XIX Legislatura

IX Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Martedì 13 dicembre 2022

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Deidda Salvatore , Presidente ... 3 

Audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, sen. Alessio Butti, sulle linee programmatiche in materia di innovazione tecnologica e transizione digitale per i profili di competenza della Commissione:
Deidda Salvatore , Presidente ... 3 
Butti Alessio , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ... 3 
Deidda Salvatore , Presidente ... 10 
Ascani Anna (PD-IDP)  ... 10 
Deidda Salvatore , Presidente ... 11 
Cesa Lorenzo (NM(N-C-U-I)-M)  ... 11 
Deidda Salvatore , Presidente ... 12 
Caroppo Andrea (FI-PPE)  ... 12 
Deidda Salvatore , Presidente ... 14 
Pastorella Giulia (A-IV-RE)  ... 14 
Deidda Salvatore , Presidente ... 15 
Furgiuele Domenico (LEGA)  ... 16 
Deidda Salvatore , Presidente ... 17 
Ghirra Francesca (AVS)  ... 17 
Deidda Salvatore , Presidente ... 17 
Raimondo Carmine Fabio (FDI)  ... 17 
Deidda Salvatore , Presidente ... 19 
Iaria Antonino (M5S)  ... 19 
Deidda Salvatore , Presidente ... 20 
Casu Andrea (PD-IDP)  ... 20 
Deidda Salvatore , Presidente ... 20 
Barbagallo Anthony Emanuele (PD-IDP)  ... 20 
Deidda Salvatore , Presidente ... 21 
Butti Alessio , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ... 21 
Deidda Salvatore , Presidente ... 22 
Butti Alessio , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ... 22 
Deidda Salvatore , Presidente ... 22 
Butti Alessio , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ... 22 
Deidda Salvatore , Presidente ... 22 
Butti Alessio , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ... 22 
Deidda Salvatore , Presidente ... 22

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
SALVATORE DEIDDA

  La seduta comincia alle 14.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, sen. Alessio Butti, sulle linee programmatiche in materia di innovazione tecnologica e transizione digitale per i profili di competenza della Commissione.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, sen. Alessio Butti, sulle linee programmatiche in materia di innovazione tecnologica e transizione digitale per i profili di competenza della Commissione.
  Do il benvenuto in Commissione al senatore Butti e lo ringrazio, anche per aver prontamente accettato l'invito che tutti i gruppi gli hanno rivolto.
  Avverto che dopo la relazione del sottosegretario si svolgeranno gli interventi dei deputati secondo i tempi che sono stati già comunicati, al fine di consentire lo svolgimento della replica. Invito pertanto i rappresentanti dei gruppi a comunicare alla Presidenza gli iscritti a parlare.
  Cedo dunque la parola al sottosegretario Butti per lo svolgimento della relazione.

  ALESSIO BUTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Grazie, Presidente. Grazie anche dell'opportunità per rivedere volti noti con i quali ho vissuto qualche esperienza politica e per salutare e augurare buon lavoro invece ai volti nuovi della Commissione e del Parlamento.
  Signor Presidente, onorevoli deputate e deputati, vi ringrazio per l'invito a riferire in questa sede sulle linee programmatiche relative all'attuazione dei dossier che mi sono affidati. Il Parlamento è la nostra casa: credetemi, non è affatto una definizione retorica, e cercherò anche di dimostrarlo con il mio comportamento e con il mio atteggiamento in seguito. Colgo oggi l'occasione per ribadire l'impegno a mantenere una comunicazione costante con il Parlamento attraverso le Commissioni competenti; anzi, sarò io spesso a chiedere un vostro aiuto e un vostro contributo.
  Questa prima occasione mi consente pertanto di fare il punto sull'avanzamento delle azioni previste nel Piano nazionale di ripresa e resilienza per le parti di mia competenza. Vorrei concentrarmi in particolare su tre punti. Vi riferisco anzitutto sul programma di interventi in corso di realizzazione, contestualmente ai ritardi accumulati nei mesi passati, e su ciò che riteniamo si possa e si debba realizzare nei prossimi mesi, seguendo l'ordine di priorità in una gerarchia ben definita per ciascuno di essi. Secondariamente, vi aggiorno sugli impegni di spesa rispetto alla dotazione finanziaria a disposizione del Dipartimento che coordino. E infine, quando necessario, mi soffermerò sulle sfide che ci attendono da qui ai prossimi anni nel campo dell'innovazione e del digitale, cercando anche di indicare le strategie sulle quali contiamo Pag. 4per affrontarle e risolverle rendendo operativi nuovi servizi e nuove procedure.
  Il mio mandato governativo copre sei macroaree. La prima è quella dedicata alla connettività, più in generale alle politiche strategiche per la realizzazione e il miglioramento delle reti di telecomunicazione; la seconda è la digitalizzazione della pubblica amministrazione e dei servizi pubblici; la terza sono le competenze digitali; la quarta è l'avanzamento dei dossier strategici che compongono l'Agenda digitale europea; la quinta è il rilancio delle azioni per l'innovazione digitale; e infine gli investimenti per le imprese innovative.
  Entriamo quindi nel merito di questi punti partendo dalla connettività, che è la principale condizione abilitante, come ben sappiamo, per portare a termine tutti gli interventi in tema di digitalizzazione. La connettività è infatti il pilastro per garantire a tutti una eguale opportunità di sviluppo personale, professionale, che ovviamente la rete è in grado di offrire; poi per sostenere l'innovazione dei processi produttivi, per favorire la crescita e la competitività internazionale delle nostre aziende: è una richiesta sempre più specifica, quella delle nostre aziende, di avere una connettività seria sulla quale poter contare. E poi per semplificare e rendere più veloci i rapporti tra pubblica amministrazione e cittadini.
  Il capitolo connettività si compone essenzialmente di tre dossier: innanzitutto quello per la realizzazione di quella che voglio definire «rete nazionale», e così facciamo finire gli equivoci sulla rete unica o non unica, chiamiamola rete nazionale; poi c'è quello relativo al 5G; e quello che include gli interventi atti a realizzare connessioni in fibra per i cittadini, per le scuole, gli ospedali e per le isole minori.
  Inizio dal progetto per la realizzazione della cosiddetta rete nazionale, dicendo subito che su questo punto abbiamo ereditato una situazione piuttosto complessa, e il Governo conferma i propri obiettivi nell'interesse dell'Italia, delle sue aziende, dei cittadini e dei consumatori. E cioè: tutelare gli interessi nazionali delle società coinvolte e degli azionisti; garantire il controllo pubblico a questa infrastruttura nazionale e fondamentale per il nostro Paese; dare attuazione piena alle norme nazionali e comunitarie; garantire infine gli equilibri economici, finanziari ed occupazionali. In questo quadro, l'interlocuzione con le autorità europee ovviamente sarà fondamentale.
  Vorrei anche essere molto preciso, e semmai ci ritorneremo anche nella fase successiva rispondendo probabilmente a qualche domanda su questo punto, e cioè che il Piano nazionale di ripresa e resilienza deve essere realizzato indipendentemente dal tema della rete nazionale, e soprattutto dal futuro e dalle discussioni circa il futuro degli operatori di telecomunicazione in campo.
  Rimanendo sul tema connettività un secondo capitolo è il 5G, per il quale abbiamo a disposizione una somma consistente di circa 2 miliardi di euro. Provo a mettere ordine sullo stato pregresso di questo settore e su quanto intendiamo fare da qui ai prossimi mesi.
  Nella stesura iniziale del Piano nazionale di ripresa e resilienza è stata prevista una copertura in 5G di 15 mila chilometri quadrati, cioè il 5 per cento di territorio nazionale equivalente più o meno a un terzo di tutte le aree non coperte dall'attuale 4G. La scelta politica dei nostri predecessori è stata quella di concentrarsi su parte delle aree urbane densamente abitate, sui cosiddetti corridoi UE, per un totale di circa 440 chilometri quadrati. A seguito dell'esito negativo, come molti di voi sanno, del primo bando pubblico, in quello successivo hanno scelto di non rendere obbligatori nemmeno questi 440 chilometri quadrati.
  Ora, per recuperare il tempo perduto e avanzare rapidamente nel raggiungimento delle milestone definite dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, ci troviamo costretti ad approntare un piano strategico che si fonda al momento su due pilastri; dico «al momento» perché ovviamente è un'evoluzione in corso. Il primo pilastro è quello degli interventi del pubblico a favore del privato: vogliamo cioè coprire con il 5G nuove aree, in particolare i distretti industrialiPag. 5 (ci sono già degli interessantissimi esperimenti nel Paese), parchi naturali, aree agricole, aree montane boschive, e vogliamo anche ampliare il perimetro dell'intervento sui corridoi UE e sulle strade extraurbane. Per farlo possiamo sfruttare le risorse avanzate, pari a circa 900 milioni di euro, pubblicando evidentemente nuovi bandi. Realizzeremo questi interventi in collaborazione con il Mimit, con gli operatori di telecomunicazione e naturalmente con la Commissione europea, trattandosi tecnicamente di aiuti di Stato – questo non sfugge a nessuno – che devono essere autorizzati da Bruxelles.
  Il secondo pilastro è quello degli interventi del pubblico per il pubblico. Qui invece ci muoviamo in netta discontinuità rispetto al Governo precedente, che aveva sostanzialmente accantonato questo tipo di interventi: noi invece riteniamo sia possibile abilitare servizi innovativi basati sulla tecnologia 5G sviluppati su richiesta di soggetti pubblici per adempiere a funzioni essenziali a vantaggio di tutta la connettività. Tra gli esempi ci sono le attività di controllo del territorio, in particolare la prevenzione degli eventi calamitosi, la sicurezza delle infrastrutture critiche, la logistica per ottimizzare la movimentazione delle merci, l'educazione a distanza e la sanità pubblica.
  Concludo questa ricognizione con un aggiornamento sui piani «Italia a 1 Giga», «Scuole connesse», «Sanità connessa» e collegamento alle isole minori. Il primo di questi piani, «Italia a 1 Giga», per cui si hanno a disposizione circa 3,8 miliardi di euro, prevede la connessione di 8 milioni e mezzo di unità immobiliari in zone a fallimento di mercato. Io vi prego di portare attenzione rispetto al termine «unità immobiliari», che è una cosa assai diversa da numeri civici, sul quale qualcuno sta evidentemente facendo confusione. Questo intervento, unitamente a quelli annunciati dai privati e a quelli già avviati dallo Stato nelle aree bianche, dovrebbe consentire di raggiungere tutte le famiglie italiane in congiunzione con collegamenti ad alte prestazioni.
  I piani «Scuole connesse» e «Sanità connessa» hanno l'obiettivo di raggiungere in fibra ottica gli istituti scolastici (sono più di 10 mila) e le strutture sanitarie pubbliche (sono più di 12 mila), fornendo agli enti interessati connessioni gratuite altamente performanti e andando ad abilitare una serie di servizi digitali che ad oggi sono impossibili. Ed è una delle richieste della Conferenza Stato-regioni, delle quali parlerò successivamente. I fondi disponibili per le connessioni delle scuole sono 260 milioni, quelli per le strutture sanitarie sono 500 milioni.
  L'intervento relativo al collegamento isole minori, per il quale sono stati stanziati 60 milioni, mira invece a connettere in fibra ottica 18 isole attraverso i cavi sottomarini, abilitandole quindi a raggiungere performance quantomeno in linea con il resto del territorio.
  La verità è che oggi, in considerazione dei ritardi sin qui accumulati, non siamo ancora in grado di dire se gli interventi in corso saranno effettivamente completati come promesso in passato entro giugno 2026. Questo vale anche per il capitolo relativo al collegamento delle isole minori anche se l'anticipazione è al 2023, in linea naturalmente con le scadenze del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
  Vediamo allora quali sono le principali criticità. Italia a 1 Giga. Allo stato attuale, i due aggiudicatari dei contributi pubblici hanno dichiarato ad Infratel che non riusciranno a raggiungere il target dell'1 per cento dei numeri civici, a piano, entro il 31 dicembre 2022. Infratel Italia, anche su nostra esplicita sollecitazione, ha chiesto chiarimenti ad ambedue gli operatori sui dati di avanzamento comunicati, in modo da poter esercitare appieno il proprio ruolo di controllo su quanto dichiarato.
  Ad oggi TIM ha consegnato progetti afferenti a 69 comuni, di cui 64 appartenenti alla lista dei comuni del piano della prima milestone e 5 appartenenti a una milestone differente e successiva. I piani prevedevano di avviare i primi comuni all'interno del periodo ottobre-dicembre 2022, per un totale di 124 comuni e 29.373 civici.Pag. 6
  Alla luce delle incongruenze nella comunicazione dei dati da parte dell'operatore, Infratel ha rinnovato la richiesta di chiarimenti qualche giorno fa, esattamente lo scorso 7 dicembre, su nostra esplicita richiesta. Se i dati dichiarati dall'operatore dovessero essere confermati, avremo al 31 dicembre 2022 per TIM il raggiungimento dello 0,63 per cento dei civici assegnati rispetto al target dell'1 per cento dei civici, numero iniziale.
  Quanto ad Open Fiber, l'operatore ha consegnato progetti afferenti a 79 comuni, di cui 74 appartenenti alla lista dei comuni del piano della prima milestone e 5 appartenenti ad una differente milestone. I piani prevedevano di avviare i primi comuni all'interno del periodo ottobre-dicembre 2022, per un totale di 116.
  Alla luce, anche in questo caso, delle incongruenze nella comunicazione dei dati da parte dell'operatore, Infratel – sempre su nostra istanza – ha rinnovato una richiesta di chiarimenti; anche in questo caso, come per TIM, lo scorso dicembre, 7 dicembre 2022. Se le previsioni dichiarate dall'operatore dovessero essere confermate, avremo al 31 dicembre 2022 per Open Fiber il raggiungimento dello 0,61 per cento dei civici collegati rispetto al target dell'1 per cento.
  È evidente che gli operatori TIM e Open Fiber hanno progettato un numero di comuni nettamente inferiore rispetto a quanto dichiarato nel piano trimestrale. Con questi dati la centralità del progetto rischia di venir meno, e questo va evidenziato anche per chiarire eventuali responsabilità.
  Italia 5G. Secondo i dati fornitici da Infratel, i piani di backhauling e coperture sono in linea con il raggiungimento delle milestone previste.
  Piano «Scuole connesse». I target di dicembre 2022 sono stati rimodulati in conseguenza della sottoscrizione degli accordi quadro a settembre 2022, visti i ricorsi avverso l'aggiudicazione, come previsto dal bando, che hanno ritardato di due mesi la sottoscrizione. Il target originariamente previsto per dicembre 2022 sarà conseguito a febbraio 2023, restando invariati i target per il 2023 e gli anni successivi.
  Piano «Sanità connessa». Sono attualmente in corso le attività di progettazione degli interventi in collaborazione con le regioni e con il Dipartimento per la trasformazione digitale. Sempre secondo quanto riportato anche da Infratel, non si ravvedono in questo caso criticità rispetto al raggiungimento delle milestone.
  Anche il piano «Isole minori» è sostanzialmente in linea con il target.
  La digitalizzazione della pubblica amministrazione. Passiamo ora al secondo punto, quello della digitalizzazione della pubblica amministrazione. Inizio con un rapido aggiornamento sulle misure di digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni territoriali.
  Ad oggi, oltre il 90 per cento delle amministrazioni comunali ha aderito ad almeno una delle procedure relative alle misure rivolte direttamente ai comuni attraverso la nostra piattaforma PA Digitale 2026. Non è molto e occorrerà certamente accelerare, perché la digitalizzazione non è una misura che può funzionare parzialmente. La digitalizzazione risponde al principio on-off: se si digitalizza solo una parte del servizio non si può dichiararlo come completamente digitalizzato, né puoi contare sull'efficienza, sull'economicità, sulla tracciabilità, sulla trasparenza dei sistemi e delle procedure digitalizzate.
  Senza il completamento delle procedure digitalizzate i segmenti realizzati hanno sinceramente poco valore. Per rispettare questo principio ineludibile dobbiamo cambiare mentalità: dobbiamo cambiarla noi in seno al Governo e al mio Dipartimento, dobbiamo cambiarla noi come classe politica e dobbiamo far sì che questo cambiamento avvenga nel modus operandi degli amministratori locali, perché poi qui abbiamo serie difficoltà di applicazione di tutto quello che noi stiamo producendo.
  Credo fino a un certo punto alla moral suasion, sulla quale pure tutti quanti abbiamo lavorato nei confronti della pubblica amministrazione e in particolare degli enti locali. Credo che si debbano trovare dei sistemi di obbligo applicativo delle soluzioni di trasformazione delle vecchie procedure analogiche in nuove procedure digitalizzate,Pag. 7 ed è fondamentale che su questo ci sia quantomeno un ampio consenso politico.
  Oltre 5 mila comuni sono stati ammessi ai finanziamenti per la migrazione al cloud, ma anche qui dobbiamo capire che il trasferimento su cloud non può avvenire per una parte dei documenti: dobbiamo digitalizzare e farlo velocemente e poi trasferire su cloud. Abbiamo speso tantissimo denaro e abbiamo speso anche tantissimo tempo: ora occorre portare a compimento le operazioni di digitalizzazione.
  Poco meno di 4 mila comuni hanno avuto accesso ai finanziamenti per l'estensione della piattaforma sull'identità digitale. Infine, altri 3 mila comuni hanno avuto accesso ai fondi dell'app IO e 2.800 comuni a quelli per pagoPA.
  In questo ambito il nostro obiettivo è certamente migliorare le sinergie tra tutti gli stakeholder coinvolti nel processo: gli amministratori comunali, i fornitori, i soggetti privati e ovviamente le strutture di Governo. Proprio a tal fine, due settimane fa abbiamo rinnovato una partnership con ANCI predisponendo la firma di un accordo, il primo accordo con ANCI, che mette a disposizione anche delle risorse economiche e che rafforza la collaborazione tra il nostro Dipartimento, quello per la funzione pubblica e le altre strutture ministeriali coinvolte nell'innovazione a livello locale sollecitando la progettazione collettiva; consolida le funzioni di accompagnamento e supporto del Dipartimento a favore di tutti i territori; ci impegna a mettere a disposizione degli amministratori locali informazioni e risorse nell'attività di negoziazione con i fornitori, perché riteniamo che dal negoziato con i fornitori possa scaturire anche un importante risparmio di denaro pubblico; e favorisce infine la raccolta di informazioni sullo stato di avanzamento delle misure in corso.
  Ne approfitto per segnalarvi che oltre ad ANCI, per la digitalizzazione dei comuni abbiamo anche attive una convenzione con il Ministero dell'istruzione e del merito per il comparto della scuola e una convenzione con pagoPA, app IO, SPID e CIE. Questo per quanto riguarda la digitalizzazione del territorio.
  Passando ora ai servizi pubblici, vi elenco i principali interventi già realizzati o pronti a partire su interoperabilità, anagrafi e piattaforme.
  Grazie al completamento dell'Anagrafe nazionale della popolazione residente, abbiamo dato la possibilità alla totalità dei cittadini residenti in Italia e a parte di quelli residenti all'estero di scaricare online 14 tipologie di certificati anagrafici, di modificare e aggiornare i dati che li riguardano anche in modo semplice, rapido e senza costi aggiuntivi, e di effettuare uno scambio di residenza all'interno del territorio italiano.
  Il Dipartimento ha anche attivato, in accordo col Ministero dell'interno, iniziative che riguardano il futuro dell'Anagrafe secondo quanto previsto dall'articolo 62 del codice delle amministrazioni digitali; ne cito due perché sono particolarmente importanti. La prima è l'integrazione in Anagrafe nazionale delle liste elettorali gestite dai comuni; la seconda è che l'Anagrafe nazionale può erogare servizi dedicati ai comuni per la tenuta centralizzata dei registri di stato civile.
  Proseguendo sul fronte della piattaforma, è terminata la sperimentazione della Piattaforma digitale nazionale dati nella quale sono stati coinvolti INPS, Agenzia delle entrate, Ministero dell'interno, Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la regione Emilia-Romagna e tre città, Milano Firenze e Torino, che sono state individuate dall'ANCI. La piattaforma è ora operativa ed è aperta a tutte le amministrazioni che intendono aderire. Per favorire l'adesione dei comuni sono in via di emanazione appositi avvisi.
  Vi è poi la piattaforma referendum digitale, per la quale si sta realizzando l'integrazione nell'Anagrafe delle informazioni relative all'iscrizione nelle liste elettorali; ciò favorirà l'adesione e il sostegno da parte dei cittadini ai quesiti referendari e alle leggi di iniziativa popolare, con una maggiore inclusione delle persone con disabilità. Con il Ministero dell'interno si sta valutando la possibilità di sostituire le tesserePag. 8 elettorali cartacee con un documento digitale.
  Vorrei comunicarvi anche che il Dipartimento sta realizzando alcuni schemi pilota per il wallet dell'identità digitale, e pensiamo ad esempio alla patente digitale, alla tessera sanitaria digitale sull'app IO: in tal modo i cittadini potranno avere sempre con sé questi documenti in formato digitale.
  Ho appena citato app IO e vorrei allora condividere con voi gli ultimi dati significativi relativi a questa applicazione e alla piattaforma pagoPA, entrambe utili certamente per l'erogazione e per la fruizione dei servizi pubblici digitali. Qualche numero: l'app IO è stata scaricata da quasi 32 milioni di utenti, gli utenti attivi mensili sono quasi 6 milioni, mentre il numero di enti (per enti si intendono i comuni, le regioni, le scuole, le strutture sanitarie) che espongono servizi sono ora 7.236 su una platea di 14 mila, che tra l'altro per il 2026 rappresentano l'obiettivo del Piano nazionale di ripresa e resilienza. PagoPA è utilizzata ormai da 41 milioni di persone fisiche e oltre 2 milioni di imprese; nel complesso stimiamo che saranno oltre 330 milioni le transazioni effettuate nel 2022 per un controvalore economico di circa 60 miliardi di euro. Infine, i comuni aderenti alla piattaforma sono 7.884.
  C'è poi il capitolo dell'identità digitale, che è cruciale ai fini dell'accesso e della fruibilità dei servizi digitali. Lo SPID è oggi in possesso di 33,2 milioni di cittadini, mentre la carta d'identità elettronica è stata oggi adottata da 32,4 milioni di cittadini. Sono numeri importanti.
  Su interoperabilità, cloud e sicurezza cibernetica l'aggiornamento più importante è che in questi giorni si sta concludendo l'asseverazione da parte di un esperto indipendente dell'avvenuta attivazione del Polo strategico nazionale, l'infrastruttura cloud che tutela i dati e i servizi critici e strategici delle pubbliche amministrazioni italiane.
  Con l'attivazione del PSN andiamo a completare la prima milestone della Missione 1, Componente 1 del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Questa infrastruttura garantisce che i sistemi, i dataset e le applicazioni della pubblica amministrazione possano essere ospitati in centri dati con elevati standard di qualità per sicurezza, capacità elaborativa, scalabilità, interoperabilità e sostenibilità ambientale. Le sedi individuate per ospitare i data center sono Acilia e Pomezia nel Lazio insieme a Rozzano e Santo Stefano Ticino in Lombardia.
  Rimangono tuttavia aperte le criticità sulla minaccia alla sovranità digitale nazionale rappresentata dal Cloud Act americano, che eserciterebbe la propria giurisdizione anche sul territorio italiano, come tutti ben sappiamo. Sul tema ci sono Paesi, come Francia, Germania e Spagna, che hanno adottato misure che non risulta siano state considerate dal precedente Governo o, se considerate, sono state evitate per ragioni che dovremo evidentemente ancora approfondire, cercando eventualmente tutte le misure di superamento ritenute necessarie.
  Altro passaggio che conclude la parte relativa alla digitalizzazione dei servizi pubblici è quello della sanità digitale. Ne fanno parte sia il completamento del fascicolo sanitario elettronico sia l'utilizzabilità dei servizi di telemedicina attraverso il Servizio sanitario nazionale.
  Dunque, procedendo per ordine di interventi: la Missione 6 Componente 2 Investimento 1.3.1 del Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede il completamento del fascicolo sanitario elettronico come unico punto di accesso alla sanità online e i servizi sanitari in remoto da diffondere sul territorio nazionale attraverso il progetto di telemedicina. Quindi, quando si inseriscono i dati di un paziente che da Milano si trasferisce a Cosenza, attraverso il fascicolo sanitario elettronico dobbiamo essere in grado di individuare subito, immediatamente i dati sanitari di questo paziente, cosa che attualmente come sapete non avviene.
  Il progetto è strutturato attraverso due componenti: una componente centrale il cui valore è 200 milioni relativa alla creazione dell'ecosistema dati sanitari, ovvero un'architettura che garantisce dati e documenti prodotti localmente che rispettino Pag. 9standard omogenei e siano archiviati in sicurezza; una componente regionale il cui valore è di 610 milioni per il potenziamento dei fascicoli sanitari elettronici regionali in termini di adeguamento tecnologico e formazione e change management per i medici e le strutture sanitarie. Tutto questo con il pieno coinvolgimento delle regioni per quanto di loro competenza.
  In questo ambito delicato per i dati attiveremo presto un dialogo con il Garante per la protezione dei dati personali, per discutere i due decreti attuativi che riformano la normativa secondaria del fascicolo sanitario elettronico e danno copertura normativa all'ecosistema dei dati sanitari, per consentire il transito dei dati già a partire dall'inizio del 2023.
  Il tema delle competenze digitali riguarda sia la funzione pubblica che la popolazione ed è un tema molto delicato e molto sensibile. Per quanto riguarda la prima, grazie alle nuove risorse introdotte in virtù delle assunzioni previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza inseriremo conoscenze e competenze adeguate anche in chiave di trasformazione digitale. Quanto alle competenze digitali della popolazione, l'azione ricade nel contesto del progetto Repubblica Digitale che è parte integrante della Strategia nazionale per le competenze digitali e con l'obiettivo finale di far crescere le stesse almeno nel 70 per cento della popolazione entro il 2026.
  Le tre misure principali per l'accrescimento e la diffusione delle competenze digitali di base promosse dal Dipartimento sono, anzitutto, il Servizio civile digitale realizzato insieme al Dipartimento per le politiche giovanili. La misura infatti prevede tre cicli di realizzazione con l'impiego complessivo di 9.700 giovani volontari per il coinvolgimento di circa 1 milione di cittadini.
  C'è poi la rete dei servizi di facilitazione, realizzata assieme a regioni e province autonome, che dovrebbe partire a breve e che conterà su 3 mila punti, prevedendo entro il primo semestre del 2026 il coinvolgimento di 2 milioni di cittadini.
  C'è infine il Fondo per la Repubblica Digitale, misura finanziata con risorse del Fondo nazionale complementare e realizzata da ACRI, l'associazione delle fondazioni di origine bancaria, con l'obiettivo di raggiungere le 100 mila persone con orientamento professionale su competenze ICT.
  Quanto al nostro lavoro in ambito Agenda digitale europea, ribadiamo la dovuta collaborazione con la Commissione su molti temi trattati e l'impegno a condurre in porto le altre iniziative internazionali. Identità digitale, governo dei dati, sicurezza cibernetica, servizi e prodotti digitali sono tutte aree applicative che devono muoversi in assonanza con le indicazioni delle autorità europee.
  È mio preciso impegno rafforzare il confronto con le autorità europee su tutti i temi cruciali che dovremo continuare ad affrontare, non solo in chiave di realizzazione di Piano nazionale di ripresa e resilienza ma anche e innanzitutto sul piano del confronto e della convergenza, su soluzioni che dovranno sempre più essere valutate e sviluppate in un contesto di tipo continentale.
  Mi avvio alla conclusione. Concludo questa ricognizione con un cenno alle azioni di rilancio dell'innovazione digitale. Tutte le azioni di cui vi ho fin qui parlato hanno un obiettivo comune, cioè rendere il nostro Paese moderno, competitivo, attrattivo, anche e soprattutto per gli investimenti stranieri, e certamente non da ultimo innovativo.
  Tra queste vorrei citare in particolare quella sulla mobilità intermodale locale nazionale, con sperimentazione dei servizi MaaS e di mobilità aerea avanzata. Attualmente i progetti del settore della mobilità sono in fase di sperimentazione, ma prestissimo ci consentiranno di rivoluzionare la mobilità urbana, migliorando tanti aspetti del vivere quotidiano, dalla famiglia al lavoro fino alle attività produttive. Nelle scorse settimane abbiamo avviato a questo proposito un dialogo molto costruttivo con ENAC, che sta già intensamente lavorando invece con ENAV per disciplinare tutto ciò che avviene sotto i 300 metri, perché questi sono droni e mezzi che naturalmente devono volare, è il caso di dire, ma a una Pag. 10certa altezza e quindi è importante disciplinarne le rotte.
  È infine nostra intenzione rilanciare Sperimentazione Italia, che è un programma che consente a start-up, imprese, università e centri di ricerca di sperimentare un proprio progetto innovativo attraverso una deroga temporanea alle norme vigenti. Se l'esito della sperimentazione risulterà positivo verrà richiesta una modifica normativa per rimuovere l'impedimento e i dati raccolti contribuiranno a consentire l'adozione tecnologica a livello Paese; è quindi una fase sperimentale secondo me anche affascinante. Con l'applicazione di Sperimentazione Italia il «laboratorio Italia» può auspicabilmente compiere un passo verso lo sviluppo di un percorso semplificato e rapido, che apra la porta alle sperimentazioni di tecnologie emergenti e di iniziative ad alto valore tecnologico con impatti positivi per i cittadini, per la pubblica amministrazione e per le imprese.
  Abbiamo sfide cruciali davanti a noi da gestire in condizioni veramente complesse: abbiamo da un lato gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e dall'altro i ritardi accumulati nei mesi passati in alcuni ambiti progettuali (alcuni li ho qui elencati e denunciati). Innanzitutto sul settore della connettività, ritardi che creeranno certamente dei problemi. Quindi grandi sfide e concrete difficoltà che dovranno essere affrontate con una strategia operativa e con la consapevolezza e con il contributo di tutti, perché la partita si potrà e si dovrà giocare sul piano dell'innovazione ma anche della trasparenza, che sono due parole che io ritengo essere indispensabili. A queste ne aggiungo una terza, «informazione»: perché occorre mettere gli enti e i cittadini nelle condizioni di avvalersi dei servizi messi a disposizione non solo dal nostro Dipartimento ma dalla pubblica amministrazione in genere. Se lo faremo insieme, daremo all'Italia una concreta opportunità di modernizzazione e di crescita. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, senatore. Do subito la parola ai colleghi. Dobbiamo correre, perché ricordo che poi alle 16 abbiamo l'Aula. Cerchiamo di contenerci.
  La deputata Ascani, prego.

  ANNA ASCANI. Grazie Presidente, grazie al sottosegretario Butti per avere risposto alla sollecitazione della Commissione, del Parlamento.
  Ho apprezzato il riferimento alla volontà di mantenere una comunicazione costante. Il nostro gruppo si è espresso in maniera dura rispetto a una scelta che reputiamo radicalmente sbagliata, quella di non istituire il Ministero per la transizione digitale, dando a questo ambito di sviluppo-Paese il ruolo che all'interno di una compagine governativa deve avere; però auguro buon lavoro al sottosegretario Butti, che seppure non dal ruolo di ministro dovrà gestire partite che sono rilevantissime. Bene anche il riferimento alla trasparenza e all'informazione.
  Io, focalizzando il mio intervento sui temi della connettività, che giustamente viene considerata un elemento di cittadinanza e un elemento di sviluppo (quindi tiene insieme sia la partecipazione attiva dei cittadini che il ruolo delle imprese), mi chiedo come questa volontà di informare, di essere trasparenti, eccetera, si concili con il Progetto Minerva di cui da settimane leggiamo sui giornali e che neppure in questa audizione il sottosegretario ha però voluto definire in maniera più chiara.
  Il Parlamento e i cittadini italiani hanno bisogno di capire meglio cosa significa rete nazionale, perché se è vero che c'è la necessità di avere un controllo pubblico di un'infrastruttura strategica affinché si possa garantire a tutti i cittadini e alle cittadine pieno accesso, pari accesso, a tutto quello che la rete mette a disposizione loro e delle imprese, è altrettanto vero che è necessario capire qual è il piano del Governo per rendere possibile questo tipo di sviluppo. Per ora sappiamo solo che il Governo ha bloccato il percorso che era in atto, naturalmente era nelle sue prerogative decidere in questa direzione; non sappiamo però che cosa abbia deciso rispetto appunto alla modalità con cui si vuole arrivare a una rete nazionale. Peraltro, come sa benissimo il sottosegretario, parliamo di TIM, di un'azienda che è strategica a livello nazionale per l'infrastruttura che gestisce, ma anche Pag. 11per le persone che occupa e per il ruolo che ha svolto nella storia recente non solo di questo Paese. Quando parliamo di progetto Minerva, di rete nazionale come l'ha chiamata il sottosegretario, parliamo di cittadinanza, di politica industriale, di lavoro e di futuro, e quindi è importante che siano chiariti meglio i dettagli di quella che per ora è, appunto, soltanto una discussione svolta sui giornali.
  In particolare, nelle aree bianche esiste ancora un accordo tra Open Fiber e TIM? E, se sì, il sottosegretario sa quali siano gli elementi di questo accordo per poter procedere all'infrastrutturazione, che è davvero in ritardo? La colpa certamente non ricade sul sottosegretario Butti, perché è una storia lunga quella del ritardo sulle aree bianche che conosco abbastanza bene; però quell'accordo esiste ancora, se sì in che termini e che risultati sta dando? Sulle aree grigie lei ha parlato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza: qual è il livello di interlocuzione con le autorità europee per fare in modo che arrivare a una rete pubblica nazionale non incida su quell'elemento di concorrenza che è stata la base dei bandi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, e quindi anche delle assegnazioni che sono intervenute sulle aree grigie? E soprattutto che succede nelle aree nere, cioè le aree dove la concorrenza è ovviamente più elevata essendo aree nelle quali il mercato si esprime pienamente e particolarmente redditizie, e come la rete nazionale si concilia con quell'elemento di concorrenza?
  Altra questione che riguarda la connettività è quella della manodopera, perché non tutti i ritardi di cui lei ha parlato, anche nel piano «Italia a 1 Giga», ma temo una parte di questi sono sicuramente legati a quella mancanza strutturale di manodopera nella posa della fibra; e quindi qui è davvero una domanda aperta, perché so essere una questione rilevante, importante, di non semplice soluzione. Vorremmo sapere se c'è un tavolo, un accordo con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, col Ministero delle imprese e del made in Italy, o almeno un piano per fare in modo che quelle 10 mila unità, che alcune delle aziende del settore denunciavano mancare, effettivamente possano essere messe in forza dalle aziende per arrivare nei tempi previsti alla posa della fibra e quindi all'infrastrutturazione del Paese.
  Degli altri temi poi parleranno i miei colleghi. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, collega. La parola al presidente Cesa.

  LORENZO CESA. Grazie Presidente e un saluto al sottosegretario Alessio Butti. Un ringraziamento davvero per essere stato molto chiaro almeno nel fotografare la situazione che abbiamo oggi nel nostro Paese in questo settore. Poi essere ministri, essere sottosegretari alla Presidenza del Consiglio conta poco, conta risolvere i problemi che noi abbiamo da affrontare.
  Ho ascoltato con molta attenzione quello che ci ha detto e mentre parlava mi ponevo alcuni problemi. Vorrei fare una premessa. Io sono il più anziano forse della Commissione, ho vissuto anche la «prima Repubblica» intensamente, ero molto interessato al settore, lo seguivo, perché andavo a parlare lì allora con Fabiani, con Agnes, con Principe ancora... Eravamo il secondo gruppo nel mondo, Telecom era... Poi ci fu una sciagurata decisione presa nel 1997 o 1998 dal Governo Prodi, da Ciampi: dobbiamo dirle le cose come stanno perché vanno riaffrontati gli argomenti, riacciuffati i problemi, ricordato il passato per cercare di risolvere i problemi che noi abbiamo oggi da affrontare. Allora ci fu questa sciagurata decisione di privatizzare la Telecom, quindi privatizzare la rete, unico Paese in Europa; ve lo dico da ex parlamentare europeo, visto che nel 2004 mi trovai come vicepresidente del gruppo del Partito Popolare Europeo ad affrontare con la Reding questi argomenti e venivano a parlarmi, perché ero stato delegato dal Partito Popolare a svolgere questo lavoro, tutti i gestori europei. Venivano Deutsche Telekom, France Telecom, la British Telecom, tutte pubbliche; gli unici privatizzati fummo noi. E da lì parte tutta la tragedia e la sciagura che abbiamo oggi, immane. Dobbiamo rimediare. Per poter allora gestirePag. 12 seriamente le questioni, signor sottosegretario, bisogna riaffrontare le cose veramente alla base.
  Allora, che intenzione ha il Governo? Ho letto le sue dichiarazioni: che intenzione abbiamo sulla rete? Lei ha detto, giustamente: chiamiamola rete nazionale. Sì, rete nazionale, mi piace anche; dobbiamo riprendere in mano il discorso della rete nazionale.
  Come farlo? La domanda che le pongo è: attraverso un controllo della rete con operazioni di mercato, trasparenti naturalmente? E le vorrei chiedere: il Governo è favorevole a mantenere la rete in capo a TIM? Insomma, vorrei un po' di chiarimenti perché è il punto cruciale, perché se non riprendiamo i fili del discorso cercando di riappropriarci delle questioni di fondo poi non risolveremo i problemi.
  Le vorrei poi dire alcune cose di ordine pratico. Questa è una grande questione di fondo, come riprendere in mano il discorso della rete se vogliamo poi realizzare la connettività con più facilità e rispondere con più facilità... Anche lei rispetto al Parlamento, rispetto ai cittadini, il Governo rispetto ai cittadini, se vogliamo davvero fare poi dei passi in avanti.
  Ci sono poi delle questioni. Quando lei ci dice che Open Fiber, TIM hanno raggiunto quei risultati, poniamoci il problema di quali sono i problemi da affrontare, e che deve affrontare anche questo Parlamento. Come ad esempio semplificare i processi autorizzativi, perché molte volte per mettere su un'antenna o per ammodernare una rete un operatore ha bisogno di sei, sette, otto, nove, dieci autorizzazioni per arrivare a far quello. E poi un altro argomento, anche, che le vorrei sottolineare, proprio con l'esperienza di parlamentare europeo e avendolo affrontato a livello europeo: rispetto al 5G, l'adeguamento dei limiti di emissioni elettromagnetiche agli standard europei. Perché noi, siccome siamo i più bravi di tutta l'Europa... Io ero lì in quel periodo, noi avevamo emesso una direttiva sull'argomento, abbiamo dato delle indicazioni a tutta l'Europa; noi siamo stati molto più bravi, abbiamo ancor di più limitato la possibilità di realizzare gli impianti, addirittura con modalità molto più rigide.
  Allora, per ricapitolare, il tema di fondo: facciamo questa rete nazionale e come la facciamo? La facciamo attraverso un'operazione su TIM e come? Abbiamo già qualche idea? Anche perché ho qualche dubbio che Open Fiber possa andare avanti, perché vedo giustificazioni assurde: l'amministratore delegato, ogni tanto leggo, una volta tira fuori il Covid, una volta tira fuori il problema dei costi giustamente della manodopera, che aumentano sempre di più. Mi sembra che se andiamo avanti così non raggiungeremo gli obiettivi e falliremo anche sul tema del Piano nazionale di ripresa e resilienza, sulla realizzazione, sulla «messa a terra» davvero delle risorse che che lei quest'oggi ci ha detto che volete impiegare.
  Allora, sono questi gli argomenti: un discorso di fondo generale, che fare sul tema della rete se vogliamo parlare in maniera seria di connettività da realizzare entro i termini che ci siamo prefissati; e anche sbrogliare la matassa di rendere più semplice, sburocratizzare il tema delle concessioni, la possibilità per gli operatori di lavorare; e l'altro argomento è quello appunto delle emissioni elettromagnetiche, perché se non abbassiamo... Applichiamo la direttiva europea, applichiamo quello che ci dice l'Europa, questo agevolerebbe molto gli operatori.
  Avremmo molto da dire, ma speriamo di poterlo fare in altre occasioni.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente. Il collega Caroppo. Prego.

  ANDREA CAROPPO. Grazie. Benvenuto anche da parte mia, dal gruppo di Forza Italia della Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni, sottosegretario.
  Innanzitutto bene aver sgombrato il campo su quelle che sono le competenze e le deleghe che le sono state assegnate. La delega è piena e quindi avere un interlocutore ufficiale, un interlocutore in qualche modo anche unico, ci agevola nel lavoro che dovremo fare. Questo è importante, perché si è chiacchierato tanto soprattutto in questa parte iniziale di Pag. 13legislatura, però credo sia un punto di partenza che chiarifica un po' una serie di dubbi che c'erano nella fase iniziale.
  Si è tanto discusso sulla parte legata all'assenza di un Ministero effettivo, un Ministero alla transizione digitale, all'innovazione. Lo dico da rappresentante di Forza Italia: il Governo Berlusconi fu il primo Governo che nel 2001 individuò un Ministro per l'innovazione e le tecnologie, era il Ministro Stanca. Non c'è una scelta giusta, se prevedere un ministro o se invece affidare le deleghe a un sottosegretario: al di là della forma noi a lei, sottosegretario, chiediamo la sostanza, cioè chiediamo di realizzare quanto è in animo e quanto è già stato in maniera esaustiva presentato oggi, perché la ringraziamo davvero per la completezza della relazione. Anzi, se possibile, Presidente, vorrei averne una copia, perché fa il punto in una maniera chiara, perentoria su tutti i segmenti.
  Anch'io lo dico, come diceva il collega Cesa, nella mia esperienza di parlamentare europeo nella passata legislatura: ci aiuta a capire anche sulle quattro direttrici su cui la Bussola Digitale europea si muove. E quindi il sottosegretario ha espresso in maniera chiara i quattro punti cardinali, per così dire, della connettività, dei servizi alle imprese, dei servizi alla pubblica amministrazione, quindi l'e-government, e la parte invece delle competenze digitali.
  Noi come Italia in generale negli ultimi anni abbiamo scalato delle posizioni, con o senza ministro, con ministri conosciuti o ministri sconosciuti. Qualcuno ricorderà l'ultimo Ministro per la transizione digitale, secondo me in pochi ricorderanno il penultimo Ministro per la transizione digitale. È importante lasciare il segno, quindi ci auguriamo sarà possibile fare questo.
  Il punto di partenza, come diceva, è favorevole per una serie di circostanze. Noi abbiamo come sistema Italia dei buoni target che abbiamo raggiunto; ciò ci fa guardare con fiducia all'obiettivo del 2026 ma anche a quello del 2030 a cui tutti dobbiamo tendere, tanto in termini di connettività, di servizi alle imprese, servizi della pubblica amministrazione.
  C'è un grande problema sulle competenze digitali. Io, sottosegretario, le chiedo che si faccia molta attenzione a un tema... Non so se è un neologismo, io dico «digital washing»: si tenta di far passare come interventi importanti o di educazione digitale o di sistemi di miglioramento digitale, per i comuni soprattutto, ciò che in realtà non lo è; c'è uno spreco di risorse tanto in presunti formatori, e quindi presunti corsi e presunte organizzazioni che cercano di dare delle competenze a delle persone che alla fine non le ottengono, quanto in sistemi strapagati a peso d'oro che vengono forniti ai comuni e della cui utilità nessuno ancora ha contezza e certezza.
  Le chiedo quindi, da parte mia, un controllo importante, non solo per implementare le risorse che avremo e per raggiungere gli obiettivi, perché noi come Italia, quando siamo chiamati a raggiungere gli obiettivi messi spalle al muro, gli obiettivi li raggiungiamo sempre. Il punto vero è come li raggiungiamo: nella sostanza, se realmente poi le persone avranno una competenza digitale effettiva; se si avrà soprattutto una convergenza di genere, sul problema di formazione digitale soprattutto delle donne in questo caso, lo dicono i dati; e se anche i nostri comuni avranno le competenze e gli operatori, ma anche e soprattutto i servizi in questo caso da dare ai cittadini. Su questo le chiedo quindi un'attenzione particolare.
  Concordo con lei sul fatto che in certi casi non basta la moral suasion; anzi, io credo che tutte le volte in cui siamo stati obbligati e costretti a utilizzare alcuni meccanismi in maniera coercitiva, il DNA italiano ha dato il meglio. E quindi, al di là del raggiungimento di numeri, laddove il Governo riterrà necessario, ovviamente col consenso da parte del Parlamento e delle parti politiche, di dare un'accelerata, non di imporre, non dico di imporre, non è il termine giusto, ma di dare un'accelerata sull'utilizzo effettivo di alcuni sistemi, io credo che lì noi faremo un'azione meritoria. Perché non basta raggiungere target e percentuali: dobbiamo creare, che è quello che io ritengo manchi, non solo tra le persone più avanti negli anni ma anche tra Pag. 14le giovani generazioni, l'humus e le condizioni adeguate per sviluppare realmente una società che sia una società pronta, una società digitale, una società al passo con i tempi rispetto a quello che accade anche in altre realtà europee.
  Per far questo quindi lei accennava al Polo strategico nazionale per quanto riguarda il cloud. Bene quello che si sta facendo, magari se è possibile accennare a quelle che sono... Ha fatto riferimento a misure non adottate da parte dell'Italia nella passata legislatura rispetto a quello che invece hanno fatto altri sistemi nazionali, mi pare che avesse citato la Francia e la Germania; se può esplicitare meglio quello che non è stato fatto, perché l'aspetto della sicurezza strategica è decisivo, cioè l'autonomia strategica dell'Italia su tanti segmenti è fondamentale. Tutti ci appassioniamo a parlare di rete unica, se sarà maggioritario uno, l'altro, se ci sarà un'OPA o se non ci sarà: l'aspetto più importante, invece, è se la rete torna ad essere nazionale, se è una rete nazionale su cui possiamo avere la certezza di una sicurezza, visto anche quello che accade in termini di cyber security.
  Le faccio un'annotazione su un altro aspetto del cloud, che è quello invece per gli operatori privati, per così dire: perché a volte noi non raggiungiamo gli obiettivi nel momento in cui l'interoperabilità, soprattutto tra operatori privati, non consente le migrazioni da parte di utenti da un cloud, per esempio, a un altro. Questo io credo sia un tema su cui possiamo riflettere, perché poi spesso ci lamentiamo del fatto che non ci siano dei «campioni» nazionali italiani o che riescano a imporsi sul palcoscenico europeo o nazionale, ma là dove abbiamo dei campioncini secondo me vanno sostenuti, vanno aiutati e messi nelle condizioni anzi di avere una crescita; che non significa, sia chiaro, aiuti di Stato, ma nel rispetto della normativa consentire loro in qualche modo di avere un ruolo strategico e di leadership crescente.
  Con questo quindi io chiudo e la ringrazio davvero per la completa relazione che ci ha fatto. Sono convinto, come diceva anche il collega Cesa, che nel prosieguo della legislatura avremo tanto da fare e ci sarà modo di far bene per la nostra Italia. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, collega Caroppo. La collega Pastorella. Prego.

  GIULIA PASTORELLA. Grazie, sottosegretario. Questi per fortuna sono temi che dovrebbero essere condivisi anche nell'Intergruppo innovazione, di cui il collega Caroppo che ha appena parlato fa parte; ci siamo detti che cercheremo di lavorare assieme. Quindi prenda i miei appunti e osservazioni come pungoli del gruppo Azione-Italia Viva e non necessariamente come critiche, però è anche giusto, insomma, pungolare il Governo in questo senso. Farò una carrellata rapidissima, non necessariamente nell'ordine in cui li ha menzionati lei, però per riuscire a toccare tutti i punti.
  Rete unica. La domanda, al di là di quello che ha già detto la collega Ascani, è sulle tempistiche: perché se questo Governo ha deciso, se non di ricominciare da zero, comunque di fare un passo indietro, la domanda è quali siano le previsioni di avanzamento del progetto.
  Su «Italia a 1 Giga», anche lì cosa succede una volta che Infratel ha fatto le sue audizioni, insomma il suo monitoraggio; e soprattutto, al di là di capire di chi è la colpa, perché risulta che non sia solo colpa degli operatori, ma anche di mappature magari non precise, la domanda è come si recupera un ritardo. C'è una questione di risorse o di altro? E quindi che cosa intende fare il Governo per recuperare se possibile questo ritardo, visto che non credo si possano trovare altri operatori che possono sostituire quelli che hanno fallito? Quindi che cosa si può fare?
  Per fortuna che c'è un allineamento tra il registro elettorale e quello delle residenze, perché abbiamo visto nelle ultime elezioni quante persone siano state costrette all'astensione proprio perché non c'era questo allineamento. Quindi la mia domanda è se questo regolamento è già in essere o se si farà a breve; e spero che si faccia con la prossima tornata di amministrative, in particolare penso alle regionali Pag. 15di Lombardia e Lazio, in modo che non ci siano più astenuti involontari. E ovviamente non posso che essere felice per la piattaforma sul referendum: era una delle richieste nel nostro programma elettorale, e quindi è fantastico.
  Ho qualche perplessità in più sulla sperimentazione di wallet di pagoPA, semplicemente perché, come saprà benissimo, in sede europea stanno lavorando a delle linee-guida su questo tipo di progetto, in particolare nel progetto eIDAS. Quindi la domanda è: come facciano a farla in assenza di queste linee-guida, e soprattutto come si assicuri un mercato concorrenziale con i provider di identità digitale, che sono previsti come operatori di questi wallet, nel momento in cui pagoPA anticipa questi stessi operatori prima delle linee-guida. Quindi la domanda è se questo progetto pilota sia realizzato tenendo a mente l'aspetto concorrenziale, che è molto importante perché i provider di identità digitale hanno reso un servizio immenso al Paese e quindi è giusto anche forse tenere da conto che possano essere loro i provider di questi wallet.
  Sul Cloud Act, o meglio sulla sovranità digitale, credo che prima di tutto bisogna mantenere un approccio proporzionale, che è anche nella Strategia nazionale di cyber security, nel senso che non tutti i dati sono uguali: quindi benissimo essere attenti alla protezione dei dati quando sono strategici, quando sono sensibili, però non facciamo di tutta l'erba un fascio. L'approccio francese che lei citava invece è proprio quello di fare di tutta l'erba un fascio, con il Second Cloud che prevede delle protezioni altissime di residenza dei dati, ownership dell'azienda che tratta i dati, eccetera, per tutti i dati della pubblica amministrazione. Io credo che l'Italia faccia bene a continuare sulla strada che ha intrapreso di proporzionalità, di protezione sia a livello di privacy che a livello di cyber security a seconda dei tipi di dati. E quindi la domanda è se si manterrà questo approccio proporzionale e di sussidiarietà, diciamo, o se si andrà a un approccio francese; e in secondo luogo se si fa un passo avanti in questo senso, nel senso francese mettiamola così, come poi si tornerà indietro nel momento in cui ci sarà il nuovo Privacy Shield e quindi in cui il timore del Cloud Act verrà meno grazie a questo nuovo accordo transatlantico di condivisione dei dati. Questo è quello che si sente, si sa, l'amministrazione americana ha detto che non ci saranno problemi di ricorsi in giustizia per il nuovo Privacy Shield, quindi attenzione a fare un passo avanti per dover poi tornare indietro.
  Mi unisco alla richiesta del collega sulle soglie di ammissibilità del 5G: è un peccato che noi siamo stati troppo cauti e questo porta anche problemi agli operatori. Quindi la domanda è se si va in quella direzione.
  Non ha menzionato – forse non è nelle sue competenze, non lo so, forse è il Ministero delle imprese e del made in Italy – la questione semiconduttori: perché abbiamo parlato di digitale come connettività e come competenze, ma non abbiamo parlato poi della parte diciamo fisica, e quella è molto importante. Quindi una domanda, ancora lì un pungolo: ci sono novità sull'arrivo di Intel o di una fabbrica di semiconduttori? Sì, no, e se sì che tempistiche, eccetera? Perché quella è molto importante non solo a livello della produzione di semiconduttori e di chip ma di tutto l'indotto, e a proposito di competenze che si potrebbero creare attorno a quella fabbrica.
  Ultimo punto, fascicolo sanitario elettronico. Sono contenta che l'abbia menzionato; io ho presentato una risoluzione, quindi magari poi avrò modo di approfondire, e mi domando se appunto nelle sue interlocuzioni... Lei ha detto che parlerà col Garante per la protezione dei dati personali, che ha in effetti espresso alcune perplessità su delle parti relative al fascicolo sanitario. Quindi anche lì la domanda è se questo rallenterà quella che è la seconda fase dopo il progetto pilota di Campania, Basilicata, e non ricordo la terza regione, oppure se prevedete di restare nei tempi e quindi di mantenere e ottenere i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza come previsto. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. La parola al collega Furgiuele.

Pag. 16

  DOMENICO FURGIUELE. Grazie, Presidente. Saluto il sottosegretario Butti, faccio i migliori auguri, in bocca al lupo per tutto il lavoro che dovrà assolvere.
  Sulla rete nazionale è stato già chiesto abbastanza, quindi sorvolerei per darle più spazio e per permetterle di rispondere meglio su questo tema. Attendiamo le risposte.
  Parto dalla fine. L'esperienza pandemica ci ha insegnato che è necessario investire il prima possibile nell'accelerazione di quei processi utili a realizzare investimenti in processi tecnologici e innovativi, soprattutto quando questi sono utili a cambiare la società, a favorirla nell'ambito della mobilità. Quindi per quanto concerne i progetti sulla mobilità aerea avanzata, ben vengano gli investimenti, ben vengano le ricerche, ben vengano il connubio e la collaborazione con enti come l'ENAC, che ha già promosso – come diceva lei, sottosegretario – dei progetti che vanno proprio in quella direzione; con la necessità evidentemente di investire nel prossimo futuro in infrastrutture che ovviamente non sono gli aeroporti così come noi li conosciamo, ma magari dei porti per il decollo verticale e per l'atterraggio verticale, perché questo credo possa essere e sarà sicuramente il futuro della mobilità inerente al trasporto delle merci e delle persone.
  Credo che la sua relazione, di cui vorrei anche io una copia perché è molto attenta, sia una relazione che presenta una discontinuità con il recente passato, però in perfetta linea con quello che – così come ci viene detto spesso e volentieri – ci chiede l'Europa. Perché evidentemente quando si palesa una certa premura per le competenze digitali di base, non si fa altro che rispondere a quello che è il programma, l'accordo che è stato statuito dalla Plenaria di Strasburgo sul Programma strategico per il 2030, cioè sulla necessità di rendere accessibile la digitalizzazione di base per tutta la popolazione europea. Noi oggi, sottosegretario, lei lo sa, abbiamo una digitalizzazione di base, il 50 per cento degli italiani non ha quella base, soltanto il 23 per cento degli italiani ha una conoscenza superiore a quella di base, e quindi l'Europa ci chiede di raggiungere almeno l'80 per cento di questa conoscenza base in un'età compresa tra i 17 e i 74 anni. Quindi questa premura e il progetto delle competenze digitali con Repubblica Digitale e tutto quello che ne consegue, con le tre fasi che lei ci ha descritto, va sicuramente in questa direzione.
  Prima di fare questo però dobbiamo investire, come diceva lei, sulla connettività per tutti, per tutto il Paese, nessuno deve rimanere indietro. Dunque io le chiederei se non reputa – perché ci sono delle realtà dell'entroterra italiano, soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia, dove la rete è totalmente assente – che per arrivare alla connettività non sia il caso di investire sulla rete FWA, e che questa possa essere facilitata, velocizzata nella sua messa in opera anche dal coinvolgimento, così come lei ha preannunciato già prima per alcuni aspetti, delle regioni; anche per questo attraverso proprio la competenza diretta di un presidente di regione, che in quel caso diventerebbe il commissario al processo di velocizzazione e di cablaggio, rispetto al fatto che ci sono delle zone dell'entroterra italiano e del Mezzogiorno d'Italia che non riescono proprio ad avere questo tipo di intervento.
  Ben venga la preoccupazione sulla sovranità digitale, anche se si tratti di una preoccupazione troppo avanzata o troppo «premurosa», perché evidentemente questo processo del Cloud Act è un processo che dev'essere approfondito. E a tal proposito io le chiederei se ci può aggiornare su quello che si sente dire per quanto concerne gli accordi tra Commissione europea e Stati Uniti sull'atto che è in esame.
  Per il resto io la ringrazio ancora per la sua relazione. È una relazione che – ribadisco – è molto esaustiva e che sicuramente è segno, è sintomo di un percorso che viene intrapreso da questo nuovo Governo con uno spirito diverso, con uno spirito molto più pragmatico: una pragmaticità che evidentemente emerge anche quando sullo stato di avanzamento dei piani da raggiungere lei dice che bisogna attuare un'operazione di verità. Io credo di essere perfettamente d'accordo e lo esprimo anche a nome del nostro gruppo, perché attuare un'operazione oggi di verità rispettoPag. 17 a quello che è stato lasciato, perché probabilmente ci sono delle cose da definire, è un ottimo punto di partenza per il lavoro che abbiamo da fare nei prossimi anni. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Collega Ghirra, prego.

  FRANCESCA GHIRRA. Grazie, Presidente. Anch'io ringrazio il sottosegretario Butti per questa relazione e gli faccio i miei migliori auguri di buon lavoro. Io e il nostro gruppo siamo rimasti colpiti dall'abolizione del Ministero della transizione ecologica, perché sappiamo bene che, nonostante i passi da gigante che ha fatto il nostro Paese in questi ultimi anni, comunque c'è ancora un enorme problema di divario digitale tra le diverse zone dell'Italia, tra le diverse regioni, tra le aree metropolitane e le aree esterne, e rispetto alla svolta che c'è stata in questi ultimi anni legata anche, ahinoi, al Covid, non vorremmo che ci fosse un passo indietro.
  Le città metropolitane hanno vissuto un momento felice, io credo, attraverso l'Agenda digitale promossa con i fondi del PON Città metropolitane. Credo che quella sia stata anche una buona pratica di condivisione di piattaforme e progetti che potrebbe essere riproposta: perché abbiamo un problema di infrastrutture ma anche un problema – come anche lei diceva – di competenze digitali non solo all'interno del personale degli enti dello Stato ma soprattutto degli enti locali, nonché fra i cittadini; attraverso alcuni progetti finanziati dallo Stato e dall'Europa è stato possibile portare avanti dei progetti di educazione informatica della cittadinanza. Soprattutto le persone più anziane, che sono chiamate oggi ad effettuare tutta una serie di formalità attraverso le piattaforme digitali, hanno effettive e oggettive difficoltà e sarebbe bene evitare che questo accadesse.
  Lei ha parlato di progetti per le isole minori. Io, come il Presidente, vengo dalla Sardegna, che è una terra fortemente caratterizzata da un ritardo nell'infrastruttura digitale: auspico quindi, ad esempio, che per quanto riguarda l'infrastrutturazione delle arterie stradali e dell'infomobilità non ci si concentri solo sulle strade delle zone più ricche e popolose, ma si pensi anche ai territori dell'interno, dove c'è una totale assenza di servizi e dove, nel caso in cui si dovesse bucare una gomma o rimanere senza benzina, spesso sarebbe anche difficile chiedere aiuto.
  Un altro tema che lei ha toccato è quello dell'incrocio delle banche dati. Su questo penso sia fondamentale lavorare in collaborazione sia con gli enti dello Stato che con gli enti territoriali per avere una reale interoperabilità. L'abbiamo visto anche di recente, il problema che ha citato la Presidente Meloni sulla difficoltà di mettere a sistema le banche dell'INPS e dell'Agenzia delle entrate, ad esempio, per fare le verifiche sul reddito di cittadinanza. Questi sono temi fondamentali per riuscire ad effettuare le verifiche necessarie a garantire i servizi ai cittadini.
  Anche rispetto alla sanità digitale lei parlava di interoperabilità delle piattaforme; io mi chiedo, rispetto al tema delle regioni autonome o a quanto potrebbe accadere con l'autonomia differenziata, che tipo di ragionamenti si stanno facendo per la condivisione dei dati, al fine proprio di garantire dei servizi omogenei sul territorio, ma anche la tutela di dati sensibili come quelli sanitari. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, collega. Il collega Raimondo.

  CARMINE FABIO RAIMONDO. Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, a nome dei deputati di Fratelli d'Italia che compongono la Commissione le rivolgo e le rivolgiamo i nostri migliori auguri per il suo incarico. Abbiamo ovviamente accolto con grande favore e soddisfazione la sua nomina. Siamo convinti che grazie alle sue competenze e al suo impegno riusciremo a raggiungere gli obiettivi programmatici che ci siamo posti, in un settore tanto delicato quanto strategico quale, appunto, quello delle innovazioni tecnologiche e della transizione digitale.
  Fratelli d'Italia è particolarmente attenta, ed invero lo è stata anche nel corso Pag. 18della passata legislatura proprio grazie anche alla sua sensibilità, ai temi della comunicazione, dell'innovazione tecnologica a partire dalle start-up, dal ruolo dei social network fino alla cyber security.
  Per noi la parola d'ordine per affrontare le scelte che saremo chiamati ad operare è sovranità digitale. La sovranità digitale italiana è il principio attorno al quale sviluppare i temi della cyber security, del rapporto con i grandi colossi tecnologici, quello con le superpotenze, la riflessione sul Piano nazionale di ripresa e resilienza e il tema delle start-up e della sorveglianza di massa che potrebbe essere conseguenza delle nuove tecnologie. Dal concetto di sovranità digitale passa – noi diciamo e riteniamo – la credibilità dell'Italia e dell'Europa rispetto alle grandi nazioni. L'obiettivo di questa maggioranza parlamentare, e dunque del Governo Meloni, è quello di difendere gli italiani e l'interesse nazionale in ogni forma si declini, anche nel digitale.
  Lei lo sa bene, sottosegretario Butti, nel nostro programma elettorale siamo stati particolarmente attenti ai temi del digitale e dell'innovazione. Dobbiamo affrontare queste tematiche sapendo che vanno difese le prerogative dello Stato, con la consapevolezza che molte società multinazionali sono ben più potenti dei singoli Stati e i loro interessi spesso confliggono con gli interessi dei cittadini di quegli Stati. Senza sovranità digitale non possono esserci sovranità politica ed economica. Quello che Fratelli d'Italia propone pertanto è una Direzione nazionale alle politiche dell'innovazione; e siamo consapevoli che per farlo vanno tutelate innanzitutto le piccole e medie imprese e le start-up, che sono fondamentali per la crescita della Nazione e sono la forza motrice della nostra economia anche in questo settore.
  Un tema che merita un deciso approfondimento, e siamo contenti che nella sua relazione introduttiva ne abbia fatto abbondantemente cenno, è quello dell'impiego delle tecnologie nella pubblica amministrazione. In un momento epocale di cambiamento tecnologico è urgente e cruciale una politica pubblica che regolamenti l'uso dell'intelligenza artificiale, se vogliamo promuovere la trasformazione digitale tutelando anche i diritti dei cittadini. Occorre riflettere sul fatto che l'infrastruttura cloud è la vera cassaforte dei nostri dati e deve rimanere sotto controllo pubblico. Sul cloud, è bene ricordarlo, esistono in Italia piccole imprese che operano con eccellenza; il Piano nazionale di ripresa e resilienza poteva essere una grande opportunità per sostenerle, Francia e Germania ad esempio hanno fatto scelte molto diverse da quelle che aveva operato il Governo italiano.
  Altro tema è quello delle reti. Le reti sono un settore chiave per la Nazione e il fare predatorio di alcuni gruppi industriali, con dirette connessioni magari a Stati non democratici, potrebbe portare a gradi elevati di vulnerabilità. Per questa ragione Fratelli d'Italia chiede massima vigilanza.
  Allo stesso modo vanno salvaguardati il mercato digitale italiano, la legittima concorrenza e la situazione occupazionale dei lavoratori di tanti settori, nonché dell'indotto che determinano i lavoratori di questi settori. Ecco perché Fratelli d'Italia pone all'attenzione del Governo la necessità di regolamentare le piattaforme digitali, evitando qualsiasi censura e qualsiasi forma di sorveglianza digitale, vigilando sui partner di Paesi extraeuropei.
  Oltre a questi spunti, nella sua relazione ha citato alcune fondamentali questioni anche attuali sulle quali chiediamo, attraverso dei quesiti, dei chiarimenti e delle opportunità magari per meglio esplicitare.
  Lei, lo citava anche prima il collega Caroppo, ha parlato di digitalizzazione della pubblica amministrazione e ha annunciato l'imminente attivazione del Polo strategico nazionale che è un'infrastruttura cloud utile a tutelare dati e servizi delle pubbliche amministrazioni. Ecco, noi vorremmo sapere a questo proposito, ad esempio, quale sarà il ruolo delle regioni su questo tema. Poi, qual è la linea che intende seguire come Dipartimento in ambito di attivazione dei servizi di digitalizzazione, e mi riferisco a servizi attivati di recente e a quelli che verranno attivati anche in futuro.Pag. 19
  Lei nel suo intervento ha citato gli ormai innegabili ritardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ecco, su questo qual è l'intenzione del Governo e ovviamente del suo Dipartimento per migliorare il passo di marcia.
  Altra questione, parliamo spesso di Italia digitale, ma quando poi andiamo nel concreto ci troviamo – ed è stato evidenziato anche nella sua relazione, ma in generale anche dai colleghi che mi hanno preceduto – di fronte un Paese che è ancora poco digitale, o comunque poco digitale rispetto ai grandi Paesi europei; questo nonostante le somme che vengono regolarmente investite. Quali sono le cose da evitare e quale sarebbe la direzione invece da intraprendere per apportare questo tipo di correttivo?
  Nelle scorse settimane lei ha dichiarato che Open Fiber ha accumulato ritardi di un certo rilievo in ambito di realizzazione del progetto Banda Ultralarga. Ecco, vorremmo dei chiarimenti su questo: secondo lei quali sono le ragioni e quali gli intendimenti del Governo.
  Altra questione, interventi del pubblico per il pubblico, li ha citati nella sua relazione. Ha fatto riferimento alla possibilità che gli enti pubblici possano richiedere servizi innovativi basati sul 5G, per adempiere appunto a funzioni essenziali che sono utili alla collettività, alla cittadinanza. Ecco, su questo tema vorremmo chiederle un approfondimento circa il tipo di soggetti che potranno essere coinvolti e poi per quale tipo di progetti.
  Un'ultima considerazione. Nella sua relazione ha sottolineato il dialogo costruttivo esistente tra il Dipartimento e l'ENAC, e ha fatto riferimento alla mobilità intermodale locale e nazionale con sperimentazioni di servizi MaaS e di mobilità aerea avanzata. Ecco, vorremmo chiedere un approfondimento su questa tematica per comprendere meglio i vantaggi che potranno trarne i nostri territori, che sono ovviamente territori anche a velocità diverse.
  Questi sono alcuni spunti di riflessione che Fratelli d'Italia le offre per sostenere innanzitutto la competitività delle aziende italiane nel comparto delle telecomunicazioni e dell'innovazione. La ringrazio ovviamente per l'attenzione, le auguro ancora a nome di tutti noi buon lavoro, e in noi troverà assolutamente sempre dei deputati disponibili alla collaborazione e al confronto. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, collega. Collega Iaria, e poi il collega Casu, l'ultimo intervento.

  ANTONINO IARIA. Grazie, Presidente. Sarò breve perché molte domande sono state già poste, legate appunto alla rete nazionale, gli appalti Open Fiber e TIM.
  Però una cosa che mi sto chiedendo da almeno dieci minuti è: che cos'è questa sovranità digitale? Sinceramente non l'ho capita. La sovranità digitale: secondo me è un concetto che legato al digitale è proprio antitetico. Cos'è? Dio, patria, famiglia and cloud? Che cosa vuol dire sovranità digitale? Sinceramente vorrei che qualcuno me lo spiegasse.
  Mi sono dimenticato, chiaramente anche da parte del mio gruppo, di augurare al sottosegretario buon lavoro. Tra l'altro un buon lavoro che eredita in parte dai Governi precedenti, in particolare dal Conte I e Conte II, perché ci sono stati dei ministri che hanno apportato una grande spinta all'innovazione in questi Governi; sicuramente ci saranno anche delle cose da chiudere e da finire, cose che non sono andate bene, però bisogna dare atto che i Governi Conte I e Conte II sull'innovazione digitale hanno fatto fare un grande passo avanti al Paese: i dati lo confermano sullo SPID, sull'app IO... Io mi ricordo (scusate il gioco di parole) quanto è stata criticata questa misura all'epoca, appunto quando è stata creata l'app eccetera, con varie battute: chiaramente non si era capita l'importanza di andare verso questa transizione.
  Tra l'altro io vengo da una città che è stata pioniera in molti casi, per esempio sul 5G, di sperimentazione e innovazione; e mi lego anche sul discorso emissioni. È chiaro che all'epoca, quando si è scelto di tenere un certo livello di emissioni per quanto riguarda il 5G, questa scelta è stata legata a un principio di precauzione, che è giusto Pag. 20tenere quando si affronta una nuova tecnologia. Adesso siamo, chiaramente dopo un po' di anni, in grado di vedere effettivamente se quel principio di precauzione ha ancora senso di esistere, se deve essere tarato o meno, per quanto riguarda il collega Cesa e la sua sollecitazione a cambiare questi parametri.
  Altro aspetto fondamentale: come dicevo, sono contento che il Polo strategico nazionale e il cloud siano tra le priorità; sono un po' preoccupato, come la collega Pastorella, dell'approccio sulla cyber security. Secondo me l'approccio che state utilizzando, non so se ho capito bene, simile a quello francese, non va proprio nella direzione corretta per affrontare questo tipo di processo.
  Grazie, io avrei finito. Sono stato molto breve.

  PRESIDENTE. Assolutamente. Grazie, collega. Collega Casu, tre minuti.

  ANDREA CASU. Grazie, Presidente. Gentile sottosegretario, in due minuti cerco di fare una considerazione e due domande.
  La prima considerazione è che abbiamo ascoltato con interesse la sua relazione. Ci uniamo e ci associamo alla richiesta di avere il testo scritto perché in alcuni passaggi ci risultano oscuri alcuni collegamenti: come la relazione tra il MaaS, il Mobility-as-Service, e la mobilità aerea avanzata, o la rivendicazione del risultato di 14 tipologie di certificati pubblicati online in relazione all'applicazione del codice dell'amministrazione digitale, che impone princìpi ben più alti di condivisione dei documenti, di accessibilità e di interoperabilità dei dati.
  Ora però lei è appena arrivato, non sono sue le colpe dei ritardi, non sono suoi i meriti dei successi; lei ha la responsabilità di dirci in quale direzione vuole andare il Governo, partendo dall'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza: non dimentichiamolo, oltre 40 miliardi di euro, stiamo parlando di un quarto delle risorse, stiamo parlando di una delle sfide principali da cui siamo investiti.
  Su questo siamo un po' preoccupati. Nel corso della conversione del decreto-legge sul riordino dei Ministeri, abbiamo chiesto con molti emendamenti che i Ministri venissero in Aula con la nuova denominazione - perché non è solo una questione di nomi ma di scelte politiche - a relazionare dopo tre mesi su quelli che sono i cambiamenti reali; questi emendamenti sono stati bocciati, non sappiamo che tipo di risposte potremo avere. Però oggi alcune domande gliele possiamo cominciare a porre.
  La prima: per quanto riguarda la Direzione delle telecomunicazioni, noi sappiamo che è rimasta in capo al Ministero delle imprese e del made in Italy. Come si concilia con la competenza piena di cui lei e i colleghi di maggioranza avete parlato durante questa audizione?
  Seconda domanda. Lei ha chiuso con la parola «informazione». Noi sappiamo quanto il tema delle competenze digitali – l'ha ricordato, è tra le mission della sua delega – sia fondamentale e come tutti gli studi ci dicano quanto sia il ritardo che noi abbiamo su questo tema. Cosa si intende fare per cercare di colmare questo gap anche in relazione all'attivazione di nuovi strumenti? Noi avevamo proposto in campagna elettorale un Fondo nazionale per il diritto alla connessione digitale. Si può fare, cofinanziandolo dai risparmi della Missione 1.2 del Piano nazionale di ripresa e resilienza; potrebbe consentire di offrire voucher per le transizioni gratuite e reti a banda ultralarga per famiglie e imprese, per offrire strumenti nuovi a studenti nelle scuole e nelle università, a quanti non sono nelle condizioni di utilizzare device adeguati. Ecco, da questo punto di vista vorremmo sapere cosa si intende fare per offrire risposte concrete alle famiglie e alle imprese.

  PRESIDENTE. Collega Barbagallo. Però purtroppo solo le domande, collega, perché il tempo è tiranno.

  ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO. Grazie, Presidente. Trenta secondi per due domande. Sottosegretario, anche dal tenore degli interventi che ci sono stati da parte dei colleghi non sono emersi due aspetti della sua relazione su cui volevo un chiarimento.Pag. 21
  Il tema intanto della digitalizzazione degli enti locali: c'è un ritardo evidente per alcune resistenze in alcune parti del Paese, c'è stato un confronto anche all'Assemblea nazionale dei comuni d'Italia. Come intende il Governo rimuovere questi ostacoli? Perché è chiaro che la digitalizzazione non soltanto prima arriva in più enti locali possibile meglio è, ma soprattutto c'è il tema delle aree interne.
  E l'altra questione, quella dei comuni delle isole minori, dove l'interesse del Paese è toccare e connettere tutte le parti, anche quelle meno raggiungibili e più disagiate. Da questo punto di vista, ecco, qualche precisazione sarebbe opportuna. Grazie, Presidente.

  PRESIDENTE. Grazie. Sottosegretario, considerato che sono le 15.55 e c'è l'Aula, c'è il Ministro Crosetto su un tema importante, io direi, sottosegretario, che se è d'accordo la convochiamo per rispondere in un'altra seduta.
  Sto chiedendo, è una domanda che sto facendo ai gruppi, però... Prego, prego.

  ALESSIO BUTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ditemi voi. Io tento di andare velocissimo in dieci minuti. Qualora...
  Presidente, se lei è d'accordo e se i colleghi della Commissione sono d'accordo, io cerco di andare per spot, fermo restando che se poi vi fossero delle domande alle quali io non riuscirò a rispondere, sono disponibile a rispondere per iscritto; senza neanche presentare interrogazioni, cerchiamo di velocizzare la cosa.
  Per spot, un po' come faceva Mork quando leggeva i libri. La collega Ascani dice che TIM è un'azienda strategica. È così: non è strategica solo dal 25 settembre, è strategica da parecchi anni. Qualcuno ha ricordato le privatizzazioni scellerate, mi riferisco al collega Cesa: è evidente che, insomma, da lì è cominciato un deterioramento di questa importantissima azienda, che comunque il Governo intende ovviamente rilanciare.
  Sulle aree bianche ha parlato di accordo tra operatori. Secondo me è un fatto abbastanza grave, nel senso che se ci fosse stato un accordo tra operatori avremmo dovuto denunciarlo quantomeno in sede europea, perché è qualcosa di estremamente anticompetitivo.
  Sulle aree grigie io sono molto preoccupato, perché se riteniamo che i nostri operatori riescano a fare in tre anni il doppio di quello che non sono riusciti a fare in sette anni sulle aree bianche e sulle aree nere, beh, abbiamo capito di che cosa stiamo parlando; quindi sono veramente molto preoccupato.
  Sulla questione della manodopera per la posa di fibra, è evidente che si cerca manodopera di un certo livello; però erano tutti i problemi ben presenti al momento della stipula dei contratti. Anche su questo bisogna ovviamente essere chiari.
  Il collega Furgiuele. Sì, io credo sia necessario fare un'operazione verità: non polemica, per nulla polemica, perché con i numeri e con le percentuali non è possibile barare; quindi se ci sono dei numeri, ci sono dei contratti e noi dovremmo fare questa operazione verità.
  Sulla questione dei droni, ripresa anche dal collega Raimondo e da altri colleghi che non cito per andare più veloci. Io sono stato ad ENAC e ho premiato due start-up straordinarie, due progetti veramente notevoli: uno era per i droni solari antincendio e uno era per il monitoraggio ambientale delle sorgenti radioattive. Dico due esempi della straordinaria potenzialità della tecnologia dei droni. In più c'è ovviamente la mobilità intelligente, che nel futuro noi tutti utilizzeremo: il trasferimento all'interno di città ovviamente sufficientemente ampie, oppure anche per uso turistico, per uso industriale, per uso di trasporto delle merci, quindi è sicuramente una tecnologia straordinaria.
  Sì, noi siamo dell'idea di dover potenziare anche la FWA, per il semplice fatto che abbiamo dimostrato l'FTTH non essere sufficiente, arriva in ritardo. Guardi, già oggi è così, perché in qualsiasi città dove c'è una copertura o di Open Fiber o di TIM si arriva a un 66 per cento, poi il resto dev'essere coperto con altro tipo di tecnologia, e sicuramente la FWA è fondamentalePag. 22 per le valli, per le montagne e per altro.
  La collega Pastorella. Sui tempi della rete io ho ereditato quello che ha ereditato chi ha vissuto la precedente legislatura: eravamo convinti, perché tutti ci dicevano questo, che entro il 2026 ci sarebbe stato lo switch-off del rame; io ho qualche dubbio, per cui evidentemente qualcuno si assumerà la responsabilità di quello che due, tre, quattro, cinque anni fa ci veniva detto.
  Relativamente a pagoPA per il progetto pilota wallet ha detto cosa sensatissima, occorre che vi sia il rispetto della competizione e del mercato: su questo sicuramente noi andremo a vigilare.
  Sono in corso delle interlocuzioni – così rispondo a qualche altro collega – tra Europa e Stati Uniti d'America relativamente alla questione del Cloud Act americano del 2018: non tanto per rendere reciproco il controllo, perché a noi non interessa controllare i dati americani e vorremmo che gli americani non potessero controllare i nostri, ma proprio per capire quale tipo di rispetto dei singoli dati possa emergere giuridicamente da questo nuovo tipo di rapporto. Tra l'altro il Cloud Act è in contrasto con il GDPR, come ben sappiamo.

  PRESIDENTE. Mi perdoni, sottosegretario.

  ALESSIO BUTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Io ci ho provato. Come volete.

  PRESIDENTE. Concordiamo, se vuole fornire poi le risposte scritte ai colleghi...

  ALESSIO BUTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Altrimenti sono disponibile per risposte scritte, decidete voi.

  PRESIDENTE. E si intende che la Commissione è convocata a fine seduta perché abbiamo un punto all'ordine del giorno.

  ALESSIO BUTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Grazie a tutti.

  PRESIDENTE. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.