XIX Legislatura

Commissioni Riunite (V Camera e 5a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta pomeridiana n. 2 di Venerdì 2 dicembre 2022

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 5 

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti (Attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera) :
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 5 
Giorgetti Giancarlo (LEGA) , Ministro dell'economia e delle finanze ... 5 
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 11 
Misiani Antonio  ... 11 
Marattin Luigi (A-IV-RE)  ... 12 
Trancassini Paolo (FDI)  ... 14 
Ottaviani Nicola (LEGA)  ... 14 
Damiani Dario  ... 16 
Steger Dieter (Misto-Min.Ling.)  ... 16 
Guerra Maria Cecilia (PD-IDP)  ... 17 
Liris Guido Quintino  ... 19 
Carmina Ida (M5S)  ... 21 
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 23 
Giorgetti Giancarlo (LEGA) , Ministro dell'economia e delle finanze ... 23 
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 29 

Audizione di rappresentanti di ANCI, UPI, Conferenza delle regioni e delle province autonome (Attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera):
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 29 
Canelli Alessandro , delegato di ANCI alla finanza locale e sindaco di Novara (intervento da remoto) ... 29 
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 31 
Canelli Alessandro , delegato di ANCI alla finanza locale e sindaco di Novara (intervento da remoto) ... 31 
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 31 
Menesini Luca , presidente della provincia di Lucca (intervento da remoto) ... 31 
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 33 
Caparini Davide Carlo , coordinatore della Commissione affari finanziari e assessore al bilancio e finanza della regione Lombardia (intervento da remoto) ... 33 
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 33 
Caparini Davide Carlo , coordinatore della Commissione affari finanziari e assessore al bilancio e finanza della regione Lombardia (intervento da remoto) ... 33 
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 35 
Guerra Maria Cecilia (PD-IDP)  ... 35 
Lai Silvio (PD-IDP)  ... 35 
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 35 
Canelli Alessandro , delegato di ANCI alla finanza locale e sindaco di Novara (intervento da remoto) ... 35 
Caparini Davide Carlo , coordinatore della Commissione affari finanziari e assessore al bilancio e finanza della regione Lombardia (intervento da remoto) ... 36 
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 36 

Audizione di rappresentanti di ANCE e Confedilizia (Attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera) :
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 36 
Musmeci Massimiliano , direttore generale dell'ANCE ... 37 
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 38 
Spaziani Testa Giorgio , presidente di Confedilizia ... 38 
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 41 
Guerra Maria Cecilia (PD-IDP)  ... 41 
Musmeci Massimiliano , direttore generale dell'ANCE ... 41 
Spaziani Testa Giorgio , presidente di Confedilizia ... 41 
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 42 

Audizione di rappresentanti di Confagricoltura, CIA-Agricoltori italiani, Coldiretti, COPAGRI (Attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera) :
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 42 
Barrile Annamaria , direttore generale di Confagricoltura ... 42 
Fini Cristiano , presidente nazionale di CIA-Agricoltori italiani (intervento da remoto) ... 44 
Calabria Gianfranco , responsabile Servizio legislativo di Coldiretti ... 45 
Battista Tommaso , presidente di COPAGRI ... 47 
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 48 
Lai Silvio (PD-IDP)  ... 48 
Calabria Gianfranco , responsabile Servizio Legislativo di Coldiretti ... 48 
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 49 

Audizione di rappresentanti della Corte dei conti (Attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera) :
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 49 
Flaccadoro Enrico , presidente di coordinamento delle Sezioni riunite in sede di controllo ... 49 
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 57 
Guerra Maria Cecilia (PD-IDP)  ... 57 
Flaccadoro Enrico , presidente di coordinamento delle Sezioni riunite in sede di controllo ... 58 
Romano Massimo , consigliere della Corte dei conti ... 58 
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 59 

Audizione di Giuseppe Pisauro, presidente del centro di studi economici Nuova economia nuova società – Nens (Attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera) :
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 59 
Pisauro Giuseppe , presidente del centro di studi economici Nuova economia nuova società – Nens ... 59  ... 62 
Lotito Claudio , Presidente ... 65 
Guerra Maria Cecilia (PD-IDP)  ... 65 
Pisauro Giuseppe , presidente del centro di studi economici Nuova economia nuova società – Nens ... 65 
Lotito Claudio , Presidente ... 66 

Audizione di Giovanni Legnini, Commissario straordinario del Governo per la ricostruzione sisma 2016 (Attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera) :
Lotito Claudio , Presidente ... 66 
Legnini Giovanni , Commissario straordinario del Governo per la ricostruzione sisma 2016 (intervento da remoto) ... 66 
Lotito Claudio , Presidente ... 68 
Legnini Giovanni , Commissario straordinario del Governo per la ricostruzione sisma 2016 (intervento da remoto) ... 68 
Lotito Claudio , Presidente ... 69 
Torto Daniela (M5S)  ... 69 
Legnini Giovanni , Commissario straordinario del Governo per la ricostruzione sisma 2016 (intervento da remoto) ... 69 
Lotito Claudio , Presidente ... 70 

Audizione di rappresentanti di Alleanza contro la povertà in Italia (Attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera) :
Lotito Claudio , Presidente ... 70 
Rossini Roberto , portavoce di Alleanza contro la povertà in Italia (intervento da remoto) ... 70 
Lotito Claudio , Presidente ... 72 
Guerra Maria Cecilia (PD-IDP)  ... 72 
Rossini Roberto , portavoce di Alleanza contro la povertà in Italia (intervento da remoto) ... 72 
Guerra Maria Cecilia (PD-IDP)  ... 73 
Lusignoli Lorenzo , coordinatore di Alleanza contro la povertà in Italia (intervento da remoto) ... 73 
Rossini Roberto , portavoce di Alleanza contro la povertà in Italia (intervento da remoto) ... 74 
Lotito Claudio , Presidente ... 74 
Rossini Roberto , portavoce di Alleanza contro la povertà in Italia (intervento da remoto) ... 74 
Lotito Claudio , Presidente ... 74 

Audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale italiana trasporti automobilistici – ANITA (Attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera) :
Lotito Claudio , Presidente ... 74 
Della Pepa Giuseppina , segretario generale dell'Associazione nazionale italiana trasporti automobilistici – ANITA ... 74 
Lotito Claudio , Presidente ... 76 
Guerra Maria Cecilia (PD-IDP)  ... 76 
Della Pepa Giuseppina , segretario generale dell'Associazione nazionale italiana trasporti automobilistici – ANITA ... 76 
Lotito Claudio , Presidente ... 77 

(La seduta termina alle 21.05) ... 77

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA V COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI GIUSEPPE TOMMASO VINCENZO MANGIALAVORI

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera, l'audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti.
  Dopo l'intervento del Ministro sono previsti interventi fino a un massimo di quattro componenti per ciascun Gruppo, per un tempo complessivo di circa dieci minuti per Gruppo. Il tempo è ridotto a cinque minuti per i Gruppi costituiti in un solo ramo del Parlamento.
  Al fine di assicurare un ordinato svolgimento dei lavori, invito i rappresentanti di ciascun Gruppo della Camera e del Senato a comunicare alle rispettive presidenze entro i primi dieci minuti dall'inizio della seduta i nominativi dei deputati e dei senatori che intendano intervenire.
  Do ora la parola al Ministro Giorgetti, che ringrazio sin da ora per la sua partecipazione.

  GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor presidente, onorevoli senatori e onorevoli deputati, questo pomeriggio illustrerò le principali misure del primo disegno di legge di bilancio predisposto da questo Governo, e naturalmente vi ringrazio per questa opportunità.
  Qualche settimana fa vi ho presentato il contenuto della integrazione alla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2022. In conclusione di tale intervento indicavo nella responsabilità e nella sostenibilità della finanza pubblica i canoni della linea dell'Esecutivo.
  La manovra per il triennio 2023-2025, la prima della legislatura, si muove sul medesimo sentiero tracciato da tale documento di programmazione economico-finanziaria. Ho avuto più volte occasione di sottolineare che si tratta di un provvedimento importante, coraggioso e responsabile, considerati anche i ristretti tempi che abbiamo avuto a disposizione per predisporlo.
  Prima di entrare nel merito del disegno di legge di bilancio, vorrei riepilogare brevemente la lettura del ciclo economico e delle prospettive a breve e medio termine che ha ispirato l'approccio adottato dal Governo.
  La nostra economia è in fase di rallentamento e assistiamo a un forte rialzo dell'inflazione dopo la fase di rimbalzo post pandemico del PIL. L'impennata del costo dell'energia mette a rischio la sopravvivenza delle nostre imprese, non solo nelle industrie a elevata intensità energetica, ma anche nei servizi e nell'agricoltura. Le famiglie sono duramente colpite dal forte Pag. 6rialzo dell'inflazione, mentre le retribuzioni crescono a ritmo moderato. L'impatto sui bilanci familiari, prima di considerare le misure di sostegno adottate dal Governo, è particolarmente grave per le fasce della popolazione con redditi più bassi. Ai rischi legati, da un lato, all'impatto diretto del caro energia, dall'altro, della guerra in Ucraina, dobbiamo aggiungere il cambio di orientamento della politica monetaria delle principali banche centrali, compresa la Banca centrale europea, che ha portato alla salita dei tassi di interesse. In un contesto di stretta monetaria, che includerà probabilmente non solo rialzi dei tassi ufficiali ma anche la graduale riduzione della dimensione del bilancio della Banca centrale europea, con vendite nette di titoli a reddito fisso sul mercato aperto, un Paese a elevato debito pubblico come l'Italia non può e non deve perdere di vista la sostenibilità della finanza pubblica che, come ho già ricordato, costituisce uno dei nostri obiettivi.
  Questo quadro e le connesse considerazioni sono alla base dell'impianto del disegno di legge di bilancio proposto dal Governo sulla continuazione della politica di contrasto al caro energia, nel quadro di obiettivi di indebitamento netto della pubblica amministrazione decrescenti nel corso del triennio 2023-2025, ai quali corrisponde anche la previsione di una significativa discesa del rapporto debito/PIL.
  Ciò premesso, non sembra condivisibile il pessimismo oggi prevalente sulle prospettive per l'economia internazionale, e in particolare per quella italiana, pessimismo che traspare anche dalle previsioni economiche di organizzazioni quali il Fondo monetario internazionale.
  Il prodotto interno lordo nei primi tre trimestri del 2022 è aumentato più del previsto, tanto che la crescita annuale acquisita al terzo trimestre, ovvero la crescita che si verificherebbe se la variazione del quarto trimestre fosse nulla, è pari al 3,9 per cento. Inoltre, nei primi dieci mesi dell'anno l'occupazione, secondo l'indagine mensile sulle forze di lavoro, è risultata superiore del 2,6 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. A ottobre il numero di occupati ha raggiunto un nuovo massimo di 23,23 milioni e il tasso di disoccupazione è sceso al 7,8 per cento, il livello più basso degli ultimi tredici anni.
  I recenti dati, in particolare quelli dell'ISTAT, indicano che a novembre, dopo il calo dei mesi precedenti, la fiducia di consumatori e imprese ha ripreso a salire. Sempre a novembre, per quanto riguarda l'inflazione si è arrestata la salita del tasso tendenziale di aumento dei prezzi al consumo. La componente relativa alle bollette di gas e luce dell'indice dei prezzi al consumo risponde con ritardo all'andamento dei mercati all'ingrosso, per via dei meccanismi di aggiustamento sia delle tariffe di mercato, sia di quelle tutelate. Pertanto, se nei prossimi mesi i prezzi all'ingrosso resteranno intorno ai livelli attuali, dovremmo assistere a una discesa del tasso di inflazione tendenziale.
  Pur con tutte le difficoltà e i rischi da affrontare, l'andamento di fondo dell'economia continua dunque a sorprendere in quanto a resilienza.
  L'attività industriale ha subìto una flessione nei settori a maggiore intensità energetica, ma altri settori hanno continuato a crescere, mentre i servizi hanno gradualmente assunto un ruolo di traino del ciclo economico, anche grazie alla diminuzione delle misure di distanziamento sociale e all'ottimo andamento del settore turistico.
  Guardando in avanti, non possiamo escludere una temporanea flessione del PIL nei trimestri a cavallo di fine anno. In via prudenziale, abbiamo perciò ridotto la previsione a legislazione vigente della crescita del PIL nel 2023 dallo 0,6 per cento allo 0,3 per cento. Tuttavia, guardando più oltre, nell'ipotesi che non si verifichino nuovi shock e che la configurazione dei prezzi dell'energia nel 2023-2025 sia in linea con quanto scontato dai mercati a termine, con livelli di prezzo elevati ma tendenzialmente decrescenti, nonché tenuto conto delle misure di sostegno a imprese e famiglie, che illustrerò tra poco, prevediamo che l'economia riprenda slancio nel corso del 2023, anche grazie al maggiore impulso generato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.Pag. 7
  Nel quadro macroeconomico programmatico, in presenza di una corposa manovra di bilancio, prevediamo che la crescita del PIL acceleri a quasi il 2 per cento nel 2024, mentre il successivo rallentamento all'1,3 per cento previsto per il 2025 è di natura prudenziale e riflette la consuetudine per cui la previsione di medio termine debba piegare verso il tasso di crescita potenziale stimato per l'economia italiana.
  Il nostro impegno è di conseguire, anche nel 2025, un tasso di crescita del PIL assai più elevato di quanto indicato nel quadro programmatico.
  La previsione programmatica sconta anche la continuazione della crescita dell'occupazione, più lenta nel 2023 ma poi nuovamente in accelerazione nel 2024-2025, accompagnata da una ulteriore discesa del tasso di disoccupazione verso il 7 per cento.
  Prevediamo anche un rientro dell'inflazione con la crescita del deflatore dei consumi delle famiglie, in rallentamento dal 7 per cento stimato per quest'anno al 5,5 per cento nel 2023 e poi al 2,6 per cento nel 2024 e al 2 per cento nel 2025.
  Il nuovo quadro programmatico prefigura una graduale riduzione dell'indebitamento netto della pubblica amministrazione dal 5,6 per cento del PIL stimato per quest'anno al 4,5 per cento nel 2023, al 3,7 per cento nel 2024 e quindi al 3 per cento nel 2025.
  In presenza di pagamenti per interessi, che si prevede oscillino intorno al 4 per cento del PIL, la riduzione del deficit sarà conseguita grazie a un miglioramento del saldo primario, al netto degli interessi, tale da ricondurlo a valori positivi dal 2024 in poi; in tale scenario, il rapporto tra debito pubblico lordo e PIL diminuirà di circa 9 punti percentuali, dal 150,3 per cento registrato nel 2021 fino al 141,2 per cento nel 2025.
  Poiché i prezzi dell'energia, sempre più bassi rispetto ai mesi estivi, restano molto elevati, si impone la continuazione e il rafforzamento degli aiuti a imprese e famiglie, rendendoli ancora più mirati, incisivi e differenziati, ciò affinché le risorse di bilancio siano spese in modo oculato e al contempo non si creino situazioni di forte svantaggio competitivo a danno delle imprese italiane e non si aggravino la povertà e il disagio sociale.
  In base al nuovo obiettivo di indebitamento netto, la manovra di bilancio per il 2023 può contare su risorse di bilancio aggiuntive pari all'1,1 per cento del PIL in confronto al quadro tendenziale a legislazione vigente, pari a circa 21 miliardi di euro. Tali risorse sono state interamente dedicate al contrasto al caro energia, seguendo un approccio mirato e temporaneo.
  L'approccio «mirato» ha significato coniugare interventi di mitigazione del costo dell'energia rivolti a tutti i cittadini, quali l'azzeramento degli oneri generali di sistema, con quote più significative di risorse destinate a sostenere le fasce più deboli della popolazione, attraverso il rafforzamento dei bonus sociali per livelli di ISEE fino a 15.000 euro, e le imprese, innalzando le aliquote dei crediti di imposta al 45 e al 35 per cento. Le imprese infatti, seppur competitive, si trovano in grave difficoltà a fronte di una concorrenza internazionale che gode di costi dell'energia e dei materiali più contenuti.
  L'aggettivo «temporaneo» sottolinea invece come il Governo monitorerà con attenzione l'evoluzione dello scenario macro, al fine di valutare se ridurre o addirittura eliminare le misure eccezionali adottate non appena i prezzi del gas naturale, dell'energia e dei carburanti rientreranno verso livelli in linea con il periodo pre-crisi. È vero che le risorse stanziate con il disegno di legge di bilancio per il 2023 coprono le politiche di contrasto al caro energia limitatamente al primo trimestre dell'anno prossimo; ma a fine marzo, con la predisposizione del Programma di stabilità 2023 il Governo rivaluterà la situazione e, se necessario, attuerà nuove misure di contrasto al caro energia. Sarà comunque una priorità del Governo quella di mettere in campo interventi per controllare e monitorare il livello dei prezzi, al fine di evitare la traslazione di costi ingiustificati dei prezzi di beni di prima necessità.
  In questo contesto, un'attenzione particolare è rivolta al differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiano e il Bund, Pag. 8che dobbiamo puntare a ridurre marcatamente per accelerare la discesa del rapporto debito/PIL, abbassare i costi di finanziamento per le imprese italiane e, nel medio termine, liberare preziose risorse di bilancio. A questo proposito, è importante sottolineare che lo spread sulla scadenza a dieci anni è già oggi inferiore di circa 40 punti base rispetto al giorno di insediamento del nuovo Governo.
  Ribadisco poi l'importanza di accelerare l'attuazione del PNRR, pur in presenza di ostacoli quali il rialzo dei prezzi dei materiali con le sue inevitabili conseguenze sui costi finali delle opere pubbliche. Proprio per far fronte a questo, il disegno di legge di bilancio reca specifici fondi per un importo di circa 12 miliardi di euro nel periodo 2023-2027.
  La messa a terra del PNRR darà un forte impulso alla crescita quantitativa e qualitativa dell'economia italiana, contribuendo anche a migliorare la sostenibilità del debito pubblico.
  Entriamo nel merito della manovra, una manovra che guarda al presente ma nella quale già si intravedono alcuni degli interventi programmatici che il Governo intende attuare nel corso del suo mandato.
  Le famiglie potranno contare su una serie di interventi che prevedono il rafforzamento della riduzione del cuneo fiscale, non solo confermato al 2 per cento ma innalzato di un ulteriore 1 per cento per i redditi fino a 20.000 euro, la riduzione dell'IVA su alcuni prodotti di prima necessità, quali quelli dell'infanzia, nonché un rafforzamento dell'assegno unico universale sia per le famiglie più numerose sia per quelle con figli fino a un anno di età.
  In favore dei più giovani sono state previste diverse misure, come il finanziamento di borse di studio per il diritto allo studio degli studenti universitari capaci e meritevoli, per un importo di 250 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024 e 2025, la proroga delle agevolazioni per l'acquisto della prima casa e agevolazioni per le assunzioni a tempo indeterminato, prorogate anche in favore delle donne ed estese ai percettori del reddito di cittadinanza.
  Per quanto concerne le spese per la salute, ci sono diversi interventi, tra cui, anzitutto, l'incremento del livello del fabbisogno sanitario nazionale, per un importo di 2.150 milioni di euro per l'anno 2023, 2.300 milioni di euro per l'anno 2024 e 2.600 milioni di euro a decorrere dall'anno 2025. Nel periodo 2019-2025, il livello di finanziamento del Servizio sanitario nazionale registra un aumento di circa 17 miliardi di euro.
  Gli ulteriori incrementi previsti dal disegno di legge di bilancio per il 2023, pertanto, consolidano un finanziamento che nell'anno 2023, rispetto al periodo pre-emergenziale, anno 2019, registra un incremento di oltre 14 miliardi di euro, pari a una crescita del 12 per cento, che diventano più 16,9 miliardi di euro nel 2025, pari a una crescita del 15 per cento.
  Ricordo che nel 2023 una quota di un miliardo e 400 milioni di euro è stata preordinata a sostenere l'aumento dei costi energetici. Pertanto, il livello di risorse a disposizione del Servizio sanitario nazionale è stato sempre incrementale e il livello di finanziamento del Servizio sanitario nazionale sconta finanziamenti strutturali crescenti, anche se parte dei costi emergenziali verranno meno nel tempo.
  A tali risorse si aggiungeranno le risorse stanziate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, per altri 15,63 miliardi di euro da destinare a reti di prossimità, strutture e telemedicina per l'assistenza territoriale sanitaria, nonché per la ricerca e la digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale.
  Vi è poi in questa manovra un'ampia parte dedicata al fisco e al rapporto con il contribuente. In primo luogo, sono state estese l'applicazione della flat tax per i lavoratori autonomi e le partite IVA, nonché la detassazione dei premi riconosciuti ai dipendenti. Sono poi previste disposizioni di tregua fiscale in favore dei cittadini e delle imprese.
  La ratio di queste misure prende le mosse dalla considerazione delle difficoltà economiche che tali soggetti stanno attraversando, prima a causa degli effetti del COVID-19 e successivamente per l'aumento Pag. 9dei costi energetici e della più generalizzata inflazione. In questo caso, l'esigenza è chiara: ridurre l'impatto dei citati fenomeni sul bilancio delle famiglie, specialmente quelle più fragili, e garantire la sopravvivenza e la competitività delle imprese che versano in condizioni di difficoltà.
  Voglio chiarire che non abbiamo introdotto alcuna forma di sanatoria o condono, come pure da qualche parte è stato erroneamente sostenuto. Non sono stati previsti abbattimenti dell'ammontare delle imposte dovute, né limitazioni dei poteri di controllo dell'amministrazione finanziaria. Non è questa la direzione in cui il Governo ha inteso operare. Piuttosto, le varie misure di tregua fiscale prevedono in generale il pagamento integrale delle imposte dovute, ma al contempo assicurano ai contribuenti un alleggerimento e una maggiore sostenibilità finanziaria del debito fiscale mediante la riduzione delle sanzioni e la previsione di più ampie tempistiche per i versamenti.
  Sottolineo, inoltre, che le misure di carattere fiscale si autocompensano quasi integralmente nel 2023 e negli anni successivi contribuiscono a dare risorse destinate a coprire gli interventi di carattere sociale della manovra.
  Tali misure di supporto a famiglie e imprese sono state in particolare anche finanziate con un contributo straordinario sugli extraprofitti delle imprese che operano nel settore energetico e petrolifero. Il nuovo contributo tiene conto, altresì, della disciplina prevista dal recente regolamento dell'Unione europea n. 1854 del 6 ottobre 2022, che obbliga gli Stati membri a introdurre un contributo straordinario al fine di finanziare specifiche misure di supporto contro la crisi energetica.
  L'individuazione delle risorse e degli impieghi è stata motivata sia dalla necessità di evitare scostamenti dal deficit programmato, sia da considerazioni di equità. Il nuovo contributo, infatti, è commisurato alla base imponibile dell'imposta sulle società, conformemente agli indirizzi della sopra richiamata normativa europea, che fa infatti riferimento all'imponibile dell'imposta sui redditi societari vigente nei vari Stati membri al fine di individuare in maniera più accurata gli extraprofitti conseguiti nell'esercizio 2022.
  Inoltre, la sua nuova fisionomia incide su una platea più ampia di soggetti: si stimano infatti circa 7.000 imprese contribuenti, mentre il precedente contributo straordinario è stato versato da poco più di 200 imprese.
  Nell'ambito del disegno di legge di bilancio per il 2023 non mancano interventi finanziari in favore di regioni ed enti locali, volti a garantire continuità nell'erogazione dei servizi e nello svolgimento delle funzioni in un contesto emergenziale. Per quanto riguarda le regioni, i settori interessati sono stati la sanità, come ho già evidenziato, e il trasporto pubblico locale, con 100 milioni di euro per l'anno 2023 e 250 milioni di euro per l'anno 2024 al fine di garantire la compensazione dei minori ricavi tariffari realizzati nel periodo di emergenza da COVID-19, ma ricordo anche le somme stanziate nel 2022 dal decreto-legge n. 176 del 18 novembre 2022, cosiddetto Aiuti-quater. Se sommiamo ai predetti stanziamenti i 320 milioni di euro previsti dal citato decreto-legge Aiuti-quater, arriviamo a una cifra di quasi 700 milioni di euro.
  A favore degli enti locali è stato invece assicurato un contributo straordinario per sostenere il costo delle bollette. Infatti, il rincaro dei costi dell'energia si riflette inevitabilmente sui bilanci di comuni e province. Nel 2022 sono stati assegnati contributi per 990 milioni di euro ai comuni e 180 milioni di euro alle province e città metropolitane, per un totale di un miliardo e 170 milioni di euro. Si continuerà a monitorare l'andamento dei prezzi energetici per valutare l'esigenza di eventuali ulteriori interventi.
  Ulteriori risorse sono state stanziate per il Fondo di solidarietà comunale, per un importo di 50 milioni di euro, nonché per il ristoro del minor gettito non più acquisibile per effetto dell'introduzione della TASI, per un importo di 110 milioni di euro, e per i contributi volti a sostenere la progettazione locale, per un importo di 250 milioni di euro.
  Con particolare riferimento al Mezzogiorno, stiamo predisponendo misure per Pag. 10la proroga di alcuni interventi, quali le agevolazioni fiscali in favore delle imprese che acquistano beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive ubicate in quei territori, nonché prevedendo la proroga dei crediti d'imposta per gli investimenti effettuati nelle zone economiche speciali e nelle zone logistiche semplificate e per le attività di ricerca e sviluppo in favore delle imprese localizzate nelle regioni del Mezzogiorno.
  Quanto alle misure in materia di lavoro, nella manovra sono presenti misure per consentire un'ulteriore flessibilità in uscita dal mercato del lavoro. Viene infatti consentito l'accesso al pensionamento anticipato ai lavoratori che maturano entro il 31 dicembre 2023 il requisito contributivo di 41 anni, congiuntamente a quello anagrafico di 62 anni, e la pensione viene erogata nel limite di un importo massimo pari a cinque volte il trattamento minimo limitatamente al periodo di anticipo rispetto ai requisiti ordinari. È stata inoltre prevista la proroga di «Opzione Donna», seppure con importanti modifiche: tale misura è stata infatti prevista solo per coloro che possono essere qualificate come caregiver, disabili o licenziate, nonché dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale. Per il requisito anagrafico si è tenuto conto del numero dei figli. Infine, è stata prorogata la misura dell'APE sociale.
  Al fine di sostenere i redditi dei dipendenti pubblici, tenuto conto dell'attuale fase congiunturale e delle risorse disponibili, è stato previsto uno stanziamento per l'erogazione nell'anno 2023 di un emolumento accessorio una tantum, riassorbibile e destinato ai suddetti dipendenti, che si aggiunge all'indennità di vacanza contrattuale già in erogazione. Tale emolumento accessorio corrisponde a circa tre volte l'indennità di vacanza contrattuale.
  Altri interventi riguardano la correzione di alcuni aspetti del reddito di cittadinanza, per limitarne la fruizione e incentivare l'inserimento nel mondo del lavoro dei beneficiari di questa misura. In particolare, dal prossimo gennaio viene ridotta la durata del beneficio per le persone abili al lavoro che non abbiano nel nucleo disabili, minori o persone anziane a carico. Si prevede la partecipazione a corsi di formazione o riqualificazione professionale e i risparmi di spesa che ne deriveranno saranno destinati a un apposito fondo volto a finanziare la riforma complessiva per il contrasto alla povertà e il sostegno all'inclusione.
  Ingenti risorse vengono destinate, anche per gli anni successivi al triennio di riferimento, al sostegno degli investimenti pubblici. In questo ambito, il disegno di legge di bilancio ha voluto privilegiare quelle amministrazioni che hanno beneficiato in misura inferiore delle risorse già previste a livello europeo con il PNRR - che, ricordo, valgono circa 191 miliardi di euro per il periodo 2021-2026 – e a livello nazionale, in particolare con il Piano di investimenti complementari al Piano nazionale di ripresa e resilienza, per ulteriori circa 30 miliardi di euro nel periodo 2021-2026.
  Secondo questa impostazione, nel periodo 2023-2039 tra le misure più rilevanti rientrano gli stanziamenti per il completamento dei programmi di ammodernamento tecnologico e di mezzi per la sicurezza pubblica e nazionale, del Corpo della Guardia di finanza e delle Capitanerie di porto, per circa 19 miliardi di euro nel periodo 2023-2039, per il settore dell'aerospazio, per 2 miliardi e 300 milioni di euro nel periodo 2023-2031, e per la cybersecurity, per oltre 2 miliardi di euro nel periodo 2023-2037.
  Sono altresì previste maggiori risorse per la manutenzione straordinaria della rete ferroviaria, l'alta velocità e il finanziamento delle tratte nazionali di accesso al tunnel di base Torino-Lione, complessivamente per 4,6 miliardi di euro nel periodo 2023-2036, per gli interventi ANAS, per circa 2,3 miliardi di euro nel periodo 2023-2034, per il finanziamento del trasporto rapido di massa, per oltre 3 miliardi di euro nel periodo 2023-2030, per la realizzazione di infrastrutture stradali statali, come la strada statale n. 6 Jonica, nonché per interventi sulle strade statali interessate dagli eventi sismici degli anni 2009 e 2016 e per la strada statale n. 4 Salaria, Pag. 11per complessivi 3,7 miliardi di euro nel periodo 2023-2037.
  Il disegno di legge di bilancio autorizza, infine, nuove risorse per l'edilizia universitaria, nella misura di 300 milioni di euro nel periodo 2023-2026, per l'edilizia scolastica, nella misura di 380 milioni di euro nel periodo 2024-2028, e per l'edilizia giudiziaria, per un importo pari a 600 milioni di euro nel periodo 2023-2027, al fine di fronteggiare adeguatamente il fabbisogno connesso alle nuove strutture.
  Tutte queste misure ammontano nel complesso a circa 42 miliardi di euro nel periodo 2023-2039, aggiuntivi rispetto a quelli già stanziati a legislazione vigente nel bilancio dello Stato. A questi interventi si aggiungono quelli per favorire la crescita e gli investimenti privati per circa 8 miliardi di euro. In particolare, rientrano in tale ambito il rifinanziamento dei contratti di sviluppo, per 4 miliardi di euro nel periodo 2023-2037, le ulteriori risorse stanziate per gli importanti progetti di comune interesse europeo (IPCEI), pari a 2,1 miliardi di euro nel periodo 2023-2031, e l'incremento della dotazione per il 2023 del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, per un importo pari a 800 milioni di euro.
  Mi avvio alle conclusioni. Anche i precedenti Governi hanno dovuto fronteggiare situazioni emergenziali adottando decisioni difficili e il nostro Governo non fa eccezione. Ma abbiamo fatto delle scelte politiche, allocando le risorse verso gli impieghi che riteniamo più necessari in questo momento.
  Siamo dell'idea che abbiamo scritto, e vi proponiamo, un disegno di legge di bilancio coraggioso, che risulterà utile all'Italia. Grazie per la vostra attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro. Do ora la parola ai deputati e ai senatori che intendano intervenire per formulare quesiti e osservazioni.

  ANTONIO MISIANI. Il contesto economico in cui si colloca questa manovra di bilancio è stato correttamente evidenziato dal Ministro: una crisi energetica senza precedenti, un'inflazione a livelli record dal 1984 e, aggiungo, un'inflazione che sta allargando le disuguaglianze nel Paese, perché pesa molto di più sulle famiglie più fragili e relativamente di meno su quelle più abbienti, come ci dicono i dati ISTAT e le analisi dell'Ufficio parlamentare di bilancio. Tutto questo sta comportando un forte rallentamento dell'economia, che si avvia – secondo quanto affermano quasi tutti i previsori – verso una recessione tecnica tra l'ultimo trimestre del 2022 e l'inizio del 2023.
  È chiaro che la politica economica deve costruire delle risposte efficaci in grado di fronteggiare queste problematiche.
  Questo disegno di legge di bilancio stanzia circa 21 miliardi di euro per fronteggiare il caro energia ed è corretto concentrare le risorse sull'emergenza principale del Paese, tuttavia queste risorse basteranno solo per tre mesi; al riguardo lei, signor Ministro, oggi ci ha detto che dopo, quando sarà presentato il Documento di economia e finanza 2023, il Governo deciderà se intervenire ulteriormente e a quel punto stanzierà le risorse che occorrono.
  Tutti noi ci auguriamo che la crisi energetica finisca prima della fine di marzo, però questo è ad oggi molto improbabile, dunque, Ministro, le chiedo: con quali risorse verranno prorogati gli aiuti nella parte terminale, anzi negli ultimi nove mesi del 2023? Con uno scostamento di bilancio? In altri termini, dove troverete i soldi per aiutare le famiglie e le imprese rispetto a risorse che con la legge di bilancio finiranno a fine marzo?
  In secondo luogo, l'inflazione sta letteralmente divorando il potere d'acquisto dei redditi fissi, in particolare dei salari e degli stipendi, giacché abbiamo un'inflazione all'11,8 per cento a novembre mentre le retribuzioni crescono dell'1,3 per cento, con una perdita di potere d'acquisto superiore a 10 punti percentuali.
  Ora, poiché le pensioni sono rivalutate, o meglio erano rivalutate, in modo molto protettivo rispetto all'inflazione, la mia domanda è: non ritenete che l'operazione che state facendo, soprattutto con il taglio della rivalutazione delle pensioni superiori a quattro volte il minimo, che sottrarrà al netto Pag. 12degli effetti fiscali oltre 10 miliardi di euro in tre anni, nonché con il taglio dei fondi contro la povertà, a prescindere da quello che ognuno di noi può pensare sul reddito di cittadinanza, rappresenti un errore anche da un punto di vista macroeconomico, destinato a deprimere i consumi e quindi la domanda interna? Poiché togliete soldi ai pensionati e ai poveri di questo Paese, tutte risorse che vanno a fasce sociali ad alta propensione al consumo, non ritenete che, dal punto di vista del rilancio della crescita economica, queste scelte siano controproducenti?
  Un altro punto riguarda il tema della crescita e dello sviluppo. Con il decreto-legge n. 176 del 2022, cosiddetto Aiuti-quater, il superbonus è stato indebolito e, come noto, ne è stato anticipato il décalage, ma purtroppo non è stato ancora risolto lo sblocco dei crediti fiscali incagliati. Oggettivamente, questo incentivo è ora più debole rispetto a quanto previsto a legislazione vigente, anche in questo caso a prescindere dal giudizio che ognuno di noi può dare sulla qualità del disegno dell'incentivo medesimo. Per quanto riguarda invece il piano Transizione 4.0, che era già previsto a legislazione vigente, dal 2023 si dimezzano le risorse. Quindi, i due principali incentivi nei confronti degli investimenti privati l'anno prossimo saranno oggettivamente più deboli.
  Questo disegno di legge di bilancio inoltre, mi corregga Ministro se sbaglio, non proroga il credito d'imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno. E come ultimo punto, ma non certo in ordine di importanza dal punto di vista della crescita, le incertezze sul PNRR si moltiplicano. Le riporto più o meno testualmente quanto ha dichiarato il Ministro Fitto, secondo cui la previsione di spesa di 22 miliardi di euro entro fine anno è molto lontana.
  Allora le voglio chiedere: con queste scelte come pensate non dico di rilanciare la crescita, ma di contrastare la tendenza verso la recessione dell'economia?
  Infine, le volevo chiedere un'altra cosa: se il Ministro Fitto, che non è l'ultimo arrivato, dice che le previsioni di spesa, che immagino siano quelle scritte nella NADEF, non si avvereranno, per non parlare delle dichiarazioni del Ministro Salvini, che dice che è pura fantasia immaginare di completare, come previsto, il Piano nazionale di ripresa e resilienza entro il 2026, allora le previsioni di PIL che avete scritto, e che incorporano invece un profilo di spesa e di realizzazione del PNRR entro il 2026, non sono forse costruite sulla sabbia – o almeno così a me sembra –, se in realtà vi è il rischio di non spendere quelle risorse e quindi di non fare quegli investimenti?

  LUIGI MARATTIN. Signor Ministro, ho qualche domanda puntuale sulla manovra, che alla fine ieri sera abbiamo scoperto essere complessivamente di 42,2 miliardi di euro, mentre ci eravamo sempre attestati sui 38 miliardi di euro. Insomma, alla fine il valore complessivo della manovra lorda è di 42,2 miliardi di euro, poi ovviamente quest'anno i tempi stretti sono valsi per tutti, per voi in primis e anche per noi, quindi un'analisi più approfondita, ahimè, è ancora in corso.
  Venendo alla prima domanda, proprio per ragioni di tempo le chiedo la cortesia di fornirmi una spiegazione, giacché ho visto che gran parte delle riduzioni di spesa a livello macroeconomico nel Documento programmatico di bilancio erano circa 9,8 miliardi di euro di altri tagli di spesa. Sto cominciando a capire esattamente quali siano, ma c'è una cosa che non capisco ancora: le chiedo la cortesia di spiegarmi questa vicenda del GSE, perché non l'ho compresa, sebbene immagino sia una sorta di regolazione contabile.
  In secondo luogo, nella seconda sezione del disegno di legge di bilancio noi abbiamo nel triennio circa 9 miliardi di euro di riduzione di spesa in conto capitale. È vero che nella stessa seconda sezione abbiamo dei paralleli aumenti, però, insomma, vi chiedo di farci capire esattamente, eventualmente anche in separata sede, dopo approfondimenti, esattamente cosa state definanziando con la seconda sezione del disegno di legge di bilancio, perché si tratta di importi assai rilevanti.
  In terzo luogo, ed era una delle cose che stavo controllando ma non sono sicuro di avere ragione: sbaglio o la previsione di Pag. 13interessi passivi nel prossimo triennio è persino superiore a quella della NADEF? Mi sembra che ci sia un aumento, quindi mi interessava capire su quale ipotesi di andamento – del costo medio del debito o del tasso dei BTP sul mercato secondario – avete costruito le previsioni. In altri termini, state immaginando che le tensioni finanziarie rimangano così, peggiorino o migliorino? Non lo so.
  La quarta domanda per quanto mi riguarda è un must, infatti gliel'ho rivolta anche l'altra volta ma non sono sicuro di aver capito la risposta.
  Chi ci ascolta sa, e i presenti lo sanno, che dal 2020 c'è un meccanismo un po' più preciso di quanto non fosse negli anni precedenti volto ad assicurare un legame fra il recupero dell'evasione fiscale e la riduzione della pressione fiscale. A mio modo di vedere, è ancora un meccanismo largamente imperfetto ed uno dei nostri emendamenti sarà finalizzato proprio a rendere automatico questo legame: tanto si recupera dall'evasione fiscale in maniera strutturale, cioè attraverso la riduzione del tax gap e l'aumento della compliance strutturale, tanto deve tornare in tasca ai contribuenti.
  Quest'anno la relazione allegata alla NADEF programmatica dice che ci sono 3,1 miliardi di euro di maggiore compliance, ma di questi ne usiamo solo 1,4: perché?
  Gli altri 1,7 miliardi di euro li abbiamo già usati: ma come, dove, chi, perché? Cioè, se la fedeltà fiscale dei contribuenti italiani negli ultimi anni è aumentata di 3,1 miliardi di euro, o meglio nell'ultimo anno si è stabilizzata rispetto al triennio precedente una maggiore compliance per 3,1 miliardi di euro, perché poi queste risorse non tornano integralmente in tasca ai contribuenti?
  Quinta domanda: lei l'altra volta è venuto qui a dire che a legislazione vigente nel triennio abbiamo 50 miliardi di spesa pensionistica in più. C'è un taglio importante nella rivalutazione delle pensioni, ma a livello macroeconomico sostanzialmente ci sono 1,5 miliardi di euro in meno nel 2023. Immagino che la sua risposta sia positiva, ma quei 50 miliardi di euro di incremento li avete inseriti modificando il tendenziale per i prossimi anni? E, se sì, dove e quando? Immagino nella NADEF, ma di quanto è stato aumentato il tendenziale di spesa pensionistica nei prossimi anni? Perché questi 1,5 miliardi di euro nel 2023 sono una riduzione rispetto al tendenziale, ma quel tendenziale di quanto era aumentato, di quanto l'avete aumentato?
  Terz'ultima domanda. A differenza di alcuni colleghi dell'opposizione, la mia forza politica non si impicca sulla prima parte dell'articolo 69 del disegno di legge di bilancio, relativo al limite all'uso del contante, perché noi siamo convinti che modificare quella cifra non cambi molto nella lotta all'evasione, giacché sono ben altri i fronti su cui intervenire. Ma voi avete giustificato il comma 1 di quell'articolo 69, che eleva il limite del contante dagli attuali 2.000 o 1.000 euro previsti dalla legislazione vigente a 5.000 euro, dicendo: «voglio che ci sia libertà per il cittadino di scegliere come pagare, se in contanti o con carta di credito».
  Signor Ministro, una domanda: perché al comma 2 dello stesso articolo 69 mi private invece di quella libertà? Infatti io non sarò più in grado di pagare una cena che mi costa 55 euro con la carta di credito, perché voi mi state privando della libertà di pagarla con la carta di credito. Mi spiega perché?
  Penultima domanda. Voi, in ossequio agli obiettivi del PNRR, fate una spending review di 800 milioni di euro nel 2023, di 1,2 miliardi euro nel 2024 e di 1,5 miliardi euro nel 2025. Ho notato che il 100 per cento di questi tagli sono nella seconda sezione del disegno di legge di bilancio: per i pochi non addetti ai lavori, se fossero nella prima sezione del medesimo disegno di legge si vedrebbero, nella seconda sezione si vedono invece molto di meno, a meno che qualche parlamentare non lo chieda.
  Ci fate capire esattamente questi 3,5 miliardi di euro di tagli alla spesa pubblica dove stanno nella seconda sezione, quella relativa ai movimenti all'interno del bilancio?Pag. 14
  Ho finito, le faccio solo una domanda di contesto, signor Ministro. Facciamo tutti gli scongiuri del caso, naturalmente, ma ho due domande in una.
  Lei sa che gran parte dell'atteggiamento benevolo che i mercati finanziari hanno in questo momento – perché la situazione è di una incertezza senza precedenti, non dobbiamo ripeterlo – è dovuto al Transmission Protection Instrument (TPI), cioè a questo meccanismo che la Banca centrale europea ha messo in piedi per impedire la frammentazione della politica monetaria e scongiurare che nella trasmissione della politica monetaria qualcosa andasse storto: in pratica, l'ennesima versione di un intervento, diciamo forte, della BCE, una sorta di whatever it takes dieci anni dopo.
  Quell'intervento ha però, in realtà, due condizionalità forti: la prima riguarda il PNRR, la seconda il rispetto delle regole fiscali, che sono in cantiere adesso. La Commissione europea ha presentato una proposta. La mia domanda è duplice, visto che quella di oggi, se ho capito bene, serve anche come audizione sulle linee programmatiche del suo mandato, più o meno, magari poi i colleghi ne chiederanno un'altra. Però, che opinione si è fatto del cantiere di riforma delle regole fiscali a livello europeo, quindi del passaggio a un obiettivo pluriennale sul debito? In altri termini, nella sciaguratissima ipotesi – tocchiamo quello che dobbiamo toccare – che nel corso del 2023 o all'inizio del 2024 noi dovessimo fare ricorso al TPI, allo scudo anti-frammentazione, lei nei momenti di maggior pessimismo ha qualche dubbio sul fatto che le due condizionalità esistenti rispetto ai tempi del PNRR e al rispetto alle regole fiscali, come adesso sembrano, possano costituire un problema per noi o è in grado di escluderlo nella maniera più assoluta?

  PAOLO TRANCASSINI. Ringrazio il signor Ministro per averci dato questa opportunità. Io faccio due considerazioni e poi due domande.
  La prima considerazione, molto positiva, è che ho notato che lei più volte ha usato il termine «impresa». Io nella passata legislatura non sono stato abituato ad ascoltare ministri dell'economia e delle finanze calcare la mano o, comunque, ribadire la centralità del mondo dell'impresa.
  A proposito di questo, come ulteriore considerazione, per quanto riguarda il PNRR e i suoi eventuali ritardi, dico che questi erano nell'aria ed erano evidenti, anche alla luce dei monitoraggi che abbiamo fatto in precedenza anche in quest'aula.
  La domanda che lega queste due considerazioni, e quindi il mondo dell'impresa e l'importanza della realizzazione e della messa a terra di tutti i finanziamenti del PNRR, è la seguente: lei non ritiene che, anche alla luce di quel coraggio che lei ha menzionato e della finalmente auspicata centralità della politica, sia veramente giunto il tempo di una reale semplificazione nella materia degli appalti? Perché io credo che questo sia davvero il tema che lega un po' tutto.
  L'altra domanda, vista l'apertura che lei fa sul credito d'imposta al Sud e sulle agevolazioni per il Sud, è la seguente: c'è una stessa apertura anche nei confronti delle agevolazioni fiscali per i paesi colpiti dal sisma, che avrebbero ancora bisogno – ahimè, per i ritardi passati – di un'attenzione diversa rispetto a tutte le altre zone d'Italia?

  NICOLA OTTAVIANI. Ringrazio il Ministro, che si trova in questo momento a gestire una delle manovre finanziarie che potremmo definire tra le più veloci dal Dopoguerra ad oggi e necessitate in termini di velocità, se non in assoluto la più veloce, perché credo che lo scopo di tutti, sicuramente della maggioranza ma credo anche di buona parte della minoranza, sia quello di evitare un esercizio provvisorio che sarebbe assolutamente letale per questo Paese, tenuto conto della necessità di portare avanti dei feedback e impostare reazioni immediate rispetto alle necessità e alle istanze che provengono non solo dal mercato, ma anche e soprattutto dal basso del Paese.
  L'onorevole Trancassini faceva prima riferimento a un tema importante che abbiamo trovato già nel disegno di legge di bilancio, e quindi nel lavoro che è stato svolto fino adesso da lei, Ministro, ossia Pag. 15quello relativo al mondo delle imprese. La situazione del PNRR va infatti a riverberarsi non soltanto sulle imprese, ma anche su quella che è la necessità di restituire all'Italia ciò che l'Italia dà all'Europa, perché quelli non sono soldi che provengono da altre organizzazioni internazionali. Quindi è chiaro che stiamo parlando di una sorta di sinallagma ormai assolutamente necessario tra quello che diamo e quello che, come una sorta di diritto soggettivo, possiamo o dobbiamo addirittura ricevere.
  La prima questione che va rivolta a lei, Ministro, è un'ulteriore riflessione, che fa pendant con il lavoro che sta svolgendo in questo momento anche il Ministro Matteo Salvini, per quanto riguarda la riforma del codice degli appalti, tanto più se effettivamente anche per il futuro noi abbiamo una enorme difficoltà, che è quella di gestire il cronoprogramma degli appalti, tenuto conto della legislazione del nostro Paese in materia amministrativa, che non è ipergarantista verso l'impresa, ma probabilmente è ipergarantista di un diritto che poi rimane una sorta di lettera morta.
  Dov'è che voglio andare a parare? Se noi, anche e soprattutto nella materia del finanziamento del PNRR, come degli altri finanziamenti sottoposti a un cronoprogramma da parte dell'Unione europea, dobbiamo assistere a quella che è una sospensiva che viene effettuata in primo grado a seguito dell'aggiudicazione e poi al ricorso al Consiglio di Stato sulla sospensiva stessa, con l'impresa che rimane alla finestra facendo questa sorta di ragionamento: «ma mi conviene andare avanti o mi conviene attendere addirittura la decisione sul merito?», è chiaro che noi andiamo avanti a velocità diverse rispetto alla Francia, alla Germania o agli altri Paesi che sulla materia degli appalti hanno attivato nel corso degli anni una semplificazione per andare alla sostanza. C'è qualcuno che ipotizza anche la possibilità di affievolire il sistema delle sospensive e delle cautele in ordine alle aggiudicazioni e sostanzialmente rimettere il tutto ad un profilo di indennità, per cui sostanzialmente, a seguito dell'effettuazione del lavoro pubblico e di quella che è l'utilità, perché poi stiamo parlando di utile e non di ricavi, l'impresa stessa può svolgere una sorta di valutazione più puntuale della giurisdizione cautelare, per comprendere se le conviene o non le conviene rinunciare alla gara nel momento stesso in cui c'è stata un'impugnativa, favorendo in questo modo la velocizzazione del procedimento.
  Quindi la riflessione che rimetto naturalmente al Ministro, a quattro mani con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini e a tutto il Governo, è di valutare se probabilmente attenuare quello che è un profilo di virtualità della tutela del diritto mai come in questo momento corrisponda all'efficacia e alla concreta applicazione del diritto, perché è chiaro che le nostre imprese, e più in generale i nostri cittadini, hanno il diritto di veder spendere le risorse che sono state messe a disposizione.
  Un'altra questione importante è quella che lei, Ministro, stava prima sottolineando relativamente alle 7.000 imprese, e non più alle 200 imprese, che saranno di fatto destinatarie dell'imposizione sull'extragettito. In particolare, a noi preme comprendere il ragionamento che è stato svolto da parte del Governo e da parte sua in prima persona in ordine alle modalità di allargamento della platea interessata, rispetto alla virtualità dell'intervento precedente, che appariva, a mio sommesso avviso, più un intervento da spot elettorale che non un intervento di efficace aggressione di quello che poteva essere l'extraprofitto.
  Un'ultima questione che vorremmo ulteriormente sviscerare è quella relativa alla rivisitazione del profilo della flat tax.
  È chiaro che, nello stesso momento in cui c'è un percorso che è stato segnato, relativamente non soltanto agli autonomi, con il tetto degli 85.000 euro – che ricordiamo, però, è relativo a 85.000 euro lordi, e non alla tassazione dell'imponibile netto –, ma anche per quanto riguarda la fiscalità di favore per le prestazioni straordinarie dei lavoratori subordinati, appare necessario comprendere quali siano l'intenzione e la programmazione future per cercare di allineare queste due categorie, quella degli autonomi e quella dei lavoratori subordinati,Pag. 16 tenendo conto però delle peculiarità dell'uno e dell'altro settore relativamente al reddito lordo oppure all'imposizione che riguarda naturalmente la base imponibile netta. Ove fosse possibile fornire qualche ulteriore elemento di conforto su tale aspetto, gliene saremmo sicuramente grati.

  DARIO DAMIANI(intervento da remoto). Ministro, svolgerò alcune riflessioni. Innanzitutto la ringrazio e condivido appieno, in merito ad alcuni aspetti, l'impostazione della manovra. È un momento particolare, caratterizzato da incertezza, quindi occorre agire con prudenza.
  Voglio ricordare a tutti noi come, con una manovra già quasi scritta per dieci dodicesimi, dal momento che il Governo si è insediato, come le Camere e il Parlamento, solo verso la fine di ottobre, oggi avere lanciato con questa manovra, in un momento difficile, qualche primo segnale di quella che deve essere l'impostazione lungo un arco temporale di legislatura, e quindi un arco temporale relativo ai prossimi anni, è importante, così come è importante avere già fatto alcune aperture sulla flat tax, sul cuneo fiscale e su alcune misure importanti che caratterizzano lo schieramento di centrodestra. Da questo punto di vista, i primi passi sono sicuramente positivi.
  Tralasciando infatti alcune polemiche, io vorrei piuttosto continuare a leggere tutta la manovra finanziaria e trovare quelle che sono le misure che vanno contro i poveri, perché assolutamente non le trovo. Analogamente, per quanto mi riguarda, continuerò ad utilizzare senza alcun problema, perché nessuno me lo vieta, le carte di credito e il bancomat, quindi anche da questo punto di vista non vedo alcun problema. Non c'è un divieto, voglio dire, all'utilizzo delle carte di credito.
  Io però ho una domanda, e mi soffermerei appunto su una questione che riguarda il Sud, perché in queste ore si sta, secondo me anche inutilmente, montando una polemica sul Sud. Alcune misure, che riguardano appunto il credito d'imposta per gli investimenti nel Sud, posso dirlo e testimoniarlo direttamente, hanno in effetti funzionato perché hanno sviluppato nel Mezzogiorno d'Italia una tendenza all'investimento, a migliorare e ad ampliare le attività, nonché ad assicurare posti di lavoro in molte delle sue aree. Poiché ho sentito nel suo intervento un'apertura al riguardo, vorrei sapere da lei, Ministro, quali misure sono previste, anche al di là della manovra economica, per il Mezzogiorno d'Italia, eventualmente da inserire in un pacchetto a parte di interventi destinati proprio agli investimenti nel Sud Italia.

  DIETER STEGER(intervento da remoto). La manovra, come ha detto il Ministro, è responsabile e coraggiosa, ponendo al centro il rigore di bilancio e la tenuta dei conti con alcune determinate priorità, che io condivido.
  Le misure contro il caro bollette sono necessarie ed è giusto che siano state inserite nel disegno di legge di bilancio.
  Per quanto riguarda gli interventi a favore delle regioni e degli enti locali, ritengo essenziale l'interessamento nei confronti di queste strutture.
  Sul taglio del cuneo fiscale per oltre 4 miliardi di euro, invece, vorrei fare una domanda, signor Ministro, giacché ho visto che avete anche elargito la flat tax e che avete previsto «Quota 103» per le pensioni.
  Non ritiene che sarebbe stato molto più efficace – o che sarebbe, poiché si potrebbe ancora fare ovviamente – raddoppiare l'intervento sul cuneo fiscale, invece di mettere queste risorse sulla flat tax, che può comportare e comporterà senz'altro serie sperequazioni di trattamento tra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi? Inoltre, una misura come «Quota 103», rispetto alla quale io vedo una platea minima di interessati, comporta un costo molto elevato, di quasi un miliardo di euro, dunque – sentendo ancora nelle mie orecchie, quando ha presentato la NADEF, le sue parole su una maggiore spesa pensionistica di 50 miliardi di euro nel prossimo triennio rispetto ad oggi - non ritiene che sarebbe stato o che sarebbe molto più efficace eliminare queste due misure, che in parte mi suonano anche come provvedimenti di bandiera, e raddoppiare piuttosto il fondo per Pag. 17la riduzione del cuneo fiscale non solo per il lavoratore ma anche per il datore di lavoro, dal momento che questa manovra prevede solo il taglio della quota relativa al lavoratore e non anche di quella relativa al datore di lavoro?

  MARIA CECILIA GUERRA. Non vorrei essere nei panni del Ministro, perché effettivamente credo che le occorreranno due o tre giorni per rispondere a tutto, ma comunque, impietosamente, farò anch'io alcune domande e osservazioni.
  Prendo come introduzione quello che ha già detto il senatore Misiani e svolgo quindi delle osservazioni un po' più specifiche.
  Come diceva adesso anche il collega Steger, abbiamo 21 miliardi di euro per l'emergenza legata al caro energia e poi altri circa 13-14 miliardi di euro che forse bisognava spendere o tenere lì in maniera un po' più oculata, perché come il Ministro ci ha detto noi ci troveremo nella necessità a fine marzo di rivalutare la situazione e capire se c'è bisogno di altri interventi. Allora, se questi soldi li abbiamo spesi bene, questi 13-14 miliardi di euro, nessun problema, ma se invece li abbiamo dispersi – come io ritengo – in mille rivoli piccolini, con poca efficacia, magari non tutti, forse qualcosa ce la dobbiamo chiedere.
  In particolare, la prima cosa che mi chiedo è: se ho capito bene dalla sua relazione, perché potrei aver capito male, lei ha detto che c'è un impegno a rivedere quanto abbiano rilevato questa mattina, almeno quei pochi di noi che erano presenti, nel corso delle audizioni dei rappresentanti del mondo imprenditoriale, artigianale e via dicendo, laddove tutti hanno rilevato come grave carenza della manovra questa mancata riproposizione, o quantomeno questa riproposizione inadeguata, dei sostegni agli investimenti, che anche lei ha ricordato, tra cui le agevolazioni relative alle ZES, al Sud e al settore della ricerca e dello sviluppo. Se ho capito bene, lei ha detto che c'è un impegno a sanare questa situazione: le chiedo però con quali tempi e con quali risorse, perché quel che c'era mi sembra sia stato già ampiamente prosciugato.
  La seconda domanda riguarda il PNRR. A parte quello che già diceva il senatore Misiani, c'è una grande preoccupazione circa il fatto che vengono continuamente rilasciate dichiarazioni sulla difficoltà di realizzare il Piano stesso, in un quadro macroeconomico che peraltro peggiora. Per altro verso, il PNRR aveva bisogno di essere accompagnato anche da adeguate decisioni in sede di bilancio dello Stato. Il PNRR infatti, come sappiamo, è largamente incentrato sulla spesa di investimento, ma molta di questa spesa deve essere sostenuta anche con un adeguamento di parte della spesa corrente. L'abbiamo fatto nelle precedenti leggi di bilancio, per quanto riguarda, ad esempio, l'importante investimento sugli asili nido, giacché non avrebbe avuto senso costruire degli asili nido senza metterci dentro anche il personale, ma, ad esempio, rispetto alla salute – noi ci apprestiamo, lei lo ricordava, a mettere a terra una riforma importantissima sull'assistenza domiciliare, sugli ospedali di territorio e su tutta la filiera – se non facciamo un ragionamento sul personale anche questa stessa riforma rischia veramente di rimanere a secco. Per sottoporle un altro problema, c'è l'inflazione, come lei ha detto e sa molto meglio di me. Ora, l'inflazione ha effetti sulla spesa pubblica. Per la salute voi avete stanziato 2 miliardi di euro, di cui 1,4 mi sembra per i costi energetici. Ma l'inflazione non colpisce solo lì. E la scuola? Insomma, per questi settori importantissimi del nostro welfare, non mi sembra ci sia stata – però probabilmente mi sbaglio, quindi glielo chiedo – un'adeguata considerazione degli effetti dell'inflazione e della conseguente necessità di correre ai ripari, affinché l'aumento dei prezzi non si traduca in una compressione della quantità e della qualità dei servizi erogati.
  Sulla parte fiscale avrei molto da dire, e lei lo immaginerà perché ci conosciamo da un po' di tempo. Però ho due osservazioni: una sulla questione dei non condoni, per assumere la sua interpretazione della lingua italiana, a parte lo stralcio, giacché ammetterà che lo stralcio delle cartelle è un condono.Pag. 18
  Le chiedo due cose: in primo luogo, sulle controversie tributarie avevamo appena fatto la riforma e avevamo concordato in una bellissima maggioranza precedente, non c'era Fratelli d'Italia, una caduta che era logica, perché smaltiva un arretrato in Cassazione, ma non interveniva sul primo e secondo grado di giudizio, dove non ci sono cause pendenti arretrate, non c'è un arretrato. Quindi, siamo sicuri che lì c'è bisogno di intervenire? Io penso invece che questa sia una donazione, non un bisogno.
  L'altra questione riguarda il fatto che lei e altri autorevoli rappresentanti della maggioranza, da un lato, continuate a dire che tutte queste misure sono dieci, mentre questa mattina ne venivano richieste altre, come a dire che siete stati anche poco abbondanti secondo gli interlocutori di questa mattina, dall'altro, sostenete che sono state fatte perché c'è un bisogno. Ora, io sono la prima, o la seconda se qualcun altro vuol essere il primo, a dire che in caso di bisogno occorre andare incontro al debitore. Ma perché non c'è nessuna clausola che condizioni la concessione dello sgravio a una verifica della condizione del soggetto, verifica che l'Agenzia delle entrate è assolutamente in grado di fare e che in tempi normali già fa, ad esempio, per le rateizzazioni?
  Se lei ci avesse detto, o se lei mi dice adesso, che è disposto ad accettare un emendamento in questa direzione, che condizioni cioè questa agevolazione alla verifica di una condizione di bisogno, che non vuol dire l'ISEE, non sto dicendo questo, mi riferisco piuttosto alla capacità di pagamento, allora io vengo con lei immediatamente, altrimenti mi sembra che dovete smetterla di dire che lo fate per le situazioni di bisogno, perché non è vero.
  Per quanto riguarda invece il sistema fiscale, ma c'era proprio bisogno di questi interventi? Abbiamo idee diversissime di come deve essere il sistema fiscale, e io rispetto ovviamente quelle dell'attuale maggioranza, pur non condividendole, ma c'era bisogno di fare uno «spezzatino» ulteriore di questo sistema fiscale mettendo delle «piattizzazioni» piccoline di qua e di là, per giunta temporanee? Sembra che voi ignoriate il fatto che l'introduzione di ogni misura di questo tipo produce effetti sui comportamenti.
  Io nella precedente audizione, Ministro, le avevo fatto una domanda che lei ha un po' eluso, se mi permette. Io le ho chiesto cosa pensava del fatto che un contribuente lavoratore professionista, non un qualsiasi lavoratore autonomo, con ricavi di 85.000 euro, a parità di reddito – lei sa benissimo la distinzione, sa come funziona la flat tax – si trovi a pagare fino a 10.000 euro in meno rispetto al lavoratore dipendente, a parità di reddito. Le ho chiesto come poteva giustificare questa situazione. Lei mi ha risposto dicendo che la flat tax – parlava ovviamente di quella attualmente in vigore – era una buona cosa, perché aveva comportato una semplificazione – e su questo posso essere d'accordo anch'io – e aveva inoltre contrastato l'evasione, cosa che è in contraddizione invece con quello che l'allegato alla NADEF, da più parti citato e che lei conosce, dimostra.
  Allora io dico: ma se già con una soglia di 65.000 euro l'evidenza è che quel sistema ha favorito l'occultamento dei ricavi, si immagini cosa accadrà se noi andiamo ancora per questa strada.
  E così, avete messo questo spot della tassazione per un anno al 15 per cento degli incrementi di reddito solo per i lavoratori autonomi e gli imprenditori individuali, ma sapete cosa significherà? Già costa più di 800 milioni di euro. 800 milioni di euro da dare a delle persone che possono aumentare i propri ricavi anche fino a 40.000 euro, a me sembra una cosa un pochino scandalosa in questo momento di grande difficoltà: 800 milioni di euro, lo ripeto per chi non lo avesse messo a punto.
  Però non saranno 800 milioni di euro, saranno molti di più, perché se io fossi una persona di quel tipo – e lo sapessi già adesso – sposterei tutte le fatture all'anno dopo, e quando sarò a novembre-dicembre dell'anno prossimo anticiperò la fatturazione, perché in quell'anno lì faccio un «botto» e mi porto a casa uno sconto fiscale significativo. Io sarei contraria comunque, ma se ciò fosse dentro una riformaPag. 19 fiscale potrebbe anche avere un senso, ma così, e in un momento di emergenza, una roba di questo tipo non grida vendetta?
  Dopodiché, ho qualche altra considerazione. Mi dispiace, Ministro, per la stima che ho nei suoi confronti, però anche su questo devo ricordarle che l'altra volta, quando lei ha detto che, a parte i 21 miliardi di euro, tutto il resto sarebbe stato finanziato attingendo dallo stesso comparto, le posi la seguente domanda: ci garantite che non prenderete le risorse dall'indicizzazione delle pensioni? Invece è andata proprio così, in maniera pesantissima, e non per finanziare gli interventi di comparto ma per finanziare gli interventi fuori comparto, né per colpire i redditi più alti – che poi, se dobbiamo colpirli, non si capisce perché solo quelli dei pensionati e non quelli di tutte le altre persone – ma andando proprio a incidere sulla carne viva di soggetti che hanno una carriera contributiva seria, e non quelli che premiamo con la «Quota 103», quelli cioè che hanno avuto una carriera contributiva seria e hanno una pensione che, in termini netti, è di circa 1.500 o 1.600 euro, e noi li costringiamo ad avere una perdita del valore reale del proprio reddito. Mentre noi sappiamo che l'inflazione ci impone di adottare misure che difendano proprio il reddito fisso, perché gli altri qualche misura di aggiustamento ce l'hanno proprio per la natura del loro reddito.
  Sollevo un'ultima questione, relativa alle donne. Sulle donne c'è una cosa che mi piacerebbe anche, cioè un mese in più di congedo all'80 per cento della retribuzione. Ma perché per le donne? Cioè, questi figli non hanno anche un padre? Ce lo vogliamo mettere in testa che i congedi devono essere simmetrici? È da anni e anni che ci battiamo per questo, anche per voi, affinché possiate fare finalmente il padre come si deve e come volete. Vorremmo un congedo di paternità più lungo e vorremmo che gli altri congedi fossero simmetrici. Va benissimo un mese all'80 per cento, a condizione che sia simmetrico.
  E così su «Opzione Donna», sappiamo già che quella era una misura che penalizzava, perché richiede – a differenza di «Quota 102, 103, 101, 114» – il ricalcolo contributivo e ti taglia la pensione del 30 per cento. Ma dovevate metterci tutto quel percorso accidentato per far finta di averla mantenuta, quando in realtà verrà utilizzata da un numero minimo di donne? Ma quelle donne lì che vanno in pensione prima sono donne che ci vanno perché – non lei, Ministro, che non ha nessuna colpa al riguardo – questo Paese non è ancora stato in grado di fare alcune riforme essenziali, come, ad esempio, la riforma per la non autosufficienza. C'è qualcuno, sfido, di quelli che sono qua, di quelli che sono in Italia, che nella sua famiglia non abbia visto che cosa significa quando c'è una persona non autosufficiente? E chi se ne occupa? Se ne occupano proprio quelle donne lì, che vengono lasciate andare in pensione.

  GUIDO QUINTINO LIRIS. Rivolgo un saluto a tutti i Commissari delle due Commissioni, nonché un saluto al Ministro e un ringraziamento per la sua presenza e per l'esposizione.
  Io recepisco con molta attenzione e mi rallegro per l'effervescenza di alcuni interventi che – lo dico senza alcuna polemica, in maniera realmente molto consapevole – manifestano la volontà di partecipare, di condividere, sebbene dall'opposizione a questo Governo, alcune considerazioni, alcune manovre, alcuni tipi di proposizioni a livello politico e amministrativo. Evidentemente viene un po' da pensare che questa effervescenza e questa vivacità non avessero avuto riscontro nel Governo precedente e magari che il Presidente Draghi non fosse così aperto a recepire queste indicazioni e questa voglia di collaborazione.
  Noi come forza di Governo – io rappresento l'unica forza di Governo che stava all'opposizione nella scorsa legislatura – siamo assolutamente soddisfatti di un lavoro fatto dal Governo Meloni e dal Ministro Giorgetti in così poco tempo, anzi da assessore al bilancio della regione Abruzzo mi stupisco di quanto sia stato fatto in questo pochissimo tempo, quando si va a mettere mano in così poco tempo a una macchina così complicata come quella delle Pag. 20casse della nostra Nazione, sapendo che gran parte delle energie debbono essere purtroppo spese e impegnate sul caro energia.
  Noi stiamo parallelamente esaminando, questa non è una sorpresa, per motivi di tempo, il decreto-legge n. 176 del 2022, cosiddetto Aiuti-quater, e il disegno di legge di bilancio con spazi di manovra esigui, tanto nel decreto Aiuti-quater quanto forse un po' meno – e su questo arriverà la mia domanda, che lascio alla fine di queste considerazioni – nel disegno di legge di bilancio.
  Sottolineo alcune delle misure che ho apprezzato e apprezzo tantissimo, perché rispecchiano tanto di quella che è la mia formazione ma anche la mia volontà di rappresentare alcune istanze nella mia carica istituzionale. Ho visto l'impegno importante sulla sanità, cui sono destinati 2 miliardi di euro, sebbene vedremo poi bene le declinazioni, poiché sappiamo che per alcuni ambiti è una materia concorrente ma per la stragrande parte degli ambiti è una materia regionale, con un'attenzione da riservare in modo particolare nei confronti di alcune professioni specialistiche, di alcuni ambiti. Penso al pronto soccorso, come bandiera, alla carenza di personale e alla formazione, con medici di medicina generale che scarseggiano, in particolar modo nelle zone di alta montagna, nelle zone marginali e nelle aree interne: è una situazione che da abruzzese e da aquilano vivo in particolar modo, quindi apprezzo lo sforzo sulla sanità.
  Sulle fragilità nei vari modi intese invece ho riscontrato, e questo tipo di approccio rispecchia fortemente la mia ideologia e la mia formazione politica, l'attenzione nei confronti degli ultimi, di chi è più debole, di chi realmente non ce la fa e non riesce a sbarcare il lunario, un'attenzione che si manifesta non soltanto nei confronti delle donne ma anche dei meno abbienti, con l'ampliamento della platea dei benefici fiscali, con i benefici sulla prima casa, con le misure per cui più assumi meno paghi, con i voucher e con i bonus alimentari contro il caro-carrello. Sono misure che vanno a identificare, con un focus, con uno zoom, le categorie che hanno realmente bisogno, dando anche un po' di sollecitazione a quelli che hanno meno bisogno nel momento in cui si stringe la cinghia e quindi chiaramente, una volta stanziata gran parte delle risorse sul caro energia, la coperta è corta e condivido la prudenza, una prudenza che ci colloca con credibilità al centro del sistema Europa. Noi avevamo una sfida, spero sposata da tutte le forze presenti in Parlamento, da qualcuno – scusate il termine – in modo non propriamente istituzionale. Infatti, ho visto quasi «gufare» nei confronti di alcune prese di posizione della nostra Presidente del Consiglio in Europa, così come su alcune misure del Ministro Giorgetti, quasi a voler aspettare la buccia di banana. Il fatto di mantenere una sobrietà in due mesi, nonché una puntualità e un rigore, è un messaggio che dà anche credibilità, perché si vive molto anche di messaggi nei confronti dell'esterno e di quel tipo di considerazioni che noi stiamo gradualmente riconquistando fuori dai confini nazionali. In Europa, quando si è credibili a 360 gradi, ci ascoltano su tante materie, penso anche a quella dell'immigrazione. Essere credibili quando fai una manovra finanziaria prudente, ma rigorosa per forza di cose, sia per i tempi ristretti sia per le misure che vengono adottate, significa dare chiari segnali su quella che deve essere l'anima, che è un'anima che non può essere costruita in due mesi ma deve avere un respiro di legislatura, accendendo i riflettori su quelle che sono delle misure politiche, sebbene le misure politiche non possono e non devono stravolgere, in un momento di difficoltà e di vacche non magre ma magrissime, la sobrietà e l'assoluta credibilità di una manovra finanziaria, che rispecchia anche la credibilità e la sobrietà del Governo che guida la Nazione.
  Però ho visto, ripeto, che la sanità è stata attenzionata, al pari delle fragilità, delle borse di studio e dell'edilizia universitaria, quando si va a scorrere il testo. A proposito del merito e delle borse di studio per tutti i meritevoli, devono impegnarsi tanto le regioni per la copertura completa per arrivare al totale scorrimento, quanto il Pag. 21Governo per dare copertura. Quanto all'edilizia universitaria, senza servizi, senza logistica non si dà la giusta attenzione al mondo della formazione, su cui si deve puntare per costruire la classe dirigente del domani. E questa forse è la sfida a cui siamo chiamati nel governo di legislatura, questa è una di quelle misure a lunga gittata che mi piace molto, così come le agevolazioni sulla prima casa e il taglio del cuneo fiscale, chiaramente nell'ambito della sostenibilità che il Ministro ha valutato con i suoi tecnici – e so cosa significa quando tirano la linea e chiaramente ti dicono dove fermarti in questo momento in termini di sostenibilità.
  Ho ascoltato delle considerazioni per quanto riguarda il PNRR. Scusate, ma probabilmente se c'è una considerazione da fare sulle previsioni più basse, se c'è una forza che può farla è proprio la mia, che era all'opposizione. Si era partiti infatti da una previsione di 40 miliardi di euro, quindi se si arriva a 21 miliardi di euro nella NADEF e oggi si parla – senza polemica, perché io non ho sentito alcuna polemica, né dal Ministro Fitto né dal Ministro Giorgetti né tantomeno dal Presidente del Consiglio Meloni – di una previsione ancora più bassa rispetto ai 21 miliardi di euro, andiamo certamente a rispecchiare una situazione che fa paura nell'ambito di un PNRR con una spesa inferiore a 21 miliardi di euro, ma ci dobbiamo chiedere perché c'è una spesa così bassa, andare a capire quali sono gli ostacoli che determinano una previsione così bassa e certamente le responsabilità non sono di un Governo che si è costituito da poco.
  Esprimo inoltre un apprezzamento per il sostegno dato alle amministrazioni locali. Perdonatemi, magari sarò in controtendenza rispetto ad alcuni altri colleghi di coalizione, ma per me la vera riforma dell'autonomia è il sostegno alle amministrazioni locali, ai piccoli comuni: chi vive le amministrazioni e le istituzioni locali sa bene quanto i piccoli comuni abbiano bisogno di una sorta di appoggio e di sostegno concreto.
  E da qui nasce una domanda. I tempi sono stati strettissimi, tanto nell'esame del decreto-legge n. 50 del 2022, cosiddetto Aiuti-ter, che abbiamo ereditato tale e quale, quanto nel citato decreto-legge n. 176 del 2022, cosiddetto Aiuti-quater e nel disegno di legge di bilancio, tant'è vero che procediamo in parallelo al Senato e alla Camera. Come capogruppo sto recependo tanti emendamenti sul cosiddetto decreto-legge Aiuti-quater che certamente sono anche della maggioranza al Senato ma rappresentano comunque una volontà di pluralismo e non costituiscono tentativi di ostruzionismo nei confronti del nostro Governo, perciò stiamo provando a fare una cernita anche all'interno della maggioranza e di Fratelli d'Italia per capire quali possano essere più indicativi, anche perché sappiamo che nel decreto Aiuti-quater, in particolar modo, non abbiamo una grande capacità di movimento e di libertà.
  Da qui la domanda: le misure che non sono state o che non potranno essere recepite appieno, che comportano un impegno di spesa davvero limitato e sono attenzionate da emendamenti al decreto-legge Aiuti-quater, avranno la possibilità di essere recepite nella legge di bilancio, proprio perché può immaginare, e lo sa bene, quanto la Camera più alta, vale a dire il Senato, in questo momento possa sentirsi nei suoi rappresentanti poco protagonista?

  IDA CARMINA. Ministro, volevo partire da qualche osservazione. Una cosa gravissima di questo periodo è senz'altro l'inflazione, come sappiamo tutti definita come la tassa che grava soprattutto sui poveri, perché i poveri, avendo la maggiore propensione al consumo, evidentemente sono quelli maggiormente danneggiati. Questa manovra, in realtà, appare un po' iniqua perché non prende in considerazione i soggetti più fragili, sia dal punto di vista individuale sia dal punto di vista geografico delle diverse zone del Paese. Per quel che riguarda il Mezzogiorno, non vengono rifinanziate misure come la decontribuzione a favore del Sud, il credito di imposta, le ZES. Non solo, ma in realtà, al di là di quelle che sono le valutazioni politiche sul merito del reddito di cittadinanza e del suo funzionamento, non so se il Governo abbia anche considerato e calcolato la perdita di medio circolantePag. 22 che avverrà nelle regioni meridionali. In Sicilia, ad esempio, si calcola un miliardo di euro in meno, che evidentemente avrà un effetto indiretto su tutte le imprese, sia produttive che commerciali, senza considerare naturalmente l'effetto sulla criminalità organizzata – sappiamo tutti che ci sono state intercettazioni in cui i boss di Porta Nuova si lamentavano che non trovavano più «picciotti» per lo spaccio e la microcriminalità –, né il beneficio per le donne che magari possono sottrarsi a fenomeni di violenza allorché non subiscano il ricatto economico. Queste sono tutte situazioni che avrebbero comunque un riflesso complessivamente positivo, rappresentando altresì un volano per l'economia: minore è la criminalità, infatti, maggiori saranno gli investitori che avranno voglia di impegnare le proprie attività anche nelle regioni meridionali, senza tralasciare il minore costo per le Forze dell'ordine. Tutto questo è stato calcolato?
  Sottolineo un altro aspetto: il fatto che non sia prevista un'indicizzazione rispetto ai percettori di reddito fisso nel pubblico impiego, da un lato, e la diminuzione dell'indicizzazione delle pensioni, dall'altro, producono un effetto negativo sul sistema economico.
  Quanto al fatto che io penso sia urgente mettere in posa il PNRR, c'è un dato che non vedo a mio avviso sufficientemente attenzionato. Il collega prima ha parlato dei contributi ai comuni. Ebbene, da trent'anni a questa parte noi abbiamo avuto dei pensionamenti e bloccato il turn over nelle pubbliche amministrazioni, ma anche quando a volte si fa un calcolo del rapporto percentuale sulle presenze di personale maggiori al Sud rispetto al Nord, il problema è che il personale presente nelle regioni meridionali spesso non è adeguatamente formato, perché non si spende in formazione. Io personalmente ero sindaco fino all'anno scorso e avevo delle unità di categoria D che non sapevano neanche accendere un computer. Ma questa serie di investimenti non è assolutamente prevista e in proposito ritengo che ci siano delle disparità di trattamento, se solo si guarda agli incentivi per la progettazione destinati ai comuni sotto i 5.000 abitanti, mentre questa situazione è generalizzata. Noi abbiamo moltissimi comuni in cui mancano figure essenziali, come il capo dell'ufficio tecnico, e ciò è collegato anche alla questione del dissesto idrogeologico e alla soluzione delle domande di sanatoria. Ad esempio, a Ischia sono state presentate 27.000 domande di sanatoria, ma c'è un solo impiegato, mentre da me addetto a tali pratiche era addirittura un impiegato precario a 24 ore, possibilmente anziano di età e che spesso si mette in malattia, dunque comprenderete bene che si tratta di questioni epocali per cui, se non vi si pone rimedio con adeguati finanziamenti e investimenti nella pubblica amministrazione, stiamo parlando del nulla. Non si riuscirà, soprattutto nelle regioni meridionali, ad attuare il PNRR, né so se nel resto d'Italia le cose andranno meglio, e mancano anche investimenti per le progettazioni: mancano gli impiegati, manca la possibilità di progettare, non so davvero come si potrà fare.
  Un'altra questione riguarda le infrastrutture, perché il gap fra Nord e Sud potrebbe essere colmato con un'adeguata infrastruttura, e mi pare riduttivo pensare solo al Ponte di Messina. Io vengo da Agrigento e per arrivare a Roma faccio 14 ore di treno, ma già per prendere l'aereo e arrivare qua impiego 6 ore, mentre ho impiegato meno per arrivare a Lecco da mio figlio, a una distanza di 600 chilometri, che per arrivare qui a Roma con l'aereo. Questo è un gap enorme, che si traduce in una maggiore difficoltà economica. Quindi sarebbero auspicabili investimenti in questo senso, volti a un potenziamento dei trasporti, anche marittimi, nelle zone del Sud, investendo altresì sulla formazione. Una domanda specifica riguarda invece il contributo nei confronti dei comuni che si occupano dell'immigrazione proveniente dall'Ucraina, a sostegno dei quali sono previsti 40 milioni di euro. Io vengo da Porto Empedocle, il mio è il comune verso cui si riversa l'ingresso della maggior parte dell'immigrazione che proviene dal Mediterraneo, quindi da lì passano quasi tutte le problematiche. E non so se si è a conoscenza di questo aspetto, ma i comuni nei quali ricadono Pag. 23questi porti sono poi quelli che devono prestare l'assistenza sostanziale. Sempre lì, io avevo un precario a 24 ore. Ci sono peraltro problemi logistici semplici, come quello dei rifiuti. Allora, evidentemente, si deve estendere il contributo, che peraltro era già previsto, e io personalmente avevo fatto una grande battaglia affinché fossero attenzionati i comuni costieri, tra cui Augusta e tanti altri, ivi compreso qualche comune calabro, che subiscono il primo impatto dell'immigrazione clandestina.
  Faccio un esempio: durante la pandemia, una volta fecero sbarcare da una nave con un foglio di via 550 migranti in quarantena e la notte prima dell'inizio delle scuole noi non avevamo neanche i bagni pubblici. Non avendo dunque questo tipo di strutture, al comune in dissesto o in gravi condizioni economiche era stato dato un contributo e con quello abbiamo realizzato i bagni pubblici. Occorre cioè questa attenzione, perché è un ruolo che appartiene allo Stato, poiché la gestione dell'immigrazione compete in via esclusiva allo Stato in capo al Ministero dell'interno. Quei comuni devono essere sostenuti, quindi chiedo che venga reinserita questa forma di finanziamento, che era considerato strutturale e doveva essere rimpinguato ma è stato invece eliminato.
  Altresì, non comprendo come mai vengano ridotti del 40 per cento i fondi per il dissesto idrogeologico. Su tale aspetto occorre prestare la massima attenzione, anche dal punto di vista della prospettiva economica, perché un euro speso nella tutela dell'ambiente e del territorio ne fa risparmiare quattro, senza naturalmente considerare il risparmio di vite umane, che non ha prezzo.
  Mi preme dire un'ultima cosa. Anch'io ho dovuto affrontare un episodio grave di dissesto idrogeologico, per fortuna non ci sono state vittime, ma in quel caso sotto il costone c'era un complesso di cinquanta famiglie che avevano ottenuto la concessione edilizia. Quindi ciò non è necessariamente connesso, anche perché altrimenti si criminalizzano gli abitanti di Ischia, quando invece andrebbero confortati, dal momento che i motivi dell'abusivismo in Italia sono i più vari e a volte forse sono anche legati proprio a una inefficienza delle strutture statali.

  PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, do la parola al Ministro Giorgetti per la replica.

  GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'economia e delle finanze. Grazie, presidente. Grazie a tutti coloro che sono intervenuti nel dibattito, che offrono sempre utili stimoli di riflessione. E poi, essendo io di lungo corso parlamentare, so quanto sia importante l'attività parlamentare, benché compressa nei tempi, per migliorare e correggere la proposta del Governo, perché sicuramente avremo fatto magari degli errori, dovuti alla fretta o alla nostra ignoranza.
  Sicuramente però abbiamo fatto delle previsioni, e la considerazione da cui vorrei partire è questa: in tanti degli interventi, ma anche nel dibattito pubblico, ci vengono mosse contestazioni del tipo: «ma come avete fatto a stimare questa crescita, dal momento che importanti istituti internazionali prevedono una recessione più dura?» oppure «perché avete previsto questi livelli dei prezzi dell'energia, quando invece si potrebbero prevedere altri prezzi dell'energia?» o ancora «perché vi siete fermati al terzo trimestre mentre si potrebbe andare avanti?».
  Io onestamente, anche alla luce di tutto quello che è accaduto nell'ultimo anno, ed ero al Governo in altra veste, vorrei rassicurare in questo senso anche i colleghi che sono preoccupati che magari non potremo intervenire: noi abbiamo assistito, in relazione all'urgenza, a più leggi di bilancio, a decreti-legge che ogni tre mesi in qualche modo aggiornavano il quadro macroeconomico e prevedevano diverse, nuove misure per fronteggiare l'emergenza.
  Allora permettetemi una citazione, che in qualche modo dà sollievo alla dura vita del Ministro dell'economia e finanze in questi tempi: Winston Churchill diceva che per loro grande fortuna gli esseri umani non possono prevedere il corso degli eventi nel lungo termine, altrimenti la vita sarebbePag. 24 intollerabile. E direi che è proprio così, cioè prendiamoci questa consolazione, la prendo per me ma la rivolgo anche a voi. In riferimento alla stima oltre il 2023, relativa al biennio 2024-2025, lo dico in particolare all'onorevole Marattin, che mi ha chiesto se ero pessimista rispetto al comportamento della Banca centrale europea tra n anni e rispetto al fatto che siamo in grado di rispettare il PNRR e le regole fiscali, rispondo così: no, non sono pessimista, anzi sono ottimista, altrimenti non avrei accettato di fare il Ministro. So perfettamente che è un'impresa quasi disperata, taluni dicono impossibile, sicuramente molto difficile, ma facciamo politica per questo e accettiamo questo tipo di sfide.
  Venendo ora alle vostre osservazioni, cercherò di rispondere a tutti, poi magari in qualche caso sarò insufficiente o evasivo, non lo so, ciò dipende dai giudizi.
  Il primo tema è quello delle misure contro il rincaro dell'energia, perché – come abbiamo detto – noi abbiamo chiesto uno scostamento di bilancio, l'abbiamo messo tutto sull'energia e l'abbiamo messo nei primi tre mesi dell'anno. È vero, onorevole Misiani: come faremo se la situazione non migliora o addirittura peggiora? Allora, naturalmente l'abbiamo detto e lo ribadisco, come ha fatto il mio amico e predecessore Daniele Franco: noi torneremo qui. Ma la speranza vera è che in Europa non solo si trovi un accordo generale sulla politica energetica, forse questo è illusorio, ma anche che alcune misure, come REPoweEU o come la possibilità di utilizzare dei fondi inutilizzati per altre destinazioni, possano essere in qualche modo razionalizzate e dirette a questa destinazione, a questa finalità.
  E naturalmente ci sarà anche magari la possibilità di affinare degli strumenti di intervento. Noi, l'ho già detto, abbiamo replicato degli strumenti già utilizzati dal Governo precedente, come il bonus sociale e il credito d'imposta, incrementandone la misura, perché cambiare il sistema in corsa ci avrebbe esposto magari a fare degli errori che francamente io in questo momento tenderei a evitare. Poi c'è una proposta da parte della Commissione europea molto interessante, tutta da valutare, rispetto a come intervenire riguardo al sollievo e alla mitigazione dei costi energetici. Naturalmente la valuteremo, la studieremo, però serve il tempo necessario a fare cose eque e prive di distorsioni. Sicuramente la manovra in qualche modo toglie reddito disponibile. Qui più volte è stato detto che non diamo soldi a vario titolo alle famiglie.
  Osservo: i poveri li abbiamo tutelati. Non potete accusare il Governo di non avere avuto attenzione per le famiglie a basso reddito. Questa critica non l'accetto. Avremo magari fatto degli interventi in qualche modo penalizzanti per coloro che hanno redditi medio-alti, ma sulle famiglie a basso reddito abbiamo avuto tutta la cura necessaria per garantire la tutela dall'aumento del costo della vita e dell'inflazione. Di sicuro, nell'ottica diciamo puramente keynesiana, la domanda di consumo rischia di diminuire, perché veramente di soldi in circolazione ce ne sono di meno.
  Ci sono tanti altri fattori, non semplicemente questo, che in qualche modo orientano le scelte di consumo, però teniamo presente che – e questo è un effetto indiretto che forse tendiamo a dimenticare – una delle responsabilità che ha il Governo, e in particolare il Ministro dell'economia e delle finanze, è anche quella di tutelare il risparmio. E noi abbiamo un fronte, che è quello del debito pubblico, che non deriva da questo Governo né da quello precedente, e neanche dai Governi degli ultimi cinque o dieci anni, che in qualche modo dobbiamo salvaguardare. Potremmo distogliere l'attenzione da quello e concentrarci interamente sull'altra parte, ma poi, come ci insegna la dottrina militare, quel fronte scoperto rischia di farci male, molto male.
  Onorevole Misiani, lei si è soffermato in particolare sulla spinta alla crescita, richiamando in qualche modo il superbonus, il PNRR non implementato e il piano Transizione 4.0. Su Transizione 4.0 ovviamente l'attenzione è massima, anche con il Ministero dello sviluppo economico o delle imprese e del made in Italy come si chiama adesso – permettetemi, io sono un po' legato alla vecchia dizione, provenendo da Pag. 25lì. Sul superbonus semplicemente noi stiamo intervenendo sul credito d'imposta per motivazioni che non sfuggiranno a chi è transitato dal Ministero dell'economia e delle finanze, che spero non ci creino ulteriori problemi. Però c'è un monte di lavori «in pancia», diciamo così, del superbonus – che peraltro continua e non si interrompe, seppure a condizioni meno agevolative – che secondo me continuerà nel corso del tempo a produrre una spinta per quanto riguarda il settore dell'edilizia. Ahimè, lei sa perfettamente che il combinato disposto di un PNRR pienamente implementato e di questa spinta sull'edilizia rischia di trovare un difetto di offerta. Qui abbiamo un problema di offerta: non ci sono più imprese che fanno tanti lavori pubblici e i prezzi dei lavori pubblici e privati sono aumentati per tanti motivi, temo anche per un problema di gap di offerta.
  Onorevole Marattin, la manovra sul GSE è una manovra contabile, poiché abbiamo anticipato le spese nel 2022 e abbiamo cercato di sollevare il 2023, lo dico in modo trasparente, ma potrà trovare riscontro nel confronto tra il decreto-legge n. 176 del 2022, cosiddetto Aiuti-quater, che è all'esame del Senato, e la manovra di bilancio. I rifinanziamenti e i definanziamenti delle spese in conto capitale sono propriamente delle scelte anche discrezionali e politiche, probabilmente un Governo nuovo sceglie di fare alcune cose in più e magari qualche altra opera decide di non farla.
  È un tema che dovremo in qualche modo riproporci anche sul PNRR. Io ho chiesto, insieme al Ministro Fitto, a tutti i Ministeri di indicare un ordine di priorità e di possibilità di implementazione rispetto a quello che è contenuto nel PNRR, perché con i costi dei materiali e quant'altro in questo momento è impossibile tenere quel quadro economico con lo stesso programma di opere.
  L'andamento del tasso d'interesse impatta ovviamente sugli oneri del debito pubblico, sebbene in questo momento impatta ancora in misura relativa perché fortunatamente, grazie a delle politiche intelligenti, la duration del debito è in qualche modo aumentata nel corso degli anni; però, l'aspettativa di un aumento dei tassi d'interesse della Banca centrale europea e dei tassi di mercato che ogni giorno – per così dire – si registra è tale per cui giustamente noi dobbiamo essere più preoccupati di altri, e questa è una dinamica che noi abbiamo recepito nei nostri conti in modo, anche in questo caso, prudenziale.
  Per quanto riguarda la spesa previdenziale, ribadisco quello che ho già detto qui: l'andamento, in assenza di interventi, nella proiezione pluriennale era di quell'ordine di grandezza. Noi facciamo un intervento doloroso sulle pensioni non esattamente minime, che però corregge di circa 10 miliardi di euro su tre anni questo andamento. Avrei preferito non farlo, ma in assenza di questo, diciamo così, effettivamente la quadratura del cerchio non poteva avvenire.
  Sulla vicenda contante e POS, siccome Marattin è un collega intelligente e ficcante, giustamente ha cercato di prenderci in contraddizione rispetto alla politica adottata: sostiene che abbiamo aumentato il limite dei contanti, mentre noi abbiamo preso esattamente la media esistente in Europa tra chi pratica zero e chi pratica 10.000 euro. Dice, inoltre: «sì, però mi toglie la libertà di pagare con la carta di credito quando vado al ristorante e ceno per 55 euro». La mia risposta è: onorevole Marattin, lei ha la libertà di cambiare ristorante, e le suggerisco di farlo. Credo che se tutti quelli che in qualche modo trovano dei ristoratori che rifiutano il bancomat o la carta di credito per il pagamento facessero così, probabilmente tutti si doterebbero delle macchinette.
  Per quanto riguarda la spending review, è vero, ci sono interventi nella seconda sezione del disegno di legge di bilancio, ma anche all'articolo 153 contenuto nella prima sezione del medesimo disegno di legge lei troverà riferimenti rispetto agli interventi che sono stati fatti. Devo dire che questa politica della spending review su strutture ministeriali già in qualche modo sotto tensione non ha incontrato una buona reazione da parte dei colleghi ministri, specialmente perché erano appena arrivati e il primo provvedimento che gli è stato chiesto Pag. 26è stato non già quello di non aumentare le spese, bensì di ridurle. Però è una delle milestone del PNRR, su cui siamo e continuiamo a essere impegnati.
  Per quel che concerne la semplificazione degli appalti, che include tutto il tema del codice degli appalti e quanto è ad esso connesso, richiamato anche dall'onorevole Ottaviani, si tratta di un tema molto serio. Noi sappiamo perfettamente che tutti gli interventi finanziari, cioè quelli con i numeri del PNRR, se dietro non c'è un sistema di riforme che li supporta, diventano impossibili nell'attuale meccanismo. E per questo motivo, a fianco di quelle cifre, nel PNRR ci sono proprio le riforme: la riforma della giustizia, la riforma della pubblica amministrazione, la riforma del codice degli appalti. È questa la vera sfida.
  A parte le condizioni di contesto concernenti i prezzi relativi di energia e materiali, che rendono comunque complicato il tutto, e lo sappiamo perfettamente, anche due anni fa, quando non c'erano questi problemi di inflazione, già sapevamo che se l'Italia non adotta questo genere di riforme è impossibile rispettare questo tipo di impegni e cronoprogrammi. Quindi condivido assolutamente, ci vuole una grande rivoluzione in questo senso per poter rispettare gli obiettivi.
  Sui crediti d'imposta al Sud, come ho detto nella mia relazione e ora ribadisco, come anche su alcune pendenze con le regioni a statuto speciale, su cui sono in corso approfondimenti di natura tecnica, confermo l'impegno a trovare una soluzione nell'ambito della legge di bilancio, con decorrenza dal 1° gennaio, quindi non ci sarà nessuna interruzione con riferimento a questo tipo di misure, anche se hanno un impatto economico non insignificante, anzi significativo, ma comunque importante per il Sud, cui ricordo è destinato il 40 per cento delle risorse del PNRR. Ciò è importantissimo e in proposito condivido quello che ha detto l'onorevole Carmina rispetto alla necessità di dotare le strutture amministrative, soprattutto quelle tecniche, degli enti locali e territoriali, di cui si è discusso anche in un evento organizzato dalla Commissione europea sul PNRR. Questo è un altro dei temi decisivi, oltre a quelli che ho appena richiamato con riferimento alla burocrazia.
  Per quanto riguarda l'impatto sulla platea degli extraprofitti, onorevole Ottaviani, certamente pagare le tasse non fa piacere a nessuno, però pagarle in modo totalmente distorto, e ahimè qualche sentenza comincia ad andare in questa direzione, ci ha spinto a riformare in modo, diciamo così, congruente e coerente con il regolamento europeo, ma anche probabilmente più equo, la misura sugli extraprofitti, che andrà a colpire l'utile di tutta una serie di aziende coinvolte nel settore dell'energia e del gas. Siamo disponibili nel corso dell'esame parlamentare a correggere le cose che non vanno ed eventuali distorsioni, ma credo che la base imponibile sia sicuramente più rispondente alla realtà anche della maturazione degli extraprofitti.
  Per quanto riguarda la flat tax, quest'ultima esordisce in questo disegno di legge di bilancio ma, come tante altre misure, fa parte del mandato quinquennale di questo Governo, quindi ci sarà tempo e modo per estenderla ad autonomi e anche ai lavoratori dipendenti, e su questo il Viceministro Maurizio Leo è assolutamente impegnato.
  Al senatore Damiani ho risposto per quanto riguarda il credito di imposta.
  L'onorevole Steger dice: «Ma invece di mettere i soldi sulla flat tax e su “Quota 103”, metteteli tutti sulla riduzione del cuneo contributivo». La riduzione del cuneo contributivo è una misura ampiamente richiesta, importantissima, ma costa assai di più rispetto alle misure che sono state richiamate, è forse l'intervento sotto l'aspetto quantitativo più importante che noi abbiamo rifinanziato, e non lo abbiamo soltanto rifinanziato ma addirittura incrementato. Rimane uno dei pilastri della politica del Governo, rispetto a cui vedo che c'è una richiesta anche da parte del mondo associativo. Noi abbiamo detto che l'obiettivo nell'ambito del nostro mandato di Governo è di ridurre del 5 per cento il cuneo fiscale. Abbiamo riconfermato il taglio del 2 per cento e siamo andati al 3 per cento proprio per i redditi più bassi: confermo e ribadisco che questo disegno di legge di Pag. 27bilancio si dirige esattamente verso queste realtà.
  Onorevole Guerra, quanto ai mille rivoli, temo che quando vedremo la legge approvata dal Parlamento questi mille rivoli, che oggi magari sono dieci, diventeranno diecimila. Non lo so, spero di no. Chiaramente noi abbiamo cercato di fare il possibile con una disciplina di bilancio che ho rivendicato e rivendico, e che ora vedo che da molti è contestata, gli stessi che magari in qualche modo ci rimproveravano preventivamente che non l'avremmo rispettata. Però qui ci sono purtroppo fatti emergenziali, a cui si è aggiunta la dimensione dell'inflazione, e giustamente la gestione dell'inflazione pone un grande tema: oltre alle pensioni, di cui abbiamo già parlato, si pone il grande tema del lavoro dipendente, sia privato che pubblico. Al riguardo, come ho detto nella mia relazione, noi abbiamo messo delle cifre per la vacanza contrattuale e quant'altro, ma la stagione dei contratti, sia pubblici che privati, deve in qualche modo sicuramente andare più spedita e veloce che in passato. In passato ce lo si poteva in qualche modo anche permettere, con tassi d'inflazione al 2 per cento, come è avvenuto con il contratto della scuola, che abbiamo sostanzialmente approvato quindici giorni fa, a contratto esaurito. Ecco, questo è un grande tema. Come ci suggeriscono tutti gli economisti, nonché i consessi internazionali, non si può fare un meccanismo di scala mobile automatico altrimenti avremmo un effetto di secondo impatto dell'inflazione, però qualcosa va fatto. Quello che abbiamo fatto noi è cercare di tutelare le fasce di reddito medio-basse con le misure che vi ho ricordato.
  Certamente in materia tributaria e fiscale si tornerà sull'argomento. Quelle che sono state predisposte sono misure che potremmo definire una tantum, giusto per dare l'idea, ma sicuramente l'ambizione è di inserire nel più ampio quadro della riforma fiscale, come pure della riforma previdenziale, che sarà oggetto di discussione l'anno prossimo, dei meccanismi di razionalità e di sistema rispetto al fatto che – come è stato osservato, ma su questo io ovviamente credo che la discussione sia aperta – debba essere adeguatamente valutata la situazione di disagio del contribuente nei confronti di quella che è la pretesa dell'accertamento tributario, prevedendo magari un regime di maggior favore per quei soggetti che sono in condizioni di oggettivo disagio.
  Per quanto riguarda invece la flat tax e la sua equità, anzitutto vi ricordo che c'è una specie di cuscinetto tra gli 85.000 e i 100.000 euro per evitare quegli effetti elusivi che sono stati richiamati. C'è anche da dire che sostanzialmente non ci sono soltanto le misure per il lavoro autonomo, poiché sono state parallelamente previste, come è stato richiamato, anche misure per il lavoro dipendente, tra cui la riduzione del cuneo fiscale e contributivo nonché la detassazione al 5 per cento dei salari di produttività, quindi si è cercato di fare una manovra equilibrata.
  Invece le rispondo sul discorso relativo alle pensioni, perché è una cosa cui tengo moltissimo. Lei prima ha detto che quando io sono venuto a illustrare i contenuti della NADEF le avevo assicurato che le misure si sarebbero dovute autocompensare all'interno dei rispettivi settori di intervento. Io le rispondo, in proposito, che 1,5 miliardi di euro di risparmio – tra virgolette – derivante dalle rivalutazioni delle pensioni sono stati messi sulla famiglia e sui figli, e questo è il primo importante passo per la vera riforma delle pensioni. Perché se noi non abbiamo più bambini che nascono, non ci sarà nessun sistema previdenziale che si possa mantenere: la vera riforma delle pensioni è fare una politica per la famiglia e per la natalità. Quindi noi abbiamo, ahimè, tolto qualcosa a chi è già in pensione, ma per far sì che ci siano nuovi nati e possibilmente nuovi contributori che mantengano il sistema, altrimenti di pensioni – come è evidente – non ce ne saranno per nessuno.
  Per quanto riguarda invece i congedi parentali, lei lo sa meglio di me, ci sono meno giorni per i padri, ma forse il 100 per cento anziché l'80 per cento in forma di intervento. Su «Opzione Donna», su cui credo si discuterà moltissimo, tutto si potrà dire, ma noi abbiamo tutelato esattamente Pag. 28le fattispecie che lei ha ricordato. «Opzione Donna» è sicuramente fruibile, basta leggere la lettera a) del comma 1 dell'articolo 56 del testo, spero definitivo, secondo cui coloro che assistono familiari in situazioni di handicap o di gravità possono accedere sicuramente a «Opzione Donna». Se abbiamo dimenticato qualche situazione di oggettiva difficoltà ci potremo tornare sopra, siamo disponibili a valutarlo.
  Ringrazio l'onorevole Liris per tutte le sollecitazioni e i ringraziamenti, giacché avendo vissuto l'esperienza della redazione di un bilancio sicuramente avrà capito come è stato difficile. Io l'ho già detto in esordio, e lo confermo, e naturalmente quello che non si può fare nel decreto-legge cosiddetto Aiuti-quater potrà essere valutato. Le posso però garantire che, oltre al disegno di legge di bilancio, ci saranno tante occasioni per interventi di carattere economico-finanziario nel prossimo anno, quindi misure che eventualmente non possano essere valutate qui potranno invece esserlo in quella sede.
  All'onorevole Carmina ho già parzialmente risposto, però vorrei tornare in particolare sul tema del reddito di cittadinanza, perché mi rendo assolutamente conto di quanto sia importante questa misura, specialmente al Sud.
  Innanzitutto, il reddito di cittadinanza viene comunque garantito per otto mesi. Perché per otto mesi? Perché l'ambizione è quella, in qualche modo, di intervenire con una riforma di sistema che riguarderà e dovrà riguardare anche gli ammortizzatori sociali, quindi non è che ci sono quattro mesi scoperti, bensì c'è la volontà dichiarata, e lo si può capire anche tra le righe del quadro economico di riferimento, di intervenire successivamente su situazioni di effettiva povertà e di disagio.
  La seconda cosa che vorrei dire, però, è questa: anche qui non abbiamo fatto un intervento bendati e a occhi chiusi, perché tutti i nuclei familiari che hanno situazioni di disagio e di difficoltà sono tutelati. Si interviene con questo tipo di misure soltanto per quei soggetti che, essendo abili al lavoro e non vivendo in nuclei familiari con questo genere di difficoltà, in qualche modo sono spinti a cercare un posto di lavoro. Certo, deve esserci l'offerta di lavoro. E per questo motivo c'è la decontribuzione di fatto totale per coloro che assumono non semplicemente le donne, non semplicemente i giovani sotto i 35 anni, ma anche coloro che escono dal reddito di cittadinanza. Quindi tutti coloro che offrono un posto di lavoro a soggetti che attualmente percepiscono il reddito di cittadinanza saranno incentivati con la decontribuzione totale. Io spero evidentemente che questa misura possa avere effetto.
  Quanto al tema del turn over nella pubblica amministrazione, che in qualche modo è garantito, oggi non c'è più il blocco del turn over, perché si può sostituire ovviamente nell'ambito della pianta organica, ma il vero problema, parliamoci chiaro, è trovare alcuni tipi di figure, in particolare le figure di carattere tecnico, perché nella pubblica amministrazione reclutare ingegneri, geometri, e tutti coloro che oggi in particolare sono chiamati agli interventi del PNRR e per il dissesto idrogeologico diventa tremendamente difficile. Certo è che se c'è un settore privato in grande spinta, come quello delle costruzioni, che richiama tutti questi tipi di professionalità, perché probabilmente lì si guadagna di più e c'è più possibilità di carriera, si determina un effetto di spiazzamento, direbbero gli economisti, anche nei confronti della pubblica amministrazione, in particolare degli enti locali.
  Credo di aver risposto quasi a tutto, ma non sono certo di esserci riuscito. Ritengo comunque di avere fatto un quadro sufficientemente chiaro dell'ambizione del Governo, che probabilmente molti di voi considereranno solo parzialmente rispondente alle necessità. Io le critiche le accetto tutte, sono tutte benvenute, però che questo Governo non abbia posto la necessaria attenzione alle situazioni di maggior bisogno, ai redditi bassi e alle famiglie vulnerabili, questa credo che sia onestamente un'accusa che in qualche modo posso considerare ingenerosa.
  Arrivando qui, peraltro, un giornalista mi ha fatto una battuta, che però è meglio se non la dico, mi autocensuro. Vi ringrazio.

Pag. 29

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Giorgetti e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di ANCI, UPI, Conferenza delle regioni e delle province autonome.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera, l'audizione di rappresentanti di ANCI, UPI e Conferenza delle regioni e delle province autonome. Interverranno in videoconferenza il dottor Alessandro Canelli per l'ANCI, il dottor Menesini per l'UPI, il dottor Caparini per la Conferenza delle regioni e delle province autonome e la dottoressa Zilli. Do la parola al dottor Canelli.

  ALESSANDRO CANELLI, delegato di ANCI alla finanza locale e sindaco di Novara (intervento da remoto). Buonasera presidente, buonasera a tutti. L'ANCI ha presentato un documento, che penso vi sia stato inviato, che cercherò di sintetizzare al massimo.
  Siamo in una situazione per cui, a fronte dei fortissimi rincari energetici, che hanno caratterizzato il comparto dei comuni e che hanno visto un ristoro durante l'anno di 860 milioni di euro per il medesimo comparto a fronte di rincari stimabili in circa un miliardo e 600 milioni di euro, abbiamo avuto un ulteriore aiuto sul 2022 con il recente decreto-legge n. 176 del 2022, cosiddetto Aiuti-quater, che ha aggiunto altri 130 milioni di euro di ristori. I comuni hanno fatto fronte alle mancate risorse per la copertura finanziaria dei rincari energetici con risorse proprie, applicando il più delle volte gli avanzi di amministrazione o comunque realizzando ulteriori risparmi rispetto a quelli che già conseguivano.
  L'effetto dei rincari energetici, però, riguarda anche i costi dei materiali, che, a causa dell'inflazione, hanno aggravato finanziariamente i quadri economici delle opere, così come tantissimi rincari stanno intaccando il costo generale dei servizi, incidendo quindi sulla parte corrente dei bilanci. Se a ciò aggiungiamo il fatto che nel prossimo anno i nuovi contratti di lavoro del pubblico impiego dovranno essere onorati a carico delle finanze dei comuni, nonché il fatto che la situazione socio-economica generale comporta un'ulteriore e più forte pressione sui servizi sociali da parte di tante famiglie bisognose, è evidente che assistiamo a un aumento di spesa attuale, nonché previsto sul 2023, molto rilevante.
  Noi abbiamo già preso atto, come ho detto prima, dell'ulteriore aiuto sul 2022, e ringraziamo ovviamente il Governo di questo; così come abbiamo preso atto che sul 2022 nella bozza del disegno di legge di bilancio per il 2023 sono previsti 400 milioni di euro per i rincari energetici, 350 dei quali destinati ai comuni e 50 a province e città metropolitane, che andranno comunque monitorati nel corso dell'anno, perché evidentemente se i rincari energetici perdureranno ciò produrrà un effetto molto negativo sui bilanci dei comuni stessi.
  Abbiamo preso atto del reintegro del cosiddetto fondo IMU-TASI per 110 milioni di euro, che è stato reintrodotto, e questo ovviamente ci dà una mano dal punto di vista finanziario.
  Abbiamo preso atto inoltre, e questo è molto positivo, dell'anticipazione al 2023 di 50 milioni di euro a reintegro dei tagli di spesa disposti dal decreto-legge n. 66 del 2014, ovvero quel reintegro che ci viene restituito di anno in anno fino al 2024 e che prevedeva un aumento per l'anno 2023 di soli 30 milioni di euro, che ora è passato invece, rispetto alla normativa vigente prima di questa bozza del disegno di legge di bilancio, a 80 milioni di euro. Questo ci dà sicuramente una mano.
  Però manca ancora qualcosa dal nostro punto di vista, perché il Fondo di solidarietà comunale (FSC) non riesce ancora ad essere capiente in modo da far sì che l'effetto perequativo in corso di anno in anno non abbia un effetto negativo su una vasta platea di comuni. Mi spiego meglio. Se noi potessimo riavere le risorse che già avevamo durante quest'anno – non parlo Pag. 30dunque di risorse aggiuntive –, che derivano dal taglio della spending review informatica per 100 milioni di euro, dalla mancanza del correttivo sull'FSC, dal momento che abbiamo bisogno di altri 50 milioni di euro, e da ulteriori 50 milioni di euro destinati ai piccoli comuni, noi riusciremmo a soddisfare le esigenze di tutto il comparto e far sì che gli enti più dotati non debbano essere costretti a drenare risorse proprie agli enti meno dotati, ovvero che avvenga un fenomeno di perequazione orizzontale. Riusciremmo così ad accontentare tutti i comuni senza togliere risorse agli enti che di solito drenano risorse, in questo meccanismo di perequazione orizzontale, verso gli enti meno dotati.
  Questo rinforzo finanziario del Fondo di solidarietà comunale è ciò che in questo momento serve più di tutto, perché mancano circa 200 milioni di euro sull'FSC per le tre misure che ho elencato prima.
  Se a ciò aggiungiamo che è stato inserito all'interno della manovra una spesa una tantum per il personale a carico dei comuni, ovviamente la situazione finanziaria complessiva del comparto per l'anno 2023 non può che ritenersi molto preoccupante. Quindi è importante che si prendano in considerazione questi tre aspetti, che ripeto: in primo luogo, il reintegro dei 100 milioni di euro relativi alla spending review informatica; in secondo luogo, il rinforzo del correttivo sull'FSC, che deve passare da più 25 milioni a più 75 milioni di euro, con una differenza positiva quindi di 50 milioni di euro; infine, 50 milioni di euro da destinare ai piccoli comuni. Questo ci consentirebbe evidentemente di annullare le problematicità connesse all'avanzamento della perequazione e quindi al depauperamento delle risorse per una platea di almeno 4.000 comuni, con piccole variazioni per circa 2.000 di questi comuni, ma con variazioni significative per gli altri 2.000 circa, con riferimento soprattutto ai piccoli comuni o ai comuni anche di medie dimensioni, che perderanno tantissime risorse del Fondo di solidarietà comunale e che in un contesto generalizzato di aumento della spesa avranno dunque un'ulteriore problematicità per far quadrare i bilanci, ma soprattutto per andare incontro alle esigenze dei cittadini.
  Ci sono altri temi sui quali ovviamente noi poniamo un'attenzione particolare. In primo luogo, prendiamo atto del fatto che al decreto-legge n. 162 del 2019, che prevedeva la ristrutturazione del debito, non è stata sostanzialmente data attuazione e quindi, di conseguenza, non si è potuto realizzare quello che poteva essere un risparmio in termini di interessi passivi per il comparto dei comuni. In un contesto di crescita progressiva degli interessi passivi, ossia degli interessi sul debito, che pesano fortemente sulla parte corrente dei bilanci dei comuni, questa situazione diventa ancor più preoccupante. Il nostro auspicio, pertanto, è che si metta finalmente mano, dopo anni, a questa situazione, anche perché si tratta di una legge che non è stata sostanzialmente attuata.
  Abbiamo anche l'esigenza di prevedere per il triennio 2023-2025 norme ordinamentali straordinarie che consentano di dare una mano ai comuni nella redazione dei rispettivi bilanci, per esempio attraverso l'utilizzo degli avanzi liberi fin dal momento della previsione, magari introducendo anche il limite dell'80 per cento in caso di dati di preconsuntivo, ovvero attraverso l'utilizzo di avanzi liberi in fase di gestione, quindi dopo la deliberazione del rendiconto, o ancora prevedendo l'utilizzo degli oneri di urbanizzazione e dei proventi derivanti da violazioni del codice della strada in deroga ai vincoli ordinari, per la copertura delle spese straordinarie che i comuni avranno durante il 2023.
  Anche sulle città metropolitane si registrano diverse problematiche. Voi sapete che le entrate legate al mercato e alla circolazione dei veicoli, nella fattispecie l'imposta provinciale di trascrizione sui passaggi di proprietà (IPT) e l'RC auto, vale a dire l'imposta sulle assicurazioni per responsabilità civile, sono diminuite sostanzialmente nel corso di questi anni, con una riduzione nel 2022 di circa il 15 per cento rispetto al 2019 – non parliamo quindi del 2020-2021, ma del 2019 – equivalente a oltre 220 milioni di euro in meno per il comparto delle città metropolitane. Anche Pag. 31da questo punto di vista, l'ANCI chiede dunque al Parlamento e al Governo un'attenzione nei confronti degli equilibri finanziari delle città metropolitane.
  Concludo sul tema dei disavanzi strutturali. Se il comparto nel suo complesso ha tutte queste difficoltà di tenuta, soprattutto sulla parte corrente dei bilanci, e quindi in certi casi anche di tenuta sociale dal punto di vista delle nostre comunità, potrete ben comprendere la condizione di quei comuni che già sono caratterizzati ormai da diversi anni da situazioni di disavanzo strutturale e crisi finanziaria.
  Qui abbiamo due aspetti, il primo dei quali relativo alla sentenza della Corte costituzionale n. 80 del 2021, con la quale in buona sostanza la Corte ha imposto, da un giorno all'altro, un più rapido recupero dei disavanzi da anticipazione di liquidità.

  PRESIDENTE. Dottor Canelli, le chiedo scusa se mi permetto di interromperla un istante, ma vorrei invitarla ad avviarsi alla conclusione, anche per dare poi agli altri auditi la possibilità di intervenire entro i tempi prestabiliti.

  ALESSANDRO CANELLI, delegato di ANCI alla finanza locale e sindaco di Novara (intervento da remoto). Chiudo in un minuto presidente, mi scusi.
  Quindi c'è il tema del recupero del Fondo anticipazioni liquidità (FAL) e su questo, poiché non è sufficiente quello che è stato stanziato con la scorsa legge di bilancio, chiediamo un'attenzione particolare, occupandosi in modo ancor più specifico non soltanto delle città maggiori per quanto riguarda i percorsi di risanamento basati su accordi con il Governo, ma estendendo questa possibilità, anche finanziariamente, ad alcune città capoluogo di provincia, in altri termini considerando non soltanto le città capoluogo di città metropolitane ma anche le città capoluogo di provincia, che si trovano nelle medesime condizioni. Altrimenti, si rischia di fare figli e figliastri. Grazie presidente e scusi se mi sono dilungato.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, mi scusi ancora se l'ho richiamata ai tempi, ma diversamente non riusciamo a sentire tutti. Do ora la parola al dottor Menesini.

  LUCA MENESINI, presidente della provincia di Lucca (intervento da remoto). Grazie presidente, rivolgo un saluto a tutti i Commissari.
  Anzitutto, occorre dire che l'obiettivo che si pone questo disegno di legge di bilancio è estremamente ambizioso, legato soprattutto al contesto emergenziale che si sta presentando nel nostro Paese, e per quanto riguarda noi, come comparto delle province, le sottolineature non sono molto diverse da quelle che ha già fatto il collega Canelli, perché stiamo parlando appunto di autonomie locali, quindi stiamo parlando del settore degli enti locali.
  Prima di tutto, occorre evidenziare che gli interventi, per quanto riguarda noi, sono previsti soprattutto all'articolo 8 e all'articolo 68. L'articolo 8 contiene la misura, prima ricordata dal dottor Canelli, dei 400 milioni di euro per contrastare la crescita dei costi energetici, di cui 50 milioni di euro spettano alle province e città metropolitane. Noi abbiamo fatto un calcolo in base al quale il fabbisogno stimato per il 2023 si aggira intorno ai 200 milioni di euro, quindi va bene questo intervento ma sappiamo e dobbiamo avere tutti la consapevolezza della sua parzialità. Esso infatti ricopre solo il primo trimestre, così noi lo possiamo considerare, con l'auspicio e l'augurio che i costi energetici vadano a contrarsi, ma nella situazione attuale è assolutamente insufficiente. Stiamo parlando di misure che vanno a contribuire a quelli che sono i fondi che noi utilizziamo per le nostre funzioni fondamentali e per i servizi essenziali che, come province, ovviamente forniamo.
  L'altro articolo è il 68, relativo al Fondo per l'avvio delle opere indifferibili già previsto dal decreto-legge n. 50 del 2022, e anche su questo evidenziamo che lo stanziamento previsto per il 2023, benché sia cospicuo, è comunque sottodimensionato rispetto alle esigenze degli enti locali. Al riguardo, la posta in gioco è chiaramente anche quella degli aumenti dei costi delle materie prime legate al PNRR. Con riferimento agli enti locali, ai comuni e alle Pag. 32province, e quanto a queste ultime con riguardo, ad esempio, alle scuole secondarie, agli interventi infrastrutturali, anche stradali e nelle aree interne, e ad altri ancora, sono stati previsti dal PNRR diversi interventi, però sappiamo quanto questi fabbisogni siano aumentati con l'incremento dei costi delle materie prime, quindi il predetto stanziamento è insufficiente.
  Ciò per dire che, per quanto riguarda le province, il disegno di legge di bilancio affronta il tema del gas, dell'energia e delle materie prime, ma dal nostro punto di vista in modo parziale e insufficiente rispetto al fabbisogno previsto per il 2023. Negli incontri che abbiamo avuto con il Governo abbiamo trasmesso le nostre proposte e le esigenze connesse a tutto il comparto delle province. Tra l'altro, salutiamo con favore l'approccio che il Governo sta tenendo sul tema delle province stesse, che richiede però di essere trattato in maniera organica e anche, anzi soprattutto, da un punto di vista finanziario e non solo dal punto di vista dell'elezione diretta degli organi, perché in gioco è la funzionalità dell'ente stesso e la tenuta dei servizi, che prima ricordavo.
  Rispetto a questo, e mi avvio alle conclusioni, ci vogliamo concentrare soprattutto su due ambiti. Il primo riguarda il crollo delle entrate tributarie. Quel che diceva prima Canelli con riferimento alle città metropolitane, vale anche per le province, poiché noi abbiamo un crollo dal punto di vista delle entrate tributarie sia dell'RC auto sia dell'imposta provinciale di immatricolazione, con una riduzione complessiva del 15 per cento e quindi con un fabbisogno, tra province e città metropolitane, di 220 milioni di euro. In pratica, noi nel 2023 avremo 220 milioni di euro in meno di entrate e questo crea una difficoltà enorme rispetto a quelle che sono le nostre capacità di lavoro e di intervento.
  L'altro aspetto è legato alla questione dei fabbisogni standard. È stato fatto da questo punto di vista un grande lavoro sulla rilevazione dei fabbisogni standard, ma siamo molto lontani rispetto a quelli che sono i fabbisogni standard e a quello che poi effettivamente oggi ci è riconosciuto dalla finanza pubblica. Siamo molto lontani, perché siamo intorno agli 840 milioni di euro di squilibrio del comparto, e questo ovviamente crea una difficoltà enorme, ancor più grande e accentuata in un momento come quello attuale, in cui è richiesto alle province un impegno dal punto di vista operativo in relazione al settore delle scuole, delle infrastrutture viarie e dei ponti, anche al fine di garantire servizi di qualità a tutti i cittadini a livello nazionale. In tale contesto, ciò diventa un elemento che pesa e pesa parecchio.
  Segnalo altre evidenze, quindi mi avvio alla conclusione. Va benissimo ovviamente la questione del rinnovo del contratto dei lavoratori della pubblica amministrazione, ma per quanto riguarda le province tale misura cuba circa 30 milioni di euro, così come anche quella che Canelli definiva la spending review informatica prevista per il 2023-2025 per le province cuba 50 milioni di euro. Queste due situazioni vanno ad aggravare, o come minore trasferimento o come maggior costo, il livello di bilancio delle province stesse.
  Quindi quello che noi chiediamo è: anticipare al triennio 2023-2025 l'assegnazione dei 430 milioni di euro già prevista a favore delle province dalla legge di bilancio del 2021; garantire il ristoro delle minori entrate tributarie per quanto riguarda l'RC auto e l'IPT, per 200 milioni di euro; intervenire sulla questione della neutralizzazione degli incrementi contrattuali che dicevo prima, che valgono 30 milioni di euro; eliminare la spending review informatica di 50 milioni di euro. Riteniamo, altresì, essenziale un piano di assunzioni straordinarie, perché le province vengono da anni nei quali sono state tagliate soprattutto le risorse dal punto di vista delle facoltà assunzionali, mentre oggi noi abbiamo la necessità di far fronte al PNRR e ai servizi da dare anche ai comuni, a partire dai piccoli comuni.
  Infine, noi continuiamo a dare un contributo alla finanza pubblica legato ai costi della politica di 52 milioni di euro, quando sappiamo che dal 2020 è stata nuovamente prevista un'indennità per il presidente, inclusi gli adeguamenti; i sindaci e i comuni hanno avuto integrazioni da parte della Pag. 33finanza pubblica, mentre per quanto riguarda le province da questo punto di vista non è stato riconosciuto niente.
  Noi vogliamo ovviamente, da una parte, che ci sia una visione organica, collettiva, di quella che è la situazione delle province, dall'altra, soprattutto rispetto alle sfide che sono state attribuite a queste ultime e che anche il Governo intende loro affidare in una prospettiva futura, essere messi in grado di poter operare, ripeto, per la qualità dei servizi ai cittadini sul nostro territorio. Abbiamo inviato un documento e ovviamente siamo a disposizione anche per poterlo commentare. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, dottor Menesini. Do ora la parola al dottor Caparini.

  DAVIDE CARLO CAPARINI, coordinatore della Commissione affari finanziari e assessore al bilancio e finanza della regione Lombardia (intervento da remoto). Buongiorno a tutti i Commissari.
  Come abbiamo già avuto più volte modo di osservare nel caso dell'approvazione di precedenti decreti-legge, ivi incluso il decreto-legge n. 176 del 2022, cosiddetto Aiuti-quater, ma non solo, molti dei temi che hanno già illustrato i miei colleghi rappresentanti degli enti locali sono evidentemente da sottolineare. Tra di essi richiamo: i maggiori costi energetici per il funzionamento dell'organizzazione delle regioni e delle province autonome; la risoluzione del tema del contributo richiesto alle regioni per la finanza pubblica, un contributo che in questo momento appare intempestivo oltre che assolutamente superato dai tempi e dalla legislazione; la compensazione del maggior gettito della tassa automobilistica, che lo Stato richiede alle regioni a compenso delle annualità dal 2014 al 2022; il tema delle minori entrate per gli anni 2021 e 2022, che è ancora tutto da affrontare; i maggiori oneri per il rimborso all'agente della riscossione delle spese per le cartelle contenenti debiti annullati fino a 1.000 euro, che ricade purtroppo anche questo sui nostri bilanci; l'estensione della misura compensativa per il minor gettito da compartecipazione all'IRPEF.
  Tutti questi temi rientrano nel quadro più ampio degli equilibri dei bilanci regionali, che, già stressati dal periodo del COVID-19, oggi ovviamente vengono messi a dura prova a causa della crisi che voi tutti conoscete. Inoltre, c'è il tema del trasporto pubblico locale, della sanità, degli investimenti territoriali e del diritto allo studio universitario.
  Io andrò per sommi capi, perché evidentemente i Commissari, che già conoscono bene i temi che mi accingo a esporre, avranno comunque modo di confrontarsi con gli esponenti regionali di riferimento, nonché avranno la documentazione a loro disposizione.
  Quindi pongo l'attenzione solo su poche questioni, ma estremamente significative e di vitale importanza per la tenuta dei nostri bilanci.
  La prima riguarda il contributo di 200 milioni di euro annui da riversare allo Stato nel triennio 2023-2025, che era previsto a fronte di una norma che prevedeva questo contributo alla finanza pubblica per i risparmi di riorganizzazione, digitalizzazione e potenziamento del lavoro agile.
  Dato che questa è una norma ampiamente superata, e abbiamo più volte nel corso delle varie manovre spostato in avanti questi termini, credo che sia giunto il momento di risolverla una volta per tutte. Noi proponiamo ciò che abbiamo già con successo realizzato in passato, ovvero lo scambio tra ciò che noi avremmo dovuto riversare alle casse dello Stato con la previsione da parte delle regioni di contestuali investimenti pari agli importi da versare.
  Questo è sicuramente un tema che deve essere affrontato, come del resto anche il fatto che lo Stato, in particolare il Ministero dell'economia e delle finanze, ci chiede di riversare quelli che sono i rimborsi connessi ai versamenti...

  PRESIDENTE. Dottor Caparini, non si sente l'audio, se può riprovare.

  DAVIDE CARLO CAPARINI, coordinatore della Commissione affari finanziari e assessore al bilancio e finanza della regione Lombardia (intervento da remoto). Facevo Pag. 34riferimento ai rimborsi connessi ai versamenti della compensazione della tassa automobilistica da parte delle regioni, pari a circa 1,28 miliardi di euro. Un altro esempio è l'annullamento dei debiti di importo fino a 1.000 euro contenuti nelle cartelle affidate all'agente della riscossione dal 2000 relativi alla tassa automobilistica, che vi ricordo essere la nostra unica entrata libera, e questo ha fatto sì che evidentemente le previsioni di gettito non sono state più rispettate. Anche a tale proposito, noi chiediamo che il legislatore nazionale si adoperi affinché ci sia una compensazione per quanto riguarda le minori entrate.
  Vi è poi la questione relativa al minor gettito dell'addizionale IRPEF dovuto alla riforma fiscale del 2022, che ha riflessi sulle autonomie speciali.
  In collegamento c'è anche la collega Zilli, assessore al bilancio del Friuli-Venezia Giulia, che può spiegare il fatto che il minor gettito derivante dalla citata riforma fiscale, anche per il periodo successivo al triennio previsto 2022-2024, può avere, anzi avrà delle ripercussioni che richiedono quindi un'estensione della misura compensativa concordata con il Governo per il minor gettito da compartecipazione all'IRPEF a decorrere dal 2025. Dunque viene richiesta una misura che sia a decorrere e che, in caso di minori entrate, possa compensarle salvando quelle che sono le previsioni da parte delle regioni e delle province autonome.
  Pongo l'attenzione in modo particolare su altri due temi. Il primo riguarda il trasporto pubblico locale che, come voi sapete, ha subito dei tracolli sul fronte delle entrate da tariffazione dovuto alle decisioni di contenimento del virus nel 2020, che poi hanno avuto nelle annualità successive dei contraccolpi sia per il ricorso allo smart working sia per il fatto che comunque sono cambiati i costumi, sono cambiate le abitudini tanto dei lavoratori quanto dei pendolari, e ciò ha portato a minori entrate da introiti tariffari che, vi ricordo, sono state stimate per il 2021 e per il 2022, almeno fino a gennaio-marzo, in un miliardo e 600 milioni di euro circa. Capite bene quanto questo stia mettendo a dura prova i bilanci delle aziende del trasporto pubblico locale, e vi ricordo che stiamo parlando di contratti. Lo Stato a suo tempo nel 2020 aveva istituito un fondo, la cui dotazione purtroppo è risultata incapiente, e ora occorre evidentemente provvedere alla copertura di questa differenza, che è importante. In base alle informazioni contenute nella banca dati dell'Osservatorio nazionale per il supporto alla programmazione e per il monitoraggio della mobilità pubblica locale sostenibile, è garantita una copertura di 724 milioni di euro con una necessità residua di circa 845 milioni di euro. A tali risorse andrebbero poi aggiunte quelle per l'esercizio 2022, pari a circa 450 milioni di euro per il primo trimestre dell'anno in corso fino al termine dell'emergenza da COVID-19, cui si aggiungono anche i minori ricavi per il periodo dal 1° aprile 2022 al 31 luglio 2022 per 430 milioni di euro.
  È evidente che queste sono cifre molto impegnative, ce ne rendiamo conto, ma a me spetta il compito di sensibilizzarvi sul fatto che sono contratti con aziende di trasporto pubblico locale, che si sono sobbarcate i conseguenti oneri del mantenimento di un servizio e che evidentemente rischiano di non chiudere i propri bilanci, con tutte le conseguenze del caso, che purtroppo vengono aggravate dal fatto che l'aumento eccezionale del costo dei carburanti e dei prodotti energetici chiaramente ha una ricaduta negativa su queste aziende. Quindi, oltre al minore gettito da tariffazione, ci sono anche i maggiori costi per l'espletamento dei servizi.
  Da ultimo, purtroppo, c'è anche il tema dell'adeguamento dei corrispettivi di servizio al tasso di inflazione programmato. Quindi il quadro, per quanto riguarda il trasporto pubblico locale, è fosco ed è evidentemente – mi metto nei vostri panni di legislatore – difficilissimo da dipanare, vista la scarsità di risorse.
  Concludo con un riferimento alla sanità. Voi sapete che a livello nazionale c'è stato un impegno da parte del Governo, che noi apprezziamo molto, perché c'era stata una richiesta di adeguamento di quelle che sono le risorse, ma segnaliamo che il sistema,Pag. 35 rispetto a ciò che avete previsto, necessita di ulteriori 400 milioni di euro per l'esercizio 2022, a seguito anche della puntuale ricognizione che abbiamo fatto sugli effettivi costi sostenuti dalle aziende sanitarie. Vi ricordo anche che rimangono comunque del tutto irrisolti la questione riferita alla riforma della medicina territoriale, che stiamo attuando con il PNRR e che richiederà risorse di parte corrente ad oggi non ancora previste, nonché il tema degli investimenti, che va di pari passo con gli impegni previsti per l'attuazione del PNRR. Vi ringrazio per la pazienza, so che le questioni sono tante, delicate ed onerose, però qui si tratta di garantire l'equilibrio dei bilanci regionali e lo svolgimento delle nostre funzioni, il trasporto pubblico locale e l'erogazione dei servizi sanitari. Grazie a tutti e buon lavoro.

  PRESIDENTE. Do ora la parola ai deputati e senatori che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MARIA CECILIA GUERRA. Sarò rapida, anche perché i tempi sono tiranni. Volevo fare una domanda ai rappresentanti sia dei comuni che delle regioni per quanto riguarda la fiscalità. In particolare, mi sono stupita di vedere che non avete fatto alcun riferimento al fatto che l'estensione continua di strumenti come la flat tax danneggia anche le vostre entrate, perché ovviamente la flat tax, ricordiamolo, è sostitutiva anche delle addizionali regionali e comunali all'IRPEF. Per esempio sul 2024, quando convergeranno i due effetti della flat tax incrementale e dell'estensione della flat tax, si aggiungeranno 155 milioni di euro tra regioni e comuni che non mi risulta siano compensati. Ma oltre a un tema specifico di bilancio, credo che sarebbe opportuno porre un problema di equità, perché i comuni si trovano ad avere un insieme di cittadini che non pagano l'IRPEF addizionale né probabilmente l'IMU, perché evidentemente avranno solo la casa di proprietà, mentre per quanto riguarda le regioni non ci sarà invece l'IRAP in caso di disavanzi sanitari, e questa mi sembra veramente una questione che ormai dovrebbe essere affrontata dall'intera filiera istituzionale.
  Volevo poi rivolgere una domanda specifica ai rappresentanti delle regioni per quanto riguarda la sanità. Condivido la sottolineatura, l'ha detto prima il Ministro Giorgetti, della difficoltà di accompagnare il PNRR, che richiede spese di investimento, senza prevedere anche spese correnti, ma volevo fare una domanda specifica su un tema che oggi ci è stato posto ripetutamente e che riguarda il payback sui dispositivi medici. Nel senso che c'è una pressione molto forte da parte delle imprese interessate, che evidenziano anche una difficoltà di bilancio notevole – e vorrei su questo una conferma da parte vostra –, ma mi sembra che tornare indietro rispetto a questa richiesta potrebbe comportare difficoltà finanziarie molto rilevanti anche per le regioni. Vorrei dunque capire in che termini sta la questione per vedere se troviamo una soluzione condivisa.

  SILVIO LAI. Sarò ancor più breve, rivolgendo una richiesta di chiarimento soprattutto ai rappresentanti dei comuni. L'articolo 99 prevede misure per la riforma e la riorganizzazione del sistema della rete scolastica. Ci sono delle decisioni molto significative, come l'aumento del numero minimo di allievi per costituire un'autonomia scolastica. Volevo capire se su questo c'è una riflessione da parte dei comuni e se questo ha un qualche riflesso in merito alla possibilità e all'accesso al diritto allo studio da parte dei giovani.

  PRESIDENTE. Qualcuno degli auditi vuole rispondere a queste osservazioni?

  ALESSANDRO CANELLI, delegato di ANCI alla finanza locale e sindaco di Novara (intervento da remoto). Alla prima riflessione rispondiamo, per quanto riguarda ovviamente il comparto dei comuni. In merito all'impatto della flat tax, mi sembra fosse questa la domanda, innanzitutto bisognerà stimare esattamente l'impatto nel momento in cui questo avverrà e comunque sarà sicuramente oggetto di valutazione al fine di richiedere una congrua compensazione sulle addizionali eventualmentePag. 36 mancanti, ciò ovviamente dal punto di vista dell'ANCI. Per ora siamo in attesa di capire quale sarà il reale impatto della riforma.
  Per quanto concerne invece l'aspetto scolastico, su questo non abbiamo riflettuto nello specifico, perché comunque i servizi di pertinenza dei comuni devono essere ovviamente salvaguardati, costituendo una nostra funzione fondamentale. Comunque la riforma potrebbe avere un impatto che poi valuteremo, giacché addirittura i comuni devono mettere a disposizione gli edifici scolastici. Per quanto riguarda nello specifico l'accesso dei giovani all'attività didattica, non mi sembra che possa essere in qualche modo messo in discussione e l'impatto che questa riorganizzazione avrà sia dal punto di vista scolastico che dei servizi, o comunque dei costi e delle spese che i comuni dovranno affrontare, lo vedremo ovviamente l'anno prossimo. Addirittura, per i comuni ci potrebbero essere dei risparmi.

  DAVIDE CARLO CAPARINI, coordinatore della Commissione affari finanziari e assessore al bilancio e finanza della regione Lombardia (intervento da remoto). Ovviamente sarò velocissimo. Il tema del payback sui dispositivi medici per le regioni cuba circa 2 miliardi di euro ed è per questo che c'è una fortissima pressione da parte di molte di esse, che hanno già chiesto alle imprese di regolarizzare il pagamento per il periodo 2015-2018, cui è conseguita una reazione da parte del sistema farmaceutico che ha presentato circa cento ricorsi al TAR, proprio per opporsi all'attuazione del payback.
  È evidente che qui ci sono due interessi contrapposti: da un lato, quelli delle aziende che legittimamente fanno una pianificazione, investono e rappresentano un modello di sviluppo, non solo in Italia ma nel mondo intero; dall'altro, la necessità da parte delle regioni di chiudere i bilanci della sanità. Quindi qualsiasi decisione che il legislatore assumerà dovrà comunque tener conto che quelle risorse per noi non sono aggiuntive, ma sono risorse che, come è già successo durante il periodo del COVID-19, sono state utilizzate per colmare quella differenza che lo Stato non era in grado di coprire per le spese sostenute. Quindi non sono nuove o altre risorse, sono già state conteggiate e su queste anche lo Stato punta. Spero di essermi spiegato.
  Quindi, nel momento in cui verranno a mancare per decisione del legislatore, è altrettanto evidente che il legislatore si dovrà porre il tema di come garantire la tenuta dei bilanci delle aziende sanitarie.
  E qui mi collego e chiudo con l'altra domanda. Noi siamo sempre parte in causa nel momento in cui il legislatore interviene su qualsiasi tipo di aliquota o comunque sul gettito, perché noi viviamo, a parte il bollo auto, di finanza derivata. Nell'esempio che vi ho fatto prima, su cui vi chiedo cortesemente di porre l'attenzione e di intervenire, i maggiori oneri per il rimborso all'agente della riscossione delle spese per le cartelle contenenti i debiti annullati ce li siamo sobbarcati noi, dunque per noi è un mancato introito. Come del resto, e qui torno alla domanda, anche la misura compensativa del minor gettito derivante dalla compartecipazione per quanto riguarda le autonomie speciali pone esattamente questo tema, tanto è vero che manovrando sull'IRPEF poi lo Stato ha fatto un accordo con le regioni a statuto speciale per garantire quello che sarebbe stato il minor gettito e ovviamente loro chiedono che questa garanzia sia a decorrere e non sia limitata solo al triennio. Quindi ovviamente occorre prestare attenzione al fatto che qualsiasi tipo di modifica avrà delle conseguenze sui nostri bilanci, e come tale in base alla Costituzione bisognerà prevedere comunque una compensazione.

  PRESIDENTE. Grazie a tutti quanti voi per essere intervenuti. Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di ANCE e Confedilizia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per Pag. 37il triennio 2023-2025, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera, l'audizione di rappresentanti di ANCE e Confedilizia. Do la parola al dottor Musmeci, direttore generale dell'ANCE.

  MASSIMILIANO MUSMECI, direttore generale dell'ANCE. Grazie presidente e grazie a tutti. Sarò rapido, perché, se ho capito bene, avremo più o meno sette od otto minuti a disposizione.
  Come quadro generale, abbiamo avuto un periodo di crescita nel quale questo disegno di legge di bilancio si inserisce. Nei primi nove mesi dell'anno abbiamo avuto un aumento del PIL a un ritmo importante, con un più 4,6 per cento, ma sappiamo che andiamo incontro a prospettive meno favorevoli, giacché la NADEF stima allo 0,3 per cento la crescita per il 2023, chiaramente per i fattori che ben conosciamo, tra cui il conflitto in Ucraina, il caro energia, le tensioni inflazionistiche e il rialzo dei tassi d'interesse.
  In questi due anni, però, ci teniamo a sottolineare che il settore delle costruzioni ha avuto un ruolo trainante, che ha contribuito per circa un terzo all'incremento del PIL, perché questo settore ha creato, sempre in questo arco temporale, oltre 230.000 posti di lavoro. Ciò ha permesso un incremento importante delle entrate fiscali, che sono servite e stanno giustamente servendo per gli aiuti alle imprese e alle famiglie. Noi valutiamo più o meno nel 30 per cento il contributo che il settore ha dato all'aumento delle entrate fiscali. Quindi per noi è importante che questa dinamica venga mantenuta e che non ci sia un blocco di questo settore, che finalmente negli ultimi anni aveva ritrovato un sentiero di crescita importante.
  Sostanzialmente, io mi soffermo velocemente su tre punti. Il primo riguarda la questione del superbonus, rispetto al quale evidentemente noi chiediamo con insistenza uno sblocco immediato della cessione dei crediti fiscali per i cantieri già avviati. E credo che sia noto a tutti che in questo momento veramente ci sono famiglie in difficoltà, imprese in difficoltà, decine di migliaia di imprese che hanno i cassetti fiscali pieni e quindi sono prive di liquidità, sono prive di prospettive e certezze su quello che accadrà loro nei prossimi mesi.
  E su questo l'ANCE e l'ABI insieme hanno definito una proposta per utilizzare gli F24, né mi soffermo sui dettagli della proposta, perché comunque è nota e soprattutto è contenuta nel nostro documento predisposto per l'audizione di oggi, in cui ovviamente approfondiamo questi temi e le altre nostre proposte e valutazioni sulla manovra.
  Noi riteniamo che sia veramente importante che questo problema venga risolto e riteniamo altresì che questa soluzione non abbia costi per la finanza pubblica, e su questo sia noi che l'ABI siamo concordi nel ritenere che non vi è necessità di copertura e che si tratta comunque di operazioni già tutte realizzate, che sono sui cassetti fiscali delle imprese. In proposito, ci permettiamo di sottolineare in maniera importante la rilevanza di questa misura per la tenuta dell'economia.
  Il secondo punto riguarda il caro-materiali, che come sapete è un altro tema col quale ci stiamo confrontando ormai da più di un anno. Noi abbiamo evidenziato più volte che ci sono 23.000 cantieri a rischio e dobbiamo sottolineare che l'intervento previsto dalla manovra crea le condizioni per risolvere in maniera potenzialmente efficace questo problema, quindi va nel senso auspicato dall'ANCE.
  Bisogna porre attenzione alle risorse e alla velocità di impiego di queste risorse, nonché all'utilizzo e alla scansione temporale prevista nella manovra. Noi parliamo di 3 miliardi di euro di cassa previsti dalla manovra, nella loro totalità, e di solo 600 milioni di euro nel 2023, che è l'anno nel quale il PNRR entrerà a pieno regime e quindi nel quale sono attese le maggiori e più importanti aperture di nuovi cantieri. Quindi per noi sarebbe importante aumentare in maniera significativa le risorse a disposizione e migliorare – ci sono alcuni suggerimenti specifici nel nostro documento – alcune norme per raggiungere l'obiettivo ed evitare rallentamenti o blocchi dei cantieri.Pag. 38
  L'altra questione che evidenziamo è la necessità di sbloccare urgentemente i pagamenti del 2021 e del 2022. Noi abbiamo condotto da poco un'indagine da cui risulta che il 70 per cento delle imprese non ha ancora ricevuto ristoro a copertura dei maggiori oneri sostenuti per il rincaro dei materiali nel periodo che citavo, il biennio 2021-2022, e che ci sono ad oggi 2 miliardi di euro di pagamenti che risultano ancora bloccati nelle casse del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
  Questa citazione mi serve per riallacciarmi a un'altra nostra richiesta importante, che è quella di mettere finalmente a punto una misura strutturale di revisione dei prezzi che, così come accade in altri Paesi europei, preveda meccanismi automatici di adeguamento, ovviamente nelle due direzioni, sia in aumento che in diminuzione, in modo da rendere effettivamente fluido questo meccanismo e farlo funzionare a dovere.
  La terza emergenza riguarda l'attuazione del PNRR. L'analisi della manovra mette in evidenza che il Governo sta già intervenendo e in qualche modo ha posto le condizioni per una revisione del Piano stesso, che impatta sugli investimenti, ma non sugli investimenti relativi al PNRR, e che quindi consente il finanziamento del caro-materiali. Questa decisione va nella direzione che noi abbiamo auspicato, per cui favorirà senz'altro la realizzazione delle opere del PNRR.
  Per il 2023 noi abbiamo osservato il definanziamento di opere di programmazione ordinaria, quindi non relative al PNRR, per 1,2 miliardi di euro, che vengono utilizzati ad incremento delle risorse a disposizione primariamente per le opere dello stesso PNRR, che grazie a questo e ad altri fondi ammonterebbero così a 1,6 miliardi di euro.
  Da ultimo, sottolineiamo l'importanza di incrementare il finanziamento del fondo per la progettazione, a favore del quale il disegno di legge di bilancio stanzia 250 milioni di euro per il triennio. Segnalo tuttavia che ad oggi – e dico «ad oggi» in senso letterale, perché l'ultimo aggiornamento dell'assegnazione dei fondi è di questa mattina – ci sono ancora circa 8.000 progetti per un valore superiore ad 800 milioni di euro che non risultano finanziati, quindi evidentemente i ritardi nella progettazione vanno tali e quali a ricadere in ritardi nella realizzazione. Dunque bisogna investire molto, è necessario cioè investire di più nella capacità progettuale degli enti, in particolare degli enti locali, perché questo mette veramente a rischio il PNRR. Tant'è che nell'ultima relazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sullo stato di attuazione del PNRR al 30 settembre 2022 risulta che, con riferimento agli interventi di competenza del medesimo Ministero, il 60 per cento delle amministrazioni locali competenti è impegnato ora nella fase di redazione del progetto definitivo e/o esecutivo, però questa percentuale scende al 36 per cento nel Mezzogiorno ed è superiore al 90 per cento nelle regioni del Centro. Io mi fermo qua, ringrazio dell'attenzione e resto a vostra disposizione.

  PRESIDENTE. Do ora la parola al dottor Spaziani Testa, presidente di Confedilizia.

  GIORGIO SPAZIANI TESTA, presidente di Confedilizia. Grazie presidente e grazie alle Commissioni per aver convocato Confedilizia, per aver voluto ascoltare il parere di Confedilizia su questa manovra, su questo disegno di legge di bilancio.
  Il nostro parere, detto naturalmente molto in sintesi, nonostante i tempi, per i parlamentari che si occuperanno di questo testo di qui a poco, è legato alle condizioni nelle quali questa manovra è venuta a prodursi.
  La definiamo una manovra necessitata, e in modo analogo la definisce lo stesso Governo che l'ha predisposta, per le due ragioni a tutti note, vale a dire quelle relative ai tempi di predisposizione, che sono stati in effetti stretti per il Governo, e ai contenuti condizionati, nel senso che naturalmente vi era da far fronte in particolar modo alle esigenze legate al cosiddetto caro-energia, ossia all'aumento dei costi dell'energia e a tutti i problemi conseguenti,Pag. 39 con le relative misure apprezzabili per imprese e famiglie.
  Questa premessa ci porta, come Confederazione della proprietà edilizia, ad essere prudenti e responsabili nel dare i nostri giudizi, ma soprattutto pazienti, nella nostra aspettativa, che c'è e rimane forte, di misure incisive per la proprietà edilizia in particolare e per il comparto immobiliare più in generale. Quindi il giudizio è positivo per gli interventi «tampone» e di sostegno ad imprese e famiglie, considerando però più in particolare la necessità, che ribadiamo in questa sede, come abbiamo già fatto in altre sedi, di tentare di essere ancora più specifici nel risolvere i problemi che si stanno creando all'interno dei condomini, più precisamente con riferimento alle utenze condominiali relative agli impianti, soprattutto quelli di riscaldamento. I problemi che si stanno creando nei rapporti fra condomini sono molto gravi e necessitano forse di ulteriori interventi specifici.
  Su questo piano, se la situazione andasse a peggiorare, noi riteniamo utile tenere in considerazione un'esperienza del passato che è stata positiva, ossia quella del credito d'imposta per gli affitti commerciali, da tenere presente come possibile misura di sostegno sia per i proprietari che per gli inquilini in relazione agli affitti.
  Con riferimento ad elementi presenti nel testo del disegno di legge, noi diamo un giudizio di apprezzamento sul segnale, così lo definiamo perché così è, in materia di tassazione sugli immobili. Noi avevamo detto: la situazione è critica, ci aspettiamo almeno dei segnali, ossia delle misure simboliche, sebbene non ancora incisive. Il segnale c'è stato ed è quello dell'articolo 21 relativo all'esenzione dell'IMU sugli immobili occupati. Al riguardo, all'apprezzamento relativo al segnale, appunto al simbolo di un segno di direzione per il futuro, aggiungiamo un'osservazione critica e una richiesta di integrazione legata al fatto che, se è vero come è vero che l'immobile occupato abusivamente e per effetto di reato, questo è quanto prevede la norma, è un'iniquità palese ed evidente che sia sottoposto anche all'imposta patrimoniale, cioè all'IMU, è altrettanto vero che ci sono tante altre occupazioni senza titolo che necessiterebbero dello stesso trattamento di esenzione, come per esempio quelle relative ai periodi conseguenti ai rapporti di locazione, facilmente individuabili attraverso, per esempio, i provvedimenti di convalida di sfratto. Quindi la nostra richiesta è nel senso di estendere questa norma, che apprezziamo per la sua natura di segnale alla proprietà immobiliare, ripeto.
  Con riferimento a questo, noi naturalmente ci aspettiamo che poi si proceda con ulteriori interventi, in particolare sull'IMU, seppur non ancora destinati e finalizzati a una forte riduzione, cosa di cui si necessiterebbe, di questa imposta, che lo ricordiamo vale 22 miliardi di euro l'anno da dieci anni circa, anzi all'inizio di questi dieci anni un po' di più, rispetto ai 9 miliardi di euro l'anno della precedente ICI. Siamo quindi in attesa di vedere un intervento più incisivo, giacché su questo piano crediamo che ci sia la possibilità di dare altri segnali su specifiche fattispecie, per risolvere iniquità analoghe a quelle di cui all'articolo 21, e penso agli immobili inagibili, agli immobili ubicati nei piccoli centri che muoiono anche a causa di questo, agli immobili inutilizzati e ad altre fattispecie che poi specifichiamo nel nostro documento.
  L'altro segnale di interesse che evidenziamo è quello dell'articolo 18, concernente le agevolazioni per l'acquisto della prima casa con riferimento ai giovani. È apprezzabile l'estensione della misura, che veniva da precedenti interventi legislativi, ma la nostra segnalazione a questo proposito è sulla necessità di intervenire anche sull'affitto, di ricordarsi cioè anche della nostra situazione sociale e della sempre più evidente necessità di accompagnare l'accesso all'abitazione, anche con riferimento all'affitto, con incentivi sia per i proprietari che per gli inquilini, attraverso la previsione di fondi per gli affitti da sostenere e da far funzionare in favore degli inquilini, nonché di meccanismi di incentivi per i proprietari da sostenere e da far funzionare.
  A questo proposito, rilanciamo la nostra proposta di adeguare il regime di agevolazionePag. 40 della cedolare secca al 10 per cento per i contratti concordati, vale a dire quelli a canone calmierato, a quello dell'IMU e quindi estenderla a tutta Italia, senza particolari aggravi d'imposta perché di fatto è già così, ma per un meccanismo complicato non lo è di diritto.
  C'è in questo disegno di legge di bilancio una parte sul reddito di cittadinanza che tutti conosciamo. Noi ci agganciamo a questa per dire che c'è l'opportunità di fare giustizia di una piccola, grande iniquità che viene dal meccanismo del reddito di cittadinanza, che continuerà ad esserci credo per un po', e comunque sulla base di questo disegno di legge di bilancio continuerà per qualche tempo. A nostro avviso occorre correggere quel meccanismo, in particolare per quanto riguarda quella parte del reddito che è finalizzata, anzi è una parte aggiuntiva rispetto al reddito di cittadinanza, ed è legata al pagamento del canone di locazione, giacché abbiamo molte segnalazioni di proprietari che lamentano il mancato ricevimento del canone di locazione, la mancata corresponsione del canone da parte degli inquilini, il mancato utilizzo di quella parte formalmente riservata al pagamento del canone da parte degli inquilini e l'utilizzo di quella stessa parte, invece, per altre finalità. C'è una cosa molto semplice da fare, ossia prevedere l'erogazione diretta al proprietario, come è stato fatto per altre misure relative a fondi di sostegno, della parte riservata all'affitto, quei 280 euro, pochi per qualcuno ma molti per qualche proprietario che ne ha bisogno, e questo si fa con un semplice intervento normativo.
  Per il futuro noi abbiamo – e mi avvio naturalmente alla conclusione – l'occasione in questa sede di rilanciare le urgenze, che sicuramente saranno difficili da attuare con questa legge di bilancio, ma auspichiamo, anzi confidiamo se non pretendiamo, che siano almeno prese in esame per i provvedimenti successivi a questo, che è un intervento necessitato.
  Mi riferisco, da un lato, al rilancio degli affitti commerciali, che deve essere realizzato, a nostro avviso, attraverso tre misure: eliminazione dell'IRPEF sui canoni di locazione non percepiti – anche qui si tratta di una vera e propria vessazione, che però ci troviamo a chiedere come se fosse una cortesia –, cioè la tassazione di un reddito che non esiste; una tassa piatta anche per le locazioni commerciali, richiesta dai proprietari ma anche dagli inquilini e cioè dagli esercenti, quindi per definizione necessaria se lo chiedono entrambe le parti del contratto; infine, il superamento dei vincoli contrattuali esistenti in una normativa che risale addirittura al 1978 e che porta di fatto ad una tipologia di contratti che ha durata indeterminata, con le conseguenze negative sull'incontro fra domanda e offerta.
  L'altra urgenza e l'altra necessità di intervento, però ragionato, è quella della riqualificazione dell'immobile. A questo proposito, noi accogliamo con favore l'apertura del Governo, che pare esserci non solo da indiscrezioni giornalistiche, ma da dichiarazioni di esponenti della maggioranza, sulla correzione – la definisco in questo modo – della brusca interruzione dell'esperienza del 110 per cento, con una riapertura del termine del 25 novembre per la presentazione della comunicazione di inizio lavori legata all'utilizzo del 110 per cento anche per il 2023. Vi è inoltre la necessità assoluta, facile a dirsi e difficile a farsi, lo so, di sbloccare i crediti come si dice «incagliati», ma occorre altresì l'impostazione per il futuro di un sistema davvero ragionato, equilibrato e stabile di incentivi per interventi sugli immobili che tenga conto delle esigenze e delle possibilità di un Paese, e non di movimenti contingenti su numeri non adeguatamente ragionati. Occorre quindi una valutazione delle priorità, e a mio avviso una priorità in Italia è quella del miglioramento sismico dell'immobile, ancor prima di quella dell'efficientamento energetico, ma con riferimento all'efficientamento energetico occorre anche la considerazione di ciò che sta per arrivare, e cioè una direttiva europea che imporrà a brevissimo l'effettuazione di interventi ingenti sull'immobile finalizzati al raggiungimento di determinate categorie di livello della prestazione energetica, sia per gli immobili nuovi sia per tutti gli immobili esistenti, tranne non rilevanti eccezioniPag. 41 come quelle degli immobili di interesse storico-artistico.
  Considerando questi due elementi, ossia la priorità, a nostro avviso, del miglioramento sismico e l'esigenza dettata dagli obblighi in arrivo per l'efficientamento energetico, occorre una valutazione di quanto lo Stato possa «metterci» – permettetemi il termine – per questo tipo di interventi.
  Come ultima considerazione, sempre relativa al capitolo della riqualificazione energetica, vi è la necessità a nostro avviso di incentivare la riqualificazione degli immobili attraverso misure che condizionino, che leghino la riqualificazione degli immobili, da un lato, all'affitto degli stessi, dall'altro, alla successiva rivendita. Quindi bisogna muovere il mercato immobiliare legando affitto e vendita agli interventi di riqualificazione. Il tema della riqualificazione è un tema da affrontare da tanti punti di vista, perché l'Italia ne ha veramente bisogno: la popolazione va a decrescere, gli immobili rimangono quelli e, se non ci poniamo questo problema, vuol dire che abbiamo gli occhi bendati.

  PRESIDENTE. Do ora la parola ai deputati e senatori che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MARIA CECILIA GUERRA. Sarò telegrafica, perché siamo fuori tempo. Volevo dall'ANCE una valutazione su un'affermazione che ha fatto il Ministro Giorgetti poc'anzi, e che condivido: vorrei cioè capire anche da voi se esiste una pressione forse ormai eccessiva sul vostro settore, che deriva dal congiungersi degli incentivi, tra cui i vari crediti di imposta per le ristrutturazioni e altre misure del genere, con il PNRR, che può creare un problema di risposta e forse anche di qualità della risposta stessa. Non mi rivolgo ovviamente a voi ma al sorgere di un insieme di imprenditori un po' improvvisati, che possono creare problemi al settore.
  Invece a Confedilizia, non nascondo un po' di provocazione perché conosco bene la risposta, pongo quindi una domanda per così dire «finta». Lei giustamente ha sottolineato un insieme di storture relative all'IMU, che sono in larga parte legate a una cattiva valutazione del valore dell'immobile. Allora io le chiedo: non sarebbe il caso di procedere a una corretta valutazione del valore dell'immobile, permettendo finalmente una riforma del catasto che, senza incrementare – mi raccomando, senza incrementare, giacché i 22 miliardi di euro di entrate vanno bene – il prelievo sugli immobili, lo distribuisca in modo sensato in modo che alcuni dei casi cui lei ha fatto cenno trovino automaticamente una risposta? Un immobile in un centro ormai disabitato non dovrebbe infatti pagare l'IMU come un immobile a Roma.

  MASSIMILIANO MUSMECI, direttore generale dell'ANCE. Ringrazio per la domanda. Io vorrei sottolineare che comunque le imprese che lavorano su quello che noi chiamiamo il mercato privato, rispetto alle imprese impegnate negli investimenti infrastrutturali, hanno senz'altro dei profili diversi, per cui non c'è una capillarità diretta fra questi due settori, sebbene ci siano senz'altro delle competenze in comune. Tuttavia io credo che la reazione che ha avuto il settore e l'aumento fortissimo di occupazione che è stato registrato, sia in termini di occupati che di monte ore lavorate, abbia dimostrato che c'è una reattività importante del settore e quindi anche la capacità di saper gestire una crescita importante del lavoro.
  Io credo che il vero problema del settore delle costruzioni sia piuttosto quello di essere – come mi capita a volte di dire – sulle «montagne russe», cioè di avere dei periodi di forte espansione seguiti da periodi di contrazione. Invece, quello che bisognerebbe fare è dare una stabilità a questo settore, attraverso una programmazione degli investimenti di medio e lungo termine, nonché una maggiore stabilità degli incentivi sul medio e lungo periodo. In altri termini, bisognerebbe cercare di causare meno traumi a questo settore e di non andare avanti a strappi. Spero di aver risposto.

  GIORGIO SPAZIANI TESTA, presidente di Confedilizia. Devo essere breve perché ho Pag. 42colpevolmente preso più tempo prima, e me ne scuso con la presidenza, i parlamentari e i colleghi, soprattutto quelli che seguiranno nel programma delle audizioni odierne.
  L'onorevole Guerra, sì, ha portato una provocazione. Io dico che nello specifico di quei casi che ho prima segnalato – ossia immobili inagibili, inabitabili o siti nei piccoli centri, o ancor più quelli occupati abusivamente, anche al termine della locazione – non vedo la necessità dell'intervento sul catasto. Ma non fuggo rispetto alla «provocazione», dicendo che noi, anche in una legislatura precedente a quella scorsa, non avevamo contestato la riforma del catasto in sé, anzi eravamo entrati nel merito; la contestiamo, invece, quando parte da presupposti sbagliati come quello che era enunciato in una relazione allegata al disegno di legge dello scorso anno, nella passata legislatura, nella quale si diceva che si intendeva dar corso alla richiesta della Commissione europea di aumentare la tassazione sugli immobili per diminuire quella sul lavoro. Se non si parte da quelle premesse, siamo disponibili a ragionare anche su questo.

  PRESIDENTE. Ringrazio molto gli intervenuti per i loro contributi e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di Confagricoltura, CIA-Agricoltori italiani, Coldiretti, COPAGRI.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera, l'audizione di rappresentanti di Confagricoltura, CIA-Agricoltori italiani, Coldiretti, COPAGRI. Intervengono per Confagricoltura la dottoressa Barrile, per CIA-Agricoltori italiani il dottor Fini in videoconferenza, per Coldiretti il dottor Calabria, per COPAGRI il dottor Battista e la dottoressa Agati.
  Do la parola alla dottoressa Barrile.

  ANNAMARIA BARRILE, direttore generale di Confagricoltura. Grazie Presidente, grazie a lei e a tutti i membri delle Commissioni per aver convocato l'audizione che dimostra la vostra sensibilità verso il nostro comparto in un momento particolarmente delicato per il Paese e, in specie, per il nostro settore.
  Entrando nel merito delle nostre valutazioni sul disegno di legge di bilancio, esprimiamo un complessivo apprezzamento per le finalità del provvedimento, in particolare per quanto riguarda il comparto agricolo, poiché è stata prorogata l'esenzione IRPEF anche per il 2023 per i titolari di reddito agrario ed è stata confermata la misura della rideterminazione del costo dell'acquisto dei terreni con l'imposta sostitutiva.
  Riteniamo tuttavia che, alla luce delle enormi pressioni sul fronte dei costi di produzione per le imprese agricole dovute in particolare all'aumento dei prezzi energetici, sia necessario estendere le disposizioni di agevolazione sull'acquisto del carburante agricolo anche al secondo trimestre 2022, che finora è stato escluso anche dai precedenti provvedimenti, e al secondo trimestre del 2023 e contemporaneamente sia opportuno valutare anche una riduzione dell'accisa sul gasolio agricolo in modo tale che l'intervento sia immediatamente fruibile da parte degli agricoltori. Proprio allo scopo di mitigare gli effetti dell'aumento del costo energetico dovuti al conflitto russo-ucraino, chiediamo di intervenire sulla tassazione per gli impianti a biogas per il biennio 2022-2023 e di estendere il credito d'imposta per l'energia elettrica prodotta dalle imprese agricole che hanno investito in sistemi di cogenerazione orientati all'autoconsumo.
  Le proposte che sottoporremo, anzi che abbiamo già sottoposto oggi stesso, alla vostra valutazione in fase di esame e approvazione finale del disegno di legge di bilancio, si rivolgono innanzitutto a una misura di carattere generale che interessa l'agricoltura da qualche anno, ossia il credito d'imposta di cui al piano Transizione 4.0 che, come sapete, da qualche anno è Pag. 43esteso anche alle imprese che determinano il proprio reddito forfetariamente, in particolare alle imprese agricole che non hanno il bilancio ma operano a catasto. Tale misura ha rappresentato per l'agricoltura un volano importante per interventi imponenti in termini economici e, quindi, in termini di reddito prodotto in beni strumentali e innovativi.
  L'innovazione in agricoltura – lo sapete perché Confagricoltura ne fa la sua cifra da parecchio tempo – rappresenta un volano importante non soltanto di crescita per l'impresa ma anche di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Sapete che quest'anno è stato previsto un décalage dell'aliquota di agevolazione, riconosciuta come credito d'imposta sugli investimenti, dal 40 al 20 per cento: riteniamo che in un momento di crisi economica complessiva un décalage di questa portata possa scoraggiare pesantemente la propensione agli investimenti delle imprese in generale e di quelle agricole in particolare.
  Sempre in tema di sostegno alle imprese agricole per le difficoltà che incontrano nel fronteggiare l'aumento dei costi energetici, chiediamo di estendere l'applicazione del tetto al prezzo dell'energia, che è stato introdotto dal regolamento (UE) 2022/1854, agli impianti fotovoltaici di potenza fino a 1 megawatt realizzati dalle imprese agricole, ai quali oggi si applica il prezzo amministrato fissato dall'articolo 15-bis del decreto-legge 27 gennaio 2022 n. 4.
  In riferimento al tema degli extraprofitti, sapete che ieri sono state pubblicate le prime sentenze dal TAR della Lombardia, che, per fortuna, sta dando ragione ai nostri imprenditori. È un tema che rischia di mandare al collasso imprese che hanno creduto fortemente nella generazione di energia pulita.
  Chiediamo, infine, di ricomprendere il settore agroalimentare tra i settori energivori, in modo che le imprese che vi rientrano possano accedere ad un quantitativo di gas a prezzo agevolato e garantire in questo modo la continuità dei processi produttivi, essenziale anche per alleggerire un eventuale rischio di aumento della spesa alimentare per le famiglie.
  Nello specifico, per le filiere, chiediamo di sostenere gli investimenti in colture arboree pluriennali attraverso l'incremento della quota deducibile del costo degli impianti per le imprese che sono soggette alla determinazione del reddito di impresa, cioè le imprese agricole che hanno un bilancio, in modo che si possano accelerare gli investimenti in produzioni che caratterizzano il nostro made in Italy.
  Chiediamo, inoltre, di rifinanziare il Fondo per lo sviluppo e il sostegno delle filiere agricole, della pesca e dell'acquacoltura e il Fondo per la competitività delle filiere agricole, in modo da avere strumenti flessibili per consentire interventi sulle filiere più in difficoltà, inclusa in particolare la filiera avicola che subisce oggi una nuova recrudescenza dell'influenza aviaria.
  E, sempre a proposito del settore avicolo ma anche del settore dei bovini, chiediamo sia di riproporre la misura dell'aumento delle compensazioni IVA per le specie bovine, in continuità con quanto previsto dalla legge di bilancio per il 2022, sia di estendere la misura anche alla specie avicola, proprio alla luce delle difficoltà determinate dall'influenza aviaria.
  Ricordo, infine, due passaggi preziosi per due comparti particolarmente significativi del nostro mondo produttivo. Il primo è il bonus verde che chiediamo di prorogare anche per il 2023, possibilmente anche con una rimodulazione che renda più appetibile lo strumento.
  E poi, ahimè, faccio un passaggio un po' delicato sulla filiera del tabacco, che rischia di avere un impatto di contrazione degli acquisti da parte delle multinazionali per l'aumento della tassazione disposta dall'articolo 29. Pur consapevoli della necessità di reperire risorse pubbliche, riteniamo che sarebbe opportuno non intervenire in legge di bilancio con una vera e propria riforma della fiscalità sul tabacco, ma prendersi il tempo, di concerto con le parti, per arrivare ad una rimodulazione delle accise. Infatti ci rendiamo conto che tale forma di tassazione è opportuna per finanziare l'erario ma riteniamo anche che debba essere equilibrata e debba garantire Pag. 44la neutralità sul piano della concorrenza tra gli operatori.
  Mi pare di non dirle niente di nuovo e mi auguro di essere stata sufficientemente diplomatica.
  Anche sul fronte della liquidità, temo di non poter dire niente di nuovo. Poiché siamo in presenza di una crisi importante di liquidità complessiva per il sistema e, in modo particolare, per le nostre imprese, chiediamo che gli investimenti destinati alla realizzazione di impianti per la produzione di energie rinnovabili possano essere finanziati con prestiti provenienti dal sistema bancario e garantiti dallo Stato, proprio per far sì che l'agricoltura contribuisca in maniera importante agli obiettivi di transizione energetica posti dal PNRR; chiediamo, inoltre, di rafforzare il fondo PMI prevedendo per tutto l'anno 2023 il mantenimento delle percentuali di copertura ai livelli massimi consentiti dal nuovo quadro temporaneo degli aiuti; di ridefinire il periodo di rimborso dei debiti bancari fino a giugno 2023 per dare un po' di respiro alle nostre imprese sul piano della liquidità; e, infine, di rifinanziare la nuova Sabatini, che è trascurata nel disegno di legge di bilancio. Segnaliamo che altrettanto trascurato ci appare il bonus Sud, del quale non abbiamo visto... L'avete inserito? Meno male, buone notizie allora. Grazie e mi scuso se ho preso tempo ai colleghi.

  CRISTIANO FINI, presidente nazionale di CIA-Agricoltori italiani (intervento da remoto). Buonasera, ringrazio anch'io per l'invito. Come CIA-Agricoltori italiani apprezziamo gli sforzi del Governo per mettere a terra il disegno di legge di bilancio in così poco tempo, considerato anche il contesto geopolitico molto complicato tra il conflitto russo-ucraino, l'inflazione, la crisi di approvvigionamento energetico. Il contesto generale è particolarmente complicato, anche per le imprese agricole, pertanto noi riteniamo che la manovra di bilancio abbia raccolto alcune nostre considerazioni e sollecitazioni e ne siamo ben contenti e riteniamo altresì che, durante il percorso parlamentare, possano essere apportati alcuni miglioramenti.
  Primo tra tutti proponiamo che la fruizione del credito d'imposta per le spese per gasolio agricolo sia prevista anche per il secondo trimestre dell'anno, poiché riteniamo che la crisi energetica possa perdurare ancora per lungo tempo, che le aziende agricole siano in fortissima difficoltà soprattutto dal punto di vista dei costi energetici e, quindi, che anche le spese effettuate nel secondo trimestre possano e debbano rientrare nel credito d'imposta.
  Accogliamo in maniera estremamente favorevole la proroga degli aiuti, destinati a sostenere le spese per l'acquisto di energia elettrica, crediti di imposta per le imprese e annullamento degli oneri generali per le famiglie: in questo caso poiché le imprese beneficiarie sono quelle dotate di contatori di energia elettrica di specifica potenza disponibile, pari o superiore a 4,5 kW, vi rientrano praticamente anche tutte le aziende agricole.
  In tale contesto chiediamo tuttavia anche un'agevolazione per le spese destinate all'acquisto del pellet e alla legna da ardere. Nello specifico chiediamo la riduzione dell'IVA applicabile sulla cessione del pellet e della legna da ardere, perché ci sembra che, in un contesto così complicato dal punto di vista energetico, occorra intervenire anche su questi settori, che stanno avendo un notevole sviluppo ma che vanno purtroppo a gravare sui costi delle imprese e delle famiglie.
  Apprezziamo l'istituzione di due nuovi fondi nello stato di previsione del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste: il Fondo per la sovranità alimentare, con una dotazione di 25 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023, 2024, 2025 e 2026 e il Fondo per l'innovazione in agricoltura, con una dotazione di 75 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023, 2024 e 2025. Chiediamo ovviamente che le associazioni rappresentative del mondo agricolo siano coinvolte nella definizione dei criteri e delle modalità di impiego dei due fondi. In particolar modo rispetto al Fondo per l'innovazione, riteniamo che la quota debba essere investita sulla ricerca, perché, in una fase così delicata di transizione ecologica in agricoltura,Pag. 45 abbiamo bisogno di risposte immediate anche da parte della ricerca, affinché ci metta a disposizione gli strumenti che conducono finalmente verso la transizione green dell'agricoltura, altrimenti gli obiettivi europei della Farm to Fork e della strategia della biodiversità difficilmente potranno essere raggiunti.
  Chiediamo inoltre che nel testo sia inserita una disposizione a favore del settore zootecnico, che versa in una situazione di grave crisi soprattutto a causa dell'incremento dei costi: chiediamo cioè la proroga per tutto il 2023 della norma che prevede l'incremento delle percentuali di compensazione IVA dovuta sulla cessione di bovini e suini. Tale misura è prevista fino al 2022: l'auspicio è che venga inserita anche per l'anno 2023, altrimenti per il settore zootecnico sarebbe un'ulteriore tegola. Giudichiamo molto bene le innovazioni riguardanti i buoni-lavoro, rispetto ai quali chiediamo che siano modificati rispetto al passato e migliorati affinché siano utilizzati in assoluta trasparenza e con la massima semplicità. Come CIA-Agricoltori italiani siamo a disposizione per poter costruire uno strumento che sia facilmente fruibile da parte delle imprese e da parte degli stessi lavoratori.
  Anch'io ovviamente mi associo a quanto detto in precedenza riguardo al tema tabacchicolo, nel senso che abbiamo il dovere di sostenere la filiera del tabacco che ci vede al primo posto in Europa per quantità prodotta. Sicuramente per sostenere questa filiera dovremmo favorire gli accordi pluriennali con i produttori; dovremmo ridurre il differenziale tra i prodotti da fumo tradizionale e quelli da tabacco riscaldato e chiediamo inoltre che l'aumento delle accise venga distribuito in maniera equa ed equilibrata su tutte le fasce di prezzo in maniera ovviamente non distorsiva.
  Ho illustrato molto brevemente le nostre richieste e vi ringrazio di nuovo per l'invito.

  GIANFRANCO CALABRIA, responsabile Servizio legislativo di Coldiretti. Grazie, presidente, un ringraziamento anche da parte del presidente di Coldiretti, Ettore Prandini.
  Gran parte delle cose dette dai colleghi precedentemente auditi sono naturalmente condivisibili. Salutiamo con generale apprezzamento la manovra di bilancio 2023-2025, anche perché obiettivamente il ricorso importante all'indebitamento netto, pari al 4,5 per cento, era necessario per dare continuità alle misure di sostegno alle imprese e alle famiglie già adottate e messe in campo dal precedente Governo.
  Il dato che ci ha molto colpito è che, nonostante i dati sull'occupazione dei quali abbiamo avuto notizia da poco e l'aumento del PIL al 3,9 per cento per il 2023, il quadro macro-economico risulta ancora incerto e di andamento altalenante. Conseguentemente è chiaro che apprezziamo moltissimo che, nonostante l'impiego di gran parte delle risorse per la crisi energetica, si sia trovato spazio per importanti misure a sostegno dei settori produttivi e, per quanto ci riguarda, per il settore agricolo. Ora il settore agricolo naturalmente saluta, come hanno già detto i colleghi precedentemente auditi, le importanti misure in materia di crediti d'imposta sia per quanto riguarda l'acquisto del carburante sia per quanto riguarda l'acquisto di energia elettrica e di gas, così come ampiamente condivisibili sono tutte le ipotesi di riduzione dell'IVA, ad esempio quella sul gas. Naturalmente ci rendiamo conto che la limitatezza delle risorse consente l'intervento agevolativo solo per il primo trimestre, ma è chiaro che è auspicio di tutti che si possa ampliare l'ambito di operatività di questi interventi. Infatti, come anche il Ministro Giorgetti diceva nella Integrazione alla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (NADEF), si valuterà nel corso del 2023 la messa in campo di ulteriori interventi proprio a tutela e a sostegno delle imprese e delle famiglie con gli strumenti agevolativi quali quelli che ho brevemente citato.
  Altre significative misure per il settore agricolo, che sono state brevemente citate, sono le esenzioni IRPEF per i redditi dominicali e agrari; la misura previdenziale per i giovani neo-insediati in agricoltura che è un vero e proprio volano di crescita da più anni; le rilevanti norme riguardanti Pag. 46il lavoro occasionale in agricoltura, in relazione alle quali auspichiamo ulteriori interventi nel senso della semplificazione dell'utilizzo della manodopera in ambito agricolo.
  Altrettanto significativi sono gli stanziamenti per i tre importanti fondi istituiti nello stato di previsione del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste: il Fondo per la sovranità alimentare cui si faceva cenno; il Fondo per l'innovazione in agricoltura, e, infine, il Fondo per l'acquisto anche di beni alimentari di prima necessità che comporta l'impiego di 500 milioni di euro per l'anno 2023. Naturalmente, essendo rimessa l'operatività ad un decreto ministeriale senza ulteriori specificazioni da parte del disegno di legge, ci attendiamo naturalmente di vedere come in effetti si svilupperà e sarà declinato l'utilizzo del Fondo per gli acquisti di beni alimentari di prima necessità.
  I precedenti colleghi e amici auditi hanno fatto un passaggio anche sulla norma in materia di accise sul tabacco. Ebbene, noi onestamente non la vediamo come una norma anti-concorrenziale, perché è una norma che grava indifferentemente su tutti gli attori della manifattura, così come su tutti i prodotti derivanti dal tabacco. In realtà è una norma quasi obbligata essendo finalizzata ad allineare il livello di accise in Italia rispetto a quello degli altri Paesi membri dell'Unione europea: è l'inizio di una riforma della fiscalità del settore con una giusta calendarizzazione degli aumenti delle accise.
  Il problema, forse, mi permetterei di dire, è un altro. La questione consiste semmai nel valorizzare i produttori di tabacco italiano, che sono l'eccellenza in Europa, ad esempio attraverso, signor presidente, il ricorso ai contratti di filiera, che, introdotti e finanziati con il decreto-legge 6 maggio 2021, n. 59, rappresentano uno strumento effettivamente utile per la crescita di tutta la filiera a partire, ripeto, dai produttori di tabacco italiano che non sempre vedono riconosciuto il livello delle proprie produzioni. Basti pensare, anche se io non sono un esperto del settore, che gran parte delle sigarette sono frutto di importazione dagli altri Paesi dell'Unione europea, quindi non ritengo che la norma di cui all'articolo 29 precedentemente citata sia anticoncorrenziale o di carattere recessivo.
  In considerazione del fatto che la legge di bilancio ormai non è soltanto un intervento di carattere finanziario e fiscale ma rappresenta un vero e proprio strumento di politica economica, pensiamo che ogni misura debba essere ponderata anche in relazione agli effetti a valle, in particolare in termini di mantenimento del livello occupazionale e di crescita. Mi riferisco in particolare a misure che sembrerebbero settoriali e chirurgiche, quali quelle citate dagli amici in precedenza. Penso alle percentuali di compensazione IVA applicabile alle cessioni di animali della specie bovina e suina, che fino all'anno scorso avevano una precisa disciplina, mentre quest'anno non ritroviamo nel disegno di legge di bilancio la riproposizione di quell'aliquota di compensazione che ha consentito a molte imprese zootecniche di fronteggiare un momento di assoluta crisi e difficoltà. È a tutti noto, ad esempio, l'aumento abnorme dei prezzi dei mangimi e dei costi energetici. Per portare un altro esempio, lo scorso anno, la filiera della birra ha goduto di una rimodulazione delle accise, soprattutto a vantaggio dei piccoli birrifici, che quest'anno purtroppo non vediamo nel disegno di legge di bilancio. Quindi auspichiamo che, nel corso dell'esame parlamentare, a partire da questa spettabile Commissione, possano essere rimodulate le aliquote delle accise sulla birra, in particolare a vantaggio dei piccoli birrifici, come già previsto nella legge di bilancio per il 2022.
  Auspichiamo altresì che venga rifinanziato il Fondo di solidarietà nazionale nello stato di previsione del Ministero dell'agricoltura, della sovranità nazionale e delle foreste, che è uno strumento di politica economica importantissimo finalizzato non soltanto agli indennizzi per le calamità.
  Queste in breve sono i possibili miglioramenti che Coldiretti ritiene che possano essere apportati all'impianto generale di per sé condivisibile della manovra di bilancio per il 2023.Pag. 47
  Un'ultima battuta su un articolo, signor presidente, al quale non tutti hanno dato rilievo ma che, a mio avviso, è molto importante. Mi riferisco all'articolo 143, che sembrerebbe avulso rispetto alla problematica agricola ma, in realtà, prevede finalmente la fissazione, con successivi decreti presidenziali, dei livelli essenziali delle prestazioni che devono essere garantiti in tutto il territorio nazionale come, ripeto, prodromica rispetto al regionalismo differenziato.
  Ebbene, faccio soltanto una battuta riguardo all'articolo 143: fanno parte della cabina di regia, naturalmente il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro per gli affari regionali e le autonomie e, secondo il dettato dell'articolo 143, «i Ministri competenti per le materie di cui all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione». Ora, considerato che la materia agricoltura è molto parcellizzata in vari ambiti materiali, secondo noi sarebbe opportuno intervenire per meglio declinare i Dicasteri che partecipano a questa importantissima cabina di regia, che, a nostro avviso, dovrebbe essere lo snodo fondamentale attraverso il quale disegnare una legge che finalmente attui l'articolo 116 della Costituzione in tema di autonomia differenziata.
  Nel riservarci di fare avere a questa spettabile Commissione un documento più approfondito, vi ringraziamo per l'attenzione.

  TOMMASO BATTISTA, presidente di COPAGRI. Grazie, signor presidente, anche noi ringraziamo per la vostra attenzione e per averci invitati in questa audizione ad illustrare le nostre aspettative o, quantomeno, ad evidenziare le esigenze del nostro settore, considerato che abbiamo un disegno di legge di bilancio che, come ormai si dice comunemente, ha la coperta corta, perché, dei 32 miliardi di euro di spese previste, ben 21 miliardi saranno destinati a coprire gli aiuti contro il caro energia. Se poi aggiungiamo i 3 miliardi di euro dei fondi strutturali, comunque sarà una manovra contenente misure di spesa per 35 miliardi.
  Anche noi consideriamo rilevanti i segnali dati dalla manovra che riguardano sia la destinazione di 100 milioni di euro alla sovranità alimentare, che, come detto dai colleghi in precedenza, crea un'aspettativa importante, perché la sovranità alimentare, tutelando i prodotti di qualità, rappresenta un aspetto molto significativo, sia lo stanziamento di 225 milioni di euro per la digitalizzazione che consente di proseguire la transizione ecologica già iniziata.
  Anche noi ribadiamo la positività della proroga del riconoscimento dei crediti d'imposta per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale. Per quanto riguarda l'acquisto del carburante agricolo, anche noi chiediamo che il credito d'imposta sia esteso anche al secondo trimestre 2023, proprio per mostrare l'unità e la condivisione della nostra visione.
  Apprezziamo anche quanto è stato fatto per la proroga anche per l'anno 2023 dell'esonero contributivo dei primi due anni di attività per coloro che si iscrivono per la prima volta come coltivatore diretto o imprenditore agricolo professionale. Per quanto riguarda questo argomento chiediamo che possa essere resa stabile questa misura, perché permette ai giovani di poter avere una visione di più lungo periodo e, quindi, di non dover aspettare il primo gennaio di ogni anno per potersi iscrivere, ma avere possibilità di tempi più ampi per poter programmare i propri investimenti e, quindi, approcciarsi all'attività di coltivatore diretto.
  In merito al lavoro, anche su questo ci permettiamo di segnalare la necessità di avere a disposizione sistemi che possano facilitare il reperimento della manodopera, che oggi costituisce un grosso problema, e quindi l'opportunità di istituire una piattaforma pubblica che possa incrociare i vari dati che ormai sono già in possesso delle amministrazioni pubbliche, ossia dell'INPS, dell'INAIL e dell'Ispettorato Nazionale del Lavoro.
  Per quanto riguarda sempre l'apprezzamento per le misure che sono state inserite nel disegno di legge di bilancio, notiamo con favore i 160 milioni di euro destinati al Fondo per il contrasto al consumo di suolo destinato agli interventi per la rinaturalizzazione di suoli degradati. Sicuramente si Pag. 48tratta di una norma che permette il ripristino del grado di permeabilità del suolo e, comunque, un incremento della componente organica e ciò sicuramente favorisce la mitigazione del rischio idrogeologico, ai cui effetti purtroppo assistiamo periodicamente nel nostro Paese.
  Riguardo ad altre proposte che ci permettiamo di presentare oggi alla Commissione, sicuramente confermiamo, come già richiesto, la necessità di strumenti di garanzia di liquidità per le aziende: attraverso, ad esempio, il rifinanziamento della cambiale agraria, che ha dimostrato di funzionare egregiamente, oltre ovviamente alla possibilità di accessi al finanziamento che siano più facili per le aziende.
  Un'altra forma di aiuto che chiediamo è la moratoria al credito con la possibilità di sospendere per dodici mesi il pagamento delle rate in essere.
  E, infine, nel segnalare l'opportunità di forme di semplificazione burocratica e amministrativa, poiché è sicuramente una materia che complica molto la vita e il lavoro dei produttori agricoli, porto due esempi. Il decreto legislativo 27 giugno 2022, n. 104, ha introdotto per tutti i settori produttivi, quindi anche per l'agricoltura, l'obbligo di presentare un nuovo modello attraverso il quale vengono comunicate informazioni che le aziende agricole procedono già a inoltrare con i modelli che sono presentati al momento dell'assunzione dei lavoratori. Quindi è una forma di ulteriore vessazione burocratica che sicuramente non dovrebbe riguardare le aziende agricole.
  Sempre allo scopo di snellire gli iter autorizzativi, inoltre, sono già stati portati a conclusione alcuni studi per la realizzazione di nuovi impianti di desalinizzazione, tuttavia sono previste autorizzazioni molto complesse: sarebbe sufficiente che tali autorizzazioni fossero trasferite dalla competenza ministeriale a quella delle regioni per semplificare molto la possibilità di autorizzare questi nuovi impianti, considerata la crisi idrica in atto e ciò che questi impianti potrebbero garantire.
  Infine, in merito alle agroenergie, giacché se ne è parlato, anche noi intendiamo ribadire che è necessario semplificare la produttività di questa nuova forma di agroenergia e, quindi, poter evitare il limite all'autoconsumo della vendita dell'energia prodotta e, infine, favorire lo sviluppo della costituzione delle comunità energetiche, che è parimenti un aspetto molto importante. Grazie per la vostra attenzione e il vostro invito.

  PRESIDENTE. Do ora la parola ai deputati e ai senatori che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  SILVIO LAI. Farò una precisazione e poi vi rivolgo una domanda. La precisazione riguarda la richiesta di esclusione delle attività di produzione energetica connesse all'attività in agricoltura, che mi sembra che sia la richiesta che viene avanzata: vorrei capire se si trattava di una richiesta di esclusione dalla tassazione per la quota che poi viene impiegata nell'azienda stessa oppure per l'intero ammontare.
  La seconda domanda invece è la seguente. Proprio in queste ore, se non sbaglio, è stata approvata dall'Unione europea la Politica Agricola Comune (PAC) del nostro Paese. Volevo chiedere se non ritenete che sia necessaria in qualche modo una qualche norma, una qualche iniziativa di tipo legislativo a supporto dell'avvio della nuova PAC. Stiamo parlando del primo anno di applicazione, l'anno 2023: la vecchia PAC è arrivata in qualche modo a conclusione con tempi un po' più lunghi e forse si tratta di capire se sul piano normativo serve qualche attività che, invece, non mi pare presente nelle proposte fatte dal Governo.

  GIANFRANCO CALABRIA, responsabile Servizio Legislativo di Coldiretti. Per quanto riguarda la rimodulazione della tassazione delle agroenergie, sarebbe innanzitutto necessario, onorevole Lai, fissare in modo legislativamente inoppugnabile il principio in base al quale un aspetto è la tassazione sulla componente energetica, un altro aspetto è la chiara esclusione della componente incentivo. Purtroppo infatti il problema che si sta verificando è il seguente: in mancanza,Pag. 49 si dice, di parametri di individuazione certa della differenziazione tra le due componenti, abbiamo alcuni pronunciamenti non del tutto coerenti – utilizzo un eufemismo – che tassano l'intero ammontare. Questo è il primo problema.
  Inoltre, poiché sono un appassionato della riforma del 2001 sulla nozione di imprenditore agricolo, ebbene in un disegno ambizioso si potrebbe pensare di ricondurre alla tassazione catastale del reddito agrario tutta la produzione di energia da biomassa, da fonti agroforestali, qualora la medesima, onorevole Lai, sia prodotta prevalentemente dall'attività di coltivazione, silvicoltura e allevamento, in modo da allinearsi all'articolo 2135 del codice civile. Per il fotovoltaico, non essendo naturalmente il sole per il momento un prodotto agricolo, dobbiamo necessariamente innalzare il limite entro il quale c'è una presunzione di connessione dell'energia fotovoltaica ceduta e, quindi, di riconduzione a reddito agrario.
  Devono essere affrontati quindi due problemi: uno che, a mio avviso, è di più facile risoluzione ed è il primo al quale brevemente accennavo; un altro che, a mio avviso, invece, implica una valutazione più complessiva di una generale riforma del sistema della produzione e tassazione delle agroenergie sia da fonte agroforestale sia di origine fotovoltaica.
  Sul secondo aspetto da più parti si dice che il legislatore ormai ha un atteggiamento ipertrofico, cioè vuole intervenire troppo spesso. Forse, in materia di gestione della nuova PAC, a mio avviso un intervento probabilmente sarebbe utile, onorevole Lai, per ricalibrare in termini di semplificazione determinati strumenti che accompagnino e supportino l'impresa agricola nel rapporto con gli organismi pagatori, e, in riferimento al secondo pilastro, anche con le regioni che notoriamente li gestiscono.

  PRESIDENTE. Non ci sono altre domande. Naturalmente ci aspettiamo di avere una relazione da poter inviare a tutti i colleghi. Ringrazio gli auditi e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti della Corte dei conti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera, l'audizione di rappresentanti della Corte dei conti. Intervengono il presidente Chiappinelli, il presidente Flaccadoro, il consigliere Romano, il consigliere Chiorazzo, il consigliere Quaglini, la dottoressa Marra, il dottor Gruppioni, la dottoressa Muccio. Do la parola al presidente Flaccadoro.

  ENRICO FLACCADORO, presidente di coordinamento delle Sezioni riunite in sede di controllo. Grazie, presidente. Ringrazio, anche a nome del presidente Carlino, le Commissioni Bilancio della Camera e del Senato per aver invitato la Corte dei conti ad esprimersi sul disegno di legge di bilancio.
  Si tratta di una manovra di ampia portata su cui mi limiterò a rassegnare le nostre prime valutazioni in relazione ai temi principali. Saremo lieti poi di rispondere alle vostre richieste o, nel caso, a integrare con note ulteriori il testo che abbiamo consegnato poco fa anche in forma più ampia.
  La manovra si caratterizza per un impatto espansivo prevalentemente concentrato nel primo anno. Nel 2023, inglobando gli effetti del decreto-legge 18 novembre 2022, n. 176, essa comporta un maggiore indebitamento di 20,8 miliardi di euro, l'1 per cento del PIL. La portata espansiva si riduce nel 2024 con la previsione di un maggior deficit per 2,3 miliardi di euro, per poi passare a una stance restrittiva nell'ultimo anno, nel quale si profila una contrazione dell'indebitamento di 4,7 miliardi di euro. Tale percorso appare coerente con il sentiero programmatico di progressiva riduzione del saldo in rapporto al PIL prefigurato nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (NADEF).Pag. 50
  L'effetto combinato della manovra e della crescita attesa del prodotto interno determinano una progressiva riduzione dell'incidenza delle entrate complessive e della spesa primaria rispetto al PIL: le prime flettono dal 49,2 per cento del 2023 al 45,4 per cento del 2025; la seconda passa dal 49,7 per cento al 45,9 per cento. Si riduce anche il peso della spesa corrente primaria, aggregato su cui è forte l'attenzione delle autorità europee.
  In linea con i precedenti esercizi, la manovra risulta concentrata su alcune aree di spesa. Oltre l'84 per cento delle risorse nel 2023 sarà assorbito da interventi riconducibili a cinque gruppi di norme: quelle legate all'emergenza energetica, alla riduzione della pressione fiscale, alle politiche del lavoro, della famiglia e sociali, agli interventi atti a sostenere la crescita e gli investimenti delle imprese, nonché alla sanità e alle infrastrutture.
  La concentrazione della distribuzione delle risorse trova conferma anche nel biennio successivo, nel quale tuttavia si assiste a una ricomposizione degli interventi.
  Le coperture sono principalmente assicurate dal ricorso all'indebitamento nel 2023; nei successivi esercizi, invece, cresce il peso delle risorse generate dalle misure fiscali e soprattutto dai definanziamenti e dalle riprogrammazioni della seconda sezione.
  Il titolo I del disegno di legge reintegra per il primo trimestre dell'anno alcuni provvedimenti adottati nel 2022, focalizzando le risorse sui crediti di imposta per le imprese, la sterilizzazione degli oneri di sistema e i bonus sociali energia. I soli provvedimenti che hanno un effetto immediato su famiglie e imprese superano i 18 miliardi di euro: ammontare molto elevato considerato che copre solo il primo trimestre del 2023 e che non comprende una riproposizione dell'intervento di contenimento delle accise. Qualora i prezzi dei beni energetici, pur lontani oggi dai picchi raggiunti ad agosto, non si stabilizzassero, il rifinanziamento degli interventi per l'intero anno potrebbe essere particolarmente ingente. Diventa dunque necessario spingere per una maggiore selettività degli interventi a favore dei soggetti più vulnerabili e di quelli più esposti alle pressioni competitive.
  Con la manovra vengono introdotti due nuovi prelievi a parziale copertura degli oneri per far fronte ai rincari energetici. Essi, anche in relazione a quanto previsto dal regolamento UE 2022/1854 del 6 ottobre 2022, modificano e affiancano i prelievi straordinari del 2022: il primo estende la platea delle imprese soggette al prelievo parametrato al tetto sui ricavi, già introdotto dal decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4; il secondo introduce un nuovo prelievo sugli extra-profitti delle imprese energetiche, che si affianca a quello del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, che ha esaurito i suoi effetti con il versamento del 30 novembre.
  Complessivamente le imprese del settore dell'energia nel 2022 e nel 2023 si trovano assoggettate a un sistema di quattro prelievi, con strutture e basi imponibili diverse, che si sovrappongono sia in termini temporali sia per i soggetti passivi e che hanno creato nei mesi scorsi diversi dubbi interpretativi e un gettito parzialmente inferiore alle attese. Il sistema che ne deriva è certamente complesso: tutte le imprese che operano nei settori energetici sono soggette a un tetto sui ricavi che opererà fino a giugno 2023; inoltre è richiesto un nuovo contributo straordinario sugli extra-profitti del 50 per cento riferito alla variazione rispetto all'intero anno di imposta 2022, senza che se ne sia prevista la deducibilità da altri tributi.
  Rimane aperta, inoltre, la questione di un'efficace tutela dei consumatori rispetto alle possibili traslazioni dei prelievi, che, seppur prevista dal decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, non compare nell'attuale formulazione del prelievo ex articolo 28.
  Il titolo III contiene misure di riduzione della pressione fiscale: disposizioni varie tra cui quelle che introducono la regolamentazione fiscale delle criptovalute e un articolato insieme di misure in materia di riduzione e cancellazione dei carichi fiscali.
  L'articolo 12 apporta modifiche al regime forfetario, previsto dalla legge n. 190 del 2014, innalzando il limite di applicazionePag. 51 a 85.000 euro di ricavi, con la conseguente applicazione dell'aliquota del 15 per cento sui corrispondenti redditi. Dal punto di vista della struttura del prelievo si indebolisce così ulteriormente il ruolo dell'IRPEF e se ne accentua la specialità sui redditi di lavoro dipendente e di pensione, elementi che depongono per il riavvio del percorso di riforma fiscale complessivo previsto dal Governo.
  Nella stessa direzione sembra muovere la flat-tax prevista dall'articolo 13 per il solo 2023. Trattandosi dell'applicazione di un'aliquota del 15 per cento ad una porzione di reddito incrementale, la struttura di questa imposta – per la parte incrementale – diviene regressiva, poiché l'aliquota marginale del 15 per cento è comunque inferiore anche alla prima aliquota marginale dell'IRPEF. Il beneficio maggiore si ottiene per incrementi di reddito che ricadono nell'aliquota marginale massima del 43 per cento; inoltre, poiché l'eventuale eccedenza rispetto ai 40.000 euro sarebbe comunque assoggettata all'ordinaria progressività dell'IRPEF, il profilo delle aliquote medie nel tratto corrispondente risulterebbe decrescente per la parte incrementale e poi nuovamente crescente in corrispondenza dell'eccedenza di reddito. Un effetto analogo, ma di entità minore, è determinato anche dalla prevista riduzione al 5 per cento dell'imposta sostitutiva sui premi di risultato di ammontare variabile erogati ai lavoratori dipendenti e sulle somme erogate in forma di partecipazione agli utili d'impresa, applicabile a redditi di lavoro dipendente non superiori a 80.000 euro.
  Nel capo II, oltre agli interventi volti a prevedere uno specifico trattamento per le criptoattività e a disporre una sanatoria su tali attività, l'articolo 29 prospetta una revisione dell'attuale sistema di tassazione dei prodotti a base di tabacco, che prevede la contemporanea presenza di un'accisa specifica, di un'accisa ad valorem e dell'IVA.
  Complessivamente si tratta di una norma che avvicina la struttura del sistema italiano di tassazione alla media europea. La differenziazione verso il basso di questi prodotti risponde teoricamente al principio che il livello delle accise dovrebbe avere una corrispondenza con l'entità del danno sociale determinato dal consumo di tali prodotti.
  Nel capo III si interviene in materia di riduzione o di cancellazione dei carichi fiscali. In particolare, l'articolo 38 prevede modalità particolarmente agevolate per i debiti che scaturiscono dai controlli automatizzati delle dichiarazioni dell'ultimo triennio e per tutte le rateazioni in corso inerenti agli stessi controlli, anche se di periodi d'imposta precedenti. Al di là dell'onere che la disposizione comporta, si deve segnalare il rischio che la tenuità della sanzione prevista possa aggravare ulteriormente il fenomeno, da tempo segnalato dalla Corte, delle imposte dichiarate e non versate.
  Con l'articolo 40 si consente la regolarizzazione delle violazioni non ancora constatate dietro versamento di un diciottesimo della sanzione minima; mentre gli articoli dal 41 al 44 contengono disposizioni finalizzate all'attenuazione degli importi oggetto di accertamento o di controversia, in un'ottica fortemente orientata alla prevenzione o alla chiusura delle vertenze. La possibilità di regolarizzare mediante il versamento integrale della sola imposta gli omessi o carenti versamenti dovuti a seguito di rateizzazione attivata per definire, anche mediante mediazione e conciliazione, avvisi di accertamento emessi dall'Agenzia delle entrate quando non è ancora stata notificata la cartella di pagamento, appare particolarmente generosa e, di fatto, introduce una disparità di trattamento rispetto ai contribuenti con rateizzazioni in corso che stanno onorando regolarmente.
  L'articolo 46 del disegno di legge prevede l'annullamento automatico di singoli carichi fino a 1.000 euro relativamente agli anni 2000-2015. La norma a cui vengono ascritti minori entrate per 1.649 milioni di euro, che appaiono sottostimate, fa espresso riferimento ai «singoli carichi». Ciò porta a riproporre le perplessità già espresse in passato: anche questa volta il riferimento ai singoli casi potrebbe comportare la cancellazionePag. 52 di molte «singole partite» dovute da uno stesso debitore per importi complessivi in molti casi ben superiori alla soglia fissata e, come già avvenuto per il provvedimento del 2021, la rinuncia alla discussione di posizioni vive in quanto interessate a procedure di rateizzazione in essere per rottamazione. In assenza di una valutazione sull'effettiva situazione di disagio del debitore, si finisce poi per accordare un beneficio a un vastissimo numero di soggetti.
  Va ribadito, infine, come il susseguirsi di provvedimenti di cancellazioni unilaterale dei crediti iscritti a ruolo confermi le gravi difficoltà in cui si trova da tempo il sistema di riscossione coattiva ed evidenzia l'indispensabile necessità di un'organica revisione dell'intero sistema, al fine di individuare soluzioni idonee a potenziare l'efficienza della struttura amministrativa, rendendo incisiva e credibile la sua azione.
  Con l'articolo 47 del disegno di legge di bilancio si prevede una nuova rottamazione dei ruoli, anche in questo caso indipendentemente dall'effettivo disagio economico del debitore. Si tratta di misure che inevitabilmente finiscono per indebolire il sistema tributario, incentrato, come è noto, sull'adempimento spontaneo attraverso il binomio dichiarazione-versamento e nel quale l'azione di controllo e le procedure di riscossione non spontanea costituiscono indispensabili completamenti dell'intero assetto allo scopo di incrementare la tax compliance. A ciò si aggiunga che gran parte delle misure proposte fa riferimento a comportamenti pregressi, posti in essere in tempi non interessati da particolari criticità.
  Con l'articolo 48 vengono, infine, emanate disposizioni in materia di comunicazione per inesigibilità, consentendo in particolare la loro presentazione anticipata in presenza di talune specifiche situazioni.
  Notevoli implicazioni di carattere tributario presenta l'articolo 69 relativo ai mezzi di pagamento: una riduzione dell'uso del denaro contante il cui trasferimento non è tracciabile potenzia l'azione di controllo; di converso, la diffusione dei pagamenti elettronici, oltre a garantire la libertà di scelta dei consumatori, costituisce un presupposto fondamentale per semplificare gli adempimenti fiscali e amministrativi e concorre all'emersione delle basi imponibili segnatamente in quei settori rivolti al consumo finale ove più diffusi sono i fenomeni evasivi. L'innalzamento del tetto e in particolare la non sanzionabilità del rifiuto di accettare pagamenti elettronici di un determinato importo, possono risultare, infine, non coerenti con l'obiettivo di contrasto dell'evasione fiscale previsto nel PNRR.
  Di rilievo quantitativo e qualitativo sono le norme in materia di lavoro, famiglia e politiche sociali. Si propongono misure di decontribuzione a sostegno dei redditi più bassi, si rifinanzia il fondo per l'occupazione, si rafforza l'assegno unico universale e le norme a tutela della genitorialità. Soprattutto si torna a dedicare attenzione ai temi delle pensioni e del reddito di cittadinanza, due cruciali voci della spesa per prestazioni sociali la cui evoluzione presenta notevoli aspetti di delicatezza per i saldi di finanza pubblica.
  Per quel che concerne il settore previdenziale molte delle scelte compiute hanno il carattere della temporaneità. Sin dal 2019 uno dei temi di maggior rilievo è relativo alla flessibilità in uscita dal mercato del lavoro. Nel disegno di legge di bilancio, in maniera non dissimile dal passato, si opta per una soluzione ponte. Così con l'articolo 53 viene disposto che, per il 2023, l'uscita dal lavoro possa avvenire quando il lavoratore sia in possesso del requisito anagrafico dei 62 anni e di almeno 41 anni di anzianità contributiva.
  Due innovazioni ben segnalano la consapevolezza dell'importanza di innalzare l'età effettiva di pensionamento, che resta in Italia tra le più basse in ambito OCSE. Il primo è il tetto posto all'importo del trattamento, cinque volte quello minimo; il secondo riguarda un incentivo automatico alla permanenza in servizio per i possessori dei requisiti di «Quota 103».
  Sono disposte poi le proroghe dell'APE sociale e di «Opzione Donna», istituti che, nati negli anni scorsi a fini sperimentali, hanno visto continuamente posposta la data terminale di vigenza, con taluni aggiustamentiPag. 53 dei requisiti richiesti per la loro attivazione.
  Per quel che riguarda l'anticipo, il disegno di legge di bilancio si limita a prevederne la proroga fino al 31 dicembre 2023 a invarianza di condizioni. Si tratta di uno strumento che la Corte dei conti ha valutato favorevolmente sin dalla sua introduzione nel 2017. Il positivo apprezzamento riposa sulla sua natura mirata: si tratta di uno strumento finalizzato all'obiettivo di favorire specifiche categorie di pensionandi, ritenute meritevoli e per le quali i requisiti della legge Fornero possono effettivamente risultare troppo stringenti.
  Per quanto attiene «Opzione Donna», se ne dispone la proroga introducendo novità legate alle condizioni personali e familiari degli optanti. L'elemento che conferisce alla misura una nuova connotazione è che le menzionate caratteristiche saranno sufficienti solo se si versa in condizioni di fragilità, per molti aspetti non dissimili da quelle che disciplinano l'accesso all'anticipo pensionistico.
  La novità non è priva di rilievo: sotto il profilo della prospettiva dei conti previdenziali, «Opzione Donna» presenta un suo intrinseco equilibrio, dal momento che offre all'optante un trattamento strettamente correlato al montante contributivo e alla speranza di vita. Al contempo, come la Corte non ha mancato di sottolineare, l'istituto non contribuisce a disegnare un sistema previdenziale semplice, ispirato a criteri il più possibile uniformi e con limitate e ben giustificate deroghe. Da ultimo è stata al riguardo sollecitata una riflessione sull'opportunità di mantenere differenziazioni nell'accesso al pensionamento basate sul solo genere, dopo che il legislatore, anche sulla spinta di raccomandazioni europee, ha disposto da tempo il pieno allineamento dell'età di quiescenza tra uomini e donne. Le modifiche ora proposte sembrano dunque andare nella giusta direzione.
  In un contesto caratterizzato da sostanziosi impulsi inflazionistici, si presenta poi di rilevante portata quanto disposto dall'articolo 58 relativamente al meccanismo di perequazione dei trattamenti pensionistici per il biennio 2023-2024: si tratta di cambiamenti che portano ad una marcata redistribuzione di risorse a svantaggio degli assicurati di fascia di reddito pensionistico medio e medio-alto. In materia pensionistica le scelte degli ultimi anni potrebbero dare l'impressione che si stia rinunciando a costruire un sistema previdenziale imperniato su regole stabili, certe e di lunga durata, intervenendo con provvedimenti ad hoc tarati sulla base di specifiche circostanze e condizionati spesso e inevitabilmente dalla congiuntura macro-finanziaria. Sarebbe importante che l'annunciato intervento di riforma strutturale dissipasse tali dubbi.
  Per la tutela della finanza pubblica, a cui la dinamica della spesa pensionistica grandemente contribuisce, sembra importante superare la fase di incertezza che si è determinata con l'introduzione di «Quota 100», intervenendo anche sui limiti della legge n. 214 del 2011 in materia di flessibilità in uscita. Andrebbe valutato se non sia opportuno convergere in tempi rapidi verso un'età di uscita uniforme per i contribuenti puri e per i misti, richiedendo però che, per questi ultimi, la componente retributiva sull'assegno sia decurtata in funzione della speranza di vita.
  Si dovrebbe offrire una disciplina più stabile e rigorosa anche al meccanismo di perequazione, anch'esso da ispirare al principio della corrispettività tra contributi versati e benefici attesi.
  In campo assistenziale il disegno di legge reca importanti innovazioni per quel che riguarda le politiche di contrasto della povertà e per l'inclusione lavorativa. Nelle more di un'organica rivisitazione prevede l'abolizione del reddito di cittadinanza dal 2024 e anticipa la distinzione degli obiettivi che la misura sin dall'origine intendeva perseguire. Il regime transitorio, infatti, si propone di accelerare la possibilità di inserimento lavorativo dei percettori mediante la frequenza a un corso di formazione o di riqualificazione professionale per un periodo di sei mesi; segue la riduzione delle somme per il 2023 e l'istituzione di un apposito fondo.Pag. 54
  La Corte, sin dal decreto istitutivo, da un lato ha sottolineato l'importanza dell'introduzione anche in Italia di uno strumento universale di lotta contro la povertà e, dall'altro, ha espresso perplessità in merito all'efficacia di un istituto che con un unico schema affrontava problematiche molto diverse. La distinzione dei due percorsi è fortemente condivisibile, tuttavia alcuni aspetti meriterebbero considerazione nel ridisegno del programma.
  Sul lato assistenziale la povertà, intesa come fenomeno multidimensionale, necessita di un quadro definitorio sul versante delle posizioni che vanno assicurate per evitare i due rischi opposti: aiutare persone non realmente bisognose e, per l'altro verso, escludere persone che hanno effettive esigenze. Al momento il tasso di coinvolgimento della misura, infatti, non è necessariamente uguale alla quota dei poveri che lo ricevono, in quanto i requisiti per accedere al beneficio possono essere diversi da quelli che determinano la condizione di povertà assoluta.
  Talune caratteristiche problematiche dell'architettura disegnata con il decreto-legge n. 4 del 2019 sono ben note: dalla conformazione della scala di equivalenza, che si traduce in una scarsa considerazione relativa dei nuclei più numerosi, all'omogeneo trattamento di realtà territoriali molto differenziate tra loro. Resta fondamentale per affrontare con successo le sfide in campo il ruolo dei servizi sociali di prossimità e il coinvolgimento dell'expertise di cui sono portatrici gli enti del terzo settore.
  Sul versante occupazionale il disegno di legge accede ad una nozione di occupabilità non più individuale ma familiare: gli occupabili, infatti, sono definiti come coloro che non risiedono con persone vulnerabili. All'esigenza di una maggior chiarezza definitoria del concetto di occupabilità, si aggiunge quella di proseguire il percorso di riqualificazione dei centri dell'impiego, il cui ricorso è limitato al 21,9 per cento con significative differenze sia nella distribuzione territoriale che nella composizione della platea. Si tratta allora di costruire il percorso occupazionale anche attraverso un adeguato coinvolgimento delle agenzie per l'impiego e nella consapevolezza dell'importanza di un tessuto economico in grado di assorbire la forza lavoro. Rimane una grande sfida riuscire a trasmettere al percettore del reddito di cittadinanza competenze appetibili per il mercato del lavoro, così come peraltro previsto dal PNRR.
  Con gli articoli 93 e 97 si interviene in campo sanitario disponendo l'aumento di 2 miliardi di euro dei fondi destinati al finanziamento della spesa sanitaria. A tale intervento si accompagnano misure specifiche riguardanti il personale di pronto soccorso, le farmacie, il finanziamento di interventi per ridurre l'antibiotico-resistenza, oltre che l'acquisto dei vaccini.
  La previsione della spesa sanitaria, nonostante l'aumento disposto, è confermata in riduzione nel prossimo biennio, meno 1,1 per cento in media all'anno; con l'incremento previsto di 2 miliardi di euro, l'importo riconosciuto per la copertura del fabbisogno sanitario nazionale cresce a 128,2 miliardi di euro nel 2023, 130,4 miliardi di euro e 133,5 miliardi di euro nel biennio successivo. La crescita rispetto al 2022 è limitata ed è destinata in gran parte a compensare gli aumenti legati al caro-energia.
  Dopo l'emergenza che ha caratterizzato lo scorso triennio, si ripropone quindi il gap mai risolto tra le risorse dedicate nel nostro Paese al sistema sanitario e quelle dei principali partner europei, una differenza resa più grave dagli andamenti demografici e da un tasso di dipendenza che si riflette naturalmente anche sulla sostenibilità complessiva del sistema di welfare.
  Sono molteplici le necessità che caratterizzano la gestione sanitaria: rilevanti fabbisogni di personale riconducibili a carenze strutturali e in prospettiva la riforma dell'assistenza territoriale; permangono le necessità per il riassorbimento delle liste d'attesa cresciute con la pandemia; va data attuazione effettiva ai nuovi livelli essenziali di assistenza (LEA), mentre continuano a persistere differenze nell'assistenza offerta a livello territoriale.
  Rischiano di incidere, infine, sulle gestioni regionali le incertezze in relazione a meccanismi di controllo della spesa, come Pag. 55i tetti per i farmaci e i dispositivi medici. Una situazione che richiede l'assunzione di scelte impegnative per consentire, in mancanza di spazi finanziari maggiori, di recuperare risorse attraverso un più efficace processo di programmazione e razionalizzazione della spesa, ma anche di orientare adeguatamente il contributo che può venire dal PNRR. Si tratta innanzitutto di procedere con rapidità alla definizione di modelli di gestione dei fabbisogni sanitari più mirati, che consentano di ottimizzare le risorse disponibili. Di questi è previsto lo sviluppo nel PNRR, sulla base di un attento utilizzo delle informazioni rese accessibili anche con il fascicolo sanitario elettronico. I rilevanti investimenti resi possibili dal Piano dovranno puntare a recuperare un più efficace assetto organizzativo più che ad accrescerne le strutture. Se la spesa corrente rimarrà in percentuale del PIL su livelli attualmente previsti a fronte di una popolazione sempre più esposta a cronicità e non autosufficienza, gli investimenti dovranno consentire un miglioramento della qualità dei servizi disegnandoli sulle effettive esigenze.
  Per la riforma territoriale sarà poi indispensabile definire il ruolo dei medici di medicina generale, per i quali dovrà essere definito il nuovo accordo convenzionale e agevolato il ricambio generazionale.
  Come è noto, al di là dei fabbisogni legati anche alla riforma dell'assistenza territoriale, sono comunque rilevanti le necessità che emergono già nella condizione attuale e che riguardano soprattutto il personale medico di alcune specializzazioni e quello infermieristico pesantemente sottodimensionati in molte aree e nel confronto con gli standard europei.
  Il disegno di legge di bilancio interviene sul tema della fuga dai pronto soccorso prevedendo uno specifico contributo, ma da attribuire nel 2024. Per quanto opportuna, appare difficile che una tale misura possa fornire una risposta sufficiente a un disagio che trova fondamento anche nelle condizioni in cui medici e infermieri si trovano ad operare, per l'utilizzo improprio delle strutture di pronto soccorso chiamate a rispondere a carenze dell'assistenza territoriale che vanno al più presto affrontate. Basti pensare all'assoluta preminenza tra i casi trattati di quelli più semplici, che potrebbero trovare una soluzione più adeguata in ambito ambulatoriale: i codici bianchi o verdi rappresentano rispettivamente circa il 15 e il 61 per cento del totale degli accessi.
  Ai settori produttivi sono destinate risorse complessivamente pari a 17,9 miliardi di euro nel triennio, di cui 15,7 miliardi di euro riferiti al 2023. Al netto degli stanziamenti finalizzati alla mitigazione dell'impatto della crescita dei prezzi energetici, di cui si è detto – circa 14,8 miliardi di euro nel 2023, il 94 per cento del totale dell'anno – le misure orientate alla crescita appaiono più contenute. Esse consistono, sul fronte delle politiche di incentivo agli investimenti, nel rifinanziamento dello strumento dei contratti di sviluppo e, sul fronte dell'accesso al credito, nell'estensione a tutto il 2023 del regime speciale di operatività del Fondo di garanzia delle PMI in coerenza temporale con la recente proroga del quadro temporaneo di crisi per gli aiuti di Stato da parte della Commissione europea. La dotazione finanziaria del Fondo è di conseguenza incrementata di 800 milioni.
  Viene anche istituito un fondo dedicato a sostenere le politiche industriali in favore delle filiere produttive del made in Italy con una dotazione triennale di 100 milioni di euro, le cui modalità operative e i relativi settori di intervento sono rimessi alla regolamentazione attuativa. Al riguardo va sottolineato che la scelta di introdurre nuovi strumenti di intervento in luogo del rifinanziamento di quelli già esistenti, caratterizzati da finalità d'intervento simili, espone al rischio di ritardare l'impatto delle risorse stanziate a causa dei tempi necessari per l'attuazione amministrativa.
  Il disegno di legge non interviene, invece, sul sistema dei crediti d'imposta del Piano Transizione 4.0: i benefici fiscali per gli investimenti delle imprese pertanto proseguiranno secondo quanto stabilito dalla legislazione vigente, con percentuali più contenute rispetto a quelle in essere nel 2022, fatta eccezione per i crediti di impostaPag. 56 per i beni strumentali ordinari e per le attività di formazione che, allo stato, non risultano prorogati al termine del 2022.
  Non vengono altresì previsti rifinanziamenti della misura nuova Sabatini, che si è dimostrata efficace nell'aiuto al finanziamento degli investimenti privati, in particolare di quelli destinati alla trasformazione digitale.
  L'insieme delle disposizioni destinate a rafforzare gli investimenti infrastrutturali per il prossimo triennio risente anche quest'anno del bisogno di dare risposta alle emergenze. Gli obiettivi di crescita economica nella cui direzione si è iniziato a lavorare nella fase post-pandemica, infatti, sono stati messi a rischio dal generalizzato rincaro dei prezzi. Ciò comporta che la maggior parte delle risorse sia drenata dalla necessità di fronteggiare gli extracosti a carico dell'avvio e della esecuzione degli appalti.
  Degli oltre 2 miliardi di euro per investimenti nel 2023, circa il 70 per cento è destinato, in ogni annualità del triennio, a prorogare e rafforzare le misure adottate in via d'urgenza per fronteggiare l'emergenza prezzi. Le risorse incrementali destinate al Fondo opere indifferibili e al Fondo prosecuzione opere ammontano nel triennio a 4,8 miliardi di euro, cui si aggiungono altri 6,5 miliardi di euro per le annualità successive fino al 2027. Considerando anche le risorse previste a legislazione vigente, le misure di soccorso arrivano a 4 miliardi di euro nel 2023 per scendere ai 3,2 miliardi nel 2024 e a 2 miliardi nel 2025.
  Le restanti autorizzazioni di spesa, per un ammontare complessivo di 482 milioni di euro nel 2023, sono finalizzate ad assicurare finanziamenti per l'avvio di nuovi lotti relativi a specifiche opere (infrastrutturali, stradali, ferroviarie, idriche e per il trasporto rapido di massa). Rileva in tali disposizioni l'attenzione posta alla definizione di una procedura finalizzata all'individuazione puntuale dei singoli progetti, alle modalità di erogazione delle risorse e alla loro eventuale revoca, in risposta all'esigenza di gestire il quadro completo e aggiornato dei lotti in corso di realizzazione e da realizzare, dello stato progettuale ed esecutivo e delle risorse disponibili.
  Positiva è la conferma del rafforzamento della linea di finanziamento concernente lo sviluppo delle capacità progettuali degli enti locali, a cui sono attribuiti 280 milioni di euro.
  L'incremento di risorse riflette un fabbisogno territoriale che continua a presentarsi più elevato rispetto alla dotazione finanziaria disponibile e che appare quanto meno necessario soddisfare pienamente al fine di evitare che le difficoltà relative al reperimento di adeguate capacità progettuali all'interno delle amministrazioni locali possano portare a una dilazione dei tempi in un settore in cui le comunità attendono risposte certe e urgenti.
  L'articolo 80 del disegno di legge introduce, invece, un nuovo strumento attuativo per gli investimenti: il Fondo per le infrastrutture ad alto rendimento istituito nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. A un primo esame lo strumento assume rilevanza in termini di profonda revisione della governance per la pianificazione e programmazione delle politiche finalizzate ad investimenti infrastrutturali, assegnando un ruolo centrale al Ministero, in un'ottica di semplificazione degli strumenti attivati, di linee di finanziamento e di soggetti titolari. Il nuovo Fondo è potenzialmente idoneo pertanto a fare ordine nella congerie di strumenti attuativi al momento esistente.
  Mi avvio alla conclusione. Nella manovra per il triennio 2023-2025 si trova conferma della scelta anticipata nella NADEF di mantenere entro margini limitati gli interventi previsti per il 2023 con ricorso a indebitamento, confermando il profilo in riduzione del saldo di bilancio e del rapporto debito/PIL, con un rientro del deficit entro la soglia del 3 per cento nel triennio e una più rapida discesa del debito anche rispetto a quanto previsto nel DEF.
  Oltre ad incidere su alcuni elementi critici dell'attuale quadro economico, in primis i costi dell'energia, nonostante il limitato tempo a disposizione che non ha consentito per ora di definire un quadro Pag. 57complessivo delle riforme che il Governo da poco insediato intende portare avanti, la manovra ha assunto dimensioni rilevanti, superiori a quelli degli ultimi anni. L'individuazione degli spazi per nuovi interventi all'interno del bilancio consente di muovere già dal 2023 importi significativi, senza ricorrere in misura marcata a nuove entrate, se si esclude la riproposizione delle misure sugli extra-profitti delle imprese del settore energetico.
  Permangono tuttavia elementi di incertezza sul quadro di finanza pubblica. Le traiettorie descritte dipendono in misura rilevante da variabili esterne, prima fra tutte il tasso di inflazione ma anche dai tempi di rientro dall'emergenza energetica. In presenza di tassi d'interesse ancora relativamente contenuti una forte crescita nominale permette la discesa del debito, ma si tratta appunto di una crescita nominale. Nonostante la consistente iniezione di risorse europee, la spesa per investimenti stenta a decollare e il PIL effettivo potenziale cresce a tassi ridotti per tutto il periodo di previsione.
  La spesa per interessi, sebbene in aumento, è ancora su livelli contenuti; se le aspettative di un'inflazione elevata dovessero protrarsi anche nel medio e lungo periodo, ciò si ripercuoterebbe sui tassi a cui dovrà essere rinnovato il debito via via in scadenza. Analoga problematica verrebbe a determinarsi a causa delle spinte sui salari pubblici, per i quali al momento si prevede esclusivamente un ristoro una tantum.
  L'intervento sui costi dell'energia, pur di dimensioni rilevanti, è destinato ad esaurire i propri effetti in gran parte nel primo trimestre dell'anno. La dimensione del fabbisogno che si genererebbe nel caso di una persistenza dell'aumento dei prezzi, pur potendo contare in parte sul gettito che deriverebbe dalla tassazione dei profitti, è rappresentato dalla differenza con gli importi impiegati nel corso del 2022.
  Il quadro che emerge è quindi impegnativo e richiede che al più presto si dispieghino gli effetti attesi dall'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. La definizione delle riforme che il Governo e il Parlamento si sono impegnati ad approntare sul fronte fiscale, previdenziale, assistenziale e del funzionamento degli apparati pubblici rappresenta oggi una condizione indispensabile a cui è chiamata la nuova legislatura.

  PRESIDENTE. Do ora la parola ai deputati e ai senatori che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MARIA CECILIA GUERRA. Innanzitutto vorrei ringraziare per l'audizione estremamente interessante, che ci ha offerto moltissimi spunti e informazioni. Vorrei fare alcune osservazioni: anche se sarebbero moltissime le questioni da trattare, poiché il tempo è ridotto, mi concentrerò prevalentemente sulla questione fiscale e, in particolare, sulla questione dei non-condoni – devo chiamarli così – che sono previsti dalla manovra.
  C'è un primo punto molto importante che forse dovrebbe essere ricordato più spesso, riportato a pagina 16 della memoria, cioè il fatto che la Corte ha segnalato da tempo che esiste un fenomeno di evasione da riscossione. Infatti la narrazione che sottende molte delle misure intraprese è che un soggetto che abbia correttamente dichiarato e poi non versi, lo faccia perché si trova in condizioni di difficoltà. Ciò alcune volte ovviamente è vero, ma esiste anche un fenomeno di evasione specifica, che voi avete sottolineato in vari rapporti e, se ricordo bene, anche in epoca antecedente alle crisi pandemica ed energetica: è un punto che mi sembra assolutamente importante sottolineare nella mia domanda.
  L'altra questione che mi ha molto colpito riguarda i singoli carichi, illustrata a pagina 17 della memoria, cioè lo stralcio delle cartelle. Anche in questo caso ci viene detto che lo stralcio delle cartelle è necessitato dal fatto che ci costa di più cercare di esigerle, portando a termine la riscossione, piuttosto che lasciare che il diritto alla riscossione si estingua.
  Ora – lo sapevo e lo ricordo – nel precedente stralcio ben 7 milioni di casi su poco più di 12 milioni di carichi non erano Pag. 58dati da un solo stralcio, insomma da una sola imposta – mi scuso se non sono precisa nel mio dire – però voi sottolineate un punto che, a mio avviso, è molto importante: anche proprio per l'abbinamento di partite di tipo diverso si rinuncia alla riscossione di posizioni vive, in quanto interessate alla procedura di rateazione in essere per rottamazione. Quindi, in questo caso, abbiamo che la motivazione che ci viene data riguardante somme che non potrebbero essere riscosse viene completamente meno. La mia domanda, quindi, alla fine sarà se ho compreso bene tutti questi provvedimenti.
  L'altra questione che mi porterà a formulare una domanda è la rottamazione quater che, come voi sottolineate, è prevista indipendentemente dall'effettivo disagio economico in cui si trova il debitore. Anche questo è un altro punto che contrasta con la narrazione che viene data di noi, secondo la quale saremmo dei pericolosi sovversivi, perché effettivamente non ci viene detto che questi provvedimenti di non-condono sono necessitati dall'effettivo disagio economico.
  Allora vi chiedo se è possibile immaginare una correzione in sede emendativa – vi chiedo un consiglio tecnico – che ci permetta di selezionare all'interno dei vari soggetti che possono accedere alle diverse misure agevolative, ma in particolare a questa della nuova rottamazione, coloro che sono in disagio economico oppure se ciò non è possibile. Poiché sono piuttosto insoddisfatta dalla soluzione che fu tentata proprio con il Governo Draghi, cioè l'individuazione di una soglia reddituale, mi chiedevo se, invece, potrebbe essere preso in considerazione un criterio di controllo, come si usa, per l'accesso alla rateizzazione nel caso di importi superiori a una certa soglia, che purtroppo adesso è molto alta, pari a 120.000 euro.
  La parte della sua relazione riguardante il discarico, che lei non ha letto, ha tuttavia richiamato molto la mia attenzione. In sostanza, se capisco bene, nelle varie ipotesi di discarico anche prima del termine, le norme che ci sono avrebbero due bachi: il primo, il fatto che l'accesso al sistema informativo non ha una temporizzazione ravvicinata, cioè non si richiede che debba essere stato fatto da poco; e, secondo, il fatto che non costituisce causa di perdita del diritto al discarico il mancato svolgimento dell'espropriazione mobiliare, cioè è sufficiente il tentativo di azione esecutiva sull'immobiliare ma niente viene fatto sui beni mobili. Se è così, se ho capito bene, ed è una domanda, anche questo potrebbe essere un aspetto da cercare di correggere in fase emendativa.
  L'ultima osservazione, di cui vi ringrazio in modo particolare, riguarda il reddito di cittadinanza, a pagina 26 della memoria. Non riuscivo a capire e a concettualizzare, infatti, l'incongruenza tra il comma 1 e il comma 2 dell'articolo 59 del provvedimento che interviene sul reddito di cittadinanza, perché non comprendevo il fatto che si intendesse lasciare senza reddito la persona che, pur potendo lavorare, non lavora. E voi l'avete spiegato in modo preciso, cioè si accede a una nozione di occupabilità non più individuale ma familiare: se, ad esempio, mio figlio, abilissimo a lavorare, vive con me e noi siamo un nucleo povero, il fatto che io abbia più di sessant'anni lo garantisce che può continuare a fare il fannullone, il divanista, il poltronista, tutti nomi con cui abbiamo indicato le persone che vivono in povertà, pur potendo lavorare; se invece la madre è più giovane e nella stessa condizione economica, lui e tutta la famiglia ricadono nel taglio del sussidio. Mi sembra un criterio su cui rifletterò, ma così, a prima vista, mi pare piuttosto discutibile.

  ENRICO FLACCADORO, presidente di coordinamento delle Sezioni riunite in sede di controllo. Chiederei al presidente Romano di rispondere per le parti fiscali.

  MASSIMO ROMANO, consigliere della Corte dei conti. Grazie, presidente. Dunque, per quanto riguarda le imposte dichiarate e non versate si tratta di un fenomeno che è ben noto da anni: noi lo segnaliamo direi annualmente nella Relazione sul Rendiconto generale dello Stato, ed è un fenomeno che è cresciuto nel corso degli anni. Pag. 59Quindi si ha la conferma che una parte di queste imposte dichiarate e non versate derivi da effettive situazioni di difficoltà economiche, ma un'altra parte costituisce un dato strutturale e un modo per finanziarsi: cioè molte imprese hanno... insomma, le cifre sono importanti, poi la concentrazione del fenomeno andrebbe meglio valutata da un punto di vista delle posizioni soggettive, quindi questo è il dato di fatto.
  Per quanto riguarda i singoli carichi, la formulazione che troviamo nel disegno di legge di bilancio ripropone criticità che noi abbiamo segnalato più volte nella Relazione al Rendiconto in occasioni di analoghi interventi in passato, proprio perché l'intervento può essere più agevolmente sostenuto nel caso di singoli soggetti, cioè di contribuenti, che hanno una o comunque un numero di partite che si collocano nella soglia complessiva stabilita dal legislatore. Certamente è meno convincente il fatto che ci siano – e sono casi reali soprattutto con riferimento alle violazioni al codice della strada – soggetti che hanno totalizzato centinaia di violazioni di importo unitario inferiore ai 1.000 euro, e quindi si ritrovano, così, beneficiati da una clemenza che forse andrebbe meglio valutata.
  Per quanto riguarda la rottamazione quater, il problema è sempre relativo alla difficoltà che finora si è incontrata a distinguere le situazioni di effettiva difficoltà, e quindi di effettivo disagio meritevole di considerazione, da situazioni che, invece, ricadono in modo casuale nella previsione normativa. Quindi sarebbe auspicabile un criterio di controllo che dovrebbe valutare specifici indici, specifiche situazioni oggettivamente rilevate: questo è quanto possiamo dire.
  Per quanto riguarda le quote inesigibili, la segnalazione che abbiamo fatto riguarda il meccanismo di attualizzazione che non c'è, perché nella norma così come formulata nel disegno di legge, la fotografia – passatemi il termine – del contribuente inesigibile può essere una fotografia che risale anche a molti anni prima, quindi non è una fotografia attualizzata: non abbiamo una vista su quella che è l'attuale situazione del soggetto. È necessario tener presente, inoltre, che, per effetto di una modifica normativa che fu introdotta nel 2011, l'agente della riscossione è sollevato da responsabilità quando non effettua pignoramenti su beni mobili, che non sono solo i mobili registrati ma anche i crediti o situazioni finanziarie desumibili dal sistema informativo con gli strumenti che sono oggi utilizzabili.

  PRESIDENTE Non ci sono altri interventi. Vi ringrazio per la presenza e per la relazione. Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di Giuseppe Pisauro, presidente del centro di studi economici Nuova economia nuova società – Nens.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera, l'audizione del professor Giuseppe Pisauro, presidente del Centro di studi economici Nuova economia nuova società – Nens. Prego, professore.

  GIUSEPPE PISAURO, presidente del centro di studi economici Nuova economia nuova società – Nens. Grazie. Devo dire che sono contento di tornare in questa sede in un altro ruolo, dopo otto anni durante i quali questo momento era particolarmente importante nella vita dell'istituzione della quale facevo parte.
  Dunque, considerato che il tempo a disposizione è relativamente poco, procedendo un po' per flash, inizierei dal quadro complessivo della manovra che è certamente accettabile, perché presenta un percorso di correzione dei saldi nel tempo: il disavanzo dal 5,6 per cento del PIL nel 2022 passa, alla fine del periodo, al 3 per cento del PIL e anche il debito nel periodo 2022-2025 scende di circa 4 punti. Quindi, dopo lo shock dovuto alla pandemia, ci si è messi su un sentiero di riduzione del debito di una certa significatività.Pag. 60
  Detto questo, naturalmente tutte le previsioni e tutti i quadri sono soggetti a qualche dubbio.
  Il primo dubbio riguarda il quadro macroeconomico che, come voi sapete, è stato validato dall'Ufficio parlamentare di bilancio soltanto per l'anno 2023, perché nella sessione autunnale viene validato esclusivamente l'anno corrente e l'anno successivo; mentre, invece, nella sessione primaverile, che, nel nostro caso, riguarda il Documento di economia e finanza, viene validato l'intero arco della previsione, quindi l'intero quadriennio.
  Nel 2024 c'è un chiaro scostamento della previsione ufficiale, che è nettamente più ottimistica del consenso rappresentato dalla previsione dell'UPB e degli altri che fanno parte del panel dell'UPB. Insomma, per farla breve, se noi valutassimo il percorso sulla base della previsione dell'UPB, quella riduzione di quattro punti di rapporto debito/PIL quasi si dimezzerebbe e diventerebbe di poco più di due punti. Quindi questo è già il primo campanello d'allarme.
  Per ribadire una proposta già avanzata nella parte finale della nostra esperienza, se posso portare anche questo contributo come ex-presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, sarebbe importante allungare il periodo soggetto a validazione da parte dell'organismo indipendente a tutto il periodo anche in occasione della sessione autunnale. Voi direte che il regolamento europeo non lo richiede. Ma il regolamento europeo non è costruito sul modo di praticare la programmazione di bilancio che abbiamo in Italia: il regolamento europeo è costruito su una programmazione di bilancio più ordinata, in cui la programmazione si fa in primavera, poi il primo anno si sistemano i dettagli e si va avanti. Da noi, invece, il vero momento cruciale in cui si prendono le decisioni è la sessione di bilancio, quindi sarebbe diciamo opportuno... E devo dire che, durante tutti gli otto anni, quasi sempre abbiamo riscontrato lo stesso problema: vale a dire, la previsione di primavera veniva costruita in maniera da essere validata dall'UPB per intero, quella di autunno no: veniva costruita in modo che il primo anno fosse validato e poi gli altri anni contenevano previsioni sempre un po' più ottimistiche. Questo naturalmente è un problema perché poi porta a una previsione che mostra troppo spazio per un disavanzo inferiore a quello vero per gli anni successivi e, quindi, poi in realtà rende impossibile fare una programmazione a medio termine. Tra l'altro questo sarebbe molto importante se, come pare, verranno modificate le regole del Patto di stabilità nel quale, invece, il progetto a medio termine diventa l'elemento cruciale, l'elemento centrale che va rispettato. E quindi, per costruire qualche cosa che poi dovrà essere rispettato, è necessario costruirlo bene.
  Il quadro generale delineato, inoltre, presenta un altro problema che assomiglia a questo e riguarda la novità rappresentata per noi dall'inflazione. Nel quadro tendenziale l'inflazione si scarica automaticamente sui gettiti delle imposte, quindi possiamo osservare che le imposte seguono naturalmente l'incremento nominale delle basi imponibili; lo vediamo meno nella parte della spesa e soprattutto lo vediamo meno in due voci di spesa. Segnalo che sia la voce «redditi da lavoro dipendente» sia la voce «consumi intermedi» diminuiscono leggermente in termini nominali dal 2022 al 2025; il personale, 188 miliardi di euro nel 2022 e 186 miliardi di euro nel 2025, e i consumi intermedi, 167 miliardi di euro e 164 miliardi di euro. A fronte di un'inflazione prevista nel triennio, che passa dal 5,9 per cento al 2 per cento sperabilmente. Anche in questo caso, per farla breve, in termini reali per queste due voci di spesa è prevista una diminuzione di circa 10 punti: stiamo parlando di quasi 40 miliardi di euro. Se noi dovessimo, cioè, mantenere la spesa per il personale e la spesa per consumi intermedi del 2025 a livello di quella del 2022, usando i tassi di inflazione programmatici pubblicati nella Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza servirebbero altri 40 miliardi.
  Ciò significa che vi è un altro elemento di dubbio sul fatto che effettivamente ci siamo messi su un percorso che ci porterà alla fine del periodo a diminuire il rapportoPag. 61 tra debito e PIL di 4 punti di PIL: è il punto che tenevo a sottolineare.
  Sempre ragionando in un'ottica di medio-lungo periodo, l'osservazione che ho illustrato prima sull'opportunità di mantenere in termini reali i livelli di spesa riguarda il medio periodo, due o tre anni, e speriamo che l'inflazione dopo ci abbandoni, ma questo onestamente non lo sappiamo. Ma ci sono tendenze di lungo periodo, invece, che sono chiare e con le quali ci troveremo a dover fare i conti. Una tendenza è endogena al sistema, la demografia: l'invecchiamento della popolazione implica una pressione alla crescita della spesa sia per quanto riguarda la spesa per le pensioni sia per quanto riguarda la spesa per la sanità, su questo non v'è dubbio.
  Per la sanità, inoltre, si aggiungono le esigenze che si sono manifestate durante la pandemia, abbiamo capito che abbiamo dei problemi strutturali nel sistema sanitario e che, quindi, risolverli probabilmente richiederà maggiori spese. Emergono poi nuove, si fa per dire, necessità legate alla transizione verde e alla transizione digitale. E, non ultime, temo anche quelle legate alla difesa: l'Italia si è impegnata ad aumentare in misura significativa, come tutti gli altri Paesi europei aderenti alla NATO, la spesa della difesa. Vi sono una serie importante di pressioni alla crescita della spesa nel medio-lungo periodo che bisogna accomodare, da una parte, vedendo se si riesce a fare qualcosa attraverso le famose spending review negli altri settori di spesa, ma su questo abbiamo un'esperienza che non ci fa essere particolarmente ottimisti.
  D'altra parte contabilmente tale conclusione ha una conseguenza importante che ha rilevanza per quanto dirò dopo: lo spazio per diminuire la pressione fiscale in Italia nel medio periodo è nullo. Dobbiamo avere questo tipo di attenzione alle spinte di cui non potremmo fare a meno: dobbiamo ridurre il debito e, a quel punto, o si riduce la spesa in modo significativo ma non con ragionamenti riguardanti l'eliminazione degli sprechi, ma decidendo che alcuni pezzi dell'intervento pubblico non si fanno più, quindi mediante la riduzione in misura significativa del perimetro dell'intervento pubblico. Oppure tutti i discorsi sulla riduzione della pressione fiscale, dal punto di vista algebrico, sono senza senso, non sono perseguibili.
  E non abbiamo a che fare con tale situazione da poco tempo, ma abbiamo a che fare con questo quadro da almeno vent'anni. Nel 2000 la pressione fiscale in Italia era 42,9 per cento del PIL; nel 2019, prima della pandemia, poi ovviamente il dato diventa meno interpretabile, era ancora 42,9 per cento. Abbiamo avuto vent'anni cioè durante i quali tutti i Governi che si sono succeduti hanno messo al centro del loro programma politico la riduzione della pressione fiscale e ci ritroviamo dopo vent'anni, pur con qualche oscillazione nel periodo, esattamente allo stesso livello in cui eravamo vent'anni fa. Evidentemente c'è qualche motivo strutturale che impedisce di intervenire.
  Prendendo in considerazione un'altra voce, è possibile ridurre non la pressione fiscale ma le aliquote. Questo è vero, basterebbe aggredire in modo serio l'evasione: come si diceva pagare tutti ma pagare meno, o qualcosa del genere, si potrebbe forse fare questo tipo di ragionamento, ma non mi pare che venga perseguito in modo incisivo né che sia stato perseguito in questi vent'anni.
  Poiché ciò ci induce a guardare in un'altra direzione, mi concentrerò in questa parte del mio intervento sul sistema tributario. Vi sono una serie di misure tra le quali alcune apparentemente sono di esigua rilevanza quantitativa, magari qualche centinaio di milioni, come l'ampliamento dell'area del regime forfetario per i lavoratori autonomi da ricavi fino a 65.000 euro a ricavi fino a 85.000 euro, che costa qualche centinaio di milioni e altre analoghe. Ecco, tuttavia, l'insieme delle disposizioni che vedo nel disegno di legge di bilancio mi fanno pensare, da studioso di scienza delle finanze, che ci sia una sottovalutazione importante di un aspetto, ossia del fatto che gli interventi sulle imposte modificano il comportamento dei contribuenti.
  Quanto dicevo prima sul fatto che la pressione fiscale è rimasta la stessa non Pag. 62significa tuttavia che in questi vent'anni non si sia intervenuti – e qui siamo ancora in quel solco – sul sistema fiscale. Come si è intervenuti, però? Con interventi su piccole parti, concedendo trattamenti di favore, trattamenti speciali. E quindi ciò ha portato a un sistema fiscale che, nel suo insieme, è molto peggiore di quello che avevamo prima, perché è molto più frammentato. E più frammenti il sistema fiscale, più hai queste modifiche di comportamento delle persone; noi economisti diciamo che distorci le scelte della gente: la gente fa alcune cose che non avrebbe fatto, ma le fa soltanto perché è il sistema fiscale che la induce a farlo.
  E questo vale, ad esempio, sulla questione del forfetario per gli autonomi. Più si allarga il regime forfetario, quindi più arriva su cifre importanti, più la differenza di trattamento tra lavoratori autonomi e professionisti – soprattutto professionisti perché il problema riguarda soprattutto questi ultimi – e il lavoro dipendente diventa ampia, e quindi distorce le scelte nel senso che diventa più conveniente, per le imprese, avere a che fare con lavoratori autonomi e, per i lavoratori, essere lavoratori autonomi. Avere troppi lavoratori autonomi non è una cosa buona: bisognerebbe comprenderlo, perché, dal punto di vista economico, l'impresa nasce proprio per mettere insieme la gente, quindi è più efficiente una grande impresa dove ci sono mille persone, piuttosto che avere tante piccole attività che in qualche modo fanno rete. Ciò accade perché l'impresa ha economie di scala, economie di diversificazione del prodotto, tutte le cose che sappiamo e, quindi, è più efficiente.
  Se guardate a un confronto internazionale, c'è anche una certa correlazione tra il peso della quota del lavoro autonomo sull'occupazione e la crescita della produttività. L'Italia oggi in Europa ha una quota dell'occupazione autonoma, i self-employed, sul totale dell'occupazione che è la più alta dopo la Romania e la Grecia ed è il doppio di quella della Francia e della Germania. Voi mi chiederete qual è il rapporto rispetto al Paese del capitalismo per antonomasia? È il triplo di quella degli Stati Uniti. Ciò ha a che fare certamente con la scarsa crescita della produttività nel settore dei servizi.
  Adesso non dico che bisogna eliminare i lavoratori autonomi, ma certo è necessario non distorcere le scelte. C'è già un elemento distorsivo nelle scelte delle imprese, ad esempio: un lavoratore dipendente ha diritto a tutele che costano all'impresa e, quindi, per definizione un lavoratore dipendente a cui devi garantire la malattia e tutte le altre forme di tutela è più costoso di quanto non lo sia il lavoratore autonomo. Quindi andare in questa direzione e approfondire la differenza anche in riferimento al sistema fiscale, approfondisce la divergenza anche su questi aspetti: questo al di là dei problemi di equità orizzontale, ossia della necessità di trattare due soggetti con lo stesso reddito nello stesso modo, che chiaramente qui vengono, diciamo così, intaccati in modo molto significativo. L'aliquota marginale per un contribuente che arriva sugli 85.000 euro di reddito e, quindi, è intorno a 50.000 euro di reddito netto, per un lavoratore autonomo forfetario è il 15 per cento, mentre per un dipendente romano, che paga anche le addizionali, è 47,2 per cento. Tra un'aliquota del 15 per cento e una del 47,2 per cento la differenza diventa talmente forte che determina anche problemi in settori come la sanità, in cui il medico che lavora a gettone è ben contento di essere pagato in questo modo perché rientra nei limiti del forfetario.
  Tale aliquota era stata introdotta per livelli di reddito basso con finalità di semplificazione ma, se viene estesa nella misura in cui si estende adesso, lascia molto dubbiosi.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
DELLA 5a COMMISSIONE DEL SENATO DELLA REPUBBLICA CLAUDIO LOTITO

  GIUSEPPE PISAURO, presidente del centro di studi economici Nuova economia nuova società – Nens. Ecco, poi c'è l'altra parte del ragionamento, che riguarda la flat-tax incrementale. L'altro pezzo della storia è la flat-tax incrementale. Su tale misura faccio Pag. 63fatica a capire qual è l'obiettivo. La risposta più ovvia è incentivare l'offerta di lavoro, cioè spingere i soggetti a lavorare di più. Però noi abbiamo un po' di esperienza di analisi empiriche, di studi, c'è una letteratura, anche internazionale, molto ampia su questo che ci dice due o tre cose precise. Quindi abbiamo un'evidenza empirica della reazione dell'offerta di lavoro alla riduzione delle imposte. Noi sappiamo che la reazione è molto debole nel caso dei lavoratori maschi: è molto debole perché un lavoratore consolidato non reagisce, perché non accade che, se gli abbassi l'imposta, lavora quattro ore in più; mentre è molto forte per le donne ed è molto forte su un altro aspetto: non tanto sulla scelta di lavorare di più, ma sulla scelta se lavorare o non lavorare. Le imposte hanno un'influenza nella letteratura empirica internazionale, anche su quella italiana, sulla decisione di entrare o meno nel mercato del lavoro. Quindi l'innovazione della tassa piatta al 15 per cento non ha molto a che fare con questo ragionamento. L'altro aspetto inoltre che, devo dire, visto da fuori, lascia abbastanza perplessi è il seguente: introdurre una misura del genere limitata a una categoria di lavoratori che comunque ha la possibilità di scaricare sui consumatori l'aumento dei costi, in una fase di inflazione, non sembra la cosa più giusta, più corretta da fare. Si parlava di estenderla a tutto il lavoro dipendente, ma avrei molti dubbi anche su una misura di questo tipo. Innanzitutto perché anche qui abbiamo l'evidenza empirica che è quasi una banalità per un economista, ossia l'andamento delle retribuzioni in base all'età. Vi è un'analisi che si chiama wage age profile, cioè il profilo delle retribuzioni con l'età. Con l'età le retribuzioni tendono a crescere e poi si appiattiscono verso la fine del periodo, perché con l'esperienza fai una certa carriera in qualunque settore tu sia, se hai una vita lavorativa regolare e lunga. Quindi, di nuovo, non è una questione di sforzi aggiuntivi, è una questione di naturale evoluzione della retribuzione di una persona nel tempo. Quindi una flat-tax incrementale premierebbe qualcosa che avviene già per conto suo.
  E comunque, proprio perché è una costante, cioè è una regolarità quella di profili, salario ed età, in cui il salario è inteso in senso anglosassone, quindi retribuzione ed età crescenti, costerebbe tantissimo. Quindi immagino che una misura del genere, che qui costa mi pare 800 milioni nel 2024, se fosse estesa a tutta la platea anche dei lavoratori dipendenti, credo che costerebbe 10 miliardi nel complesso, una cosa del genere.
  Non parliamo poi di estendere una flat-tax tout-court a tutti: per i discorsi che facevo prima questo semplicemente non è possibile. L'unica proposta seria che ho visto in giro in questi anni di flat-tax è quella dell'Istituto Leoni che dice di fare la flat-tax ma di dimezzare la spesa sanitaria, cioè facciamo uscire dal sistema sanitario tutti quelli oltre un certo reddito, cioè riduciamo la dimensione dell'intervento pubblico. Allora di sicuro sarebbe possibile ridurre la pressione fiscale. Ma se il sistema intorno rimane questo, come dicevo prima, non c'è alcuno spazio per ridurre la pressione fiscale in modo significativo. C'è tuttavia lo spazio per fare questo tipo di interventi al margine che producono una serie di svantaggi.
  Se mi consentite un'ultima battuta: sullo stesso filone ci sono gli interventi che comportano la detassazione di parti della retribuzione. Questa tendenza è cominciata negli anni passati con la detassazione dei premi di produzione e così via. Tali misure hanno una ovvia controindicazione: forniscono un grande incentivo alle imprese a travestire da premi di produzione o, nel caso di questa manovra, da mance quanto viene corrisposto, invece, a titolo di normale retribuzione. Ciò danneggia anche il sistema previdenziale, perché spesso queste detassazioni implicano anche la decontribuzione, cioè quelle somme non sono più soggette a contribuzione per la pensione. Prendiamo l'esempio delle mance: in Italia le mance non vengono dichiarate per definizione, perché vengono pagate cash, lasciate sul tavolo cash. Quindi l'effetto di detassare del 5 per cento le mance entro il limite del 25 per cento della retribuzione, comporta che il datore di lavoro cercherà Pag. 64di mettersi d'accordo con il cameriere e gli dirà: magari ti darò di più e chiamiamo mancia il 25 per cento così ne rientriamo tutti e due. Tale comportamento danneggia i lavoratori, perché già parliamo di persone che si ritroveranno con pensioni molto basse e, in tal modo, si ritroveranno con una pensione ancora più bassa.
  Segnalo a chi invece fa ragionamenti sull'opportunità di incentivare il merito, un articolo della rivista The Economist, quindi un giornale pro business di solito, di qualche anno fa, che, parlando del sistema americano, nel quale le mance sono mance vere perché sono pagate con la carta di credito, si vedono e sono tracciate, affermava: gli americani sono intrappolati in un circolo vizioso – dice The Economist – di bassi salari che giustificano le mance e mance che giustificano i bassi salari. Quell'articolo del The Economist, che suggerisco di leggere, ci dimostra perché questo sistema alla fine danneggia anche i consumatori, oltre che danneggiare i lavoratori del settore.
  Quanto tempo abbiamo ancora a disposizione? Dieci minuti, allora posso fare qualche altra battuta, la prima è davvero flash. Vorrei dire due cose sul reddito di cittadinanza e sulle pensioni. Ho a disposizione soltanto cinque minuti? Va bene, ce la faccio.
  Sul reddito di cittadinanza, visto che il tempo è stretto, suggerirei soltanto di guardare alle esperienze di altri Paesi. Uno schema simile al reddito di cittadinanza, che è sostanzialmente una prestazione di ultima istanza per i poveri, in altri Paesi esiste da decenni, tanto è vero che, se ricordate la crisi con la Commissione europea nel 2018, in occasione della legge di bilancio 2018, in quel caso, delle due misure principali, «Quota 100» era quella criticata, l'altra misura concernente proprio l'introduzione di uno schema di quel tipo, era considerata un'ovvietà per i Paesi nordici, perché tutti loro la conoscono. Ecco, guardate alle esperienze degli altri Paesi e vedete che un elemento cruciale è la trappola della povertà, cioè la necessità di creare incentivi ad accettare posti di lavoro: non puoi avere una sostituzione uno a uno, ossia che se accetti un lavoro che ti dà cento, perdi cento di sussidio; è necessario prevedere che, se accetti il lavoro che ti dà cento, perdi cinquanta o sessanta di sussidio, ma un po' di sussidio ti rimane, di modo che hai l'incentivo ad accettarlo. Nel disegno di legge di bilancio è prevista la franchigia di 3.000 euro ma, ad essere onesti, preferirei una percentuale in modo da avere un'aliquota di uscita dallo schema. Chiaramente tutti questi schemi sono presenti nei Paesi nordici, dove naturalmente sono aperte discussioni sugli abusi nel godimento di tali misure e altro, come è ovvio. Tutti questi schemi però non si chiudono dopo otto mesi. Quindi farei una riflessione un po' più approfondita.
  Sulle pensioni, faccio un'ultima battuta. Come gran parte degli economisti ritengo che lo schema disegnato dalla legge Fornero sia l'unico schema sostenibile, per essere proprio netto. Quello è uno schema che garantisce la sostenibilità finanziaria del sistema, perché lega la speranza di vita, la durata delle pensioni e così via. Quindi «Quota 100», «Quota 103» e così via sono misure che, tra l'altro, risolvono il problema per gruppi sempre più piccoli di persone e quella prevista nel disegno di legge di bilancio è ancora più limitata. Tali misure mi lasciano molto perplesso, preferirei semmai una misura di flessibilità generale, che, ad esempio, consenta di andare in pensione prima del conseguimento dei requisiti previsti dalle disposizioni comuni e sconti la penalizzazione implicita nel sistema contributivo.
  Mentre, invece, non esagererei nell'intervenire sulle indicizzazioni depotenziandole: nel testo presentato dal Governo l'indicizzazione dei trattamenti pensionistici viene depotenziata a partire da un livello relativamente basso di pensione. Faccio riflettere soltanto sul fatto che l'indicizzazione delle pensioni ha un senso in quanto uno che va in pensione poi non beneficia più del rinnovo dei contratti di lavoro e di altre misure, quindi garantire il valore reale della pensione è in sé un obiettivo del sistema; ovviamente ci può essere una gradualità in questo, non discuto, però avrei Pag. 65fatto meno «Quota 103» e un po' più leggero l'intervento sull'indicizzazione.
  Faccio un'ultimissima battuta. C'è una norma, uno degli articoli che prevede – lo dico in estrema sintesi – di fissare i livelli essenziali delle prestazioni (LEP) in pratica per via amministrativa, senza un coinvolgimento del Parlamento: onestamente mi sembra un errore, perché la questione della fissazione dei LEP ha a che fare davvero, come dicevamo prima, con la dimensione dell'intervento pubblico e meriterebbe una discussione pubblica a livello politico. Mi fermo, grazie.

  PRESIDENTE. Do ora la parola ai deputati e ai senatori che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MARIA CECILIA GUERRA. Ringrazio il professor Pisauro per la ricchezza del suo intervento e per i tanti stimoli che ci ha dato. Visto che i tempi sono veramente molto molto ristretti, vorrei fare anzitutto una domanda per capire meglio e poi un'osservazione.
  La domanda è sulla prima parte, ossia sugli effetti dell'inflazione che si scarica sui gettiti, mentre invece la osserviamo con più fatica, cioè non la correggiamo, sui redditi e sui beni intermedi con una caduta di dieci punti, 40 miliardi è una cifra rilevante. Allora, se ho capito bene, secondo la sua lettura si dovrà rimediare nel senso che le previsioni risultano sbagliate perché di fatto tale quadro non regge, quindi il valore di quei redditi e quei beni aumenterà. Però, mentre nel campo della spesa, ad esempio, derivante dai servizi dei Ministeri è ovvio che ci saranno aggiustamenti automatici, che poi vedremo negli effetti proprio sui conti pubblici, di cui lei trattava ma non è il tema che volevo porre, sulla sanità, invece, in cui il finanziamento è dato, perché il fabbisogno sanitario è proprio definito per contenere la spesa, allora la quota dei 40 miliardi di euro che riguarda il comparto sanità è dannatamente un taglio reale, un taglio di prestazioni o un taglio di personale, se ho capito bene. Quindi quando diciamo 2 miliardi di euro che abbiamo messo in più – 2 miliardi ce li aveva messi Speranza, 2 miliardi ci sono stati messi adesso per quanto destinato in larga parte al consumo energetico – di fatto stiamo dicendo che mettiamo una pezza piccola su un problema che ha una dimensione più elevata, cioè diciamo il vero. La domanda che le pongo è se ho compreso bene la questione.
  Vorrei inoltre fare un'osservazione: mi ha molto colpito il modo in cui lei ci ha raccontato la flat-tax incrementale. Sostanzialmente, infatti, oggi abbiamo avuto la rappresentante della CGIL che ci ha ammonito sul fatto che c'è l'inflazione e che non ci ricordiamo più del fiscal drag. E, poiché il fiscal drag interviene su contribuenti che sono soggetti all'imposta progressiva, è evidente che di quelli dovremmo preoccuparci e trovare una forma di attenuazione e di riduzione di quel meccanismo. Ma, nella situazione attuale, il fenomeno che lei ci ha descritto è esattamente un fiscal drag alla rovescia, cioè aumentano i redditi per l'inflazione, perché, essendo un lavoratore autonomo e un imprenditore, ovviamente e giustamente in parte mi rifaccio sui ricavi e questo comporta che pago meno tasse. Mi sembra veramente una cosa che continua ad ampliare una forbice che non ha senso.

  GIUSEPPE PISAURO, presidente del centro di studi economici Nuova economia nuova società – Nens. Sulla sanità credo che i 2 miliardi di euro probabilmente non bastano a coprire questa differenza. Noi siamo vissuti per un paio di decenni senza inflazione e, quindi, ci siamo abituati a fare le previsioni non preoccupandocene e questo vale pure per la Ragioneria generale dello Stato. Ricordo da giovane, quando invece c'era l'inflazione – sì, immagino che siamo più o meno della stessa età –, nella mia tesi di laurea avevo un capitolo su come si trattava l'inflazione e le previsioni di spesa. E quindi in questa situazione qualcosa bisognerà pensare per porre rimedio al fenomeno. Però è chiaro l'effetto soprattutto nel settore sanitario dove tra l'altro c'è una tendenza di lungo periodo dei prezzi degli apparati sanitari a crescere più rapidamente del resto: per fare un esempio, la Pag. 66macchina per la TAC tende a crescere di prezzo più del pane perché il progresso tecnico influisce sul prezzo, dato che arrivano cose sempre più sofisticate e quindi costano sempre di più. Non c'è dubbio che di questo bisognerà tenere conto quando si fissa il livello di finanziamento del settore del Sistema sanitario.
  Anche sul fiscal drag adesso abbiamo questa fiammata inflazionistica che non sappiamo quanto durerà. Certo il fiscal drag degli anni Settanta e Ottanta era qualcosa di molto più intenso per due motivi: l'inflazione era molto più alta, come ricordava il presidente qui a fianco a me, arrivava al 20 per cento e poi gli scaglioni erano molto più stretti, quindi si saltava facilmente di scaglione. Ora si potrebbe anche aspettare un anno e vedere cosa accade. Proprio perché vale un anno la questione della flat-tax incrementale, ecco è una controindicazione. Poi l'altra controindicazione che prima non ho detto, è dovuta, come spiegavo in precedenza, al fatto che la gente modifica i comportamenti. Ma, se viene detto che c'è un anno solo in cui si pagherà il 15 per cento di imposta anziché il 43 per cento e hai fatture dell'anno prima che puoi chiedere di pagare l'anno dopo o fatture dell'anno dopo che puoi chiedere di anticipare, lo fai. Quindi gli 800 milioni sono per definizione una sottostima, perché non tengono conto di questo tipo di effetti. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio il professor Pisauro per la sua relazione e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di Giovanni Legnini, Commissario straordinario del Governo per la ricostruzione sisma 2016.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera, l'audizione di Giovanni Legnini, Commissario straordinario del Governo per la ricostruzione sisma 2016.

  GIOVANNI LEGNINI, Commissario straordinario del Governo per la ricostruzione sisma 2016 (intervento da remoto). Grazie presidente, grazie a lei e buonasera a tutti i deputati, vi ringrazio per questa audizione. Mi permetto di aggiungere, per ragioni che sono a tutti note, all'oggetto di questa mia breve comunicazione anche la situazione sull'Isola di Ischia, perché esercito la funzione di Commissario per la ricostruzione post-sisma 2016 dei territori delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, da qualche mese anche Commissario per gli interventi post-sisma 2017 a Casamicciola Terme, Forio e Lacco Ameno, e, da ieri, anche quella di Commissario delegato per l'emergenza Ischia, e quindi inizierei il mio intervento proprio da questo, ossia dalla rappresentazione molto sintetica della situazione a Ischia, dove la ricostruzione post-sisma 2016 versava, quando mi sono insediato, in una situazione di stallo, di sostanziale blocco per una serie di ragioni che adesso non sto qui a dirvi per ragioni di brevità. Abbiamo provato a rimuovere, anzi abbiamo rimosso gran parte di questi ostacoli nei mesi scorsi e adesso da due o tre mesi l'attività si è avviata verso l'attuazione di norme più semplici, più efficaci, che iniziavano a dare qualche frutto importante. Uno degli elementi che ostacolava la ricostruzione era relativo al Piano di ricostruzione che la legge affida alla regione Campania, dal quale doveva scaturire anche l'indicazione degli interventi infrastrutturali, anche relativi all'assetto idrogeologico e al contrasto al dissesto idrogeologico, in relazione alle ipotesi di delocalizzazione degli edifici ubicati in zone a rischio sismico e idrogeologico, ebbene quel Piano si trovava alle battute finali e la regione si accingeva ad adottarlo in questi giorni. Sennonché è intervenuto il disastro che è a tutti noto e che ha cambiato radicalmente lo scenario. Qui a Ischia siamo in una situazione emergenziale molto seria per gli eventi meteorologici che hanno portato nella giornata di oggi anche al provvedimento di allontanamento per ragioni di sicurezza dei cittadini della zona rossa, che Pag. 67è stata oggi stesso limitata dal Commissario prefettizio di Casamicciola.
  Il Governo è intervenuto tempestivamente con la dichiarazione dello stato d'emergenza, con il decreto-legge varato ieri dal Consiglio dei ministri e disponendo tutte le misure necessarie anche emergenziali. Del contenuto di quel decreto e delle necessità molteplici che si pongono di fronte a questo nuovo evento catastrofico si parlerà certamente in sede di conversione del decreto-legge varato nella giornata di ieri. Tuttavia ho ritenuto di porre questo argomento all'attenzione delle Commissioni riunite perché il testo del disegno di legge di bilancio trasmesso alla Camera dei deputati reca diverse disposizioni in materia di ricostruzione post-sisma, recependo le indicazioni che mi ero permesso di sottoporre al Governo ben prima dell'evento catastrofico del 26 novembre. E le misure che sono contenute nel disegno di legge bilancio sono assolutamente inadeguate ai molteplici temi che si pongono per la ricostruzione post-sisma. Ve n'è uno, però, che richiede una riflessione ed è la ragione per la quale vi sottopongo l'argomento che riguarda il finanziamento della ricostruzione privata e pubblica, quindi anche gli interventi infrastrutturali e quindi anche le risorse che occorreranno per mettere in campo gli interventi urgenti sul dissesto idrogeologico. Il Governo con il Ministro Musumeci – ne parlerò nelle prossime ore e nei prossimi giorni – e il Parlamento decideranno se allocare la risposta a questo nuovo tema finanziario riguardante il finanziamento degli interventi a cui mi sto riferendo, in particolare quelli relativi al dissesto idrogeologico sull'Isola di Ischia, nella legge di conversione del decreto-legge varato ieri o nella legge di bilancio. Il disegno di legge di bilancio reca una somma di 190 milioni di euro per la ricostruzione post-sisma spalmati in cinque anni e, quindi, mi auguro che la Commissione bilancio della Camera possa esaminare il problema e sentire il Governo, cosa che, ripeto, io stesso farò per la quota di mia responsabilità, per verificare se l'allocazione dello stanziamento necessario per avviare gli interventi più urgenti per la messa in sicurezza del territorio dell'isola di Ischia possa trovare risposta con la legge di bilancio o in sede di conversione del decreto-legge sulla nuova emergenza verificatasi sull'Isola di Ischia.
  Per quel che riguarda, invece, la ricostruzione post-sisma delle quattro regioni del centro d'Italia, le farò avere, presidente, entro questa sera o domani mattina – più probabile domani mattina – come di consueto un report sullo stato della ricostruzione che da qualche tempo, da due anni e mezzo, ha preso per fortuna un ritmo importante. Vi citerò solo qualche dato che poi troverete meglio illustrato nella nota che vi rimetteremo per quanto sarà necessario ai fini dell'esame del disegno di legge di bilancio. Ad oggi i progetti presentati nelle quattro regioni per la ricostruzione dell'edilizia privata ammontano a più di 24.000, gran parte dei quali sono stati presentati negli ultimi due anni; i decreti emanati, i decreti di finanziamento e di autorizzazione a cui corrispondono altrettanti cantieri, ammontano a 15.500, dato di ieri, di cui 11.000 solo negli ultimi due anni. I contributi concessi ai privati per la ricostruzione hanno raggiunto quasi i 5 miliardi di euro. Le opere pubbliche sono in una fase finalmente anche di accelerazione: i cantieri aperti oggi sono 320, il doppio rispetto a un anno fa; ma quelli di cui si prevede l'apertura nei prossimi mesi sono molti di più, perché stanno venendo a maturazione le azioni conseguenti alle disposizioni di semplificazione che ho varato via via a partire da un paio di anni a questa parte, in particolare le ordinanze speciali dedicate a ciascuno dei comuni colpiti dal sisma. Anche le erogazioni finanziarie hanno registrato una forte accelerazione: eroghiamo adesso circa 100 milioni al mese, che è una cifra molto elevata per il pagamento degli stati di avanzamento, e Cassa depositi e prestiti garantisce l'erogazione attraverso il sistema bancario. Nel disegno di legge di bilancio vi è una norma che completa la previsione di stanziamento recata dalla legge di bilancio dello scorso anno a circa 6 miliardi di euro, disponendo, con una norma che era necessaria, il prolungamento dello stanziamento pluriennalePag. 68 agli ultimi 3 anni rispetto ai 25 anni che sono necessari alla Cassa depositi e prestiti per l'approvvigionamento finanziario necessario a garantire queste erogazioni.
  Siamo impegnati insieme alla struttura di missione per la ricostruzione post-sisma 2009 anche nell'attuazione dei progetti finanziati con le risorse del Fondo complementare al PNRR che ammontano a circa 1 miliardo e 780 milioni di euro destinati alla rigenerazione e allo sviluppo dei territori dell'Appennino centrale colpiti dai due grandi terremoti, i territori del 2009, 2016 e 2017. Lo stato di attuazione di quella programmazione è molto avanzato, seppur rallentato negli ultimi mesi dal problema molto noto a tutti dell'aumento dei prezzi, che ha imposto una revisione dei quadri economici delle opere che altrimenti sarebbero state già appaltate entro questo anno, dal momento che per la realizzazione di diverse delle opere finanziate è stata prevista una procedura di appalto. Sono 825 gli interventi puntuali – micro, piccoli e medi – che sono stati finanziati con il Fondo complementare e l'altra componente di questa azione di sviluppo organica e ben strutturata, riferita alle imprese, allo sviluppo, al lavoro, al sociale, alle comunità energetiche, ha registrato un'adesione massiccia.
  Segnalo questo risultato perché rileva ai fini dell'esame del disegno di legge di bilancio sotto un duplice profilo: innanzitutto perché, a fronte dei più di 2.500 bandi che sono stati emanati, questi territori hanno dato un segno di vitalità e di dinamismo per alcuni inaspettato, considerati i progetti che, nelle quattro regioni interessate, le imprese hanno sottoposto ai soggetti attuatori, ai soggetti gestori delle misure per poter realizzare investimenti, ripeto, da quelli micro a quelli, invece, relativi ai contratti di sviluppo, che talvolta comportano investimenti anche superiori a 20 milioni di euro. I contratti di sviluppo complessivamente presentati sono esattamente 100.
  E, come dicevo, questo dato rileva ai fini dell'esame del disegno di legge di bilancio non soltanto perché dimostra vitalità nell'intraprendere nuove attività economiche e nel potenziamento e nello sviluppo di quelle esistenti, ma perché registriamo anche il seguente dato: a fronte di circa 700 milioni di euro destinati allo sviluppo, compresa la realizzazione di 500 progetti di ricerca ed alta formazione, abbiamo ricevuto progetti per 2 miliardi e 300 milioni di euro, con agevolazioni richieste di 1 miliardo e 500 milioni di euro. Troverete tutti i dati che ho citato nella relazione che vi abbiamo sottoposto e quindi il Governo e il Parlamento valuteranno se integrare le risorse messe a disposizione con il decreto-legge 6 maggio 2021, n. 59, ossia 1 miliardo e 780 milioni di euro complessivi, di cui 700 milioni destinati allo sviluppo. Dopo che per molti anni da parte di tutti i gruppi parlamentari e di tutte le forze politiche, si è appunto sostenuto che alla ricostruzione post-sisma deve essere accompagnato anche un processo di rigenerazione e sviluppo socio-economico di quei territori, ebbene se volessimo soddisfare la gran parte delle istanze e dei progetti presentati bisognerebbe raddoppiare la somma messa a disposizione a suo tempo, questi 700 milioni di euro che abbiamo destinato allo sviluppo stesso.
  Concludo rinviando ai documenti che vi rimetteremo nei termini che dicevo prima, ma sottolineando l'esigenza di presentare emendamenti che integrino la ricostruzione post-sisma 2016-2017 dal punto di vista della governance e, se lei mi autorizzerà, potremo depositare anche proposte emendative più puntuali nella giornata di domani.

  PRESIDENTE. Va benissimo.

  GIOVANNI LEGNINI, Commissario straordinario del Governo per la ricostruzione sisma 2016 (intervento da remoto). Ricordo soltanto per titoli quali sono gli argomenti che dovrebbero essere affrontati in aggiunta alle disposizioni che sono importanti e positive contenute nel disegno di legge di bilancio che, anche in questo caso, contengono gran parte delle indicazioni che la governance della ricostruzione ha sottoposto al Governo a fine settembre. Mi riferiscoPag. 69 al tema relativo all'anticipo IVA per le attività produttive; alla soluzione del problema dei mutui dei privati, ossia i mutui relativi agli edifici danneggiati dal sisma di cui si prevede un'ulteriore sospensione, ma va trovata una soluzione definitiva; a una deroga necessaria, non contenuta nel testo del disegno di legge di bilancio, per i contratti di lavoro a tempo determinato che devono andare oltre il triennio altrimenti a fine anno rischieremo di bloccare il rapporto di lavoro, in particolare quelli stipulati da Invitalia e Fintecna; all'aumento di alcune risorse di scarsa entità ma pur sempre necessarie per il funzionamento degli uffici speciali per la ricostruzione nelle regioni e per l'assistenza tecnica al Fondo complementare al PNRR gestito da Invitalia; alla stabilizzazione del personale a tempo determinato per i comuni e altre deroghe che saranno oggetto di proposte emendative puntuali.

  PRESIDENTE. Do ora la parola ai deputati e ai senatori che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  DANIELA TORTO. Ringrazio il commissario Legnini per essere intervenuto in questa sede nonostante il lavoro gravoso che di certo lo attende in queste ore e in questa fase. Colgo anche questa occasione, Commissario, per augurarle buon lavoro per l'ulteriore incarico che la vede interessato e impegnato alla ricostruzione di più di uno dei nostri territori fragili. Ecco, vengo al dunque, considerati anche i tempi strettissimi.
  Ascoltando la sua relazione mi pare, dunque, che noi legislatori potremmo intervenire di certo su una proposta di incremento delle risorse per la ricostruzione di Ischia previste in questa manovra, che, se non erro, ammontano ad oggi nel testo a 190 milioni di euro; ma mi chiedo se, dopo questa emergenza, dovuta alla nuova calamità naturale che si aggiunge a quella da sisma, non sarà necessario anche prevedere un intervento o più interventi normativi che possano armonizzare il lavoro che mira alla ricostruzione dopo il sisma del 2017 con la ricostruzione da emergenza per dissesto idrogeologico.
  Ecco, in questi termini ovviamente restituisco la mia massima disponibilità e quella di tutto il MoVimento 5 Stelle, ma immagino e spero che su questo tema ci sia, come sempre, trasversalità e obiettivi comuni finalizzati alla presentazione di proposte emendative che possano essere utili in questa direzione. Nel merito mi riferisco anche alla proposta di incremento del Fondo complementare del PNRR, come diceva lei Commissario, in vista anche dell'entusiasmo riscontrato nella richiesta di partecipazione soprattutto per i bandi rivolti alle imprese. Ecco, ho concluso il mio intervento. Grazie.

  GIOVANNI LEGNINI, Commissario straordinario del Governo per la ricostruzione sisma 2016 (intervento da remoto). Ringrazio l'onorevole Torto per il suo intervento. Mi trovo in questo momento sull'Isola di Ischia. È evidente che la ricostruzione post-sisma e la ricostruzione post-frana, post-catastrofe di questi giorni devono combinarsi, devono essere integrate, devono essere unite; questa è una delle ragioni per la quale il Governo, nella persona del Capo dipartimento della Protezione civile, ha ritenuto di estendere al Commissario per la ricostruzione post-sisma anche il compito gravoso di affrontare l'emergenza di questi giorni, poiché è stata avvertita la necessità di integrare i due processi ricostruttivi e di mettere a disposizione la struttura del Commissario straordinario sull'Isola di Ischia.
  Va da sé che le attività, ripeto, nella fase di avvio e di ricostruzione che erano in corso adesso sono temporaneamente ferme per ragioni del tutto ovvie, perché l'emergenza ha determinato una situazione di grave sofferenza, di grave difficoltà e il mio pensiero va alle vittime, ai loro familiari, alle persone che hanno perso la casa anche a seguito di questo evento catastrofico, alle molte persone che stanno soffrendo in queste ore, in cui si sta procedendo all'allontanamento dalle case di circa mille persone, per alloggiarle presso gli alberghi o presso altre case familiari, di amici o parenti. Ebbene sì, se si vuole affrontare la ricostruzione post-sisma insieme a quella Pag. 70post-frana occorrono risorse, di questo ho già parlato e parlerò di nuovo con il Ministro Musumeci, ma il Governo ovviamente e i gruppi parlamentari faranno le loro valutazioni e, quindi, ringrazio per questa sollecitazione e disponibilità.
  Sul Fondo complementare ho già detto prima e, perciò, non mi ripeto. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, Commissario. Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di Alleanza contro la povertà in Italia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera, l'audizione di rappresentanti di Alleanza contro la povertà in Italia. Intervengono in videoconferenza Roberto Rossini, portavoce di Alleanza per la povertà in Italia, Giordana Pallone, Donatella Querci, Katia Scannavini, Oriano Giovannelli, Lorenzo Lusignoli.
  Do la parola al portavoce Roberto Rossini. Ricordo che la presente audizione avrà una durata di dieci minuti, in modo da consentire a eventuali colleghi parlamentari di formulare quesiti o osservazioni e da permettere successive repliche da parte dei soggetti auditi. Grazie. Prego, Roberto Rossini.

  ROBERTO ROSSINI, portavoce di Alleanza contro la povertà in Italia (intervento da remoto). Buonasera e grazie per l'invito, partecipiamo volentieri ai vostri lavori. Credo che conosciate già l'Alleanza contro la povertà, che è una rete fatta da 36 organizzazioni civili e sociali che da dieci anni ormai svolge l'opera di advocacy delle persone in condizioni di povertà assoluta. Siamo anche un luogo di studio, abbiamo sempre fatto proposte molto concrete anche grazie all'apporto di alcuni esperti e di professori universitari. Abbiamo sempre collaborato con tutti i ruoli istituzionali, nel corso di questi anni, secondo il principio della collaborazione competente, cioè studiamo il provvedimento e cerchiamo di capire quale può essere l'impatto realistico per le persone che stiamo difendendo, ossia le persone in povertà assoluta. Non citiamo i dati perché non è questa la sede.
  Mi limito a dire che abbiamo già mandato alcuni documenti che attengono in particolare alla modifica, chiamiamola riforma, al miglioramento del reddito di cittadinanza e che riguardano sostanzialmente tre ambiti: il primo concerne la presentazione della domanda, quindi il tema dei requisiti dell'accesso alla misura; la seconda parte riguarda alcune proposte per la presa in carico e la gestione della persona in condizioni di povertà del nucleo familiare e la terza fase concerne il collegamento con il mondo del lavoro, nel caso il lavoro si dimostri idoneo, o, invece, con percorsi eventuali di riqualificazione e di integrazione.
  Per quanto riguarda il disegno di legge di bilancio, siamo in grado di fornire eventualmente anche le nostre proposte di emendamento, che brevemente espongo in quattordici punti.
  Il primo riguarda l'adeguamento del beneficio economico della misura di contrasto alla povertà all'inflazione, così come succede per tutte le altre prestazioni sociali. Come sapete, tra l'altro, l'inflazione in questi mesi di fatto ha già comportato implicitamente una decurtazione del beneficio economico. Secondo, la riduzione dell'aliquota marginale effettiva del reddito da lavoro, per renderlo più compatibile con i redditi di cittadinanza e scongiurare la famosa trappola della povertà. Il terzo è l'abrogazione della disposizione che prevede la decadenza dal beneficio dopo i primi otto mesi, a fronte della sussistenza comunque della condizione di povertà del nucleo del beneficiario. Il quarto punto riguarda la soppressione delle disposizioni che prevedono l'abrogazione della misura di contrasto alla povertà vigente in assenza della determinazione di una misura con analoghe finalità. Il quinto è la riconduzione delle previsioni sull'offerta congrua a quanto disciplinato dal testo originario: come Pag. 71sapete bisognava accettare almeno una di tre offerte congrue. Il sesto è l'abrogazione delle disposizioni che penalizzano i richiedenti cittadini stranieri extracomunitari nella presentazione della domanda, considerata la difficoltà di reperire la documentazione di alcuni dei Paesi di provenienza. Il settimo punto è la sostituzione del requisito dei dieci anni di residenza per gli stranieri al fine di riportarlo a quanto era disposto nella precedente misura, cioè il reddito di inclusione rispetto al quale era di due anni. Abbiamo sempre sostenuto quest'ultima misura – lo abbiamo detto tante volte – e, qualora il vincolo di dieci anni di residenza per gli stranieri fosse riportato a quello di due anni, il reddito di cittadinanza riuscirebbe ad assistere 150.000 famiglie in più, con un aggravio di costi di circa 900 milioni di euro.
  L'ottavo è la sostituzione della scala di equivalenza adottata dal reddito di cittadinanza attuale, che è penalizzante per le famiglie numerose con minori sia nell'accesso alla misura sia nella quantificazione del beneficio. E vi proponiamo, in sostituzione, di introdurre la scala adottata per l'ISEE o, in alternativa, di utilizzare un unico parametro sia per i componenti minorenni sia per i maggiorenni, eventualmente eliminando il tetto. Anche in questo caso noi abbiamo stimato un costo di circa 3,2 miliardi di euro a fronte, tuttavia, di un incremento di ben 400.000 famiglie assistite meglio.
  Il nono è la proposta di una formulazione che non penalizzi le persone che si trovano senza dimora, perché queste sono escluse dalla seconda componente del beneficio, aumentando l'integrazione al reddito per i richiedenti che non hanno casa di proprietà e non risiedono in abitazione con contratto di locazione, escludendo ovviamente i titolari di usufrutto, diritto di abitazione e comodato d'uso.
  Il decimo punto è l'abrogazione di quanto disposto in merito alla decurtazione del beneficio in caso di mancanza di fruizione del medesimo, perché non è coerente con i bisogni di pianificazione delle spese delle persone interessate, che non sempre sono mensili.
  L'undicesimo è l'abrogazione della previsione che impone almeno una volta al mese di recarsi presso i servizi sociali dei comuni, a prescindere dagli obblighi sottoscritti per il patto di inclusione perché è un inutile aggravio delle attività svolte dai servizi di contrasto alla povertà. Sempre su questo piano, riteniamo necessario il superamento dell'obbligatorietà del ricorso ai Progetti utili alla collettività (PUC) per riportarli su base volontaria e per i soggetti più fragili non occupabili, anche per non gravare sulle attività burocratiche dei comuni.
  Il tredicesimo è l'abrogazione della sospensione del beneficio prima dell'accertamento di eventuali esiti negativi, perché rischia di aggravare la condizione di bisogno del nucleo anche in assenza di una effettiva irregolarità.
  E l'ultimo è l'abrogazione della decurtazione del beneficio perché è un'eccessiva penalizzazione a fronte della condizione di bisogno dei nuclei e della possibilità riconosciuta di rifiutare l'impiego nel limite di tre offerte di lavoro, che possono comportare un aggravio dei bilanci familiari soprattutto se distanti dalla residenza – ricordo che l'offerta di lavoro è congrua se raggiungibile in 100 minuti al massimo – in particolare nel caso dei nuclei monocomponenti, quindi con un solo genitore, e con carichi di cura non esclusi dalla obbligatorietà, che sono i bambini di età superiore ai tre anni.
  Queste ci sembrano le condizioni da introdurre. Aggiungiamo un ultimo aspetto che ci sembra piuttosto importante: precisiamo che ci sembra del tutto necessario modificare sempre l'articolo 59 per mantenere l'entità delle risorse previste dal Fondo per il contrasto alla povertà allo scopo di garantire continuità all'opera di contrasto alla povertà.
  Queste sono un po' le richieste. Se volete, possiamo anche tradurre questi quattordici punti in emendamenti veri e propri, perché riteniamo che sia importante sostenere in una fase sociale di particolare difficoltà del Paese come il Governo stesso ha riconosciuto nel disegno di legge di bilancio – ricordiamo il tema delle bollette –, sostenerePag. 72 coloro che in questa fase potrebbero rischiare di più a causa delle condizioni che si sono create in questa fase storica.
  Questi mi sembrano un po' i passaggi fondamentali sui quali, come ripeto, se ritenete opportuno, consegneremo il documento generale ma anche il documento con eventuali proposte emendative precise e puntuali proprio sui temi che abbiamo esposto. Grazie.

  PRESIDENTE. Do ora la parola ai deputati e ai senatori che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MARIA CECILIA GUERRA. Vorrei fare un'osservazione a margine sull'audizione che è molto interessante e importante per le modifiche che propone sul reddito di cittadinanza, sulle quali in larghissima parte concordo. Tuttavia l'ho trovata un attimo fuori fase – scusate se mi permetto di dirlo – rispetto al fatto che ci confrontiamo con un disegno di legge di bilancio che si muove su tutt'altro piano; quindi chiederei qualche considerazione in più di valutazione proprio del merito della proposta in esso contenuta. Infatti possiamo presentare anche quattordici proposte emendative di questo tipo, ma dubito che avremo grandi possibilità di successo, mentre invece vi sono proprio all'interno del disegno di legge di bilancio dei punti che, a mio avviso, meritano di essere sollevati. Allora vi faccio alcune domande.
  Domanda numero uno: il disegno di legge di bilancio non interviene sulla povertà soltanto in questo punto ma anche attraverso l'istituzione di un Fondo per la distribuzione alimentare, che peraltro c'è stato anche in altre formulazioni, ma che nella formulazione attuale, quella che viene fatta – parlo del Fondo istituito presso il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste – praticamente prefigura chiaramente una specie di reintroduzione di una misura del tipo social card dei tempi di Sacconi, per intenderci, quindi una carta che viene data sulla base di una valutazione della condizione economica, con un indicatore della situazione economica (ISEE) non superiore a 15.000 euro e in presenza di determinati requisiti di età. Mi sembra sia una novità su cui è importante capire la vostra posizione, perché non è solo nell'ambito della maggioranza che avanza questa idea, cioè che la povertà meriti di essere contrastata se è legata anche a fattori di età, un'età minore o un'età maggiore di un certo livello, come emerge nel disegno di legge di bilancio. Ricordate la social card, quindi la carta per così dire sacconiana, dedicata ai piccolini – non mi ricordo fino a quale età – e alle persone anziane, mentre non era prevista per tutti gli altri. Ciò emerge anche nell'articolo specificamente dedicato al reddito di cittadinanza, perché il nucleo che si salva dall'annullamento del beneficio dopo otto mesi è quello in cui sono presenti persone piccole, minorenni, o maggiori di sessant'anni, quindi l'età diventa un fattore cruciale. E quindi c'è uno spostamento di focus rispetto al fatto che l'età in cui sei potenzialmente attivabile al lavoro è tale per cui non c'è ragione al mondo per la quale tu possa essere considerato povero, perché se sei povero è perché non lavori o, meglio, perché non vuoi lavorare in sostanza.
  Quindi è un salto interpretativo molto molto forte su cui vorrei una vostra valutazione, perché, se considerato nel suo insieme, è chiaramente un principio che può essere devastante per qualsiasi misura di contrasto alla povertà.
  Sulla questione degli immigrati sono dell'idea che sia l'elemento di maggior scandalo del reddito di cittadinanza così come è stato pensato e l'abbiamo visto quando, durante la pandemia, abbiamo fatto il reddito di emergenza, che è stato erogato effettivamente a moltissime famiglie di persone immigrate in cui – non lo dico a voi che lo sapete meglio di me – l'incidenza della povertà raggiunge il 36 per cento nel caso in cui siano presenti figli minori, quindi sicuramente quella da voi indicata sarebbe una modifica da fare.

  ROBERTO ROSSINI, portavoce di Alleanza contro la povertà in Italia (intervento da remoto). Le proposte di modifica che Pag. 73abbiamo formulato hanno riguardato evidentemente l'articolo 59: ci siamo concentrati su questo perché è un po' la nostra specificità. Per quanto riguarda la misura a cui lei ha fatto riferimento, soprattutto va capito meglio che cos'è e come funziona esattamente. Certamente rimane il fatto che noi abbiamo sempre considerato che la povertà si possa affrontare seriamente con politiche complesse e soprattutto con la presa in carico. Vorrei dire che il tema della social card è stato, tra l'altro, il tema che ha fatto nascere l'Alleanza contro la povertà, proprio perché dicevamo, al di là del tentativo apprezzabile della volontà di intervenire sul tema della povertà, che in Italia non si era ancora manifestato a quel tempo, la social card però non affrontava la presa in carico, che è la questione fondamentale. E, quindi, non ci sembra che la social card, peraltro con caratteristiche che dobbiamo ancora capire e che non ci pare coinvolgano le politiche sociali di welfare del territorio, sia la politica più adatta al momento. – Voglio dire che, a meno che non vi siano maggiori precisazioni, può essere certamente utile, ma forse non è la principale per affrontare il tema.
  Sulla decadenza dopo gli otto mesi ha già detto lei, però noi l'abbiamo sempre considerato un fatto piuttosto grave. Ma non perché, come dire, ci siano i furbetti su cui tante volte è stato detto; ma perché nella realtà delle questioni sappiamo che molte famiglie in condizioni di povertà – sono le prassi e i numeri che ce lo dicono – sono monogenitoriali e, quindi, se sono monogenitoriali, non è sempre facile riuscire ad avere un lavoro che, a 100 minuti di distanza, possa essere compatibile con le esigenze familiari. Quindi occorre forse minore durezza su questo caso e ritornare ad una maggiore situazione di flessibilità con proposte che mirino in questa direzione.

  MARIA CECILIA GUERRA. Intervengo di nuovo soltanto per una precisazione, perché non vorrei che ci fosse stata confusione nel mio dire. Non stavo certamente perorando la causa della social card. Segnalavo che, se le due norme vengono lette insieme, danno luogo ad una lettura che, al contrario, considero pericolosissima: riproduce una lettura in cui, come era nella social card di impostazione iniziale che ho contrastato con tutte le mie forze fino a superarla quando sono stata Ministro del lavoro e delle politiche sociali, la povertà è ammissibile solo in certe età o in casi di grave disabilità.
  Dovevo soltanto dire questo per precisazione, non tanto per il nostro interlocutore che penso mi conosca e sappia qual è la mia posizione, ma non vorrei che rimanesse agli atti qualcosa che traviserebbe completamente il mio pensiero. Grazie.

  LORENZO LUSIGNOLI, coordinatore di Alleanza contro la povertà in Italia (intervento da remoto). Non so se è possibile aggiungere qualche considerazione sulla domanda che faceva l'onorevole Guerra, che mi sembra molto interessante. Nel senso che noi dell'Alleanza abbiamo lavorato da dieci anni per l'introduzione di un reddito minimo nel nostro Paese, quindi non siamo assolutamente a favore di una misura che possa essere considerata categoriale, social card o altro. A questo riguardo adesso la illustrazione del portavoce anche per ragioni di tempo è stata piuttosto rapida, ma formuleremo delle proposte di modifica anche direttamente sul testo dell'articolo 59.
  Tra l'altro ci preoccupano due cose in particolare: la prima è la categorialità, che viene introdotta già nel 2013 e che potrebbe essere mantenuta negli anni successivi e l'altra è la questione che il Fondo a sostegno alla povertà che, pur cambiando nome, resta dedicato alla medesima finalità, perde 1 miliardo di euro secondo le tabelle. È prevista una decurtazione di 1 miliardo e 700 milioni: 700 milioni coprono l'aumento, che resta garantito, dell'assegno unico universale dei figli, ma 1 miliardo di euro nella sezione II del disegno di legge è allocato altrove.
  Quindi, ecco, abbiamo faticato negli anni per ottenere un certo finanziamento nella lotta alla povertà e vorremmo comunque che qualsiasi riforma fosse fatta mantenesse il finanziamento intatto, anche perché siamo di fronte a una situazione piuttosto critica: nel Paese sappiamo che il livello di povertà è alto in questi anni Pag. 74insomma, che i costi aumentano e, quindi, questo aspetto ci teniamo sicuramente a salvaguardarlo.
  Per quanto riguarda la categoria della misura ovviamente, se si farà una scelta nell'anno prossimo, innanzitutto è importante che vi sia continuità, quindi, a nostro parere, il reddito di cittadinanza può essere abolito nel momento in cui verranno introdotte una o più misure nuove: non ci deve essere un momento di vuoto, perché sarebbe veramente dannoso per le persone che sono in situazioni di povertà. E poi comunque è raccomandabile che il concetto di reddito minimo resti valido e quindi che la categorialità non sia il futuro obiettivo della nuova misura o delle nuove misure: se sono di più devono coprire tutte le categorie delle persone che stanno in difficoltà economiche indipendentemente dall'età a. Ci tenevo a fare questa puntualizzazione.

  ROBERTO ROSSINI, portavoce di Alleanza contro la povertà in Italia (intervento da remoto). Scusi, noi possiamo mandare i nostri emendamenti?

  PRESIDENTE. Mandi tutta la relazione, deve mandare tutta la documentazione così possiamo poi utilizzarla.

  ROBERTO ROSSINI, portavoce di Alleanza contro la povertà in Italia (intervento da remoto). Entro quando, anche entro domani?

  PRESIDENTE. Entro domani o lunedì. Grazie. Pensavo fosse a conoscenza di questo. Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale italiana trasporti automobilistici – ANITA.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera, l'audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale italiana trasporti automobilistici – ANITA. Do quindi la parola a Giuseppina Della Pepa, prego.

  GIUSEPPINA DELLA PEPA, segretario generale dell'Associazione nazionale italiana trasporti automobilistici – ANITA. Ringrazio innanzitutto per l'invito all'audizione odierna per noi di particolare interesse.
  La nostra Associazione rappresenta le imprese italiane più strutturate di autotrasporto merci e logistica che operano in ambito nazionale e internazionale e sono particolarmente attive anche nel trasporto intermodale. È noto a tutti che le imprese di trasporto e logistica svolgono attività strategiche per il benessere economico e sociale dell'Italia, che rappresenta un driver della crescita e un fattore connettivo e di competitività di grande rilevanza per il sistema produttivo e distributivo. Occuparsi di loro, del loro stato di salute e delle loro prospettive di sviluppo, si configura quindi per noi come un'azione politica necessaria di grande importanza e rilevanza economica.
  Devo dire che anche le imprese di autotrasporto si trovano in questo periodo ad operare in un contesto molto complesso e incerto, oggi, profondamente segnato da dinamiche inflattive e dai fenomeni geopolitici di non facile soluzione che creano anche a loro parecchie difficoltà. Voglio solo citarne alcuni: l'aumento del prezzo del gasolio, del gas, dell'energia elettrica e delle materie prime; le interruzioni delle catene di approvvigionamento; la chiusura di alcuni mercati strategici dovuti al conflitto russo-ucraino e soprattutto alla carenza di lavoratori del settore si stanno aggiungendo alle già complesse sfide conseguenti alla crisi post-pandemica e a quelle derivanti dalla decarbonizzazione del settore dei trasporti, che le nostre imprese stanno affrontando e devono affrontare.
  Quindi pensare a misure di sostegno e sviluppo per questo settore vuol dire porsi l'obiettivo nazionale di migliorare l'offerta e la capacità logistica del Paese per sostenere il sistema produttivo e distributivo e anche per dare competitività all'economia italiana sui mercati nazionali e internazionali.Pag. 75 In questa ottica rappresentiamo alcune proposte che, a nostro avviso, andrebbero considerate nell'ambito del disegno di legge di bilancio.
  Parliamo innanzitutto del caro-energia. Devo dire che abbiamo particolarmente apprezzato gli interventi per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale estesi dal disegno di legge al primo trimestre del 2023. Queste misure sono, come dicevo, di particolare interesse anche per le aziende di trasporto e di logistica.
  Vorrei soltanto fare riferimento alle imprese a forte consumo di energia elettrica, le cosiddette energivore. Ecco, il nostro auspicio è che possano essere ricomprese tra queste anche le imprese che gestiscono magazzini e, in particolare, i magazzini frigoriferi. È chiaro che si tratta di imprese in questo caso che devono affrontare un fortissimo consumo energetico proprio per garantire il mantenimento della catena del freddo.
  Passando alle imprese di autotrasporto, per comprendere quanto il caro-energia pesi sui loro bilanci, basti pensare che il costo del carburante incide per oltre il 30 per cento sui costi totali delle imprese; quindi è impensabile che queste aziende riescano ad assorbire totalmente i significativi aumenti del prezzo che hanno interessato i carburanti da più di un anno e mezzo e non mi riferisco solo al gasolio ma anche ad altri vettori energetici alternativi quali il gas naturale liquefatto (GNL). Al riguardo sottolineo che le imprese che hanno finora investito in veicoli più ecologici si sono ritrovate con costi di gestione più alti per effetto del taglio accise e il conseguente venir meno del rimborso accise; e quindi, in assenza di adeguati sostegni, si rischia in qualche modo di arrestare il processo virtuoso di ammodernamento del parco veicolare.
  Per questo motivo abbiamo accolto con favore le risorse previste dall'articolo 85 del disegno di legge di bilancio per il 2023, pari a 200 milioni di euro, destinati proprio a compensare l'incremento del costo del gasolio.
  Della disposizione di cui all'articolo 85 condividiamo la previsione secondo cui il contributo è destinato unicamente alle imprese aventi sede legale o stabile organizzazione in Italia, tuttavia abbiamo il dovere di sottolineare che l'articolo 85 non produrrà gli effetti immediati che le imprese si aspettano se non verrà fin da subito chiarita la modalità di erogazione del contributo. Quindi, come esplicitato nella proposta emendativa che abbiamo allegato al documento che lasceremo al termine dell'audizione, riteniamo necessario prevedere che il contributo venga riconosciuto sotto forma di credito d'imposta.
  Un altro argomento che desideriamo toccare riguarda il rinnovo del parco circolante. Siamo convinti che per rendere concretamente possibile questo percorso di transizione ambientale ed energetica per il settore, che sia in linea con gli obiettivi europei, dobbiamo partire dallo stato dell'arte, cioè fotografare la situazione del parco veicolare circolante. Ci riferiamo ovviamente ai veicoli automezzi industriali utilizzati nel trasporto merci conto terzi, dove registriamo un'età media dei veicoli pesanti pari a 12 anni e una percentuale superiore al 42 per cento di classe ambientale ante Euro 4; se poi guardiamo all'età media del parco dei rimorchi e dei semirimorchi arriviamo a 17 anni.
  Partendo da questi dati è evidente la necessità di una massiccia politica di rinnovo delle flotte con veicoli a minore impatto ambientale e anche più sicuri. Per questo motivo riteniamo necessario che venga adottato un piano di svecchiamento del parco veicolare con un robusto stanziamento che sia in grado di consentire la dismissione in quattro anni di circa il 50 per cento dei veicoli obsoleti inquinanti, che oggi sono circa 145.000, e la messa su strada di circa 18.000 veicoli all'anno tra veicoli a motore, rimorchi e semirimorchi di ultima generazione. In questo modo avremmo un duplice effetto: le emissioni di CO2 sarebbero ridotte di circa il 50 per cento e avremmo impatti positivi anche in termini di sicurezza stradale.
  Per questo auspichiamo che, nella previsione del disegno di legge di bilancio, sia inserito un fondo ad hoc gestito dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per Pag. 76il prossimo quadriennio a copertura degli investimenti necessari.
  Un ultimo punto che vorrei affrontare riguarda l'intermodalità del trasporto delle merci. Abbiamo visto che nel disegno di legge di bilancio mancano risorse per Marebonus e Ferrobonus. Noi siamo tra quelli che crediamo che il trasferimento delle merci dalla strada verso modalità alternative a minore impatto ambientale, come quella ferroviaria e marittima, giochi un ruolo importante nella configurazione di un sistema di mobilità più moderna e sostenibile; permane, quindi, per noi l'esigenza di prevedere un forte sostegno pubblico al trasporto combinato intermodale strada-mare e strada-ferro con gli incentivi Marebonus e Ferrobonus, ma questo solo a condizione che i meccanismi di assegnazione delle risorse siano modificati.
  In particolare, chiediamo di assegnare il contributo direttamente agli autotrasportatori e non alle società ferroviarie o alle società armatrici come oggi avviene, perché non sono essi i soggetti che compiono la scelta modale di utilizzare il treno o la nave ma la scelta è fatta dai trasportatori, che investono anche ingenti risorse nell'acquisto di unità di carico idonee. Ringrazio per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Sicuramente ci darà il contributo scritto. Do ora la parola ai deputati e ai senatori che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MARIA CECILIA GUERRA. Faccio una rapida domanda. Grazie Presidente, mi scusi acceleravo perché effettivamente siamo qua da circa undici ore a fare audizioni, ci capirete. Mi chiedevo questo, perché voi avete posto tanti temi diversi ma due in particolare.
  Uno, la modalità per ottenere un contributo per quanto riguarda il caro-carburante e l'altro tema riguardante il parco macchine molto vecchio e obsoleto. A me, anche se forse ho capito male, sembra un po' improprio pensare che l'investimento sia pienamente sostenuto con soldi pubblici. Ciò infatti è avvenuto sul bonus del 110 per cento per alcuni motivi, tuttavia era già una previsione molto eccezionale. Di solito può esserci un contributo, ma la spesa rimane ovviamente in larga parte a carico del soggetto che poi lo usa nelle sue attività. Però mi chiedevo se i due temi possono essere collegati: non sto pensando all'annullamento, ma sto pensando piuttosto a un ragionamento di medio periodo, in cui, dal momento che voi ponete la questione generale della transizione ecologica, sia introdotto un tipo di incentivo che aiuti ad affrontare i costi della transizione ecologica ma che, nello stesso tempo, spinga in quella direzione.
  Allora mentre, in questa logica, continuare a pagare carburante per veicoli inquinanti può essere un po' contraddittorio, si potrebbe studiare – con calma, ripeto, non è una cosa che penso per domani o per questa emergenza – un meccanismo che leghi le due questioni: ti aiuto ad affrontare il tema del costo corrente nella misura in cui, però, tu mostri di iniziare a spostarti verso veicoli meno inquinanti. Ecco, non so se mi sono spiegata, però potrebbe essere un pensiero più di lungo periodo.

  GIUSEPPINA DELLA PEPA, segretario generale dell'Associazione nazionale italiana trasporti automobilistici – ANITA. Si è spiegata e la ringrazio per questa domanda. Diciamo che le due questioni non sono scollegate ma certamente fino a quando non saranno pienamente pronte tutte le tecnologie per definire un parco veicolare completamente sostenibile dal punto di vista ambientale, è chiaro che dobbiamo fare i conti con quello che c'è: oggi, da un lato, c'è il gasolio e, dall'altro, la necessità di avere degli incentivi per la sostituzione di veicoli a minore impatto ambientale, ma anche ad alimentazione alternativa. Chiaramente adesso nell'audizione – ma il documento è sicuramente più chiaro – ci riferiamo evidentemente a contributi che aiutano le aziende anche ad essere accompagnate in questo processo di decarbonizzazione, però non c'è dubbio che nel brevissimo e nel breve Pag. 77periodo, dobbiamo fare i conti con quello che c'è e la gran parte dei veicoli al momento sono alimentati a gasolio.

  PRESIDENTE. Grazie, attendiamo la relazione. Nel ricordare che lunedì prossimo 5 dicembre si terranno le restanti audizioni previste sul disegno di legge di bilancio per l'anno 2023, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 21.05.