XVIII Legislatura

Commissione parlamentare per la semplificazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 5 di Venerdì 19 marzo 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Stumpo Nicola , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA SEMPLIFICAZIONE DELLE PROCEDURE AMMINISTRATIVE CONNESSE ALL'AVVIO E ALL'ESERCIZIO DELLE ATTIVITÀ DI IMPRESA

Audizione di rappresentanti delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, di Unioncamere e di InfoCamere S.C.p.A.
Stumpo Nicola , Presidente ... 3 
Tripoli Giuseppe , Segretario generale di Unioncamere (intervento da remoto) ... 4 
Stumpo Nicola , Presidente ... 5 
Sammarco Andrea , Vice Segretario generale di Unioncamere (intervento da remoto) ... 5 
Ghezzi Paolo , Direttore generale di Infocamere (intervento da remoto) ... 8 
Crosta Roberto , Segretario generale della Camera di commercio di Padova (intervento da remoto) ... 10 
Partipilo Angela , Dirigente della Camera di commercio di Bari (intervento da remoto) ... 11 
Blasio Laura , Dirigente della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi (intervento da remoto) ... 12 
Stumpo Nicola , Presidente ... 14 
Tripoli Giuseppe , Segretario generale di Unioncamere (intervento da remoto) ... 14 
Stumpo Nicola , Presidente ... 15 
De Toma Massimiliano (FDI)  ... 15 
Taricco Mino  ... 16 
Buratti Umberto (PD)  ... 17 
Stumpo Nicola , Presidente ... 17 
Tripoli Giuseppe , Segretario generale di Unioncamere (intervento da remoto) ... 17 
Stumpo Nicola , Presidente ... 20 

ALLEGATO: Documentazione depositata dai rappresentanti di Unioncamere ... 21

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
NICOLA STUMPO

  La seduta comincia alle 9.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  Ricordo che, trattandosi di seduta dedicata all'attività conoscitiva, ai componenti della Commissione è consentita la partecipazione da remoto in videoconferenza secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento.
  A tal proposito ricordo che i componenti che intendano partecipare ai lavori secondo la predetta modalità è necessario che risultino visibili alla Presidenza, soprattutto nel momento in cui essi svolgono il loro intervento.

Audizione di rappresentanti delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, di Unioncamere e di InfoCamere S.C.p.A.

  PRESIDENTE. Nella seduta odierna prosegue lo svolgimento dell'indagine conoscitiva in materia di semplificazione delle procedure amministrative connesse alle attività di impresa con l'audizione del segretario generale di Unioncamere Giuseppe Tripoli, accompagnato dai vice segretari generali Andrea Sammarco e Tiziana Pompei, del direttore generale di InfoCamere Paolo Ghezzi, del segretario generale della Camera di commercio di Padova Roberto Crosta, della dirigente della Camera di commercio di Bari Angela Partipilo e della dirigente della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi Laura Blasio, che ringrazio per aver accolto il nostro invito e che partecipano in videoconferenza ai nostri lavori.
  La questione della semplificazione delle procedure amministrative relative alle attività imprenditoriali è una priorità dell'agenda del Parlamento in questa legislatura che ha assunto, tuttavia, valenza strategica in relazione al sostegno che le istituzioni e la pubblica amministrazione intendono accordare al sistema delle imprese, messo a durissima prova dalla fase pandemica in corso. Si tratta, da un lato, di proseguire nello sforzo, messo in campo dal legislatore già da alcuni anni, di individuare e conseguentemente eliminare tutte le duplicazioni procedurali che ancora permangono e, dall'altro, di portare a compimento la completa digitalizzazione delle procedure amministrative che riguardano l'avvio e l'esercizio delle attività imprenditoriali, dando innanzitutto concreta attuazione al principio del «once only», che rappresenta un passaggio fondamentale per la riduzione degli oneri amministrativi a carico delle imprese per instaurare un rapporto più snello ed efficace tra esse e la pubblica amministrazione.
  Il fascicolo informatico di impresa, gestito dalle Camere di commercio, è alimentato in primis dagli atti e dai documenti trattati dallo Sportello unico per le attività produttive e va esattamente nella predetta direzione. Le Camere di commercio sono chiamate dalla norma a contribuire al progetto SUAP, che rappresenta un interlocutore essenziale per gli imprenditori che, tradizionalmente, hanno trovato nei servizi offerti dal sistema camerale supporto e Pag. 4consulenza per lo svolgimento della loro attività. La rete informatica delle Camere di commercio costituisce poi nel panorama italiano un esempio lungimirante, ormai consolidato, di interconnessione telematica di dati pubblici sull'intero territorio nazionale (mi riferisco al registro delle imprese).
  Alla luce di tali considerazioni, vi inviterei quindi a segnalare alla Commissione quegli elementi che dal vostro punto di vista possono essere utili ai fini dell'indagine, con particolare riferimento allo stato di avanzamento del fascicolo informatico di impresa.
  Vi ringrazio nuovamente e do la parola al dottor Tripoli.

  GIUSEPPE TRIPOLI, Segretario generale di Unioncamere (intervento da remoto). Grazie, presidente, la ringrazio per averci invitato a dare la nostra valutazione, la nostra opinione e i nostri dati. Nella sua introduzione lei ha già sintetizzato l'esperienza delle Camere di commercio sul fronte della semplificazione e dell'aiuto alle imprese.
  Il tema della semplificazione è un tema veramente gigantesco e non è solo italiano, ma è di tanti altri ordinamenti: anche la Germania – famosa per tanti aspetti nelle capacità di performance – vive un problema di semplificazione di non poco conto. Quindi, non siamo gli unici ad avere questi problemi.
  Certo, la mancata semplificazione e la mancata digitalizzazione delle procedure amministrative costa diversi punti di PIL. Ci sono varie analisi che segnalano il 2 per cento, il 3 per cento o il 6 per cento ed evidenziano la possibilità di recuperare posizioni nelle classifiche internazionali se si facesse un serio e costante investimento sul tema della semplificazione.
  Prima di passare al tema all'ordine del giorno, desidero sottolineare un aspetto. Il tema della semplificazione, sulla base di tutte le esperienze straniere, è un tema che non si risolve in pochi atti e in tempi brevi, ma richiede percorsi lunghi. Sono percorsi di adattamento lungo dell'ordinamento e del comportamento degli utenti, siano essi cittadini o imprese. È un percorso che, per esempio, proprio in Germania è stato affidato ad una fondazione, in modo che potesse occuparsi del tema qualunque fosse la maggioranza di Governo e qualunque fosse l'orientamento politico in quel momento prevalente. Il tema della semplificazione è un tema trasversale, è un tema che richiede un investimento almeno di medio periodo perché si possa dire di portare a casa dei risultati.
  Per quello che riguarda le Camere di commercio, noi abbiamo un vantaggio rispetto a tante altre pubbliche amministrazioni: noi siamo veramente a contatto con l'utenza, e il fatto di essere a contatto con l'utenza ci mette in condizioni di sentire davvero le loro grida di aiuto, quando si tratta di avere confronti con la pubblica amministrazione. Non è un caso che noi abbiamo cominciato un percorso, come lei ricordava, di informatizzazione del registro delle imprese, che fu istituito esattamente venticinque anni fa, con il trasferimento dalle cancellerie dei tribunali alle Camere di commercio, e che è stato informatizzato, telematizzato e adesso totalmente digitalizzato e che è un architrave non solo per l'informazione sull'impresa ma anche per le imprese stesse, affinché abbiano la possibilità di accesso anche ad altre pubbliche amministrazioni, ed è un tema che oggi desideriamo affrontare approfonditamente.
  Da questo punto di vista, per esempio, durante la pandemia – e mi piace sottolinearlo – di fronte a tante imprese che hanno lamentato i tempi lunghi di erogazione delle risorse, i tempi di erogazione delle risorse messe a disposizione dalle Camere di commercio, da qualunque Camera di commercio, sono stati veramente rapidissimi, nell'ordine dei giorni, e non delle settimane: questo perché c'è una procedura estremamente semplificata all'interno dei percorsi decisionali delle Camere di commercio e una rapidità di esecuzione basata sul digitale.
  Per noi, quindi, il tema della digitalizzazione, della semplificazione e della semplicità dell'approccio con l'utenza è un tema strutturale. Negli ultimi tre anni abbiamo affrontato il problema della digitalizzazione e della semplificazione anche dall'altro versante, ovvero del supporto alle imprese, Pag. 5 perché – non nascondiamocelo – il problema c'è dentro la pubblica amministrazione, perché molte procedure devono essere digitalizzate, ma c'è anche dentro il mondo delle imprese, perché molte imprese non hanno un approccio friendly con il tema del digitale, dell'informatica, dell'uso degli strumenti telematici. In questi ultimi tre anni abbiamo investito enormemente in primo luogo con i PID (Punti impresa digitale), presso ogni Camera di commercio, e abbiamo raggiunto 300 mila imprese, che in tre anni è un numero veramente elevato, anche se il numero nel nostro Paese delle piccole imprese – che, come sapete, sono quelle più bisognose di essere supportate da questo punto di vista – è di alcuni milioni. Queste 300 mila imprese hanno avuto un approccio con il digitale facilitato dagli strumenti e dall'assistenza dei funzionari e dei responsabili delle Camere di commercio, a volte formati con grandi operatori come Google, oppure con i politecnici. Quindi, sono all'avanguardia.
  Faccio un altro esempio. In questi anni l'uso del cassetto digitale ha consentito a più di 800 mila imprese di avere un approccio diretto ai loro dati detenuti dalle Camere di commercio, attraverso un accesso facilitato che consente loro di avere le informazioni e i dati.
  Concludo ribadendo che le Camere di commercio sono da sempre sul fronte della semplificazione, e onestamente e sinceramente ritengo di poter dire che negli ultimi anni sono il fronte più avanzato e più diffuso sul territorio per aiutare le imprese a digitalizzarsi. Sono l'infrastruttura più importante, da questo punto di vista, per avere un contatto con le imprese e per aiutarle a fare il salto nella transizione digitale.
  Se lei è d'accordo, presidente, le chiederei di dare la parola innanzitutto al dottor Sammarco, che approfondirà il tema del SUAP, del fascicolo informatico d'impresa, poi al dottor Ghezzi, il direttore di Infocamere che, oltre a parlare del cassetto digitale, esporrà un progetto importante su cui il sistema camerale intende impegnarsi e che intende proporre al Governo, e poi ai colleghi delle tre Camere di commercio, affinché possano riferire su esperienze significative realizzate in Veneto, a Milano e in Puglia sul fronte della semplificazione.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Do quindi la parola al dottor Sammarco e poi, a seguire, agli altri auditi.

  ANDREA SAMMARCO, Vice Segretario generale di Unioncamere (intervento da remoto). Grazie, signor presidente, grazie al mio segretario generale Tripoli. Il mio compito è quello di evidenziare in questo intervento alcuni principali punti di attenzione che in maniera più organica e documentata sono approfonditi nel documento che è stato messo a vostra disposizione.
  Il nostro approfondimento parte da alcuni fatti e da alcuni dati di partenza, che hanno un carattere oggettivo e che, in estrema sintesi, posso riepilogare in cinque punti.
  Il primo punto è quello che parte dalla realtà che vede il quadro normativo vigente in materia di semplificazione puntare in maniera molto forte, e fin dal 2010, sul tema dello Sportello unico per le attività produttive e su una rete di SUAP con una specifica caratteristica qualitativa: quella di essere costruita in una rete dai profondi connotati digitali. Questo, presidente, ancora oggi – come è stato evidenziato anche nella vostra documentazione – non è ancora una realtà nazionale.
  Il secondo punto, che in qualche modo accompagna e dà una prima risposta al primo punto, è quello che vede l'impegno diffuso su tutto il territorio nazionale delle Camere di commercio, che hanno investito in un'attività di accompagnamento degli enti locali, soprattutto manifestando l'interesse di agevolare e semplificare una componente importante del business delle imprese italiane che è il rapporto con la pubblica amministrazione. Ad oggi, le Camere di commercio, attraverso un lavoro costruito anno dopo anno, gestiscono deleghe e convenzioni con i comuni per quasi il 50 per cento degli 8 mila comuni, e quindi degli 8 mila SUAP, esistenti in Italia.
  Il terzo punto è che nel 2020 l'infrastruttura tecnologica, la piattaforma «Impresa Pag. 6 in un giorno», sulla quale si appoggia il servizio digitale del SUAP offerto dal sistema camerale, nonostante le difficoltà che ci sono state nei mesi di marzo, aprile e maggio, dovute alla prima complessa fase dell'emergenza sanitaria, ha gestito oltre 650 mila adempimenti conclusi positivamente in modalità esclusivamente informatica.
  Il quarto punto che evidenzio – sempre in modo sintetico – è quello che certamente 8 mila SUAP e 8 mila comuni rappresentano una caratteristica specifica del modello organizzativo del servizio pubblico in Italia, ma non sfugge all'attenzione di nessuno il fatto che le attività sono fortemente concentrate nei SUAP che gestiscono le realtà urbane dove è maggiormente presente la dimensione di impresa. È per questo che negli ultimi anni del nostro lavoro ci siamo molto concentrati nel rapporto con i capoluoghi di provincia: oggi ben 54 capoluoghi di provincia, di cui otto città metropolitane, lavorano con il SUAP digitale delle Camere di commercio, coinvolgendo un bacino potenziale di oltre 2 milioni di imprese.
  L'ultimo punto che intendo evidenziare sinteticamente è che questi adempimenti, una volta transitati attraverso il SUAP in modalità informatica, generano un flusso di oltre un milione e mezzo di documenti amministrativi all'anno che confluiscono nel fascicolo informatico di impresa. Questo significa passare dalla semplice cura della pratica amministrativa alla governance dei dati che sono contenuti all'interno del procedimento amministrativo.
  Come la Commissione ha già evidenziato nel suo documento preparatorio, la parzialità degli approcci da parte dei comuni grandi e piccoli, soprattutto di media e piccola dimensione, le differenziazioni tecnologiche tra le regioni italiane e la velocità dell'implementazione digitale del Piano nazionale per la crescita fanno sì che oggi siamo di fronte a un quadro estremamente frammentato, con non marginali differenze tra territori, da cui conseguono diverse risposte alla competitività delle imprese da parte della pubblica amministrazione e diverse risposte di attrattività per i territori stessi.
  Riteniamo possibile affermare che oggi non è tanto nella strategia individuata dal legislatore che risiede la principale criticità, quanto piuttosto nell'esecuzione e nell'avanzamento del progetto. Quali sono i primi nodi di questa esecuzione? I primi due sono relativi a criteri generali. Si tratta di nodi che riguardano due scelte strategiche che debbono essere compiute e che debbono essere confermate in tutte le azioni, comprese quelle che prossimamente si andranno a intraprendere con le risorse e la progettualità del Piano nazionale di ripresa e resilienza, e che partono da due fondamentali criteri. Il primo criterio è quello che il SUAP deve essere confermato e rafforzato come unico interlocutore delle procedure che riguardano le attività produttive, come il registro delle imprese è l'unico interlocutore per le procedure costitutive dell'impresa in Italia. Il secondo criterio fondamentale è che il servizio, che il SUAP deve offrire alle imprese, deve essere un servizio esclusivamente svolto in modalità digitale, eliminando tutte le forme che ancora oggi si sovrappongono alla modalità digitale e che variano dall'utilizzo, ancora consistente, della documentazione cartacea, all'utilizzo della posta elettronica ordinaria, nonché della posta elettronica certificata, che consente lo scambio documentale di fotografie e di documenti ma non un approccio digitale e di governance dei dati.
  In sostanza, il SUAP deve essere confermato come un asset strategico di natura pubblica, un'infrastruttura per il Paese finalizzata alla competitività, alla trasparenza e alla regolazione delle attività produttive. Non ho tempo di poter sottolineare ciascuno di questi aspetti – il ruolo per la competitività, per la trasparenza e per la regolazione – ma molti esempi e molte situazioni confermano queste tre dimensioni fondamentali del ruolo del SUAP come strumento e architrave di semplificazione.
  A partire da questi due grandi criteri abilitanti, nel documento che vi abbiamo consegnato sono esposti – in maniera più dettagliata di quanto ora li possa riepilogare – sei punti fondamentali, che brevemente Pag. 7 richiamo alla vostra attenzione. Il primo punto è l'adeguamento del regolamento tecnico sui requisiti di funzionalità del SUAP, che ancora oggi sono disciplinati da un decreto ministeriale del Ministero dello Sviluppo economico che risale al 2010. Non è pensabile affrontare la sfida digitale con le regole tecniche che erano state intraviste dal legislatore oramai dieci anni fa. Un anno e mezzo fa è stato avviato un lavoro di aggiornamento di questo regolamento, che può essere adottato dal Ministero dello Sviluppo economico di concerto con il Dipartimento della funzione pubblica e in coerenza con le linee guida di interoperabilità dell'Agenzia per l'Italia digitale, ma il lavoro attualmente non è ancora pervenuto a conclusione.
  Il secondo punto che evidenziamo è la necessità di innalzare il SUAP digitale al rango di infrastruttura unica nazionale per le attività produttive, optando per una sola piattaforma, una sola modulistica, un solo monitoraggio dei flussi e un solo layout per le imprese italiane. Esistono in Italia oltre 200 mila imprese plurilocalizzate, che per lo svolgimento delle loro attività devono confrontarsi con modulistiche e layout di piattaforme completamente diversi da territorio a territorio. Questa situazione coinvolge anche il SUE (Sportello unico per l'edilizia), su cui più avanti ascolteremo la buona esperienza camerale che si è sviluppata in Veneto.
  Il terzo punto riguarda la necessità di prevedere un accorpamento obbligatorio tra i comuni al di sotto, ad esempio, di 10 mila abitanti, o la delega esclusiva alle Camere di commercio, perché la piccola e piccolissima dimensione di questi SUAP non consente di potervi destinare le risorse informatiche e le competenze professionali adeguate a questa sfida e, soprattutto, di garantire una gestione tempestiva del SUAP, che sia compliant a tutti i requisiti e a tutti i fattori di crescita che sono previsti dal Piano nazionale dell'Agenda digitale, quali: garantire l'accesso con l'identità digitale, garantire la firma digitale, assicurare i pagamenti elettronici, come ribadito dal Piano triennale per l'informatica della pubblica amministrazione di AgID.
  Il quarto punto è la necessità di dare un forte impulso al completamento della standardizzazione della modulistica che deve, però, essere accompagnato dalla produzione di formati elettronici dei dati di questa modulistica, altrimenti il modulo continuerà a essere lavorato e operato in formato cartaceo, non conseguendo quell'obiettivo di semplificazione e di riduzione delle informazioni richieste. Per questo, non posso non richiamare il ruolo di messa a terra della semplificazione che un portale unico, anche per la modulistica standardizzata, può agevolare e garantire.
  Il quinto punto è quello di mettere in campo una vasta azione che configuri un cambio di passo sul tema dei controlli delle dichiarazioni delle imprese che valorizzi e utilizzi il fascicolo informatico d'impresa per il controllo documentale, senza richiedere nuovamente gli stessi documenti, e per procedere alle verifiche automatiche della completezza della documentazione attraverso software di analisi della documentazione.
  Il sesto, e ultimo punto, riguarda una necessaria e completa integrazione tra il punto unico, costituito dal SUAP digitale, e i procedimenti di altre amministrazioni. Mi riferisco a quelle a maggiore impatto per la vita delle attività produttive delle imprese: ad esempio le ASL, le sovrintendenze dei beni culturali, i Vigili del fuoco. Proprio con questi ultimi un anno e mezzo fa Unioncamere ha sottoscritto un importante accordo di collaborazione che in questi giorni sta portando all'interno della piattaforma «Impresa in un giorno» tutti i procedimenti online della prevenzione incendi.
  Questi sono i sei punti salienti relativi all'esecuzione del SUAP digitale che debbo segnalare, signor presidente, anche per la loro coerenza di visione rispetto ai rilievi che sono stati formulati dalla Commissione europea con la procedura di infrazione n. 2374 del 2018, non ancora chiusa, sul funzionamento dello Sportello unico per le attività produttive in Italia, che sta trattando il Dipartimento per le politiche europee. Pag. 8
  Per l'esperienza che abbiamo maturato richiamiamo alla vostra attenzione due circostanze che configurano un vero e proprio ecosistema della semplificazione. La prima circostanza viene prima della fruizione dei servizi online e la seconda viene dopo aver fruito dei servizi online (ecco perché parliamo di filiera della semplificazione). Più volte si è sottolineato come si arrivi all'utilizzo delle procedure verso la pubblica amministrazione per le attività produttive senza aver potuto raccogliere agevolmente tutte le informazioni necessarie. Sono frequenti articoli di stampa che segnalano la necessità di 10, 20 o 30 procedure da conoscere per attivare le attività produttive. Il sistema camerale ha realizzato un portale informativo che, tramite il codice Ateco, indirizza a tutti gli adempimenti nazionali e regionali per avviare un'attività economica. Proponiamo questo strumento alla collaborazione delle regioni, delle città metropolitane e dei comuni, per semplificare in modo affidabile le difficoltà di accesso alle informazioni.
  Inoltre, dopo il momento informativo e dopo la fruizione dei servizi online delle attività produttive, si deve prendere atto che le imprese hanno consegnato in questo passaggio documenti, requisiti, attestazioni, certificazioni, stati relativi alla loro attività. Queste informazioni non devono andare disperse. Il compito del fascicolo informatico d'impresa, come riconfermato dal decreto legislativo n. 219 del 2016, è quello di rendere disponibili per ulteriori esigenze verso le pubbliche amministrazioni competenti questi documenti già verificati dal SUAP, evitando di richiederli nuovamente alle imprese. Questi dati attualmente a livello nazionale sono stati raccolti in oltre 13 milioni di documenti che oggi sono accessibili alla pubblica amministrazione via web per lo svolgimento dei propri adempimenti, ma sono stati resi accessibili tramite il cassetto digitale degli imprenditori a tutte le imprese. Per informazioni più dettagliate rinvio alla documentazione che è stata messa a vostra disposizione.
  Questo mi consente di concludere che il sistema informativo Ateco, i servizi SUAP con i procedimenti digitali, i documenti e il repository del fascicolo informatico d'impresa per l'accesso e l'attuazione del principio once only rendono possibile una tra le più importanti ed efficaci filiere per la semplificazione delle attività produttive in Italia.

  PAOLO GHEZZI, Direttore generale di Infocamere (intervento da remoto). Ringrazio il presidente, e anche il segretario generale Tripoli per il suo intervento introduttivo, che mi permette di continuare a far capire l'importanza del sistema camerale, soprattutto nell'aver valorizzato da sempre il digitale e l'innovazione.
  Vorrei raccontarle brevemente una cosa che già c'è, ovvero il cassetto digitale dell'imprenditore, che si sta rivelando una vera e propria killer application – come viene chiamata oggi – per portare veramente il digitale nello smartphone dell'imprenditore, perché questa è la metafora. Quando abbiamo pensato che vi sono 6 milioni di imprese, 3 milioni di ditte individuali – l'impresa è fatta dall'imprenditore che lo rappresenta – e che molte di loro non avevano nemmeno un computer e avevano i ritardi che già conosciamo nel digitale, che l'Europa ci evidenzia ogni anno con il DESI (Digital Economy and Society Index), abbiamo pensato che bisognava utilizzare uno stratagemma, ovvero provare a portargli l'innovazione, e a fargli capire l'importanza che ha il digitale, direttamente nel suo smartphone. È nato così il cassetto digitale dell'imprenditore, e oggi abbiamo quasi un milione di imprenditori che lo usano. Tra l'altro, oggi abbiamo una situazione irripetibile, dobbiamo approfittare dell'accelerazione che la pandemia ha dato e sta dando a tutti noi (una riunione come quella odierna, che ci avrebbe portato tutti a Roma, riusciamo a farla in videoconferenza).
  Come approfittare di questo? Non approfittarne sarebbe un crimine. Oggi abbiamo un imprenditore che ha superato lo scoglio dell'identità digitale e la crescita che stiamo avendo sullo SPID, che permette alla pubblica amministrazione di riconoscere in maniera sicura chi c'è dall'altra parte, diventa una chiave importantissima. Da un lato, abbiamo uno Stato che, Pag. 9anche con l'applicazione «Io», si rivolge ai cittadini; dall'altro, noi ci siamo voluti rivolgere, con questa applicazione, con questa web app che è su impresa.italia.it, agli imprenditori, dandogli tutti i documenti relativi a ciascuna impresa che sono già in digitale (quindi il suo bilancio, la sua visura). Sui 4 mila comuni che, come ha detto prima il dottor Sammarco, sono con noi, siamo in grado di fargli vedere anche tutti i suoi adempimenti verso il comune, una cosa di cui non si rendeva nemmeno conto. Ad esempio, io, che sono il direttore di Infocamere, ho il mio bilancio sul mio smartphone, e l'imprenditore ha scoperto che con un clic lo può mandare dall'altra parte del mondo. Questo è quello che stiamo facendo, e stiamo vedendo che oggi 1.500 nuovi imprenditori ogni giorno stanno entrando nel cassetto. Siamo al 20 per cento delle imprese, siamo a un milione, però questo numero sta crescendo.
  Da qui la nostra idea, che ora vado a esporre, di rilanciare e provare a fare un cambio vero e proprio di paradigma. Si tratta di un progetto che, come sistema camerale, stiamo cercando di portare nel Recovery Plan, basato sul fatto che le imprese chiedono sempre più una vera semplificazione del loro rapporto con lo Stato. Si aspettano uno Stato che le aiuti a recuperare competitività e a crescere, uno Stato amico. Il termine «semplificazione» è troppo usato, a volte abusato, perché una procedura può diventare semplice, però può rimanere inefficiente, può continuare a essere incompleta e incerta. L'autodichiarazione dell'impresa, di cui tanto si parla, ad esempio, non risolve il problema dell'incertezza o dell'incompletezza, perché si limita a trasferire l'onere della responsabilità sulle amministrazioni che poi devono fare i controlli.
  Dunque, ci è venuta l'idea di provare a fare forza su due fattori che caratterizzano il nostro sistema: la forte tecnologia che abbiamo come Infocamere centrale e la presenza delle Camere sui territori, che permettono di avere un rapporto diretto, per cui dove non arriva direttamente il cassetto digitale tecnologico, c'è la presenza della Camera di commercio per supportare l'impresa. Quindi, abbiamo avuto l'idea di costruire questa piattaforma digitale di dialogo tra imprese e Stato. Ci immaginiamo un digital hub, in grado di garantire alle imprese l'efficienza, l'affidabilità e la certezza delle regole in tutti i rapporti verso lo Stato.
  Ricorro ad esempi concreti. Oggi le imprese hanno bisogno di semplificare l'accesso al credito, nonché l'erogazione degli aiuti, di cui parlava prima il dottor Tripoli. Aggiungo che grazie al sistema camerale oggi siamo stati in grado di promuovere una serie di bandi, anche delle regioni, in cui la domanda era già certificata, perché nel momento in cui l'impresa dichiara chi è, siamo in grado di verificare in tempo reale se l'impresa esiste e se ha quel codice Ateco. Continuando su questo paradigma, lo stiamo implementando con tutta una serie di informazioni che non sono nel nostro dominio, ma sono nel dominio di altre amministrazioni centrali digitalizzate, come l'Anagrafe tributaria, l'INPS e l'INAIL.
  Dunque, con pochi soggetti, avendo a disposizione questo digital hub, potremmo avere uno strumento che supera addirittura la logica dell'interoperabilità dei dati pubblici, perché abiliterebbe l'accesso da parte del titolare – come vuole l'Europa – e non di altri soggetti che entrano in possesso dei suoi dati, permettendo quindi al titolare di accedere non solo ai dati, ma anche alle informazioni che gli servono. La nostra idea è che i dati non vadano spostati, ma che occorra solo far arrivare la risposta che quei dati permettono di dare, garantendo quindi alle amministrazioni la loro propria autonomia: rimangono così i titolari dei dati, perché così vuole il GDPR (Regolamento generale sulla protezione dei dati), non ci deve essere spostamento se non tra il titolare e l'amministrazione che ha quei dati. La piattaforma è in grado di farlo, grazie alle tecnologie, garantendo la completa crittografia. Nessun altro viene in possesso di quelle attestazioni, che però diventerebbero automaticamente certificati, superando quindi il tema dell'autocertificazione. L'impresa molto spesso non è nemmeno in grado di rendere una dichiarazione Pag. 10 corretta, perché lei sa bene, presidente, che molte volte il dato in possesso dell'amministrazione non è nemmeno corretto. In questo caso gli algoritmi non hanno due risposte, «sì» o «no», ma le risposte sono «sì», «no» o «forse», e chiaramente è sul «forse» che poi si continuerà a lavorare probabilmente nel modo tradizionale, e non sulle informazioni che sono certe, perché sono già certificate alla partenza.
  Ricorro a un esempio molto facile da comprendere. Quando un'amministrazione ci chiede se un'impresa esiste, noi non le diciamo se esiste, le diamo una visura, che non significa avergli dato una risposta, perché bisogna saper leggere una visura e sapere cosa vuol dire «attiva», «inattiva» o «sospesa». Una risposta è quando dico «sì» o «no», perché questa risposta consente l'erogazione dell'aiuto, del credito, di quello che all'impresa serve, mentre se io fornisco una visura chi la riceve deve conoscere il sistema camerale, come è fatta una visura e come si legge. Spesso diciamo che la tecnologia è semplice, però ci sono quarant'anni di esperienza, che ogni amministrazione ha, nella gestione dei dati.
  L'idea è proprio questa: non far muovere i dati, ma far muovere le informazioni ammissibili e certificate che servono all'impresa, partendo dai primi adempimenti (ne ho citati alcuni che a voi sono ben noti, come l'accesso al credito e ai finanziamenti), collaborando con questa piattaforma e interconnettendo le amministrazioni che posseggono queste informazioni. Presidente, sa benissimo che ora il tema si sta spostando anche sugli aiuti, affinché siano più mirati, con informazioni che non possono basarsi sui bilanci dell'anno precedente, ma dovranno fare riferimento anche ai fatturati e ai dati che sono in possesso, ad esempio, dell'Agenzia delle entrate, perché con la fatturazione elettronica oggi abbiamo i dati delle imprese in tempo reale. Sarebbe assurdo che, come avviene oggi, l'impresa debba andare in banca o da chi gli sta dando sovvenzioni con la lista delle fatture e dei propri fornitori, quando queste informazioni sono facilmente accessibili dall'imprenditore verso il titolare di quel dato.
  Questo è il concetto. Noi abbiamo voluto anche dare un'execution molto rapida e riteniamo che questo sia un progetto che possa dare i primi risultati nel giro di sei o dodici mesi, almeno su una serie di urgenze attuali dell'impresa. È stato possibile intraprendere questa strada grazie al grandissimo lavoro di tutti questi anni del sistema camerale, con i Punti impresa digitale, con l'automatizzazione intanto di quello che avevamo noi, però adesso abbiamo bisogno anche di pezzi che sono in altre amministrazioni e che con questo digital hub siamo convinti che riusciremo veramente a interconnettere in tempi molto rapidi.

  ROBERTO CROSTA, Segretario generale della Camera di commercio di Padova (intervento da remoto). Signor presidente, ringrazio moltissimo per questo invito. Intendo riferirvi un'esperienza che abbiamo vissuto in Veneto a partire dal 2015: in stretta collaborazione con la regione Veneto abbiamo adottato, proprio ai fini SUAP, dei modelli unificati, che sono stati utilizzati sia nell'ambito delle attività con riferimento alle quali vi erano le deleghe e le convenzioni con la Camera di commercio sia dai comuni non convenzionati (però, ovviamente, noi abbiamo perseguito l'obiettivo di ottenere il massimo della semplificazione per chi aveva aderito alla piattaforma camerale).
  La novità che abbiamo introdotto sul SUAP è stata quella di spostarci anche al SUE, allo Sportello unico per l'edilizia, e di collegarlo con questa importante attività. È chiaro che sono sempre due tematiche distinte. Infatti, oggi abbiamo alcune difficoltà non tanto con i comuni che lavorano da soli, ma con le unioni di comuni, perché nelle unioni di comuni il SUAP è un fatto acclarato mentre, invece, è più complicata la gestione dei SUE, per la questione degli uffici tecnici. Su questo punto potrebbe essere importante riuscire a trovare una strada per intervenire. La novità è stata quella di mettere assieme questi due lati della medaglia che sono fondamentali, perché molte volte il sistema dell'impresa necessita anche dello Sportello unico per l'edilizia Pag. 11 che, infatti, è collegato all'economia del territorio, e queste semplificazioni sono state molto apprezzate dal sistema delle imprese.
  Questa piattaforma, gestita tramite i sistemi di Infocamere e che è pienamente conforme al decreto del Presidente della Repubblica n. 160 del 2010 che regola tutta la materia, porta a delle agevolazioni per le imprese in termini di risparmio di tempo. Ci sarebbe, però, la necessità di operare anche con regolamenti univoci, e su questo potrebbe essere molto importante avere un input. All'inizio c'è stata un po' di resistenza da parte dei comuni, perché non riuscivano a capire bene lo scopo e temevano anche un'espropriazione di una funzione molto delicata, come quella legata all'edilizia. In realtà, resisi conto che non è così, tutte le principali città del Veneto sono già passate a lavorare con questo sistema. La dimostrazione del fatto che mettere assieme i due strumenti è fondamentale sta proprio in quest'ottica. Prima si citava il fatto che c'è una diffusione a macchia di leopardo che riguarda di più le aree metropolitane, e l'esperienza che viviamo in Veneto è proprio legata al fatto che le grandi città lavorano con maggiore attenzione su questo tipo di attività.
  Si potrebbe avere un SUAP o un SUE integrato oppure un portale SUAP che funga da punto di accesso. Si tratta di una tematica che, come abbiamo visto con Infocamere, si riesce a gestire in entrambi i casi e, quindi, da un punto di vista tecnico-informatico siamo completamente aperti alle esigenze che ci sono sui territori. Questo è stato un punto di forza del modello del Veneto, anche un po' complicato da un punto di vista informatico, ma – come diceva qualche istante fa il dottor Ghezzi – quarant'anni di esperienza permettono di gestire anche queste complessità.
  Mi soffermo su un ultimo tema: avere un portale unico genera benefici enormi per i professionisti, oltre che per le imprese, e nel lungo periodo genera anche un'omogeneità dei procedimenti che, come dicevano il dottor Ghezzi e il dottor Sammarco, è un'esigenza primaria che avvertiamo da parte delle imprese. Le imprese sono stanche di sentire proclamata la semplificazione: vogliono piccoli fatti, ma concreti. Questo è un fatto concreto, che ci aiuta ad avere un minore impegno per le imprese, con l'accesso unico, ma anche una maggiore standardizzazione sui territori e, quindi, a fare in modo che le imprese e i professionisti non si debbano domandare che cosa si fa a Vicenza o a Padova ma sappiano che c'è una procedura unitaria. Se nel futuro questa iniziativa si potesse allargare coinvolgendo tutto il Paese, questo sarebbe il massimo, perché sarebbe veramente un momento di reale semplificazione per la vita delle imprese.
  La difficoltà più grande che abbiamo incontrato è stata quella di digitalizzare i processi del SUE, perché sono un po' più complessi rispetto a quelli del SUAP, ma anche in tal caso il sistema ha permesso di passare dalla modalità cartacea a quella informatica, di ridurre l'afflusso negli uffici e di sperimentare anche modalità digitali, con un forte utilizzo dello smart working, in una fase emergenziale e, quindi, di non avere blocchi.
  Concludo sottolineando come questa opportunità, nella specifica realtà padovana, sia già utilizzata dal 60 per cento dei comuni – tutti quelli più grandi – e come i risultati siano molto positivi.

  ANGELA PARTIPILO, Dirigente della Camera di commercio di Bari (intervento da remoto). Approfitto di alcune informazioni e di alcuni chiarimenti che sono stati forniti precedentemente dai colleghi per chiarire alcune questioni, che riguardano la Puglia, ma che possono riguardare tutto il Paese.
  In Puglia abbiamo complessivamente 225 comuni in delega o in convenzione con il sistema camerale per la gestione del SUAP e solo 32 agiscono in maniera assolutamente autonoma. Abbiamo, dunque, una percentuale un po' più alta di quella del resto d'Italia, e ciò è dovuto sicuramente al fatto che molti comuni non avevano la capacità informatica, le funzioni o i responsabili necessari per poter attivare un SUAP assolutamente autonomo. Tuttavia, abbiamo comunque delle difficoltà. Abbiamo svolto una seria opera di formazione per tutti i Pag. 12colleghi dei comuni adibiti all'ufficio SUAP, perché hanno lamentato sempre una scarsa preparazione professionale e una scarsa informazione, e abbiamo cercato di attivare anche questa forma di collaborazione sotto il profilo professionale.
  Il problema serio, invece, per tutti gli altri comuni che non sono in convenzione o in delega e che dovrebbero comunque passare al SUAP come unica struttura digitale, è che, purtroppo, il decreto del Presidente della Repubblica n. 160 del 2010 ha previsto criteri molto inadeguati per quanto riguarda l'accreditamento al Ministero dello Sviluppo economico. Bastava una nota del responsabile del SUAP, la presenza di una PEC o il fatto di mettere la modulistica comunale sul portale del comune. Questo non è semplificare, non è informatizzare, non è telematizzare le procedure. È veramente un ritardo, tanto è vero che ancora oggi continuiamo ad assistere alla presentazione di documenti nella migliore delle ipotesi via PEC, oppure via e-mail ordinaria, o addirittura qualcuno viene con le chiavette USB. Si tratta di una situazione che bisogna superare, proprio per giungere alla gestione unica di tutte le procedure relative al mondo imprenditoriale che consenta di superare, per esempio, le famose autodichiarazioni. Il passaggio a un accertamento automatizzato delle informazioni riveste un'importanza fondamentale. In alcuni casi abbiamo assistito ad autodichiarazioni predisposte dai consulenti e firmate dall'imprenditore, che però non rispondevano al vero, ovviamente con tutte le conseguenze per l'imprenditore. Bisogna superare tutto questo.
  Dunque, la possibilità di poter accedere in maniera automatica alle banche dati presenti nelle pubbliche amministrazioni sicuramente agevolerebbe la vita delle imprese, proprio per rispettare il principio del once only: se il documento è già stato presentato, nessuno lo deve richiedere mai più, cosa che invece, purtroppo, ancora accade. Lo stesso comune chiede per documenti già presenti nell'archivio comunale la presentazione di una fotocopia, per agevolare il lavoro nei confronti dell'azienda, ed è una cosa che non si può assolutamente più tollerare.
  La possibilità di avere questo collegamento informatico con una serie di dati ha certamente agevolato il sistema camerale nell'erogazione dei contributi a favore delle imprese nella fase emergenziale. Anche in Puglia, come è successo in moltissime altre regioni d'Italia, il nostro sistema è stato utilizzato dalla Regione per l'erogazione dei contributi regionali, perché l'utilizzo di una piattaforma che immediatamente ti dice qual è il codice Ateco, se l'impresa è attiva e fornisce tutta una serie di dati e di informazioni, agevola il lavoro e consente di andare incontro immediatamente alle esigenze dell'azienda.

  LAURA BLASIO, Dirigente della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi (intervento da remoto). Signor presidente, ringrazio di questa opportunità e cercherò di condensare il mio intervento in pochi minuti.
  La Camera di commercio di Milano-Monza-Brianza-Lodi è una Camera che ha un bacino d'utenza di circa 250 comuni, serviamo 400 mila imprese e da sempre l'attività del SUAP è stata considerata una linea strategica di intervento. Dal 2011 abbiamo un'unità che presidia l'attività del SUAP e dall'anno scorso abbiamo addirittura raddoppiato, con una seconda unità di tipo più promozionale.
  Fin dall'inizio abbiamo cercato – come ha detto il dottor Ghezzi – di regalare, o meglio di fornire ai comuni gratuitamente la piattaforma «Impresa in un giorno», con lo scopo di azzerare tutte quelle pratiche che i comuni erano abituati a gestire con PEC o con modalità cartacee e di cercare invece di digitalizzare l'intero processo. Questo perché crediamo che sia importante riuscire ad alimentare in modo automatico il fascicolo informatico d'impresa proprio per il principio che avete citato prima, quello del once only.
  Lo abbiamo fatto, ci siamo riusciti ma con qualche difficoltà, soprattutto di tipo culturale e organizzativo, nel senso che c'è scarsa propensione, da parte di qualche amministrazione comunale, a utilizzare strumenti digitali oppure la consueta resistenza Pag. 13culturale al cambiamento. Forse, però, la vera sfida è quella di superare le resistenze da parte delle amministrazioni derivanti dal fatto di lavorare a compartimenti stagni e di non considerarsi, come dovrebbero essere, un sistema unico e integrato di tutte le pubbliche amministrazioni, obiettivo che si intende perseguire con quella piattaforma di cui prima parlava il dottor Ghezzi.
  Nel secondo step il servizio evolve sulla base delle esigenze dei comuni e ci si rende conto che i comuni non hanno bisogno solo di una piattaforma, ma hanno bisogno anche di alcune risposte, di formazione e informazione. Così abbiamo organizzato, all'interno della Camera, incontri mensili con tutti i referenti SUAP, molto attivi (si tratta di un'esperienza di successo che continua), ai quali partecipa in genere un centinaio di referenti SUAP della Lombardia. Cerchiamo anche di arrivare a un approccio condiviso nella soluzione dei problemi, nell'aggiornamento e magari nella costruzione di qualche modulo standard. A questo abbiamo aggiunto anche una newsletter di aggiornamento, «Wiki SUAP», che riesce a rispondere a quesiti di natura giuridica proprio per cercare di condurre tutto a unità.
  Nel terzo step siamo arrivati con il SUAP associato camerale, un progetto ambizioso, in cui la Camera si assume la gestione dei SUAP per i comuni aderenti. Abbiamo iniziato soprattutto dai comuni piccoli, che chiaramente avevano qualche difficoltà in più.
  Adesso siamo arrivati a un modello innovativo di SUAP «stellare» – ci piace questo nome – in cui non abbiamo un'associazione soltanto fra comuni vicini territorialmente, ma tramite la Camera anche tra realtà molto diverse e molto lontane. Siamo partiti nel 2017 con la gestione di 400 imprese, oggi siamo arrivati a 14 mila e l'obiettivo di quest'anno è di arrivare a 19 mila, oltre che cercare di consolidare il servizio anche in termini di efficacia ed efficienza. Si tratta di un progetto che conduciamo anche con l'appoggio di tutte le realtà associative e di altre pubbliche amministrazioni, ad esempio con la Regione Lombardia. Con tutte le pubbliche amministrazioni continuiamo in un colloquio, in un dialogo per presentare il SUAP: sembra assurdo, a distanza di molti anni dalla legge istitutiva del SUAP, ma alcune volte ci siamo imbattuti in amministrazioni che lo ignorano, che lo aggirano, e noi cerchiamo costantemente di continuare a lavorare in digitale, promuovendo il SUAP.
  Questo è quello che abbiamo fatto. Quanto a quello che, invece, vorremmo poter fare per riuscire a valorizzare al meglio le potenzialità del SUAP, un'idea potrebbe essere quella di istituire a livello nazionale un percorso specifico abilitante, per fare in modo che chi diventa responsabile del SUAP possa avere già delle competenze di base forti e comuni, in modo da creare una rete di referenti esperti SUAP con conoscenze comuni almeno di base. Vi sono già, ad esempio, dei percorsi abilitanti per i responsabili degli URP e della comunicazione, non c'è motivo per cui non debbano essere previsti anche per i responsabili del SUAP.
  Un'esigenza davvero importante, che è stata già citata, è quella di superare la frammentazione dei SUAP, perché non ha senso che comuni di piccole dimensioni, con un carico di lavoro magari di una pratica all'anno, possano investire nel SUAP. Si potrebbe stabilire una soglia di 10 mila abitanti, oppure per numero di imprese (ad esempio, 400 imprese). L'esperienza ci dice che un bacino di circa 400 imprese comporta 30 pratiche all'anno, quindi, forse, potrebbe essere una soglia al di sotto della quale il servizio deve essere fornito in forma aggregata.
  C'è sempre un bisogno di semplificazione amministrativa, di cui avete già parlato, nonché l'esigenza di superare l'inerzia dei comuni che non riescono a gestire la pratica: nonostante tutte le opere di convincimento che noi continuiamo a fare, superare e scalfire un'operatività consolidata di anni di utilizzo di carta o di utilizzo di PEC non è molto facile.
  Potremmo avviare una sperimentazione, alla quale il nostro ente si candida, per il passaggio automatico alle Camere di commercio di tutti quei SUAP dei comuni fortemente inadempienti, o comunque lavorare Pag. 14 sempre per cercare di gestire su delega la parte dell'ente camerale, e tutto questo per cercare di migliorare la qualità dell'ecosistema digitale, favorendo anche un interscambio dato dalle informazioni che abbiamo nel SUAP e nel registro delle imprese. È ovvio che per fare questo abbiamo bisogno di maggior personale, e quindi di modificare le dotazioni organiche man mano che si acquisiscono nuovi comuni, acquisire nuove risorse oppure utilizzare in mobilità personale esperto del comune.
  Credo di aver detto tutto quello che mi ero prefissata di dire. Grazie dell'attenzione.

  PRESIDENTE. Do la parola al segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, che intende svolgere alcune ulteriori considerazioni.

  GIUSEPPE TRIPOLI, Segretario generale di Unioncamere (intervento da remoto). Grazie, presidente. Intendo sottolineare due proposte, perché la documentazione messa a vostra disposizione illustra molti dei passaggi su cui ci siamo soffermati e presenta una serie di proposte. Mi vorrei concentrare in estrema sintesi sulle due proposte di fondo che vorremmo portare all'attenzione della Commissione. Si tratta di proposte che richiedono norme e decisioni sia politiche, da parte del Parlamento, sia da parte del Governo.
  La prima è quella relativa all'estensione dei SUAP camerali alla rete di tutti i SUAP. I SUAP camerali funzionano molto meglio, hanno una performance in termini di tempi e di facilità per l'utenza che non è paragonabile con la media degli altri SUAP. Laddove ci siano SUAP non gestiti dalle Camere di commercio che sono eccellenti, restino in piedi, ma poiché la gran parte dei SUAP non raggiunge livelli non solo di eccellenza, ma neanche di minima efficienza, a nostro avviso sarebbe importante che lo standard raggiunto dai SUAP camerali venisse esteso a questi comuni. È una proposta che ovviamente impatta su molte scelte compiute dai comuni e dagli enti locali, ma che porterebbe a un avanzamento rapido della capacità di semplificazione del nostro sistema.
  La seconda proposta è quella che è stata illustrata dal direttore di Infocamere. Il Parlamento ha varato negli anni diverse leggi per «decertificare» il rapporto tra l'utente e la pubblica amministrazione. L'autocertificazione è stato un grande passo in avanti, ma anche l'autocertificazione presenta una serie di problemi, perché all'autocertificazione consegue la necessità di controlli dei dati autocertificati presentati dall'utente, controlli che devono essere svolti dalla pubblica amministrazione, dall'ufficio a cui ci si rivolge. Sarebbe un enorme passo in avanti costituire un hub telematico tra imprese e Stato che renda fruibili a tutti i soggetti, privati e pubblici, le informazioni necessarie, senza togliere la titolarità dei dati e dei procedimenti alle pubbliche amministrazioni, ma rendendo fruibili queste informazioni. Si tratterebbe – lo abbiamo sottolineato nel nostro documento presentato in occasione del PNRR, ma lo sottolineiamo soprattutto dinanzi alla Commissione per la semplificazione – di un piccolo passo in avanti, ma di enorme rilevanza.
  Concludo richiamando l'attenzione su un ultimo aspetto. Ci sono molte semplificazioni che dipendono dai comportamenti. Qualche anno fa fu introdotto il formato XBRL per i bilanci. Era una cosa faticosa, complicata, abbiamo dovuto lavorare a lungo con i commercialisti, ma il risultato è eccellente: adesso i bilanci delle imprese sono confrontabili tra di loro e con i bilanci delle imprese di altri Paesi. È un grande passo in avanti di semplificazione, perché consente di estrapolare i dati e di renderli fruibili all'utenza, consentendo anche confronti fra vari settori, aziende e territori.
  C'è un altro passo che si potrebbe fare e che semplificherebbe molto la vita dell'utenza, anche se all'inizio richiederà un sacrificio di investimento ai professionisti, vale a dire l'utilizzo del formato XML, già previsto dal 2008, per gli atti che vengono redatti dai notai. Ciò consentirebbe di registrarli automaticamente sulla piattaforma del registro delle imprese e li renderebbe confrontabili tra di loro. Questa sarebbe una grande semplificazione. È chiaro che occorre un investimento, e ci appelliamo al Pag. 15Parlamento e a questa autorevole Commissione affinché svolgano una funzione di moral suasion, perché non è necessario un passaggio normativo, ma un passaggio di suasion per consentire di attuare questa innovazione, che è già prevista dalle norme ma che richiede dei passaggi applicativi, la costituzione e la realizzazione di standard, ma che consentirebbe e faciliterebbe molto l'utilizzo della documentazione notarile, che è la documentazione di base quando si costituisce un'impresa.
  Rinvio per ulteriori proposte, in particolare in materia ambientale, alla documentazione messa a vostra disposizione.

  PRESIDENTE. Grazie, dottor Tripoli. Avverto che il documento che è stato consegnato sarà inviato a tutti i componenti della Commissione.
  Desidero, inoltre, ringraziarla per gli esempi che ci ha fornito, molti dei quali non solo sono condivisi da noi, ma sono stati oggetto di una precedente attività conoscitiva che abbiamo svolto sul modello di semplificazione da adottare, vale a dire quello di uniformare il sistema per i cittadini e per le imprese. Un sistema digitale funziona se nell'estrapolazione dei dati è possibile avere una diretta conoscenza, altrimenti è già tutto digitale e il problema è che i sistemi tra di loro non parlano.
  Sono d'accordo con il dottor Ghezzi che diceva che semplificare, spesso, non significa risolvere il problema, perché si può semplificare un procedimento, ma quel procedimento resta astruso e, dunque, in tal caso, semplificare non serve a nulla. Dobbiamo provare, utilizzando le risorse e le opportunità del PNRR, anche ad adottare norme per dare la possibilità di avere dei sistemi e dei formati fra di loro compatibili, capaci di leggersi l'uno con l'altro e di dare informazioni in modo tale che a una domanda corrisponda una risposta e non, come capita, che per avere dieci risposte bisogna fare quaranta domande, il che rende impossibile la vita delle imprese e dei cittadini. Questa è la scommessa sulla quale la Commissione si sta impegnando, ricalcando anche quello che ha detto lei. Si tratta di un impegno che perseguiremo fino alla fine della legislatura, al di là delle appartenenze, stiamo facendo un lavoro scevro dalle maggioranze, che sono cambiate tre volte in questa legislatura, ma la nostra Commissione ha continuato a lavorare esattamente nello stesso modo, consapevole che si tratta di un lavoro di utilità per il Paese e non di una parte politica.
  Do ora la parola ai commissari che intendano porre domande o formulare osservazioni.

  MASSIMILIANO DE TOMA (FdI) (intervento da remoto). Buongiorno, presidente. Buongiorno a tutti i rappresentanti di Unioncamere. Ritengo centrale il vostro ruolo, soprattutto perché conosco molto bene l'attività svolta da Unioncamere. Con l'occasione saluto il dottor Tripoli, con cui a volte ci sentiamo e ci confrontiamo, su varie situazioni in atto.
  Inizio con una battuta: ho sentito che la Germania è in difficoltà sotto questo aspetto, abbiamo trovato un suo punto debole, perché ogni volta prendiamo ad esempio la Germania e in questa occasione siamo riusciti forse a non doverla considerare come leader.
  Colgo l'occasione, dal momento che è il 19 marzo, per rivolgere gli auguri a tutti i papà: lo dico perché il mio papà alla fine del 1980 mi introdusse nelle attività commerciali e mi ricordo quando mi mandava allo sportello del commercio proprio perché voleva evitarlo in tutte le maniere, perché passavo ore e ore con moduli e fogli di carta da riempire e da consegnare, e quindi il famoso tempo a disposizione – che avete citato un po' tutti – è fondamentale e ha un costo, anche se non quantificabile. Qui siamo di fronte a ciò che è un architrave: la programmazione e il tempo, che per le imprese è fondamentale.
  Come diceva il presidente Stumpo – faccio mie le sue parole – in una precedente indagine sul settore della sanità abbiamo scoperto come i modelli seppure virtuosi di alcune regioni, che però non dialogano fra loro, mettono in difficoltà il sistema sanitario e la digitalizzazione, che è la risposta per migliorare la qualità della vita dei cittadini. Quello che dovremmo fare è migliorare la qualità del lavoro delle imprese e, quindi, cercare di mettere in Pag. 16atto un sistema effettivamente efficace e virtuoso.
  I vostri interventi, da cui ho preso alcuni spunti (mi riservo poi di leggere con attenzione anche il documento che avete inviato), sono effettivamente importanti. Ritengo, soprattutto, che le Camere di commercio possano creare un ponte fra la politica e le imprese in modo tale da far dialogare entrambi nella maniera corretta, tenendo sempre presente il ruolo centrale del tempo e della programmazione. Ho sentito, dunque, degli spunti e delle riflessioni che ritengo importanti. Inserisco le domande nelle mie riflessioni, e poi lascio a voi decidere se rispondere a qualcosa in modo particolare.
  È interessante tutto il lavoro, che in parte già conoscevo e che riveste un ruolo di notevole rilevo, svolto con efficienza da Infocamere, per il quale rivolgo i miei complimenti. Richiamo, in particolare, l'attenzione sul punto relativo ai comuni con meno di 10 mila abitanti. È uno degli aspetti che reputo importanti, proprio perché ciò che stride è che il modello sia utilizzato solo da 4 mila comuni su 8 mila. Dovrebbe esserci una piattaforma unica dialogante a livello nazionale per determinati temi, anche alla luce di quanto è stato detto sul SUE: il SUAP e il SUE devono dialogare fra loro per cercare di snellire e di velocizzare i bandi e tutte quelle attività di cui sentiamo parlare. Anche per quanto riguarda il mondo delle imprese femminili, noi ci riempiamo la bocca e poi alla fine la situazione non si sblocca. In realtà tutto questo dovrebbe essere armonizzato: venendo ai temi odierni, siamo di fronte a una situazione estremamente difficile, determinata dalla pandemia, per fare fronte alla quale non c'è soltanto il PNRR, ma anche i decreti adottati o in via di adozione, fra cui è fondamentale il «decreto sostegni».
  Passo alle domande. Sul tema dei decreti, vi chiedo quale sia stato il vostro ruolo fino a oggi, all'interno dell'ascolto da parte del Governo e della politica, quale sia stato il vostro ruolo e il supporto che avete potuto dare, anche per semplificare e per fornire le necessarie risposte immediate. Apprendiamo che in aprile arriveranno subito i fondi per quanto riguarda le imprese, ma siccome il tempo è fondamentale e siamo in netto ritardo, chiedo se su questo c'è stato qualche passo in avanti.
  Un altro tema riguarda i codici Ateco. Si è avvertita la difficoltà dell'inserimento dei codici Ateco, ma al netto delle ulteriori considerazioni al riguardo, la mia domanda è se state lavorando affinché ci sia anche una semplificazione dei codici Ateco. Mi esprimo forse in modo impreciso, ma intendo semplicemente richiamare l'attenzione sulla necessità di rendere più veloce e più snella questa operazione, ovviamente rispettando tutte le aziende e il lavoro che svolgono.
  Un'altra questione che mi sta a cuore, perché l'ho portata avanti da quando sono stato eletto, è la riforma camerale: a che punto è la riforma camerale? Come sta andando? Credo che la riforma camerale, al netto delle varie considerazioni che possiamo svolgere, sia fondamentale per le aziende, proprio per far sì che i territori rispondano in maniera adeguata su un progetto comune, mantenendo le differenze tra i territori (su questo non si discute), però per noi è importante sapere come quel territorio può interagire, anche per quanto riguarda il tema dell'ambiente (l'economia circolare è uno temi di cui stiamo sentendo parlare tanto, quindi i nuovi mestieri, i nuovi lavori). Ho trovato eccellente il lavoro che avete fatto attraverso i bandi, soprattutto a fianco delle imprese, e sono tra i fautori delle iniziative volte a implementare tutto ciò.
  In conclusione, sotto questo punto di vista, al netto della semplificazione (se non vogliamo più utilizzare questo termine possiamo parlare di programmazione, e quindi di tempo e di costo), chiedo se le considerazioni che ho svolto possano avere risposta, eventualmente, qualora non sia possibile in questa sede, anche successivamente per iscritto.

  MINO TARICCO (PD) (intervento da remoto). Grazie, presidente. Innanzitutto ringrazio dell'esposizione che gli intervenuti in rappresentanza del mondo camerale hanno svolto, perché è stata quanto mai Pag. 17efficace e soprattutto concreta. Leggeremo con interesse la documentazione che ci avete fatto pervenire, perché credo che ci aiuterà molto in questo quadro.
  Conosciamo il sistema SUAP camerale e le qualità che ha. Intendo rivolgere una domanda specifica. Se tutti i comuni che non sono in grado, per le dimensioni o per l'attività che hanno, di esercitare in proprio il servizio in modo qualitativamente soddisfacente ricorressero tutti contemporaneamente alla delega al sistema camerale, il sistema camerale sarebbe in grado di gestire questo tipo di risposta generalizzata a tutti coloro che non sono in grado di svolgere il servizio autonomamente?

  UMBERTO BURATTI (PD) (intervento da remoto). Grazie, presidente. Intanto ringrazio gli intervenuti, perché i loro interventi sono sicuramente utili per l'attività che stiamo svolgendo.
  Mi limito ad alcune brevi considerazioni. Prendendo spunto dalla domanda che ha rivolto il collega Taricco, credo che, purtroppo, l'errore che è stato compiuto nel decreto del Presidente della Repubblica n. 160 del 2010 sul SUAP sia quello di non aver previsto direttamente l'affidamento del SUAP alle Camere di commercio. Lo dico perché, tenuto anche conto dell'esperienza che ho avuto come sindaco nel 2010, anche laddove le unioni di comuni, come nel caso della zona in cui mi trovo, hanno organizzato un SUAP, poi ognuno aveva un sistema diverso, e questo ha creato diversi problemi. Credo che se con quell'intervento normativo si fosse affidato subito il SUAP al sistema delle Camere di commercio, sicuramente oggi avremmo una situazione ben diversa.
  Sulla base delle considerazioni che sono state fatte e di quello che è stato rappresentato dalle diverse zone del Paese, ritengo, presidente, che nella nostra attività in Commissione – come è già successo per le questioni della sanità – oggi sia il momento, visto che lo stiamo discutendo nel PNRR, di affrontare il primo punto fondamentale, quello della digitalizzazione e dell'innovazione. A mio avviso dobbiamo prendere la palla al balzo, perché il ruolo delle Camere di commercio, che si trovano tra la pubblica amministrazione e le imprese, è un ruolo di collegamento, anche storico, all'interno dell'economia del nostro Paese. Presidente, noi dovremmo cercare di dare una lettura della necessità, e lo dico sulla base dell'esperienza fatta sul terreno sia come sindaco sia come commercialista.
  Il ricorso alle Camere di commercio ci porterebbe a una semplificazione vera. Si usa il termine «semplificazione», ma molte volte si complica la vita ai soggetti che sono coinvolti. Se veramente la digitalizzazione e l'innovazione sono il primo asse strategico del PNRR, dobbiamo dare questo messaggio, anche perché non a caso l'impresa è l'aspetto dinamico dell'azienda, perché l'azienda è il complesso dei beni, ma l'impresa è l'attività economica e, quindi, è quel qualcosa di attivo. Dobbiamo sostenere le imprese in questa fase, soprattutto le più piccole, attraverso il sistema camerale, anche perché c'è la partecipazione attiva delle imprese delle varie realtà. Questo messaggio, presidente, che abbiamo raccolto da Unioncamere – dobbiamo ringraziare tutte le donne e gli uomini delle Camere di commercio – di ripensare il ruolo delle Camere di commercio con riferimento al SUAP, credo sia una necessità, più che una proposta. Questa considerazione si ricollega alla domanda che ha rivolto chi mi ha preceduto: il sistema camerale è in grado? Io credo proprio di sì, ma attendiamo una risposta da parte loro.

  PRESIDENTE. Invito il dottor Tripoli a rispondere ai quesiti e alle osservazioni che sono stati formulati.

  GIUSEPPE TRIPOLI, Segretario generale di Unioncamere (intervento da remoto). Grazie, presidente. Prima risponderei puntualmente alle domande che sono state rivolte e poi svolgerei un'osservazione finale che mi sembra molto importante.
  L'onorevole De Toma chiedeva dei ristori e dell'impegno delle Camere di commercio su questo fronte. Noi siamo stati molto vicini nella fase di impostazione dei provvedimenti, quando i prefetti dovevano identificare le attività ammesse e le attività non ammesse, quelle che potevano continuare Pag. 18 e quelle che dovevano sospendere, prestando anche i nostri servizi informatici a prefetture che, invece, in molti casi non erano dotate della strumentazione e delle capacità tecniche adeguate. Sul tema dei ristori siamo stati chiamati in gioco soprattutto dalle regioni. Ci sono almeno quattro regioni, tre del Nord e una del Sud, che ci hanno chiamato in causa affinché attraverso dei bandi potessimo erogare le risorse messe da loro a disposizione delle imprese. I risultati sono veramente di una grande rapidità. Segnaliamo due grandi problemi. Il primo è che la piattaforma di cui abbiamo parlato consentirebbe facilmente di poter avere rapidamente e in tempo reale tutte le informazioni necessarie quando bisogna presentare la documentazione da parte dell'impresa alla pubblica amministrazione. Quella piattaforma che abbiamo illustrato risolverebbe istantaneamente il problema. Il secondo aspetto che segnaliamo è il tema del DURC, che sta mettendo in difficoltà molte aziende in questo periodo. Vi sono delle norme che adesso hanno consentito un superamento più facile dell'aspetto della regolarità contributiva, però vi segnaliamo che questo è un problema su cui bisogna stare molto attenti, perché è un problema che non sarà di questi giorni o di queste settimane, ma di un periodo che stimiamo almeno biennale.
  La seconda questione posta dall'onorevole De Toma è relativa ai codici Ateco. La definizione dei codici Ateco è legata all'evoluzione dell'economia, al sorgere di attività e al cambiamento del contenuto delle attività. Vi sono attività che qualche anno fa non esistevano e che devono essere codificate, e altre che devono essere ricodificate perché l'attuale descrizione non risponde più al vero. Noi collaboriamo con l'Istat: il compito di ridefinire i codici Ateco, che dipendono da una classificazione internazionale, in primo luogo, ed europea, in secondo luogo, spetta all'Istat. Noi lavoriamo con l'Istat e facciamo parte delle commissioni di lavoro di cui l'Istat si avvale per identificare e individuare più correttamente e adeguatamente i codici Ateco delle nuove attività o delle vecchie attività. Ci sono tantissime richieste che arrivano da operatori che ci chiedono di definire diversamente un'attività, perché nel frattempo sono cambiati i contenuti professionali dell'attività. Si tratta di un compito che spetta all'Istat.
  Sempre l'onorevole De Toma – che ringrazio anche per gli apprezzamenti che ha fatto sull'attività delle Camere di commercio – poneva la domanda sull'attuazione della riforma. La riforma, che è stata ricordata anche dal senatore Buratti, ha avuto molti aspetti positivi ma anche aspetti negativi, il più importante dei quali è stato il taglio del 50 per cento del diritto annuale, che ha tolto energie di investimento alle Camere di commercio.
  Per quello che riguarda la riorganizzazione territoriale, vi sono state due sentenze della Corte costituzionale e una serie di provvedimenti. Ora siamo nella fase finale, con 51 camere completamente costituite su 60, ne mancano dunque nove, tre delle quali sono in dirittura d'arrivo, e il processo dovrebbe completarsi nelle prossime settimane. Noi ci siamo posti più volte il problema se la riorganizzazione desse un vantaggio alle imprese. Tutti i riscontri che abbiamo avuto, sia interni al sistema camerale sia esterni, con sondaggi che abbiamo svolto presso le imprese, ci confermano come la scelta di riorganizzare in 60 le camere, quindi con bacini territoriali più ampi, sia stata una scelta apprezzata: dove è stata compiuta, è stata apprezzata. Ovviamente si tratta di valutazioni che riguardano un percorso nuovo, anche se qualche camera è già al primo rinnovo, ad esempio quella di Venezia, avendo già compiuto un accorpamento da oltre cinque anni.
  La riorganizzazione era necessaria per restituire un bacino significativo alla rappresentanza delle Camere di commercio, perché per dialogare in contesti internazionali più ampi e difendere efficacemente i territori occorre avere anche dimensioni adeguate. Camere troppo piccole fanno fatica a difendere gli interessi del loro territorio, perché sono troppo piccoli, troppo minuti, nei confronti degli interlocutori che sono cresciuti tutti, a livello nazionale, europeo e anche mondiale. Il percorso è nella fase finale, e lo riteniamo completato quasi Pag. 19per tutte le situazioni che erano rimaste in bilico, con effetti complessivamente molto positivi, misurati sia all'interno delle Camere di commercio sia all'interno del mondo imprenditoriale.
  Il senatore Taricco poneva la questione dei SUAP, chiedendo se il sistema camerale sia in grado di fare fronte a un eventuale affidamento dei SUAP alle Camere di commercio: sì, saremmo in grado, perché il sistema è testato, è verificato e non sarebbe il primo utilizzo di un sistema in via sperimentale, ma si tratta di un sistema consolidato, ci sono strumenti facili e abbiamo semplificato nel corso di questi anni tutte le complicazioni che c'erano. Se ce lo deste per legge la prossima settimana, nel giro di due mesi metteremo a posto tutti i SUAP che vorreste affidarci, siamo pronti.
  Poteva essere una scelta fatta dalla legge. Sono d'accordo con quello che dice il senatore Buratti, sul fatto che la legge doveva probabilmente essere più coraggiosa allora, nelle varie versioni che questa normativa ha avuto, perché se fosse stato affidato all'origine alle Camere di commercio il processo di telematizzazione sarebbe stato sicuramente più rapido, perché noi eravamo già l'unica amministrazione telematizzata a tappeto, a differenza dei comuni e soprattutto, come avete osservato, ci sarebbe stata un'unica modalità di accesso al SUAP in tutta Italia. Non si tratta soltanto di fare in modo che un'impresa di Caltanissetta abbia la stessa modalità di accesso allo sportello unico rispetto a quella di Milano o a quella di Padova, ma anche di tenere conto del fatto che vi sono imprese plurilocalizzate, per le quali è un problema dover fare un tipo di procedura in un territorio e un tipo di procedura completamente diverso in un altro territorio. Siccome la plurilocalizzazione è una realtà che riguarda non qualche decina di imprese, ma molte decine di migliaia di imprese, questa è una semplificazione vera. Se dappertutto si usa la stessa procedura, la stessa modalità di accesso e la stessa schermata alla quale si devono dare gli stessi dati, questo semplifica di molto l'attività dell'azienda. Credo che affidare il SUAP alla Camera di commercio avrebbe un effetto di riduzione della complicazione e di gradimento da parte dell'utenza veramente alto.
  Aggiungo una considerazione conclusiva. Sul PNRR, e quindi sulle misure che contiene, abbiamo fatto un'osservazione di fondo, che ci permettiamo di sollevare anche in questa sede. Il PNRR avrà efficacia se conterrà le riforme giuste, se farà gli investimenti giusti, se manterrà con chiarezza gli obiettivi che ci ha affidato l'Europa, anche in termini di dimensioni quantitative, sulla transizione ecologica, sulla transizione digitale, sull'inclusione e via dicendo, con una difficoltà in più in Italia rispetto agli altri Paesi, che non è solo quella, che di solito si dice, che siamo bravi a immaginare le riforme ma meno bravi ad eseguirle, che è pur vero (e molto dipende anche dalla semplicità o meno della macchina amministrativa, quindi il lavoro che state facendo è fondamentale). Vi è un altro elemento, che desidero sottolineare in questa sede, perché a mio avviso è un elemento chiave. Per effettuare una vera transizione ecologica e una vera transizione digitale nel nostro Paese occorre non solo fare gli investimenti giusti, ma anche far cambiare il comportamento organizzativo e operativo a molti milioni di soggetti, che non sono solo i cittadini, ma che sono anche le imprese. In Italia abbiamo questa caratteristica di avere il 98 per cento di imprese di piccolissime dimensioni. Molti milioni di piccolissime aziende faranno fatica a compiere la transazione ecologica o la transizione al digitale, anche se le scelte fatte dal Governo, dal Parlamento e dall'Europa saranno le più giuste. Chi le affiancherà? Chi le aiuterà? Chi le sosterrà? Può il Parlamento, può l'Italia decidere di lasciare molti milioni di operatori per conto loro, che facciano quello che vogliono e quello che possono? No, perché sarebbe sicuramente una perdita di capacità industriale del Paese senza pari.
  La transizione ecologica, e soprattutto la transizione digitale, pongono degli standard competitivi e le aziende che non sono aiutate a raggiungerli vengono fatte fuori. Non è che li recupereranno tra qualche tempo o li potranno raggiungere tra qualche Pag. 20 anno, perché saranno fatte fuori da altri competitori non solo nazionali, ma internazionali. Abbiamo voluto esemplificare la nostra proposta utilizzando un acronimo che indica una grande operazione che gli Stati Uniti hanno fatto nel dopoguerra, che è quella di costituire la Small business administration. Negli anni Cinquanta, usciti dalla guerra, durante la quale tutto l'impegno pubblico si era focalizzato sui grandi gruppi perché dovevano sostenere lo sforzo bellico, l'amministrazione degli Stati Uniti, con Eisenhower, si pose il problema di come aiutare le piccole aziende e creò un'agenzia federale, che chiamò Small business administration, che opera tuttora. Il presidente Obama aveva elevato di rango il presidente della Small business administration, portandolo al rango di ministro, per indicare l'attualità della Small business administration anche in questa fase. La Small business administration affianca le aziende piccole – che negli Stati Uniti ovviamente hanno dimensioni diverse, perché non c'è la dimensione europea, e quindi cambiano da Stato a Stato – sotto il profilo dell'assistenza, del supporto informativo, della disponibilità di risorse finanziarie, di formazione, di mentoring.
  Il Parlamento, come organo politico massimo del nostro sistema, non può non prendersi in carico questa preoccupazione. Il PNRR non può non prevedere che ci sia un affiancamento, per i prossimi cinque, sei o sette anni, delle piccole aziende in questo sforzo di grande transizione ecologica e digitale. La nostra proposta è che questa realizzazione possa essere affidata alle Camere di commercio. I numeri che abbiamo esposto sono un argomento forte, quasi un milione di imprese raggiunte in due anni con il cassetto digitale e oltre 300 mila con contatti fisici individuali con i PID sono numeri importanti, che nessun altro sarebbe in grado di realizzare. È l'occasione per affidare questa funzione, che chiamiamo di Small business administration, di agenzia operativa attiva per le piccole aziende, alle Camere di commercio, sulla base di un mandato preciso e ovviamente di compiti e di funzioni individuati dalla legge e dal Governo.
  Il tema non è solo politico, il tema è veramente pratico e riguarda la capacità di sopravvivenza e di competitività di un sistema imprenditoriale che è basato sulla piccola azienda e che potrebbe perdere una parte notevole se non ci fosse uno sforzo, anche in questa direzione, da parte di chi deve decidere.

  PRESIDENTE. Ringrazio gli auditi, nonché i colleghi che sono intervenuti e che hanno partecipato ai lavori.
  Autorizzo la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione che i nostri ospiti hanno messo a disposizione della Commissione (vedi allegato).
  Dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 10.40.

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