ottimale dinamica distribuzione delle funzioni pubbliche tra i diversi livelli di governo, che si faccia carico anche delle giuste ragioni di quell'autonomia territoriale garantita già tra i princìpi fondamentali della Costituzione all'articolo 5, che è garanzia di: libertà, nel senso a cui alludevo poc'anzi; democrazia, grazie a una maggiore prossimità del potere pubblico ai suoi destinatari e a migliori condizioni di trasparenza e responsabilità; efficacia dell'azione di governo, con la stella polare dell'interesse pubblico; efficienza, richiesta da sempre più pressanti esigenze di tenuta dei conti pubblici e ottimale utilizzo delle risorse.
  In merito alla coesione, le unità politiche territoriali che compongono la Repubblica, sebbene molto diverse fra loro secondo la gran parte degli indicatori statistici rilevanti (lungo una linea di frattura che non si esaurisce nella dicotomia Nord-Sud), sono e sempre più saranno fortemente interdipendenti. Pertanto, quando qualcuna di esse rimane indietro, sussiste sempre il rischio che il rallentamento colpisca anche chi, invece, sarebbe in grado di correre e di assumere un ruolo trainante, a vantaggio, anche e innanzitutto, di chi sia rimasto indietro.
  Mi pare, questa, una versione assai malintesa di coesione nazionale. E non mi soffermo sulle ricadute negative di cui soffrono i valori di solidarietà, di cui la coesione nazionale dovrebbe sempre essere espressione.
  Ebbene, in questo quadro, le inefficienze burocratiche che sono le figlie primogenite del centralismo statale ormai tradizionale in Italia, si rivelano in realtà capaci di infliggere gravi iniquità, tanto a chi potrebbe trainare, quanto a chi si sia attardato. Ne risulta sacrificato, per l'appunto, proprio il principio di solidarietà, che non deve mai considerarsi nemico dell'efficacia e dell'efficienza, insomma del buon governo.
  Tutto questo non possiamo più permettercelo, oggi ancor meno che in passato. L'attuale drammatico scenario militare internazionale, infatti, con i suoi riflessi finanziari, economici e sociali, oltre che umanitari, si è posto dinnanzi alla nostra Storia Pag. 5proprio quando stavamo iniziando a uscire dalla grave pandemia globale e ci impone sfide che non possiamo pensare di vincere senza il supporto della coesione sociale e territoriale, né soltanto con lo strumento che ci è abituale.
  Occorre imboccare anche nuove strade. In questo senso, richiamo ancora le recenti parole del Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e per il PNRR, Raffaele Fitto, pronunciate lo scorso 7 dicembre in risposta a un'interrogazione a risposta immediata presentata in questo ramo del Parlamento, con riguardo all'autonomia differenziata, all'attuazione del federalismo fiscale inaugurato dalla legge n. 42 del 2009 e agli strumenti di carattere perequativo funzionali allo – cito il Ministro Fitto – «sviluppo delle aree sottoutilizzate nella prospettiva del superamento del dualismo economico del Paese», per il superamento del consolidato gap che divide le aree meno sviluppate dalle altre.
  Le iniziative da me intraprese si muovono su due direttrici, accomunate dall'obiettivo unitario dell'attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione.
  Le due direttrici sono costituite dalla predisposizione di un disegno di legge di attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione e dal procedimento di determinazione dei LEP.
  Le risoluzioni parlamentari approvate a conclusione dell'esame della NADEF hanno indicato il disegno di legge come collegato alla manovra di finanza pubblica. Già pochi giorni dopo l'insediamento di questo Esecutivo ho avviato un proficuo confronto sul tema dell'autonomia differenziata con singole regioni interessate, prima, e poi in due occasioni, il 17 e il 24 novembre 2022, con la Conferenza delle regioni. Con le singole regioni e la Conferenza è stato quindi avviato un confronto su alcune ipotesi di lavoro. Si tratta di un work in progress che io per primo considero una sorta di invito concreto alla riflessione.
  Incidentalmente, mi fa piacere ricordare che il 6 dicembre scorso, alla presenza del Presidente della Repubblica, la Conferenza si è dotata di una nuova veste giuridica e istituzionale, costituendosi con intesa interregionale in applicazione dell'articolo 117, ottavo comma, della Costituzione; un'altra delle novità dimenticate, ahimè, della riforma del Titolo V del 2001.
  Veniamo quindi alla valutazione delle due direttrici. La prima, la determinazione dei LEP e dei relativi costi e fabbisogni standard.
  Sul lato sostanziale, e temporale, le spinte all'autonomia differenziata saranno poste al servizio di una pronta e attenta determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale. Tale passaggio è destinato a rimanere anche a prescindere dagli specifici sviluppi che le singole iniziative regionali di differenziazione potranno avere; si tratta di un'opera, massimamente impegnativa, che non è mai stata portata a compimento negli oltre vent'anni di storia del nuovo regionalismo delineato dalla riforma del Titolo V.
  Il solo settore che può ad oggi dirsi compiutamente munito di un tessuto consolidato di livelli essenziali espressi, con il corredo anche di sofisticati meccanismi di monitoraggio, misurazione e finanziamento, è quello delle politiche sanitarie, con i relativi LEA.
  Una parte significativa del work in progress legislativo è stata utilmente inserita, su mio impulso, già nel disegno di legge di bilancio, il cui articolo 143 disciplina il procedimento per la determinazione dei LEP in relazione all'attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione. Mi riservo di valutare le osservazioni già formulate in merito dall'Ufficio parlamentare del bilancio, audito nel corso dell'esame in sede referente del disegno di legge di bilancio lo scorso 6 dicembre. Al tempo stesso, non nascondo soddisfazione per la relazione favorevole sul disegno di legge di bilancio approvata da questa I Commissione e trasmessa alla V Commissione Bilancio.
  In estrema sintesi, l'articolo 143 prevede un percorso con tempi certi e responsabilità chiare per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni nelle 23 materie suscettibili di entrare nei processi del regionalismoPag. 6 asimmetrico. Motore principale, specialmente nei primi mesi, è una Cabina di regia appositamente costituita, presieduta dal Presidente del Consiglio dei ministri, che può delegare il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, e composta, oltre che da quest'ultimo, dal Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, dal Ministro per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa e dal Ministro dell'economia e delle finanze, nonché dai Ministri competenti in base alle materie oltre che dai rappresentanti delle Autonomie territoriali.
  La Cabina di regia sarà impegnata in un insieme complesso di attività che richiedono elevato approfondimento, oltre a un forte coordinamento tra i diversi soggetti istituzionali coinvolti.
  I primi sei mesi saranno dedicati a una ricognizione tanto della normativa statale e delle specifiche funzioni amministrative esercitate dallo Stato e dalle regioni a statuto ordinario, quanto della connessa spesa storica effettuata dallo Stato in ciascuna di esse per l'esercizio di ciascuna di tali funzioni nelle 23 materie. La complessità di questa operazione richiede il massimo supporto delle amministrazioni centrali rispettivamente competenti.
  Successivamente, ancora nel primo semestre del 2023 e sempre con il necessario supporto delle amministrazioni competenti per materia, la Cabina di regia procederà ad enucleare, dalle 23 materie o ambiti di esse, i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali. Ciò sulla base delle risultanze della ricognizione giuridico-amministrativa suddetta, nonché delle ipotesi tecniche formulate dalla Commissione tecnica per i fabbisogni standard. In sequenza, sempre sulla base delle ipotesi tecniche formulate dalla Commissione tecnica per i fabbisogni standard, la Cabina di regia determinerà i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali nelle citate materie, così delimitando l'area dei LEP.
  La Commissione tecnica per i fabbisogni standard, secondo un modulo già noto al legislatore, sarà supportata da SOSE S.p.A. – Società Soluzioni per il sistema economico – e opererà in collaborazione con Istat e con la struttura tecnica di supporto alla Conferenza delle regioni e delle province autonome – Cinsedo.
  Nel corso del secondo semestre del 2023 la Cabina di regia, mettendo a sistema i livelli essenziali con le ipotesi di costi e fabbisogni standard formulate dalla stessa Commissione tecnica per i fabbisogni standard, predisporrà uno o più schemi di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recanti, anche distintamente per le varie materie suddette, la determinazione dei livelli essenziali e i correlati costi e fabbisogni standard.
  La disciplina ora all'esame di questa Camera contempla un espresso meccanismo per reagire a ritardi e inefficienze, prefigurando l'affidamento delle attività eventualmente non completate a un commissario, con rimessione al decreto di nomina dell'individuazione degli specifici compiti e poteri.
  Ritengo più che opportuno che la Cabina di regia possa essere munita di una propria struttura tecnica, dedicata e stabile.
  Veniamo ora alla seconda linea direttrice. Quanto al secondo percorso, il metodo prescelto si pone in linea con alcune scelte già adottate in precedenza da altri Governi tra il 2017 e il 2019, con particolare riferimento ai Governi Gentiloni e Conte II, con il sottosegretario Bressa e il Ministro Boccia.
  La strada del disegno di legge di attuazione, pur non previsto espressamente dalla Costituzione, persegue due obiettivi: un più ordinato e coordinato processo di attuazione; un più ampio coinvolgimento delle Camere. E infatti l'ipotesi di lavoro relativa al disegno di legge di attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione: a) individua i princìpi per l'attribuzione di funzioni alle regioni che abbiano chiesto di attivare il percorso di autonomia differenziata ex articolo 116, terzo comma, della Costituzione e delle connesse risorse umane strumentali e finanziarie; b) definisce le modalità procedurali di approvazione delle intese fra lo Stato e la singola regione.Pag. 7
  In tali ipotesi di lavoro è ben presente l'impegno a dare sostanza all'esigenza di condivisione con il Parlamento, resa manifesta già dalla stessa scelta di affidare a una legge ordinaria del Parlamento il compito di attuare in via generale le disposizioni costituzionali sull'autonomia differenziata. In tal modo, le iniziative che ciascuna regione interessata vorrà di volta in volta sottoporre al Governo e al Parlamento saranno condotte in modo adeguatamente rapido, approfondito e omogeneo, e accompagnate dagli adempimenti che il legislatore avrà ritenuto necessari.
  Sempre sul ruolo del Parlamento, a fronte del testo costituzionale che si limita a fare riferimento alla sola legge di approvazione di un'intesa già conclusa, l'idea di fondo è quella di valorizzare il coinvolgimento delle Camere fin dalla fase preliminare degli schemi di intesa.
  Quanto al finanziamento dell'autonomia differenziata, sarà necessario adottare soluzioni, quale ad esempio la compartecipazione a tributi erariali, che siano commisurate alla maggiore spesa che le regioni interessate dovranno sostenere. Il criterio di quantificazione sarebbe, in vista della determinazione dei costi e dei fabbisogni standard, quello della spesa destinata a carattere permanente, fissa e ricorrente, a legislazione vigente, sostenuta dallo Stato nella regione per l'erogazione dei servizi pubblici destinati a essere ceduti.
  L'ipotesi di lavoro in corso di definizione dovrà poi dettagliare ulteriori aspetti, come la durata e la rinnovabilità delle intese, nonché il monitoraggio a valle dei trasferimenti e la continuità ordinamentale tra le disposizioni statali previgenti alla differenziazione e quelle regionali adottate all'indomani.
  Infine, sulla scorta di utili spunti provenienti tanto dall'esperienza comparata, quanto dalla consolidata tradizione delle autonomie speciali, si prevede l'assegnazione a una Commissione paritetica Stato-regione del complesso compito di individuare le risorse umane, strumentali e finanziarie necessarie per l'esercizio delle ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia. Dovrà poi trovare conferma il principio di sussidiarietà ex articolo 118 della Costituzione, consentendosi alla regione di trasferire ulteriormente, con propria legge, agli enti locali sul territorio, le funzioni acquisite dallo Stato, con salvaguardia delle funzioni fondamentali già stabilite.
  Infine, debbo constatare che il tema dell'autonomia differenziata ha monopolizzato il dibattito, agevolandone purtroppo una polarizzazione sulla base più di pregiudizi ideologici che della reale conoscenza delle questioni rilevanti e degli effettivi indirizzi seguiti dal sottoscritto. Il dialogo da me instaurato con i principali interlocutori ha consentito però di stemperare i contrasti e di discutere sui contenuti.
  Vi parlerò adesso delle altre iniziative in carico al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. Le attività che mi sono affidate, e oggetto di specifica delega quale Ministro per gli affari regionali e le autonomie, spaziano ben oltre l'attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione.
  In primo luogo, un nucleo rilevante di attività riguarda il cosiddetto sistema delle Conferenze; il sottoscritto intende promuovere un sensibile rilancio nel segno della leale collaborazione. Sono passati quasi trent'anni da quando la Corte costituzionale ne parlò, qualificando la Conferenza Stato-regione come sede privilegiata del confronto e della negoziazione politica fra lo Stato e le regioni e province autonome, al fine di favorire il raccordo e la collaborazione tra l'uno e le altre.
  L'agenda di lavoro che ci attende è estremamente impegnativa, includendo molti provvedimenti costituenti parte rilevante del programma di Governo.
  Non meno impegnativo sarà il lavoro che le Conferenze saranno chiamate a svolgere sul piano della normazione primaria e secondaria e dell'amministrazione ,con riguardo al conseguimento degli obiettivi posti dal PNRR e al processo di attuazione che esso implica, con tempi prefissati e destinati a un monitoraggio attento, per non parlare del cosiddetto federalismo fiscale e, comunque, delle relazioni finanziarie fra i livelli di Governo.Pag. 8
  Quanto alla tempestiva attuazione del PNRR, dovrebbe essere valutata, previa condivisione con le autonomie territoriali, l'ipotesi di una riduzione dei tempi di esame per l'espressione dei pareri e la conclusione delle intese. Ho prospettato al ministro Fitto alcune ipotesi di modifica legislativa in tal senso.
  È poi mia intenzione ridare centralità e vigore alla Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, istituita a norma dell'articolo 5 della legge n. 42 del 2009, sul federalismo fiscale, e del decreto legislativo n. 68 del 2011. Si tratta di una sede, finora ahimè raramente utilizzata, che può diventare un luogo privilegiato per condividere le scelte relative ai rapporti finanziari fra Stato e autonomie territoriali.
  Il tema dei rapporti tra i diversi livelli di governo, e di una completa attuazione della riforma del Titolo V, implica anche una più generale riflessione sull'ordinamento degli enti territoriali. Tale riflessione va oltre la revisione del testo unico degli enti locali, che le risoluzioni approvate lo scorso 9 novembre da Camera e Senato sulla Nota di aggiornamento del DEF, impegnano il Governo a considerare quale provvedimento collegato alla manovra di finanza pubblica. Essa implica anche la valutazione dell'assetto istituzionale e del ruolo degli enti territoriali di area vasta, quale delineato dalla legge 7 aprile 2014, n. 56. Come è noto, la legge Delrio conteneva un'ampia riforma degli enti locali prevedendo l'istituzione e la disciplina delle città metropolitane e la ridefinizione del sistema delle province, nell'attesa della riforma del Titolo V. Il venir meno della prospettiva di riforma costituzionale, con l'esito negativo del referendum costituzionale, e la disomogeneità delle soluzioni adottate dalle regioni per l'attuazione della legge, può rendere opportuna una rivisitazione del suo impianto pur nel rispetto dei princìpi costituzionali di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza: ciò sia con riferimento alle funzioni quanto alle modalità elettive.
  Analogamente, le nuove regole contabili, applicabili anche alle regioni e agli enti locali – e in particolare la sostituzione della disciplina del pareggio al previgente patto di stabilità interno – sollecitano una riflessione sull'adeguatezza di taluni vincoli posti all'ordinamento degli enti territoriali, fondati sul rispetto delle precedenti regole contabili. Tali vincoli hanno talora prodotto una difficoltà di funzionamento degli organi degli enti territoriali, che potrebbero essere superate con opportune modifiche normative: mi riferisco, ad esempio, quale elemento di riflessione, alla definizione con legge statale di un numero massimo di consiglieri e assessori regionali. L'attuazione della normativa vigente, in particolare nelle regioni più piccole, ha mostrato evidenti criticità.
  Non posso poi che confermare la mia attenzione per la dimensione europea del sistema regionale italiano e per l'attuazione della sussidiarietà quale principio fondamentale dell'ordinamento europeo. A tal fine, intendo promuovere e valorizzare, in base alla delega conferita, il ruolo di raccordo delle attività delle regioni di rilievo internazionale ed europeo, nonché di coordinamento dei rapporti diretti tra regioni e province autonome con le istituzioni europee.
  In coordinamento con il Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, intendo inoltre contribuire nelle sedi competenti al raccordo delle linee della politica nazionale relative all'elaborazione degli atti dell'Unione europea con le esigenze delle autonomie territoriali, e svolgere un'attività di supporto alle regioni e agli enti locali.
  Tra le competenze attribuite al Ministro per gli affari regionali e le autonomie hanno un ruolo centrale quelle connesse all'azione di governo per la salvaguardia e la valorizzazione delle zone montane, nel rispetto del dettato costituzionale e della legge quadro n. 97 del 1994.
  Le politiche per la montagna, talvolta caratterizzate da discontinuità di azione e da una governance complessa, interessano una parte preponderante del territorio italiano, quella caratterizzata da aree montane, spesso organizzate in piccoli centri che in molti casi sono in grado di garantire Pag. 9ai residenti soltanto una limitata accessibilità ai servizi essenziali. Peraltro, le problematiche delle aree montane si sono aggravate a seguito della crisi economica e finanziaria che ha colpito il nostro Paese durante l'emergenza pandemica; perciò occorre rimettere al centro le strategie di sviluppo delle zone montane.
  Sotto questo profilo, credo si possa proseguire nel solco del lavoro già svolto dai miei predecessori e, in particolare, dai Ministri Stefani e Gelmini: voglio ricordare, in particolare, l'impegno del ministro Stefani, che all'inizio della scorsa legislatura aveva istituito dei tavoli tecnici tematici sulla montagna, al fine di individuare soluzioni o iniziative per soddisfare le esigenze delle zone montane. Poi, il Ministro Gelmini aveva presentato al Parlamento, verso la fine della scorsa legislatura, un articolato disegno di legge – inserito dal DEF 2022 tra i collegati alla manovra di bilancio 2023-2025 – volto a un riassetto organico delle politiche pubbliche a favore dei territori montani e, contestualmente, a raccogliere in un testo unitario le varie misure di sostegno. Uno dei punti di forza del disegno di legge era la Strategia Nazionale per la Montagna Italiana, SNAMI, definita dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie, previa intesa in sede di Conferenza unificata, per un arco di tempo triennale, con il compito di individuare le linee strategiche per lo sviluppo economico e sociale, l'accessibilità dei servizi essenziali e delle infrastrutture digitali, per gli abitanti dei territori montani. Il Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane, istituito dalla legge di bilancio 2022 per la copertura finanziaria di tutte le misure a sostegno, costituiva nel progetto lo strumento di attuazione della SNAMI. A causa della fine anticipata della legislatura, il Parlamento non ha potuto esaminare il suddetto testo, che rappresenta tuttavia un punto di partenza per il nostro prossimo lavoro a favore delle zone montane del Paese. Proprio in occasione della Giornata internazionale della montagna, a Edolo, pochi giorni fa, ho ribadito il mio impegno a presentare un disegno di legge sulla montagna, con l'auspicio che possa essere approvato in tempi brevi dal Parlamento.
  Abbiamo inoltre deciso di mettere in campo interventi concreti nell'interesse dei territori montani e dei cittadini che vi abitano: stiamo lavorando ad erogare rapidamente la quota parte statale di 15 milioni di euro del FOSMIT (Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane), con l'obiettivo di garantire 11 milioni per il sostegno, in questo momento complicato, agli impianti di risalita con innevamento artificiale e contemporaneamente investire 4 milioni nell'imprenditoria femminile a supporto, per le loro start-up innovative, delle tante donne che «muovono» la montagna (è questo il titolo che è stato attribuito a questa Giornata della montagna dalla FAO); queste risorse si vanno ad aggiungere ai 109 che stanno venendo erogati per il tramite delle regioni. Abbiamo inoltre in previsione di confermare gli oltre 200 milioni di contributi nel FOSMIT nei prossimi tre anni, rispetto ai 100 milioni del 2022.
  La politica può e deve lavorare nell'ottica di favorire lo sviluppo sostenibile dei territori montani, che costituiscono una risorsa fondamentale per il Paese, e il mio lavoro andrà esattamente in questa direzione.
  Nell'ambito delle iniziative costituzionali, tra le materie ricomprese nel Titolo V, come previsto dalla delega di funzioni, si potrà proseguire l'approfondimento per l'attuazione dell'articolo 114, terzo comma, della Costituzione, in materia di ordinamento di Roma Capitale, valorizzando il lavoro svolto nella passata legislatura, in cui si era giunti all'approvazione di un testo proprio presso questa Commissione.
  In ordine alla competenza sulle isole minori e le aree interne, i problemi inerenti alle piccole isole saranno oggetto di interventi, anche normativi, di natura territoriale, economica e sociale, volti alla loro valorizzazione e, in particolare, alla modernizzazione del sistema amministrativo territoriale dei suddetti enti.
  Con particolare riferimento alle aree interne del Paese, il nostro obiettivo sarà assicurarne sviluppo e coesione territoriale, per contrastare i fenomeni di marginalizzazionePag. 10 e declino demografici. A tal fine sarà fondamentale la collaborazione con il Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e per il PNRR, con la Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità e, in generale, con tutti gli altri soggetti istituzionali interessati.
  È mia intenzione, inoltre, promuovere ulteriormente la valorizzazione e promozione delle aree territoriali svantaggiate confinanti con le regioni a statuto speciale, al fine di garantire il superamento delle condizioni di svantaggio dei comuni confinanti. In particolare, ai 48 comuni confinanti con le province autonome di Trento e Bolzano, ai sensi della legge finanziaria 2010, dovrà continuare a essere assicurato il finanziamento derivante dal Fondo comuni di confine, alimentato annualmente con 40 milioni di euro da ciascuna delle due province autonome.
  Merita inoltre un rifinanziamento per il prossimo anno il Fondo per la valorizzazione e la promozione delle aree territoriali svantaggiate confinanti con le regioni Valle d'Aosta e Friuli-Venezia Giulia.
  Per quanto riguarda la competenza relativa alla tutela delle minoranze linguistiche, ai sensi della legge n. 482 del 1999, è mio intendimento non limitarmi alla ripartizione del Fondo nazionale per la tutela delle minoranze linguistiche che, come è noto, finanzia i progetti di conservazione e diffusione delle lingue minoritarie. Infatti, per la tutela e la valorizzazione delle minoranze linguistiche intendo considerare con attenzione anche la promozione di specifiche iniziative.
  Un altro aspetto, che non investe direttamente l'attività normativa, è costituito dal contenzioso costituzionale fra Stato e regioni. Ritengo necessario perseguire l'obiettivo di un significativo snellimento di detto contenzioso, in virtù del principio di leale collaborazione tra Stato e regioni. Anche sotto questo aspetto si è rivelato assai utile il lavoro svolto nella scorsa legislatura da un gruppo apposito di lavoro istituito presso il Dipartimento, per l'elaborazione di una direttiva per la procedura di esame delle leggi regionali e provinciali da parte degli organi ministeriali competenti. È mia intenzione promuovere ogni iniziativa utile per prevenire il contenzioso costituzionale con forme di collaborazione fattiva con le regioni, in modo da circoscrivere i casi di ricorso in via principale del Governo avverso leggi regionali. Attualmente, la produzione media è intorno alle 600/700 leggi regionali, di cui il 12 per cento hanno un'impugnativa; attivandosi, nel raccordo fra le varie amministrazioni centrali e le regioni, con chiarimenti o correzioni delle stesse, nei primi venti giorni di Governo abbiamo avuto 49 non impugnative e due rinunce all'impugnativa, con un beneficio economico, da un lato, e della certezza normativa dall'altro.
  Per quanto riguarda le Commissioni paritetiche per l'emanazione delle norme di attuazione degli Statuti delle regioni ad autonomia speciale, ricordo che la nomina dei componenti di parte statale è demandata, per delega del Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. Sotto questo profilo, intendo procedere all'adozione dei decreti di costituzione delle suddette Commissioni con cura ma anche con rapidità: spero per la Commissione dei Sei di Bolzano e per la Commissione dei Dodici di Trento di riuscire a chiudere già nel giro di questa settimana. Ricordo che le Commissioni, secondo la giurisprudenza costituzionale (sentenza n. 109 del 1995), sono previste da tutti gli statuti speciali e costituiscono uno strumento di collaborazione finalizzato alla ricerca di una sintesi positiva fra posizioni e interessi diversi. Occorre assicurare questa bilateralità paritetica che funge da insostituibile cifra caratteristica della specialità del regionalismo italiano.
  Una menzione peculiare meritano, infine, le questioni relative ai servizi pubblici locali, che costituiscono oggetto di specifica delega attribuita al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, in raccordo con i Ministri interessati: si tratta di un ambito di specifico rilievo, anche economico, rispetto al quale le esigenze di raccordo fra Stato, autonomie territoriali e vincoli europei si sono rivelate essenziali. Costituisce un esempio di buona pratica l'attività istruttoria posta in essere dal Dipartimento per Pag. 11gli affari regionali e le autonomie sul recente schema di decreto legislativo di riordino della materia dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, su cui sono stati acquisiti i prescritti pareri e l'intesa della Conferenza unificata, al termine di un cammino complesso ma infine condiviso con regioni ed enti locali. È stato inoltre istituito, a conclusione dell'esame, un tavolo tecnico di confronto con gli enti territoriali, che ha avviato i suoi lavori la settimana scorsa. È la dimostrazione che la leale collaborazione può condurre a risultati altrimenti insperati. In prospettiva, il rinnovato ruolo delle province potrebbe trovare riscontro anche per quanto riguarda i servizi pubblici locali.
  Concludendo, come si vede non sono poche le sfide che attendono Governo e Parlamento, nell'esclusivo compito di rispondere alle pressanti richieste che vengono dal Paese, a partire dal rilancio dell'economia e del lavoro e dell'efficienza ed efficacia dell'azione amministrativa a tutti i livelli.
  Il mio intervento si è concluso, vi ringrazio dell'attenzione e resto a vostra disposizione per rispondere alle vostre domande. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie ministro Calderoli per la sua relazione molto completa. Adesso passiamo agli interventi dei deputati della I Commissione oggi presenti. Ricordo che il tempo a loro disposizione è di cinque minuti, salvo che all'interno del gruppo non vogliano spacchettare, diciamo così, questo tempo fra più deputati. Il primo ad aver chiesto di intervenire è l'onorevole Zaratti, del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra; poi darò la parola agli altri deputati che si sono iscritti. Prego, onorevole Zaratti.

  FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie Presidente. Grazie al Ministro per la relazione dettagliata delle attività che intende svolgere, che dovrà necessariamente presupporre quello spirito di leale collaborazione di cui all'inizio ha opportunamente parlato, e che noi abbiamo apprezzato.
  Dobbiamo però constatare che questo principio di leale collaborazione, già in questi primi tempi, è venuto un po' meno. La questione centrale a cui lei ha dedicato gran parte della sua relazione, che è la questione dell'autonomia differenziata, entra in qualche modo ufficialmente solo adesso in Parlamento. È una discussione che ha coinvolto il Paese, e lei ha ricordato che ci sono stati incontri e che la Conferenza Stato-regioni è stata coinvolta; ma io vorrei ricordare che questioni così importanti e fondamentali, che riguardano l'assetto istituzionale del Paese, la sua unità, la gestione dei diritti fondamentali dei nostri cittadini, devono essere affrontate in Parlamento. Questa competenza appartiene e rimane al Parlamento; è il Parlamento che deve essere in grado di legiferare su questa materia. La discussione, anche quella politica, appartiene al Parlamento. E su questo io penso che sia necessaria una critica per il tragitto che è stato fatto finora. Quindi riteniamo che ricondurre la discussione all'interno del Parlamento rappresenti un primo fondamentale elemento della discussione.
  Noi, glielo dico Ministro, siamo per l'unità del Paese, pur nel rispetto ovviamente delle differenze e delle autonomie, a cominciare da quelle del sud Tirolo, della Val d'Aosta e delle altre regioni a statuto speciale, Sicilia, Sardegna, Friuli; ma l'elemento fondamentale è l'unità del Paese.
  E come si misura l'unità del Paese? L'unità del Paese si misura sull'eguaglianza dei diritti, così come peraltro ricorda l'articolo 3 della Costituzione. La riforma che viene proposta, invece, sembra voler accentuare i livelli di sperequazione tra le nostre regioni. L'accenno che c'era nelle bozze che sono circolate nei giorni scorsi, al fatto di parametrare i livelli di assistenza delle singole regioni partendo dalla spesa storica, sta a testimoniare effettivamente che le regioni ricche diventeranno più ricche e le regioni più povere diventeranno più povere, aumentando il dislivello tra le nostre regioni sui livelli minimi che bisogna assicurare ai nostri concittadini.
  Non apprezziamo inoltre, lo devo dire, questo ricorso alla legge di bilancio per definire la cabina di regia sui LEP. I livelli essenziali delle prestazioni rimangono elementoPag. 12 essenziale della nostra discussione, in un'accezione che, dal nostro punto di vista, deve essere un'accezione ampia: cioè quella di definire i diritti sociali e civili ai quali voglio aggiungere anche i diritti ambientali.
  Critichiamo l'articolo 143 del disegno di legge di bilancio perché riteniamo che la discussione debba avvenire nel Parlamento; su questioni fondamentali come i LEP la discussione deve avvenire qui dentro.
  Non possiamo delegare lei – me lo lasci dire con tutta la stima che abbiamo della sua persona, che già si definisce nell'articolo 143 Commissario, perché dovrebbe guidare la cabina di regia – a definire quali sono i diritti essenziali dei cittadini e delle cittadine italiani. Noi chiediamo che questa discussione avvenga qui dentro.
  Penso che su questi temi discuteremo molto, ci confronteremo; noi abbiamo proposto una bicamerale e speriamo che possa essere presa in esame questa ipotesi per discutere questa questione.
  Aggiungo che invece riteniamo opportune le dichiarazioni che lei ha fatto in merito alla riforma della cosiddetta legge Delrio, che ha causato così tanti danni nel nostro Paese; quindi rimettere mano a quella riforma è una questione fondamentale. Così come condividiamo che il principio della questione nazionale vada affrontato sia attraverso il rilancio delle aree interne sia affrontando la questione della montagna, a partire dalla strategia nazionale per la montagna: sono questioni sulle quali noi vogliamo portare un contributo di idee, un contributo concreto di proposte. Grazie Presidente.

  PRESIDENTE. Grazie. Ha sforato un pochettino, però va bene lo stesso. Adesso sarebbe dovuto intervenire l'onorevole Urzì, però c'è la collega Deborah Bergamini, collegata da remoto, che mi chiede la parola. Quindi, onorevole Bergamini, a lei cinque minuti per l'intervento a nome del gruppo di Forza Italia. Prego onorevole Bergamini.

  DEBORAH BERGAMINI (FI-PPE). Grazie Presidente, la ringrazio molto. Purtroppo sono ancora in convalescenza, quindi ringrazio molto lei e i colleghi che mi hanno consentito di anticipare questo intervento.
  Intanto vorrei fare un sincero augurio di buon lavoro al ministro Calderoli. Buon lavoro, perché sicuramente ha una sfida tutt'altro che facile: quella di prendersi la responsabilità – fronte Governo – di gestire quello che io ritengo essere un grandissimo pasticcio che, dalla riforma del Titolo V fatta a colpi di maggioranza nel 2001 in avanti, ha generato nel nostro Paese una serie di problemi enormi, che siamo chiamati, una volta per tutte, a risolvere. Non sarà assolutamente semplice, ne siamo tutti consapevoli, ma credo che questa sia l'occasione per farlo. Questo avvio di legislatura, con le tante questioni che sono maturate nel corso degli anni, nel bene e nel male, ci chiama ad una responsabilità supplementare. Perché mi piace considerare la parola coesione nazionale in modo non burocratico, ma in modo ontologico, in modo oggettivo, e se vogliamo davvero raggiungere questo obiettivo e farlo nel modo migliore dovremo sforzarci tutti di non essere ideologici, di non affezionarci troppo ai nostri convincimenti sapendo che abbiamo tra le mani una questione di grandissima complessità, forse uno dei nodi fondamentali di tutte le potenzialità inespresse del nostro Paese e anche, lasciatemelo dire, del grande disagio che molti nostri concittadini sentono nei confronti della parola Stato. Perché quella modifica del Titolo V, per tanti aspetti, ha provocato così tanti disagi, inefficienze, confusioni che oggi se c'è ancora meno fiducia nello Stato credo che ciò dipenda anche da quella modifica. Quindi, ci dobbiamo lavorare, ci dobbiamo lavorare tutti. Mi piace molto il richiamo alla leale collaborazione che il Ministro ha fatto più volte nel corso dell'enunciazione delle sue linee programmatiche, perché dovremmo avere leale collaborazione, e spero e auspico che il Parlamento farà la sua parte con tutte le forze politiche ivi rappresentate, e che lo farà con spirito di grande autonomia, con spirito propositivo. È giusto che ognuno porti le proprie idee su come vorremmo disegnare il corretto rapporto tra lo Stato, le Pag. 13regioni e gli enti locali in generale. E spero e auspico che, Commissione bicamerale o meno, questo lavoro venga fatto davvero nello spirito più alto della nostra Repubblica.
  Questo è un po' il mio auspicio di avvio di legislatura, che sono sicura sarà condiviso da tutti i colleghi e commissari della I Commissione. Quindi collaboreremo senz'altro; sono molte le cose da fare e condivido il richiamo alla legge Delrio che va sicuramente modificata.
  Voglio aggiungere soltanto un elemento, invece, più specifico, perché c'è stato un impegno anche nel Governo precedente rispetto a questo. Abbiamo parlato della montagna. Ecco, bene il disegno di legge sulla montagna, andiamo avanti in un lavoro che è un lavoro di valorizzazione di zone fondamentali del nostro Paese spesso lasciate indietro. Chiedo però al Ministro – questa non è una domanda ma una sollecitazione – nell'ambito della revisione complessiva della normativa sulla montagna, sul rilancio della montagna (apprezzo molto i fondi che ci ha detto verranno dedicati agli impianti di risalita nelle zone in cui si inneva in modo artificiale e all'imprenditoria femminile), di superare una differenza di approccio che c'è stata nel corso degli anni fra le montagne delle Alpi e le montagne appenniniche. Lo dico da parlamentare toscana, che si è molto battuta per la valorizzazione della montagna appenninica. Ho riscontrato che spesso la forza – che chiaramente è sempre un elemento positivo – economica e politica delle regioni delle Alpi ha schiacciato, qualche volta anche in termini economici, le potenzialità di sviluppo della montagna appenninica, che io invece ritengo debba avere stessa identità e stesso valore e che possa essere senz'altro aiutata per quello che è necessario. Spero che ciò venga fatto anche grazie alla volontà politica di questo Governo. Grazie e ancora buon lavoro.

  PRESIDENTE. Grazie onorevole Bergamini. È incredibile ma ci ha messo esattamente cinque minuti, quindi lei è veramente un esempio per tutti, e poi ci è piaciuto anche il riferimento agli Appennini. Passo la parola ad Alessandro Urzì, che invece è di Bolzano, quindi magari la pensa diversamente. No, non è vero. A lei la parola per cinque minuti.

  ALESSANDRO URZÌ (FDI). Grazie Presidente. Voglio ringraziare il Ministro per l'efficace relazione, che ha rappresentato perfettamente il quadro degli interventi che sono previsti da parte del suo Ministero. Cogliamo un tratto molto pragmatico, che è quello impresso peraltro da questo Governo, che è quello dell'efficienza e dell'immediata risposta, se è vero come è vero che una serie di provvedimenti sono già stati inseriti nella manovra di bilancio, che decisioni sono già annunciate per quanto riguarda la composizione, per esempio, degli organi paritetici Stato-province autonome, che siano realmente rappresentativi dello Stato e degli enti locali, come è giusto che sia, quindi non posso che apprezzare questa impostazione.
  Io mi permetto di esprimere un'ampia fiducia rispetto a un percorso che è stato indicato in maniera molto chiara dal Ministro: solidarietà, in un quadro di coesione nazionale; sussidiarietà, per quanto riguarda il tema principale del suo intervento cioè quello dell'autonomia differenziata; tutela degli interessi dei cittadini, perché poi autonomia significa dare risposta a un bisogno dei territori, sulla base peraltro di presupposti costituzionali che sono stati dettati da una riforma che ha visto la luce sulla base di una iniziativa dei Governi di sinistra, ma poi accolta ampiamente, non solo attraverso il voto popolare, dalla più ampia parte della comunità nazionale. Riforma che poi alcune regioni hanno interpretato nel modo che ritenevano più opportuno, avviando i processi previsti dalla Costituzione per chiedere questo tipo di opportunità. Si tratta, come detto dal Ministro, di creare il quadro di garanzia, di coesione nazionale, e questo è, mi pare, perfettamente in linea con le iniziative che si stanno delineando e che il Ministro ha illustrato sulla definizione dei LEP.
  Io faccio fatica, onestamente, a comprendere – e lo dice chi ha svolto un ruolo politico di opposizione per 24 anni – l'opposizione per l'opposizione. Faccio fatica a Pag. 14pensare e ritenere sempre – lo dico al collega Zaratti, con la cortesia, il garbo e anche la simpatia personale – che le maggioranze che ci si trovano di fronte debbano per forza pensare a quadri distruttivi. Cioè, sulla base di quale meccanismo si può pensare oggi che l'intenzione della maggioranza sia quella di creare sperequazione nel Paese? Io darei fiducia e credito di fiducia. Poi, è evidentemente auspicabile, necessario e opportuno che sia il Parlamento – ma qui siamo in un'articolazione parlamentare e stiamo già svolgendo il nostro ruolo – a interpretare le sue funzioni. Aggiungerei che, evidentemente, tutto questo – non siamo così sprovveduti – si inserisce nel solco di un dibattito che si sta articolando ormai da vent'anni nel Paese e che ha la necessità di essere affrontato e non rinviato sine die.
  Mi è piaciuto molto il riferimento a Roma Capitale. Ci poteva stare, ma non è nelle prerogative dirette del Ministero per gli affari regionali, anche il tema del presidenzialismo, che dal nostro punto di vista deve accompagnarsi in modo parallelo, affinché sia rafforzato quel quadro di coesione nazionale. Ma mi è piaciuto anche molto l'allargamento sulle altre ulteriori competenze del Ministero: il riferimento proprio alle politiche sulla montagna credo che sia strategico per pensare a un Paese che vive anche al suo interno, e non solo nei grandi centri urbani. Importante è anche il riferimento alle autonomie speciali, alla tutela delle minoranze linguistiche e al mantenimento dei Fondi ODI per i territori prossimi al confine delle province autonome di Trento e di Bolzano, e in prospettiva, anche con nuova denominazione, per le regioni Friuli-Venezia Giulia e Valle d'Aosta.
  Il nostro ruolo lo eserciteremo appieno. Non ho domande da fare perché prendo atto di un quadro estremamente limpido e chiaro delineato dal Ministro, che apprezzo e sul quale il nostro impegno sarà evidentemente positivo e costruttivo.

  PRESIDENTE. Grazie. Anche lei si è attenuto ai tempi, la ringrazio onorevole Urzì. Adesso passiamo al gruppo del Partito Democratico, per il quale abbiamo due iscritti, l'onorevole Provenzano e l'onorevole Schlein.

  GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Ringrazio il Ministro per la sua dettagliata relazione e anche per i richiami che ha fatto, nel corso della relazione, ai princìpi costituzionali. Non posso non rilevare, Ministro, come ne abbia dimenticato uno fondamentale: il principio di uguaglianza, che è sancito all'articolo 3, che precede l'articolo 5, quello in cui nell'ambito di una Repubblica, che deve rimanere una e indivisibile, si richiama il concetto dell'autonomia.
  Vede Ministro, io ho particolarmente apprezzato il fatto che lei non abbia partecipato, a differenza dei suoi colleghi, all'esercizio di fantasia ideologica che ha portato a questa ridefinizione dei nomi dei Ministeri; non vorrei che lei cambiasse, però, nei fatti il nome del suo Ministero diventando il Ministro delle disuguaglianze.
  E le dico perché, collega Urzì. Perché nella storia del nostro Paese le disuguaglianze hanno una profonda accezione territoriale, e non si riducono soltanto alla frattura tra Nord e Sud, ma hanno anche a che fare con i rapporti tra centro e periferia, tra aree urbane e aree interne.
  Qui lei non ha citato, Ministro, una strategia nazionale, quella per le aree interne, che è uno dei punti di riferimento europei su questo tema, mentre ha parlato della montagna. E io voglio mettere davvero qui un punto sul fatto che noi abbiamo una montagna ricca e una montagna povera nel nostro Paese: c'è una grande questione appenninica, che è stata citata anche dalla collega Bergamini, che ha bisogno di politiche specifiche, che si intrecciano con quelle delle aree interne perché altrimenti il rischio è quello di fare parti uguali tra diseguali.
  Vede, il concetto di autonomia è un concetto nobilissimo, richiama la libertà, la democrazia come lei diceva, afferisce ai diversi ambiti della vita umana; ma nella dimensione istituzionale e territoriale a cosa dovrebbe tendere l'autonomia? A migliorare il rapporto tra istituzioni e cittadini, su questo credo siamo tutti d'accordo. Oggi questo rapporto è segnato dalla presenza Pag. 15nel nostro Paese, e lei lo accennava, di profondissimi divari di cittadinanza sul piano territoriale: e questi sono la prima causa di sfiducia nel rapporto tra cittadini e istituzioni.
  Lei vuole intervenire, ma cosa si propone di fare e cosa ci propone?
  Vede, lei qui ci dice «leale collaborazione» e noi siamo d'accordo; «spirito costruttivo», ci invita a non avere pregiudizi; lei, però, Ministro, ha pregiudicato un po' il nostro lavoro, perché per esempio su un tema fondamentale come quello dell'autonomia differenziata questo Parlamento non ha avuto nemmeno la possibilità – a differenza del lavoro che è stato fatto con la Conferenza Stato-regioni – di esaminare le bozze attraverso le quali lei sta andando avanti con il lavoro. Noi le abbiamo intraviste. E questa io penso che sia una grave mancanza di sensibilità nei confronti di questo Parlamento, e della nostra Commissione in particolare.
  Quelle intese bilaterali, l'inemendabilità delle intese bilaterali lì prevista, esautorano di fatto il ruolo del Parlamento. Ma c'è un punto sul quale io vorrei soffermarmi. È il fatto che lì abbiamo visto, e lei qui lo ha confermato, che quelle ulteriori forme e condizioni di autonomia sono previste per tutte le materie, quindi anche per i grandi pilastri della cittadinanza. In questo noi vediamo, e non possiamo non dirlo Ministro, una riedizione di quello spirito secessionista secondo il quale una regione può definire gli indirizzi e i programmi scolastici, persino assumere il personale, magari sulla base della residenza come è stato proposto negli anni scorsi da qualche presidente di regione, minando quel mito fondativo della Nazione che è la scuola uguale per tutti; quella di De Amicis, del libro Cuore, perché quello è il fondamento della nostra cittadinanza. E non mi riferisco solo alla scuola. Perché, come si può immaginare per esempio che attraverso una devoluzione di tutte le materie, una regione possa subentrare allo Stato come concessionario delle reti ferroviarie o autostradali? Di questo rischiamo di parlare. E non solo. Immaginare, in quell'accesso a tutte le materie dell'articolo 116, terzo comma, unito alla mancanza dei criteri d'accesso che chiariscano, questo è il punto fondamentale ...

  PRESIDENTE. Onorevole, la invito a chiudere.

  GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Presidente, visto che il Ministro ci ha lungamente intrattenuto con la sua relazione, so che ha la disponibilità ad ascoltarci; perché questo è un punto fondamentale e non so quando riavremo l'occasione di confrontarci.
  La mancanza di un criterio di accesso ci impedisce di valutare l'efficacia e l'efficienza della devoluzione di quelle materie alle singole regioni. Per non parlare del tema delle risorse: il riferimento alla spesa storica significa cristallizzare i divari, e la compartecipazione al gettito rischia di inserire surrettiziamente la stessa logica del residuo fiscale, che invece va ripudiata.

  PRESIDENTE. La prego di chiudere, ha assorbito già tutto il tempo a sua disposizione; è una questione di perequazione con gli altri gruppi.

  GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Sì, chiudo su un punto, sul quale noi ci stiamo confrontando in queste ore: il tema dei LEP. Con questa accelerazione sui LEP lei fa un passo indietro, anche rispetto a se stesso, rispetto all'attuazione del federalismo fiscale: perché qui in legge di bilancio è discutibile innanzitutto il fatto che i LEP si determinino in funzione dell'autonomia differenziata, quando vanno determinati a prescindere; inoltre, come è stato ricordato, il ruolo del Parlamento viene completamente esautorato; poi, soprattutto, non si possono fare i LEP coi fichi secchi, e questo è il punto fondamentale. Perché senza risorse, caro Ministro, significa cristallizzare i divari. Oppure lei ha un'alternativa a invarianza di risorse: o togliere risorse alle regioni che offrono già più servizi o invece rinunciare a quella perequazione e a colmare i divari. Questo è un punto fondamentale.

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  PRESIDENTE. La ringrazio onorevole.

  GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Non vorrei che ci riportasse indietro rispetto persino a se stesso, Ministro, e a quella legge n. 42 del 2009, che immaginava un criterio di federalismo cooperativo che qui invece viene totalmente messo in discussione, e per il quale noi ci opporremo in tutte le forme, invitandola a ripensarci seriamente e a lavorare davvero con questo Parlamento in quello spirito di leale collaborazione di cui hanno bisogno tutte le istituzioni.

  PRESIDENTE. Allora, l'onorevole Provenzano, perché è giusto dirlo agli altri gruppi, ha parlato per sette minuti, quindi ha abbondantemente sforato tutto il tempo previsto per il Partito Democratico. Però, se siete d'accordo, visto che l'onorevole Schlein voleva comunque intervenire, le concederei comunque qualche minuto.

  GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Mi scuso io; ho approfittato della disponibilità del Ministro.

  PRESIDENTE. Prego onorevole Schlein, la prego davvero di essere telegrafica.

  ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Grazie Presidente. Ho messo il timer così mi tengo d'occhio da sola. Grazie Ministro, cercherò di essere brevissima, anche per rispetto appunto dei tempi degli altri gruppi.
  Ministro, non mi ha convinta. Sa cosa penso dell'approccio pericoloso su questa materia che avete avviato subito; soprattutto, sa cosa penso di questo tentativo di scavalcare il Parlamento sulla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni che, al di là del nome tecnico, trattano i diritti fondamentali delle persone, l'accesso alla sanità e al diritto alla cura, l'accesso alla scuola. Io vorrei vedere più sensibilità da parte di questo Governo e di questa maggioranza su questi temi così importanti, soprattutto dopo i segni evidenti che ha lasciato una pandemia che ha acuito ulteriormente le diseguaglianze sociali e anche quelle territoriali.
  Al di là delle bozze che sono circolate, che ci avevano già preoccupato, questa novità inserita nella legge di bilancio, della cabina di regia per fissare i LEP, eventualmente addirittura commissariata, è contraria a quello che il quadro costituzionale ci impone per discutere in questo Parlamento di quei diritti fondamentali e di come garantirli.
  E sono preoccupata anche dal fatto che nella sua articolata relazione è mancato il tema delle risorse e degli investimenti; non c'è un fondo di perequazione, non c'è un'idea di come rilanciare uno sviluppo sostenibile per ridurre quei divari. Ecco, su questo terreno potremmo provare a dialogare, a confrontarci in modo costruttivo. Quali politiche per quello sviluppo? E chiudo dicendo che appunto questo inserimento nell'articolo 143 del disegno di legge di bilancio del riferimento alla spesa storica vuole cristallizzare e perpetuare i divari esistenti, soprattutto con l'invarianza di bilancio. Allora, io mi chiedo, e chiedo a lei: come si pensa di ricucire quei divari e di non dividere ulteriormente il Paese? Perché la questione meridionale non è una questione del Sud, è una questione nazionale; e ci si rialza dopo un momento di difficoltà soltanto se si ha la cura, non di partire in una corsa a chi è più veloce, ma di tendere una mano a chi sta facendo più fatica, nell'interesse della coesione nazionale. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie onorevole Schlein, anche perché è stata davvero telegrafica. Adesso sarebbe dovuto intervenire l'onorevole Stefani, per il gruppo della Lega, e poi l'onorevole Auriemma per il gruppo del Movimento 5 Stelle, ma il Ministro mi chiede di anticipare una sua replica e poi magari proseguire. Quindi, se siete d'accordo, do la parola al Ministro per una prima replica sintetica e poi riprendiamo con gli ultimi due interventi.

  ROBERTO CALDEROLI, Ministro per gli affari regionali e le autonomie. Le ho chiesto la parola subito proprio per poter replicare in maniera puntuale; ho altrimenti paura che dopo diventi un minestronePag. 17 e che non si riesca più a capire a quale intervento faccio riferimento.
  Parto dall'onorevole Zaratti, che mi ha sollecitato sulla competenza del Parlamento e sul fatto che io abbia interloquito con gli enti locali, le regioni eccetera. Vede, io ho una stella cometa: l'articolo 114 della Costituzione, in base al quale «La Repubblica è costituita da comuni, province, città metropolitane, regioni e Stato», e per me sono tutti elementi costitutivi della Repubblica e non ci sono soggetti di serie A, B, C, D.
  Io ho iniziato un lavoro di interlocuzione; il testo io in questo momento non l'ho ancora definito. Nel momento in cui ci sarà l'esame in Consiglio dei ministri del testo, il passaggio in Conferenza Unificata e poi la trasmissione al Parlamento, inizieremo a discutere di quel testo e la sede dove si deve discutere è proprio quella. Lei ha sottolineato la necessità di unità del Paese; deve sapere che io sono più convinto di lei di questa unità del Paese, con un livellamento che io vorrei per tutti verso l'alto e non verso il basso, perché la standardizzazione al ribasso non è una cosa che mi piace.
  Veniamo ai diritti civili e sociali. Mi spiace che ci se ne accorga solo quando si parla di autonomia differenziata, ma dopo ventun anni i LEP non sono stati definiti, non solo rispetto alle 23 materie che possono essere oggetto di trasferimento, ma non sono stati praticamente definitivi – se non marginalmente, a spot sulla sanità piuttosto che su altri oggetti – neanche su tutte le altre lettere che fanno parte del secondo comma dell'articolo 117, e che credo lo Stato dovrebbe comunque garantire in maniera egualitaria. Quindi, se c'è una sperequazione, se ci sono delle difformità nell'erogazione di quei diritti civili e sociali definiti dalla prima parte della Costituzione, la mia preoccupazione è andare a definirli. Credo che sarebbe dovuta essere preoccupazione, nei trascorsi ventun anni, di qualunque legislatore sia passato, perché in ventun anni nessuno ha fatto praticamente niente se non girarsi dall'altra parte.
  Spesa storica. Quando si parla di spesa storica sembra di stimolare un demonio: il demonio della spesa storica. Io vorrei conoscere quel demonio. Io ho chiesto che uno dei primi lavori che dovrà essere affidato alla ragioneria, e poi alla cabina di regia, sia la definizione della spesa storica regionalizzata, per materia e per singola funzione. Io, ad oggi, non la conosco e ho intenzione di andare a definirla. Non perché questo è il mio punto di arrivo, ma perché è il punto di partenza: perché se io non so cosa spendo a fare qualcosa, difficilmente saprò che cosa faccio; e la prima fase ricognitiva, rispetto alle attività legislative e amministrative svolte dallo Stato e dalle regioni, credo sia fondamentale per riuscire a superare quello che prima l'onorevole Bergamini credo abbia chiamato pasticcio dell'articolo 117 della Costituzione. Che sia un pasticcio, ne siamo molto convinti praticamente tutti.
  Personalmente, in passato ho cercato di cambiare quello che secondo me era complesso, come la materia concorrente, restituendo qualcosa allo Stato e attribuendo definitivamente qualcosa alle regioni, attraverso la devolution, approvata dal Parlamento e poi bocciata dal referendum. Lo stesso ha fatto Renzi, in maniera diversa, ma anche la sua riforma è stata bocciata dal referendum. A questo punto, io non vorrei che gli articoli 117 e 116 non siano più figli di nessuno; perché quelle 23 materie non le ho scritte mica io, eh? E oggi, oggettivamente, quando più volte me le sono rilette, vorrei veramente essere un neurone che entra a vedere chi è che ha pensato che le norme generali sull'istruzione possano essere trasferite in maniera esclusiva alle regioni; perché il nome stesso della materia lascerebbe intendere che, se sono generali, non debbano essere oggetto di differenziazione. Però io non posso togliere o mettere una materia a mio piacimento, devo rispettare quello che c'è in Costituzione. Bisognerà vedere: primo, se ci sarà una regione che la richiederà; secondo, se ci sarà un Governo che sottoscriverà una pre-intesa; poi ci sarà il parere sulla pre-intesa del Parlamento, e poi ci sarà un voto a maggioranza assoluta del Parlamento. Quindi, non è che «la regione chiede e il Governo firma» ed è finita lì, Pag. 18non è così. Oggi, purtroppo, io lavoro con quello che ho nel piatto; ho quelle 23 materie. Posso fare una valutazione – come ho fatto – sbagliando in questo momento, perché comunque la Costituzione dice che quella materia può essere trasferita, poi dipenderà se ci sarà un Governo, un Parlamento che voterà sì o meno, rispetto all'attribuzione di quella competenza.
  Ritornando un attimo sulla spesa storica, io credo che nella ricognizione che stiamo facendo emergeranno delle sorprese clamorose. Sono d'accordo con lei che i diritti civili e sociali possano essere dati e sono dati in maniera diversa, anche con dicotomie che fanno nord-nord o sud-sud, quindi sicuramente non solo sull'asse verticale. Ma io non vorrei che invece ci fossero territori dove l'erogazione dei servizi relativi ai diritti civili e sociali sia più bassa che in altre realtà e che quei territori però, in termini di risorse, ricevano o uguale o addirittura di più delle realtà dove i servizi vengono erogati meglio. Io non mi sto prendendo la presunzione di affermare che sia così, faccio fare i conti. Ma credo che la prima cosa che i cittadini devono chiederci è un utilizzo adeguato da parte degli amministratori, o da parte dello Stato, di quelle risorse e che quelle risorse corrispondano effettivamente all'erogazione di servizi civili e sociali. Le faccio un esempio, proprio per banalizzare in maniera estrema: non credo che la carta d'identità possa essere definita un LEP, o può darsi che lo sia, ma se lo Stato mi dice che io devo essere in possesso di un documento identificativo, vorrei sapere se lo Stato me lo deve dare di carta oppure in forma digitale, e perché in alcune realtà la carta d'identità te la danno il giorno stesso che tu la richiedi mentre in altre realtà – anche a livello di città metropolitane – ci vogliono 6, 8, 10 mesi per avere la carta d'identità. È un estremo quello della carta d'identità, ma io vorrei che in tutta Italia la carta di identità arrivasse entro il termine temporale che un LEP dirà. Entro questo termine temporale il comune deve erogarti la carta d'identità.
  La cabina di regia e l'esproprio rispetto ai livelli essenziali. È bello sentire che il Parlamento avrebbe voluto scriverli, però non li ha mai scritti. Tutti gli esempi che noi abbiamo, sia riferiti al federalismo fiscale, su costi e fabbisogni standard, che partendo dalla legge n. 42 e dai decreti legislativi, rinviano a una definizione dei costi e fabbisogni standard attraverso un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, e nessuno ha mai eccepito alcunché. I LEA – che sono equivalenti al LEP, hanno una denominazione diversa perché discendono da un decreto legislativo del 1992, e quindi a un periodo precedente ai LEP, ma hanno lo stesso significato dei LEP – sono stati definiti nel 2017 con un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.
  Ho qui, perché me l'hanno proprio poco fa sottoposta, una bozza di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di definizione dei LEPTA, che sono i LEP in termini ambientali, previsti dalla legge 28 giugno 2016, n. 132. Anche questa legge rinvia a un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, del quale questa è la bozza che verrà portata in Consiglio dei Ministri, per la definizione dei LEP riguardo alle materie ambientali. Quindi, se è andato bene sempre lo strumento del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, non capisco perché in alcune materie – tra le quali la sanità, che io ritengo una delle materie in assoluto al vertice di quella scala di valori che si possono attribuire – i LEP si sono definiti con quello strumento mentre in altre non sarebbe possibile. Ci siamo dimenticati che noi abbiamo vissuto due anni in cui, con un riferimento normativo inserito in un decreto-legge, la vita di tutti noi è stata regolamentata attraverso i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, o addirittura con le FAQ, perché qualcuno doveva darci qualche indicazione.
  Io non vorrei essere l'Ufficio semplificazioni ma una cosa è certa, onorevole Provenzano, non sono il ministro delle difformità. Le difformità le verifico oggi come già esistenti e farò di tutto per riuscire a superarle. E la mia mancata citazione dell'articolo 3 è perché è all'articolo 5 della Costituzione che si parla di unitarietà del Pag. 19Paese. All'articolo 3, giustamente, si afferma il principio di uguaglianza; però, io non ho citato neanche l'articolo 1 e me ne scuso; la prossima volta citerò anche l'articolo 1. Però lei teme quelle diseguaglianze. Mi sembra di rivivere lo stesso film che ho vissuto col federalismo fiscale, perché anche col federalismo fiscale tutte le volte mi dicevano: «Tu vuoi dividere il Paese». (Commenti, fuori microfono, dell'onorevole Provenzano).

  PRESIDENTE. Onorevole Provenzano, non possiamo fare un dibattito a due; lasciamo parlare il Ministro.

  ROBERTO CALDEROLI, Ministro per gli affari regionali e le autonomie. Onorevole Provenzano, credo che sia stato rinviato in collegamento con il PNRR e per avere il collegamento con lo stesso. Sembrava una missione impossibile, poi alla fine, quando io sostenevo che determinati comuni anche del Mezzogiorno avrebbero ricevuto più risorse che in passato, si è completamente realizzato. Quindi il lavoro lungo? Sì, abbiamo avuto la collaborazione di comuni e province che ci hanno consentito di realizzare costi e fabbisogni standard; sì, proseguiamo su quella strada ma bisogna, prima o poi, partire per quello che è l'ambito regionale perché fino ad oggi su quel fronte, tranne che per la sanità e per il diritto allo studio, poco di più è stato fatto. (Commenti, fuori microfono, dell'onorevole Provenzano). Ma mi scusi onorevole Provenzano, adesso sto replicando io, non è che stiamo parlando tra noi, ci sono anche i suoi colleghi.

  PRESIDENTE. Onorevole Provenzano però, chiedo scusa, le regole del gioco devono valere per tutti. Non è un dibattito a due. Allora prego, concluda la replica Ministro.

  ROBERTO CALDEROLI, Ministro per gli affari regionali e le autonomie. Allora, condivido quello che ha rappresentato la senatrice Bergamini rispetto alle criticità dell'attuale Titolo V, però io quello ho e quello uso. Rispetto alla legge Delrio, ho anticipato che è mia intenzione, sia in termini di competenze che di meccanismi elettivi, rimetterci mano. Non è un'operazione semplice, perché purtroppo parecchie delle funzioni sono state già trasferite in capo alle regioni; alcune regioni le hanno devolute, a loro volta, ad altri soggetti (o comuni o province), alcune se le sono tenute e in carico hanno anche le risorse e il personale. Quindi, un ritorno al passato sic et simpliciter non basta a cancellare la legge Delrio, bisogna rivedere completamente le funzioni degli enti di area vasta e i meccanismi elettivi.
  Montagne e Appennini. So che susciterà perplessità, però io una certa chiarezza, prima o poi, su questo discorso delle zone montane e parzialmente montane la voglio fare, perché non sono un grosso matematico però se il 35 per cento del territorio nazionale è zona montana e i comuni montani o parzialmente montani rappresentano, con stime approssimative perché l'ultima classificazione risale a vent'anni fa, più del 55 per cento, qualcosa nei numeri non torna. Alcuni dei parametri, che vanno ben al di là dell'altimetria e della inclinazione del terreno, fanno riferimento, per esempio, alle zone bombardate nell'ultima guerra mondiale, che sicuramente avranno avuto necessità di essere supportate, ma che credo che con la definizione di montagna, parziale o totale, non abbiano a che fare. È evidente che, se più del 50 per cento dei comuni italiani ricevono dei fondi che avrebbero dovuto essere destinati alla montagna, si accontentano tutti ma forse le zone montane non ricevono quello per cui erano state stanziate quelle risorse. Ritengo assolutamente importante quel finanziamento triennale perché per la prima volta è possibile fare una politica strategica di più ampio respiro, rispetto alla semplice distribuzione ai singoli comuni.
  Rispondendo all'onorevole Urzì sulle commissioni paritetiche delle province e delle regioni a statuto speciale, dico che sono assolutamente d'accordo. Credo che in passato qualche errore si sia fatto: i rappresentanti dello Stato devono essere rappresentanti dello Stato, perché province e regioni autonome, a loro volta, possono Pag. 20eleggere i loro rappresentanti, e quindi se non è così non sarebbero più commissioni paritetiche.
  Sul presidenzialismo: io sono un sostenitore, l'ho scritto, l'ho votato. Anche nel 2012 era stato approvato al Senato della Repubblica, e se non si fosse conclusa la legislatura probabilmente un accenno di presidenzialismo l'avremmo già inserito.
  Fondo perequativo. Io non l'ho citato, perché non ho oggi la legge in mano. Le prime persone che vedranno il provvedimento credo che sarete voi, perché credo che come percorso si potrebbe partire anche dalla Camera dei deputati e non dal Senato della Repubblica. Questo è un aspetto che le regioni del Mezzogiorno mi hanno sollecitato fino dall'inizio, stimolandomi a un confronto con il mio interlocutore principale che è il Ministro Fitto (come Ministro della coesione, del PNRR e del Sud). Noi quell'aspetto l'abbiamo considerato e utilizzeremo proprio quei fondi per superare le sperequazioni che oggi esistono. Sia io che lui siamo convinti che vogliamo vedere le opere realizzate e non solo scritte sulla carta, perché diversamente si parla e si promette qualcosa a qualcuno sapendo che quel qualcosa non arriverà mai.

  PRESIDENTE. La ringrazio Ministro. Adesso diamo giustamente e correttamente la parola a chi non è ancora intervenuto, cioè all'onorevole Stefani prima, che ha cinque minuti, e all'onorevole Auriemma subito dopo.

  ALBERTO STEFANI. Grazie Presidente, grazie Ministro. Grazie innanzitutto per la disponibilità, grazie per l'illustrazione delle linee programmatiche. Grazie anche per il lavoro fatto finora e per aver accettato questa sfida, che è una sfida importantissima per il nostro Paese, una sfida che lei sta vincendo con la forza del dialogo, con la forza del pragmatismo ma anche con la forza della verità. Prima sono stati citati dall'onorevole Provenzano alcuni articoli della Costituzione, tra cui l'articolo 5. Però l'onorevole Provenzano ha citato soltanto le prime cinque parole, perché se avesse citato le altre parole avrebbe detto che «la Repubblica riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi e i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia». La Costituzione italiana prevede questo processo e prevede che questo processo sia costituzionalmente garantito e quindi il percorso che ha citato il Ministro è un percorso chiaro, un percorso lineare, un percorso tutelato e voluto dalla Costituzione e in questo question time lei Ministro ha già risposto anticipatamente alle mie domande.
  Però credo sia opportuno per questa Commissione focalizzare l'attenzione su quelle che possono essere le forme di partecipazione, anche di questa Commissione del Parlamento, di eventuali Commissioni bicamerali, al lavoro sul regionalismo differenziato e magari abbozzare un ipotetico cronoprogramma di quello che potrebbe essere poi il lavoro del Parlamento.
  Concludo il mio intervento con l'auspicio di buon lavoro perché questa può essere davvero una riforma epocale ed è una riforma che interessa il diritto costituzionale nella maniera più profonda del termine, le nostre autonomie e i nostri territori, come previsto dalla Costituzione. Quindi la ringrazio e le auguro buon lavoro.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. In pratica il tempo che non ha utilizzato lei era stato utilizzato dal gruppo del PD, quindi anche questa è una perequazione. Ecco, adesso do la parola all'onorevole Auriemma per il gruppo del Movimento 5 Stelle.

  CARMELA AURIEMMA. Grazie Presidente, grazie Ministro. In realtà non c'è dubbio che l'autonomia differenziata è all'interno della nostra Carta costituzionale, ma all'interno di un sistema, di un'architettura, che attribuisce ai primi 13 articoli della Carta un valore rafforzato. Quindi, le preoccupazioni che l'articolo 3, l'uguaglianza soprattutto di fatto, non sia garantita è evidente. È ancora più evidente dalla lettura del famigerato articolo 143 del disegno di legge di bilancio: secondo me la cosiddetta cabina di regia è uno – mi Pag. 21permetta Ministro – uno specchietto per le allodole, perché lei sa benissimo che in dodici mesi non potrà realizzare – nonostante tutti i profili relativi ai rapporti col Parlamento e con la Commissione – quello che in vent'anni non si è realizzato, cioè l'individuazione dei LEP. Quindi, è evidente che l'obiettivo principale di questo secondo comma è quello di commissariare l'individuazione dei LEP. Quindi, l'individuazione dei LEP non arriverà neanche attraverso la cabina di regia; cabina di regia che già di per sé è una cosa gravissima, anche perché il Parlamento non solo è completamente tagliato fuori da questo approfondimento ma anche perché, ad esempio, non è stata inclusa l'Associazione nazionale comuni Isole minori, che conta ben 35 comuni, per lo più del Sud; quindi già anche per questo è una mancanza di rappresentatività.
  Quindi il vero obiettivo di questo articolo 143 è il commissario straordinario, che verrà nominato con poteri di fatto non ancora chiari. Quindi, il fatto che i LEP vengano individuati in maniera unilaterale dal ministro, da lei Ministro, e il fatto stesso che si va a rispolverare un concetto che lei stesso aveva superato, quello della spesa storica, è dovuto a un motivo ben preciso. Perché l'individuazione dei LEP, se non è arrivata in vent'anni c'è un motivo, c'è un motivo perché probabilmente un'individuazione dei LEP reale, concreta, determinerebbe una ridistribuzione a favore delle regioni del sud di molte risorse. Da questo la volontà di inserire il criterio della spesa storica che invece avvantaggia, evidentemente, le regioni che vanno in una prospettiva di maggiore velocità. È evidente, quindi, che la volontà chiara non è tanto quella di individuare i LEP, come individuarli, ma soprattutto di individuarli in maniera unilaterale, quindi escludendo tutti, anche la stessa cabina di regia. Perché, mi potrà rispondere Ministro, se davvero ritiene che in dodici mesi la cabina di regia possa fare quello che non è riuscita a fare in vent'anni, tra l'altro con nessuna possibilità di avere risorse a copertura. Quindi sembra veramente un comma irrealizzabile se non nella parte in cui si va a individuare, dopo dodici mesi, un Commissario.
  È evidente che la Costituzione è un programma in parte ancora da realizzare, quindi il problema dell'autonomia differenziata sicuramente non aiuta in questo senso e ancorare, tra l'altro, la individuazione e la distribuzione delle risorse dei LEP con il PNRR è estremamente pericoloso, perché una mal individuazione dei LEP determinerebbe a cascata anche una ripercussione sulla distribuzione delle risorse del piano PNRR. Quindi anche questo ci preoccupa. La domanda anche un po' provocatoria che le pongo Ministro è: come può pensare, in dodici mesi, di realizzare quello che in vent'anni non si è riusciti a realizzare? Quindi sembrerebbe che la strada automatica di questo articolo 143 sia la nomina di questo Commissario con poteri straordinari e quindi bypassando ancora di più tutti i procedimenti anche previsti dallo stesso articolo 143. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Si è attenuta esattamente ai tempi, la ringrazio. Prima della replica del Ministro, credo che l'onorevole Provenzano desideri fare un ulteriore intervento. Gli darei la parola, in modo tale che così il Ministro replichi ai due precedenti interventi e anche al suo. Prego.

  GIUSEPPE PROVENZANO. Io mi permetto solo, visto che il Ministro ci invita alla leale collaborazione, di dare un'informazione, perché per noi la spesa storica non è un mistero. Noi ne conosciamo una gran parte; la conosciamo grazie alle istituzioni e allo stesso Governo, perché i conti pubblici territoriali della Ragioneria dello Stato ci offrono già la spesa territorializzata, regionalizzata. Poi va incrociata con i livelli dei servizi, con gli obiettivi dei servizi, che non a caso Ministro – le do una seconda informazione – sono stati previsti nella determinazione dei LEP con riferimento agli asili nido nella scorsa legge di bilancio – che lei non ha votato, o forse sì perché era in maggioranza. A differenza di quello che ha detto lei, c'è stata la determinazione dei LEP, con fabbisogni, standard e obiettivi di servizio intermedi, ma Pag. 22soprattutto Ministro, con le risorse per determinare quei livelli essenziali delle prestazioni, perché se vuoi colmare i divari di cittadinanza, coi fichi secchi, non ce la fai.

  PRESIDENTE. Perfetto. Allora abbiamo concluso qui con gli interventi, per la replica finale, a questo punto, do la parola al Ministro Calderoli che ringrazio nuovamente per la sua presenza qui oggi.

  ROBERTO CALDEROLI, Ministro per gli affari regionali e le autonomie. Visto il periodo dell'anno, che solitamente predispone ai fichi secchi, le dico non mi sono mai piaciuti, non li ho mai mangiati, quindi non li faccio né a nozze, né a Natale né in altra sede.
  Allora, partiamo dall'onorevole Stefani. La partecipazione e il ruolo del Parlamento: l'articolo 116, terzo comma, non rinvia a una legge di attuazione; dice che le intese devono essere sottoposte al voto del Parlamento, con la previsione di una maggioranza qualificata, la maggioranza assoluta. Se io dovessi prendere la Costituzione per come la leggo, io le dico che le pre-intese che qualcuno aveva sottoscritto – e non era il sottoscritto ma erano l'allora onorevole Bressa, l'attuale senatrice Gelmini – sarebbero teoricamente potute andare direttamente in Parlamento. Se io mi prendo la briga, e anche l'onere, di portare in un percorso parlamentare che richiederà come lei mi diceva, un cronoprogramma, è perché ragionevolmente io penso che l'esame di una legge di attuazione richiederà un anno di esame parlamentare, e questo è già un immediato coinvolgimento del Parlamento. Io poi le ho detto che il Parlamento verrà coinvolto nella fase della pre-intesa. Il soggetto interlocutore, per quello che mi riguarda, ma poi ci sarà l'esame parlamentare, è la Commissione questioni regionali. Dopodiché, quando arriverà l'intesa in Parlamento non deciderò né io, né la legge; ci saranno i regolamenti parlamentari che, interpretati dai rispettivi Presidenti, faranno seguire un determinato percorso a quella intesa. Quindi io non voglio né togliere né mettere, saranno i regolamenti parlamentari e l'autonomia regolamentare dei due rami del Parlamento a poter definire il percorso.
  Il cronoprogramma rileva anche rispetto alle domande o alle affermazioni dell'onorevole Auriemma. È possibile o impossibile definire entro dodici mesi i LEP? Io, fino ad oggi, tranne quelli della sanità, non avevo visto alcunché. Come ho iniziato a dire: «Guardate che può arrivare anche un commissario», sono iniziati a spuntare i LEPTA del settore ambientale, il diritto allo studio. Ci saranno tutti entro dodici mesi? Io non lo so, io il Commissario lo metto proprio in termine di stimolo, di sistema di chiusura: «guardate che diversamente poi arriva qualcuno che lo fa». Arriviamo a metà del percorso, sarò il primo a presentare una proroga di quel termine temporale perché si prosegua nel lavoro della cabina di regia, ma voglio vedere se c'è la volontà di partire e di fare qualcosa di serio. Perché io queste cose qui le ho già viste, come potrà confermare l'onestà intellettuale di alcuni rappresentanti della Sinistra che han vissuto con me il periodo del federalismo fiscale; io allora dicevo che la definizione dei costi e dei fabbisogni standard arrivano dopo i LEP, e non prima. Oggi mi danno ragione.
  I LEP che per esempio venivano indicati dall'onorevole Provenzano, rispetto agli asili nido, io non li ho citati non perché non esistano ma perché gli asili nido, il sociale, non è oggetto di possibile trasferimento. È già dove è. Quindi, è pregevole il lavoro che è stato fatto rispetto ai LEP, dopodiché son state anche stanziate le risorse per poter realizzare quel LEP. E qui spuntano i fichi secchi: perché non hai messo la copertura ai LEP? Allora io invidio l'onorevole Provenzano per la sua conoscenza rispetto alla spesa storica regionalizzata; in realtà, quando uno si va a leggere la relazione della Ragioneria Generale dello Stato rispetto a quella regionalizzazione, si rende conto che la ricostruzione della spesa di una materia o delle funzioni che sono contenute in quella materia, è assolutamente impossibile. E già nella relazione la Ragioneria dice «di quei 700 e rotti miliardi, più o meno la metà non è regionalizzabile, l'altra parte è regionalizzabile». Io credo Pag. 23che il lavoro debba essere fatto un pochino in maniera più definita rispetto a quella relazione, e la Ragioneria stessa mi dice l'ambiziosità di questa voglia di poter calcolare il costo per singola funzione. Sarà una mia curiosità, io fino ad oggi non ho mai ancora trovato questi dati. Allora, quando uno mi dice: «Ma dove sono le coperture dei LEP?» Io rispondo che sarà la legge di bilancio che dovrà verificare la copertura dei LEP. Ma prima di sapere cosa mi costano, io voglio sapere cosa sono, di quale servizio sto parlando. Sulla base della definizione di quello che sono quei servizi, parto dalla spesa storica, faccio il costo standard, lo calo nella realtà territoriale e ne ricavo il fabbisogno standard; la somma di tutti i fabbisogni storici mi darà la dimensione delle necessità e delle risorse che devo metterci. Ma io oggi non so se stiamo spendendo troppo e male, o se spendiamo troppo poco, e c'è la necessità, come nel caso degli asili nido, di andare a coprirli. Quella sede sarà la legge di bilancio, perché sono quelle che stabiliscono le spese dello Stato.
  Rispetto alla senatrice Auriemma, mi scusi onorevole Auriemma – perdonatemi ma per me, per un paio d'anni andrà avanti così, perché anche per me sarà sempre il senatore Nazario Pagano...

  PRESIDENTE. Eravamo nella stessa I Commissione del Senato e lei all'epoca era vicepresidente del Senato. Prego Ministro.

  ROBERTO CALDEROLI, Ministro per gli affari regionali e le autonomie. Allora concludendo, una cosa è certa: quando io ho pensato al Commissario non ho pensato a me. Se io dovessi indicare me stesso, che sono membro di quella cabina di regia, e dovesse arrivare a un insuccesso, farei fare il commissario a chiunque tranne che a chi è arrivato a un insuccesso. Quindi, non si preoccupi, e spero che sia solo una minaccia quella del commissariamento. Però io voglio che si inizi a fare qualcosa.
  Per quanto riguarda il suo richiamo alle piccole isole, le piccole isole sono rappresentate dall'Anci; anzi, i comuni italiani sono presenti con lo stesso peso di regioni e province all'interno della cabina di regia. E poi chiudo, ma non vuole essere un riferimento a lei personale, ricordando che il primo Governo Conte è partito con un contratto di governo in cui l'autonomia differenziata era presente tra i primi punti delle riforme istituzionali.

  PRESIDENTE. Bene. Abbiamo concluso, io ringrazio davvero della cordialità e della completezza dei suoi argomenti il Ministro Calderoli che ci farà pervenire la sua relazione che provvederò a farvi avere. Lo ringrazio ancora e, salutando gli ascoltatori di Radio radicale che pare che ci abbiano ascoltato in questa sede, dichiaro conclusa l'audizione.