XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Giovedì 22 luglio 2021

INDICE

Comunicazioni del presidente:
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 3 

Sulla pubblicità dei lavori:
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 3 

Audizione del giornalista inviato di «Report» Rai 3, Paolo Mondani:
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 3 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 3 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 8 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 8 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 8 
Migliorino Luca (M5S)  ... 8 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 8 
Migliorino Luca (M5S)  ... 8 
Mondani Paolo , Inviato di «Report» Rai 3 ... 8 
Migliorino Luca (M5S)  ... 8 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 8 
Migliorino Luca (M5S)  ... 8 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 8 
Migliorino Luca (M5S)  ... 8 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 8 
Migliorino Luca (M5S)  ... 8 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 8 
Migliorino Luca (M5S)  ... 8 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 9 
Migliorino Luca (M5S)  ... 9 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 9 
Migliorino Luca (M5S)  ... 9 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 9 
Migliorino Luca (M5S)  ... 9 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 9 
Migliorino Luca (M5S)  ... 9 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 9 
Migliorino Luca (M5S)  ... 9 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 9 
Migliorino Luca (M5S)  ... 9 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 9 
Migliorino Luca (M5S)  ... 9 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 9 
Migliorino Luca (M5S)  ... 9 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 9 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 10 
Sapia Francesco (Misto-L'A.C'È)  ... 10 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 10 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 11 
Fornaro Federico (LeU)  ... 11 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 11 
Fornaro Federico (LeU)  ... 11 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 11 
Fornaro Federico (LeU)  ... 11 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 12 
Fornaro Federico (LeU)  ... 12 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 12 
Fornaro Federico (LeU)  ... 12 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 12 
Fornaro Federico (LeU)  ... 12 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 12 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 13 
Cenni Susanna (PD)  ... 13 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 13 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 14 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 15 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 15 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 15 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 15 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 15 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 16 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 17 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 17 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 17 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 17 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 17 
Fornaro Federico (LeU)  ... 17 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 17 
Fornaro Federico (LeU)  ... 17 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 17 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 17 
Bisa Ingrid (LEGA)  ... 17 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 17 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 18 
Migliorino Luca (M5S)  ... 18 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 18 
Migliorino Luca (M5S)  ... 18 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 18 
Migliorino Luca (M5S)  ... 18 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai3 ... 18 
Migliorino Luca (M5S)  ... 18 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 18 
Migliorino Luca (M5S)  ... 18 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 18 
Migliorino Luca (M5S)  ... 18 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 18 
Migliorino Luca (M5S)  ... 18 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 18 
Migliorino Luca (M5S)  ... 18 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 19 
Migliorino Luca (M5S)  ... 19 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 19 
Migliorino Luca (M5S)  ... 19 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 19 
Migliorino Luca (M5S)  ... 19 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 19 
Migliorino Luca (M5S)  ... 19 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 19 
Migliorino Luca (M5S)  ... 19 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 19 
Migliorino Luca (M5S)  ... 19 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 19 
Migliorino Luca (M5S)  ... 20 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 20 
Migliorino Luca (M5S)  ... 20 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 20 
Migliorino Luca (M5S)  ... 20 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 20 
Migliorino Luca (M5S)  ... 20 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 20 
Migliorino Luca (M5S)  ... 20 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 20 
Migliorino Luca (M5S)  ... 20 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 20 
Fornaro Federico (LeU)  ... 20 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 20 
Fornaro Federico (LeU)  ... 20 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 20 
Fornaro Federico (LeU)  ... 20 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 20 
Fornaro Federico (LeU)  ... 20 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 20 
Fornaro Federico (LeU)  ... 20 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 21 
Fornaro Federico (LeU)  ... 21 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 21 
Fornaro Federico (LeU)  ... 21 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 21 
Fornaro Federico (LeU)  ... 21 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 21 
Fornaro Federico (LeU)  ... 21 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 21 
Fornaro Federico (LeU)  ... 21 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 21 
Fornaro Federico (LeU)  ... 21 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 21 
Fornaro Federico (LeU)  ... 21 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 22 
Fornaro Federico (LeU)  ... 22 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 22 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 22 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 22 
Fornaro Federico (LeU)  ... 22 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 22 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 22 
Mondani Paolo , inviato di «Report» Rai 3 ... 22 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 22

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
PIERANTONIO ZANETTIN

  La seduta comincia alle 14.55.

Comunicazioni del presidente.

  PRESIDENTE. Ricordo che, per ragioni di sicurezza sanitaria, il foglio firme non verrà portato dall'assistente, ma lasciato di fronte al banco della presidenza.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione in diretta streaming sperimentale sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del giornalista inviato di «Report» Rai 3, Paolo Mondani.

  PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno reca l'audizione del giornalista inviato di Report RAI 3, Paolo Mondani, che riferirà alla Commissione sull'inchiesta giornalista da lui svolta in merito alla morte di David Rossi. Grazie dottore, può accendere il microfono e parlare vicino al microfono.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Buongiorno a tutti, innanzitutto. Avevo preparato un appunto, come mi aveva anticipato, per introdurre il mio lavoro fatto sulla specifica vicenda, se volete lo leggo così andiamo veloci. Parto da prima di quel periodo storico; il 6 maggio del 2012 Report andò in onda con una puntata, a mia firma, dal titolo «Il Monte dei Fiaschi». Scoprimmo per primi le carte dei conti della banca, il disastro dell'acquisto di Antoveneta dopo le fusioni bancarie del 2006, il buco del derivato Alexandria, il bilancio 2011 si chiudeva con una perdita di 4,7 miliardi di euro. Per sopravvivere, la Fondazione che controllava la banca, fu costretta a vendere azioni fino a perderne il controllo. Il titolo crollò del 25% in più rispetto al settore bancario europeo, quindi non si poteva dare tutta la colpa alla crisi finanziaria globale, c'era qualcosa di sbagliato nel cuore operativo e dirigenziale di Monte dei Paschi di Siena. Due giorni dopo quella puntata la Guardia di finanza sequestrò montagne di documenti a Rocca Salimbeni.
  Il 23 novembre 2014 andò in onda la nostra puntata dal titolo «Il Monte dei Misteri» e il 20 dicembre del 2015 «Il Monte dei Misteri» tornava con un nuovo approfondimento. In queste puntate affrontavamo il tema della morte di David Rossi e di nuovo parlavamo del Monte, denunciando il fatto che Banca D'Italia e CONSOB si erano mosse molto male, carte alla mano, ci prendemmo la responsabilità di dire anche che la Banca contabilizzava, falsamente, i derivati e che aveva fatto danni irreparabili sui crediti.
  Il tribunale di Milano deve ancora dire una parola definitiva su questi fatti, ma questo per dire che David Rossi visse dentro questo clima, in quei mesi a Siena crollava un mondo. L'inchiesta su Monte dei Paschi di Siena si accompagnava a quella sull'aeroporto, sui soldi mal spesi all'università, sulla vendita di Antonveneta. Ad essere sotto schiaffo era una gestione ultra-decennale affrontata secondo il metodo del quale a Siena si menava vanto, definito il 'Groviglio armonioso'. I giorni precedenti la morte, cosa sapevamo allora? Parliamo del 2014. Giovedì 28 febbraio Pag. 42013 si tiene a Siena il consiglio di amministrazione di Monte dei Paschi di Siena. All'ordine del giorno, viene inserito, solo il martedì 26 alle 22.30, l'azione di responsabilità nei confronti della vecchia governance, oltre alla questione della causa alle banche estere Nomura e Deutsche Bank per i derivati Alexandria e Santorini.
  La notizia è coperta dalla massima riservatezza, al punto che viene deciso di non informare David Rossi e di fare inviare il comunicato stampa la mattina successiva direttamente da Bernardo Mingrone, che era il responsabile finanza della Banca. Ma, contrariamente da quanto deciso dai vertici, la sera stessa, al termine del CDA, nel corso di una cena alla quale partecipano Rossi, Mingrone e Profumo, è lo stesso presidente a informare Rossi dell'azione di responsabilità e a mostrargli il comunicato stampa per eventuali suggerimenti. Venerdì primo marzo, siamo a 5 giorni dalla morte di David, il giorno dopo quindi questo CDA, più la cena, sulla prima pagina del Sole 24 Ore, a cofirma del giornalista Cesare Peruzzi con Rossella Bocelli, esce la notizia, nonostante fosse riservata.
  La Banca ha poche ore di tempo per depositare la domanda giudiziale, presso il tribunale delle imprese di Firenze, prima che le banche estere possano compiere la stessa mossa. Solo alle 11 si saprà che l'azione di Monte dei Paschi di Siena non è stata compromessa dalla fuga di notizie. Poco dopo, i vertici della Banca, depositano presso la procura di Siena un esposto per insider trading. La mattina stessa, alle 9, Rossi era stato convocato da Profumo con Viola in merito all'articolo uscito sul Sole 24 Ore. Nel corso dell'incontro, Rossi riceve una telefonata da Peruzzi del Sole 24 Ore, telefonata che mette in sospetto Profumo.
  Già provato dalla perquisizione subita il 19 febbraio dalla Guardia di finanza, la sera di venerdì, Rossi confida alla moglie il timore di venire arrestato il giorno successivo, doveva avvenire, secondo lui, il sabato 2 marzo a mercati chiusi. La convinzione è talmente radicata che, la mattina del 2 marzo, Rossi attende fuori di casa il momento dell'arresto per non turbare ulteriormente la moglie. Lunedì 4 marzo è il giorno delle famose e-mail con Fabrizio Viola. Nel primo pomeriggio, Rossi confida alla moglie di avere fatto una «cazzata», di avere inviato una e-mail a Viola per essere ascoltato in procura, teme di avere fatto una figuraccia. La moglie lo rassicura dicendogli che non è un segreto che lui voglia essere ascoltato in procura, Rossi risponde: «Questa volta sono costretti a denunciarmi», frase criptica.
  Ce l'ha con i vertici della Banca? Immagina, con quella frase, che cosa accadrebbe se andasse a raccontare certe cose alla procura? L'ossessione per l'arresto non lo abbandona. La mattina di martedì 5 marzo, convocato nell'ufficio di Profumo, esprime di nuovo questo timore. Lo stesso giorno, Carolina, figlia ventenne della moglie, si accorge di alcuni segni di autolesionismo sul braccio sinistro di Rossi, i due si parlano ma lui è convinto che in casa siano state messe delle microspie, comunica per iscritto su fogli di carta che poi strappa. A minare ulteriormente il precario stato psicologico di Rossi, si aggiungono le voci sulla sua sostituzione. In Banca tutti lo rassicuravano, ma a queste rassicurazioni, David Rossi, non mostrava di credere. Solo a maggio del 2013, due mesi dopo la morte, verrà individuato il responsabile di quella fuga di notizie. Si tratta di Michele Briamonte, consigliere del CDA di Monte dei Paschi di Siena, più noto come consulente dello IOR, poi indagato dalla procura di Firenze per insider trading, Profumo lo sospese dal CDA. Briamonte fu poi scagionato nel 2015 perché i PM fiorentini ritennero che la notizia della causa avanzata da MPS, contro Nomura e Deutsche Bank, non era più riservata da tempo, e comunque fu Briamonte a parlare con i giornalisti, non David Rossi.
  Veniamo alle e-mail sulle quali avrete riflettuto a lungo. Lunedì 4 marzo, alle 8.15 circa, David Rossi si presenta nel suo ufficio, comunica ai colleghi che avrebbe preso un giorno di ferie, esce, ma dopo 2 ore ritorna. Alle 9.25, riceve una e-mail di Fabrizio Viola in vacanza a Dubai, dalle 9.50, alle 9.53, i due parlano dai rispettivi cellulari. Alle 10.13, Rossi invia all'amministratore delegato una e-mail nella quale Pag. 5mette in copia Bruna Sandretti, collaboratrice della responsabile delle risorse umane, Ilaria Dalla Riva in oggetto: «Help», il famoso testo «Stasera mi suicido, sul serio, aiutatemi». Alle 10.27, segue una telefonata di 37 secondi con Viola, poi più niente fino alle 13.09, è Rossi a scrivere a Viola. Nel testo, scrive: «Ti posso mandare una e-mail sul tema di stamani? È urgente. Domani potrebbe già essere troppo tardi». Alle 13.45, Viola acconsente all'invio della e-mail. Alle 14.12 Rossi scrive, e qui credo arriviamo al punto, almeno al punto per noi di Report, allora, perché nel 2014, Milena Gabanelli e io affermammo che, in questa e-mail, sta il movente dell'ipotesi – naturalmente, allora come oggi, è totalmente in via di ipotesi – di omicidio o di induzione al suicidio. Il movente è la preoccupazione che Rossi potesse parlare ai magistrati. Veniamo alla mail. Scrive Rossi: «Ho bisogno di un contatto con questi signori, perché temo che mi abbiano inquadrato male come elemento di un sistema di un giro sbagliato, capisco che il mio rapporto con certe persone possa farglielo pensare, ma non è così. Se mi avessero chiamato a testimoniare, glielo avrei spiegato, invece mi hanno messo nel mirino come se fossi chissà cosa, almeno è l'impressione che ne ho ricavato. Avendo lavorato con tutti, sono perfettamente in grado di ricostruire tutti gli scenari, se è quello che cercano, però vorrei garanzie di non essere travolto da questa cosa, per questo lo devo fare subito, prima di domani. Non ho contatti con loro, ma lo farei molto volentieri se questo può servire a tutti. Mi puoi aiutare?». Alle 14.24, Viola risponde: «La cosa è delicata, non so, e non voglio sapere, cosa succederà domani lasciami riflettere». Dopo 4 minuti, alle 14.28, è Rossi a scrivere di nuovo: «Non so nemmeno io, ma almeno si può provare a vedere se hanno interesse a parlare con me stasera. Vedo che stanno cercando di ricostruire gli scenari politici e i vari rapporti. Ho lavorato con Piccini, Mussari, comune e Fondazione banca, magari gli chiarisco parecchie cose, se so cosa gli serve, l'avrei fatto anche prima, ma nessuno me lo ha chiesto». Ascoltato in procura, venerdì 8 marzo, 2 giorni dopo la morte di Rossi, in relazione al passato professionale di Rossi citata in questa e-mail, Viola dichiara di essersi immaginato che lui, David Rossi, potesse essere una sorta di custode di documenti, tant'è che, in riferimento alla preoccupazione manifestata dopo la perquisizione del 19 febbraio, riferisce di avergli sentito dire: «Chissà che hanno trovato nel mio PC». Riprendiamo. La risposta di Viola arriva alle 14.40: «Ho riflettuto, essendo la cosa molto delicata credo che la cosa migliore sia quella che tu alzi il telefono e chiami uno dei PM per chiedere un appuntamento urgente, qualsiasi altra soluzione potrebbe essere male interpretata, oltretutto mi sembrano delle persone molto equilibrate». L'urgenza espressa da Rossi nelle e-mail precedenti, sembra rientrata alle 14.43, perché scrive: «Ho deciso che è meglio di no, non avendo niente da temere, posso tranquillamente aspettare che mi chiamino, anche perché non ho notizie particolari da riferire ma solo di scenario, si può fare con calma. Grazie, ciao. David Rossi».
  Qui, Rossi fa nettamente macchina indietro. Il tono è di chi non ha ricevuto l'aiuto che si aspettava da Viola, di averlo chiesto alla persona sbagliata e tende a tranquillizzare Viola quando dice: «Non ho notizie particolari da riferire ma solo di scenario». Qui, David, non sembra affatto poco lucido, o quasi impazzito, come qualcuno riteneva in quelle ore – a me sembra lucidissimo – tanto che, alle 17.12, Rossi invia una nuova e-mail: «In effetti, ripensandoci, sembro pazzo a farmi tutti questi problemi. Scusa la rottura. Ciao, David». A me sembra persino mostruoso perché, alle 10.13, dichiara di volersi uccidere, alle 17.12 capisce di sembrare pazzo a farsi tutti quei problemi. Non è lui camaleontico, ma lucido perché questo salto lo fa sulla base delle parole di Viola. Segue la risposta di Viola: «Capisco che al momento non sia facile, quindi ti capisco. Nei limiti del possibile, stai sereno». C'è un'ulteriore e-mail delle 15.10, nella quale Rossi scrive a Viola: «Hai ragione, sono io che mi agito e mi sono spaventato per l'altro giorno». Si tratta dello spavento per i sospetti che aveva sentito pesare su di lui riguardo la fuga di Pag. 6notizie sulle decisioni del CDA, sospetti dovuti al suo antico rapporto con Giuseppe Mussari. In effetti, il gruppo dirigente arrivato da un anno, Profumo – Viola, sospettava che Mussari, in quel momento sotto inchiesta, tenesse ancora il morso alla Banca. L'8 marzo, a Fabrizio Viola, ascoltato una prima volta in procura, vengono mostrate le e-mail. L'amministratore delegato dichiara che all'espressione usata da Rossi: «Domani potrebbe essere troppo tardi», Viola racconta di avere immaginato «che nel suo PC sequestrato dalla Finanza, dovesse esserci qualcosa che lo preoccupava».
  Delle ore precedenti la morte conoscete già tutti i particolari, non li riprendo, su tutti risalta il pranzo di David Rossi con il fratello Ranieri, gli confessa di avere fatto una «cazzata» e che un suo amico, conoscente, di cui si era fidato, lo aveva tradito, senza rivelare altro al fratello. Alle 19.10, di mercoledì 6 marzo 2013 – qui ci trasferiamo dentro la Rocca, poco prima della morte di David Rossi – negli uffici dell'area comunicazione, sono presenti Chiara Galgani, capo ufficio stampa, e Lorenza Bondi, vice capo ufficio stampa. La prima dichiara che, all'uscita dal lavoro, tra le 19.20 e le 19.30, passando davanti all'ufficio di Rossi, ha notato la porta chiusa. Lorenza Bondi dichiara, invece, di avere lasciato il posto di lavoro alle 20.05, anche se l'usciere posticipa l'orario alle 20.20, e di avere notato la porta di Rossi aperta, con le luci accese. All'interno di Rocca Salimbeni, a quell'ora, è presente anche Bernando Migrone, capo dell'Area finanza. Nella nostra puntata intervistammo Massimo Riccucci, usciere di Monte dei Paschi di Siena. Ci disse che dentro la banca c'erano tra le dieci e le quindici persone, durante i minuti della morte di Rossi. La procura ne aveva individuati e interrogati solo tre, a quel che a noi, in quel momento, risultava.
  Il 7 marzo del 2013, la procura, come sapete, apre un fascicolo per istigazione al suicidio, il 2 agosto viene chiesta l'archiviazione, il 4 marzo 2014, il giudice per le indagini preliminari, Monica Gaggelli, respinge l'opposizione all'archiviazione della famiglia di Rossi e per la procura di Siena si tratta di suicidio. Secondo il GIP, elementi inequivocabili a comprova del suicidio, sono i tre biglietti indirizzati alla moglie, trovati accartocciati nel cestino dell'ufficio di Rossi. Non ve li leggo perché li conoscete. La moglie, sentita da noi, ci disse che mai David Rossi si sarebbe rivolto a lei in questo modo, mai la chiamava Toni e sarebbe stato uno sgarbo, ai suoi occhi, sentirsi chiamare così. Uno che vuole uccidersi, fa uno sgarbo alla moglie nel biglietto di addio? Il video della telecamera numero 6, che ha registrato la caduta del vicolo, riporta un orario, come sapete, inesatto. L'ora registrata dalla telecamera è di 16 minuti avanti rispetto all'ora effettiva. Nel video, David Rossi, arriva a terra alle 19.59, in realtà sono le 19.43, ma per il GIP Gaggelli, David Rossi si è suicidato alle 20.15. Monica Gaggelli posticipa l'orario della telecamera di 16 minuti. Un errore marchiano, come nella mia trasmissione, ci disse il tecnico Luigi Secciani, colui che aveva estratto l'immagine dalla telecamera. Sulla dinamica della caduta la procura, a quel tempo, non ha creduto necessaria una perizia. Abrasione sulle scarpe, la polvere bianca sulla suola e sulla punta, lo scollamento tra suola e tomaia, le schegge di legno sul davanzale, i quattro cavetti antivolatili posizionati all'esterno della finestra, tre curvati e uno spezzato, dimostrano ampiamente, secondo la procura, che Rossi, prima di abbandonarsi nel vuoto di schiena, si trovava seduto sulla sbarra di sicurezza. Ma per il perito della famiglia, l'ingegnere Luca Scarselli, e il medico legale che ha svolto la controperizia, il professore Gian Aristide Norelli, quella posizione, da quella altezza, non è compatibile con il moto di caduta del corpo a terra, come ripreso dalla telecamera di sicurezza. Alle 20.32, orario della telecamera, c'è la traiettoria di un grave, che passa con moto parabolico, e che finisce in una posizione compatibile con quella del quadrante dell'orologio. La procura, al tempo della seconda archiviazione, disse che non si trattava di nulla ma, come avete sentito il procuratore capo di Siena su questo punto, il perito di parte della famiglia, l'ingegnere Scarselli, ipotizzò si trattasse dell'orologio. Se fosse stato Pag. 7l'orologio, vuol dire che qualcuno l'aveva buttato di sotto dopo la caduta di David.
  Più interessante, però, è il fatto che sul cellulare di David Rossi, ritrovato sulla sua scrivania, in ufficio, in orario contemporaneo all'immagine dell'oggetto caduto, quindi con il corpo di Rossi già a terra, era stato digitato il numero 4099009. Al tempo, nella mia puntata, ipotizzai che si trattasse di un numero di telefono o di un conto in banca. Avevo già accertato che il numero provenisse da una filiale ex Antonveneta di Viadana, ma non avevo ancora ottenuto i documenti per poterlo raccontare. Cosa emergeva poco tempo dopo anche per noi? Che in una comunicazione ai clienti titolari di certificati di deposito ordinari a tasso fisso, con scadenza a far data al primo gennaio 2013, GE Capital Interbanca, il 10 ottobre 2012, indicava oltre 800 certificati rilasciati dall'Istituto, da banche dell'ex gruppo Antonveneta, come da altri istituti di credito. Si trattava di strumenti finanziari al portatore, dei quali, infatti, non si conoscevano gli intestatari ideali per transazioni finanziarie non tracciabili. Proprio per questi motivi, con l'evoluzione delle norme antiriciclaggio, oggi non è più possibile l'emissione. GE Capital Interbanca è la banca di affari che fu acquisita nel 1997 della Banca Antonveneta di Pontello, in seguito venne ceduta insieme all'Antonveneta al gruppo ABN AMRO da questo nel 2007 al gruppo Santander, che poi nel 2009, la vendette a GE Capital.
  Tra i certificati indicati nell'elenco di Interbanca, appare il numero 4099009, scadenza 31 agosto 2013, rilasciato dalla filiale di Viadana della Banca popolare di Puglia e Basilicata. La Popolare di Puglia e Basilicata c'entra perché, per ottemperare alle decisioni antitrust prese proprio dopo l'acquisizione dell'Antonveneta, il 29 luglio del 2009, Monte dei Paschi di Siena ufficializzava la cessione di 15 sportelli all'ex Antonveneta alla Banca Popolare di cui ho parlato, al prezzo di 73 milioni e mezzo, eccetera. Sette di questi erano in Lombardia, uno era lo sportello ex Antonveneta di Viadana. David Rossi si recava spesso a Viadana, almeno una volta al mese, Rossi seguiva le sponsorizzazioni, in particolare le sponsorizzazioni sportive, come diremo con dovizia di particolari nella puntata del 2014. Peraltro, apro una parentesi, tutti i testi delle puntate sono sul sito di Report, ci sono persino le puntate, quindi potete, se volete, consultarli. A Viadana c'è una squadra di rugby che, dalla stagione 2007/2008, prese il nome di Monte dei Paschi Rugby Viadana.
  Anche dopo la fine delle sponsorizzazioni del Rugby Viadana, Rossi frequentava Mantova anche perché, dal 15 marzo 2011, era stato nominato vicepresidente del Centro Internazionale Palazzo Te. A me ancora rimane oscuro il perché il numero di un certificato di deposito al portatore venga digitato da ignoti sul cellulare di David Rossi, quando lui è a terra morente.
  Infine, come sapete, il professore Gian Aristide Norelli, peraltro il maestro del professore Gabrielli che fece l'autopsia, confuta in radice la perizia autoptica di Gabrielli, che è l'elemento chiave della prima archiviazione dell'inchiesta e la consulenza tecnica sulla dinamica dell'evento mortale fatta dall'ingegnere Scarselli fa altrettanto sulla ricostruzione della caduta di Rossi. Mentre per l'avvocato della famiglia Goracci, il PC di Rossi venne manipolato nelle ore successive alla morte, non vennero acquisiti i tabulati di tutti i suoi cellulari, non vennero acquisiti, né cercati, i suoi taccuini di appunti, eppure Rossi era descritto come maniacale nel prendere appunto di tutto, in tutte le riunioni. Alla fine della puntata, poi, parlammo dei presunti rapporti fra Giuseppe Mussari e lo IOR e dell'esistenza di quattro conti presso lo IOR, sui quali sarebbero confluiti soldi di una tangente scaturita dall'operazione Antonveneta.
  Avevamo una fonte, che consideravamo importante, che ci riportò alcuni particolari interessanti. Giuseppe Mussari ci querelò e solo dopo una richiesta di rettifica, riportata in una puntata di tre anni dopo, Mussari, che dichiarava di non avere mai avuto a che fare con lo IOR, e di avere guadagnato sempre e solo dal suo lavoro, ritirò la querela. Nel 2015, siamo tornati sull'argomento risentendo il professore Norelli e il professore Giuseppe Sofia, che presentò a nome della famiglia di David Pag. 8una perizia grafologica su quello che aveva scritto nei tre biglietti prima della sua morte. La scrittura di David era stata forzata fisicamente e psicologicamente, concludeva Sofia. A metà novembre del 2015, si riaprirono le indagini che, come sapete, sfociarono in una seconda archiviazione.
  In estrema sintesi, queste sono le notizie raccontate da me, da noi, nel 2014 da Report, allo stato delle nostre conoscenze, allora.

  PRESIDENTE. Una prima domanda che mi è venuta spontanea ascoltando la sua relazione, Mussari querela Report, però ritira la querela in cambio di una rettifica. Mi specifica quale sarebbe questa rettifica precisamente?

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. La rettifica diceva sostanzialmente che noi avevamo avuto una fonte, se vuole le leggo il testo, perché ce l'ho nel computer. La rettifica era questa: «la trasmissione venne realizzata riportando quanto riferito da una fonte, precisiamo che non abbiamo elementi per affermare che l'avvocato Mussari abbia mai messo piede nello IOR, abbia mai avuto conti all'estero, abbia mai percepito somme o compensi che non fossero frutto del suo lavoro. Questo è quanto era doveroso precisare».

  PRESIDENTE. La ringrazio. Onorevole Migliorino.

  LUCA MIGLIORINO. Grazie, presidente, due domande veloci per poi riprendere, perché pensavo che forse l'introduzione poteva essere un pochino più lunga. Le volevo chiedere: in che giorno è stata fatta la trasmissione? È giusto novembre 2014?

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. La trasmissione, quella su David Rossi, è stata fatta il 23 novembre 2014 e l'abbiamo ripresa il 20 dicembre 2015.

  LUCA MIGLIORINO. Perfetto. Lei ha avuto modo – non vorrei fare un botta e risposta, quindi, se è possibile, magari pure se mi fa un cenno – di vedere le carte quando ci fu la prima archiviazione?

  PAOLO MONDANI, Inviato di «Report» Rai 3. Lessi la prima archiviazione.

  LUCA MIGLIORINO. Perfetto. Non le sembra strano che, nella prima archiviazione... Anzi no, prima le voglio fare una domanda. Per quanto riguarda le indagini che sono state fatte sul numero 4099009 che sarebbe stato digitato sul cellulare del dottore Rossi David, quando prendono piede le indagini su questo numero di telefono?

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. A mia memoria, molto successivamente.

  LUCA MIGLIORINO. Perfetto. Lei, siccome ha visto le carte della prima archiviazione che ci sono state date in formato pubblico, quindi non dico niente di riservato, ecco, da questo punto di vista, mi riesce a spiegare perché, in queste prime indagini, viene pubblicato un articolo del 20 febbraio che già parla della succursale di Mantova? Come mai? C'era già stato fatto un collegamento tra questi...? Tra tanti giornali che potevano mettere, diciamo, nelle carte che vengono date dalla procura, viene messo...

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Parla del 20 febbraio?

  LUCA MIGLIORINO. Sì, un articolo proprio di...

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Del 20 febbraio 2014?

  LUCA MIGLIORINO. Del 2013.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. 2013. Io, questo articolo, le rispondo subito, non lo ricordo.

  LUCA MIGLIORINO. Sulla Gazzetta di Mantova.

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  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Io, questo articolo, come le dico, non lo ricordo, ricordo di avere tentato di acquisire, con molta fatica, la documentazione che riguardava, sulla base di una fonte interna alla Banca che mi orientava verso la filiale di Mantova, ex Antonveneta, di Banca Popolare Puglia e Basilicata, come ho detto prima, cercai con molta fatica di acquisire le carte.

  LUCA MIGLIORINO. È particolare che, invece, questa Gazzetta già stava nella prima archiviazione.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Come metodo, devo dirle che noi lavoriamo solo su acquisizioni di carte e testimonianze. Non lavoriamo su quello che dicono gli altri giornali.

  LUCA MIGLIORINO. Sono intervenuto subito, però volevo dirle che provo una forte stima per il suo lavoro, provo una forte stima per il Paolo Mondani giornalista, mi perdoni non l'ho detto prima, sono stato un po' preso. Sicuramente, leggendo le prime carte, le sarà venuto in mente o magari sarà venuto in mente a coloro che poi leggono queste carte, di riuscire a capire come si mette in un CD il contenuto, quindi il backup di un iPhone 5 e di un blackberry. Un CD ha circa 700 megabyte, un iPhone 5 di allora avrà da 16,32 Giga, se non 64. Come fa a mettere un backup di un cellulare, di un blackberry su un CD? Queste cose le avete mai analizzate?

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. No, no. Sì, ci siamo fatti la stessa domanda.

  LUCA MIGLIORINO. Nei tabulati che vengono sempre dati dalla procura, io non ho visto questo 4099009.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Eppure lei lo trova.

  LUCA MIGLIORINO. Nella prima indagine, dico.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Io ho avuto i tabulati e l'ho trovata questa cosa.

  LUCA MIGLIORINO. Un'ultima domanda, in questo primo giro, mi perdonino gli altri perché abbiamo fatto un botta e risposta che generalmente non si fa.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. C'erano molte altre cose sui tabulati e ci sono molte altre cose nel testo della puntata. Io sono stato eccezionalmente stringato perché non volevo annoiarvi. Diciamo che, nelle puntate, ci sono molti altri dettagli.

  LUCA MIGLIORINO. Ovviamente faccio quest'ultima domanda perché, come le ripeto, volevo dire in premessa che stimo tantissimo il suo lavoro. Lei ha avuto modo di vedere il rapporto della dottoressa che fece il primo soccorso al dottore Rossi?

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Sì.

  LUCA MIGLIORINO. Ha trovato qualcosa di particolare, in quel rapporto, nella spiegazione di che genere di ferite aveva il corpo del povero dottor Rossi?

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Quanto tempo ha? Perché il rapporto ce l'ho qua, se vuole, lo vado ad aprire.

  LUCA MIGLIORINO. Anch'io ce l'ho qua. Volevo capire se le sembra normale che vengano descritte delle ferite ai polsi che avevano dei cerotti e però nel rapporto non si accenna minimamente alle ferite che aveva, ad esempio, sul viso, che forse avevano ancora del sangue che usciva.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Come sa, su questo punto, io poi non sono stato preciso prima, io avevo incontrato la dottoressa che aveva fatto l'intervento con il 118, che non volle farsi intervistare, ma parlammo di quello che era accaduto. Abbia pazienza un secondo perché Pag. 10 è documentazione, per me, di sette anni fa. Sì, quello che lei dice è vero. Ma il problema che io tenderei a sottolineare, rispetto alla sua domanda, è quello che emerge dalla perizia autoptica del professor Gabrielli, che viene contestata dal suo mentore addirittura, dal suo maestro che era il professore Gian Aristide Norelli, perito della famiglia.
  C'erano molti segni che potevano comprovare un'ipotesi diversa, insomma. In realtà, il professor Gabrielli, come lei sa, licenzia la sua perizia definendoli tutti compatibili con la caduta. Anch'io, dentro la puntata, vado a fare con telecamera nascosta, me ne dolgo, ma così capita di dover fare, al professore Gabrielli delle domande che mi confermò il suo punto di vista. Il professore Norelli, in realtà, scrisse in breve, se vuole le dico e vengo anche al tema dei segni di autolesionismo, scrisse il professore Norelli che le lesioni al volto non sono riconducibili alla caduta, sia per il tipo di lesioni, sia per l'eventualità di uno sfregamento col muro nel corso della caduta che avrebbe spostato l'impatto del corpo a terra. Lo stesso vale per le lesioni sulle braccia e all'addome anche esse incompatibili con la caduta del corpo, come del resto non trova giustificazione la lesione al torace come causa della morte. Nemmeno la datazione dei gesti di autolesionismo, per il professor Norelli, fatte risalire dal perito della procura, poco prima dell'impatto, poco prima dell'atto che lo uccide, trova una spiegazione plausibile. Nemmeno la ferita triangolare alla testa, per Norelli, è compatibile con una caduta da 15 metri di altezza. Il professor Norelli, ripeto, maestro di Gabrielli, dice: «Seppure la perizia autoptica con fotografie – che non so se avete avuto, ma penso di sì – è molto chiara, ci sono una massa di segni imponente che spingono a pensare a cose diverse». Così è la questione. Noi, lo confesso, riportammo tutti questi dubbi nella puntata, anche con una grafica molto specifica, che se vuole si va a rivedere.

  PRESIDENTE. Onorevole Sapia.

  FRANCESCO SAPIA. Grazie, presidente. Ringrazio il dottor Mondani per il suo lavoro molto accurato sulla morte di David Rossi. Nella sua inchiesta «Monte dei Misteri», realizzata per Report insieme a Elisabetta Gherardi e trasmessa nella puntata del 23 novembre del 2014, sono esaminati i minuti successivi alla caduta di David Rossi, alle ore 20.11. In quel momento, entrò in scena il cosiddetto uomo del mistero, secondo la sua ricostruzione. La persona che non dà l'allarme, sparisce e non viene identificata. Poi c'è la storia della composizione del numero sul telefono di David Rossi. Mentre dalla finestra cade un oggetto, presumibilmente l'orologio del manager. Quindi c'è l'intervista all'usciere Massimo Riccucci che, a Report, dichiara che quella sera, in banca, c'erano dieci, quindici persone. Ne verranno interrogate soltanto tre. Infine arrivano le persone che si accorgono di Rossi disteso a terra. Ma lei, dottor Mondani, preciserà che i misteri sono altri.
  Sulla base di quanto ha potuto poi indagare o soltanto intuire, quali sono, a suo avviso, i punti più oscuri della vicenda, che vanno al di là delle immagini riprese dalla telecamera la sera della morte di Rossi? E sulla base della sua attività professionale, perché a suo avviso potrebbe essere stato ucciso David Rossi, chi poteva avere interesse a farlo? Quali sono gli approfondimenti che lei potrebbe dare a questa Commissione, cioè un indirizzo dove poter andare a vedere meglio, e nel merito, questa situazione? Inoltre, se esistono collegamenti tra situazione finanziaria di Monte dei Paschi di Siena e il caso Rossi e perché Rossi poteva essere un soggetto da eliminare? Quali segreti poteva conoscere?

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Glielo dico in poche frasi. L'ho anticipato nella mia introduzione, se esiste una possibilità diversa da quella che è stata certificata dal tribunale di Siena con le due archiviazioni, si tratta di indagare, dal mio modesto punto di vista, così già ne parlammo nel 2014, ovviamente sul movente. Il movente più solido, dal mio modesto punto di osservazione, in quel momento, era la possibilità che David Rossi raccontasse delle cose alla procura della Repubblica di Siena. Perché David Rossi si era Pag. 11orientato a farlo è evidente dallo scambio di e-mail con l'amministratore delegato.
  Che cosa avrebbe potuto raccontare? Sarei orientato a dirle: tutto, perché David Rossi accompagnava Giuseppe Mussari ovunque. Era l'uomo partecipante a tutte le vicende interne. Il dottor Mussari era stato, dal 2001 al 2006, presidente della Fondazione, dal 2006 al 2012, presidente della Banca e David Rossi era stato sempre accanto a lui. Aveva seguito, tra l'altro, lo diciamo molto bene in puntata, tutta una serie di vicende singolari, complicate, le sponsorizzazioni. Aveva avuto incarichi delicati e importanti. Si era recato, per una sponsorizzazione, persino a cena con Silvio Berlusconi. Non mandi il tuo capo comunicazione a cena con Silvio Berlusconi, se non è qualcosa in più, lo diciamo nella puntata sulla base di una testimonianza. Questa era, per noi, la cosa sulla quale lavorare. Lavorare sulle cose che David Rossi avrebbe potuto raccontare, che aveva fatto concretamente. Che poi, durante gli anni, alcune di queste cose sono emerse con molte contraddizioni, con molte vicende che si incrociano, che si calpestano, che emergono e poi spariscono. Questa, secondo il mio punto di vista, è una vicenda che – meno male che c'è questa Commissione – merita un approfondimento perché è pienamente incuneata in un periodo storico nel quale le vicende bancarie italiane sono state particolarmente intricate e dolorose.

  PRESIDENTE. Onorevole Fornaro.

  FEDERICO FORNARO. Grazie. La ringrazio per la chiarezza espositiva e la precisione. Una domanda: se dopo le trasmissioni, quindi nel periodo che intercorre dall'ultima trasmissione ad oggi, lei è venuto a conoscenza di informazioni o altre notizie che possono essere utili a questa Commissione e che quindi noi non ritroviamo nelle trasmissioni. La seconda: lei ha, anche rispondendo al collega Sapia, messo in evidenza, come suggerimento nei confronti della Commissione, di lavorare sulle e-mail e comunque su quello che voi ritenete, lei in particolare, il movente, cioè la preoccupazione che potesse parlare con i magistrati.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Ipotetico movente.

  FEDERICO FORNARO. Sì, sì, ipotetico movente. O di induzione al suicidio, oppure di omicidio. Escludendo Viola, che da questo punto di vista è la nuova gestione. In particolare Viola gli dice, se non ricordo male: «I magistrati sono affidabili, sono persone che capiranno, vai pure, – sostanzialmente – anzi, se vuoi, ti metto in contatto». Il tema, ovviamente, diventa quello di capire chi aveva accesso alla posta elettronica di Viola, chi ha potuto leggere quel messaggio, se questo messaggio, potenzialmente, è un movente. Quindi capire se, rispetto a questo, vi siete fatti un'idea. Questo aiuterebbe a indagare anche in questa direzione perché, oggettivamente, c'è e ci può essere un nesso causale per tutti e tre gli scenari, compreso quello del suicidio, cioè una forte tensione dovuta alla perquisizione e quindi, successivamente, a queste preoccupazioni.
  Altra domanda è relativa ai conti IOR, che lei ha citato come presunta maxi tangente Antonveneta, se ho capito bene io, questo sarebbe stato a lei riferito da una fonte? Quindi non ci sono riscontri documentali, né indagini che siano a sua conoscenza, sostanzialmente?
  Ultima cosa, lei ha accennato al fatto che Rossi si recava almeno una volta al mese a Mantova. Per capirci, ha contezza che si recasse a Mantova prima del 2011, con questa frequenza, oppure no? Guardavo su fonti aperte che lui viene nominato vicepresidente di Palazzo Te dall'allora sindaco nel 2011.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Ma la sponsorizzazione dura fino al 2010. E poi la fonte, per quello che mi riguarda, è la moglie di David che ovviamente sapeva che lui la mattina, quando partiva, con la macchina per andare...

  FEDERICO FORNARO. Però, voglio dire, è ragionevole che lui una volta al mese, da Pag. 12vicepresidente di Palazzo Te, si recasse... lo dicevo come quadro di riferimento, da questo punto di vista, c'è questo collegamento con la sua attività di vicepresidente di Palazzo Te che, fino a un certo punto, da quello che ho letto, mi sembra sia una nomina slegata dal suo ruolo aziendale. Era solo per capire se avevo inquadrato.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Parto dalla terza. Il Monte dei Paschi di Siena aveva acquisito la Banca Agricola Mantovana. Lei è di lì? Io sono mantovano.

  FEDERICO FORNARO. No, ma conosco un po' l'ambiente.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Era solo per ricordare questo piccolo particolare. E David Rossi era un uomo di cultura, era un uomo che coltivava molti interessi da questo punto di vista, era un uomo intellettualmente molto solido, molto forte. E quindi, io non la ricordo perché non ho partecipato agli avvenimenti, non me ne sono occupato direttamente, la sua nomina a vicepresidente di Palazzo Te non destò nessun problema.
  Mi colpisce il fatto che, per via della sponsorizzazione alla squadra di Rugby di Viadana, emergesse questo fatto del 4099009, come collegamento ipotetico sul suo telefonino, e poi lì, in Viadana, con una particolarità che si tratta di titoli al portatore. Voi sapete meglio di me, di cosa parliamo. Parliamo di uno degli strumenti più infernali del passato, fortunatamente.
  Per quello che riguarda lo IOR, non mi risultano indagini in corso, da questo punto di vista, sulla vicenda. Ci furono, come ha detto, anche per la cosiddetta maxi tangente di cui si è parlato in un momento storico particolare intorno all'acquisto di Antonveneta...

  FEDERICO FORNARO. I due miliardi di differenza, sostanzialmente.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Sì, un po' meno. L'indagine si è fermata sin dall'inizio, non è mai veramente lievitata.
  Per la parte che riguarda il movente, in questi anni io ho avuto continue chiacchiere, incontri con le persone più varie, aumentando le fonti, perché dopo che fai una puntata è chiaro che le fonti aumentano, ti arrivano tantissime persone che ti vogliono raccontare. Diciamo che quello che io sono venuto a sapere, sono elementi di quadro, non elementi giudiziariamente rilevanti, elementi di quadro che configurano, che raccontano dalla figura di David a elementi di quadro per quello che compete lo stato della Banca, i problemi con i quali aveva a che fare, ha avuto a che fare, per tutti gli anni successivi, dal 2012 in poi, la Banca.
  Quindi non so aiutarla, se lei mi chiede di avere un indizio in più, francamente non sono in grado di fornirglielo. Per la parte che invece riguarda, come lei ha detto «il movente», a un certo punto, nella prima domanda, mi vuole ricordare che cosa specificamente?

  FEDERICO FORNARO. No, lei ha detto, durante la sua audizione, che nella trasmissione, in qualche modo, si evidenziava tra il movente possibile dell'induzione al suicidio, all'omicidio, la preoccupazione che Rossi potesse parlare con i magistrati. Siccome escludiamo, io credo, Viola perché Viola stesso dice «Rivolgetevi ai magistrati», eccetera, e comunque Viola non apparteneva alla precedente gestione e, da questo punto di vista, se ci fosse stata mala gestio di cui era a conoscenza Rossi, apparteneva alla gestione precedente, non alla gestione nuova, è evidente che, a quel punto, è qualcuno che poteva avere accesso alle e-mail di Viola, sostanzialmente. Quindi se si era fatto un'idea di chi poteva avere accesso a quelle e-mail, oltre alla segretaria, immagino.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Le faccio un appunto solo su una questione, perché l'ho detto all'inizio. Viola, inizialmente, dice: «Sì, ti posso aiutare» ma poi dice «Contattali tu». Dal mio modesto punto di osservazione, l'immediata macchina indietro che fa David Rossi, in quello scambio di e-mail, è evidente del Pag. 13fatto che si rende conto che è meglio che faccia da solo, o meglio che forse è meglio sospendere questa decisione. Di che cosa avrebbe potuto parlare Rossi ai magistrati lo dice lui stesso nella e-mail. Quello che voglio sottolineare, che dicevo anche al suo collega poco fa, è che David Rossi era un uomo di fiducia vero, al corrente non solo delle vicende più generali, ma anche delle vicende più particolari. Faccio un esempio. Sarebbe stato interessante sentire dalla bocca di David Rossi cosa poteva essere accaduto durante la partita Antonveneta, perché gli uomini della finanza italiana internazionale, che entrano in campo in questa vicenda, sono molteplici. Noi, nelle puntate precedenti, parliamo di tutta una serie di soggetti, fu una complicatissima vicenda. Chiudersi su Siena, non mi pare dia, immediatamente ed esclusivamente, il senso del peso di David Rossi. Quando parlo di movente, quando io e Milena Gabanelli parliamo di movente possibile, sinceramente ci rendiamo conto che l'unico movente possibile, di livello, dentro quella vicenda, se parliamo di un'ipotesi di induzione al suicidio od omicidio non poteva che essere quello. È l'insieme della concatenazione dei fatti che riguardavano Monte dei Paschi di Siena in quella fase storica, che riguardavano Rossi in quella fase, ad averci convinto di questo. Se lei mi chiede dove guardare, francamente, non la posso aiutare.

  PRESIDENTE. Onorevole Cenni.

  SUSANNA CENNI. La ringrazio per essere qui, per la disponibilità e anche per la grande chiarezza che ha usato nella sua relazione introduttiva. Devo dire che, in parte, ha già risposto ad alcune delle domande che io volevo fare. Perché anch'io sono rimasta molto colpita dal passaggio che lei ha fatto sull'ipotetico movente, dicendo che il movente possibile poteva essere il rischio che Rossi parlasse con la procura e anche questo passaggio che ha ripreso proprio adesso, rispondendo al collega Fornaro, quando dice: «Rossi fa marcia indietro, dopo la risposta di Viola che gli dice “Va bene, telefona tu direttamente ai magistrati”», dicendo che forse non ha trovato l'appoggio che cercava. Qui vorrei capire un po' meglio. Devo dire che tutti noi abbiamo già letto, non so quante volte, questi scambi di e-mail nei libri, nei servizi giornalistici e nel racconto che il procuratore ha fatto. Devo dire che, per esempio, non ho avuto quell'impressione leggendo la risposta di Viola, mi è sembrato quasi un incoraggiamento dicendo: «Chiamali, tutto sommato mi sembrano persone ragionevoli». Volevo capire com'è che lei aveva maturato invece questa impressione così diversa, ricavandone che forse questo stop del comportamento di Rossi poteva essere conseguenza di questa ultima risposta?
  Poi le volevo chiedere se lei, siccome avete parlato dei vostri servizi del 2012, in pieno caos sull'indagine sulla Banca, aveva incontrato Rossi precedentemente, se aveva avuto modo di parlare con lui e, nel caso, quale idea si era fatta di questa persona.
  L'ultima cosa che le voglio chiedere, anche alla luce di quello che adesso lei diceva rispetto a possibili ulteriori notizie, magari sulla vicenda Antonveneta se, avendo seguito con attenzione tutta la vicenda Monte dei Paschi di Siena, lei crede che le indagini su Monte dei Paschi di Siena, su quella vicenda, su Antonveneta, eccetera, comprese le due Commissioni d'inchiesta che ci sono state, quella che c'è stata nella precedente legislatura e quella che ancora sta lavorando, non abbiano affrontato completamente. Se ci sono, a suo parere, altri temi che non sono stati toccati né dalle procure, né dalle Commissioni d'inchiesta.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. L'ultima domanda potrebbe tenerci qui parecchio. Partiamo dall'inizio. Rossi chiede esplicitamente, all'interno di una e-mail, aiuto. Chi, all'interno della Banca, teneva rapporti con la procura della Repubblica era l'amministratore delegato Viola. Ad un certo punto, nella richiesta di aiuto era – naturalmente questo è il mio punto di vista, assolutamente – implicito che Viola dovesse fare da ponte nei confronti della procura della Repubblica, questo chiedeva Rossi al dottor Viola. Il dottor Viola dice: «Fallo tu». E lì c'è un'evidente, a mio parere, presa di distanza, ma niente di Pag. 14particolarmente sospetto. Intendo dire, c'è l'amministratore delegato di una banca che si trova di fronte al suo capo comunicazione e quel capo comunicazione, cioè un uomo che sa tutto, che ha la storia in mente che decide di parlare in procura e dice: «Io posso raccontargli la storia». Posso capire, in ultima analisi, che il dottor Viola avesse dovuto rifletterci un po' e avesse avuto un momento nel quale non capiva bene cosa dover fare di fronte a una cosa così delicata. Perché stiamo parlando di una cosa di assoluta delicatezza. Presumibilmente, lo stesso dottor Viola non conosceva tutte le cose che avrebbe potuto raccontare Rossi. E Rossi, immediatamente dopo, cambia registro, ma non camaleonticamente, come dicevo prima, di tal che tutto questo dimostrerebbe un suo stato psicologico alterato. Alterato un po' lo era, nel senso che era spaventato, preoccupato. Se tu, sabato 2 marzo, ti fai trovare sotto casa perché ti stanno arrestando per non impressionare tua moglie vuol dire che un po' sei preoccupato. Soprattutto, come ho insistito nel dire, lo stesso Viola a SIT (Sommarie Informazioni Testimoniali), sentito dalla procura della Repubblica, mette a verbale delle cose di grande rilevanza, secondo il mio punto di vista, cioè che lui riteneva che avesse dei documenti particolari nel suo computer, che Rossi, addirittura, detenesse una serie di documenti delicati. Tornando a prima, che un signore come Rossi, che ha in mano questi documenti delicati, vada in procura della Repubblica, non posso immaginarlo. Da un canto. Dall'altro, dicevo, non mi pare che camaleonticamente faccia questo passo indietro. Lo fa consapevole. Si rende perfettamente conto che non era l'interlocutore giusto Viola per fare questa discussione.
  Ci sono tutta una serie di delicatezze, anche all'interno di quella Banca, nel rapporto fra il vecchio gruppo dirigente e il nuovo, nell'intermediazione politica che è venuta nella nomina del nuovo gruppo dirigente rispetto al precedente, eccetera, della quale parliamo anche in puntata, che, a un certo punto, ha fatto pensare che ci fosse un elemento di continuità tra il vecchio gruppo dirigente e il nuovo. A mio parere, continuità c'è stata rispetto ad alcune politiche. Per alcuni versi, no. Però bisognerebbe approfondire e forse non abbiamo il tempo di farlo. In particolare, sul versante poi della gestione di tutta la partita dei derivati, Alexandria e Santorini sulla quale noi siamo intervenuti, anche in quella puntata, se lei vorrà, vada a leggere le cose che, nel nostro piccolo, abbiamo tentato di tirare fuori. Non so se l'ho soddisfatta sulla prima domanda. Io penso che, in queste e-mail, se le si leggono con attenzione, con la pazienza di capire qual era il clima in quei giorni, c'è molto da scoprire, c'è più di quello che non sembri.
  Ho conosciuto Rossi? Sì, una volta. Se volete vi racconto il caso, perché persino potrebbe essere gustoso. Gli aspetti personali sono molteplici, ma io non ne faccio mai caso. Immediatamente dopo la puntata del 2012, quella che noi titolammo «Monte dei Fiaschi», il dottor Profumo ci chiese di incontrarci. Venne nella nostra redazione, a Via Teulada, il dottor Profumo con David Rossi e incontrò me e Milena Gabanelli. Ricordo che fu una discussione non semplice. Il dottor Profumo ci chiese di in qualche modo... aveva visto la puntata, era rimasto colpito, ci chiedeva sostanzialmente aiuto per capire cosa fosse successo nel passato di quella Banca. E io, non troppo educatamente direi, invitai... Educatamente sì, ma intendo dire con un piglio un po' aggressivo, dissi al dottor Profumo: «Ma come, chiede a noi di sapere il passato? Parli con David Rossi, lui sa tutto». In quell'occasione ho conosciuto David Rossi.
  Indagine MPS banche. Se volete che vi dica la sincera verità, io credo che sulla vicenda Antonveneta, né la Commissione parlamentare di inchiesta sulle banche, né il lavoro della magistratura ha fatto sufficientemente. Mi limito a dire questo. Ha fatto o ha potuto fare sufficientemente, non voglio dire che ci siano delle... Però, per quello che un giornalista come me, ha potuto accertare, approfondire, per quello che alcuni altri giornalisti hanno potuto fare e accertare, siamo alla superficie.

  PRESIDENTE. Onorevole Rizzetto.

Pag. 15

  WALTER RIZZETTO. Grazie al dottor Mondani, è stata un'audizione molto interessante, oltre che piuttosto, fortunatamente, asciutta sotto molti punti di vista e quindi ha colto alcuni aspetti, secondo me, di fondamentale importanza. Vorrei chiedere, rispetto alle indagini, rispetto a quanto voi avete capito, David Rossi pare avesse un secondo telefono, che doveva essere, a memoria, un blackberry, e che non è mai stato restituito alla famiglia. E questo, secondo me, potrebbe, se confermato dal dottore Mondani, piuttosto che da altre audizione, potrebbe essere un aspetto abbastanza interessante da chiedere anche a qualcun altro, in termini proprio di istruttoria, in termini proprio di indagine. Pare che questo secondo telefono, mai ritrovato, avesse avuto qualche minuto prima della caduta, delle attività. La moglie conferma che questo blackberry non è mai stato loro consegnato, però era un telefono che qualche inchiesta giornalistica chiamava con un numero «secret David», una cosa del genere. Quindi vorrei capire se ne sa di più rispetto a questo secondo telefono.
  Anche ed eventualmente, presidente, lo chiedo al nostro audito, secretando la sua risposta, vorrei che mi confermasse, rispetto a quanto lui ricordava prima, cioè al peso di David Rossi che, secondo me, è un elemento di sostanziale importanza, in quella visita in redazione, con il dottore Profumo, David Rossi alla sua «provocazione», legittima provocazione, che cosa ha risposto? Oppure è rimasto in silenzio? Vorrei capire se – mi pare che ve ne siate occupati all'epoca – David Rossi è confermato avesse addirittura un ufficio presso un Ministero, nello specifico il Viminale, all'epoca di quando fu Ministro dell'interno Giuliano Amato. Vorrei, inoltre, capire, se è nelle sue possibilità e nelle sue conoscenze, con che tipo di politica David Rossi avesse dei rapporti.
  La penultima domanda. Pare che il dottor Mussari e lo stesso David Rossi si siano recati spesso in Vaticano e quindi vorrei capire se avete informazioni anche di questo. Spesso, in Vaticano, si parla addirittura di, non confermati a quanto pare, quattro conti correnti coperti che pare, pare, lo sottolineo, servissero per alcune operazioni.
  L'ultima domanda, rapidissima. Quando David Rossi afferma: «Un amico mi ha tradito», effettivamente, secondo lei, si rivolge a qualche giornalista? Si parlava di un giornalista del Sole 24 Ore. O ci sono delle altre idee su chi fosse questo amico che ha tradito? Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rizzetto. Prima di rispondere, l'onorevole Rizzetto ha posto un tema che non so se lei ritiene di segretare.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. No.

  PRESIDENTE. Perfetto, può rispondere allora.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. No, tanto sappiamo tutti che, quando si va in seduta segreta, emerge quello che si racconta quindi è meglio raccontarlo pubblicamente.
  «Un amico mi ha tradito». Francamente noi non abbiamo mai compreso di chi si trattasse. Tutto quello che si è raccontato sono ipotesi. Quando le ipotesi non sono suffragate, lei sa che siamo alle ipotesi. Poteva essere un amico giornalista, poteva essere un amico in azienda. Non lo sappiamo, sinceramente. Era talmente vasto il mondo delle relazioni di David Rossi che, secondo me, è difficile.
  Mussari e Rossi in Vaticano. Quello è l'oggetto della querela che io ho subito dal dottor Mussari. Il dottor Mussari ha voluto, per ritirarla, chiarire che lui non c'entra niente, non è mai stato in Vaticano, né lui né Rossi sono mai stati in Vaticano e non ha mai preso un soldo che non sia dovuto per il suo lavoro, ci tengo a dirlo per non beccarmi una nuova querela, anche perché è la verità dal punto di vista del dottor Mussari. Mettiamo da parte Mussari e Rossi. In altra parte di quella testimonianza coperta, che io mando in onda nella puntata, si parla di qualcosa che viene indirettamente riproposto da un'intervista che Le Iene – che un caro amico che si chiama Pag. 16Antonino Monteleone – fanno al vecchio presidente dello IOR Gotti Tedeschi, con il quale ho parlato anch'io molto spesso di queste questioni. In un'altra parte di questa intervista coperta, che io svolgo all'interno della puntata del novembre 2014, il soggetto che testimonia mi racconta dell'esistenza di quattro conti. Anzi, faccio prima a dirglielo leggendole: «Lo IOR venne coinvolto direttamente nell'affare Antonveneta. I dirigenti dello IOR organizzarono incontri in Vaticano, i convenuti decisero di aprire quattro conti presso lo IOR, intestati ad altrettanti enti religiosi», «E questi quattro conti coperti corrispondevano ad altrettante persone fisiche?» – Chiedo io – «Sì, esatto e tra loro c'erano esponenti di Monte dei Paschi» – genericamente – «E a che sono serviti quei conti?», «Sono serviti a far transitare una parte del denaro dell'operazione rendendola non tracciabile», «Sono diventati la tangente per qualcuno?», «Io lo immagino». Questa è la conclusione del soggetto che mi parlò. Qualche anno dopo, Gotti Tedeschi affermò che esistevano questi quattro conti, che secondo lui contenevano la tangente Antonveneta, forniva una lettura dei fatti legata a una dinamica interna avvenuta tra Fondazione e Banca, Fondazione che avrebbe gestito, secondo lui, se non ricordo male, però fate memoria voi su quello che disse Gotti Tedeschi, è meglio che non la faccio io, perché non vorrei essere impreciso.
  Effettivamente, per l'acquisto di Antonveneta, ci fu una dinamica interna alla Fondazione Banca. Per quello che io sono riuscito a ricostruire, ma qui non c'entrano più i conti segreti, qui c'entra la concretezza dei fatti per quello che riguarda l'acquisto di Antonveneta. Mussari lascia, nel 2006, la Fondazione e va in Banca, nel 2007 avviene tutto. Già all'inizio del 2007, ci sono gli incontri con la Banca d'Italia, con l'allora Governatore e non solo, ma con tutto il gruppo dirigente la Banca d'Italia per quello che attiene all'acquisto di Antonveneta e non emerge mai. Quella è una delle questioni che abbiamo ribadito molto spesso, che Antonveneta era carica di un debito insopportabile di circa 6 miliardi di euro, eccetera, eccetera. È lunghissima la storia. La Banca, inizialmente, era interessata a una fusione con Antonveneta, mentre farà una cosa completamente diversa: comprerà Antonveneta per cassa, cosa che non fa neanche un pazzo e senza due diligence, che è una di quelle cose per cui noi ci interrogammo, e con un sovrapprezzo abbastanza importante. Tutto spinto dal fatto che, siccome nell'anno precedente il 2006 c'erano state le due fusioni, San Paolo – Intesa, Unicredit – Capitalia, Monte dei Paschi di Siena sentiva la necessità di crescere, giustamente. Ma qui c'è un sottotesto che abbiamo ricostruito ormai, che nel mondo finanziario ed economico italiano ed europeo è stato abbondantemente ricostruito, e cioè il fatto che Botìn, che aveva il 10% di IMI (Istituto Mobiliare Italiano) era molto arrabbiato del fatto di non avere potuto acquisire lui San Paolo. Intesa lo fa, sente di dovere chiedere a Botìn, Santander, eccetera, di dover chiedere, come posso dire? Una compensazione. Questo avviene all'interno di una lunga e faticosissima discussione che vede lo stesso Gotti Tedeschi incontrare Mussari due, tre volte, se non ricordo male. Gotti Tedeschi era anche l'uomo Santander in Italia, anche se poi la partita non la segue immediatamente lui, almeno lui dice, ma la segue Rothschild Bank, la filiale italiana, eccetera, non vi sto a tediare perché è lunghissima la partita.
  Quello che mi interessa dire, è che all'inizio, l'idea era quella di una fusione, poi diventò un'altra cosa. All'inizio era d'accordo per la fusione, a quel che si è potuto ricostruire, la Fondazione. La Fondazione era diretta da un presidente che non era un esperto di questioni finanziarie ed economiche, tanto che noi, nella puntata su Monte dei Paschi di Siena precedente, andiamo a intervistare Guzzetti che è uomo di ben altro spessore e ben altra levatura, visto che era il capo di Fondazione Cariplo ed era grande amico del presidente della Fondazione Monte dei Paschi di Siena in quel momento. L'idea della fusione fu sconfitta e si superò con quell'altra ipotesi che si rivelò un suicidio.

  WALTER RIZZETTO. Scusi, una conferma, Per come la ricordo io, nel 2007, il Pag. 17successore, cioè il presidente della Banca d'Italia confermò...

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Il Governatore.

  WALTER RIZZETTO. Scusi, il Governatore della Banca d'Italia, di fatto, presidente, si può dire che avallò non la fusione ma l'acquisto?

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. L'autorizzò.

  WALTER RIZZETTO. Ho detto semplicemente per ricordarlo in quanto mi pare che tutti sanno, nel 2007, chi fu il Governatore della Banca d'Italia.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Nelle prime udienze del processo che aveva riguardato Mussari e Vigni, all'inizio della vicenda giudiziaria senese, che poi ha avuto svariati risvolti, gran parte poi è finita alla Procura di Milano, lei sa, è bene saperlo, che i legali sia di Mussari che di Vigni si difendevano dicendo che non erano i soli a saperlo ed era molto curioso vedere che, tra i banchi degli imputati, ci fossero Mussari e Vigni e tra i banchi delle parti lese ci fossero CONSOB e Banca d'Italia. Io, come giornalista, ho sprecato più di un sorriso di fronte a questo.
  David Rossi ufficio al Viminale. Sì, ne abbiamo parlato noi in quella puntata. Scoprimmo che, nel 2008, il Ministero dell'interno aveva preso in affitto una immensa struttura sulla via Tuscolana – ma la vedete perché c'è la Polizia di Stato, c'è un'enorme struttura – che era di proprietà di Monte dei Paschi di Siena. Canone annuo dicevamo allora 11 milioni, al Viminale sarebbe più convenuto comprare, ma qui il Monte aveva un amico che c'ha tutti i rapporti fra il dottore Mussari e l'ex Ministro Giuliano Amato di cui parliamo in puntata. Un testimone molto legato a David Rossi, ci diceva che David Rossi veniva spesso a Roma e andava al Viminale dove aveva addirittura un ufficio. Devo dire che noi abbiamo provato in mille modi a verificare questa cosa, ovviamente, per come siamo abituati noi, inviando e-mail ovunque e non siamo mai stati smentiti, non ci hanno mai detto sì, non ci hanno mai detto no.
  Per la parte che riguarda il secondo telefono, il blackberry, lo dicevo anche nell'introduzione, lo dicemmo in puntata, esisteva un secondo telefonino di David Rossi del quale non furono mai acquisiti i tabulati.

  FEDERICO FORNARO. Era un telefonino aziendale? I blackberry, a quell'epoca, erano...

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Ho la sensazione che lei abbia ragione, sì.

  FEDERICO FORNARO. Questo potrebbe spiegare la mancata riconsegna.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Non lo ricordo con precisione ma sì. È evidente che l'autorità giudiziaria avrebbe dovuto acquisire anche quello.

  PRESIDENTE. Onorevole Bisa.

  INGRID BISA. Grazie, presidente, grazie dottor Mondani per quanto ci sta dicendo e raccontando. Lei, in un suo passaggio in risposta a una domanda di un collega, ci ha riferito che è Viola che tiene i rapporti con la procura. Volevo capire, da quali ricerche, sostanzialmente, scaturisce questa sua dichiarazione e se, dalle vostre indagini, risulti che oltre a Viola ci sia qualcun altro, in quel periodo, all'interno della struttura della Banca a intrattenere rapporti con la procura. Grazie.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Guardi, era a comune conoscenza di noi giornalisti, non era un mistero per nessuno. Non era scritto da nessuna parte, né era è una notizia particolarmente gustosa o piccante, a me sembrava normale che un dirigente della banca mantenesse relazioni con il tribunale della procura della Repubblica, in questo caso era l'amministratore delegato e così è. Non è un Pag. 18caso che David Rossi si rivolgesse a lui. Per questo motivo, si rivolgeva a lui, a me era chiaro perché tutti sapevamo che il dottor Viola, senza mistero, manteneva i rapporti. Tutto qua.

  PRESIDENTE. Onorevole Migliorino.

  LUCA MIGLIORINO. Grazie, presidente. Lei ha fatto molte inchieste giornalistiche, veramente molto importanti, le farò domande come abbiamo fatto prima, se per lei va bene. Lei crede all'idea che si trattasse di suicidio perché quella sera tutti parlavano di suicidio? È possibile che sia venuta questa idea perché già ne parlavano prima di avere qualsiasi prova che si potesse definire suicidio?

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Vuole sapere subito?

  LUCA MIGLIORINO. Sì, sì.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Beh, non c'è dubbio che l'immagine che devono avere avuto lì per lì i soggetti che hanno visto, che ne so, Carolina, la figlia acquisita di David, il suo amico Filippone che era interno alla Banca, l'impressione che anch'io ho avuto è che potessero essere rimasti colpitissimi da quello che vedevano, distrutti da quello che vedevano, ma che quello che vedevano non era incompatibile con l'idea di un suicidio. Mi capisce?

  LUCA MIGLIORINO. Sì.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai3. Altra cosa è quello che lei mi ha chiesto. Tanto è vero che, il giorno dopo, la procura apre un'indagine per induzione al suicidio. Dal nostro punto di vista, le prime indagini su quella prima archiviazione, furono condotte un po' così, tanto che noi facciamo la trasmissione anche per questo.

  LUCA MIGLIORINO. Perché gliel'ho chiesto? Perché sempre nel primo soccorso, la dottoressa scrive: «Sentito che qualcuno diceva riferito suicidio». Anche gli inquirenti subito parlano di suicidio, però dicono anche come sarebbe avvenuto, cioè che si sarebbe buttato di schiena dalla finestra. Quindi quella sera si parlava di suicidio, lo dicevano un po' tutti. Però davano pure un motivo di come si sarebbe buttato e poi abbiamo visto che, in verità, la dinamica – che avete fatto ben vedere in trasmissione – non è avvenuta in questo modo. Io le chiedo: secondo lei, quando vi sono gli inquirenti che portano avanti un'indagine si basano molto, visto che lei ha fatto tante inchieste, sulle perizie tecniche che vengono fatte dagli esperti nominati dalla procura?

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Beh, è ovvio.

  LUCA MIGLIORINO. E mi dica una cosa: il dottor Gabrielli fa una perizia tecnica dicendo che il dottor Rossi era morto quasi sul colpo.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Invece poi scopriamo che è rimasto lì 20 minuti.

  LUCA MIGLIORINO. Perché diciamo: «Poi scopriamo»? Lei sa quando venne preso il video della videocamera numero 6?

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. No, non lo ricordo.

  LUCA MIGLIORINO. Glielo dico io. Fu preso la notte stessa, tra le 11 e l'una e 30. Secondo lei, gli inquirenti avevano a disposizione il video che faceva vedere, purtroppo, il dottor David Rossi per circa 20 minuti ancora vivo e poi hanno guardato anche la relazione fatta dal dottor Gabrielli che diceva che era quasi morto sul colpo? Mi dice come è possibile archiviare quando vi sono queste due contraddizioni così grandi?

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Vuole che le risponda?

  LUCA MIGLIORINO. Sì, sì, sì.

Pag. 19

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Non può che farla a me questa domanda, è la stessa domanda che mi sono fatto io, giornalisticamente. Perché avendo visto il video, ho notato che per il povero David è stata lunga l'agonia ed era evidente dalla visione del video.

  LUCA MIGLIORINO. Io faccio queste domande – cerco di essere molto veloce, non vorrei togliere spazio ai colleghi – perché, grazie al suo lavoro e alle sue risposte e a come me le sta dando, penso sia molto rilevante per questa Commissione la sua audizione, magari può essere importante mettere qualche elemento in più e magari lei ci farà un altro servizio. Lo dico perché io vorrei capire. Ad esempio sul video. Sappiamo che nel 2016, esce sul New York Post questo video, ma ci siamo mai chiesti perché il video duri quei minuti, cioè dalle 19.59 alle 21.03? Come mai viene preso in maniera precisa 19.59, 21.03? Perché secondo lei?

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Mi rifaccia la domanda, non ho ben capito cosa vuole chiedermi.

  LUCA MIGLIORINO. Il video, che viene estrapolato dalla videocamera numero 6, quindi dall'hard-disk, dal tecnico che viene chiamato alle 11 di sera e lavora fino all'una e mezzo, consiste in un filmato che va dalle 19.59 alle 21.03. Come viene ripreso un video di una videocamera, in maniera così precisa? Lei non crede che coloro che hanno estrapolato quel video avessero potuto vedere cosa succedeva prima in quel vicolo e pure cosa succedeva dopo durante i soccorsi?

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Tutti questi fatti sono successi sette anni fa, io mi ero letto tutto il fascicolo del pubblico ministero. Non posso essere preciso con lei, quindi la invito, visto che voi come Commissione parlamentare d'inchiesta siete in grado di ottenere quel fascicolo, di andare a verificare. Perché l'estrazione del video, in una parte, fu fatta solo perché, se non ricordo male, però sottolineo se non ricordo male, la telecamera a un certo punto si blocca e quindi viene estrapolata solo quella parte.

  LUCA MIGLIORINO. Questo è un elemento nuovo.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Però le ripeto, lei deve andare a vedere il materiale del primo fascicolo del pubblico ministero, perché io farei così in termini giornalistici, a maggior ragione, la Commissione parlamentare. Aggiungo che l'altra cosa, invece, interessante è capire come sia stato possibile che le altre telecamere interne a Monte dei Paschi, non siano state fornite all'autorità giudiziaria. Su questo non abbiamo mai raggiunto una risposta.

  LUCA MIGLIORINO. Presidente, visti i suggerimenti del dottor Mondani, io penso che possa essere audito il tecnico che poi permise il prelevamento della parte del video.

  PRESIDENTE. Come sempre, glielo ricordo, poi lo mettiamo per iscritto così dopo mettiamo tutto in calendario.

  LUCA MIGLIORINO. Lei ha parlato del SIT, cioè delle sommarie informazioni del dottor Viola, dicendo che forse era normale che il dottore Viola avesse dei collegamenti con la procura; ha detto così no?

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Sì.

  LUCA MIGLIORINO. Voi siete molto bravi, generalmente arrivate prima su alcune informazioni. Il 19 febbraio, quando ci furono le perquisizione a casa di David Rossi, voi ne eravate a conoscenza prima o negli attimi prima che avvenissero queste perquisizioni?

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Sì, ne fummo al corrente. Ma adesso io le ripeto, anche in questo caso, non ricordo... il 19 febbraio del 2013, ma se la memoria non mi inganna, nei giorni successivi, Pag. 20 ci fu data contezza di questo intervento della Guardia di finanza. Fu un intervento della Guardia di finanza, se non ricordo male, – controlli onorevole – del reparto valutario della Guardia di finanza che aveva la titolarità delle indagini su Monte dei Paschi.

  LUCA MIGLIORINO. Quindi è la Guardia di finanza.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Sì. E sequestrarono a David Rossi il suo PC.

  LUCA MIGLIORINO. Cosa ne pensa di questa dichiarazione del SIT di Viola, quando dice: «Premetto che il 19 febbraio 2013, giorno delle perquisizioni a carico del dottore Rossi, ricordo che lui si trovava nel mio ufficio. Saputo delle perquisizioni a suo carico, io informai del decreto di perquisizione nei suoi confronti e lui sbiancò letteralmente». Quindi, secondo lei, è normale che il dottore Viola sapesse del decreto di perquisizioni a carico del Rossi?

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Adesso non so, è solo detto che lui sapeva in corso d'opera. Non saprei dirle. Probabilmente, la Banca è ovvio che, diciamo così... la Guardia di finanza si presenta a casa di David Rossi, fa l'intervento che deve fare e poi in un tempo relativo, anche la Banca ne ha dimensione. Se il tempo è addirittura coincidente, fa riflettere.

  LUCA MIGLIORINO. L'ultima domanda, visto che avete approfondito. Si ricorda se in quei giorni la Banca stava decidendo, mediante il CDA degli azionisti, di intraprendere un'azione di responsabilità verso i vertici precedenti?

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Lo aveva deciso, l'ho detto all'inizio. Sì, sì.

  LUCA MIGLIORINO. E si ricorda se il dottor Rossi ne era stato messo a conoscenza o che cosa si è verificato?

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Ho fatto tutto il racconto all'inizio, se vuole glielo ridico.

  LUCA MIGLIORINO. Allora mi perdoni, forse mi è sfuggito.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. No, no, se vuole.

  LUCA MIGLIORINO. Gentilissimo, grazie.

  PRESIDENTE. C'era Fornaro ancora per una seconda domanda.

  FEDERICO FORNARO. Devo dire che la disponibilità e la capacità di dare stimoli del dottor Mondani è notevole e quindi mi invoglia a due approfondimenti. Il primo, le sono mai venuti dubbi sulle modalità del suicidio? Cioè la scelta di buttarsi dal terzo piano, quindi un'altezza significativa, ma in qualche modo anche rischiosa, cioè una persona rischia di farsi male.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Rischia di non morire, lei dice.

  FEDERICO FORNARO. Esatto.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Siamo tutti esseri umani, anch'io mi sono fatto questa domanda.

  FEDERICO FORNARO. Ah, ecco.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Mi sarei ucciso in condizioni di certezza.

  FEDERICO FORNARO. Di maggiore sicurezza.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Naturalmente questa è una chiacchierata quasi...

  FEDERICO FORNARO. La seconda, invece, volevo tornare su quello che lei ha raccontato rispetto alla fonte, giustamente riservata, cioè quello dei quattro conti IOR, Pag. 21presunta possibile maxi tangente Antonveneta. C'è un punto – francamente lei l'ha seguita meglio di quello che ho potuto fare io – che però non mi torna. Immaginiamo che questi 2 miliardi – stiamo ragionando ovviamente in ipotesi, fermo restando il massimo rispetto dell'integrità delle persone che citerò – siano un sovrapprezzo. Circa 2 miliardi da quello che era stato l'acquisto di Santander e poi la rivendita. Si parla di una cifra non molto distante da 2 miliardi.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Insomma, onorevole. Stiamo parlando di 6 e 6. Vado a memoria, però.

  FEDERICO FORNARO. Io ricordavo 7.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. 6 e 6, è la cifra con la quale Santander compra Antonveneta. 10 e 3 è la cifra con la quale compra il Monte dei Paschi e si trova, lei sa, i 6 miliardi di debiti di Antonveneta.

  FEDERICO FORNARO. Stiamo alla transazione.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Anche perché i 10 e 3 contemplano Interbanca.

  FEDERICO FORNARO. Io ricordavo 2, ma non cambia. Cambia la sostanza, perché da 2 a 3 miliardi c'è la differenza di un miliardo, per l'amor di Dio.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Non so per lei ma per me sì.

  FEDERICO FORNARO. Ma figuriamoci. No, ma rispetto al ragionamento non cambia. Alla fine, c'è qualcuno che ci guadagna 2, 2 e mezzo, 3 miliardi e che quindi, anche ragionando rispetto a questa ipotesi, ritorna una quota di questa cifra a chi gli ha fatto procurare questo affare. Chiamiamola «intermediazione» così usiamo un termine più gentile. Però, non mi torna un passaggio perché da un punto di vista logico ci sta, ovviamente, che siccome l'interlocutore non è una persona fisica sconosciuta alle banche, ma è il proprietario, chi avrebbe avuto il vantaggio, sostanzialmente Santander, e quindi con la figura storica di Botìn, eccetera, perché abbia bisogno di aprire dei conti presso lo IOR, quando credo che Santander non avesse difficoltà ad aprire conti in tutto il mondo, mi riesce un po' difficile da...

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. La fermo, onorevole, non stiamo parlando di questo. Numero uno, le voglio dire, io non sono mai entrato nei termini del quantum nella mia puntata e nel mio lavoro. Non ho mai saputo di che cosa si parlasse. Se ne è parlato in merito all'attività investigativa sul caso Antonveneta. Ad un certo punto, emerse anche all'interno dell'attività dell'autorità giudiziaria della Polizia giudiziaria questa cifra. Tant'è che, se lei ricorda, Repubblica titolò otto colonne... 2 miliardi. Prima pagina di Repubblica. No, quei soldi, non andavano a Santander. Se questa mega stecca è esistita, certamente non andavano a Santander, ma erano soldi che retrocedevano verso chi aveva consentito tutto questo.

  FEDERICO FORNARO. Appunto. Ma chi è che ha avuto il vantaggio, se non Santander?

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. La mia fonte parla di esponenti del Monte dei Paschi.

  FEDERICO FORNARO. No, allora non riesco a spiegarmi.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Non ho capito io, allora.

  FEDERICO FORNARO. Questi due miliardi... io compro a 6 e mezzo, rivendo a 10, ho un guadagno di 3 miliardi e 4. A questo punto faccio io, in questo caso Santander, un gentile dono a chi mi ha fatto fare questo bell'affare. Perché sennò la retrocessione di che cosa? C'è qualcuno che ci ha guadagnato, perché nel giro di Pag. 22pochi mesi, guadagna 2 miliardi e fa un regalo alla collega Cenni di X.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Onorevole, secondo me, il dono non lo fa Santander, o almeno non solo. Il dono è chi caccia i soldi, perché quello è un dono.

  FEDERICO FORNARO. Io non solo ho speso 2 miliardi in più e in più pago anche...

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Bisogna capire, in quel caso. Però stiamo proprio navigando sul pourparler, diciamo così. Quindi non vorrei...

  PRESIDENTE. L'intermediazione la pagano tutti e due: se c'è un'intermediazione, la paga sia chi compra sia chi vende.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Esatto. L'intermediazione la pagano entrambi. Detto questo, lei si chiede: ma è possibile che chi compra a quel prezzo paghi l'intermediazione? Sì, bisogna vedere in cambio di che cosa tutto questo accade. Perché, come lei sa, ci sono molte stecche che hanno il payback, cioè un ritorno. E poi non solo. Io adesso, però, qui vorrei fermarmi per evitare di fare diventare questa discussione una chiacchierata fra amici.

  FEDERICO FORNARO. Ok, grazie. Chiedo scusa.

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Ma no, di che.

  PRESIDENTE. Per il momento non ci sono altri iscritti a parlare. Io le vorrei fare una domanda finale, che è la stessa che ho posto anche al suo collega Vecchi la settimana scorsa. Noi siamo una Commissione d'inchiesta e voi siete forse la trasmissione d'inchiesta più famosa, più importante in Italia. Lei che suggerimento si sentirebbe di dare? C'è qualche filone che voi non siete riusciti a esplorare, la magistratura non è riuscita a esplorare e che magari noi, con la nostra buona volontà, con il nostro impegno, con la solerzia che va riconosciuta a tutti i componenti di questa Commissione, potremmo fare, che non è stato fatto finora? Lei che suggerimento si sentirebbe di darci?

  PAOLO MONDANI, inviato di «Report» Rai 3. Il suggerimento che do a me stesso. Nel senso che, secondo il mio punto di vista, questa vicenda del Monte dei Paschi di Siena, ma anche di David Rossi, ha sofferto molto di mal di testa. È andata un po' ovunque ed era quasi indubitabile, inesorabile che fosse così. Il consiglio che do sempre a me stesso è quello di un signore, che non cito perché è famosissimo, ed è purtroppo morto per questo ed è «Follow the money», seguire il denaro.
  Io non mi sono mai piegato all'idea di tutto questo nella vicenda di David Rossi. Badi, anche se si trattasse di suicidio, io lo confesso, lo dico, ad oggi, ancora non lo credo. Ancora sono convinto, intellettualmente, che ci siano margini per pensare a qualcosa di diverso. Ma detto questo però, se si trattasse anche di suicidio, ci sono molte vicende, molte persone, molti soggetti che hanno ancora molto, troppo, da nascondere intorno alla figura di David Rossi, al suo peso, alle cose che sono successe intorno anche alla sua figura in quel periodo. Si possono scoprire solo seguendo il denaro con molta pazienza. Capisco di non avervi risolto affatto il problema, però così io farei.

  PRESIDENTE. Noi la ringraziamo molto per questo suo contributo, che è stato molto interessante e ricco soprattutto di spunti per le nostre ulteriori iniziative. Grazie a tutti, dichiaro chiusa la seduta.

  La seduta termina alle 16.35.