XIX Legislatura

Commissioni Riunite (V Camera e 5a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Venerdì 2 dicembre 2022

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 3 

Audizione di rappresentanti di CGIL, CISL UIL e UGL (Attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera):
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 3 
Proietti Domenico , Segretario confederale della UIL ... 3 
Fracassi Gianna , Vicesegretario generale della CGIL ... 5 
Ganga Ignazio , Segretario confederale della CISL (intervento da remoto) ... 8 
Capone Francesco Paolo , Segretario generale dell'UGL ... 12 
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 15 
Guerra Maria Cecilia (PD-IDP)  ... 15 
Pagano Ubaldo (PD-IDP)  ... 16 
Lai Silvio (PD-IDP)  ... 16 
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 17 
Capone Francesco Paolo , Segretario generale dell'UGL ... 17 
Ganga Ignazio , Segretario confederale della CISL (intervento da remoto) ... 17 
Fracassi Gianna , Vicesegretario generale della CGIL ... 18 
Francia Barbara , Funzionaria della UIL ... 20 
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 20 

Audizione di rappresentanti di Confindustria (Attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera):
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 20 
Bonomi Carlo , Presidente di Confindustria ... 20 
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 22 
Guerra Maria Cecilia (PD-IDP)  ... 22 
Pagano Ubaldo (PD-IDP)  ... 23 
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 23 
Bonomi Carlo , Presidente di Confindustria ... 23 
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 26 
Carmina Ida (M5S)  ... 26 
Lai Silvio (PD-IDP)  ... 26 
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 27 
Bonomi Carlo , Presidente di Confindustria ... 27 
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 29 

Audizione di rappresentanti di Confapi, Confimi Industria, Conflavoro PMI, Confprofessioni e Alleanza delle cooperative italiane (Attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera):
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 29 
Napoli Francesco , Vicepresidente nazionale di Confapi ... 29 
Ramaioli Fabio , Direttore generale di Confimi Industria (intervento da remoto) ... 31 
Capobianco Roberto , Presidente nazionale di Conflavoro PMI ... 34 
Venturelli Marco , Segretario generale di Confcooperative ... 36 
Mingrone Marco , Responsabile dell'ufficio legislazione di Legacoop ... 37 
Stella Gaetano , Presidente di Confprofessioni ... 38 
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 40 

Audizione di rappresentanti di Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Casartigiani, CNA (Attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera):
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 40 
Taranto Luigi , Segretario generale di Confcommercio ... 40 
Bussoni Mauro , Segretario generale di Confesercenti ... 43 
Panieri Bruno , Direttore politiche economiche di Confartigianato ... 44 
Barduzzi Danilo , Direttore del Centro studi di Casartigiani ... 47 
Antonelli Rolando , Responsabile fiscale di Casartigiani ... 49 
Giovine Claudio , Direttore della Divisione economica e sociale di CNA ... 50 
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 53 
Guerra Maria Cecilia (PD-IDP)  ... 53 
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 53 
Bussoni Mauro , Segretario generale di Confesercenti ... 53 
Taranto Luigi , Segretario generale di Confcommercio ... 53 
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 54 
Carmina Ida (M5S)  ... 54 
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 54 
Taranto Luigi , Segretario generale di Confcommercio ... 54 
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 54 
Carmina Ida (M5S)  ... 54 
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 55 
Taranto Luigi , Segretario generale di Confcommercio ... 55 
Bussoni Mauro , Segretario generale di Confesercenti ... 55 
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 55

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA V COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI GIUSEPPE TOMMASO VINCENZO MANGIALAVORI

  La seduta comincia alle 8.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti di CGIL, CISL, UIL e UGL.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera, l'audizione di rappresentanti di CGIL, CISL, UIL e UGL.
  Do la parola agli auditi per lo svolgimento della loro relazione.

  DOMENICO PROIETTI, Segretario confederale della UIL. La UIL ringrazia le Commissioni bilancio della Camera e del Senato per questa audizione. Noi pensiamo, infatti, che il rapporto tra il Parlamento e le parti sociali sia molto importante per potere affinare i provvedimenti e compiere, da parte del Parlamento, scelte utili al Paese.
  Questo disegno di legge di bilancio contiene un po' di tutto e un po' di niente, nel senso che presenta un insieme di misure, che, però, mancano di una visione di fondo del Paese. Oggi avremmo bisogno di una legge di bilancio che indichi una direzione di marcia, soprattutto puntando sulla necessità di sostenere i redditi da lavoro dipendente e da pensione. Alle porte vi è, infatti, un anno, il 2023, molto complesso dal punto di vista economico, con un forte rischio di recessione e, quindi, c'è la necessità di sostenere i redditi per dare respiro ai consumi e alla domanda interna.
  Sotto questo punto di vista noi proponiamo che ci sia un intervento significativo sul cuneo fiscale. Quello che prevede il disegno di legge di bilancio è la riproposizione di quanto fatto dal precedente Governo: penso che si debba e si possa fare molto di più.
  Richiamando anche la necessità di un intervento immediato, noi abbiamo proposto, ad esempio, la detassazione delle prossime tredicesime, che rappresenterebbe un intervento molto importante per tanti italiani; al contempo, abbiamo proposto che siano detassati gli aumenti contrattuali, frutto anche della contrattazione di secondo livello. Tutti questi interventi sarebbero molto utili a sostenere le buste paga e le pensioni.
  Siamo molto preoccupati anche dal fatto che è stato allargato l'uso dei voucher fino a 10.000 euro: questo indebolisce i rapporti di lavoro e i contratti, riduce le tutele ed è un intervento in direzione della precarietà, nel momento in cui, invece, il Paese avrebbe bisogno di stabilizzare tutti i rapporti di lavoro e dare certezza ai giovani, alle ragazze e ai ragazzi.
  Pensiamo anche che si potrebbe arrivare ad un intervento simile a quello realizzato in Spagna, dove, con un accordo tra Governo, imprenditori e sindacati, si sono di fatto aboliti i contratti a tempo determinato.Pag. 4 Sarebbe un segnale molto importante per dare certezza al futuro delle giovani generazioni.
  Ci trova anche fortemente critici l'estensione della flat tax fino 85.000 euro. Già il provvedimento in vigore è ingiusto, perché tassa in maniera diversa i cittadini, ma questa estensione rafforza tale ineguaglianza, venendo meno il principio della progressività dell'imposizione fiscale. Quindi noi pensiamo che, sotto questo punto di vista, il Parlamento possa e debba fare una riflessione.
  Riteniamo sinceramente inaccettabile l'ennesimo condono fiscale previsto nel disegno di legge di bilancio. È un'ennesima beffa per tutti i lavoratori, le imprese e i pensionati che pagano le tasse e che hanno un rapporto di lealtà con il fisco. In Italia abbiamo bisogno di una forte inversione di tendenza sotto questo punto di vista. La lotta all'evasione fiscale deve essere il primo punto dell'azione, invece, in questo disegno di legge di bilancio ci sono interventi che vanno in direzione opposta, come quello dell'aumento del limite all'uso contante e la possibilità di non usare il POS per i pagamenti fino a 60 euro. Si tratta di una situazione completamente all'opposto di quello che avviene nel resto dell'Occidente. Molto spesso all'estero – recentemente noi abbiamo partecipato a Melbourne al Congresso del sindacato mondiale – anche per bere un caffè bisogna usare la carta di credito. Quindi da questo punto di vista l'Italia è veramente molto indietro.
  La UIL, in particolare, nei mesi scorsi aveva formulato una proposta, in parte accolta dal Governo precedente, relativa a una tassa sugli extraprofitti. Questo disegno di legge di bilancio modifica la relativa norma e addirittura diminuisce la platea delle imprese interessate: infatti, mette a bilancio, come previsioni di incasso, 2,2 miliardi di euro, rispetto ai 12 miliardi previsti dal Governo precedente. Riteniamo si tratti di un errore poiché l'intervento sugli extraprofitti permette di reperire risorse preziose per sostenere i salari e le pensioni.
  Allo stesso modo pensiamo che sia profondamente iniquo il blocco della rivalutazione delle pensioni sopra quattro volte il minimo. È dal 2011 che i pensionati italiani subiscono questo blocco e si tratta di un danno significativo sia per il presente che per il futuro poiché comporterà un mancato incremento anche per gli anni a venire. Quindi chiediamo al Parlamento una riflessione anche sotto questo punto di vista.
  Nel disegno di legge di bilancio non c'è traccia di una flessibilità diffusa per l'accesso alla pensione, come noi abbiamo chiesto. «Quota 103» risponde in minima parte alle legittime aspettative dei lavoratori precoci. Noi pensiamo che 41 anni di contributi possano bastare per andare in pensione, a prescindere dall'età anagrafica. Non viene rafforzata l'APE sociale, che in questi anni è stato un utile strumento di accesso alla pensione. Bisognerebbe togliere tutti quei vincoli burocratici che impediscono ai lavoratori che hanno diritto di accedere all'APE sociale di poter usufruire di questo strumento.
  Su «Opzione Donna» è stato sinceramente fatto un pasticcio. Noi pensiamo che bisogna assolutamente incentivare la natalità e per questo proponiamo uno sconto di un anno per ogni figlio e di valorizzare ai fini previdenziali il lavoro di cura. Invece, se si alza l'età e poi si fa lo sconto, si va in direzione esattamente opposta.
  Riteniamo che sia sbagliata l'abolizione del reddito di cittadinanza. In questi anni di pandemia il reddito di cittadinanza ha svolto un ruolo molto importante per garantire la coesione sociale del nostro Paese. Va migliorato alla luce dell'esperienza che abbiamo vissuto, però va assolutamente mantenuto perché è un elemento importantissimo di contrasto alla povertà.
  Pensiamo che nel disegno di legge di bilancio si potrebbe introdurre il salario minimo legato ai minimi tabellari dei contratti più rappresentativi: sarebbe un altro elemento di aiuto per contrastare il lavoro pagato poco. Pensiamo che su questo il Parlamento possa utilmente dare delle risposte. Sotto questo punto di vista, riteniamo sbagliato non stabilizzare i navigator, che in questi anni sono stati formati: essi rappresentano un patrimonio di risorsePag. 5 professionali che potrebbero e possono essere utilmente utilizzate all'interno della pubblica amministrazione.
  Nel disegno di legge di bilancio poi c'è una grave lacuna, a nostro modo di vedere: non è previsto un intervento importante e significativo per la sicurezza sui luoghi di lavoro. Noi viviamo ogni anno una vera e propria guerra civile con tantissimi morti sul lavoro. Ormai da tempo siamo in prima linea nel sostenere la campagna «Zero morti sul lavoro» e ci aspettiamo che su questo tema il Parlamento dia delle risposte significative.
  Sono necessari anche importanti investimenti nella pubblica amministrazione. Nel disegno di legge di bilancio non c'è un intervento in questa direzione e soprattutto non vi è un legame con gli obiettivi del PNRR.
  Mi avvio alla conclusione dicendo che nella pubblica amministrazione c'è la necessità di aumentare le piante organiche e di stabilizzare i precari. Un intervento che è presente nel disegno di legge di bilancio è l'incremento dell'1,5 per cento dei salari rispetto all'ultimo contratto per i lavoratori che operano nel settore. Noi pensiamo che questo intervento possa essere meglio modulato garantendo una percentuale fissa a tutti i lavoratori. Ciò permetterebbe di sostenere i salari medio-bassi.
  C'è anche la necessità di intervenire nel settore dell'energia, perché gli interventi previsti dal Governo garantiscono aiuti fino a marzo. Sono poi importanti in questa situazione di crisi gli aiuti in direzione delle imprese, però tali interventi, a nostro modo di vedere, devono essere affiancati da una condizionalità: bisogna dare contributi a chi crea buona e stabile occupazione e rispetta i contratti. Invece, molto spesso, tante aziende incassano i contributi e poi vanno nella direzione opposta.
  Nel disegno di legge di bilancio manca completamente l'intervento sulla sanità pubblica. Noi riproponiamo un tema già discusso nell'ultimo anno. Bisognerebbe ricorrere alle risorse del MES sanitario, sono 35 miliardi di euro, che se fossero stati utilizzati già due anni fa avrebbero permesso di risolvere molti problemi del nostro sistema sanitario. Ci vuole coraggio, questo Governo e questo Parlamento utilizzino queste risorse, che sono risorse importanti per il nostro sistema.
  In conclusione, nel disegno di legge di bilancio c'è una grande assenza che riguarda gli interventi nel Mezzogiorno. Se non si sostiene il Mezzogiorno non potrà mai essere avviata quella riduzione, che a nostro modo di vedere deve essere drastica, del divario con il resto del Paese.

  GIANNA FRACASSI, Vicesegretario generale della CGIL. Proverò anch'io nel tempo a disposizione a indicare le nostre priorità: sarà difficile ma ci proviamo.
  Per quanto riguarda il giudizio generale sul disegno di legge di bilancio riteniamo che, proprio per la condizione che sta attraversando il Paese, per il quadro recessivo che si apre e rischia di aprirsi nel 2023 per l'emergenza salariale e per le condizioni materiali delle persone, questo disegno di legge di bilancio non solo non risponda alle necessità del Paese ma abbia un corto respiro rispetto alle misure messe in campo, anzi, a dir la verità, in alcuni casi è proprio un respiro cortissimo, perché buona parte di queste misure – penso a quelle legate all'energia – scadono nel primo trimestre del 2023. Tra l'altro, sostanzialmente si tratta di proroghe di misure già contenute nei decreti-legge cosiddetti «Aiuti», da ultimo il decreto-legge cosiddetto «Aiuti-quater», mentre non si interviene strutturalmente sulla questione dell'aumento dei prezzi dell'energia e sul versante dell'aumento dell'inflazione.
  Aggiungo che l'altra parte della manovra è composta sostanzialmente da «misure simbolo», che però non soltanto non rispondono ai bisogni, e quindi alle necessità, ma addirittura spesso peggiorano le condizioni: penso, per esempio, alle misure fiscali e ai voucher. Aggiungo che, tra l'altro, proprio per il carattere della non strutturalità – "prudenza" non mi sembra il termine adeguato anche rispetto al quadro economico che si sta aprendo di fronte a noi – l'intervento della manovra, accompagnato dall'aumento dei prezzi, rischia di determinare un taglio strutturale a tutto il nostro sistema pubblico, a partire da alcuni Pag. 6comparti pubblici particolarmente delicati come sanità e istruzione. Aggiungo che questo è un problema non soltanto per il definanziamento di questi settori, ma anche perché su questo versante c'è necessità di sostenere quegli stessi investimenti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, che, in assenza di spesa corrente, non possono essere realizzati.
  Ho parlato delle misure in materia di energia elettrica: sono misure che già conosciamo e che abbiamo criticato in occasione di tutti i decreti-legge cosiddetti «Aiuti» poiché non sono selettive e non rispondono alle esigenze di efficientamento e di risparmio. Tra l'altro, proprio perché stiamo parlando di efficientamento e risparmio, ma anche di interventi sulle filiere delle rinnovabili, segnalo, anche qui in Parlamento, che ci sono alcuni regolamenti e alcune comunicazioni dell'Unione europea che forse dovrebbero essere recuperati, da ultimo la comunicazione del 28 novembre scorso.
  Una nostra richiesta riguarda la proroga del bonus bollette, peccato che noi chiedevamo che tale misura venisse estesa fino a 20.000 euro e che fosse accompagnata, analogamente con quanto contenuto nel decreto-legge cosiddetto «Aiuti-quater», della rateizzazione delle bollette. Non si capisce perché per le famiglie non si debba mettere in campo questo tipo di intervento.
  Ma veniamo alle questioni che riguardano in modo più diretto il lavoro e i pensionati. In primo luogo, noi diamo un giudizio negativo delle misure fiscali contenute in questa manovra: sono esattamente l'esempio di quelle misure simbolo che non servono al Paese. Voglio segnalare che queste organizzazioni – mi permetto di parlare anche a nome di UIL e CISL, perché abbiamo una piattaforma unitaria sul fisco – hanno sempre chiesto una riforma strutturale e complessiva sul versante fiscale. Le riforme a pezzi o a pezzettini non ci convincono e nel disegno di legge di bilancio si prevedono interventi, a partire da quello relativo alla flat tax, che rischiano non solo di frammentare il nostro sistema fiscale, ma anche di avere degli effetti esattamente opposti rispetto alle esigenze del Paese, una fra tutte il contrasto all'evasione fiscale. D'altra parte, abbiamo letto anche noi, come credo anche Governo e Parlamento, la relazione allegata alla NADEF che afferma esattamente che questo tipo di intervento non contrasta l'evasione fiscale ma rischia di collocare esattamente sotto soglia un gran numero di contribuenti. È sbagliato soprattutto per le imprese, perché questo non è lo strumento che serve per superare il nanismo delle imprese nel nostro Paese e, anzi, addirittura rischia di agevolarlo. Quindi noi siamo contrari a questa misura e proporremo un emendamento condiviso con le altre organizzazioni su questo tema.
  C'è una seconda questione sul versante fiscale, di cui ha già parlato il mio collega. L'intervento sugli extraprofitti non è un vero intervento sugli extraprofitti: non è un caso che si chiami «contributo straordinario». Infatti, ha una base imponibile diversa, quella IRES, e produce un effetto direi minimale: 2,5 miliardi di euro, a fronte degli 11 o 12 a cui rispondeva la misura precedente. Poi ci sono anche tutta una serie di questioni relative ai rapporti già messi in campo con quella misura, le troverete nella nostra memoria. Si tratta di una misura che non risponde alle necessità del Paese. Tra l'altro noi abbiamo sempre detto che sugli extraprofitti si doveva essere più coraggiosi e non prudenti, come invece questa norma mi sembra che vada a indicare.
  C'è tutto un capo, il capo III, in cui è inserita anche la misura relativa ai POS, che chiediamo al Parlamento di cassare. Si tratta di misure che non contrastano l'evasione fiscale, ma mettono in atto un'operazione che è assolutamente inaccettabile. Si tratta di condoni, poi li potete chiamare «tregue» – gli eufemismi si sprecano –, ma sono condoni. Considerato che in questo Paese ci sono imprese e lavoratori che pagano fino all'ultimo centesimo le tasse, voi non potete pensare che un approccio di questa natura non produca effetti. Direi che un condono tira l'altro, perché ci si aspetta sempre un futuro intervento per evitare di rispondere a quello Pag. 7che è un patto di cittadinanza fondamentale, perché questo significa pagare le tasse in questo Paese. Oltretutto vi segnalo che alla fine quelli che pagano le tasse si sentono anche un filo presi in giro.
  Anche la disposizione relativa ai POS non ci convince affatto, tra l'altro la troviamo veramente una misura rispondente alle istanze più arretrate dell'economia del nostro Paese. È importante, al contrario, garantire maggiore tracciabilità e trasparenza.
  La disposizione sulla decontribuzione per noi è molto importante, ma non è sufficiente, è solo una proroga di quanto già fatto in due tempi da Draghi. Noi chiediamo che per rispondere all'emergenza salariale si ponga in essere un intervento davvero coraggioso. Vi chiediamo che l'intervento sulla decontribuzione venga potenziato ed accompagnato da uno strumento, che secondo noi è molto importante ed esiste già nel nostro ordinamento, che si chiama fiscal drag. Crediamo che aumentare la decontribuzione e rispondere all'aumento dell'inflazione con il fiscal drag rappresentino gli interventi necessari. Ho letto alcune cose sul ceto medio, ma vorrei ricordare che l'85 per cento dei lavoratori italiani e anche dei pensionati – in questo caso però parliamo dei lavoratori – ha un reddito inferiore ai 35.000 euro lordi, il 50 per cento sotto i 20.000 euro lordi.
  In una condizione di aumento dell'inflazione di questa natura occorre rispondere con strumenti adeguati, altrimenti il rischio è quello di una difficoltà sociale di una larga parte della popolazione.
  Sul lavoro si mette in atto un intervento sbagliato in materia di voucher: il tema della precarietà non soltanto è annullato ma è addirittura sostituito con uno strumento che favorisce la precarietà. Come sapete benissimo, sul tema dei voucher abbiamo raccolto un milione di firme nel 2015 e si è evitato il referendum con un intervento legislativo. Crediamo che ampliare questo strumento non risponda alle necessità, né alla necessità legata all'emergenza salariale né a quella di cancellare la precarietà. Dato che il tema della precarietà non viene proprio affrontato in questa manovra, vi segnaliamo due vertenze. Una è stata ricordata dal mio collega, ossia quella dei navigator. Io vi segnalo in aggiunta la vertenza dei lavoratori somministrati presso il Ministero dell'interno agli sportelli immigrazione: sono 1.200 persone che dal 1° gennaio, in assenza di risposte, non vedranno la prosecuzione del rapporto di lavoro.
  Vado rapidamente a concludere. In materia di stato sociale io credo che si determinano le condizioni per un aggravamento della condizione, soprattutto nei settori della sanità e dell'istruzione. Tra l'altro si effettuano delle operazioni incomprensibili sui settori pubblici: vengono attribuite, attraverso dei fondi, risorse che, invece, dovrebbero essere sottoposte a contrattazione. Crediamo che ciò sia anche in contrasto con il testo unico n. 165 del 2001.
  In materia di stato sociale c'è un altro tema che voglio segnalare. Lo diciamo dal punto di vista di chi ha anche criticato la misura del reddito di cittadinanza e ha condiviso, insieme all'Alleanza contro la povertà, la necessità che in questo Paese ci fosse un intervento di contrasto alla povertà, lo diciamo dal punto di vista di chi ha sempre detto che il reddito di cittadinanza è migliorabile e non deve contemplare tutti gli aspetti legati alle politiche attive, dimostrando la coerenza della nostra organizzazione: non è possibile pensare che in una condizione come quella che stiamo vivendo si cancelli dal 2024 l'unico strumento di contrasto alla povertà. E non ci convince affatto la misura transitoria con cui si recupera, tra l'altro, tutta una retorica sui fannulloni, sui «divanisti», che io credo sia inaccettabile, in un contesto in cui si è molto zelanti con i più poveri e poco zelanti, anzi per niente, con gli evasori. Infatti, questo è ciò che leggiamo in questa manovra.
  Quindi siamo assolutamente contrari a questa misura, così come riteniamo che sul versante sociale si debba e si possa fare di più sul tema sanitario. Noi pensiamo che debbano essere rafforzate le risorse in favore del Servizio sanitario nazionale per la non autosufficienza. In materia è stata approvataPag. 8 una legge delega, ma, come sapete, non ci sono le risorse adeguate.
  Anche sulla scuola il disegno di legge di bilancio contiene un'ulteriore operazione di taglio. Infine, relativamente alla previdenza alcune cose le ha già dette il mio collega, io segnalo semplicemente due aspetti. In primo luogo, per quanto riguarda «Opzione Donna» non c'è ovviamente nessun superamento della «riforma Fornero». Noi abbiamo fatto due conti, tra «Quota 103» e «Opzione Donna» stiamo parlando di 11.000 persone che forse potranno accedere alla pensione, quindi si tratta di un numero minimale. Pertanto non si può parlare di superamento della «riforma Fornero». Si tratta di misure che non rispondono alle necessità, neppure alla sacrosanta necessità di mettere in campo una norma che possa garantire la pensione per i più giovani. Questo lo potreste fare. Oltretutto, come giustamente già è stato rimarcato, si pone in essere un intervento di riduzione dell'indicizzazione per i pensionati e lo si fa senza alcun confronto. Noi francamente troviamo che questa impostazione non sia accettabile sul versante delle pensioni.
  Vorrei segnalare altri due temi. Il primo riguarda i LEP. Da tempo noi sottolineiamo che i LEP non possono essere considerati soglie di spesa: prima bisogna identificare i servizi e poi pensare alle risorse. Nel disegno di legge di bilancio si fa esattamente il contrario, anzi si fotografa una disuguaglianza perché si parla di spesa storica e questo non va bene.
  La seconda questione riguarda il Fondo per le infrastrutture ad alto rendimento, di cui non comprendiamo proprio il senso. Pensiamo che vada benissimo, per esempio, mettere in sicurezza ponti e viadotti, però questo fondo si dovrebbe occupare un po' di tutto, incluso il decoro urbano, ed è assolutamente a disposizione del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Vi sono già le risorse del PNRR e quelle di una serie di fondi e non si capisce proprio il senso del citato Fondo in una fase in cui non si fanno investimenti e non si sostengono neppure gli investimenti che sono già previsti.
  Poi ci sono alcuni temi che mancano nel disegno di legge di bilancio. Il Mezzogiorno non c'è, non sono stanziate risorse per il Mezzogiorno. Non c'è nulla sulla cultura: il Fondo unico per lo spettacolo non è neanche citato. Non c'è il rifinanziamento dei fondi di sostegno all'affitto e alla morosità incolpevole. Sul dissesto ci sembra addirittura che ci sia una riduzione delle risorse.
  Tralascio alcuni altri elementi «di colore». Ne cito uno, quello della detassazione delle mance. Sono risibili le motivazioni a sostegno di questo intervento, che dovrebbe favorire il rapporto con la clientela e l'accesso alla professione. Inoltre, nella relazione tecnica si legge che non si prevedono neanche delle entrate da quel tipo di misura. Forse sul turismo e su altri settori molto fragili, invece di introdurre i voucher, si dovrebbero prevedere misure di sostegno per quello che è uno degli asset più importanti del Paese.

  IGNAZIO GANGA, Segretario confederale della CISL (intervento da remoto). Ringraziamo i presidenti e gli onorevoli deputati e senatori componenti delle Commissioni bilancio di Camera e Senato per la convocazione di questa audizione.
  Per noi il giudizio sui contenuti della manovra è articolato: essa contiene misure importanti per fronteggiare l'emergenza a sostegno di lavoratori, famiglie e sistema produttivo, però, per altro verso, rischia di essere ancora debole e insufficiente sul versante espansivo.
  Abbiamo valutato favorevolmente alcuni interventi, perché si collocano in continuità con le scelte assunte dal legislatore in precedenza, che già avevamo valutato favorevolmente, e rispondono a nostre richieste sollecitate nei mesi passati, in quanto oggetto anche di una nostra agenda sociale presentata ai partiti e allo stesso Governo: mi riferisco al potenziamento dell'assegno unico per le famiglie numerose, all'innalzamento della soglia ISEE a 15.000 euro per gli sconti in bolletta, al miglioramento dei congedi parentali, al sostegno dei redditi bassi per l'acquisto di beni essenziali, alla detassazione degli accordi di produttività e alle provvidenze riconosciute alle imprese che assumono e stabilizzano donne Pag. 9e giovani, alla conferma dell'alleggerimento del cuneo fiscale, che per noi è fondamentale, e, in parte, alle previsioni sulle pensioni con «Quota 103».
  Viceversa siamo contrari alle scelte presenti nella manovra in materia tributaria, che non rispondono ai princìpi di equità e di progressività, e dispongono una rimodulazione fiscale penalizzante per i ceti deboli. Così come siamo contrari alla revisione del meccanismo di rivalutazione delle pensioni, che penalizza pesantemente quelle di importo medio. Ma anche le condizionalità introdotte per «Opzione Donna» non vanno nella direttrice auspicata dalla nostra organizzazione.
  Per noi occorre rafforzare le misure di sostegno all'emergenza collegandole a una visione di sviluppo qualificata nelle infrastrutture materiali, in quelle digitali e in quelle sociali, nella crescita, nella ripartenza qualitativa e quantitativa della produzione, soprattutto finalizzata all'occupazione. Riteniamo, pertanto, necessario integrare le risorse anche prendendo in considerazione un nuovo scostamento di bilancio e facendo riferimento ai fondi inutilizzati, nazionali ed europei, incrementando e rendendo esigibile il prelievo sulla speculazione e sugli extraprofitti, da estendere anche ai giganti della logistica e dell'economia digitale.
  Sulla sanità chiediamo di tornare a valutare l'utilizzo del MES, perché le risposte previste nel disegno di legge di bilancio non sono a nostro avviso adeguate.
  È essenziale un'azione incisiva nella lotta all'evasione fiscale, che non emerge. Entrando nel merito, rispetto al fisco e all'articolo 12 in materia di modifiche al regime forfettario, per noi il principio di riferimento per ogni valutazione di sistema è quello costituzionale della progressività. Sarebbe preferibile proseguire sul sentiero di una riforma equa ed equilibrata così com'era stata avviata. Più equo e rispettoso dei principi costituzionali sarebbe far rientrare in progressività i lavoratori autonomi abbassando la prima aliquota al 15 per cento per tutti i contribuenti, come avevamo già proposto.
  La flat tax incrementale per noi ha molte criticità: riguarda una platea ristretta di contribuenti, è temporanea e finisce per configurarsi come un bonus una tantum.
  Sull'articolo 15 in materia di detassazione dei premi di risultato, apprezziamo la riduzione dell'imposta sostitutiva al 5 per cento, ma sottolineiamo che l'intervento non risponde interamente alle nostre richieste di totale esenzione. Noi riteniamo anche indispensabile rendere strutturale la detassazione e non limitare la sua applicazione solo al 2023, come riteniamo necessario modificare la norma che prevede che al superamento della soglia dei 3.000 euro l'intero importo sia riportato in tassazione IRPEF, stabilendo che solo la parte che supera i 3.000 euro sia sottoposta a tassazione ordinaria.
  Sull'articolo 28, che prevede il contributo straordinario e temporaneo sulle imprese che importano e vendono energia elettrica, gas e prodotti petroliferi, riteniamo coerente che il prelievo agisca su incrementi di utile e non meramente sui ricavi. Occorre, poi, che il prelievo sia esteso anche a quelle aziende di altri settori che, parimenti ai distributori di gas ed energia, si stanno avvantaggiando delle attuali condizioni favorevoli.
  Riteniamo che gli articoli da 33 a 48, in materia misure di sostegno al contribuente, abbiano un profilo di criticità perché prevedono una definizione agevolata delle cartelle esattoriali e riteniamo che questo, benché venga mantenuto integro il pagamento dell'intera posta, premi chi non paga.
  Sugli articoli 46, in materia di stralcio dei pagamenti fino a 1.000 euro, e 47, in materia di rottamazione, riteniamo che la rottamazione sia un provvedimento difficilmente giustificabile, perché indebolisce il rapporto di fedeltà fiscale e determina un onere notevole per il prossimo anno.
  Relativamente ai mezzi di pagamento, noi siamo stati sempre contrari all'innalzamento della soglia del contante e siamo per la massima diffusione dei pagamenti tracciabili. Riteniamo che il quadro profilato non sia congruente a una seria lotta all'evasione fiscale.Pag. 10
  Sul mercato del lavoro riteniamo condivisibile una maggiore rigidità delle condizionalità per il percepimento del reddito di cittadinanza, ossia l'obbligo formativo e l'obbligo di prestazioni lavorative di utilità sociale, in quanto le politiche attive vanno considerate un diritto-dovere soprattutto per chi percepisce un sostegno al reddito. Rimane, però, la grande criticità legata al fortissimo ritardo del percorso di rafforzamento dei centri per l'impiego, inadeguati anche per quanto riguarda il personale. C'è la previsione dell'assunzione di 11.600 operatori, ma bisogna prepararli e bisogna preparare meglio anche gli operatori in servizio, altrimenti rischiamo che rimanga sulla carta quanto previsto anche dai programmi europei. Quindi su questo punto bisogna insistere.
  Per quanto riguarda i voucher siamo critici sull'eccessivo allargamento del loro utilizzo, anche rispetto alla vigente normativa che era stata introdotta nel 2017. Le possibilità di assumere a tempo determinato, in somministrazione, con lavoro stagionale sono molteplici. Basta guardare il decreto-legge cosiddetto «Sostegni-bis», che ha finalmente restituito alla contrattazione collettiva, anche aziendale, la possibilità di introdurre causali aggiuntive a quelle previste per legge. Suscita, dunque, contrarietà che le modifiche introdotte intervengano senza un adeguato confronto anche con le parti sociali, poiché si tratta di materia lavoristica e deve essere attivato il confronto. Pertanto, su questo aspetto rileviamo una debolezza.
  Consideriamo positivamente il rafforzamento di incentivi all'occupazione, in particolare giovanile e femminile. È, invece, insoddisfacente il rifinanziamento per 250 milioni di euro del Fondo sociale per occupazione e formazione, considerato che la scorsa legge di bilancio aveva incrementato tale Fondo con 321,4 milioni di euro per il 2022, prevedendo ulteriori 300 milioni di euro annui a decorrere dal 2023. Su questo punto occorre recuperare. Manca inoltre la proroga per il 2023 delle convenzioni fra Ministero lavoro e delle politiche sociali e regioni per la continuazione delle attività socialmente utili e per il pagamento del relativo assegno ai lavoratori.
  Sull'industria riteniamo che ci sia poca attenzione per lo sviluppo di una politica industriale nazionale strutturata e similare a quella di altri Paesi. Non troviamo traccia del programma Impresa 4.0, che, invece, riteniamo accompagni positivamente l'economia. Valutiamo, invece, positivamente il rifinanziamento dei contratti di sviluppo e il potenziamento dell'amministrazione finanziaria.
  Ci preoccupa molto lo stanziamento in bilancio sulla sanità: 2,150 miliardi di euro potrebbero essere non pochi se non dovessero essere investiti 1,4 miliardi di euro sui maggiori costi energetici. Nessun cenno viene fatto in materia di stanziamenti per assunzioni e stabilizzazioni. Il sistema è fortemente penalizzato per le regole assunzionali pregresse e a breve si rischia lo stallo.
  Sulla previdenza, è positivo l'esonero contributivo del 2 per cento a vantaggio del lavoratore per retribuzioni entro 2.692 euro con l'ulteriore incremento dell'1 per cento per quelle che non superano i 1.538 euro. Occorre tuttavia che tale ulteriore incremento sia esteso anche ai redditi fino a 35.000 euro.
  Apprezziamo la previsione di un esonero contributivo totale per i datori di lavoro privati che tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2023 assumano beneficiari di reddito di cittadinanza con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, ovvero procedano a trasformazioni dei contratti di lavoro a termine. Inoltre valutiamo positivamente la proroga al 2023 degli esoneri contributivi per l'assunzione di giovani donne. In ogni caso, queste forme di esonero non dovrebbero mai pregiudicare il calcolo pensionistico.
  La pensione anticipata flessibile con requisiti minimi di 62 anni di età e 41 di contributi è una risposta parziale alla richiesta di introduzione di meccanismi di flessibilità nel sistema previdenziale. Consente di limitare lo scalone che scatterebbe con l'applicazione integrale della legge Monti-Fornero, ma presenta molti limiti: troppa rigidità nei requisiti di accesso, incumulabilità con il lavoro pregresso e, soprattutto, Pag. 11il tetto dell'importo della pensione entro cinque volte il trattamento minimo fino ai 67 anni di età. E poi c'è un minore effetto per le donne, che vedono l'anticipo limitarsi a soli dieci mesi al massimo rispetto alla pensione anticipata ordinaria, che si riduce ulteriormente nel pubblico impiego a quattro mesi. La nostra richiesta è quella di prevedere una pensione anticipata con 41 anni di contributi non vincolata all'età e la possibilità di pensionamento anticipato a partire dai 62 anni di età con requisiti inferiori.
  Per la CISL sono condivisibili meccanismi di incentivo alla permanenza al lavoro, però gli stessi non devono mai penalizzare l'importo della futura pensione, pertanto va rivista la norma di cui all'articolo 54. Reputiamo positiva la proroga dell'APE sociale, tuttavia, noi riteniamo che tale misura debba essere allargata ad altre categorie.
  Non condividiamo, così come è stata configurata, la misura «Opzione Donna». L'accesso a tale misura non può essere condizionato con i paletti che sono stati previsti, perché si tratta di ulteriori oneri a carico delle lavoratrici che restringono enormemente la platea delle potenziali beneficiarie. Noi chiediamo il ripristino della misura senza alcuna condizionalità e all'originaria età di 58 anni – 59 anni per le lavoratrici autonome – con 35 anni di contributi.
  Sull'articolo 58, relativo al meccanismo di calcolo della perequazione delle pensioni, esprimiamo una valutazione negativa. Dalla relazione tecnica è chiaro che tramite questa disposizione si vuole fare cassa, poiché nell'arco di dieci anni ammontano a 36 miliardi di euro, al netto degli effetti fiscali – sarebbero oltre 54 miliardi di euro considerati anche gli effetti fiscali – i risparmi derivanti da questa discutibile scelta politica. Noi riteniamo che tale disposizione non dovesse minimamente apparire nel disegno di legge di bilancio. Le pensioni oltre quattro volte il minimo, ossia 2.101 euro, fatta salva la norma di salvaguardia, risultano penalizzate, considerato che una tale pensione corrisponde a 1.600 euro netti: non si tratta di un importo privilegiato. L'incremento straordinario per il 2023 e il 2024 previsto per le pensioni minime è apprezzabile nell'intenzione, però, facendo i calcoli, l'importo non è adeguato. Quindi chiediamo che la rivalutazione sia rivista in senso migliorativo e che siano maggiormente sostenuti i trattamenti pensionistici più bassi.
  Lamentiamo anche noi che il Mezzogiorno, con le sue criticità e i rischi di povertà, è assente dal disegno di legge di bilancio. Occorre recuperare questo tema e occorre concretizzare il vincolo della spesa del 40 per cento delle risorse del PNRR nel Mezzogiorno. Come ho già detto, apprezziamo, invece, il rifinanziamento dei contratti di sviluppo.
  Valutiamo positivamente i 50 milioni di euro stanziati nel 2023 dall'articolo 138 per la progettazione a favore degli enti locali e il fondo di 10 milioni di euro annui per il periodo 2023-2026 per l'assistenza tecnica specialistica in favore dei piccoli comuni, in quanto agevola la realizzazione degli interventi previsti nel PNRR.
  Rispetto all'adeguamento dei termini di attuazione del federalismo regionale alle scadenze previste dal PNRR, di cui all'articolo 141, noi riteniamo si tratti di una disposizione da valutare positivamente in quanto coordina i tempi di attuazione del federalismo fiscale con la tempistica del Piano.
  Rispetto alla determinazione dei LEP ai fini dell'attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, valutiamo positivamente le disposizioni che disciplinano in funzione acceleratoria la determinazione dei LEP. In ogni caso, si tratta di temi che debbono essere oggetto di confronto ampio e partecipato con le parti sociali, con il Parlamento e con gli enti locali, perché occorre rafforzare la coesione e l'unità nazionale, assegnando allo Stato un forte ruolo perequativo.
  Valutiamo positivamente le disposizioni sui segretari comunali, nonché quelle per attenuare l'impatto dei costi dell'energia. Tuttavia, queste ultime terminano nel primo trimestre del 2023 e non nego che questo aspetto ci preoccupi.Pag. 12
  Le norme relative alla scuola, contenute negli articoli 98, 99, 100 e 101, presentano delle debolezze. Riscontriamo posizioni apprezzabili sotto il profilo della volontà, ma non sono accompagnate dalle risorse necessarie per rispondere alle richieste di riorganizzazione e a quelle in materia di istruzione e di merito. In tal senso mi riferisco anche alle borse di studio.
  Sulla casa, da tempo chiediamo di mettere in campo un piano pluriennale di edilizia residenziale pubblica e di rifinanziare con almeno 250 milioni di euro annui il Fondo a sostegno degli affitti e il Fondo morosità incolpevole.
  Venendo alle politiche sociali, valutiamo positivamente il rafforzamento dell'assegno unico e il congedo parentale all'80 per cento della retribuzione, ma tale misura andrebbe prevista anche per i papà. Sulle disposizioni di riordino delle misure per il sostegno alla povertà e all'inclusione lavorativa, riteniamo che la soppressione del reddito di cittadinanza nel 2024 sia un passo indietro rispetto al contrasto della povertà. Sul Fondo per le periferie inclusive occorre fare di più, riconoscendo il lavoro di cura, quello dei caregiver, e qualificando quello professionale degli assistenti familiari.
  In tema di infrastrutture, occorre aggiornare i prezzari semestralmente, anche tramite mezzi informatici. Sulla revisione dei prezzi occorre porre molta attenzione, evitando di ricadere sul massimo ribasso. Questo aspetto ci preoccupa e lo avevamo bloccato con il Governo Draghi. In merito ai territori che hanno subìto calamità naturali, noi vorremmo che fosse reintrodotta la struttura di missione che riconsegni il ruolo originale a Casa Italia.
  Troverete tutti gli approfondimenti sui temi che ho trattato nella nostra memoria, che è molto ricca.

  FRANCESCO PAOLO CAPONE, Segretario generale dell'UGL. Cercando di stare nei tempi disponibili, rimando per ulteriori approfondimenti a un documento più esteso che depositeremo presso le Commissioni.
  L'attuale contesto sociale, economico e politico, sul quale pesano gli effetti della pandemia e del conflitto bellico causato dall'invasione russa di parte del territorio ucraino e la conseguente impennata dei prezzi energetici e delle materie prime, impone agli attori in campo un atteggiamento responsabile, a cui la nostra organizzazione non vuole ovviamente sottrarsi.
  L'UGL in questo senso, prima di alcune considerazioni generali, intende segnalare in via prioritaria possibili correttivi volti ad integrare il disegno di legge di bilancio nel rispetto dei saldi complessivi.
  In particolare, proponiamo l'estensione della tassa piatta incrementale, quella contenuta nell'articolo 13, ai lavoratori dipendenti che nel corso dell'anno svolgono prestazione di lavoro occasionale con ritenuta d'acconto e con contratti di lavoro a tempo determinato o stagionale e anche part time, ovviamente nei limiti reddituali previsti dalla normativa vigente.
  Un secondo intervento che proponiamo, e che è già stato richiesto, è relativo all'articolo 15 e riguarda l'azzeramento o la riduzione dell'aliquota sostitutiva del 5 per cento sui contratti e sugli accordi collettivi di produttività, in caso di introduzione di strumenti di partecipazione dei lavoratori, in linea con i princìpi contenuti nell'articolo 46 della Costituzione.
  Sarebbe, inoltre, necessario dare la possibilità alle aziende, anche attraverso un accordo collettivo, di erogare ai propri dipendenti misure di welfare aziendale, i cosiddetti free benefit, defiscalizzati fino a 3.000 euro, in un'ottica di sostegno al reddito, di conciliazione dei tempi della vita e di adozione di stili di vita più salutari e sostenibili.
  Un'altra proposta a cui teniamo particolarmente è quella di prevedere la possibilità per i comuni e per gli ambiti territoriali sociali di utilizzare in tutto o in parte, in via eccezionale ovviamente, le somme in bilancio non impegnate alla data del 31 dicembre 2021, al fine di utilizzarle per misure di contrasto alla povertà ai sensi del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, norma che istituisce il reddito di cittadinanza.
  Proponiamo anche l'innalzamento della soglia per essere considerati familiari a carico, in attesa di un'organica riforma del Pag. 13fisco, che auspichiamo, credo, tutti quanti. Infine, proponiamo l'eliminazione delle condizionalità per l'accesso alla misura «Opzione Donna», contenute nell'articolo 56, in cui si fa riferimento, in alternativa, all'assistenza di un familiare con disabilità, alla riduzione della capacità lavorativa e alla condizione di lavoratrice licenziata o dipendente da impresa nella quale è attivo un tavolo di confronto della gestione della crisi. Quindi, questi sono gli interventi che chiediamo in via prioritaria e a saldi invariati.
  Premesso ciò, nell'incontro avuto con il Presidente del Consiglio dei ministri, l'onorevole Giorgia Meloni, il 9 novembre scorso, la nostra organizzazione sindacale ha posto l'accento su alcune emergenze da affrontare in tempi rapidi e sulla necessità di aprire e consolidare il confronto fra l'Esecutivo e le parti sociali, naturalmente nel rispetto del ruolo istituzionale di chi è chiamato a contribuire a questo dibattito e di chi, invece, è chiamato a prendere decisioni nell'interesse complessivo del Paese. In particolare, l'attenzione si è concentrata su cinque emergenze: il potere d'acquisto degli stipendi e delle pensioni; il sostegno alle famiglie e alle imprese per fronteggiare i rincari energetici; l'occupazione dei giovani e delle donne; la definizione di nuove regole per accedere alla pensione; gli investimenti nella sanità. Tenuto conto delle condizioni iniziali e ribadendo la necessità di ridurre il gap territoriale che oggi penalizza il Mezzogiorno – come è stato già evidenziato – e anche diverse aree arretrate del Centro-Nord, il presente disegno di legge interviene sulle criticità che avevamo individuato, non esaurendo però il percorso, ma ponendo le basi per quello che deve e può diventare un confronto proficuo con il Governo e in sede parlamentare, già nel nuovo anno e nel corso dell'intera legislatura, per dare al Paese le riforme richieste dalle famiglie e dalle imprese.
  Andando, quindi, per ordine, il disegno di legge di bilancio interviene rafforzando il potere d'acquisto degli stipendi e delle pensioni. Naturalmente le risorse al momento disponibili non sembrano permettere interventi più incisivi, anche se l'aver confermato e rafforzato il taglio del cuneo fiscale sugli stipendi è sicuramente un'indicazione utile su come si intende intervenire.
  Sul versante delle pensioni, la rivalutazione degli assegni in ragione dell'incremento del costo della vita si è resa necessaria. La scelta di modulare tale rivalutazione in maniera percentuale rispetto all'ammontare dell'assegno non è nuova nella normativa nazionale ed è dettata dalla considerazione che, stanti le risorse disponibili, una perequazione piena avrebbe comportato oneri difficili da sostenere e questo lo comprendiamo. Segnaliamo, peraltro, il paradosso che trattandosi di incrementi percentuali – su questo va fatta una riflessione – il beneficio maggiore, in realtà, sarebbe andato proprio ai redditi più alti, come per gli stipendi anche per gli assegni pensionistici. Il recupero e il rafforzamento del potere d'acquisto passa anche attraverso una coerente riforma fiscale, nel senso della semplificazione e della progressiva riduzione delle aliquote e degli scaglioni e di un adeguato sistema di detrazioni e di deduzioni in linea con il dettato costituzionale.
  Sempre in tema di fisco, a margine si segnala l'importanza di valutare con attenzione il contenuto dell'articolo 60, relativo alle misure di semplificazione in materia di ISEE. Questo pure è un altro elemento particolarmente delicato. L'aumento esponenziale dei costi energetici sta avendo effetti sui budget delle famiglie e delle imprese. L'intervento contenuto nel disegno di legge di bilancio, che segue i precedenti adottati con decreto-legge, è, quindi, molto apprezzato, come pure è significativa l'azione che dovrebbe portare verso una maggiore indipendenza energetica. È, però, opportuno evidenziare alcuni aspetti. In primo luogo segnaliamo la necessità di monitorare con attenzione quanto accade, con l'obiettivo di intervenire nuovamente nei prossimi mesi se i prezzi energetici dovessero continuare ad essere eccessivi e se, soprattutto, non si riuscisse ad arrivare a un accordo in sede europea sui tetti e sulle modalità di formazione di questi prezzi, Pag. 14cosa che influenza direttamente le stesse decisioni dell'ARERA, che spesso finiscono per pesare proprio sulle famiglie più fragili.
  In secondo luogo, lo strumento del credito d'imposta, benché impiegato da tempo anche in situazioni analoghe, presenta comunque il forte limite derivante dal fatto che le imprese potrebbero non avere la liquidità di cassa per far fronte alle richieste dei fornitori. In tal senso, occorre agire pure sul versante della rateizzazione per le famiglie e della concessione di garanzie pubbliche sui prestiti.
  In terzo luogo, la necessità di razionalizzare alcune voci presenti nella bolletta energetica non può portare a decisioni che potrebbero rivelarsi controproducenti: si pensi, ad esempio, ai contenuti dell'articolo 6, che andrebbe espunto dal testo, sugli oneri legati al decommissioning delle centrali elettronucleari.
  L'occupazione si favorisce attraverso strumenti di carattere fiscale e contributivo e con l'avvio delle opere, in questo senso la decontribuzione sulle assunzioni stabili è sicuramente apprezzabile, come pure l'impegno a favorire le imprese che assumono. Da sole però queste misure non sono sufficienti a generare nuova occupazione. Parallelamente, infatti, è fondamentale agire sul versante del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che rimane una grande opportunità di rinnovamento del Paese, ma che al momento appare fortemente in bilico soprattutto quando a gestire le risorse sono i piccoli e i medi comuni, che lamentano da anni una criticità rispetto agli organici. In questo senso, oltre a quanto già previsto, andrebbero introdotte ulteriori norme di semplificazione sulle assunzioni delle professionalità necessarie al conseguimento degli obiettivi indicati nelle missioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
  La qualità dell'occupazione passa, invece, da due azioni: il consolidamento della contrattazione collettiva e delle relazioni industriali, anche attraverso l'introduzione di forme di partecipazione dei lavoratori, in linea con l'articolo 46 della Costituzione, che abbiamo già citato, e il rafforzamento delle misure di contrasto al lavoro sommerso e per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici. Il disegno di legge di bilancio potrebbe essere integrato in questo senso con la previsione di stanziamenti specifici, fungendo così da volano per il confronto che il Governo e le parti sociali avranno nel nuovo anno.
  In tale scenario è fondamentale dare sostegno e continuità nel tempo a strumenti come il Programma Gol e il Fondo nuove competenze, valorizzando il ruolo degli enti paritetici per la formazione continua e avviando un confronto con la Commissione europea per escludere gli investimenti in formazione e quelli per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro dal novero di quelli classificabili come aiuti di Stato. Il tutto senza dimenticare ovviamente la centralità del pubblico impiego e l'importanza di assicurare il rispetto delle condizioni contrattuali e delle clausole sociali nelle partecipate di Stato e nelle amministrazioni territoriali.
  Il richiamo alla qualità dell'occupazione è strettamente connesso anche ad un altro aspetto, quello del contrasto alla povertà estrema. È di tutta evidenza che soltanto attraverso l'inserimento occupazionale la persona può uscire da uno stato di dipendenza assistenziale. Su questo tema l'UGL ribadisce due cose: in primo luogo, è fondamentale un'azione a sostegno delle famiglie più disagiate economicamente e socialmente, ma anche che ogni intervento sia focalizzato al conseguimento di una sempre maggiore autonomia delle persone coinvolte, al netto delle condizioni psicofisiche degli stessi, che devono essere compatibili con l'attività lavorativa o professionale, in linea pure con l'evoluzione tecnologica. Si pensi, per esempio, alle potenzialità dello smart working e della domotica: si tratta di una partita che si gioca sul senso di responsabilità delle persone beneficiarie del sostegno al reddito.
  La nuova occupazione passa anche dal cambio generazionale, aspetto connesso alle regole per il pensionamento. Pur con delle criticità, il disegno di legge di bilancio interviene in materia previdenziale, aspetto sicuramente apprezzabile, in quanto permettePag. 15 di sterilizzare l'impatto al 1° gennaio della riforma Fornero.
  La proroga dell'APE sociale è sicuramente condivisibile, mentre andrebbe valutata l'ipotesi di riaprire l'APE finanziaria, al netto dell'appetibilità dello strumento – quindi su base assolutamente volontaria –, che prevede un ruolo attivo del sistema bancario.
  Ho già detto di «Opzione Donna» e della nostra proposta volta ad eliminare le tre condizionalità alternative introdotte. L'introduzione di «Quota 103» deve essere interpretata come una soluzione ponte verso «Quota 41» senza altri vincoli e l'adozione di strumenti di flessibilità in uscita.
  Il disegno di legge di bilancio, infine, fornisce una prima risposta a una grande emergenza, quella della tenuta del sistema sanitario nazionale, stanziando risorse ulteriori rispetto al passato. Anche in questo caso si è davanti all'avvio di un percorso che deve guardare alla dotazione infrastrutturale, ma anche alla valorizzazione delle professioni e delle condizioni economiche del personale già in servizio o con contratti a tempo determinato ed alla formazione delle nuove generazioni, attraverso un'attenta valutazione dell'effettivo fabbisogno di medici e di personale specializzato.
  Rimandando alla documentazione che consegneremo per un commento specifico sui singoli articoli, si ribadisce in chiusura l'importanza che lo Stato sia presente a sostegno degli asset strategici per ogni economia avanzata, dalla siderurgia al trasporto aereo, passando per le telecomunicazioni.

  PRESIDENTE. Do la parola ai deputati e ai senatori che intendono intervenire per formulare quesiti e osservazioni.

  MARIA CECILIA GUERRA. Ringrazio tutti gli auditi. Devo dire che il materiale che ci avete messo a disposizione è tantissimo e speriamo di avere presto – Presidente, le chiedo quando sarà possibile – la documentazione depositata in formato cartaceo, perché effettivamente credo che dovremmo tornare su vari punti.
  Io vorrei fare alcune domande e chiedere alcune precisazioni. Vado in ordine inverso. Per quanto riguarda l'ultimo intervento del rappresentante dell'UGL, ci sono due passaggi che non ho capito. Il primo riguarda le perplessità rispetto alla precompilata ISEE, che mi sembra, invece, un elemento di semplificazione molto importante, a cui si sta lavorando da tanto tempo, e quindi non ho capito perché questo solleciti le vostre perplessità.
  L'altro chiarimento è relativo a un'affermazione che mi ha lasciato perplessa riguardante l'indicizzazione delle pensioni, in quanto voi avete detto che l'indicizzazione piena sarebbe stata costosa. Ma l'indicizzazione piena era già finanziata poiché era già nel tendenziale. L'operazione che è stata fatta è quella di tagliare un'indicizzazione che era già prevista per finanziare altre misure: scelta ovviamente legittima, che io però non condivido. Quindi mi sembrava di avere capito che voi date, invece, un'interpretazione rovesciata.
  Per quanto riguarda l'intervento del rappresentante della CISL, volevo anche in questo caso chiedere un chiarimento. Infatti, è stato affermato che «Quota 103» è un elemento che aiuta a evitare lo scalone Fornero. Certamente io vedo un problema, poiché l'uscita è molto avanzata e senza flessibilità, ma non vedo lo scalone, quindi volevo capire a quale scalone ci si stesse riferendo.
  Voi apprezzate l'intervento a favore delle famiglie numerose e anche io lo apprezzo, ma volevo capire – non è esattamente il tema di questo disegno di legge di bilancio – cosa pensate allora del quoziente familiare che, così com'è stato introdotto nel decreto-legge cosiddetto «Aiuti-quater», penalizza le famiglie numerose, in quanto una famiglia con quattro, cinque, sei figli ha esattamente lo stesso peso di una famiglia con tre figli.
  Per quanto riguarda l'intervento della rappresentante della CGIL sono rimasta molto colpita dall'annotazione sul fiscal drag. Credo che dovremmo collettivamente porre attenzione a questo tema. Infatti, in un contesto in cui c'è una richiesta, anche da parte di alcuni di voi, su alcuni aspetti particolari del sistema volta a una «piattizzazione», e, quindi, a una fuoriuscita dal Pag. 16sistema di progressività, il tema del fiscal drag, che è un tema che riguarda proprio quello che resta del sistema fiscale progressivo, prevalentemente destinato ai lavoratori dipendenti e ai pensionati, ampliando, ovviamente dal mio punto di vista, le ingiustizie che già ci sono e che sono legate alla diversità di prelievo a parità di reddito, crea un'ulteriore ingiustizia scarsamente giustificata.
  Così come mi sembra interessante porre attenzione al tema della rateizzazione delle bollette, che non è prevista per le famiglie. Per quanto riguarda i voucher non ho capito il giudizio dell'UGL su questo tema, che colpisce molto la mia e la nostra sensibilità, perché si tratta di un ulteriore momento di precarizzazione, mentre nell'intervento, ad esempio, del rappresentante della CISL ci veniva spiegato che già i contratti di lavoro prevedono causali aggiuntive per permettere forme di assunzione a tempo articolato in mille modi, per cui questa questione dei voucher è molto preoccupante.
  Volevo fare un'altra domanda che riguarda le condizionalità, specificamente alla rappresentante della CGIL. Volevo chiedere che cosa pensa dell'eventualità di introdurre delle condizionalità anche rispetto alle politiche di decontribuzione nell'assunzione, in particolare, delle donne, relativamente al fatto che questa decontribuzione sia, sì, riconosciuta, ma non a fronte dell'ulteriore precarizzazione del lavoro femminile attraverso assunzioni part time o a tempo determinato di durata molto limitata.

  UBALDO PAGANO(intervento da remoto). Ringrazio anch'io gli auditi. Ritenete che la platea di «Quota 103» e «Opzione Donna», con le modifiche ai requisiti che sono state introdotte, possa essere conforme alla proiezione che il Governo ha immaginato di circa 44.000, 45.000 persone interessate o pensate si tratti di una platea maggiore o minore?
  Poi, su tutta la questione della detassazione delle mance, dei benefit e dell'introduzione dei voucher, non ritenete che queste misure possano avere un effetto sostitutivo di contratti a tempo determinato, anche con l'intento elusivo del pagamento degli oneri sociali? E se così fosse, questo non metterebbe ancora più a rischio i conti abbastanza precari dell'INPS?
  Poi ho sentito la rappresentante della CGIL fare un riferimento ai fondi per la sanità e mi piacerebbe entrare più nel merito di questo argomento e sentire anche l'opinione degli altri auditi. Il finanziamento della sanità, per la prima volta sul tendenziale diminuisce dal 7 al 6 per cento dopo cinque anni di crescita costante, al netto di quelli che sono gli aumenti previsti, che praticamente saranno erosi al cento per cento a causa del rincaro dei costi energetici. Ritenete che tutto questo, che peraltro porrà delle condizioni straordinariamente difficoltose quando andremo a terminare il piano integrato di medicina del territorio, che passa attraverso vari nominalismi, tra cui le case di comunità, ponga il rischio evidente che si vadano a realizzare le scatole ma poi non ci siano le risorse per finanziare la spesa corrente per far sì che quelle strutture possano essere vissute dagli operatori sanitari, dai medici e da tutti coloro i quali fanno funzionare la medicina del territorio? Con la beffa doppia che avremmo utilizzato cospicue risorse del programma europeo, però non saremo nelle condizioni di farlo funzionare a regime.
  Pongo un'ultima domanda, ossia se possa essere utile una proroga dei requisiti previsti dalla cosiddetta «legge Madia», specie per la stabilizzazione e in settori di contrasto all'emarginazione, come sono le strutture sanitarie, quelle sociosanitarie e i servizi sociali. Mi riferisco essenzialmente a quella norma che è stata introdotta lo scorso anno, che addirittura interveniva sulla possibilità di dimezzare il tempo intercorso per poter acquisire il beneficio di stabilizzazione da trentasei a diciotto mesi, nonostante alcuni degli operatori, soprattutto gli operatori sanitari assunti durante l'emergenza sanitaria, rischiano per qualche settimana, qualcuno addirittura per qualche giorno, di non rientrare nel requisito dei diciotto mesi.

  SILVIO LAI. Presidente, intervengo solo per fare due domande, senza nessun particolarePag. 17 commento. La prima è rivolta alla rappresentante della CGIL. Mi ha colpito un passaggio e chiedo se è possibile in qualche modo approfondirlo meglio. La dottoressa Fracassi ha sollevato un tema relativo a un rischio per il PNRR, vorrei che in qualche modo lo rappresentasse meglio per capirlo e perché resti a verbale in maniera più precisa. Mi riferisco al fatto che senza spesa corrente in alcuni settori – vorrei che in qualche modo li specificasse – si rischia di non raggiungere gli obiettivi del PNRR. Questo mi pare un elemento di una notevole gravità. Le altre domande che avrei posto le hanno già fatte i colleghi.
  Invece, c'è un tema che voglio porre al rappresentante della CISL. Egli è intervenuto con grande precisione con moltissime e puntuali osservazioni, tuttavia io volevo capire qual è il giudizio complessivo sul disegno di legge di bilancio. Vorrei capire se ritiene che la manovra nel suo insieme corrisponda ad una capacità del Paese di resistere a un'inflazione a due cifre e alla sua necessità di crescere per reagire a questa inflazione a due cifre, oppure no. In particolare, cosa c'è nel disegno di legge che va in direzione dei più giovani e del supporto ai più giovani e cosa c'è che va in direzione del supporto al ceto medio, posto che ha denunciato il fatto che nei prossimi dieci anni sono 36 miliardi di euro i risparmi che si otterranno dal mancato mantenimento della revisione delle pensioni, e che quindi si fa cassa su pensioni che sono da 1.600 euro netti.

  PRESIDENTE. Do la parola agli auditi per la replica.

  FRANCESCO PAOLO CAPONE, Segretario generale dell'UGL. Sul tema dell'ISEE ovviamente non siamo contrari alla semplificazione, ben venga. La nostra preoccupazione è legata al fatto che ciò potrebbe comportare una riduzione, quindi un risparmio effettivo per le casse pubbliche, nella dotazione del fondo dell'ISEE, e contemporaneamente, però, aumenterà, per tutto quello che è previsto in questo disegno di legge di bilancio – ed è un dato di tendenza importante –, il numero di persone che dovranno ricorrere all'ISEE per accedere alle agevolazioni e alle previdenze che sono previste. Parlo, quindi, del combinato disposto della diminuzione del fondo e dell'aumento delle richieste di certificazione dell'ISEE, rispetto a una semplificazione che dobbiamo vedere quali effetti porterà. Infatti, oggettivamente, ricorrono all'ISEE sempre le fasce che hanno una più bassa capacità di accesso allo strumento e all'autodeterminazione dello strumento. Quindi, abbiamo questo tipo di preoccupazione. In proposito abbiamo sentito pure la Consulta nazionale dei CAF, che manifesta un'apprensione rispetto a un volume di lavoro probabilmente aumentato e a una diminuzione di risorse previste, con un effetto, poi, di un sempre minore servizio reso al cittadino ultimo, all'utente, che poi è quello che ne ha bisogno. Quindi, la nostra preoccupazione è solo in questi termini. Se si lasciasse la stessa dotazione e si sperimentasse la semplificazione sarebbe molto più tranquillizzante per tutti. Poi, dopo un anno, si potrebbe verificare se effettivamente non ci sono state difficoltà, perché la facilitazione della compilazione dell'ISEE diventa personale. Allora ben venga tale misura.
  Anche sull'indicizzazione delle pensioni, non è che non avremmo apprezzato l'indicizzazione piena, ma ci rendiamo conto che con le risorse a disposizione e data la struttura complessiva della manovra, costruita ovviamente da un Governo che c'era prima e, quindi, con tutti quanti i limiti del caso, forse un intervento si sarebbe dovuto attuare con il ricorso alle deduzioni, sulla scorta di quello che già si fa in altri settori. In realtà l'aumento percentuale – l'abbiamo pure detto – dà di più a tutti, ed è una legittima aspettativa, ma dà pure a chi ne ha meno bisogno. Pensiamo che se uno sforzo deve essere fatto, date le condizioni, dovrebbe essere probabilmente quello di intervenire proprio in favore dei soggetti che hanno di meno. Per far questo ovviamente occorre creare una proporzionalità inversa ovviamente e quello delle deduzioni può essere un sistema adeguato.

  IGNAZIO GANGA, Segretario confederale della CISL (intervento da remoto). RispondoPag. 18 in primo luogo all'onorevole Guerra, relativamente a «Quota 103». «Quota 103» è una risposta che noi riteniamo intermedia perché vogliamo aprire un tavolo di riforma complessiva della legge Fornero. Pertanto, vediamo tale misura nello spirito di uno strumento che consente di traguardare un obiettivo, che non è sicuramente quello di una misura quale «Quota 103». Ho detto anche che non condividiamo gli ulteriori paletti che sono stati introdotti, in particolare quello relativo a cinque volte il trattamento minimo.
  Relativamente al quoziente familiare, noi, da che è stata varata la legge sul reddito di cittadinanza, proprio su questo tema abbiamo proposto innumerevoli volte elementi di correzione, perché riteniamo che, in particolare, le famiglie numerose, da lei citate, non hanno mai trovato un'adeguata risposta. C'è una debolezza in termini di equità già nella legge in questione. Quindi, insistiamo sul fatto che le famiglie numerose debbano essere agevolate attraverso il sistema del sostegno sociale.
  Sul tiraggio delle misure proposte, cito l'esempio di «Quota 103», noi abbiamo una grandissima esperienza: il tiraggio massimo, ossia la platea dei beneficiari, è di 44.000 soggetti e sappiamo che anche rispetto a strumenti ben più convenienti il tiraggio ha riguardato poco oltre il 50 per cento dei potenziali aventi diritto. Con tutti questi paletti noi ci chiediamo se quello possa essere il tiraggio reale della misura. Nella mia relazione ho parlato di 750 milioni di euro di valore della misura, ma si risparmierà proprio per via di questa forte condizionalità che è stata messa in campo.
  All'onorevole Lai dico che leggendo la nostra memoria noterà, proprio nell'introduzione, che la nostra valutazione sul disegno di legge di bilancio è articolata, perché esso contiene misure che sono state stimolate nel tempo dalla nostra organizzazione, ma anche alcuni elementi che non collimano con le aspettative che noi avremmo avuto rispetto ad una legge di bilancio relativa a un periodo particolare come quello che stiamo vivendo.
  Rispetto al valore della manovra io ho accennato all'eventualità, se dovesse servire, di un ulteriore scostamento di bilancio. Sappiamo molto bene – emerge dalla NADEF – che i 21 miliardi di euro messi a disposizione per il caro-energia potranno aiutarci a coprire il primo trimestre dell'anno, visto proprio l'innalzarsi dei costi. La preoccupazione che noi poniamo sul valore della manovra è importante. Infatti, è naturale che se su una manovra da 35 miliardi di euro, 21 miliardi sono destinati agli extra costi dell'energia, delle materie prime e delle bollette, noi non possiamo non ipotizzare, se dovesse servire, uno scostamento di bilancio. Quindi è questa la nostra valutazione articolata. È naturale che ci sono delle misure che noi non condividiamo, però molte di queste misure sono state trasferite da precedenti provvedimenti. I due terzi degli interventi del disegno di legge di bilancio sono stati trasferiti da precedenti provvedimenti e molti di questi sono stati ispirati dal sindacato e dalla nostra organizzazione, in particolare, per cui disconoscerli oggi rispetto ad averli riconosciuti e addirittura ispirati in passato ci sembra un controsenso.

  GIANNA FRACASSI, Vicesegretario generale della CGIL. Inizio con la questione della spesa corrente, degli investimenti pubblici e dell'occupazione pubblica. La nostra organizzazione fin dalla definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, in più audizioni che ci sono state concesse nel corso della precedente legislatura, ha messo in evidenza come, a fronte degli investimenti – che, lo voglio ricordare, sono essenzialmente investimenti fisici –, per alcune missioni (in particolare M4, M5, M6, ossia quelle relative a istruzione, sanità e inclusione) era necessario pensare di accompagnare gli investimenti del PNRR anche con risorse nazionali. Aggiungo che abbiamo sempre chiesto che su questo versante ci fosse una coerenza anche con gli altri Fondi, come ad esempio il Fondo sviluppo e coesione e i fondi strutturali, in modo da perseguire il medesimo obiettivo. Noi oggi ci troviamo nella condizione che per alcune di queste misure, soprattutto sul versante sanitario, ma anche per quanto riguarda, ad esempio, gli asili nido, sono state messe in campo misure con uno dei Pag. 19vari decreti-legge cosiddetti «Aiuti», ma non si tratta di misure sufficienti, perché il nostro Paese da questo punto di vista, soprattutto nel Mezzogiorno, risulta largamente insufficiente rispetto agli obiettivi europei. Insomma, secondo noi il tema della spesa corrente è molto importante.
  Lo stesso discorso vale anche in materia di occupazione e di strumenti per l'occupazione. Infatti, per quanto ci riguarda, l'unico vero strumento per affrontare oggi il tema dell'occupazione giovanile e femminile è prevedere un piano ordinario e straordinario di occupazione pubblica. Questa mattina la nostra organizzazione presenterà un rapporto su questo tema, in cui si evidenzia che nei prossimi anni si verificherà una fuoriuscita di oltre un milione di lavoratori e lavoratrici pubblici. Vorremmo comprendere – se non ora quando? – quando si proverà a mettere in campo uno strumento che dia occupazione ai giovani e alle donne di questo Paese, essenzialmente non esclusivamente, come è noto, però sarebbe molto importante.
  Lo dico perché non ci convincono affatto, al contrario, quelle incentivazioni di varia natura, come le contribuzioni. Insomma assistiamo a una replica di strumenti già proposti, non c'è nessuna novità: si tratta, infatti, di misure già esistenti da anni sul versante degli incentivi.
  Quindi, ringraziando per la domanda che mi è stata posta, su questo punto invito i parlamentari a leggere un importante rapporto dell'Istituto nazionale per le politiche pubbliche che afferma che questi strumenti sono inefficaci, nel senso che non producono nuova occupazione nel 60 per cento dei casi. Quindi nel 60 per cento dei casi si stanno finanziando assunzioni che già ci sarebbero state e sul versante femminile si fa un'ulteriore errore, perché neppure si condizionano le assunzioni al full time, ma si continua a sostenere con le risorse pubbliche il part time involontario, che è una piaga per il lavoro femminile di questo Paese. Vorremmo che, insomma, su questo tema ci si mettesse la testa. Aggiungo che siamo d'accordo con tutto quello che serve per rafforzare l'occupazione pubblica, come la «legge Madia», ma io penso che serva qualcosa di un po' più poderoso in termini di risorse.
  L'intervento sulla sanità è un intervento di riduzione, altrimenti ho letto un altro disegno di legge di bilancio. La legge di bilancio, così come la NADEF, va guardata nel triennio, e lo dico senza polemica. Tra l'altro, le risorse stanziate per il 2023 sono essenzialmente risorse che vanno a rispondere all'aumento dei costi legati all'energia. Quindi, c'è un problema sul versante sanitario e noi non sappiamo più come rappresentarlo: se si continuano a ridurre le risorse ovviamente avremo immediatamente un impatto che riguarderà tutti, ma in particolare chi non si può permettere altre scelte, quindi le persone più vulnerabili e anche i territori più vulnerabili.
  Sulla questione della rateizzazione ho già detto: per noi sarebbe un'ottima cosa. Così come ho già parlato dei voucher. Tra l'altro, insisto sul lavoro agricolo, non solo per i lavoratori agricoli, sono previsti tutti gli strumenti possibili per la flessibilità, quindi introdurre il voucher significa fare un'operazione molto semplice: collocare sulle spalle del lavoro e sulle spalle dei lavoratori più fragili la competitività del sistema. Sarebbe ora che questo Paese dicesse basta al lavoro povero, invece si incentiva.
  Sulla questione delle pensioni, aggiungo il dato che avevo annunciato. In realtà, la legge stima un dato, però vi prego di andare a vedere qual è stato il tiraggio delle precedenti misure. Certo, auspichiamo che «Opzione Donna» venga cambiata, perché così francamente riguarda pochissime persone, meno di un migliaio, ma sia per «Opzione Donna» sia per «Quota 103» la platea di riferimento è veramente limitata. Aggiungo che si è fatta anche un'operazione che a nostro parere è sbagliata: infatti, per recuperare 400 milioni di euro – forse per uno dei tanti fondini che troviamo, purtroppo, anche in questo disegno di legge di bilancio – si abroga un fondo per l'uscita anticipata dei lavoratori delle piccole e medie imprese in crisi con 62 anni, che era stato istituito con la precedente legge di bilancio ma non attuato. Per esempio, questa è una misura tra le tante che vi chiederemo di ripristinare.Pag. 20
  In materia di pensioni e, in particolare, sulla questione dell'equità dell'intervento, c'è una legge e c'erano risorse appostate sull'indicizzazione, non si comprende proprio il senso dell'intervento previsto nel disegno di legge di bilancio. La precedente legge di bilancio e il DEF avevano previsto queste misure. Quindi, non si tratta di un effetto di misure prese dal precedente Governo, è proprio una scelta deliberata di tagliare l'indicizzazione. Segnalo anche – e invito tutti a verificarlo – dove si collocano questi risparmi: questi risparmi sono destinati alla riduzione del debito eccetera, quindi per una condizione di stabilità. Praticamente l'obiettivo di medio termine viene finanziato sopprimendo l'indicizzazione delle pensioni, questo è quello che emerge vedendo i dati.
  Ho sentito parlare di equità, perché sarebbe troppo indicizzare. Se ragioniamo di equità cominciamo dalle misure previste sul versante fiscale: infatti, non si può, da un lato, far pagare meno tasse a chi ha un reddito di 85.000 euro e poi, dall'altro, ridurre l'indicizzazione per un pensionato che ha una pensione mensile di 2.500 euro lordi. L'equità non è un concetto à la carte, ma un concetto che si applica sempre.

  BARBARA FRANCIA, Funzionaria della UIL. Volevo solo fare un'ultima battuta, anche perché è stato tutto opportunamente già declinato dalla dottoressa Fracassi.
  Relativamente alla detassazione delle mance, su cui mi sembra fosse stato chiesto un breve passaggio, forse il segretario Proietti nella sua relazione non aveva specificato questo punto. È naturale che, da un lato, questo possa essere uno strumento efficace per rendere attrattivo un settore, quello turistico, alberghiero e ristorativo, però chiaramente, come UIL, riteniamo che i contratti collettivi nazionali di lavoro più rappresentativi siano la risposta efficace per assicurare garanzie assistenziali e previdenziali ai lavoratori e, quindi, stabilizzare effettivamente un comparto e dare maggiore dignità ai lavoratori.

  PRESIDENTE. Grazie a tutti per gli interventi. Invito gli auditi a depositare presso gli uffici della Commissione la loro memoria scritta. Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di Confindustria.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera, l'audizione di rappresentanti di Confindustria.
  Do la parola al dottor Carlo Bonomi, Presidente di Confindustria, per lo svolgimento della sua relazione.

  CARLO BONOMI, Presidente di Confindustria. Illustri presidenti, onorevoli senatori e deputati, grazie per questo invito che consente a Confindustria di portare le proprie riflessioni sul disegno di legge di bilancio.
  Non possiamo che partire con una premessa, ossia che ovviamente questo disegno di legge di bilancio è stato costruito col tempo messo a disposizione – sappiamo benissimo che c'è stato poco tempo – e si colloca in un contesto molto particolare. Quindi è importante quanto verrà posto in essere dal Parlamento proprio per cercare di migliorare quei punti che a nostro parere sono critici.
  Innanzitutto, è positivo aver tenuto la barra dritta sulla finanza pubblica e proseguire, per quanto possibile, il percorso di riduzione del debito intrapreso dal Governo precedente. Ricordiamoci che negli ultimi undici anni il debito pubblico italiano è passato da 1.900 miliardi di euro a oltre 2.800 miliardi di euro. Quindi è necessario mantenere la barra dritta anche e soprattutto al fine di poterci sedere al tavolo che definirà le nuove regole del Patto di stabilità e crescita con tutte le carte in regola.
  Riteniamo positivo aver focalizzato l'intervento sull'energia: infatti, buona parte, ossia due terzi, dell'intervento sono sostanzialmentePag. 21 dedicati al caro-bollette. Anche in questo caso fornisco un dato per far capire cosa ha rappresentato lo shock per la manifattura italiana: nel 2019 il conto energetico era di 8 miliardi di euro, quest'anno è stimato in 110 miliardi di euro. Questo dato dà la dimensione di qual è stato l'impatto per le nostre imprese. Quindi per noi è molto positivo aver dedicato buona parte delle risorse proprio per mitigare questo impatto. Sappiamo, però, che questo intervento è a tempo, in quanto copre il primo trimestre del prossimo anno, quindi tutti noi auspichiamo, ovviamente, che entro questa data si possa risolvere il problema, o, perlomeno, si possano trovare soluzioni che consentano di avere un congruo costo dell'energia. Però sicuramente questa è un'alea che rimane.
  La scelta relativa ai crediti di imposta è una scelta che si pone in prosecuzione rispetto a quello che era stato l'impianto delineato dal precedente Governo. Credo, però, che su questo punto vada aperta una riflessione, perché molto probabilmente ci possono essere altre strade, anche in considerazione del fatto che il prossimo anno, con una previsione di rallentamento dell'economia, i crediti d'imposta non potranno essere completamente utilizzati.
  Sul tema dell'energia, però, ci sono alcune lacune. Non si tiene conto, per esempio, dello shock energetico che colpisce il comparto della sanità privata, che è stata esclusa. Non ci convince la tassa sugli extraprofitti, perché così com'è congegnata in questo disegno di legge di bilancio porta una tripla tassazione per i redditi del 2022 per le imprese. Abbiamo il provvedimento precedente, questo provvedimento e l'IRES normale: quindi, abbiamo una tripla tassazione sulle imprese. Io credo che qualche riflessione in termini di costituzionalità debba essere fatta.
  Sempre in tema di sanità – mi aggancio al discorso che ho fatto – c'è la questione del payback sui dispositivi medici. Si tratta ovviamente di una norma che non è stata introdotta in questo disegno di legge di bilancio, ma il nodo è arrivato al pettine. In un momento in cui non vengono riconosciuti i costi energetici per la sanità pubblica, un ulteriore prelievo sul mondo delle imprese finalizzato alla copertura di sforamenti effettuati dalle regioni in anni passati ci sembra che non vada nella giusta direzione.
  Quello che manca, però, a nostro avviso, in questo disegno di legge di bilancio è una visione su quanto sta succedendo. Tutti siamo convinti che l'anno prossimo ci sarà un rallentamento, nessuno può stimare quale sarà effettivamente questo rallentamento, perché le condizioni e le variabili sono diverse. Allora si dovrebbero porre in essere interventi anticiclici, quindi sostenere la crescita, mediante appositi interventi volti alla crescita, a sostenere i redditi bassi e a sostenere la domanda interna e i consumi. Dopo che tutti i partiti indistintamente hanno dichiarato che il taglio del cuneo fiscale era un intervento condiviso, il solo mantenimento del precedente intervento, quello del Governo Draghi, e un risibile intervento solo sui redditi sotto i 20.000 euro per noi ha rappresentato una delusione e non va nella giusta direzione.
  Ricordo a tutti che siamo un Paese con un cuneo contributivo e fiscale del 46,5 per cento, mentre la media dei Paesi OCSE è pari al 34,6 per cento. Nel nostro Paese si pagano più tasse sul lavoro che non sulle rendite finanziarie. Noi avremmo auspicato una scelta coraggiosa, con un forte taglio del cuneo fiscale. Noi chiediamo un taglio di 16 miliardi di euro concentrato sui redditi inferiori ai 35.000 euro: questo avrebbe consentito di portare il nostro cuneo contributivo fiscale sotto la media europea, cioè al 40,8 per cento. Questo era il nostro auspicio, poiché avrebbe voluto dire mettere nelle tasche di quegli italiani 1.223 euro l'anno, pari a una mensilità in più, in modo strutturale, ossia per tutta la loro vita lavorativa.
  Ma devo dire che anche su altre misure non vediamo un'attenzione alla crescita del Paese. Non c'è nessun rifinanziamento della legge Sabatini. Non c'è la proroga del credito d'imposta Formazione 4.0 e nessuna modifica su Industria 4.0, comprensiva di ricerca e sviluppo. Ciò che ci ha colpito è che c'è poca attenzione al Mezzogiorno d'Italia. Da una parte, si dice che si vuole Pag. 22intervenire sul Mezzogiorno d'Italia e poi misure come il credito d'imposta per investimenti al Sud non vengono prorogate: non viene prorogato il credito di imposta nelle ZES e viene mantenuta la «decontribuzione Sud» solo perché c'è il framework sugli aiuti di Stato. Siamo nella condizione che dobbiamo sperare che la guerra in Ucraina continui per poter avere la «decontribuzione Sud». Ovviamente credo che non sia nelle corde di nessuno auspicare che una guerra continui.
  Per quanto riguarda, invece, un'altra serie di interventi, pur condividendo la volontà dei partiti che hanno vinto le elezioni di mantenere le loro promesse elettorali, segnaliamo che forse questo non era il tempo di andare in quella direzione. Ci sarebbe stato tempo e modo e sarebbe stato meglio concentrare le risorse sul taglio del cuneo fiscale. Mi riferisco all'estensione del regime forfettario esistente, che, a nostro avviso, oltre a minare la progressività dell'imposta, crea una condizione di sperequazione tra lavoro dipendente e lavoro autonomo. Faccio un esempio: un lavoratore autonomo con 50.000 euro di reddito oggi paga un'aliquota marginale inferiore di un terzo rispetto a un dipendente con lo stesso reddito. Io credo che vada fatta qualche riflessione sul tema. Siamo addirittura di fronte a una situazione di spiazzamento, poiché i dipendenti iniziano a chiedere di poter lavorare in partita IVA perché pagano meno tasse. Su questo intervento sono stati stanziati 1,2 miliardi di euro.
  Lo stesso discorso vale per l'intervento sulle pensioni, con «Quota 103», cioè 41 anni di contribuzione e 62 anni di età. Se la finalità di tale intervento è quella di creare occupazione non è questo il risultato, lo abbiamo già visto con l'esperienza di «Quota 100». Ricordo a tutti che le aspettative erano che per ogni soggetto che andava in prepensionamento sarebbero state assunte quattro persone, ma i dati ci dicono che l'effetto è stato di 0,4 assunzioni per ogni prepensionamento e, quindi, non vi è stato neanche un effetto sostitutivo. Peraltro, se l'obiettivo è quello di evitare lo scalone, il famoso scalone di 67 anni della legge Fornero, andando a vedere i dati si nota che da quando è stata introdotta la legge Fornero sono stati adottati nove interventi relativi a clausole di salvaguardia e, considerando i numeri comunicati dall'INPS, sostanzialmente sono stati compresi anche coloro che non erano esodati, quindi molti soggetti in più. Rimangono, poi, vigenti una serie di interventi: le proroghe dei regimi transitori per il 2023 e 2024, Isopensione, APE sociale, «Opzione Donna», le 27 clausole previste per i lavori usuranti. Nella sostanza, considerando i dati di proiezione anche per quest'anno 2022, l'età media delle persone che andranno in pensione sarà di 61,5 anni. Quindi, anche su questo versante, credo che l'intervento utile non sia questo. Il costo di tale misura nei prossimi due anni sarà circa di 1,7 miliardi di euro, che, sommati all'intervento precedente, portano la spesa a 3 miliardi di euro. Si poteva, quindi, tranquillamente raddoppiare l'intervento di taglio sul cuneo fiscale rispetto all'estensione di quello già effettuato dal precedente Governo Draghi.
  Io, presidente, mi fermerei qui, per dare tempo agli onorevoli senatori e deputati di svolgere i propri interventi e formulare le proprie domande.

  PRESIDENTE. Do la parola ai deputati e ai senatori che intendono intervenire per formulare quesiti e osservazioni.

  MARIA CECILIA GUERRA. Ringrazio il Presidente Bonomi, che ci ha delineato un quadro abbastanza preoccupante. Volevo porre una domanda di tipo generale e una domanda specifica.
  Parto da quella specifica. Io sono molto sensibile alla sperequazione in campo fiscale e mi colpisce molto quanto da lei dichiarato relativamente all'estensione del regime forfettario, ossia che ci sarebbe evidenza che i dipendenti chiedono di lavorare in partita IVA in quanto più conveniente. Volevo chiedere se, al di là degli aneddoti, su questo aspetto esiste qualche evidenza un po' più strutturata che lei è in grado di produrre, oppure se può dirci qualcosa di più. Infatti, questo quadro sarebbe veramente molto preoccupante. Sappiamo che questi tipi di lavori hanno caratteristichePag. 23 diverse e devono essere inquadrati nel modo giusto, altrimenti rischiamo di avere un'estensione di false partite IVA, che non rappresenta un buon segnale.
  Io, poi, vorrei riprendere e sottolineare con lei gli elementi di carenza di questa manovra relativamente al sostegno agli investimenti. Nell'elencare le varie carenze della manovra, tra le tante ne sottolinea due che secondo me sono particolarmente preoccupanti. La prima è quella che riguarda il Sud. Prima della sua si è svolta l'audizione di rappresentanti delle organizzazioni sindacali e praticamente tutti hanno sottolineato la mancanza di una visione e addirittura di qualsiasi tipo di intervento che riguarda il Sud. Anche gli ultimi dati dello SVIMEZ ripropongono la realtà di un forte dualismo territoriale, che ha effetti su tutto il Paese. Credo che il punto di vista di un'organizzazione così rilevante come la vostra sia importante e penso che lei sia in grado di dire meglio di come lo direi io quanto la miopia nei confronti del Sud rappresenti una miopia nei confronti dell'intero Paese.
  Un altro aspetto riguarda la questione della ricerca, dello sviluppo e della formazione. Al di là del dello strumento core Innovazione 4.0 e Formazione 4.0 di intervento sugli investimenti, mi sembra che l'aspetto della ricerca, dello sviluppo e della formazione, che è presente, ma molto finalizzato a elementi che sono funzionali alla crescita, presenti carenze molto significative. Più che una domanda, quindi, la mia è una sottolineatura delle cose che lei ha detto.
  Invece, nella sua relazione non ha detto nulla sulla questione del superamento integrale e dell'abolizione del reddito di cittadinanza. Su questo vorrei capire in modo compiuto il suo pensiero. Siccome ha parlato della necessità di sostenere i consumi, volevo capire se lei vede il collegamento che io vedo relativamente al fatto di togliere risorse a soggetti che hanno una propensione marginale al consumo pari a uno. Volevo capire se condivide questo intervento.

  UBALDO PAGANO(intervento da remoto). Ringrazio il Presidente Bonomi, che è stato chiarissimo, soprattutto sul punto di partenza: siamo in una fase in cui si preannuncia una contrazione del PIL. Volevo comprendere se due delle misure bandiera di questo disegno di legge di bilancio possono essere in qualche modo accreditate tra le misure di carattere anticiclico. Mi riferisco all'aumento del tetto del contante da 1.000 a 5.000 euro e all'introduzione della possibilità di non installare POS all'interno di esercizi commerciali per i pagamenti inferiori a 60 euro.
  Per quanto riguarda il Sud lei diceva giustamente che è sparito da questo disegno di legge di bilancio il credito di imposta per l'adeguamento tecnologico. Ritiene che questa sia stata solo una misura a vantaggio delle imprese del Mezzogiorno o abbia prodotto anche risultati tangibili per le imprese del Centro-Nord?

  PRESIDENTE. Do la parola al Presidente Bonomi per la replica.

  CARLO BONOMI, Presidente di Confindustria. Inizio con le domande dell'onorevole Guerra in tema di sperequazione in campo fiscale e di una relativa evidenza strutturale. Posso riassumere le nostre valutazioni in tre punti. In primo luogo, questa modifica al regime forfettario potrebbe interessare circa 39.000 lavoratori autonomi titolari di partita IVA, pari a circa il 13 per cento di tutti i contribuenti lavoratori autonomi, ma solo allo 0,1 per cento del totale dei contribuenti effettivi IRPEF. Nonostante ciò, questa modifica – e questo è il secondo punto – potrebbe sottrarre al gettito IRPEF fino a quasi 900 milioni di euro, quindi stiamo parlando di una manovra che per le casse dello Stato comporta un impatto non indifferente. Ma la nostra preoccupazione, che accennavo nel mio breve intervento su questo punto, è che dalle nostre valutazioni emerge che questa tipologia di intervento comporterebbe un abbattimento dell'imposta pagata pro capite di almeno il 50 per cento per i contribuenti coinvolti nell'estensione. Faccio un esempio: un lavoratore autonomo con un fatturato di 65.100 euro, quindi appena sopra la soglia, e un reddito presunto, quindi, Pag. 24di 45.100 euro oggi, essendo soggetto al sistema ordinario, paga 12.685 euro di IRPEF; con l'estensione del regime forfettario pagherebbe invece 6.765 euro di imposta sostitutiva, con un risparmio di 5.920 euro, pari al 46,7 per cento. Questo esempio dà la dimensione di come si crea una sperequazione rispetto a un lavoratore dipendente. A noi preoccupa molto questo aspetto, perché in un momento in cui auspichiamo tutti di poter aumentare l'occupazione e in questo momento i dati premiano l'Italia rispetto anche ai propri competitor europei, iniziare a creare sperequazioni di così ampia portata all'interno del mondo del lavoro non credo che sia una strada da percorrere.
  Il sostegno agli investimenti nel Mezzogiorno per noi è fondamentale. Dal periodo pandemico in poi l'obiettivo è stato ovviamente quello di mettere a disposizione delle economie europee un sistema di boost, che poi si è congegnato nel Next Generation EU, ma soprattutto di intervenire laddove c'erano delle disuguaglianze anche all'interno degli Stati membri. Noi conosciamo benissimo i dati di differenza tra l'economia all'interno del nostro Paese, tant'è che avevamo tutti convenuto che il 40 per cento delle risorse del PNRR fosse dedicato proprio al Mezzogiorno d'Italia per colmare questo divario. Ma questo divario può essere colmato se si effettuano investimenti, se si creano le condizioni di attrattività di investimenti nel Mezzogiorno d'Italia, e in tal senso i due strumenti che in questo momento stavano dando un ottimo risultato erano «decontribuzione Sud» e il credito d'imposta al Mezzogiorno. Quindi, secondo noi, andare a colpire uno degli unici due provvedimenti che funzionavano non dà una visione al Paese. Anzi, devo dire che demotiva molto.
  Mi collego anche a quello che chiedeva l'onorevole Pagano. È vero che il credito d'imposta per il Sud è finalizzato, nell'intendimento ovviamente, ad aumentare e agevolare gli investimenti al Sud, ma nella realtà si tratta di un beneficio per tutta l'economia del Paese, perché la maggior parte delle imprese che realizza gli impianti produttivi si trova nel Centro-Nord d'Italia. Quindi, pur avendo la finalità di diminuire i divari del Paese, tale misura è a favore di tutta l'economia del Paese. Quindi, noi auspichiamo che il credito d'imposta per il Sud venga reintrodotto durante l'esame parlamentare, perché è uno di quegli interventi fondamentali per il Paese. Non prevederlo darebbe veramente un pessimo segnale al Mezzogiorno d'Italia.
  Ritorno alle questioni poste dall'onorevole Guerra, relativamente a Innovazione 4.0 e a Formazione 4.0. Ormai in molti Paesi si parla di 5.0 e noi stiamo depotenziando, anche in questo caso, misure che invece hanno dimostrato di essere anticicliche. Tengo conto, ovviamente, del rimbalzo post pandemico, ma l'ultimo rimbalzo molto significativo dell'economia italiana è avvenuto nel triennio 2015-2017, in presenza di un provvedimento che guardava alle carenze del Paese, che erano gli investimenti, e a modernizzare la manifattura italiana, ossia Industria 4.0.
  Quindi quella misura è fondamentale e non condividiamo il suo depotenziamento in questo disegno di legge di bilancio. Viene mantenuto il décalage, invece noi riteniamo che almeno per l'anno prossimo si possa puntare all'estensione della misura, anche perché i colli di bottiglia che si sono verificati derivanti dallo shock energetico e dalla mancanza di materie prime, non hanno consentito la realizzazione degli impianti in tempo utile per le consegne. Quindi, riteniamo che la misura possa essere prorogata anche per l'anno prossimo. Ma non si può pensare al solo impianto senza la ricerca e lo sviluppo, che è il futuro del Paese, e senza pensare alle competenze necessarie. Sapete benissimo che tutti i giorni noi denunciamo la mancanza di profili professionali adeguati nelle nostre imprese. Quindi su Innovazione 4.0, ricerca, sviluppo e formazione, lei ha perfettamente ragione: sono temi che vanno portati avanti nell'interesse del Paese.
  Sul reddito di cittadinanza credo che la mia posizione personale sia chiara da anni, l'ho dichiarata anche quando non ero Presidente di Confindustria. C'è necessità di uno strumento che guardi agli incapienti del Paese. Tenete conto che, rispetto a Pag. 25quegli undici anni di cui parlavo prima, in cui abbiamo aumentato di 900 miliardi di euro il debito pubblico, è raddoppiata la spesa sociale, ma è raddoppiato anche il numero dei poveri. L'anno scorso un milione in più di italiani sono entrati nella fascia di incapienza, 5,6 milioni di italiani sono in fascia di povertà ed è ovvio che a quelle persone dobbiamo dare una risposta, ancor più in un momento in cui i morsi dell'inflazione sono così forti. Però, dobbiamo dire che lo strumento del reddito di cittadinanza non ha funzionato e non sta funzionando così come dovrebbe funzionare in termini di intercettazione dei veri poveri, quindi va rivisto.
  Non ci ha mai convinto, invece, la parte relativa alle politiche attive e su questo aspetto i dati sono impietosi. Non lo diciamo solo noi di Confindustria. Oggi la discussione sulle politiche attive del lavoro relative alla misura del reddito di cittadinanza si limita a trovare lavoro ai navigator, che – lo ricordo – sono coloro che sono stati assunti per trovare lavoro a quelli che il lavoro non ce l'avevano e adesso occorre trovargli un impiego pubblico. Sembra una barzelletta ma invece è la realtà di quello che sta succedendo.
  Andando poi a vedere quanti posti di lavoro effettivamente sono stati trovati, scopriamo che l'ultima relazione presentata relativa agli anni 2020 e 2021 parla di 583 posti di lavoro, a breve avremo i dati del 2022, ma, anche se volessimo raddoppiare i dati precedenti, parliamo di mille posti di lavoro. Io credo che uno strumento che è costato 10 miliardi di euro e ha prodotto mille posti di lavoro dovrebbe far riflettere per quanto riguarda la sua efficacia rispetto alle politiche attive.
  Concludo con l'ultima risposta che devo all'onorevole Pagano. È ovvio che personalmente non considero l'aumento del tetto del contante e il venir meno dell'obbligo del POS per i pagamenti inferiori a 60 euro una manovra anticiclica. Sono degli interventi che noi non abbiamo mai richiesto né riteniamo che apportino un solo punto di PIL potenziale, ma neanche qualche decimale: sono delle scelte politiche. Credo che addirittura si arrivi a una qualche strana perversione – se mi consente questo termine – poiché quando si parla di defiscalizzare una serie di mance concesse ai camerieri dobbiamo augurarci che tali mance siano superiori a 60 euro, altrimenti non possono essere pagate col POS. Sembra una battuta, però credo che siano interventi di natura e di consistency elettorale. Io auspico, invece, che nel percorso parlamentare del disegno di legge di bilancio si punti a rivalutare gli interventi che sono necessari a creare punti di PIL in vista della crescita del Paese, in primo luogo perché dobbiamo restituire un debito pubblico non indifferente: ricordo che siamo oltre i 2.800 miliardi di euro. Inoltre, siamo in presenza di una spesa pubblica di oltre 1.000 miliardi di euro: per quest'anno, infatti, è di 1.028 miliardi di euro ma il disegno di legge di bilancio prevede per il prossimo anno un aumento a 1. 183 miliardi di euro. Io credo che si possa e si debba riconfigurare la spesa pubblica, per trovare le risorse necessarie per portare avanti gli interventi che incidono sulla crescita del Paese.
  Aggiungo che la miglior forma di ridistribuzione di ricchezza – lo ha detto Papa Francesco il 12 settembre durante l'assemblea annuale di Confindustria – è creare posti di lavoro. Io credo che depotenziando tutti quegli interventi di cui ho parlato prima diventi più difficile creare posti di lavoro. Quindi, dobbiamo puntare a interventi che abbiano un'«ossessione», ossia la crescita del Paese, specialmente l'anno prossimo in cui è previsto un rallentamento. Dico questo anche perché negli anni 2020 e 2021 abbiamo avuto due rimbalzi molto importanti, pari a quasi il 7 per cento e a quasi il 4 per cento quest'anno, che ci hanno consentito di avere un extra gettito fiscale di 60 miliardi di euro. Si tratta di quei 60 miliardi di euro che il Governo Draghi ha usato per tamponare il caro-bollette per imprese e famiglie. Ma se l'anno prossimo non ci sarà una crescita aggiuntiva, non avremo più risorse e, in caso di una nuova fiammata dei costi delle materie prime o dei costi energetici, non avremo le risorse per intervenire dal 1° aprile in poi. Allora dobbiamo focalizzare le risorse disponibiliPag. 26 su interventi che creano PIL potenziale e che favoriscono la crescita del Paese.

  PRESIDENTE. Essendovi ancora alcuni deputati che intendono intervenire per formulare quesiti e osservazioni, do loro la parola.

  IDA CARMINA. Ringrazio il Presidente Bonomi soprattutto per aver dedicato parte del suo intervento al Sud e per aver dichiarato meglio che questa manovra riserva una scarsa o poca attenzione al Sud. Lei ha detto anche che il reddito di cittadinanza ha raddoppiato la spesa sociale e il numero dei poveri. Ora io le chiedo se, secondo lei, invece, il raddoppio del numero dei poveri non sia conseguenza, non tanto della mancata efficacia del reddito di cittadinanza nella parte propositiva, ma del fatto che questa misura sia stata condizionata dall'intervento della pandemia e dalla guerra in Ucraina con il conseguente rincaro energetico. Ritengo che l'abnorme rincaro energetico abbia avuto un'incidenza molto forte rispetto alla realtà economica e imprenditoriale italiana. Le chiedo se lei ritenga che - mi pare di aver colto questo nel suo intervento –, al di là delle dichiarazioni e del programma del centrodestra in campagna elettorale, forse si sarebbe dovuto temporeggiare rispetto all'adozione di misure così stringenti nei confronti di soggetti particolarmente fragili della nostra società. Infatti, come lei ben saprà, la propensione al consumo è inversamente proporzionale alla quantità del reddito disponibile, quindi evidentemente i percettori del reddito di cittadinanza consumano tutto quello che viene loro erogato.
  Le volevo chiedere anche che effetto può avere, secondo voi, l'eliminazione del reddito di cittadinanza associata al definanziamento delle misure previste per il Sud, come «decontribuzione Sud», e anche al mancato finanziamento del credito d'imposta per le ZES. Fra l'altro, sono tra le poche misure d'incentivazione ammesse a livello europeo e soprattutto gli interventi sulle ZES, con le zone retroportuali, potevano rappresentare quasi sicuramente un investimento. Per quel che riguarda il reddito di cittadinanza, lei faceva riferimento alle politiche attive del lavoro. Io ero sindaco e sono stata uno dei pochi che ha impiegato questi soggetti nei comuni, seppur marginalmente. In proposito le chiedo se il meccanismo non sia stato condizionato dal fatto che le norme relative ai centri per l'impiego e a tutto ciò che doveva mettere in rapporto domanda e offerta di lavoro non sono state mai attuate.
  C'è poi un'ulteriore questione relativa al reddito di cittadinanza. Per quel che riguarda la regione Sicilia, per esempio, l'incidenza del reddito di cittadinanza è di circa un miliardo di euro, quindi, eliminando tale misura verrebbe meno la circolazione di questo miliardo di euro al Sud. Questo significa che al Sud le varie imprese hanno anche un beneficio indiretto da questa misura, che, quindi, non comporta solo il beneficio della diminuzione della povertà, ma anche quello della diminuzione dell'illegalità, della diminuzione della mafia e della possibilità per le donne di sottrarsi alla violenza economica e al ricatto economico dei partner e dei mariti violenti. Quindi le chiedo cosa pensa del venir meno di questo miliardo di euro circolante in zone dove ancora non c'è una produzione attiva conforme a quella del Nord. Forse non ci sarà mai, perché la questione meridionale rimane attuale ed è una questione, secondo me, etica prima ancora che economica e giuridica. Quindi occorre considerare non solo l'aspetto economico ma anche tanti altri aspetti. Molte imprese non solo in Sicilia, anche dal punto di vista commerciale, sopravvivono grazie alla circolazione delle risorse erogate con il reddito di cittadinanza. Quindi, questo quadro complessivo andrebbe ulteriormente ad aggravare la situazione del Mezzogiorno italiano, rispetto al quale si eliminano contemporaneamente le forme di incentivazione agli investimenti e al lavoro attivo.

  SILVIO LAI. Il mio intervento sarà brevissimo e riguarderà due argomenti. Il primo tema è l'energia. Lei all'inizio del suo intervento ha fornito un dato che ovviamente è impressionante, cioè quello dell'aumento della bolletta energetica da 8 miliardi a 100 Pag. 27miliardi di euro. Ovviamente non presumo che avete la sfera di cristallo, ma siccome ci sono voci che riguardano un aggravamento della condizione dei costi dell'energia per l'anno prossimo, anche riferito al fatto che al 31 dicembre si concluderanno alcuni grandi contratti di fornitura elettrica, ma le chiedo se avete elementi che consentono di dire che il livello dei costi sarà lo stesso oppure se, invece, dobbiamo aspettarci ulteriori aumenti dei costi, e, quindi, se i 21 miliardi di euro messi a disposizione possono essere addirittura insufficienti rispetto alla copertura del primo trimestre o del primo quadrimestre dell'anno prossimo. Questo vuol dire che ci dovremmo aspettare un quadro molto più grave rispetto a quello attuale.
  Il secondo tema riguarda il PNRR e, in particolare, la transizione digitale e la transizione ecologica. Nella precedente audizione le associazioni sindacali, in particolare la CGIL, hanno richiamato il fatto che la riduzione della spesa corrente in alcuni settori, messa in atto con questa manovra, possa influenzare negativamente il mantenimento degli impegni previsti nel PNRR.
  Tale affermazione da parte sindacale ha un valore, altrettanto valore avrebbe se analoga preoccupazione arrivasse anche dalle forze datoriali. Ovviamente in questo tema c'è tutto ciò che lei ha già richiamato: non si rifinanzia la legge Sabatini, si continua con il décalage di Industria 4.0 e il credito d'imposta per il Sud sparisce del tutto. Io penso che negli anni scorsi questi tre elementi abbiano dato un contributo fondamentale alla transizione digitale ed ecologica delle aziende e, quindi, del Paese. La domanda che pongo è quale sarà il prossimo anno la diminuzione in termini di PIL derivante dalla cancellazione del credito d'imposta per il Sud. Se non sbaglio, il dato che lei ha fornito relativamente al mancato introito per lo Stato in conseguenza dell'introduzione della flat tax incrementale, ossia 900 milioni di euro, assomiglia molto alla somma che servirebbe per finanziare il credito d'imposta per il Sud. Si tratta, quindi, anche di due misure alternative.

  PRESIDENTE. Do la parola al Presidente Bonomi per la replica.

  CARLO BONOMI, Presidente di Confindustria. Onorevole Carmina, io ho affermato una cosa diversa: ho detto che negli ultimi undici anni, nonostante 900 miliardi di euro in più di spesa pubblica e nonostante sia stata raddoppiata la spesa sociale, ci sono il doppio dei poveri. Non ho detto che il motivo è il reddito di cittadinanza, anche perché il reddito di cittadinanza – come lei ben sa – è stato introdotto nel 2019. Quello che sicuramente occorre sottolineare è che – l'ho detto prima – abbiamo bisogno di uno strumento per sostenere coloro che sono incapienti e l'ho dichiarato anche prima di essere Presidente di Confindustria, che poi questo strumento venga chiamato «reddito di cittadinanza» o come volete è una scelta, ma certamente uno strumento serve. Serve però uno strumento che funzioni, perché nonostante l'introduzione del reddito di cittadinanza il numero dei poveri è raddoppiato e ciò non è avvenuto in ragione di quello che lei diceva, ossia il rincaro energetico e la guerra, perché il dato che io ho citato è del 2021, mentre il rincaro energetico e la guerra si sono verificati dal 2022. Per quanto attiene il tema della pandemia non ci sono dati che certificano che questa ha prodotto poveri, quindi noi non possiamo né sostenere né contestare quello che lei afferma. Però c'è un dato che ci deve far riflettere ed è certo. Non ne do una valutazione politica, ma in termini numerici in Sicilia vi sono più percettori di reddito di cittadinanza che aziende iscritte alla competente camera di commercio.
  Questo dato ci deve far riflettere soprattutto su una cosa, ossia che questo Paese non ha un'anagrafe della spesa sociale, cioè noi non sappiamo quanto viene erogato a livello di Stato, a livello di regioni, a livello di comuni, perché non abbiamo un'anagrafe della spesa sociale. Era questa la riflessione che volevo fare e che forse non è stata colta. Non mi riferisco ovviamente al tema di coloro che in maniera fraudolenta percepiscono il reddito di cittadinanza perché non è questo il mio obiettivo, io voglio affermare un'altra cosa. Secondo Pag. 28me è probabilmente sbagliata la correlazione, che è stata fatta su alcuni giornali, che il reddito di cittadinanza ha comportato un certo impatto elettorale. Certo è che se al Mezzogiorno d'Italia si dà solo il reddito di cittadinanza come modello economico, allora la gente si aggrappa a quello. È ovvio, è normale. Noi dobbiamo dare un altro modello economico, motivo per cui – e ritorno sul tema – gli interventi per il Mezzogiorno sono fondamentali, anche rispetto al segnale che si sta dando. Dobbiamo dire che noi crediamo nel Mezzogiorno d'Italia: vogliamo investire, vogliamo che il divario con le regioni del Centro-Nord sia abbattuto e dobbiamo creare le condizioni perché si crei lavoro. Il lavoro, però, non si cerca tramite i centri pubblici per l'impiego, infatti nessun imprenditore si rivolge ai centri pubblici per l'impiego, i quali oggi intermediano il 4 per cento della domanda di offerta di lavoro. Non funzionano e si continua a rifinanziare strumenti che non funzionano, perché sono stati stanziati ancora miliardi di euro sui centri pubblici per l'impiego. Continuare a rifinanziare una cosa che non funziona vuol dire buttare via risorse pubbliche.
  Passo alle domande dell'onorevole Lai, che diceva giustamente che è difficile oggi poter stimare quali saranno effettivamente i costi dell'energia nel 2023. Oggi siamo in presenza di un piano di emergenza che è stato predisposto dall'ex Ministro Cingolani e che prevede una serie di interventi. Tra questi interventi, per esempio, c'è l'entrata in funzione, entro il primo trimestre dell'anno prossimo, del rigassificatore di Piombino. A regime normale, come era quello pre-pandemico, il nostro Paese consuma 75 miliardi di metri cubi di gas, di cui il 40 per cento era importato dalla Russia. Oggi è stimato che il rigassificatore di Piombino valga 5 miliardi di metri cubi di gas all'anno. Se dovesse venire meno l'entrata in funzione in tempo utile del rigassificatore di Piombino si creerebbe sicuramente un problema di volumi e, in mancanza di volumi, come sappiamo, il prezzo tende a salire. Ricordo che in questo momento tutta l'Europa si sta attrezzando per rispondere agli shock energetici che nessuno di noi poteva prevedere, ma i cui segnali erano arrivati da un po'. Ricordo che appena nominato Presidente di Confindustria nel 2020, in occasione dell'assemblea di insediamento, io chiesi un piano energetico nazionale e la risposta che mi fu data dall'allora Governo fu che non serviva, che non era necessario. E oggi siamo a questo punto.
  Tornando al tema, ricordo che la Germania in 200 giorni ha realizzato da zero un rigassificatore, a cui potranno attraccare le cinque navi che la stessa Germania ha comprato. Noi siamo fermi per decidere il colore di una nave. Allora, credo che questo aspetto vada superato, perché altrimenti creiamo i prodromi per una nuova fiammata del costo dell'energia.
  Credo che tutti gli interventi che si stanno mettendo in opera possano consentirci di essere moderatamente ottimisti sul fatto che il prezzo dei prodotti energetici si possa mantenere dentro determinati valori, però, come ci hanno insegnato gli ultimi due anni, purtroppo gli shock geopolitici, strategici, relativi alle materie prime ed energetici sono all'ordine del giorno. Quindi, per questo motivo ritengo occorra fare attenzione: è positivo che i due terzi della manovra siano destinati ai costi energetici, ma le iniziative previste sono a tempo, scadono il 31 marzo, quindi, cerchiamo di incentivare il più possibile la crescita perché ciò consentirebbe di avere le risorse da utilizzare in caso di emergenza.
  Sul Piano nazionale di ripresa e resilienza abbiamo messo in campo un Piano le cui premesse, secondo me, stanno venendo meno. Era previsto un Piano che avrebbe dovuto rappresentare un boost per le economie degli Stati membri che venivano fuori dal periodo pandemico. Purtroppo non siamo stati in grado di predisporre un Piano di questo tipo perché, se vi ricordate, cade il Governo viene formato il Governo Draghi, che in quaranta giorni doveva presentare un Piano in Europa e realizzare un piano vaccinale, e quindi, di necessità virtù, non si è avuta la possibilità di ripensare a quel Piano. Inoltre, le condizioni strutturali del nostro Paese, per le quali la realizzazione di un'opera pubblica Pag. 29superiore ai 100 milioni di euro richiede in media 15,7 anni, non ci hanno consentito di progettare, realizzare, rendicontare e pagare infrastrutture o interventi aggiuntivi e sono stati semplicemente finanziati interventi che erano già in essere. In più, il Piano nazionale di ripresa e resilienza doveva servire a stimolare una forte partnership di investimenti pubblico-privata. Ad oggi si è rimasti concentrati sul pubblico, il privato per mille motivazioni, che conoscete meglio di me – non entro nel dettaglio per non portare via troppo tempo –, sostanzialmente non è stato attivato. Il Piano, quindi, è stato pensato in un momento in cui c'erano altre condizioni. Il solo aumento del costo delle materie prime e dei costi energetici ovviamente ha fatto sì che i costi presunti di realizzazione di quel Piano oggi non sono più credibili, tant'è che molte delle gare previste nel Piano nazionale di ripresa e resilienza sono andate deserte. Una su tutte è esemplificativa, ossia quella relativa alla diga foranea di Genova, che rappresentava l'opera più importante contenuta nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, con un valore di 1,2 miliardi di euro di investimento, e che al primo bando è andata deserta. L'intervento del Governo ha fatto sì che ci fossero due aziende che si sono presentate e l'appalto è stato aggiudicato a una di esse, ma inevitabilmente è partito il ricorso al TAR e la procedura si è di nuovo bloccata.
  Quindi, ci sono una serie di elementi che ci fanno pensare che da qui al 2026, che è dietro l'angolo, sia molto complicato realizzare il Piano così com'è stato pensato. E più si chiude la finestra di tempo in cui si possono realizzare le opere e più avremo un problema di offerta, cioè non avremo abbastanza imprese che saranno in grado di realizzare le opere la cui realizzazione era prevista in un arco di tempo molto più lungo.
  Quindi, c'è la necessità per tutti, pubblico e privato, di metterci insieme – l'ho dichiarato anche questa mattina proprio in un'intervista sul Corriere della Sera – in modo da mettere a terra velocemente e bene quel Piano, perché 170 miliardi di euro di investimenti da qui al 2026 rappresentano un'occasione che questo Paese non può perdere, anche nell'ottica – e ritorno a quello che dicevo prima – di riconfigurare la spesa pubblica. Infatti, avendo 170 miliardi di euro di investimenti da riversare nel sistema economico, si può riconfigurare la spesa pubblica, anzi si deve riconfigurarla, altrimenti non verrà fatto mai più.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Presidente Bonomi e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di Confapi, Confimi Industria, Conflavoro PMI, Confprofessioni e Alleanza delle cooperative italiane.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dinanzi alle Commissioni bilancio della Camera e del Senato di rappresentanti di Confapi, Confimi Industria, Conflavoro PMI, Alleanza delle cooperative italiane e Confprofessioni, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante il bilancio di previsione per l'anno 2023 e il bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera.
  Do la parola agli auditi, invitandoli a concentrarsi sui temi che reputano più interessanti, in maniera tale da svolgere un proficuo dibattito nel tempo a disposizione.

  FRANCESCO NAPOLI, Vicepresidente nazionale di Confapi. La Confederazione della piccola e media industria italiana ringrazia le Commissioni bilancio di Camera e Senato per l'invito a partecipare all'odierna audizione, in cui la nostra organizzazione può esprimere le proprie valutazioni sul disegno di legge di bilancio per il 2023 e sui provvedimenti ad esso correlati.
  Del disegno di legge in esame condividiamo, signor Presidente, tutte quelle misure in grado di ridurre fortemente l'onere della bolletta energetica nel breve periodo, ribadendo la necessità dell'impegno ad assicurare nel medio e lungo termine soluzioni che consentano al nostro Paese di acquisire una piena autonomia energetica.Pag. 30
  Rispetto a questo, signor Presidente, onorevoli deputati e onorevoli senatori, proponiamo un allargamento dei beneficiari delle misure relative ai crediti di imposta per energia e gas, nel senso di definire energivore tutte le imprese che riscontrano un'incidenza maggiore del 2 per cento dei costi dell'energia sul fatturato, a prescindere dai consumi. Per il nostro mondo è importante l'incidenza del costo dell'energia sul fatturato aziendale, andrebbe quindi rivisto il rapporto tra costo dell'energia e fatturato.
  Sulla rateizzazione delle bollette della luce e del gas, la previsione che renda alternativa l'adesione al piano di rateizzazione rispetto alla fruizione dei crediti di imposta pare limitare eccessivamente l'accesso a tutte le agevolazioni possibili per calmierare i costi dei prodotti energetici. Sempre sulla rateizzazione riteniamo penalizzante la disposizione che, in caso di inadempimento di due sole rate, anche non consecutive, determina la decadenza automatica dell'impresa aderente dal piano di rateizzazione, con l'obbligo di versamento in un'unica soluzione dell'intero importo residuo. Andrebbe previsto, signor Presidente, un lasso di tempo più congruo, anche in riferimento alla durata della rateizzazione, semmai prevedendo tre diverse ipotesi di decadenza a seconda che la rateizzazione richiesta sia di 12, 24 o 36 mesi, o quantomeno un limite non inferiore al mancato adempimento di almeno quattro rate consecutive.
  Proponiamo, inoltre, una serie di interventi in materia di energia da attuarsi nel breve, nel medio e nel lungo periodo. Nel breve periodo va accelerato il processo di disaccoppiamento del costo del gas da quello dell'energia, al fine di evitare il protrarsi della speculazione finanziaria. Proponiamo di rivedere l'attuale normativa sulle comunità energetiche, introducendo una revisione del limite del 30 per cento della potenza proveniente da impianto esistente per la costituzione di una comunità energetica. Riteniamo questo un limite che impedisce una vera sperimentazione dello strumento, che meriterebbe di essere messo a regime nel più breve tempo possibile, magari prevedendo una incentivazione differenziata per gli impianti esistenti con potenza fino a un megawatt. Proponiamo, poi, di incentivare gli investimenti sulle energie rinnovabili, stimolando quelli del settore privato, introducendo una copertura di almeno il 30 per cento sugli investimenti in impianti progettati per l'autoconsumo per progetti di comunità energetiche. Proponiamo di sospendere per tutto il triennio 2020-2023 gli oneri generati dal servizio, pagati a Terna per capacity market. Si tratta di un sistema che va rivisto e rimodulato, prevedendo una distribuzione oraria più equamente divisa nel corso dell'anno. Siamo convinti che oggi questo onere non debba gravare sulle imprese già falcidiate dai costi della componente energia.
  Nel medio, lungo periodo, signor Presidente, onorevoli deputati e onorevoli senatori, chiediamo di razionalizzare le infrastrutture energetiche. Chiediamo anche che sia autorizzato il rigassificatore di Gioia Tauro. Lo chiediamo con decisione, così come ha fatto il governatore Occhiuto, considerando utili i rigassificatori, i gasdotti e quant'altro riesca ad ampliare l'offerta energetica nazionale. Chiediamo, inoltre, di realizzare nuovi impianti di termovalorizzazione di nuova generazione o di ottimizzare e saturare quelli esistenti.
  Riteniamo, poi, prioritario diversificare gli approvvigionamenti energetici realizzando un piano strutturale per l'autosufficienza energetica, in un'ottica di utilizzo sostenibile delle fonti. Crediamo anche sia utile aumentare l'estrazione del gas nell'Adriatico.
  Proponiamo di riformare il pricing del mercato elettrico, in quanto il prezzo dell'energia deve ritornare ad essere collegato al costo di generazione.
  Sul Superbonus edilizio, signor Presidente, sottolineiamo che quello che doveva essere uno strumento di supporto per rilanciare il settore edilizio sta diventando un fattore di crisi. Riteniamo che sia fondamentale offrire agli operatori del settore un quadro normativo stabile e certo, prevedendo un adeguato regime transitorio, soprattutto alla luce dell'eccessiva regolazione e delle troppe modifiche avvicendatesi in corso d'opera, che hanno portato al Pag. 31blocco della cessione dei crediti. Pertanto, proponiamo di estendere la facoltà di usufruire del Superbonus al 110 per cento anziché al 90 per cento per tutta l'annualità 2023, purché sia presentata la CILAS entro e non oltre la data del 31 dicembre 2022. Si tratta di una proposta che sembrerebbe rientrare tra gli emendamenti che i gruppi parlamentari intendono presentare e apprezziamo molto che alcune forze politiche condividano questa misura.
  Sul fisco e sul taglio del cuneo fiscale, da tempo sosteniamo, signor Presidente, la necessità di procedere in tempi brevi a un effettivo taglio del cuneo fiscale per salvaguardare la competitività delle imprese, nella misura di almeno due terzi a favore dei lavoratori e di un terzo a favore delle imprese stesse. Pur condividendo l'intervento previsto nel disegno di legge di bilancio per il 2023, che, però, riguarda una parte ancora limitata di lavoratori, soprattutto quelli con una retribuzione lorda sotto i 20.000 euro, riteniamo che si debba intervenire da subito anche sul fronte delle imprese, che stanno vivendo un periodo di evidente difficoltà e necessitano di interventi concreti.
  Avanziamo alcune proposte sulla fiscalità, signor Presidente. In primo luogo proponiamo la detassazione degli straordinari. Infatti, la tassazione degli straordinari disincentiva l'utilizzo dello strumento, anche perché chi ha un reddito da lavoro dipendente ha visto eroso negli ultimi mesi il proprio salario reale. Le ore di lavoro straordinario, infatti, vengono sottoposte alla medesima tassazione e contribuzione delle ore ordinarie, in alcuni casi comportano anche una maggiore tassazione progressiva per il lavoratore qualora ricadano in un più alto scaglione IRPEF. Proponiamo quindi, onorevoli deputati e onorevoli senatori, la defiscalizzazione e la decontribuzione a carico dell'azienda e del lavoratore delle ore straordinarie, magari anche nel limite di un determinato monte ore fissato dalla contrattazione collettiva. Proponiamo, inoltre, l'abrogazione di IRAP ed IRES e la riduzione dell'IMU.
  Su Transizione 4.0, signor Presidente, ribadiamo la necessità di rivedere le aliquote riferite al credito d'imposta del piano che dal 1° gennaio 2023 saranno dimezzate rispetto al 2022.
  Sul mercato del lavoro, signor Presidente, abbiamo due proposte. La prima riguarda i contratti a termine. Da tempo sosteniamo l'abrogazione dell'articolo 1 del decreto-legge cosiddetto «Dignità», ossia il decreto-legge 12 luglio del 2018, n. 87, in modo da consentire la stipula di contratti a tempo determinato per un periodo massimo di trentasei mesi. La seconda proposta, invece, riguarda la riforma degli ammortizzatori sociali. Riteniamo si debba continuare a tenere distinti gli ammortizzatori che intervengono sul rapporto di lavoro in corso rispetto a quelli che si applicano a seguito della cessazione del rapporto di lavoro.
  Per concludere, signor Presidente, vorrei fare una considerazione sulla riforma della giustizia. Rileviamo la necessità di attuare pienamente, unitamente a quella del fisco e a quella del mercato del lavoro, la riforma della giustizia, sia civile che penale, proseguendo e completando i provvedimenti già assunti dal precedente Governo. È indispensabile raggiungere nel nostro ordinamento, sia dal punto di vista giudiziario che codicistico, standard qualitativi adeguati a quelli europei, con l'obiettivo di conseguire sia la certezza del diritto sia tempi proporzionati nella definizione delle controversie.

  FABIO RAMAIOLI, Direttore generale di Confimi Industria (intervento da remoto). Rivolgo un ringraziamento per questo invito e un saluto a tutti i membri delle Commissioni bilancio di Camera e Senato. Purtroppo un piccolo infortunio non mi ha permesso di essere presente, quindi vi ringrazio per l'opportunità del collegamento in videoconferenza. Vi rivolgo anche i saluti del Presidente di Confimi Industria Paolo Agnelli.
  Ci troviamo di fronte a una manovra che ha una direzione economica ben definita e che conferma e amplia le misure volte ad arginare la crisi energetica. Per due terzi, infatti, la manovra va in questa direzione e l'industria manifatturiera privata, che rappresentiamo, di questo è sicuramentePag. 32 contenta. Tra le altre cose, si tratta anche di una manovra che, dal punto di vista fiscale, non introduce grosse complicazioni e, dal lato delle imprese, già questa è una piccola semplificazione.
  Per quanto concerne il credito d'imposta, ci auguriamo che quando scadrà, a marzo 2023, venga assolutamente rinnovato, così come vi è una forte speranza affinché si continui ad essere incisivi per quanto concerne il tema dell'estrazione del nostro gas in modo da renderci autonomi dal punto di vista dell'energia.
  Da questo punto di vista, apprezzando l'innalzamento fino al 45 per cento del credito di imposta, al fine di dare la possibilità alle nostre aziende di sostenere una liquidità che è stata messa a dura prova dai sopraggiunti rincari dei costi energetici, proponiamo una sorta di «decreto liquidità energia» con garanzia statale al cento per cento per i mutui decennali alle imprese, in modo che queste possano ricostruire la liquidità persa e permettendo alle aziende di proseguire senza troppi contraccolpi la propria attività, senza sostanziali oneri per lo Stato, visto che le imprese poi restituiranno queste somme.
  Sempre sul tema dell'energia, esprimiamo una preoccupazione a margine, che sfiora tutta la manovra ed è legata al tema dell'economia e della transizione ecologica. Infatti, registriamo da parte di migliaia di aziende difficoltà enormi, una volta ottenuto l'impianto, per quanto concerne i collegamenti con le società di fornitura di energia, che richiedono un tempo pari a 6, 8 mesi. Voi comprenderete come in questi 6, 8 mesi il costo dell'energia, di per sé già elevato, vada ad aggravare ulteriormente l'attività delle imprese.
  Tra le altre cose, imprese singole riportano problematiche relativamente alle attese per il rinnovo degli impianti o l'implementazione degli stessi; infatti, per quanto concerne alcune autorizzazioni di impatto ambientale le attese durano addirittura dodici mesi. Comprenderete come in questo lasso temporale, in un momento storico particolare come il nostro, cambino radicalmente le visioni e gli obiettivi di un'azienda. Quindi, da questo punto di vista chiediamo a tutte le forze politiche di porre una forte attenzione, anche alla luce di tutti i lavori legati al PNRR. Vi è, infatti, una distonia incredibile nelle attività tra le province e le regioni, con ritardi che non consentono il rispetto dei tempi e mancate risposte alle aziende che stanno investendo. Sapete, inoltre, quanto i costi legati all'edilizia siano aumentati in quest'ultimo anno e mezzo e il quadro è di per sé molto molto deludente.
  Chiediamo, inoltre, un intervento di potenziamento su tutte le reti di distribuzione del Paese e la possibilità che venga modificato anche il regolamento ARERA per le connessioni attive (TICA) degli impianti di produzione di energia rinnovabile, nel senso di renderlo simile al regolamento per le domande di allacciamento alle utenze passive, ossia quelle per l'energia elettrica, con la previsione di un obbligo per i distributori di assicurare all'utente l'energia a prezzi contenuti e prestabiliti entro venti giorni.
  Per quanto concerne i temi legati al fisco, come dicevo in precedenza, non ci sono grandi complessità. Ci auguriamo che il credito d'imposta Transizione 4.0, che con il décalage è arrivato al 20 per cento per il 2023, possa trovare delle ulteriori risorse. Lo stesso vale per la legge Sabatini, per la quale ci auguriamo che si trovino risorse, così come è stato preannunciato. In proposito auspichiamo che venga proposto in via transitoria un periodo di almeno diciotto mesi, invece di dodici, per poter ultimare l'intervento rispetto a un investimento ordinario, e di ventiquattro mesi, invece di dodici, per gli investimenti green oppure 4.0. Se non fosse così, abbiamo la netta sensazione che le aziende non riusciranno a stare nei tempi prestabiliti.
  Valutiamo positivamente la detassazione dei premi di produttività, che reputiamo necessari affinché le imprese supportino i collaboratori in questa fase di inflazione a doppia cifra.
  Valutiamo positivamente anche l'incentivo al lavoro stabile per gli under 36 e, seppure ancora transitoria, la rimodulazione del reddito di cittadinanza che va incontro a coloro che sono incapienti.Pag. 33
  Riteniamo positivi anche la creazione del fondo per la sovranità alimentare e gli interventi finalizzati alla tutela e alla valorizzazione del cibo italiano di qualità, che mi pare sono quantificati in 100 milioni di euro in quattro anni.
  Su un tema intendiamo richiamare l'attenzione di tutte le forze politiche, auspicando che si ponga rimedio. Non sappiamo se all'orizzonte vi siano ulteriori provvedimenti su questo tema, ma all'interno del disegno di legge di bilancio non si parla al momento di Mezzogiorno, non si parla di ZES e non vi è una proroga del credito d'imposta nel Mezzogiorno, contenuto nella legge n. 208 del 2015. Al momento il termine di scadenza del credito di imposta che finanzia gli investimenti è fissato al 31 dicembre 2022. Considerato che le ZES sono entrate in attività da poco tempo e che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che ha istituito le ZES risale a giugno 2019 e ha durata di almeno sette anni, probabilmente vi è un corto circuito sul quale chiediamo di intervenire: fare una proroga all'anno fino alla fine dell'anno probabilmente durante i dodici mesi non favorisce la localizzazione e neanche la realizzazione di investimenti. Tra l'altro, sarebbe auspicabile che il credito di imposta che finanzia gli investimenti possa anche essere ceduto a terzi, ad esempio alle banche, per velocizzare e finanziare indirettamente anche gli investimenti delle start-up.
  Il nostro giudizio sulla proroga di un anno dell'entrata in vigore della plastic tax e della sugar tax è positivo e sarebbe ulteriormente positivo se in futuro dovesse esserne prevista l'abrogazione.
  Abbiamo giudicato positivamente il benefit di 3.000 euro. In proposito, nel documento che depositiamo e che contiene le nostre proposte emendative, soprattutto in materia di disciplina fiscale sull'IVA, ci permettiamo di proporre una modifica che consenta la possibilità di documentare e di rimborsare ai dipendenti i costi sostenuti per le utenze domestiche riferiti al 2022 in scadenza almeno a fine febbraio 2023. Infatti, negli ultimi mesi dell'anno le fatture delle società di fornitura per l'utenza privata molto probabilmente non saranno disponibili prima del 12 gennaio, che è la data che è stata prevista per l'applicazione del principio di cassa allargato. Quindi ciò consentirebbe alle aziende di far rientrare nel bilancio del 2022 queste erogazioni e al lavoratore di poterne effettivamente usufruire.
  Ci sono poi tematiche un po' più larghe che riguardano anche il credito. In proposito, ci auguriamo che in questo momento sul credito vi sia una forte consapevolezza di tutti gli attori in campo, legata ovviamente alla crisi energetica e alla guerra. Ci riferiamo, in modo particolare, alla necessità di una revisione della durata dei debiti in essere, allungando e sospendendo i termini senza che questo comporti le segnalazioni che le banche devono effettuare a carico delle aziende.
  Occorre rivedere la definizione di default, mitigare i sistemi di scoring e di rating a carico delle aziende, perché nei prossimi due, tre anni i bilanci delle aziende saranno caricati di costi imprevedibili e ingestibili. Occorre, inoltre, rivedere i limiti del regime de minimis, in modo da dare la possibilità a più aziende di ottenere dei finanziamenti. Per quanto riguarda il tema del default, sarà molto importante intervenire sulle banche in modo tale da non scoraggiare la concessione di quelle che la normativa bancaria definisce «misure di tolleranza». Le operazioni di moratoria o la rinegoziazione dei termini di rimborso del finanziamento in essere possono essere essenziali per assicurare la sostenibilità delle imprese. Quindi, secondo noi, è necessario allungare il periodo di novanta giorni previsto per la classificazione di default almeno fino a centoventi o centottanta giorni e cambiare o sospendere la disposizione per cui una banca che concede una misura di tolleranza è costretta a classificare i beneficiari in default nel caso tale operazione comporti una riduzione del valore attuale netto dei pagamenti per la stessa banca superiore all'1 per cento di quanto previsto nel contratto originario di finanziamento.
  Per quanto concerne invece il limite del de minimis, che attualmente è fissato a Pag. 34200.000 euro nell'arco di tre esercizi finanziari, mentre per l'autotrasporto la soglia è fissata 100.000 euro in tre anni, chiediamo che il limite venga innalzato per consentire alle aziende di godere maggiormente delle agevolazioni emergenziali. Se fosse possibile sarebbe opportuno legare questo intervento all'inflazione registrata nel corso del periodo trascorso dalla data in cui il beneficio è stato originariamente determinato. Per quanto riguarda questo tema ci auguriamo anche l'istituzione di un unico registro di aiuti a livello europeo coordinato e aggiornato, che consenta il monitoraggio dei plafond.
  Per quanto riguarda il tema del lavoro noi giudichiamo positivamente la modifica della disciplina delle prestazioni occasionali e la proroga dell'esonero contributivo per le assunzioni.
  Per quanto concerne invece il tema delle pensioni e della cosiddetta «Quota 103» crediamo si tratti di un tema che va meglio affrontato, in quanto si potrebbero creare problematiche relative alle entrate e alle uscite della forza lavoro.
  Ringrazio il presidente Mangialavori e tutti i membri delle Commissioni bilancio di Camera e Senato e resto in attesa di eventuali domande.

  ROBERTO CAPOBIANCO, Presidente nazionale di Conflavoro PMI. Innanzitutto volevo ringraziarvi, a nome mio personale e di tutta la nostra Confederazione per averci invitato a questa importante audizione sul disegno di legge più importante, perché parliamo del bilancio dello Stato, e se lo Stato siamo noi, siamo noi imprenditori i primi a dover attenzionare una manovra importante in un periodo ancora molto delicato. Chiaramente l'attenzione del Governo è stata concentrata sul sistema produttivo, sulle nostre imprese ma anche sui nostri lavoratori, quindi il nostro giudizio complessivo può essere ottimista e positivo. Abbiamo notato anche il coraggio da parte del Governo di stanziare la maggior parte delle risorse – parliamo di 21 miliardi di euro – per rispondere alla richiesta, unanime da parte di tutte le associazioni anche oggi qui presenti, di poterci aiutare a superare il grave e difficoltoso periodo legato al caro-energia e all'aumento del prezzo delle materie prime attraverso dei contributi e degli aiuti importanti anche per i primi mesi del 2023.
  Troviamo coraggioso, quindi, il provvedimento in esame, ma chiediamo ancora più audacia da parte del Governo e soprattutto da parte del Parlamento, un'audacia che possa andare nella direzione che è stata intrapresa da questo Governo, con i passi che il Presidente del Consiglio Meloni sta intraprendendo nel dialogare in maniera più costante con le aziende e con le associazioni di categoria di riferimento, perché insieme possiamo uscire, anche questa volta, da questa grave crisi economica ed energetica che sta toccando tutti i settori produttivi, non soltanto quelli manifatturieri. Oggi, infatti, abbiamo una crisi generale che parte dal problema più profondo, ossia l'inflazione, e sta toccando i consumi e qualsiasi settore produttivo.
  Abbiamo depositato una nostra memoria, quindi sarò molto breve e starò nei tempi, Presidente. In questo documento potrete trovare osservazioni propositive e costruttive volte a stabilire un dialogo più profondo con il Parlamento e con le Commissioni bilancio di Camera e Senato. Approfondirò delle piccole parti per poter essere propositivo e indicare la visione delle nostre imprese su questo importante provvedimento.
  L'intervento più importante riguarda il caro-energia. Come ho detto prima, si tratta di 21 miliardi di euro stanziati da parte del Governo su una manovra di 35 miliardi di euro, che danno una boccata d'ossigeno, aumentando il credito di imposta dal 30 al 35 per le piccole e medie imprese non energivore e dal 40 al 45 per cento per le aziende energivore. La nostra proposta, però, verte su una particolarità, ossia la previsione di poter riutilizzare questi aiuti di Stato, questi crediti di imposta, oltre il 31 dicembre 2023, di poterli rendere cedibili se utilizzati soltanto in parte e di poterli rendere cedibili più di una volta non soltanto agli istituti bancari o ai mediatori creditizi, ma a qualsiasi azienda, anche che faccia parte del gruppo. La nostra proposta è volta a far sì che quel credito non venga Pag. 35deteriorato da una sorta di cartello come è già avvenuto con il Superbonus.
  Un altro accenno molto veloce vorrei farlo su una norma che semplifica, ossia l'articolo 12 in materia di regime forfettario. La norma aumenta da 65.000 a 85.000 euro il limite massimo di ricavi delle ditte individuali ai fini dell'applicazione del regime forfettario. Parliamo, quindi, del piccolo imprenditore che si affaccia al mondo dell'impresa. Reputiamo positivo l'aumento e ci auguriamo che nel 2024, come il Governo ha già annunciato, il limite possa essere portato a 100.000 euro, per incentivare la fatturazione e per aumentare le vendite di quei piccoli imprenditori che si affacciano a un regime semplificato.
  Così come auspichiamo che con la flat tax si possa raggiungere un sistema di tassazione semplice, volto a combattere anche l'evasione, auspichiamo anche la modifica del testo unico delle imposte sui redditi, che oramai è da aggiornare in quanto risale al 1986, per quanto riguarda il reddito delle imprese, tramite un principio di semplificazione. Infatti, più sarà semplice per noi applicare le norme fiscali, più sarà semplice per lo Stato verificare che ci sono buoni imprenditori che rispettano la legge e che non eludono o evadono il sistema fiscale italiano.
  Un altro punto molto importante, che dimostra l'attenzione del Governo alle nostre imprese, riguarda la detassazione sui premi di risultato. Lo valutiamo positivamente. Infatti, parliamo di un coinvolgimento attivo dei nostri lavoratori, che se raggiungono l'obiettivo hanno una quantificazione economica, che potrà essere tassata non al 10 ma al 5 per cento e una decontribuzione fino a 800 euro circa per i contributi INPS. Occorre, tuttavia, semplificare la norma per poter far sì che ci siano più strumenti e più aziende che utilizzano questa possibilità in maniera semplice.
  Voglio collegarmi anche ai fringe benefit, in quanto ci aspettavamo un intervento nel disegno di legge di bilancio. Lunedì ho partecipato a un'audizione sul decreto-legge cosiddetto «Aiuti-quater», in cui ho ribadito la nostra richiesta di aumentare per tutto il 2023 la soglia dei 3.000 euro relativi al welfare aziendale che lo Stato ha chiesto per far sì che i nostri imprenditori che ne hanno la possibilità possano aiutare i propri lavoratori a combattere l'inflazione e ad avere più potere d'acquisto. Quindi auspichiamo un emendamento in tal senso.
  Valutiamo positivamente la riduzione dell'IVA sui prodotti per l'igiene intima femminile e sui prodotti per l'infanzia. Su questo punto voglio collegarmi a una proposta che stiamo avanzando da diverso tempo rispetto ad una categoria artigiana, ossia gli acconciatori o parrucchieri, che rappresentiamo come Confederazione. Chiediamo, infatti, la riduzione dal 22 al 10 per cento dell'aliquota IVA per le prestazioni rese da tali soggetti. C'è una direttiva europea del 2022 che dà la possibilità agli Stati membri di abbassare la suddetta aliquota fino al 5 per cento, quindi ci auguriamo che nel corso di questa legislatura si possa agire per dare una boccata d'ossigeno a chi lavora con le proprie mani, dovendo applicare un'aliquota IVA analoga a quella prevista per il commercio.
  In merito allo stralcio dei carichi fino a 1.000 euro, affidati all'agente della riscossione dal 2000 al 2015, valutiamo positivamente la relativa disposizione del disegno di legge di bilancio, ma dobbiamo fare in modo che non si verifichino più analoghe situazioni. Non vogliamo che si possa pensare che ci sono imprenditori che se ne sono approfittati e altri che hanno pagato. Dobbiamo fare in modo che queste misure non vengano più adottate e permettere, quindi, alle aziende di avere una tassazione più equa. La stessa cosa vale per quanto riguarda la definizione agevolata dei carichi affidati all'agente della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022: anche in questo caso esprimiamo un giudizio complessivamente positivo, però, a nostro avviso, andrebbe rivista la dilazione dei pagamenti, ossia le 18 rate. Apprezziamo la dilazione, ma occorre fare in modo che chi salta la rata, dopo cinque giorni, non perda tutto quello che ha acquisito, ma che sia previsto un tempo più lungo, almeno fino al pagamento della rata successiva. È comprensibile sulla prima rata, poiché si definisce la lite, ma, visto quello che stiamo Pag. 36passando adesso, mi sembra giusto concedere un po' più di tempo alle imprese.
  Sull'esonero parziale dei contributi previdenziali del 2 per cento in meno a favore lavoratori, ci aspettavamo una analoga misura anche per le imprese.
  Relativamente alla misura «Quota 103», recata dall'articolo 54, constatiamo che, da una parte, si spinge il lavoratore a uscire dall'attività lavorativa pensionandolo e, dall'altra, lo si incentiva a rimanere in servizio. Sottolineiamo che manca il ricambio generazionale, quindi bisogna investire ancora di più sulla formazione e sui lavoratori che devono essere formati in base alle richieste delle aziende e alle loro esigenze specifiche. Quindi le politiche attive da questo punto di vista sono molto importanti.
  Vado a concludere, Presidente, ricordando il settore del turismo, qui rappresentato dalla presidente del Movimento autonomo delle agenzie di viaggio italiane, Enrica Montanucci. È previsto un fondo che stanzia risorse che, però, reputiamo insufficienti. Si tratta di un settore che ha patito tantissimo la crisi dovuta al COVID e ha bisogno di aiuti. Occorre rivedere la misura del voucher: si tratta di una misura ancora inespressa e che va sistemata. Gli aiuti di Stato per 39 milioni di euro non sono mai arrivati. Occorre aiutare tutti quei lavoratori che hanno cambiato lavoro e che avevano delle professionalità importanti nel settore del turismo a ritornare nel mondo del lavoro attraverso agevolazioni e sgravi contributivi e fiscali, al fine di far ripartire un settore economico importante per l'Italia e per l'intero tessuto economico nazionale.

  MARCO VENTURELLI, Segretario generale di Confcooperative. In rappresentanza di Alleanza delle cooperative italiane, mi soffermerò su alcuni temi lasciando al collega Marco Mingrone due temi in particolare, quello relativo agli appalti di servizi e quello relativo alla fiscalità del lavoro.
  Per quanto riguarda le nostre valutazioni sul disegno di legge di bilancio in merito al contrasto al caro-energia, abbiamo apprezzato che la maggior parte delle risorse, i due terzi, sia dedicata a misure di contenimento dei costi energetici per famiglie e imprese, dando respiro per qualche mese. È chiaro che mancano misure forti che spezzino e stronchino comportamenti speculativi in atto e possano, quindi, in via strutturale dare prospettiva di soluzione al problema. Certamente il disaccoppiamento dal prezzo del gas di quello delle energie rinnovabili è una di queste misure.
  In particolare, però, per quanto riguarda l'attuale sistema di aiuti, c'è innanzitutto da rilevare che i codici ATECO, che rappresentano il criterio con cui individuare le imprese energivore, non sono assolutamente adeguati per individuare tutte le imprese energivore. Un esempio per tutti è relativo alle cooperative del sistema agroalimentare, che rappresentano, tra l'altro, il 25 per cento della trasformazione delle produzioni agricole italiane, le quali per necessità, essendo definite dal codice civile come imprese agricole, non hanno gli stessi codici ATECO primari dei loro competitor industriali che svolgono le stesse attività che sono di assoluto assorbimento energivoro. Tra l'altro, vi sono altri esempi di imprese che non sono di per sé energivore, ma che basano la propria attività sull'utilizzo anche intenso di energia. Penso alla ristorazione collettiva e alla gestione di residenze sociosanitarie, che, considerati gli aumenti spropositati del costo energetico, rischiano l'insostenibilità.
  Per traghettare questo 2022 eccezionale, proponiamo che possa essere prevista una misura straordinaria di chiusura dei bilanci con l'imputazione su tre esercizi del differenziale di maggior costo dovuto all'energia del bilancio relativo al 2022. Si tratta di una misura così eccezionale che sospende in modo puntuale l'applicazione dei principi contabili ed è stata applicata anche durante la pandemia per gli ammortamenti in termini totali o parziali. Quindi, si tratterebbe, vista l'eccezionalità della situazione, di riproporre questa possibilità per la gestione dei bilanci relativi al 2022, favorendo indirettamente anche la bancabilità. A proposito di bancabilità, occorre prorogare la moratoria straordinaria su mutui e linee di credito introdotta dai Pag. 37provvedimenti emergenziali emanati durante la pandemia, altrimenti avremmo un 2023 tremendo.
  Per quanto riguarda la sospensione totale o parziale delle regole contabili relative agli ammortamenti per gli anni 2020 e 2021, che ho già richiamato, sarebbe opportuno prevedere la possibilità che le imprese che non ne hanno usufruito negli anni 2020 e 2021 possano usufruirne per il 2022.
  Richiamo poi l'unica misura di sostegno durante gli anni della pandemia che è stata introdotta nel 2021 per far fronte alle difficoltà della ristorazione collettiva scolastica e ospedaliera, in particolare, e che potrebbe essere prorogata anche per il 2022. Tra l'altro, tale misura è stata introdotta con il decreto-legge cosiddetto «Sostegni-bis» e ha mantenuto un residuo di risorse inutilizzate e, quindi, potrebbe essere prorogata per il 2022 senza la previsione di ulteriori risorse a carico della finanza pubblica.
  È poi necessaria una revisione delle disposizioni sugli extraprofitti, che sappiamo essere in corso, ma che deve tener conto del fatto che la norma sugli extraprofitti sta colpendo anche imprese del settore che non hanno ottenuto extraprofitti, perché hanno come propria mission il contenere il più possibile i prezzi dell'energia per i soci delle cooperative. Sto pensando, infatti, alle cooperative storiche dell'arco elettrico alpino, ossia i gruppi di acquisto cooperativi che, al fine di contenere i costi finali dell'energia a carico di famiglie e imprese, applicano una ridistribuzione dei margini prodotti dall'aumento dei prezzi dell'energia. Quindi applicare imposte su extraprofitti a carico di chi non li ha ottenuti, ma, anzi, ha operato una ridistribuzione per contenere i costi degli utenti, è pazzesco e naturalmente irragionevole.
  Per quanto riguarda l'utilizzo delle garanzie SACE per progetti relativi al Green New Deal, pensiamo che questa garanzia pubblica possa essere utilizzata per le fideiussioni richieste dai fornitori di energia alle imprese, mantenendo la stessa finalità e allargandone l'utilizzo.
  L'intervento sulle comunità energetiche non è completamente risolutivo, poiché occorre un potenziamento della normativa che le definisca, anche in termini di struttura giuridica, come no profit, e promuova il vincolo alla distribuzione degli utili, riversando l'intero vantaggio effettivo sui soci e quindi sugli utenti.
  Facciamo presente brevemente che la revisione del PNRR deve favorire meccanismi che prevedano bandi più aderenti ai bisogni e, in questo senso, ribadiamo la necessità di coprogrammazione e coprogettazione con le parti sociali ed economiche, perché ciò favorirebbe anche la capacità di spesa della pubblica amministrazione.
  Sul reddito di cittadinanza valutiamo positivamente una sua revisione che risolva il problema dello scoraggiamento alla ricerca del lavoro, anche se la misura ha svolto un ruolo efficace di contrasto alla povertà in un momento tremendo, pur con delle criticità rispetto ai nuclei familiari numerosi o all'accesso al sostegno per i cittadini stranieri.
  Chiediamo che possa essere approvata una legge quadro nazionale per le cooperative di comunità, che favorisca la loro valorizzazione come fornitori di servizi in territori spesso più marginali, come quelli montani, difficilmente serviti adeguatamente dai servizi pubblici.
  Valutiamo positivamente poi il sostegno ai nuclei familiari numerosi e l'avvio di un regime fiscale per le famiglie.
  Sulla sanità, invece, occorre fare di più e comunque andare verso un'ottica di valorizzazione della sanità territoriale non completamente incardinata nel pubblico, ma in partnership con il privato e con il privato sociale, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di utilizzo di tecnologie digitali e di assistenza domiciliare alle persone non autosufficienti, in modo che ci possa essere una complementarietà dei servizi.

  MARCO MINGRONE, Responsabile dell'ufficio legislazione di Legacoop. Intervengo solo per evidenziare un passaggio, per il resto abbiamo depositato presso gli uffici della Commissione bilancio della Camera Pag. 38la documentazione relativa all'articolato del disegno di legge di bilancio.
  È prevista una revisione dei prezzi nei lavori pubblici e degli stanziamenti per i lavori pubblici. In proposito volevamo segnalare due aspetti. Il primo è che deve essere chiaro, poiché non lo sembra dal testo del provvedimento, che possono accedere a queste compensazioni anche le stazioni appaltanti che hanno già fatto richiesta nel 2022, perché è evidente che il 2023 sarà uguale dal punto di vista del peso dei prezzi dei materiali.
  Il secondo aspetto, e concludo, riguarda una riflessione che invochiamo da tempo, e che purtroppo ancora non è stata fatta, che consenta anche negli appalti di servizi di poter procedere a una revisione straordinaria dei prezzi, come quella richiesta in questa fase, consentendo alle amministrazioni una maggiore libertà tramite norme che le invitino a una riflessione con i fornitori. Infatti, i settori interessati da questa situazione sono quelli di maggiore sensibilità sociale: penso alle mense scolastiche, alle scuole, alla sanità, in cui prolungare anche artatamente contratti per non rivedere i prezzi sta generando una guerra tra poveri, che non è molto dignitosa. L'apertura di una discussione su questo allenterebbe probabilmente anche le pressioni su altre partite di costi che le imprese fornitrici non riescono a gestire.

  GAETANO STELLA, Presidente di Confprofessioni. Signor Presidente, la ringrazio per l'invito a Confprofessioni. Portiamo la voce dei professionisti rispetto al disegno di legge di bilancio 2023, che è stato presentato in un momento particolarmente critico e di difficoltà, per l'incertezza del quadro geopolitico ma anche per l'instabilità dei prezzi delle risorse energetiche. Quindi è certamente condivisibile l'impianto fondamentale che anima la manovra oggi in discussione, ossia quello di destinare la massima parte delle risorse disponibili al contenimento dei costi dell'energia, contenendo tanto le spese per le famiglie quanto i costi di produzione degli operatori economici. Condividiamo anche la scelta di preservare la sostenibilità del debito pubblico: una scelta oculata, che incontra, appunto, il favore dei liberi professionisti. Riteniamo anche che il rientro del debito a livelli pre-crisi deve essere uno degli obiettivi prioritari della politica economica, in modo tale da poter dar vita a quella che noi riteniamo essere la riforma più attesa, cioè la riduzione della pressione fiscale.
  Considerate le risorse limitate, è allo stesso tempo apprezzabile che si sia iniziato a prefigurare un percorso di riforma su due assi che riteniamo prioritari: la definizione di un nuovo patto tra contribuente e fisco e la riduzione del costo del lavoro.
  Gli interventi di crescita mancano un po' e riteniamo che ci deve essere al più presto anche una strategia per la crescita. L'OCSE, nel prevedere le dinamiche del PIL, afferma che ci sarà un rallentamento della produzione industriale e una crescita dei costi energetici e dell'inflazione, quindi bisognerà sicuramente mobilitare risorse e imprenditorialità.
  Entrando più nel merito, c'è la necessità di una riforma degli incentivi. Infatti, negli anni scorsi, che pensiamo siano finiti, si sono sempre privilegiati gli incentivi a favore dei grandi sistemi industriali in Italia, che hanno danneggiato, invece, le realtà imprenditoriali di dimensioni più ridotte e, in particolare, le attività libero-professionali. Quindi, occorre sicuramente una nuova riforma complessiva del sistema degli incentivi, affinché questo sia improntato più su un criterio di equità e sia in grado di intercettare le reali esigenze delle categorie produttive, tra le quali figurano anche quelle del mondo professionale.
  Nel decreto-legge cosiddetto «Aiuti-quater», rispetto al quale siamo intervenuti, è stato introdotto un credito di imposta a parziale compensazione dei maggiori oneri sostenuti dalle imprese per l'acquisto di energia e gas naturale. Purtroppo, però, è stata fatta la scelta di escludere i professionisti dal beneficio del credito d'imposta riservato per il rimborso del caro-bollette. Tuttavia, anche gli studi professionali e alcune categorie di professionisti, in particolare, rientrano nella categoria delle piccole e medie imprese, in base a una Pag. 39definizione a livello europeo. Mi riferisco, per esempio, agli studi odontoiatrici, di ingegneria, di architettura o a quelli che hanno fatto investimenti per acquistare prodotti nell'ambito della digitalizzazione e apparecchiature informatiche. Quindi, anche in questo caso vi è un grande consumo di energia e riscontriamo un'indebita discriminazione per i liberi professionisti.
  Un altro aspetto riguardo al quale noi siamo penalizzati è quello della digitalizzazione e dell'aggregazione degli studi professionali. Anche in questo caso gli incentivi per la digitalizzazione sono stati rivolti esclusivamente alle imprese tagliando completamente fuori i liberi professionisti e gli studi professionali, che, peraltro, effettuano investimenti in questo campo. Per esempio, la stessa digitalizzazione della pubblica amministrazione, che rientra tra gli obiettivi del PNRR, non potrà essere compiuta senza un parallelo investimento sulla digitalizzazione degli studi professionali, che svolgono un'attività di intermediazione tra cittadini, imprese e pubblica amministrazione, quindi tutti gli investimenti dovranno essere correlati con la pubblica amministrazione.
  Per quanto riguarda gli interventi sul fisco, che sicuramente per noi sono fondamentali, nei giorni precedenti è stata avviata una campagna da parte della stampa contro i lavoratori autonomi, che sarebbero stati avvantaggiati dall'estensione della flat tax, creando anche una contrapposizione tra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi che ci è sembrata veramente sproporzionata e anche fuori dalla realtà. In realtà, non si tratta di una vera estensione della flat tax, in quanto è stata allargata la platea di potenziali beneficiari del regime forfettario, portando il limite dei ricavi per l'applicazione di tale regime da 65.000 a 85.000 euro. Comunque, si tratterà di una misura che toccherà un numero molto limitato di contribuenti e quindi la stessa Ragioneria generale dello Stato ha quantificato in 280 milioni di euro per l'anno 2023 l'onere di questa misura. Tra l'altro, il sistema forfettario, come ho avuto occasione più volte di dire, non rappresenta la strada maestra per la ricalibratura della tassazione per le persone fisiche. Sappiamo che il regime di flat tax viene applicato dai lavoratori autonomi che presentano bassi costi, che non impiegano personale e che hanno scarsa propensione agli investimenti. Invece, sembra ben congegnato l'intervento relativo alla flax tax incrementale, che mira a valorizzare la propensione alla crescita dei volumi d'affari. Sicuramente, quindi, valutiamo positivamente anche questo sistema.
  In ogni caso, però, bisognerà cercare di appianare le diversità che ci sono tra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi. Non dimentichiamo, infatti, che ancora oggi c'è uno squilibrio poiché i lavoratori dipendenti continuano a beneficiare di un trattamento fiscale più vantaggioso grazie alle detrazioni di cui i lavoratori autonomi non beneficiano.
  Condividiamo la previsione di una tregua fiscale, però evidenziamo anche la necessità di estendere la rottamazione agli avvisi bonari, al fine di evitare l'effetto paradossale che chi stava già pagando sia penalizzato più di chi non ha mai pagato. Inoltre, riteniamo che lo stralcio non possa essere limitato al 2015, perché la maggior parte dei crediti risale agli anni precedenti. Pertanto, sarebbe opportuno operare una vera e propria pulizia totale del magazzino fiscale, in modo tale da realizzare il duplice obiettivo di regolarizzazione e alleggerimento del carico tributario nei confronti dei contribuenti.
  Una previsione del disegno di legge di bilancio che ci ha trovato un po' spiazzati è quella contenuta nell'articolo 36, riguardante la sanzione a carico del professionista intermediario in caso di frodi fiscali. Siamo d'accordo sulla finalità dell'intervento, ossia eliminare e ridurre l'impatto di chi apre e chiude partite IVA, però non è assolutamente ammissibile che si introduca un sistema di responsabilità solidale per l'intermediario, che in tal caso è il professionista, il quale ha semplicemente trasmesso la dichiarazione per conto del contribuente.
  Sul reddito di cittadinanza, siamo sicuramente favorevoli alla scelta di ridimensionare la platea dei beneficiari di questa Pag. 40misura. Occorre, però, un riassetto organizzativo delle politiche attive di questo Paese e so che il Ministro Calderone sta incontrando le parti interessate, tra cui anche noi, per la revisione della legge n. 81 del 2017. Le politiche attive non hanno funzionato, sicuramente occorre revisionarle se si vuole far sì che le persone possano essere ricollocate nel mercato del lavoro.
  Sotto il profilo dell'abbattimento del cuneo fiscale e contributivo sul lavoro, riteniamo, come già detto, che non si deve intervenire esclusivamente, sui salari, perché bisogna guardare anche al costo del lavoro che, invece, rimane in capo al datore di lavoro nella stessa identica maniera di prima. Anche in precedenza, al fine di sostenere la crescita dei salari, da una parte, ma anche di venire incontro ai datori di lavoro, avevamo chiesto una detassazione e una decontribuzione degli aumenti salariali concordati dalle parti sociali. Il rinnovo del contratto è scaduto addirittura prima della pandemia, pertanto sicuramente bisogna riconoscere ai lavoratori dipendenti l'aumento dell'inflazione annua (IPCA), però non si può pensare che questo aumento possa gravare esclusivamente sul datore di lavoro.
  Per quanto riguarda le misure speciali di decontribuzione, esse sono state limitate ai percettori di reddito di cittadinanza, ai giovani al di sotto dei 35 anni e alle donne. Riscontriamo una frammentazione enorme, estrema di bonus e di incentivi di qualsiasi tipo: ne abbiamo contati ben 15 e ve ne sono anche di più. C'è un labirinto normativo che determina una difficoltà anche da parte dei professionisti che assistono le imprese a suggerire una programmazione specifica rispetto a come poter utilizzare il personale dipendente. Riteniamo che uno strumento che va valorizzato è quello dell'apprendistato, che sicuramente presenta vantaggi per il datore di lavoro e per i lavoratori, purché venga semplificato.
  Un'altra questione riguarda il welfare dei professionisti, che sono sempre stati lasciati fuori da qualsiasi tipo di intervento. Il tema riguarda le casse di previdenza. Su questo punto rinvio alla memoria che abbiamo depositato presso gli uffici della Commissione. Per quanto riguarda l'indennità sostitutiva per i lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata dell'INPS, ossia l'ISCRO, è previsto un aumento dell'aliquota contributiva dello 0,51 per gli anni 2022 e 2023, pur in presenza di pagamenti di indennità di ammortizzazione sociale molto ridotti. In questo caso riteniamo che sarebbe stato meglio mantenere l'aliquota iniziale dello 0,26 per cento.
  Infine, anche sul dissesto idrogeologico avrei da dire, mi limito soltanto a ricordare che i liberi professionisti possono dare un contributo fondamentale in termini di competenze, valorizzando il ruolo dei presìdi territoriali di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico, che rappresentano esperimenti virtuosi di cooperazione tra settore pubblico e privato, oggi più che mai, anche alla luce delle recenti disgrazie che si sono verificate.

  PRESIDENTE. Non essendovi interventi, ringrazio tutti gli auditi e vi invito a depositare copia delle vostre relazioni presso gli uffici della Commissione, in modo tale da poterle trasmettere a tutti i commissari. Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di Confcommercio, Confartigianato, Casartigiani, CNA.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione davanti alle Commissioni bilancio di Camera e Senato di rappresentanti di Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Casartigiani e CNA, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante il bilancio di previsione dello Stato per l'anno 2023 e il bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera. Do la parola agli auditi per lo svolgimento della loro relazione, chiedendo a tutti la cortesia di concentrarsi sugli aspetti che ritengono più importanti, in modo tale da svolgere un proficuo dibattito nel tempo a disposizione.

  LUIGI TARANTO, Segretario generale di Confcommercio. La conferma di una crescitaPag. 41 congiunturale di mezzo punto percentuale nel terzo trimestre dell'anno è un risultato importante per l'economia italiana, rafforzato dall'aumento del numero di occupati ad ottobre, anche se preoccupano le difficoltà del lavoro autonomo. Sono performance che evidenziano il ruolo del terziario di mercato nel promuovere importanti accelerazioni del livello dell'attività produttiva diffusa in molti settori. Ma l'inflazione core, sebbene al di sotto della media europea, è ormai oltre il 6 per cento. Gli impatti negativi sulla spesa delle famiglie e quelli conseguenti sul PIL sono certi. Si conferma importante, in questo contesto, la prosecuzione della strategia di sostegni a famiglie ed imprese.
  A causa di un peggiore profilo dei consumi le nostre valutazioni per il 2023 sono comunque meno favorevoli di quelle della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, con un prodotto interno lordo in crescita dello 0,3 per cento, a fronte dello 0,6 dei documenti ufficiali.
  Come è noto, i margini di intervento della finanza pubblica sono stretti; è corretta, allora, la concentrazione delle risorse mobilitabili sul versante del contrasto degli impatti del caro-energia. Sollecitiamo, però, ogni utile rafforzamento delle misure recate in materia dal disegno di legge di bilancio, con particolare riferimento ai crediti di imposta energetici e alla sterilizzazione degli oneri generali di sistema nel settore elettrico. Tale sterilizzazione andrebbe, infatti, estesa a tutte le utenze con potenza disponibile superiore ai 16,5 kilowatt. Richiamiamo, altresì, la necessità di prorogare almeno a tutto il 2023 la data prevista per il superamento della maggior tutela di prezzo per le forniture di energia elettrica delle micro imprese.
  Valutiamo positiva la previsione di un tetto temporaneo ai ricavi di mercato dei produttori di energia elettrica, ma occorre assicurare che le risorse generate dal cap siano redistribuite in favore delle imprese, in coerenza con quanto stabilito dal regolamento dell'Unione europea 2022/1854.
  Quanto al contributo di solidarietà temporaneo introdotto per il 2023 dall'articolo 28 del disegno di legge di bilancio, evidenziamo una forte criticità connessa al perimetro soggettivo della nuova forma di prelievo: vengono, infatti, assoggettate a tassazione anche le imprese che esercitano esclusivamente attività di distribuzione e commercio di prodotti petroliferi. Tali imprese operano all'interno della filiera della distribuzione di carburanti come meri price taker, non trovandosi, quindi, nella possibilità di influenzare il prezzo di mercato. Del resto, lo stesso regolamento europeo che prima ho citato ha tracciato un chiaro perimetro per individuare i soggetti interessati dalla misura solidaristica, escludendo chiaramente la catena intermedia di distribuzione e rivendita dei carburanti. L'articolo 28 del disegno di legge di bilancio va conseguentemente rivisto.
  Lo scenario dell'attuale crisi energetica aggrava, comunque, i rischi di crisi di impresa nel nostro Paese per i prossimi anni. In questo contesto, è necessario prorogare anche per gli esercizi 2022 e 2023 le norme emergenziali temporanee concernenti la non applicazione delle disposizioni in materia di riduzione del capitale per perdite e di riduzione del capitale sociale al di sotto del limite legale, nonché di posticipo al quinto esercizio successivo del termine in cui la perdita deve risultare diminuita a meno di un terzo.
  Occorre, poi, prorogare anche per gli esercizi chiusi al 31 dicembre 2023 le norme emergenziali temporanee in materia di sospensione dell'ammortamento annuo del costo delle immobilizzazioni materiali e immateriali e introdurre la possibilità per le imprese che applicano i princìpi contabili nazionali e internazionali, con deroga a tali princìpi limitata alla spesa per l'energia elettrica sostenuta nel 2022 e nel 2023, di capitalizzare questi costi in bilancio in dieci quote annuali di ammortamento, ferma restando la deducibilità fiscale nei soli periodi d'imposta 2022 e 2023.
  Sempre con finalità di contrasto degli impatti della crisi energetica, il disegno di legge di bilancio prevede, all'articolo 85, lo stanziamento di 200 milioni di euro in favore delle imprese di autotrasporto per mitigare gli effetti del caro-gasolio impiegato in veicoli di categoria euro 5 o superiore.Pag. 42 In tal caso andrebbe prevista la possibilità di fruizione attraverso lo strumento del credito d'imposta. Le tensioni sui mercati energetici colpiscono duramente tutto il sistema dei trasporti ed interventi di sostegno andrebbero, dunque, disposti anche in favore del trasporto marittimo e ferroviario e per il trasporto combinato via mare e via ferro.
  Sarebbero da rafforzare anche le dotazioni per il Fondo unico nazionale per il turismo di parte corrente e per il settore della cultura.
  Gli impatti delle modifiche apportate alla disciplina del Superbonus edilizio evidenziano, tra l'altro, la necessità di un intervento di proroga del termine del 25 novembre 2022 per l'effettuazione della CILAS.
  Sul fronte dell'accesso al credito è certo positiva la proroga di dodici mesi dell'operatività straordinaria del Fondo di garanzia per le PMI. Il fabbisogno di liquidità, infatti, rimane elevato ed è correlato agli abnormi rincari del prezzo dell'energia. La dotazione del Fondo andrebbe dunque ulteriormente incrementata dagli attuali 800 milioni di euro ad un miliardo di euro.
  Andrebbero, inoltre, potenziati, attraverso ulteriori interventi di garanzia pubblica, gli strumenti già esistenti in favore della ristrutturazione dei prestiti bancari. Parimenti va sottolineata la necessità di riattivare con urgenza la cosiddetta moratoria ex lege dei debiti bancari, negoziando l'intervento anche a livello europeo.
  Tra le misure di riduzione della pressione fiscale particolare importanza rivestono l'incremento del limite dei ricavi o compensi per l'accesso al regime forfettario e la sperimentazione per il solo anno 2023 della flat tax incrementale. L'introduzione di tali misure sollecita comunque l'avanzamento di un organico e complessivo processo di riforma dell'IRPEF, secondo uno schema di intervento che ricomprenda la riduzione delle aliquote degli scaglioni di reddito, maggiore semplicità negli adempimenti, no tax area senza disparità e la conferma del principio di progressività.
  Le misure di sostegno in favore del contribuente sono poi finalizzate a instaurare un nuovo rapporto tra amministrazione finanziaria e contribuente, più collaborativo e trasparente, e a smaltire l'ingente magazzino di debiti fiscali iscritti a ruolo, di cui, come è noto, solo una minima parte risulta esigibile. Bisogna, però, proseguire nel processo di revisione del sistema nazionale di riscossione, costruire un solido percorso di tax compliance nei rapporti tra fisco e contribuente e semplificare il sistema fiscale nel suo complesso, partendo dal riordino e dalla stabilizzazione delle norme nel contesto di un unico codice tributario, dall'effettiva non retroattività delle disposizioni tributarie e dalla costituzionalizzazione dello statuto dei diritti del contribuente.
  In materia di politiche per il lavoro sottolineiamo l'esigenza di più incisivi interventi di riduzione del cuneo fiscale e contributivo sul costo del lavoro, tenendo particolarmente conto della maggiore onerosità dei nuovi ammortizzatori sociali per le imprese del terziario di mercato. Al riguardo, si rende necessario, intanto, confermare per il 2023 le aliquote contributive ridotte così come disciplinate per il 2022. Di rilievo sarebbero, inoltre, misure di detassazione degli aumenti tabellari derivanti dalla contrattazione collettiva nazionale.
  Per quel che riguarda le disposizioni in materia di welfare, va sottolineato in generale il nesso necessario tra maggiore flessibilità nella scelta del momento di pensionamento, stabilità normativa e sostenibilità di medio-lungo periodo del sistema previdenziale. Per gli iscritti alla gestione esercenti attività commerciali dell'INPS è necessario, in particolare, un intervento riformatore del sistema degli indennizzi per la cessazione delle attività commerciali, che vada nella direzione di una maggiore sostenibilità prospettica del sistema, anche a fronte di una riduzione dell'aliquota di finanziamento che grava oggi sull'intera categoria. Sono auspicabili, inoltre, misure strutturali di valorizzazione del welfare aziendale di derivazione contrattuale.
  Per il lavoro autonomo professionale rammentiamo la necessità di rendere strutturale l'indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa (ISCRO) prevedendoPag. 43 una riduzione dallo 0,51 allo 0,26 dell'aliquota contributiva anche per il 2023.
  Sul versante della sanità evidenziamo, infine, che occorre rivedere con urgenza l'attuale meccanismo del cosiddetto payback sulle forniture ospedaliere di dispositivi medici a partire dall'articolo 18 del decreto-legge cosiddetto «Aiuti-bis»: infatti, la previsione dell'obbligo per le imprese fornitrici di rimborsare alle regioni fino al 50 per cento delle spese per l'approvvigionamento effettuato in eccesso, per un valore che per il solo primo quadriennio di attuazione 2015-2018 è superiore ai 2 miliardi di euro, rischia di compromettere la tenuta di un intero settore di piccole e medie imprese e rischia di compromettere lo stesso sistema delle forniture ospedaliere.
  Affidiamo alla memoria che depositiamo presso gli uffici della Commissione un più analitico esame delle disposizioni recate dal disegno di legge di bilancio.

  MAURO BUSSONI, Segretario generale di Confesercenti. Almeno per quest'anno l'economia italiana avrà ancora una dinamica positiva, che dovrebbe portare il PIL a crescere attorno al 3 per cento. Le prospettive per il 2023, però, com'è noto, non sono così rosee. Noi riteniamo che nel 2023 l'inflazione si manterrà oltre il livello del 5 per cento e scenderà ulteriormente la quota relativa ai consumi disponibile per le famiglie sul PIL. Alla fine del prossimo anno i redditi e i consumi delle famiglie potrebbero arretrare addirittura sui livelli del 2016, facendo virare in negativo anche la dinamica delle retribuzioni reali.
  La manovra di bilancio per il 2023 del Governo, come è noto, dispone di 35 miliardi di euro, di cui 20 miliardi sono destinati a interventi legati al caro-energia, 5 miliardi al taglio del cuneo fiscale e 10 miliardi ad altri interventi. Le risposte date per il contenimento del caro-energetico sono indispensabili, ma non sono risolutive. Invece, le risposte date con il taglio del cuneo fiscale per favorire maggior reddito vanno nella direzione giusta, ma potevano essere di maggiore intensità.
  Le risorse disponibili e il poco tempo a disposizione hanno certamente condizionato lo spazio di manovra per il Governo, che, seppure ha evitato l'accumularsi di ulteriore debito, allo stesso tempo ha ridotto notevolmente l'efficacia temporale della manovra. Secondo noi, quello che occorrerà garantire è una solida ripresa dell'economia. Risolvere alla radice i fattori che hanno determinato la crisi degli anni dal 2020 al 2022 è la scommessa che abbiamo davanti per ridare fiducia a famiglie ed imprese. La ripresa dei consumi e una maggiore disponibilità di spesa da parte delle famiglie dovranno essere poste al centro dell'azione di governo non appena licenziata la legge di bilancio. Gli aumenti dei tassi di interesse e i debiti cumulati sono fonte di grande preoccupazione. Ci sono ancora 46 miliardi di euro di arretrato che riguardano i provvedimenti legati al COVID e sono tante le imprese ancora in difficoltà anche perché nel frattempo si è aggiunto il caro-energia. Inoltre, le banche a breve non saranno più in grado di concedere credito alle piccole e medie imprese in quanto la serie storica degli ultimi tre bilanci sarà tecnicamente invalutabile da parte degli attuali sistemi di rating. Tali bilanci faranno anche accendere una serie di alert nel sistema bancario, con l'effetto che verranno richiesti rientri sulle linee di credito ovvero revoche dei finanziamenti alle piccole e medie imprese. Permane, poi, il problema del costo del lavoro: i mini provvedimenti adottati finora possono aiutare, ma serve una revisione organica.
  Per quanto riguarda le iniziative che riteniamo andrebbero intraprese segnalo le seguenti. Anzitutto, occorre estendere la fruizione del credito d'imposta al 31 dicembre 2023 anche per i crediti previsti per il terzo e quarto trimestre 2022. La limitazione dell'azzeramento degli oneri di sistema per utenze con potenza disponibile fino a 16,5 kilowatt, di cui all'articolo 3 del disegno di legge di bilancio, coinvolgerà molte attività del comparto turistico (alberghi, bar e ristoranti). ARERA ha stimato che gli oneri di sistema incidono per il 22 per cento sul totale della bolletta. Se la norma rimanesse così come è stata prevista nel disegno di legge di bilancio e non si potesse tornare ai livelli indicati per quest'anno,Pag. 44 dal 1° gennaio ci sarebbero costi probabilmente insostenibili.
  Valutiamo positivamente l'attenzione posta sulle frodi relative alle vendite online, comparto per il quale, però, è auspicabile un intervento di natura regolatoria sia in termini di tassazione sia per quanto riguarda le attività di promozione.
  Valutiamo positivamente la proroga dell'APE sociale: è la formula che ha funzionato meglio anche nella scorsa legislatura.
  L'esonero contributivo per le assunzioni per gli imprenditori potrebbe essere esteso anche al comparto turistico, che è volano di ripresa occupazionale. Inoltre, si potrebbe affiancare questa misura anche ad una disponibilità del reddito di cittadinanza.
  All'articolo 64 del disegno di legge di bilancio, la norma che estende la misura delle prestazioni occasionali a tutti i settori per le aziende sotto i dieci dipendenti è molto apprezzata.
  Per quanto riguarda l'articolo 69 del provvedimento, in materia di mezzi di pagamento, sarebbe opportuno azzerare le commissioni per gli importi fino a 50 euro e favorire l'adozione di POS contactless.
  In tema di lavoro sarebbe opportuno estendere lo smart working a tutto il 2023 e semplificarlo.
  Per il microcredito occorrerebbe rendere operativa la norma prevista dalla legge di bilancio per il 2022. Infatti, le moratorie sul credito sono molto utili e andrebbero riprese.
  Anche con riferimento agli effetti degli aumenti dei costi energetici e dell'inflazione, sarebbe necessario prevedere l'estensione della disciplina della sterilizzazione delle perdite già prevista da precedenti provvedimenti anche per il prossimo anno.
  Infine, sui tributi locali, le norme fin qui approvate hanno consentito ai comuni di confermare fino al 31 dicembre 2022 la validità delle autorizzazioni di occupazione di suolo pubblico concesse ai pubblici esercizi in deroga alle limitazioni previste dal codice dei beni culturali. Se questa norma non dovesse essere prorogata, il prossimo 31 dicembre ci potrebbero essere problemi di gestione per tantissime imprese del settore che non sono ancora uscite completamente dalle ristrettezze dovute al caro-energia e, in precedenza, al COVID.
  Un problema sul quale comunque occorrerà porre attenzione riguarda l'applicazione nel 2023 dei tributi locali e dei canoni di natura patrimoniale. Evitare un aumento generalizzato dei tributi locali è prioritario.
  La ringrazio, presidente, e depositeremo presso gli uffici della Commissione un documento che descriva in maniera più organica e più precisa la nostra valutazione su tutto l'articolato.

  BRUNO PANIERI, Direttore politiche economiche di Confartigianato. Ringrazio le Commissioni bilancio di Camera e Senato per averci dato l'opportunità di essere ascoltati in audizione sulla manovra di bilancio per il 2023. Abbiamo già consegnato agli uffici della Commissione un documento, quindi nel mio intervento cercherò di contenere i tempi evidenziando essenzialmente i titoli di maggiore interesse, sui quali vogliamo richiamare la vostra attenzione.
  Intanto partiamo dal presupposto che questo disegno di legge di bilancio costituisce il primo importante atto del nuovo Esecutivo e dà alcune linee sulle quali presumibilmente verrà costruita tutta l'azione di governo in questa legislatura, indipendentemente dagli specifici contenuti poi del disegno di legge di bilancio. Infatti, va certamente preso atto che l'inevitabile compressione dei tempi, dovuta al fatto che l'insediamento del Governo è avvenuto a fine ottobre, non ha certamente consentito di raccogliere tutti gli auspici e i desiderata che potevano essere espressi dalla nostra organizzazione e dalle parti sociali, ma si riuscirà ad evitare presumibilmente l'esercizio provvisorio approvando la manovra entro il 31 dicembre 2022.
  A nostro modo di vedere, la manovra, comunque, contiene una marcata identità politica e dei fattori che riteniamo essenziali. In primo luogo, viene data continuità ai provvedimenti già assunti dal precedente Governo, che erano tesi ad affrontare situazioni emergenziali derivanti da un quadro congiunturale esterno, che è tuttora, peraltro, caratterizzato da tratti negativi, soprattutto a causa di fattori esogeni che Pag. 45sono difficilmente controllabili, quali l'aumento del costo delle materie prime, l'alto costo dell'energia e il rialzo dell'inflazione.
  Il disegno di legge di bilancio cerca di indirizzare la discussione parlamentare per capitoli e incentrarla su alcuni definiti filoni di intervento ritenuti prioritari, come le misure di contrasto al caro-energia, la definizione di una prima traccia sulla quale innestare le fondamenta di una complessiva riforma fiscale, lo sviluppo di una linea di politica industriale fortemente caratterizzata dalla salvaguardia del sistema produttivo manifatturiero e del made in Italy, che sono elementi essenziali di una nuova politica generale. Così come una nuova politica generale in materia di lavoro orientata a creare condizioni di crescita sembra comunque essere tracciata nelle prime linee definite in questo disegno di legge.
  Per noi, inoltre, rappresenta un fattore molto importante che il provvedimento caratterizzi una linea di governo orientata alla semplificazione della vita delle imprese e all'inversione del principio di presunzione di colpevolezza, che spesso ha caratterizzato l'intervento dello Stato nei confronti delle aziende.
  Da ultimo, la manovra è concepita in un quadro di complementarietà con le misure del PNRR e con le annunciate linee di revisione e adattamento dello stesso Piano alla situazione contingente, nonché in un contesto di compatibilità dei saldi con gli indirizzi di bilancio europeo e di contenimento del debito.
  Nelle condizioni date rispetto ai tempi e alle modalità, appare del tutto evidente che il risultato complessivo possa sembrare incompiuto e scarsamente incisivo, ma riteniamo, comunque, che la definizione di una linea programmatica esprime un valore probabilmente assai più grande delle risorse impegnate, perché offre una prospettiva dalla quale, se verranno ovviamente mantenuti gli impegni, si apre un interessante orizzonte di stabilità indispensabile per il mondo delle imprese.
  Riteniamo, quindi, condivisibile la linea di prudenza adottata nell'evitare manovre speculative e destabilizzanti sulla finanza pubblica attraverso il ricorso all'ulteriore indebitamento, cercando comunque di generare risorse aggiuntive che mantengono il mood della manovra in una dimensione comunque espansiva ed anticiclica.
  Sia chiaro che non mancano certo elementi di profonda insoddisfazione per alcune delle scelte effettuate, come, peraltro, poi nel dettaglio il documento che abbiamo depositato esprime, come la mancata conferma – richiamata da tutti i colleghi che sono intervenuti prima di me – del taglio degli oneri generali di sistema per le imprese con potenza disponibile superiore ai 16,5 kilowatt, che rappresentano la gran parte della manifattura di questo Paese, non adeguatamente compensata dal positivo irrobustimento e dalla riconferma del credito d'imposta in bolletta.
  Così come negativa è la mancanza di qualsiasi riferimento alla soluzione della ben nota questione degli oneri incagliati per quanto riguarda la disciplina della cessione del credito per gli ecobonus.
  In buona sostanza, quindi, Confartigianato esprime una valutazione complessivamente positiva sulla manovra economica come concepita, che può essere giudicata come una apertura di credito nella misura in cui fissa delle premesse che dovranno ovviamente essere confermate e mantenute in un quadro di medio e lungo periodo.
  Per quanto riguarda più nel dettaglio le questioni specifiche affrontate dal disegno di legge di bilancio, valutiamo positivamente – l'abbiamo detto – il rafforzamento e la proroga del credito d'imposta per il contenimento dei costi energetici, così come la conferma della riduzione al 5 per cento dell'IVA sul gas usato per combustione e usi civili. Ho già detto della criticità importante che deriva dalla mancata conferma del taglio degli oneri per le utenze superiori a 16,5 kilowatt. Richiamiamo ancora la vostra attenzione sul fatto che ciò rischia di trasformarsi in una sentenza di chiusura per moltissime imprese, perché non si potrà compensare con il rafforzamento del credito di imposta, che non riuscirebbe comunque a coprire il disagio che verrebbe a determinarsi per il mancato taglio degli oneri. Peraltro, a nostro modo di vedere le risorse necessarie a Pag. 46ripristinare il taglio degli oneri anche per queste utenze possono essere reperite con la soppressione di alcune misure che noi riteniamo assolutamente mal concepite, come quella di adempiere all'obbligo prescritto dall'Unione europea di riduzione dei consumi elettrici tramite un servizio remunerato di interrompibilità in vantaggio dei grandi consumatori industriali. Se nel sistema attuale bisogna garantire una solidarietà fra le diverse componenti del comparto imprenditoriale, certamente tutti devono essere chiamati, con senso di responsabilità, a realizzare la loro parte e, siccome le utenze industriali interrompibili già godono comunque di un'agevolazione, indipendentemente dal fatto che nella storia non siano state mai interrotte nell'alimentazione elettrica, probabilmente risorse ulteriori e risorse aggiuntive sono ultronee e, a nostro avviso, andrebbero riviste.
  Nell'ambito degli interventi in materia fiscale, certamente si valuta positivamente la scelta di intervenire sulla fiscalità delle piccole imprese, con misure di notevole interesse per noi, come l'ampliamento del regime forfettario, la tassazione proporzionale degli incrementi del reddito, l'assegnazione agevolata dell'estromissione degli immobili posseduti da imprenditori individuali, il tentativo di dare una regolamentazione a fattispecie finora non normate.
  Così come positivamente valutiamo le prime misure in grado di ridurre o prevenire possibili contenziosi e permettere definizioni agevolate di cartelle esattoriali in carico all'Agenzia delle entrate-Riscossione. Resta chiaro ed evidente che continuiamo a richiamare l'attenzione sulla necessità che comunque tutte queste misure siano inserite nell'ambito di una più generale riforma del sistema tributario, che si auspica possa realizzarsi in tempi brevi.
  In merito ai crediti incagliati riteniamo che vanno trovate soluzioni che devono andare nella direzione prioritaria di individuare un compratore di ultima istanza. Il monopolio concesso alle banche nella cessione di crediti in materia di bonus fiscali ci sta dimostrando che le banche da sole non sono in condizioni di assorbire i crediti incagliati. Quindi, da questo punto di vista, a nostro modo di vedere, deve intervenire un compratore di natura pubblica, che si faccia carico di risolvere il problema di chi è rimasto vittima del taglio delle cessioni plurime avvenuto con un provvedimento incauto adottato dal precedente Governo nella passata legislatura.
  Così come probabilmente bisognerebbe pensare di allungare la possibilità di utilizzare negli anni successivi la quota di credito di imposta non fruita entro la fine del 2022, di incrementare la capacità fiscale delle banche e risolvere il problema e i timori legati al sequestro, confermati da diverse sentenze della magistratura e della Cassazione, evitando che all'acquisizione dei crediti possano poi far seguito sequestri degli stessi in relazione ad eventuali irregolarità penali accertate dalla magistratura.
  Sicuramente c'è molto da fare in termini di semplificazioni fiscali e, quindi, da questo punto di vista, indichiamo una serie di misure che potrete trovare nel documento che abbiamo depositato. Riteniamo non più rinviabile l'abrogazione della disciplina delle società di comodo.
  Passando poi alle misure più direttamente collegate alla manovra, valutiamo positivamente – lo abbiamo detto – l'incremento del limite dei ricavi e dei compensi da 65.000 a 85.000 euro per l'accesso al regime forfettario. Valutiamo positivamente la scelta sulla tassa piatta incrementale, seppur limitata alle persone fisiche, esercenti attività di impresa e lavoro autonomo in via sperimentale per il solo 2023, con la possibilità di tassazione proporzionale del maggior reddito conseguito nel 2023.
  Valutiamo positivamente il differimento dell'entrata in vigore della sugar tax e della plastic tax e tutta una serie di altre misure contenute nella manovra e che, nel dettaglio, illustriamo nel documento depositato.
  Per quanto riguarda le questioni attinenti alla materia del lavoro, valutiamo positivamente la riduzione dal 10 al 5 per cento dell'aliquota dell'imposta sostitutiva sulle somme erogate sotto forma di premio di risultato o di partecipazione agli utili delle imprese. In proposito, riteniamo che Pag. 47sia auspicabile un intervento di semplificazione delle modalità di fruizione.
  Così come valutiamo positivamente l'intervento sulla riduzione del costo del lavoro, non dimenticandoci di richiamare ancora l'attenzione sulla necessità che comunque ci sia un intervento più incisivo di riduzione del costo del lavoro anche per i datori di lavoro e non soltanto per i dipendenti.
  Valutiamo positiva la proroga di un ulteriore anno dell'APE sociale.
  Su «Opzione Donna» la nostra valutazione è positiva, ma critica rispetto alle condizioni particolarmente restrittive per fruire dell'agevolazione.
  Manteniamo ferme alcune nostre considerazioni storiche sulla necessità di continuare a puntare sull'apprendistato professionalizzante e riscontriamo che da questo punto di vista la manovra è debole. Così come auspichiamo il ripristino della decontribuzione totale per i primi tre anni di contratto per le imprese artigiane e in ogni caso per le imprese fino a nove dipendenti.
  Passando a elementi relativi agli investimenti, per noi è sicuramente positivo l'incremento delle risorse per il fondo per far fronte agli aumenti dei costi delle materie prime negli appalti, così come il rifinanziamento dei contratti di sviluppo, anche se dobbiamo, ancora una volta, ribadire il fatto che questi sono difficilmente applicabili nella realtà delle piccole imprese. Tuttavia, è una faccenda che probabilmente dovrà essere affrontata più in sede attuativa che in sede di predisposizione della norma primaria.
  Così come positiva è la valutazione della proroga del regime in deroga del Fondo centrale di garanzia, con una ulteriore dotazione di risorse. Anche in questo caso riteniamo che in sede attuativa debba essere fatto uno sforzo importante per rendere complementari, attraverso forme tecniche, la garanzia privata e la garanzia pubblica, in modo tale da ottimizzare l'impiego delle risorse pubbliche in modo che siano maggiormente efficienti in termini di leva finanziaria.
  È stato già richiamato il tema delle moratorie. Sappiamo che è un tema che ha una derivazione sovranazionale importante, quindi bisognerebbe cercare di continuare a convincere il legislatore europeo sulla inopportunità di mantenere un regime restrittivo. Certo è che questo è un ambito sul quale bisogna dare respiro alle imprese.
  Per quanto riguarda, invece, il fondo per il made in Italy e i fondi individuati per il turismo, noi riteniamo che questa sia la giusta strada per fissare alcuni punti fermi in termini di sviluppo delle politiche industriali verso una direzione da noi sempre auspicata e che riteniamo possa essere tenuta in massima considerazione nello svolgimento ulteriore dell'azione di governo. Sono state fissate le premesse, probabilmente le risorse sono limitate, ma, comunque, secondo noi è stata tracciata un'ottima linea per cercare di costruire una politica industriale in discontinuità con quanto è stato fatto fino adesso.
  Non entro nel dettaglio di alcune altre questioni, le trovate esposte nel documento depositato e siamo a vostra disposizione per eventuali domande.

  DANILO BARDUZZI, Direttore del Centro studi di Casartigiani. Ringrazio le Commissioni bilancio di Camera e Senato per questo importante invito. Casartigiani condivide la politica economica che il Governo ha adottato con la manovra di bilancio, basata sull'esigenza di rispondere preliminarmente all'impennata dell'inflazione e all'impatto del caro-energia. L'intero impianto, secondo il nostro giudizio, affronta con pragmatismo le difficoltà che caratterizzano questo delicato momento, senza perdere di vista, tuttavia, la sostenibilità della finanza pubblica, come conferma anche la prospettiva di discesa del rapporto debito/PIL da circa il 150 per cento del 2021 a poco più del 140 per cento nel 2025. Per consolidare tale andamento, tuttavia, sarà importante mantenere il controllo della spesa pubblica e conseguire un significativo e stabile aumento del potenziale di crescita, a partire dalle micro imprese.
  Per risolvere il problema energetico serve la definizione di un piano nazionale a più lungo termine, misure indirizzate a ridurre la dipendenza dalle fonti di approvvigionamentoPag. 48 estere e rafforzare l'offerta di gas di produzione nazionale destinabile alle imprese a prezzo calmierato e senza distinzioni in riferimento ai volumi di consumo impiegati. Inoltre, occorre rilanciare il Paese verso un modello energetico efficiente, attraverso soluzioni che favoriscano l'autoproduzione di energia e sistemi di generazione distribuita nel tessuto delle micro imprese.
  Rimane indispensabile, poi, realizzare un riordino complessivo della disciplina degli oneri e delle altre voci in bolletta, che, secondo noi, andranno trasferiti sulla fiscalità generale. Poi, per abbassare le bollette elettriche occorre procedere senza indugio a disaccoppiare il costo del gas da quello dell'elettricità. Noi riteniamo che se la decisione di legare l'andamento del prezzo dell'elettricità con quello del gas aveva ad inizio secolo il valido motivo di incentivare gli impianti green, una simile soluzione oggi appare davvero anacronistica.
  In tema di riduzione dei consumi riteniamo opportuno, infine, ricercare soluzioni per mantenere attiva la filiera delle costruzioni sul terreno della riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare residenziale. In tale ambito, i colleghi già lo hanno sottolineato, le recenti modifiche introdotte con il decreto-legge cosiddetto «Aiuti-quater» se, da un lato, intervengono a riequilibrare la sostenibilità finanziaria del bonus edilizio, dall'altro, introducono, a nostro avviso troppo repentinamente, l'ennesima modifica a un quadro normativo davvero troppo spesso rivisto negli ultimi quindici mesi, con grave incertezza sia per i fruitori della misura che per le imprese. Inoltre, lo stesso decreto-legge lascia irrisolto il problema dei crediti che ancora stanno nei cassetti fiscali delle imprese, senza possibilità di essere ceduti alle banche.
  Un forte impegno dovrà essere dedicato anche all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, da cui dipendono ingenti investimenti per rilanciare la crescita sostenibile della nostra economia. Abbiamo giudicato condivisibile l'impostazione del Governo orientata alla flessibilità del Piano, comunque all'interno delle regole europee; riteniamo indispensabile rimarcare l'assoluta necessità di garantire che i progetti e le misure del PNRR siano calibrati anche a misura delle micro imprese e che, anche all'interno del codice degli appalti, venga assicurato un effettivo coinvolgimento delle micro e piccole imprese.
  In ultimo, un tema che il disegno di legge di bilancio non affronta è quello dell'accesso al credito. Si tratta di un elemento vitale per i nostri imprenditori che si vedono costretti a interfacciarsi con un sistema bancario molto accentrato e poco sensibile alle loro esigenze. Riteniamo che la soluzione passi attraverso il rilancio del ruolo dei Confidi, ed in particolare dei Confidi cosiddetti «minori» o «112», che sono sempre stati in grado di garantire, insieme al Fondo centrale di garanzia, i prestiti per i piccoli imprenditori, con meccanismi di erogazione veloci ed efficaci.
  Passando rapidamente alle proposte di intervento contenute nel disegno di legge di bilancio, valutiamo positivamente l'estensione al primo trimestre del 2023 delle misure sul credito d'imposta, con i ritocchi in aumento delle percentuali del beneficio, con riferimento sia alle imprese energivore e gasivore sia alle imprese non gasivore e che usano energia con potenza a partire da 4,5 kilowatt.
  Sempre con riferimento al primo trimestre del 2023 valutiamo favorevolmente gli interventi sugli oneri di sistema e sull'IVA, contenuti negli articoli 3 e 4. Si rileva, tuttavia, che per le utenze non domestiche del settore elettrico l'azzeramento degli oneri di sistema è rivolto unicamente ad impianti fino a 16,5 kilowatt, condizione questa che limita fortemente l'accessibilità alla misura per le imprese piccole e medie, soprattutto nel settore manifatturiero. Ci permettiamo di suggerire di valutare la possibilità di ripristinare l'originario beneficio e ricomprendere anche gli impianti superiori a 16,5 kilowatt. L'auspicio poi, come dicevo in premessa, è che si proceda con un riordino complessivo della disciplina degli oneri e delle altre voci in bolletta, a partire dalle componenti tariffarie volte al finanziamento delle agevolazioni per gli energivori e quelle destinate al bonus sociale.Pag. 49
  Concludo rapidamente con tre questioni e poi cedo la parola al collega sugli aspetti fiscali. Sul lavoro valutiamo positivamente la riduzione del cuneo fiscale e contributivo sul costo del lavoro, riteniamo si debba fare di più anche sul versante delle imprese. Sulle pensioni riteniamo necessario garantire meccanismi di flessibilità in uscita in un impianto sostenibile ancorato al sistema contributivo e individuare soluzioni per i lavoratori autonomi, ai quali va estesa la normativa sul lavoro usurante. «Opzione Donna» è una misura che, secondo noi, andrebbe resa strutturale, eliminando anche l'ingiustificata disparità di trattamento tra lavoratrici dipendenti ed autonome, sia per quanto riguarda l'età anagrafica che per quanto riguarda le finestre di accesso al trattamento pensionistico.
  Infine, Presidente, sul trasporto, apprezziamo lo stanziamento dei 200 milioni di euro per il 2023 come contributo per mitigare gli effetti del rincaro del gasolio, ma temiamo che sia insufficiente. Riscontriamo, invece, che nel testo della manovra non compare più lo stanziamento di 50 milioni di euro, relativi sempre al 2023, per quanto riguarda gli incentivi «Mare bonus» e «Ferro bonus» e ci permettiamo di auspicare che il percorso parlamentare potrà prevederne anche il ripristino.

  ROLANDO ANTONELLI, Responsabile fiscale di Casartigiani. Sarò rapidissimo e non ripeterò quello che i colleghi prima di me hanno già ampiamente illustrato, ma vorrei approfondire velocemente alcuni aspetti. Non parlerò della flat tax, rispetto alla quale ci allineiamo a quanto detto dai colleghi che ci hanno preceduto, né della flat tax incrementale. L'unica cosa che voglio sottolineare rispetto alla flat tax incrementale è che essa riguarda solo le ditte individuali: sarebbe auspicabile una perequazione fiscale, poiché riteniamo che possano essere equiparati soggetti che, magari in società con due soci, esercitano la medesima attività artigiana, di soggetti singoli.
  Un altro punto riguarda l'articolo 36, ossia il rafforzamento del presidio preventivo connesso all'attribuzione dell'operatività della partita IVA. Questo articolo dà ulteriori poteri all'attività di verifica dell'Agenzia delle entrate in via preventiva. Nel ritenere che sia opportuno un monitoraggio di questa attività, sarebbe altresì e vieppiù opportuno che l'attività dell'Agenzia delle entrate si coordini con l'attività degli altri enti che si trovano ad interfacciarsi con l'imprenditore nella fase dell'inizio dell'attività. Mi riferisco soprattutto al Registro delle imprese, alla camera di commercio, ma anche all'INAIL e all'INPS. Infatti, ci sono tante attività che richiedono requisiti particolari che devono essere dimostrati presso enti diversi rispetto all'Agenzia delle entrate, quindi l'attenzione deve essere posta su questi aspetti.
  In merito alla pace fiscale mi permetto di osservare, oltre a quanto è stato già detto, un aspetto che riguarda l'articolo 39, cioè quello relativo alla regolarizzazione delle irregolarità – passatemi il termine – formali, norma che si riferisce solo a imposte sui redditi, IRAP e IVA. Sarebbe quanto mai opportuno che la regolarizzazione possa estendersi anche ad altre tipologie di tributi e ai contributi, quali quelli versati all'INPS e all'INAIL, e soprattutto ai tributi locali. Infatti, risulta veramente odiosa la omessa dichiarazione relativa all'IMU. Anche se la dichiarazione è stata per lo più abrogata in molti casi, mi riferisco alle cessioni ordinarie di immobili, però accade che, quando i comuni effettuano gli accertamenti, questa sanzione – che riguarda un'irregolarità formale – viene elevata a cascata per tutti gli anni di attività e, quindi, risulta veramente odiosa.
  Per quanto riguarda, invece, la parte relativa alla rottamazione delle cartelle parliamo di cinque anni. Capiamo che, data la situazione, le risorse sono limitate, ma non possiamo prescindere da una premessa. La premessa è che già c'era una situazione di crisi, poi la pandemia ha completamente fermato alcuni settori imprenditoriali, in seguito è arrivata la guerra, che, quando ci eravamo appena ripresi, ha creato di nuovo enormi problematiche. Quindi, c'è il rischio che i cinque anni di rateizzazione non siano sufficienti per far sì che le persone perbene, che non hanno potuto pagare le imposte – che, lo ricordiamo, sono comunque dichiarate, perché le cartelle di pagamentoPag. 50 si riferiscono per la stragrande maggioranza dei casi a imposte dichiarate e non versate – possano poi adempiere ai propri obblighi.
  Chiaramente depositeremo presso gli uffici della Commissione un documento più compiuto di quello che è stato esposto da parte nostra.

  CLAUDIO GIOVINE, Direttore della Divisione economica e sociale di CNA. Ringrazio le Commissioni bilancio di Camera e Senato per l'invito a intervenire su uno dei fondamentali provvedimenti economici del Governo.
  Abbiamo, da un lato, apprezzato lo sforzo del Governo di mantenere un'intonazione positiva rispetto alla manovra anche quest'anno, come in quelli precedenti, per accelerare il percorso del PIL, che già nel 2021, come è noto, ha superato i 6 punti percentuali di crescita e nel 2022, ormai è prossimo a 4 punti percentuali. Il disegno di legge di bilancio, però, nelle previsioni e con la sua impostazione, consentirebbe solo di incrementare di tre decimi quello che è il tendenziale del PIL, passando dallo 0,3 per cento allo 0,6. Si tratta di un risultato, a nostro avviso, modesto, nel senso che dovremmo avere un'ambizione maggiore, considerato che quest'anno disponiamo di circa 50 miliardi di euro aggiuntivi derivanti dal PNRR, che dovrebbero imprimere alla spesa pubblica un'accelerazione dei volumi, con un moltiplicatore più importante. Capiamo che gli effetti derivanti dall'inflazione avranno un impatto difficile sulla spesa pubblica, però crediamo che vada fatto ogni sforzo affinché l'obiettivo tendenziale possa essere anche questa volta superato in positivo.
  Il quadro economico che stiamo vivendo, peraltro, a nostro avviso, è meno drammatico di quanto venga normalmente disegnato: in fondo le attività economiche proseguono in maniera regolare, anzi direi positiva, e gli ordinativi non vengono a mancare. Nondimeno i rischi che sono dietro l'angolo sono tanti e noti e non sto qui a ricordarli. Quindi, la logica che avremmo preferito trovare in questo disegno di legge di bilancio, più che quella riferita a misure ancora emergenziali per tamponare le esigenze immediate, era quella di un disegno con un profilo più profondo, volto a impostare per i prossimi anni una politica economica che consentisse di dare un passo più svelto alla crescita economica e stabilità e sicurezza alle imprese.
  Abbiamo, comunque, apprezzato l'attività di contenimento dei costi sul fronte energetico che il Governo ha sviluppato e abbiamo apprezzato l'attenzione che il Governo pone, in particolare per le piccole imprese, sul fronte fiscale, senza però – come dicevo prima – identificare quella profondità di iniziative e quella stabilità di provvedimenti che consentano di accelerare il passo dell'economia. Avremmo voluto – segnalerò poi alcuni elementi di dettaglio – trovare nelle disposizioni un sostegno più adeguato, ad esempio, in campo energetico, per l'aiuto all'autoproduzione delle piccole imprese, che aiuterebbe anche ad accrescere l'indipendenza italiana dalle fonti energetiche esterne. Avremmo voluto trovare indirizzi più chiari di politica industriale, penso a Transizione 4.0, penso ai bonus e penso alla nuova legge Sabatini. Avremmo voluto trovare un'impostazione di politica fiscale che recuperasse un po' il senso del lavoro importante che il Parlamento ha svolto nella precedente legislatura, intervenendo già sulla pressione fiscale, sul contenzioso e sul sistema sanzionatorio. Avremmo voluto trovare una politica previdenziale che incorporasse equità, come è stato ricordato più volte, evitando tutte le discriminazioni e le differenze che esistono tra lavoro autonomo e lavoro dipendente. Avremmo voluto trovare più risorse per il Mezzogiorno, per la ripresa e per il made in Italy.
  Quindi, se da un lato non possiamo non apprezzare l'attenzione che viene rivolta al sistema delle imprese, dall'altro, non possiamo non sottolineare l'esigenza che non solo si identifichino al più presto traiettorie di crescita stabile, ma che possano essere utilizzati al meglio e rapidamente tutti gli interventi previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, che, a Pag. 51nostro avviso, sono essenziali per sciogliere i nodi che frenano la produttività, che sono il vero ostacolo di questo Paese. Quindi occorre lavorare su infrastrutture, burocrazia, servizi pubblici, istruzione, giustizia, concorrenza e, in particolare, sostegno agli investimenti pubblici e privati.
  Illustrerò rapidamente alcune questioni, anche se chiaramente, intervenendo per ultimo, molte sono state già richiamate, però le cito per sottolineare anche la nostra adesione alle osservazioni che sono state formulate in merito ai provvedimenti sui costi dell'energia.
  Anche per l'utilizzo del credito d'imposta avremmo avuto bisogno di un alleggerimento procedurale e di una percentuale maggiore di intervento di agevolazione creditizia di credito di imposta, non solo affidata e riconosciuta alle imprese energivore, ma anche – insistiamo a dirlo – a tutte le imprese, per le quali l'incidenza dei costi energetici rispetto al fatturato è più pesante, a prescindere dal valore assoluto. Chiaramente, come è stato detto, è necessaria la sterilizzazione degli oneri di sistema per tutti gli utilizzatori che hanno potenze superiori a 16,5 kilowatt. Su questo non mi soffermo, ricordo solo che la stessa ARERA più volte ne ha sostenuto la necessità.
  Insistiamo ancora una volta sull'autoproduzione. Riteniamo, infatti, che sia necessario introdurre un meccanismo agevolativo che consenta alle imprese, alle imprese piccole, alle imprese produttive che dispongono di superfici di utilizzarle per l'installazione di impianti fotovoltaici. Ciò avrebbe un costo molto ridotto per lo Stato e produrrebbe un beneficio di sistema generale.
  In materia ambientale apprezziamo ancora una volta il rinvio della plastic tax e della sugar tax. Forse sarebbe il caso di abolirle definitivamente. Come pure valutiamo positivamente il credito d'imposta per l'utilizzo di materiali riciclati nella produzione, però riscontriamo che vengono ammessi solo quelli provenienti dalla raccolta differenziata, mentre, a nostro avviso, esiste una quota importante di rifiuti che escono dalla produzione industriale e potrebbero essere utilmente ammessi allo stesso processo per facilitare la transizione ecologica del nostro sistema.
  In materia fiscale svolgo solo qualche osservazione in quanto molto è stato già detto. Auspichiamo che si riprenda, come ho detto, il percorso di una riforma strutturale del fisco italiano di cui tutti sentiamo il bisogno. Non possiamo non apprezzare, poi, l'innalzamento del limite dei ricavi da 65.000 a 85.000 euro per l'accesso al regime forfettario. Però siamo fiduciosi che arrivi la auspicata deroga della direttiva europea sull'IVA da parte della Commissione europea, perché il vantaggio maggiore è proprio recato dal fatto che si passi a un regime semplificato e che, oltre a una riduzione fiscale, vi sia un abbattimento dei costi.
  Sulla flat tax incrementale, con i limiti che sono stati ricordati, la durata sperimentale per un anno non ci lascia soddisfatti. A nostro avviso, sarebbe stato forse più utile immaginare di collegare il reddito realizzato rispetto a quello previsto per gli indicatori sintetici di affidabilità (ISA). Ormai le imprese, in particolare quelle minime, hanno come riferimento, come benchmark, il livello degli ISA. Quindi, per le imprese che realizzassero margini superiori a quelli previsti si potrebbe immaginare un trattamento fiscale di favore sulla parte di reddito differenziale. Una misura così congegnata potrebbe diventare uno strumento che duri nel tempo.
  Sulla riduzione della tassazione sostitutiva IRPEF dei premi di produttività dal 10 al 5 per cento, noi, come mondo artigiano in particolare, purtroppo non abbiamo contratti aziendali o territoriali che permettano di stipulare gli accordi necessari all'utilizzo di tale misura. Forse bisognerebbe immaginare una procedura più semplice per consentire l'accesso al beneficio anche alle imprese artigiane più piccole.
  Giudichiamo positiva l'estromissione dei beni immobili strumentali dell'impresa individuale nonché la disposizione prevista dall'articolo 26.Pag. 52
  Come è stato ricordato anche dagli interventi che mi hanno preceduto, è necessario intervenire in maniera più stabile permettendo, in caso di riduzione del patrimonio oltre un terzo, come è stato già fatto in passato, di riportare le perdite sugli anni successivi senza dover ricorrere a eventuali aumenti del patrimonio e suddividerle negli anni successivi.
  Sul Superbonus al 110 per cento, condividiamo la richiesta già avanzata di dare stabilità al meccanismo del Superbonus dopo il calo repentino dal 110 a 90 per cento, che sarebbe un fattore essenziale per programmare gli investimenti per le imprese, ma soprattutto risponde alle richieste da parte dei cittadini e dei condomini, in particolare. Solleviamo la necessità, che forse non è stata ricordata, di detassare le agevolazioni edilizie laddove siano state concesse a imprese.
  Sulla materia previdenziale, è stato già sottolineato il fatto che il meccanismo di «Quota 103» non è, per il mondo che noi rappresentiamo, ossia quello del lavoro autonomo, un incentivo che crediamo possa avere una funzione importante, come già accaduto per i precedenti interventi. Però lamentiamo il fatto che, ancora una volta, le disposizioni di agevolazione all'accesso pensionistico – penso all'APE sociale in particolare – mantengano ancora una discriminazione rispetto al trattamento previsto per il lavoro autonomo e quello dipendente.
  Sulla disciplina delle prestazioni occasionali e sull'aumento da 5.000 a 10.000 euro del limite dei compensi per ciascun utilizzatore, io credo sia necessario intervenire anche in maniera definitiva al fine di facilitare e liberalizzare maggiormente i contratti a tempo determinato, che anche nei contesti legati alla stagionalità, come il turismo o anche l'agricoltura, permetterebbero di dare maggior consistenza e stabilità ai rapporti di lavoro.
  Come dicevo all'inizio, nella manovra ci sono alcune carenze e alcuni elementi che noi ci saremmo attesi, in particolare sul sostegno agli investimenti. La precedente legge di bilancio prevedeva una riduzione della percentuale di intervento rispetto al processo Industria 4.0. Proprio nella logica di dare impulso alla nostra economia, io penso che sia sbagliato in questo momento non intervenire nuovamente in sede di approvazione della legge di bilancio per dare spessore e più potenza all'intervento. Altrettanto dicasi sulla «Nuova Sabatini», rispetto alla quale già in passato si è dovuti intervenire più volte per dotarla delle risorse necessarie. Sarà bene che essa non venga meno perché rappresenta ancora uno strumento importante a sostegno degli investimenti. Lo stesso vale anche per i voucher per la consulenza in innovazione, che rappresentano un intervento che non può assolutamente perdere slancio, anche nei confronti del sistema delle piccole imprese.
  Sull'accesso al credito – è stato già ricordato – la preoccupazione che noi abbiamo è relativa all'innalzamento dei tassi e alla contemporanea vigenza di regole estremamente stringenti sui patrimoni bancari. Ciò rischia di creare ancora una volta un laccio al collo delle piccole imprese nell'accesso al credito.
  Abbiamo apprezzato la continuità che viene data al Fondo di garanzia. Non mancheremo mai di ricordare l'esigenza che la sua finalità venga ricondotta alla missione originaria di sostegno alle imprese più piccole, che hanno maggiori difficoltà nel rapporto di credito. Come è stato già detto dal collega di Confartigianato abbiamo bisogno che il Fondo di garanzia si riconnetta anche con la garanzia privata e la valorizzi.
  Infine, sull'autotrasporto, i 200 milioni di euro stanziati per il 2023 sono importanti, però ricordiamoci che le esigenze dell'autotrasporto nel suo complesso, non solo di quello relativo alle merci, possono richiedere stanziamenti maggiori. Così come sarebbe importante e interessante immaginare per la cessazione dell'attività veicolare una rivisitazione complessiva del sistema dell'autotrasporto, compreso il meccanismo di incentivo all'uscita.
  Condivido e mi collego a quanto ha detto dal collega di Confcommercio sulla dolorosa faccenda del payback per gli Pag. 53acquisti di beni forniti alla sanità pubblica. È paradossale che a distanza di anni alle imprese che hanno garantito le forniture, sulla base di gare che sono state legittimamente istruite e vinte, venga richiesto di contribuire a un disavanzo rispetto al quale onestamente loro non hanno alcuna responsabilità. Sarebbe molto apprezzato, anzi necessario in questa fase, un intervento che ponga fine a questa situazione e sani questa incomprensibile discriminazione.

  PRESIDENTE. Do la parola ai deputati e ai senatori che intendono intervenire per formulare osservazioni e quesiti.

  MARIA CECILIA GUERRA. Avete trattato tantissimi argomenti molto importanti, ma c'è poco tempo perché oggi dobbiamo svolgere circa dodici ore di audizioni. Volevo porre, quindi, una domanda molto puntuale, proprio per soddisfare una curiosità, che è fondamentale anche per la nostra attività emendativa e che riguarda la questione dei POS. Quindi la mia domanda è rivolta, in primo luogo, ai rappresentanti di Confcommercio e di Confesercenti.
  C'è una serie di informazioni contraddittorie sul costo delle commissioni, volevo capire se voi, come associazioni di categoria, avete dati specifici per quanto riguarda queste commissioni a carico dei vostri associati. Correlato a questo aspetto c'è una domanda. A parte i casi particolari di soggetti che effettuano tipicamente ed esclusivamente transazioni di importo molto modesto e che, quindi, sono molto in difficoltà, penso alle edicole o ai tabaccai per fare degli esempi, non avete la sensazione che il fatto che il consumatore non sappia se può o non può utilizzare lo strumento elettronico sia un fattore ulteriore che lo porta verso gli acquisti online?

  PRESIDENTE. Do la parola agli auditi per la replica.

  MAURO BUSSONI, Segretario generale di Confesercenti. Non credo che la norma sui pagamenti elettronici sposti gli acquisti sul commercio online. Per quanto riguarda i costi relativi alle commissioni, normalmente essi sono inversamente proporzionali alla dimensione dell'azienda. Quindi, le imprese più piccole pagano di più rispetto a quelle che sono meglio organizzate. La norma in questione doveva risolvere il caso relativo a tabaccai e ad altre categorie specifiche, come i benzinai, che hanno comunque un margine molto risicato che potrebbe essere assorbito dal costo delle commissioni. Però normalmente il costo dell'utilizzo della moneta elettronica spazia fra lo 0,5 e il 2,3 per cento e a volte va anche oltre per determinate carte di credito e i costi ovviamente riguardano quelle transazioni. La soluzione che noi proponiamo e che credo sarebbe utile per tutti è quella di azzerare tutte le commissioni per i pagamenti fino a un limite compreso tra 30 e 50 euro. Ciò permetterebbe di risolvere tanti problemi.

  LUIGI TARANTO, Segretario generale di Confcommercio. La domanda è molto interessante e vorrei dire che costituisce forse l'aspetto più interessante della discussione che si è aperta, anche in relazione al tema delle soglie per l'accettazione obbligatoria degli strumenti di moneta elettronica. In realtà, credo che l'esito migliore di questa discussione sarebbe esattamente quello di prevedere interventi decisi di abbattimento della struttura dei costi di utilizzo della moneta elettronica sia per l'accettazione da parte degli esercenti che per l'utilizzo da parte dei consumatori. Non vi è dubbio che, come ricordava l'onorevole Guerra, condizioni di certezza su questo versante sarebbero anche utili al più fluido svolgimento delle relazioni commerciali. In particolare, è evidente che il problema è tanto più incidente quanto più è ridotta la soglia di pagamento. Dunque, bisogna tener conto anche del sistema sanzionatorio che era stato pensato, senza valutare questo aspetto della faccenda, con una soglia sanzionatoria minima e con un'incidenza proporzionale aggiuntiva. Ma al di là delle sanzioni – lo ripeto – la grande questione sulla quale converrebbe utilmente tornare a lavorare è l'abbattimento della struttura Pag. 54dei costi: sarebbe un'operazione che andrebbe a vantaggio delle imprese commerciali, dei consumatori e della modernizzazione del sistema dei pagamenti nel suo complesso.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire anche l'onorevole Carmina, ne ha facoltà.

  IDA CARMINA. Vorrei porre due domande. Vista la enorme differenza che c'è tra il reddito pro capite al Nord e al Sud d'Italia, che continua ad aumentare, e viste le difficoltà di impiego e di occupazione che sono presenti al Sud, come valutate la riduzione e l'eventuale eliminazione del reddito di cittadinanza, che evidentemente ridurrà notevolmente la propensione al consumo specie in quelle parti d'Italia che sono maggiormente in difficoltà?
  Inoltre, come valutate il mancato rinnovo dei contratti di lavoro rispetto al dato inflattivo e la sua incidenza nei vostri settori di pertinenza?

  PRESIDENTE. Do la parola agli auditi per la replica.

  LUIGI TARANTO, Segretario generale di Confcommercio. Per quello che riguarda i contratti di lavoro, naturalmente ciascuno di noi contratta ed è titolare di specifici accordi contrattuali previsti nell'area dei contratti comparativamente più rappresentativi. L'andamento dell'inflazione e i meccanismi che regolano il rapporto tra le dinamiche contrattuali e le dinamiche dell'inflazione sono ovviamente messi sotto stress dall'inflazione, che, peraltro, è largamente generata dall'aumento dei prezzi energetici, che non rientrano nelle disponibilità di intervento delle parti stipulanti dei contratti. Ovviamente non saremmo favorevoli, se questo era il tema, a ipotesi normative che aggancino automaticamente gli impegni della contrattazione nazionale all'adeguamento agli indici inflattivi. La contrattazione collettiva è una contrattazione che rientra nell'ambito dell'autonomia dei privati e delle relazioni contrattuali e sindacali tra privati ed è un valore da preservare in via assoluta.
  Per quello che riguarda il reddito di cittadinanza, noi pensiamo che sia uno strumento che vada profondamente rivisto e il nostro auspicio è che la fase che si apre ora, sulla scorta delle disposizioni recate dal disegno di legge di bilancio, consenta di avviare un percorso che finalmente, da una parte, specializzi strumenti di contrasto della povertà e delle nuove povertà, e che, dall'altra parte, invece, consenta finalmente di mettere in campo effettivi processi di reinserimento lavorativo e di accompagnamento al ritorno alla dimensione attiva della società, in particolar modo avendo cura della costruzione e dell'adeguamento delle competenze.
  In buona sostanza, credo che il problema fondamentale del reddito di cittadinanza sia stata storicamente un'incompiuta e difficilissima integrazione tra la dimensione di tutela passiva e di contrasto della povertà e una dimensione attiva che sostanzialmente non si è riusciti a dispiegare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire nuovamente l'onorevole Carmina. Ne ha facoltà.

  IDA CARMINA. Io non ho chiesto una valutazione politica, ho chiesto una valutazione tecnica, cioè se avete valutato l'incidenza di questa diminuzione di circolazione reddituale in quelle zone del Mezzogiorno rispetto al vostro tipo di attività produttiva. Per esempio, in Sicilia tale diminuzione dovrebbe essere pari a un miliardo di euro e questo miliardo di euro verrà meno nel Mezzogiorno. Non bisogna pensare solo a quello che viene dato a chi è in situazione di povertà. Se la misura ha avuto un effetto negativo, può essere modificata. Noi come forza politica riteniamo che debba essere modificata e calibrata, come avviene per tutte le misure poste in essere. Ma io le chiedo, se effettivamente questo miliardo di euro viene meno alla circolazione per esempio in Sicilia, voi avete valutato l'impatto rispetto alle vostre categorie? Si tratta di una cosa diversa.

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  PRESIDENTE. Do la parola agli auditi per la replica.

  LUIGI TARANTO, Segretario generale di Confcommercio. Nella sua domanda c'è la risposta, sarà fondamentalmente un miliardo di euro in meno in consumi.

  MAURO BUSSONI, Segretario generale di Confesercenti. C'è però anche una previsione nella relazione, è previsto appunto per questo effetto una diminuzione del PIL, gli effetti poi si verificheranno. È evidente che ci sarà una riduzione, non c'è dubbio.

  PRESIDENTE. Ringrazio tutti gli auditi per la loro presenza e la loro disponibilità, nonché per il contributo fornito con le relazioni svolte. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.15.