XVIII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 37 di Mercoledì 13 ottobre 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Zoffili Eugenio , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GESTIONE DEL FENOMENO MIGRATORIO NELL'AREA SCHENGEN, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALL'ATTUALITÀ DELL'ACCORDO DI SCHENGEN, NONCHÉ AL CONTROLLO E ALLA PREVENZIONE DELLE ATTIVITÀ TRANSNAZIONALI LEGATE AL TRAFFICO DI MIGRANTI E ALLA TRATTA DI PERSONE

Audizione di rappresentanti della ONG Save the Children .
Zoffili Eugenio , Presidente ... 3 
D'Alconzo Giusy , responsabile Relazioni istituzionali & Advocacy ... 3 
Inverno Antonella , responsabile Politiche per l'infanzia e l'adolescenza ... 5 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 9 
Zuliani Cristiano  ... 9 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 10 
Testor Elena  ... 10 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 10 
Inverno Antonella , responsabile Politiche per l'infanzia e l'adolescenza ... 10 
D'Alconzo Giusy , responsabile Relazioni istituzionali & Advocacy ... 11 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 12

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
EUGENIO ZOFFILI

  La seduta comincia alle 14.15.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso, la trasmissione in diretta streaming sulla web-TV e successivamente sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti della ONG Save the Children .

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva «Gestione del fenomeno migratorio nell'area Schengen», con particolare riferimento all'attualità dell'accordo di Schengen nonché al controllo e alla prevenzione delle attività transnazionali legate al traffico dei migranti e alla tratta di persone, l'audizione di rappresentanti dell'ONG Save the children.
  Prima di dare la parola ai nostri ospiti ricordo che Save the children ha curato nel giugno scorso la pubblicazione del rapporto «Nascosti in piena vista», che raccoglie le testimonianze dei minori migranti in viaggio verso l'Europa. Il documento è stato già inoltrato a tutti i componenti della Commissione ed è disponibile altresì in versione cartacea presso gli uffici.
  Sono certo che l'audizione odierna potrà fornire importanti elementi informativi sulla problematica dei minori stranieri non accompagnati presenti in Italia, che ad agosto scorso, secondo i dati forniti dal Ministero del lavoro, ammontano a 9.131, in larga misura ragazzi tra i 15 e 17 anni. Do quindi la parola alla dottoressa Giusy D'Alconzo, responsabile Relazioni istituzionali & Advocacy, e alla dottoressa Antonella Inverno, responsabile Politiche per l'infanzia e l'adolescenza, di Save the children e che ringrazio per essere qui oggi con noi. Prego, dottoressa.

  GIUSY D'ALCONZO, responsabile Relazioni istituzionali & Advocacy. Grazie, presidente. Buonasera. Innanzitutto un ringraziamento sincero al Comitato di Presidenza e ai suoi componenti. Per noi è molto importante portare la voce dei bambini in una sede autorevole come questa. Averci invitato qui ci dà l'occasione di riflettere su cosa è meglio fare per proteggere un gruppo che sta a cuore a noi tutti.
  Save the children è un'organizzazione internazionale che opera in oltre 120 Paesi del mondo. Si occupa di malnutrizione, di educazione, di salute, di protezione dei minori nell'emergenza e di tutela di tutti i bambini e le bambine da ogni forma di maltrattamento, sfruttamento e abuso. In Italia siamo presenti da oltre vent'anni e il nostro impegno è non lasciare soli e restituire un futuro ai minori e alle famiglie più marginalizzate e in sofferenza che ogni giorno combattono contro la povertà e l'esclusione, una situazione diventata anche in Italia più drammatica e urgente con la crisi sanitaria e socioeconomica provocata dalla pandemia, a cui abbiamo risposto mettendo in campo tutti gli sforzi di cui eravamo capaci e raggiungendo oltre 75 mila persone.
  Al centro della nostra azione e di ogni nostra attività c'è la stessa convinzione. Pag. 4Che si trovi in una periferia urbana in stato di abbandono, che si trovi in un luogo infiltrato dalla criminalità o al centro di una rotta migratoria pericolosa, un bambino è sempre innanzitutto e soprattutto un bambino. Lo stabiliscono la Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia, la nostra Costituzione e il nostro diritto minorile, i quali nel delineare i diritti e i percorsi di chi ha meno di 18 anni non fanno differenza alcuna tra i minori, destinando a tutti e a tutte la stessa attenzione.
  L'ambito migratorio è un settore in cui la nostra organizzazione in Italia, ma anche in altri Paesi europei, interviene da molti anni. Lo facciamo anche in questo caso con un'ottica di preminente protezione dei bambini e degli adolescenti nell'ambito di una situazione personale, quella migratoria appunto, che spesso i minori non hanno scelto liberamente, condizione all'interno della quale i rischi a cui i migranti adulti vanno incontro risultano per i minori moltiplicati.
  Da diversi anni, sulla base di una convenzione con il Ministero dell'interno, Dipartimento libertà civili e immigrazione, siamo operativi alla frontiera marittima a supporto dei minori in arrivo via mare, e più di recente abbiamo stabilito la nostra presenza anche nei pressi delle frontiere Nord, in particolare a Ventimiglia. Inoltre, per seguire il percorso di inclusione dei minori non accompagnati, gestiamo centri diurni, Civico Zero a Roma, Milano, Torino e Catania. Sono luoghi dove i minori trovano corsi di lingua, laboratori, orientamento e soprattutto uno spazio in cui vivere la loro età.
  I minorenni sono una componente tutt'altro che irrilevante dei flussi migratori che raggiungono l'Italia; ce lo dicono i dati ufficiali e ce lo dice la nostra esperienza sul campo. Sono bambini e bambine che arrivano via mare o via terra, in braccio o per mano ai loro genitori, oppure sono adolescenti coraggiosi e soli che viaggiano senza adulti di riferimento, i quali sappiamo essere a rischio anche per questo di abusi, tratta, sfruttamento, ma che vediamo lo stesso pieni di speranza verso il futuro. Che siano nati durante il viaggio o che si trovino nel pieno dell'adolescenza, tutti questi minorenni hanno attraversato luoghi e situazioni in cui un bambino o un ragazzino non dovrebbe mai trovarsi.
  Non conosciamo il dato esatto dei bambini arrivati in Italia all'interno dei nuclei familiari. Tuttavia, se guardiamo ai dati del Ministero dell'interno sui minori non accompagnati, ci rendiamo conto che essi da soli rappresentano al momento circa il 14 per cento del totale degli arrivi via mare. Sappiamo che molti si fermeranno, che altri proseguiranno il viaggio attraverso l'Europa diretti in Paesi dove hanno reti familiari e comunità in grado di supportarli. Ad aprile del 2021, secondo i dati del Ministero del lavoro, risultavano circa 6.600 i minori non accompagnati accolti in Italia. Per loro l'Italia si è dotata di una legislazione esemplare, la legge n. 47/2017, la legge Zampa, che è integralmente dedicata al loro percorso e che venne approvata con un amplissimo sostegno da parte delle forze politiche allora in Parlamento.
  Save the Children l'aveva promossa con l'idea che una legislazione dedicata e specifica potesse dare ai bisogni di tutela e alla necessità di chiarezza sulle procedure, da parte anche degli operatori delle istituzioni a partire dalle forze di polizia, le giuste e chiare risposte. Purtroppo questa non è l'unica legislazione che i minori incontrano arrivando in Europa. Politiche migratorie adulto-centriche improntate alla difesa dei confini e in molti casi non concertate tra gli Stati membri, finanche quando confinanti tra loro, dimenticano che all'ingresso dei flussi migratori vi sono anche questi bambini, questi adolescenti, insieme a molte altre persone estremamente vulnerabili come donne vittime di tratta, anziani, invalidi, vittime di tortura.
  Il Regolamento di Dublino immutato da anni, oltre a riversare sugli Stati che hanno una frontiera esterna un carico di responsabilità iniquo rispetto all'accoglienza, favorisce politiche di chiusura e, abbinato alla mancanza di meccanismi in termini di location tra Paesi membri e di procedure efficaci per il ricongiungimento familiare, contribuisce a provocare i cosiddetti «movimentiPag. 5 secondari» tra Paesi dell'area Schengen.
  All'interno di quei viaggi pericolosi, come almeno tecnicamente possiamo definire questi spostamenti, lungo la rotta balcanica o alla frontiera di Ventimiglia o a Bardonecchia, i bambini e gli adolescenti sono una componente costante estremamente a rischio. Questa situazione alle frontiere interne dell'Unione europea è una delle principali novità degli ultimi anni. È un cambiamento rispetto allo scenario che abbiamo visto in precedenza. Siamo nel cuore dell'Europa, eppure i confini sono per i minorenni luoghi ostili e spesso pericolosi. Per questo stiamo chiedendo innanzitutto all'Unione europea e a tutti gli Stati membri di mettere da parte gli egoismi nazionali e adottare politiche migratorie più attente all'infanzia, che includano un atto specificamente dedicato ai minori non accompagnati e rivedano il Regolamento di Dublino nel senso di maggiore condivisione di responsabilità tra Stati e attenzione alle persone più fragili.
  I lavori di revisione della legislazione applicabile nell'ambito del Patto asilo e immigrazione sono in corso. Proprio in questo momento stiamo chiedendo a gran voce che questi lavori non dimentichino i minorenni. Noi speriamo e siamo convinti che sia possibile che questa Europa dei muri possa e debba ritrovare quello sguardo che consente a ognuno di noi di dire che un bambino è un bambino e che una bambina è una bambina.
  Per documentare quanto accade presso le nostre frontiere meno visibili, quelle terrestri, e raccontare la realtà di migliaia di bambini e adolescenti, abbiamo realizzato il rapporto «Nascosti in piena vista», pubblicato a giugno, per la cui esposizione lascio la parola alla collega Antonella Inverno, co-curatrice del rapporto insieme a Daniele Biella e responsabile delle Politiche per l'infanzia e l'adolescenza di Save the children.

  ANTONELLA INVERNO, responsabile Politiche per l'infanzia e l'adolescenza. Grazie. Mi unisco ai saluti e ai ringraziamenti della mia collega e vado dritta al punto rispetto al resoconto di quello che abbiamo incontrato in questi due mesi di viaggio per le frontiere Nord del Paese. Siamo passati da Trieste, Udine, per arrivare poi dall'altra parte, a Ventimiglia e Oulx. Prima di fare questo lavoro abbiamo voluto approfondire i dati ufficiali del Ministero, integrandoli con alcuni dati e un monitoraggio che abbiamo fatto sul campo che riguarda solo il mese di aprile 2021, per dare conto di quello che le statistiche ufficiali non raccontano.
  Noi sappiamo, come ci è stato ricordato prima, che alla fine di aprile 2021 erano 6.633 i minori stranieri non accompagnati in Italia. Nello stesso mese, sempre ad aprile, 453 minori non accompagnati sono stati registrati all'ingresso, ma di questi solo 149 sono entrati tramite sbarchi. Ci siamo chiesti allora da dove siano passati gli altri 304 minori non accompagnati e la risposta è quasi ovvia, cioè dalla rotta balcanica. Nello stesso mese 302 minorenni hanno lasciato volontariamente le strutture di accoglienza che li ospitavano.
  Molto spesso si sente parlare di minori scomparsi, con un allarme che desta anche inquietudine in tutti noi. Quello di cui ci siamo resi conto, attraverso l'esperienza sul campo che da tanti anni portiamo avanti in frontiera Sud e attraverso questa attività di ricerca affiancata anche ai nostri team a Ventimiglia, è il fatto che sicuramente questi ragazzi, è vero, si allontanano dalle strutture di accoglienza, ma perché non c'è altro modo. Sono schiacciati da una burocrazia che li lascia in un limbo per troppo tempo. Il tempo per gli adolescenti non è il tempo che può essere calcolato per noi adulti. Sei mesi o un anno di attesa per un ricongiungimento familiare sono tempi assolutamente inaccettabili per un ragazzo di 15, 16, 17 anni. Molto spesso per questo i ragazzi si allontanano e tentano questi viaggi da soli.
  Sempre nel mese di aprile abbiamo registrato, attraverso una serie di fonti che troverete documentate nel rapporto, 42 respingimenti di minori non accompagnati tra la Croazia e la Bosnia, 52 ingressi di minori non accompagnati a Udine, 55 a Trieste. Nello stesso mese 5 ragazzi si sono allontanati da Trieste e 19 da Udine per Pag. 6recarsi dall'altra parte del Paese verso la Francia e poi la loro meta europea, che può ovviamente essere differente. Sono 6 i minori che sono stati respinti a Oulx dalla Francia (parlo sempre di minori non accompagnati), 18 sono quelli respinti dalla Francia a Ventimiglia. Sono 104 quelli che abbiamo registrato attraverso i nostri servizi a Ventimiglia.
  Abbiamo raccolto molte testimonianze in questo periodo di ricerca, ed è stato chiaro che di fronte alla mancanza di un sistema di protezione e accoglienza che non sia solo nazionale ma anche europeo per i minori migranti, di fronte all'assenza di procedimenti rapidi e ben funzionanti di ricongiungimento familiare, di fronte alla necessità sinora disattesa di riforma del Regolamento di Dublino di cui si è parlato prima e di fronte al quasi totale abbandono dell'esperienza della relocation fra Stati membri, fatte salve sporadiche e quanto mai limitate iniziative su base volontaria, ai minori e alle loro famiglie non rimangono alternative che affidarsi ai passeur per proseguire nel proprio percorso migratorio attraverso le frontiere interne dell'Unione.
  Questa è una scelta obbligata per molti di loro, che si accompagna alla necessità di essere invisibili, con il rischio di restare intrappolati nelle maglie del traffico di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale o lavorativo, ma anche di subire violenze e vessazioni o anche di esserne testimoni. Le violazioni dei diritti dei minori continuano a consumarsi all'interno e all'esterno dei confini dell'Europa con uno specifico allarme per le zone di frontiera, sia lungo il perimetro delle cosiddette «frontiere esterne» dell'Unione europea, sia in corrispondenza delle frontiere tra Stati membri, che sono un luogo di particolare criticità e pericolo per i minori, nonostante l'allegato 7 del Codice Schengen preveda che sia prestata particolare attenzione nei confronti del minore che attraversa la frontiera e che siano adottate particolari modalità nei confronti dei minori non accompagnati, ma anche nei confronti di quelli accompagnati.
  Il Comitato sui diritti dell'infanzia ci ricorda, in particolare, che i minorenni non dovrebbero mai essere respinti verso un Paese dove vi siano fondate ragioni di ritenere che sono a rischio di danni irreparabili o verso un Paese dal quale essi potrebbero essere respinti, anche in considerazione delle loro esigenze primarie di sopravvivenza e sviluppo e tenuto conto dell'età e del sesso, come per esempio le serie conseguenze provocate dall'insufficiente disponibilità di cibo e di servizi sanitari.
  Il Codice Schengen ci ricorda anche che il respingimento degli adulti, comprese le famiglie con minori, può essere disposto solo con un provvedimento motivato che ne indichi le ragioni precise, che deve essere notificato e nei confronti del quale la persona ha diritto di presentare un ricorso. La Corte europea per i diritti dell'uomo ha più volte ricordato che il respingimento costituisce una misura di limitazione della libertà personale, e per tale ragione va convalidato dall'autorità giudiziaria. Senza un provvedimento formale e individuale di carattere amministrativo o giudiziario, prenderebbe infatti piede l'ipotesi di un respingimento arbitrario. Il Codice Schengen è stato sospeso più di 200 volte in questi ultimi anni, molte delle quali legate alla necessità di prevenire flussi migratori incontrollati. Le restrizioni imposte dalla diffusione dell'epidemia COVID hanno fatto il resto e la Francia è uno dei Paesi che ha sospeso il Codice Schengen più volte.
  Il caso delle frontiere Nord dell'Italia è per alcuni versi emblematico del vuoto, non solo politico ma anche giuridico, lasciato dalle istituzioni dell'Unione europea e anche da molti Stati membri in tema di movimenti migratori. Ci sono prassi delle forze di Polizia impegnate nella gestione dei confini diverse da territorio a territorio, mancanza di un coordinamento locale e tra i territori dove insistono le diverse frontiere, mancanza di un'indicazione strategica che tenga conto della necessità di gestire i flussi in arrivo dalle diverse frontiere Sud e Nord – trattiamo ogni piccolo pezzo del Paese come fosse una cosa a sé – e la necessità di distribuire l'accoglienza sull'intero territorio. Sappiamo che la maggior parte, quasi il 40 per cento, dei minori non accompagnati viene ancora accolta in Pag. 7Sicilia. C'è un'assenza di mediatori che possano veicolare informazioni ai valichi di frontiera. Queste sono le principali criticità riscontrate.
  Come vi dicevo, siamo partiti da Trieste. Durante la nostra ricerca abbiamo potuto vedere la gestione del confine con la Slovenia attraverso l'operazione «Strade sicure», ma anche attraverso i pattugliamenti congiunti tra le polizie di frontiera italiana e slovena, che hanno portato anche nel corso degli scorsi anni a riammissioni informali che hanno rischiato e rischiano tutt'oggi di coinvolgere minorenni. Sappiamo che sulle riammissioni informali c'è già stato un contenzioso giudiziario e che ci sono diverse dichiarazioni sulla necessità o meno di riaprirle, ma non è questo il punto che vorrei affrontare qui. Il punto è che quando un minorenne viene riammesso in Slovenia rientra in quell'inferno che tutti loro chiamano «the game».
  Vi vorrei leggere qui due piccoli stralci di interviste che abbiamo fatto a questi ragazzi. Questa riguarda Nadir, un ragazzo afgano di 16 anni che abbiamo incontrato proprio a Trieste in un centro di quarantena. Ci parlava della Bulgaria, Paese dal quale è passato. Ci dice: «Ci hanno picchiato. Non guardavano dove ti picchiavano: la testa, le gambe, la schiena, gli occhi. Non guardano neanche, picchiano e basta, i migranti e i rifugiati. Mi hanno messo in una cella. Per 15 giorni non ho visto l'aria aperta, il cielo, ma solo la cella della prigione in Bulgaria. Dicevano: “Perché sei venuto qui?”, e poi ci picchiavano. Quando erano arrabbiati ci picchiavano. In prigione non ascoltano niente. Se gli dici: “Sono un minorenne”, non ascoltano. Quando erano arrabbiati non gli importava se eri un bambino, un adulto o un vecchio; picchiavano e basta. Eravamo 12 amici. In Afghanistan c'è la guerra. Ci sono i talebani, picchiano la gente e la uccidono. La situazione è molto brutta in Afghanistan. Tutti vogliono venire in Europa. Vogliono una vita, vogliono studiare, e in Afghanistan non è possibile. Prima di tutto vorrei studiare e poi trovare un lavoro».
  Vi leggo anche un altro stralcio. Questo è Abdel, un ragazzo che quando lo abbiamo intervistato aveva appena compiuto 18 anni e veniva dal Pakistan. L'intervista è molto lunga. Ne leggerò solo qualche riga, ma poi nel rapporto trovate anche altre considerazioni. Qui racconta della Croazia. «Abbiamo deciso di andare. La neve si era sciolta, ma quando ci siamo messi in cammino ha cominciato a nevicare e abbiamo lasciato le impronte. Uno con la macchina ci ha visti e ha liberato i suoi cani, che hanno iniziato a seguirci. Abbiamo iniziato a scappare. Metà sono stati presi e metà sono scappati. Siamo andati nel posto dove doveva arrivare il taxi. Ci siamo messi seduti e abbiamo scoperto che il tassista era stato catturato. Abbiamo saputo che stava arrivando un altro taxi e che forse avremmo dovuto aspettare un giorno e mezzo. Siamo rimasti lì ad aspettare, avevamo finito il cibo e l'acqua. Era arrivato un tagliaboschi. Stava facendo la legna nei boschi. Il trafficante è andato a chiedergli se poteva andare a prenderci del cibo se gli avessimo dato i soldi. Lui ha preso i soldi. Non si sa se lui o qualcun altro ha chiamato la Polizia, e la Polizia è arrivata. I piedi erano feriti e non siamo riusciti a scappare. Avevano i cani. Quando abbiamo riprovato di nuovo a scappare, uno di noi è stato bastonato dalla Polizia alla testa ed è morto sul colpo. È morto, l'hanno preso e buttato nel fiume. La Polizia l'ha buttato nel fiume. Il suo corpo non l'abbiamo ritrovato neanche noi e allora siamo ritornati indietro».
  Ovviamente noi abbiamo segnalato queste situazioni alle istituzioni sovranazionali competenti per accertarne anche la veridicità o quantomeno prendere provvedimenti. Siamo a Trieste. Ci spostiamo a questo punto a Ventimiglia, perché come vi dicevo le persone si allontanano da Trieste e da Udine cercando di passare il confine per raggiungere poi altri Paesi europei. Uno di questi confini verso cui vanno è quello di Ventimiglia, dove abbiamo incontrato Iasi, un ragazzo di 17 anni nato in Ciad. Quando noi l'abbiamo incontrato aveva appena passato la notte, 12 ore in un container con altre decine di persone (migranti, adulti e bambini), al posto di Polizia di frontiera francese di Mentone, al confine con l'Italia.Pag. 8
  Ci ha raccontato: «Ho una ferita nella gamba di una pallottola che mi ha sparato un poliziotto libico quando sono scappato dal centro di detenzione». Un mese prima, infatti, era sopravvissuto dopo tre giorni in mare su un gommone con il motore in panne, ma era stato recuperato dalla Guardia costiera libica e ricondotto nel centro di detenzione in cui aveva passato i precedenti venti mesi. Dopo la quarantena è così arrivato a Ventimiglia; ma la notte precedente al nostro arrivo, assieme a un suo compagno di viaggio del Sudan, anch'egli minorenne, è stato respinto alla frontiera in modo illegale. Ci ha raccontato: «Ho detto la mia data di nascita, 2004, quella con cui sono stato registrato allo sbarco in Sicilia, ma non mi hanno creduto e mi hanno riportato in Italia scrivendo sul refus d'entrée una data che mi fa risultare maggiorenne». Ci fa vedere il suo certificato di nascita mentre ci racconta questa cosa ed effettivamente era un certificato che riportava il 2004 come data di nascita. Questa è una delle tante testimonianze di minori respinti come maggiorenni dalla Francia ai confini di Ventimiglia ma anche a Oulx la situazione non è molto migliore.
  Ci sono accordi con la Polizia francese che segnano prassi diverse. Sono regole che, da quanto ci hanno raccontato i testimoni privilegiati intervistati durante la nostra ricerca, sono concordate con la Polizia italiana di frontiera attraverso un accordo tra prefettura di Torino e prefettura di Hautes-Alpes. Ma la prefettura di Torino, durante il nostro incontro per la ricerca, ci spiega che oltre a questo accordo ci sono poi delle regole operative che sono state introdotte tra le prefetture territoriali, tra quelle, per esempio, di Torino e Gap ma anche Torino e Chambéry, oppure in Liguria, Imperia e Nizza. Queste norme operative dettagliano le modalità adottate in ciascuna frontiera, che quindi possono essere diverse l'una dall'altra. Il risultato di fatto è che il respingimento francese o non è scritto da nessuna parte o avviene con una falsificazione della data di nascita.
  A Oulx noi siamo arrivati e abbiamo incontrato subito un minore non accompagnato. Lo abbiamo intervistato e la notte stessa è stato respinto anche lui con la stessa modalità, senza il rilascio di nessun documento, cosa che ricordo vuol dire non poter fare ricorso davanti a nessuna autorità. Ma la cosa che ci ha colpito di più è stata il gran numero di famiglie con bambini molto piccoli che arrivavano al rifugio, un rifugio gestito da volontari. Bambini che portavano evidentemente i segni del percorso che avevano fatto per arrivare in Italia, un percorso di mesi o addirittura di anni, durante il quale viene interrotta completamente la loro istruzione.
  Vado verso la conclusione. La difficoltà di gestire l'essere testimoni di atti violenti è la situazione più eclatante.
  C'è stato un episodio a fine marzo 2021, che è stato riportato anche dai mezzi di stampa, di una bambina undicenne afgana che ha avuto una forte crisi nel momento del respingimento di notte dalla Polizia francese. La bambina poi è stata ricoverata, ha raggiunto al rifugio i propri genitori quando è stata dimessa e ha continuato lo stesso percorso attraverso i sentieri in montagna, che sono sentieri gelati dove veramente il pericolo per i bambini è molto grande.
  Questo per dire che non sono rari i casi di problemi psicologici dei bambini e delle bambine, però non ci sono attività che vengono fatte a livello istituzionale per gestire queste situazioni di passaggio. C'è un'assenza di mediatori culturali che si sente in maniera forte, perché a queste persone non viene fornita un'informativa su quali sono le alternative che hanno davanti, su quali sono i percorsi legali o le alternative, quello che dovrebbero fare, qual è la legislazione italiana. Ci sono solo alcuni volontari che riescono a sopperire, non in tutti i casi, a queste necessità.
  Giusto per farvi capire, vi leggo l'ultima testimonianza, che riguarda una famiglia afgana che abbiamo incontrato in frontiera. C'erano due bambine molto piccole, che viaggiavano con i genitori che erano dovuti scappare. «Quando partimmo con il gruppo di 35 persone verso la Croazia, la bambina aveva paura della Polizia e avrebbe avuto paura ogni volta che la Polizia sarebbe comparsa. L'altro problema è che Pag. 9quando diventa ansiosa si colpisce, sul muro, sul terreno, su qualsiasi cosa. Si colpisce molto duramente, che sia la testa o altro. Si fa male da sola e si getta contro il muro. Non capisce nulla in quei momenti. Una volta che si riprende, ovvero quando si sente meglio, allora piange da quel momento in poi. Ma il fatto è che rimane a disagio. Non chiede nulla, non vuole nulla. Ecco quello che fa. Abbiamo sofferto lungo la strada e speravamo che tutto il ricordo della sofferenza venisse cancellato rapidamente dalla sua memoria, altrimenti sarebbe rimasto nel suo cervello. E a volte, quando alcune donne si siedono e raccontano le storie di come sono arrivate, di come hanno fatto il viaggio, di come sono rimaste in certi luoghi e di come sono state respinte, queste cose sono nella loro memoria. Si ricordano».
  Per avere un rifugio con almeno otto operatori che si potessero alternare tra la notte e il giorno – perché poi i respingimenti avvengono in qualsiasi ora della notte e del giorno – i comuni di Oulx, Claviere, Bardonecchia e Susa hanno presentato alla prefettura di Torino e al Ministero dell'interno un progetto da 900 mila euro in tre anni, che però è stato finanziato solo per 180 mila euro. I restanti fondi dovrebbero essere chiesti ancora a donatori privati. Noi ci auguriamo che nella legge di bilancio, la cui discussione sta iniziando, ci possa essere una modifica che riguarda la ripartizione di quel fondo dedicato ai comuni transfrontalieri dove si gestisce il passaggio delle persone, che possa prevedere almeno una quota parte di quei fondi destinati a progetti di assistenza umanitaria alle persone che arrivano ai nostri confini o passano dai nostri confini. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, dottoressa Antonella Inverno e dottoressa Giusy D'Alconzo. Prima di dare la parola ai nostri colleghi parlamentari per interventi o domande, mettiamo agli atti dei lavori di questo Comitato il vostro rapporto che io stavo sfogliando nuovamente. Per quanto mi riguarda e per quanto ci riguarda, prima di tutto la salute e la difesa dei nostri bimbi. Questo Comitato lavora qui ma lavora anche in esterna, in missione. Siamo stati quattro o cinque volte a Lampedusa, a Ventimiglia, su diversi scenari.
  Uno dei ricordi più toccanti è aver visto personalmente anche dei bimbi piccolissimi. Al rientro di una missione da Lampedusa qualche anno fa, atterrati in aeroporto a Fiumicino, abbiamo prenotato una sala del Senato per fare una conferenza stampa. Siamo atterrati a Fiumicino. Nel transfer ci siamo fatti portare al Senato e in questa sala abbiamo convocato tutti i giornalisti. Abbiamo portato anche le immagini di quello che avevamo visto nell'hotspot di Lampedusa rispetto a dove venivano collocati in quel periodo i minori, ed erano spazi assolutamente inadeguati, proprio al limite della decenza.
  Poi nelle successive visite abbiamo rilevato che la situazione era migliorata, anche se sapete che nel momento in cui quell'hotspot, che ha una determinata capienza, si trova in sovrappopolamento non è in grado di sopportare un carico del genere, e i bimbi non devono a nostro avviso assolutamente pagare le conseguenze perché non c'entrano nulla.
  L'attenzione rispetto ai minori da parte del nostro Comitato ovviamente è assolutamente alta. Poi magari valuteremo anche delle azioni comuni col Presidente Ronzulli, che presiede la Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, e sicuramente avrete avuto già modo di lavorare e interagire.
  Ci sono dei colleghi che vogliono intervenire? Senatore Zuliani, prego.

  CRISTIANO ZULIANI. Grazie, presidente. Grazie alle rappresentanti di Save the Children per l'esposizione che, laddove non fosse già successo, ha aperto gli occhi su alcune realtà che riguardano il mondo dell'infanzia e dell'adolescenza. Volevo solo che mi aiutaste a capire – e non so se lo avete in mano – il report mensile dei minori stranieri non accompagnati, che è stato messo a disposizione del personale di Commissione. Magari se riuscite a recuperarlo, perché volevo un vostro consiglio e una vostra opinione per aiutarmi a decifrare i dati.
  A pagina 1, dove abbiamo le segnalazioni dei minori stranieri non accompagnati,Pag. 10 31/08/2021, abbiamo la suddivisione dei minori per fasce di età. Se ne evince che la fascia dei 17 anni, con un numero di 5.826, quindi un 63,8 per cento, è la più elevata, accompagnato dalla seconda fascia dei 16 anni con 2.102 e una percentuale del 23 per cento. Se poi ci spostiamo a pagina 6, dove abbiamo il focus delle minori di genere femminile, sempre alla stessa data anche lì per le femmine abbiamo le censite, che sono 101 di 17 anni e 37,3 per cento con relativa percentuale, e 64 ragazze di 16 anni o minori con 23,6 per cento.
  La mia domanda, perché se ne sente tanto parlare, è la seguente. Volevo capire una cosa a livello operativo. Al di là di dell'operatività del personale e dei funzionari pubblici, ma anche delle ONG come la vostra, spesso si sente parlare del fatto che c'è il rischio che un soggetto, un ragazzo di 18 o 19 anni, rilasci una falsa dichiarazione per avere agevolazioni per quel che riguarda l'accoglienza e anche il trattamento, che sicuramente è diverso da quello di un minore. Intanto volevo capire, in mancanza di documenti, come si faccia a risalire all'età. Chiedo scusa per la mia ignoranza, ma le audizioni servono anche a questo: a capire l'età del soggetto, del ragazzo o della ragazza, per capire se effettivamente è un minore o se abbia 18 o 19 anni, perché poi in effetti chiedevo anche a voi una spiegazione del perché il numero è così elevato e si abbassa a fasce di età inferiori, e poi anche il confronto tra l'ingresso di minori maschi e femmine. Perché i maschi sono molti di più rispetto alle femmine? Questo succede anche per la sfera dei soggetti adulti. Tra i soggetti adulti che arrivano nel nostro Paese anche con gli sbarchi, sono molti di più i maschi che non le femmine. Volevo un confronto su queste percentuali, sul fatto che sono maschi e femmine, e sulla fascia dei 17 anni. Grazie mille.

  PRESIDENTE. Grazie. Ci sono altri interventi? Senatrice Testor.

  ELENA TESTOR. Grazie, presidente. Saluto anch'io. Grazie per la vostra relazione. Il collega Zuliani ha già anticipato la mia domanda, perché credo che guardando questi dati è la cosa che si evince di più. Il problema probabilmente è proprio questo: anche comprendere come si possa capire se effettivamente è un minore o un maggiorenne. Proprio questo problema probabilmente ha portato anche ad alcuni respingimenti, come è stato detto. La motivazione, quindi, è di facile comprensione. Questo tema credo che sia il fulcro su cui concentrarsi. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, senatrice. Prego, dottoressa Inverno.

  ANTONELLA INVERNO, responsabile Politiche per l'infanzia e l'adolescenza. Cercherò di rispondere a tutte le domande. Non è sempre facilissimo capire perché sono più uomini che donne, più giovani ragazzi che giovani ragazze. Può essere una risposta scontata ma ovviamente non è appurata da testimonianze o fatti. Io immagino, ma poi chiedo conferma alla mia collega, che sia dovuto al fatto che sono viaggi veramente molto pericolosi, quindi vanno in percentuale maggiore i maschi.
  Un'altra ragione sicuramente riguarda il fatto che le femmine, purtroppo, molto spesso si dichiarano più grandi di quello che sono. Questa è una questione su cui noi puntiamo molto l'attenzione. Non vi ho raccontato prima del nostro viaggio a Ventimiglia. Uno degli incontri che almeno a me ha segnato di più è stato quello con una ragazza della Costa d'Avorio che aveva già una figlia con sé molto piccola. Ci ha detto di avere 21 anni e viaggiava con un uomo molto più grande di lei, evidentemente, che non l'ha lasciata da sola un attimo anche per parlare. Su questo vorremmo si concentrasse l'attenzione delle istituzioni e delle forze di Polizia, perché sono casi di traffico di persone sotto gli occhi di tutti, e in molti casi le donne proprio istruite dai trafficanti si dichiarano più grandi di quello che sono. Si dichiarano maggiorenni. Questa ragazza era visibilmente minorenne, e nessuno ha potuto fare niente per bloccarla e per metterla in protezione.
  Dall'altra parte, come si fa a riconoscere l'età di una persona se non ci sono documenti? Per intervenire su questo aspetto Pag. 11c'è un articolo della legge Zampa che disciplina le modalità e la procedura che viene messa in campo per l'accertamento dell'età. È una disposizione di legge che in qualche modo voleva sanare un'informalità nelle prassi che riguardavano l'accertamento dell'età prima dell'entrata in vigore della legge. Ci sono diversi metodi che vengono posti in essere contemporaneamente, che sono banalmente verificare lo sviluppo pilifero, verificare l'accrescimento dei denti, se sono spuntati i denti del giudizio o meno, verificare l'età ossea; ma la scienza ci dice che nessuno di questi metodi è scevro da errori e che anche tutti questi metodi combinati insieme danno un margine di errore di più o meno due anni. Se ci si sofferma un attimo a pensare è evidente, perché un ragazzo della stessa età che è vissuto in Europa mangiando carne quasi tutti i giorni, facendo attività fisica, non lavorando e andando a scuola, in una famiglia, sicuramente avrà un accrescimento diverso da un ragazzo della stessa età che ha sofferto di malnutrizione o quant'altro.
  Dall'altra parte, invece, l'esposizione a una temperatura più alta, al sole, può provocare un accrescimento maggiore in alcune popolazioni. Proprio perché c'è questo margine d'errore, la legge Zampa, ma non solo – questo succede anche nel circuito penale – riconosce un dubbio a favore della minore età. Cioè, se alla fine di questi accertamenti non si riesce a stabilire l'età della persona con certezza, perché l'età rientra in un range che va a quel punto dai 16 ai 20 anni, si dà il beneficio del dubbio e si riconosce la minore età alla persona. Se, invece, l'accertamento dà un'età superiore al margine di errore, allora lì si accerta la maggiore età.
  Devo dire che questa procedura, che prima non era una procedura giurisdizionale, quindi veniva fatta nella totale informalità, ad oggi con la legge Zampa è regolata da una procedura precisa che vuole che il tribunale per i minorenni richieda l'accertamento dell'età e che disponga anche un provvedimento di attribuzione dell'età, che può essere ricorribile o meno. Sulla base di questo provvedimento poi la questura dovrebbe finalizzare l'identificazione della persona.

  GIUSY D'ALCONZO, responsabile Relazioni istituzionali & Advocacy. Aggiungo un aspetto. Ringrazio molto per queste domande, perché sono temi molto complicati, però in questa sede possiamo affrontarli nella loro complessità. C'è un punto che mi sembra importante aggiungere, che riguarda l'informazione. Spesso può accadere che ci sia una scorretta dichiarazione, perché i ragazzini o le ragazzine sono state istruite o istruiti così dai trafficanti, a volte anche in situazioni in cui non ci sarebbe bisogno di dichiarare la minore età per fare accesso al territorio. Questa ce la dice lunga. Ci sono situazioni in cui da richiedenti asilo si potrebbe avere accesso al territorio. Questo è molto significativo.
  Cosa si fa oltre all'accertamento dell'età? Una cosa importantissima da fare prima è l'informativa ai ragazzi. Come diceva la collega, avere una piena informazione sulla legislazione italiana, spiegare a un ragazzo al momento dell'arrivo in frontiera quali sono i suoi diritti e anche quali sono i rischi legali in caso di false dichiarazioni, nella nostra esperienza concreta – per esempio, alla frontiera marittima siamo completamente presenti – abbassa moltissimo il rischio di false dichiarazioni.
  Questo è molto importante perché, invece, alla frontiera terrestre non ci sono in questo momento organizzazioni nell'area di frontiera che possano intervenire e parlare con i ragazzi e con le famiglie o anche affiancare le forze di Polizia, cosa che facciamo da anni in frontiera marittima nel riconoscere, per esempio, una ragazzina adolescente da sola che si dichiara maggiorenne. Quello è un fortissimo indicatore di tratta a scopo di sfruttamento. Anche in quel caso, avere in frontiera operatori specializzati delle varie organizzazioni che esistono sarebbe molto importante e invece questo non accade. Devo parlare della frontiera di Trieste, perché è quella in ingresso gestita dall'Italia però anche in Francia sarebbe utile. A tutte le frontiere Save the Children chiede che ci sia un monitoraggio mirato alla protezione dei più fragili.

Pag. 12

  PRESIDENTE. Grazie. Se non ci sono altri interventi chiudiamo l'audizione. Vi saluto, vi ringrazio. Teniamoci in contatto. Magari programmiamo un'ulteriore audizione al 2022 per aggiornarci sulle evoluzioni. Questo Comitato rimane a vostra disposizione nel mentre per le vostre segnalazioni. Per quanto possiamo fare di competenza parlamentare, siamo assolutamente a disposizione. Vi lascio anche i nostri recapiti, anche il mio recapito diretto del cellulare.
  Siamo a disposizione. Grazie. La seduta è conclusa.

  La seduta termina alle 15.