XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati

Resoconto stenografico



Seduta n. 99 di Martedì 2 marzo 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Briziarelli Luca , Presidente ... 3 

Audizione del direttore generale di Caltaqua SpA, Andrea Giuseppe Gallè:
Briziarelli Luca , Presidente ... 3 
Gallè Andrea Giuseppe , Direttore generale di Caltaqua SpA (intervento da remoto) ... 3 
Briziarelli Luca , Presidente ... 3 
Gallè Andrea Giuseppe , Direttore generale di Caltaqua SpA (intervento da remoto) ... 4 
Briziarelli Luca , Presidente ... 7 
Gallè Andrea Giuseppe , Direttore generale di Caltaqua SpA (intervento da remoto) ... 7 
Briziarelli Luca , Presidente ... 8 
Gallè Andrea Giuseppe , Direttore generale di Caltaqua SpA (intervento da remoto) ... 8 
Casamassima Giovanni , Responsabile ciclo e impianti di depurazione di Caltaqua SpA (intervento da remoto) ... 8 
Briziarelli Luca , Presidente ... 9 
Gallè Andrea Giuseppe , Direttore generale di Caltaqua SpA (intervento da remoto) ... 9 
Briziarelli Luca , Presidente ... 9 
Gallè Andrea Giuseppe , Direttore generale di Caltaqua SpA (intervento da remoto) ... 9 
Briziarelli Luca , Presidente ... 9 
Casamassima Giovanni , Responsabile ciclo e impianti di depurazione di Caltaqua SpA (intervento da remoto) ... 9 
Trentacoste Fabrizio  ... 9 
Grimaldi Lucia , Responsabile affari legali di Caltaqua SpA (intervento da remoto) ... 10 
Casamassima Giovanni , Responsabile ciclo e impianti di depurazione di Caltaqua SpA (intervento da remoto) ... 10 
Lorefice Pietro  ... 10 
Gallè Andrea Giuseppe , Direttore generale di Caltaqua SpA (intervento da remoto) ... 10 
Lorefice Pietro  ... 10 
Gallè Andrea Giuseppe , Direttore generale di Caltaqua SpA (intervento da remoto) ... 11 
Casamassima Giovanni , Responsabile ciclo e impianti di depurazione di Caltaqua SpA (intervento da remoto) ... 11 
Gallè Andrea Giuseppe , Direttore generale di Caltaqua SpA (intervento da remoto) ... 12 
Grimaldi Lucia , Responsabile affari legali di Caltaqua SpA (intervento da remoto) ... 12 
Lorefice Pietro  ... 12 
Casamassima Giovanni , Responsabile ciclo e impianti di depurazione di Caltaqua SpA (intervento da remoto) ... 12 
Lorefice Pietro  ... 12 
Grimaldi Lucia , Responsabile affari legali di Caltaqua SpA (intervento da remoto) ... 12 
Briziarelli Luca , Presidente ... 13 
Gallè Andrea Giuseppe , Direttore generale di Caltaqua SpA (intervento da remoto) ... 13 
Grimaldi Lucia , Responsabile affari legali di Caltaqua SpA (intervento da remoto) ... 13 
Lorefice Pietro  ... 14 
Gallè Andrea Giuseppe , Direttore generale di Caltaqua SpA (intervento da remoto) ... 14 
Casamassima Giovanni , Responsabile ciclo e impianti di depurazione di Caltaqua SpA (intervento da remoto) ... 14 
Briziarelli Luca , Presidente ... 14 

Audizione del Commissario ad acta dell'ATI di Trapani, Mario Cassarà:
Briziarelli Luca , Presidente ... 14 
Cassarà Mario , Commissario ... 14 
Briziarelli Luca , Presidente ... 19 
Cassarà Mario , Commissario ... 19 
Briziarelli Luca , Presidente ... 20 
Lorefice Pietro  ... 20 
Cassarà Mario , Commissario ... 20 
Briziarelli Luca , Presidente ... 21

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
LUCA BRIZIARELLI

  La seduta comincia alle 13.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Do il via ai lavori di questa audizione. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web TV della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del direttore generale di Caltaqua SpA, Andrea Giuseppe Gallè.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in videoconferenza del direttore generale di Caltaqua S.p.A. Andrea Giuseppe Gallè che ringrazio per la presenza; preghiamo di comunicare i nominativi e i ruoli delle eventuali altre persone alle quali sarà data la parola. L'audizione rientra nell'ambito dell'approfondimento sul sistema delle acque reflue urbane e industriali in Sicilia, su cui la Commissione sta svolgendo una specifica inchiesta.
  Comunico che l'audito ha preso visione della disciplina relativa al regime di pubblicità del resoconto stenografico della seduta. Invito il nostro ospite a fornire una relazione, in particolare relativamente alla situazione che si registra nel territorio presso cui svolge l'attività Caltaqua e al termine seguirà una serie di domande da parte dei colleghi. Prego.

  ANDREA GIUSEPPE GALLÈ, Direttore generale di Caltaqua SpA (intervento da remoto). Buongiorno, sono Andrea Gallè, direttore aziendale di Acque di Caltanissetta. Insieme a me sono presenti l'avvocato Lucia Grimaldi, in qualità di responsabile affari legali della società e l'ingegnere Giovanni Casamassima, in qualità di responsabile del ciclo e impianti di depurazione della società.
  La società che rappresento opera nell'intero territorio della provincia di Caltanissetta, per cui è il gestore del servizio idrico integrato di tutti e 22 i comuni della provincia di Caltanissetta a partire dall'anno 2006.
  Ovviamente ci occupiamo della gestione del ciclo completo: dal servizio idrico alla gestione dei reflui fognari fino al trattamento presso gli impianti di depurazione.

  PRESIDENTE. Noi abbiamo ricevuto la vostra comunicazione venerdì sera e quindi immaginavamo che poteste svolgere una relazione introduttiva più consistente. Adesso offro degli spunti: ci sono ancora dei comuni nel vostro territorio che sono addirittura privi di impianto. Può essere plausibile che ci siano degli impianti che funzionano in maniera non ottimale o non funzionanti, vorremmo capire perché. Vorremmo capire tutto quello che è stato il passaggio dall'autorità dell'Ambito Territoriale Ottimale (ATO) a quella dell'Assemblea Territoriale Idrica (ATI). Se non erro, voi avete un contratto che parte nel 2006 per trenta anni e quindi con durata trentennale che prevedeva, al passaggio, la verifica specifica della rispondenza e dei rispetti contrattuali.
  Ci sono vari aspetti, noi immaginavamo una relazione più estesa in modo poi da poter effettuare delle domande specifiche e puntuali al termine dell'illustrazione; quindi Pag. 4le lascerei ancora la parola per un'illustrazione generale.

  ANDREA GIUSEPPE GALLÈ, Direttore generale di Caltaqua SpA (intervento da remoto). Nella relazione che abbiamo trasmesso, che adesso mi appresterò ad illustrare, abbiamo dato riscontro ai punti delle richieste effettuate dal presidente della Commissione. Noi stiamo gestendo il servizio idrico integrato a partire dall'anno 2006 con una convenzione di durata trentennale. A seguito dell'espletamento di una gara che è stata bandita nell'anno 2005, e in ottemperanza alla legge 18 maggio 1989, n. 183 (legge Galli) che a suo tempo era vigente, è stato scelto dal consorzio dei comuni che costituiscono l'ATO idrico di Caltanissetta di effettuare una gara per l'affidamento a un soggetto qualificato dell'intero servizio idrico integrato della provincia di Caltanissetta, con annessi lavori per quanto riguarda gli interventi contenuti all'interno del piano d'ambito che è stato debitamente predisposto e posto a base di gara.
  Dal 2006 noi esercitiamo questo ruolo nei 22 comuni della provincia di Caltanissetta. Nello stato attuale, anche a seguito delle varie evoluzioni normative che regolano il servizio idrico integrato, il passaggio effettivo di consegne fra l'attuale autorità d'ambito in liquidazione e il nuovo organismo, ATI Idrica, è in fase di transizione. Alla data attuale l'ATI, ancorché la legge regionale che istituiva questo nuovo organismo è risalente al 2015, non è ancora nel pieno delle proprie funzioni in quanto siamo in attesa di poter sottoscrivere la convenzione con questa nuova entità giuridica che sappiamo si è costituita. Tra gli allegati alla relazione che abbiamo trasmesso c'è anche una nota con la quale il direttore generale dell'ATI, nominato recentemente, ci ha trasmesso il verbale della seduta di assemblea dell'ATI stessa con la quale è stata deliberata la volontà del subentro all'ATO nella convenzione attuale. Siamo in attesa di ricevere formalmente una comunicazione con la quale, ovviamente mediante un atto notarile, si procederà al subentro dell'ATI all'ATO.
  Questa è una questione che sta paralizzando alcuni aspetti del servizio idrico integrato della provincia di Caltanissetta e di conseguenza la gestione ordinaria della società per il motivo seguente. Per quello che il dipartimento regionale ha reso noto in varie occasioni, anche a seguito di apposite delibere che sono state allegate alla relazione che abbiamo trasmesso, sarà possibile finanziare e quindi erogare i finanziamenti con fondi pubblici per i progetti che sono stati debitamente approvati e trasmessi al dipartimento regionale solo nel momento in cui si costituirà, e quindi entrerà in pieno funzionamento, la nuova entità che è appunto l'ATI.
  Di conseguenza da diversi anni noi abbiamo in sospeso dei progetti che sono pronti per essere finanziati e che sicuramente andrebbero a migliorare di gran lunga il servizio idrico integrato nella provincia di Caltanissetta. Nella fattispecie, come ho indicato nella relazione, a oggi abbiamo dodici interventi per un complessivo di circa 19 milioni di euro che sono in attesa di finanziamento da parte della regione; questi progetti sono all'interno del piano degli investimenti che fa parte, ovviamente, di tutto il meccanismo tariffario che regola il servizio idrico integrato della provincia di Caltanissetta.
  Questo ritardo sta comportando queste conseguenze che non sono banali perché ci sono diversi interventi di sostituzione di rete idrica che sono in attesa di finanziamento per circa 12 milioni di euro e altrettanti interventi nel settore fognario e depurativo che consentirebbero sicuramente o di adeguare degli impianti attualmente esistenti e in condizioni precarie, ma anche di realizzare dei nuovi impianti di depurazione nei comuni, ove al momento il servizio non può essere reso perché mancano gli impianti.
  A tal riguardo noi gestiamo tutti i 22 comuni della provincia di Caltanissetta. Tra i comuni attualmente sforniti di impianto di depurazione c'è il comune di Delia, per il quale è in attesa di finanziamento il progetto di realizzazione del nuovo impianto. Pag. 5
  Poi abbiamo il comune di Sommatino, per il quale sono in corso dei lavori di realizzazione e adeguamento dell'impianto di depurazione finanziati con fondi pubblici nel corso degli anni precedenti e quindi i lavori sono in corso e in fase di completamento entro il 2021.
  Abbiamo il comune di Marianopoli, per il quale è stata già predisposta e trasmessa ai soggetti competenti la progettazione di questo intervento che attualmente si trova in fase di conferenza dei servizi.
  C'è il comune di Montedoro dove il progetto prevede di convogliare i reflui prodotti nella città di Montedoro presso l'impianto di depurazione del comune di Bompensiere che di conseguenza dovrà essere adeguato.
  In tutti gli altri comuni della provincia di Caltanissetta gli impianti di depurazione sono presenti, sono attivi, sono gestiti e, mi permetto di dire, rispettano nella stragrande maggioranza dei casi, nonostante la mancanza degli investimenti previsti dai fondi regionali, i limiti allo scarico previsti nelle varie autorizzazioni, ma in ogni caso previsti dal decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.
  Ricollegandomi alla questione antecedente, il mancato subentro da parte dell'ATI non solo limita i finanziamenti che non stiamo ricevendo da parte della regione Sicilia perché l'unico beneficiario di questi fondi non può che essere l'ATI, secondo il dipartimento regionale.
  Un altro ostacolo che si sta conclamando nel corso di questi anni è il fatto che dal dipartimento regionale non viene riconosciuta la figura del responsabile unico del procedimento (RUP) che sta istruendo ogni singolo intervento che è previsto nel piano degli investimenti proposto dalla società e approvato dall'autorità d'ambito, così come prevede il metodo tariffario predisposto dall'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (ARERA). Non viene data la possibilità di istruire la conferenza dei servizi ai RUP che sono soggetti operanti negli enti pubblici dei vari comuni e che sono stati nominati dall'autorità d'ambito.
  Questo sta comportando il blocco dell'approvazione di molti progetti che noi abbiamo già predisposto e trasmesso e quindi non si può portare a termine l'iter di approvazione previsto per legge. Attualmente noi abbiamo oltre dieci interventi che sono in questa fase di stallo per complessivi 38 milioni di euro e molti di questi riguardano il settore fognario-depurativo. Ultimamente abbiamo sollecitato l'autorità d'ambito come ATO, ma anche l'ATI perché c'è un direttore generale che sta iniziando a lavorare, per far sì che si possano sbloccare queste procedure e portare alla approvazione tutti questi progetti che ci consentirebbero sicuramente – una volta poi finanziati e realizzati – di completare quel parco di infrastrutture che era originariamente previsto nel piano d'ambito della società e che la società doveva realizzare in house mediante i soci per come previsto dal bando di gara nel corso di primi tre anni.
  Per quanto riguarda l'ammontare complessivo dei finanziamenti pubblici, per avere un'idea, a base di gara era previsto un importo complessivo di 127 milioni di euro di finanziamenti pubblici, da realizzare con queste modalità. Allo stato attuale sono stati realizzati circa 45 milioni di euro di investimenti, per svariate motivazioni che è complicato spiegare in pochi minuti, ma che tuttora sono indipendenti dalla volontà del gestore che ha sempre trasmesso, predisposto e inviato i progetti e per varie vicissitudini questi non sono stati finanziati.
  In ultimo c'è la questione dell'ATI che sta pesantemente bloccando le attività che ho appena descritto. Un'altra situazione che stiamo vivendo in maniera negativa è l'autorizzazione allo scarico degli impianti di depurazione. Noi abbiamo predisposto e inviato tutte le richieste di rinnovo, o di nuova autorizzazione, per tutti gli impianti che attualmente gestiamo. Però abbiamo avuto delle risposte molto parziali da parte del dipartimento regionale competente che solamente per otto impianti ci ha formulato delle richieste di integrazioni documentali. Le abbiamo prontamente fornite, ma alla data attuale non hanno consentito Pag. 6a questo soggetto gestore di ricevere l'autorizzazione finale.
  A oggi su 21 impianti gestiti noi abbiamo quattro autorizzazioni allo scarico in corso di validità; tutte le altre sono state richieste, alcune di queste sono scadute, ma ancora a oggi non c'è stata concessa dal dipartimento l'autorizzazione allo scarico, pur avendo presentato tutta la documentazione prevista dalla norma.
  Stessa cosa per quanto riguarda le autorizzazioni alle emissioni in atmosfera. Noi abbiamo presentato le richieste per gli impianti che hanno una capacità superiore ai 10.000 abitanti equivalenti – e nella fattispecie sono gli impianti di Caltanissetta, Gela, Mussomeli, Riesi e Mazzarino – e allo stato attuale anche per questo tipo di autorizzazione siamo in attesa di riscontro da parte del dipartimento regionale competente.
  Abbiamo fatto svariati solleciti, l'ultimo dei quali è stato effettuato a maggio del 2020, ma anche in questo caso non abbiamo avuto i riscontri sperati e dovuti dagli enti preposti.
  Per quanto riguarda gli altri punti contenuti nella nota di richiesta del presidente, non vi sono criticità particolari legate all'applicazione della convenzione e di tutti i documenti connessi, per cui viene assolutamente applicato il regolamento del servizio idrico integrato e la carta dei servizi per come è anche previsto dalle linee dettate dall'ARERA.
  Siamo in una fase, come dicevo poc'anzi, in cui è necessario che la nuova autorità subentri a quella posta in liquidazione, per fare sì anche che si possa provvedere all'aggiornamento di tutti i documenti connessi alla convenzione di gestione – e quindi regolamento, carta dei servizi, disciplinare tecnico – per potere adeguarci alle ultime novità normative emanate dall'autorità nazionale.
  Per quanto riguarda il piano degli investimenti è stato debitamente approvato – in seno alla approvazione della tariffa per il periodo regolatorio 2020/2023 – in piena ottemperanza a quanto previsto dal metodo tariffario idrico, il cosiddetto MTI-3 emanato dall'ARERA.
  L'ATO ha provveduto ad approvare le tariffe a dicembre del 2020, per cui abbiamo una situazione molto chiara e molto lineare per quanto riguarda sia le tariffe da applicare all'utenza, sia il piano degli investimenti da andare a realizzare in questo quadriennio.
  A tal riguardo posso dire che è stato proposto da noi, in qualità di soggetto gestore proponente, un piano degli investimenti a fondi privati di circa 27 milioni di euro e l'ATO ha accordato questa nostra richiesta, per cui il piano è stato approvato ed è già in fase di realizzazione.
  Nell'anno 2020 abbiamo già realizzato 6,2 milioni di euro di investimenti con risorse proprie della società, ovviamente a recupero dalla tariffa applicata all'utenza.
  Infine, per quanto riguarda gli aspetti legati all'emergenza sanitaria dal punto di vista economico non ci sono state ripercussioni gravi sulla società perché il meccanismo tariffario è molto preciso e molto dettagliato, al punto tale che garantisce un valore ricavi garantiti (VRG) alla società per cui dal punto di vista economico non c'è nessun tipo di impatto particolare.
  Invece dal punto di vista finanziario la situazione dell'emergenza sanitaria sta determinando degli effetti sulla tesoreria e quindi sulle casse della società, considerata la difficoltà che i cittadini hanno nel pagamento delle fatture che vengono emesse per le motivazioni note a tutti. Stiamo registrando un aumento della morosità che abbiamo evidenziato nel 2020, con degli incrementi non eccessivi, ma non banali, dettati anche dal fatto che abbiamo dei crediti notevoli nei confronti degli enti pubblici; anche loro sono in grave difficoltà economica e finanziaria, per cui abbiamo difficoltà ad incassare i nostri crediti nei confronti delle amministrazioni pubbliche.
  Dal punto di vista operativo la società non ha mai interrotto il proprio servizio, nonostante l'emergenza sanitaria. Abbiamo subito attuato e messo in funzione tutta una serie di misure di sicurezza in linea con i protocolli emanati dal Ministero e ovviamente contenuti all'interno dei vari decreti del Presidente del Consiglio dei ministri che sono stati emanati nel corso del Pag. 72020. Abbiamo adeguato i nostri uffici, abbiamo predisposto tutto quanto necessario e per fortuna devo dire che non abbiamo avuto grossi impatti sul nostro personale che ha potuto continuare a operare e a garantire il servizio all'utenza nel corso di tutto il 2020, ma anche nel 2021. Per cui da questo punto di vista devo dire che non abbiamo avuto impatti sostanziali.
  Al momento mi fermerei qui, avendo riscontrato i punti indicati nella nota del presidente. Se ci sono domande oppure osservazioni, siamo a disposizione per quanto è necessario.

  PRESIDENTE. Prima di passare la parola ai colleghi vorrei fare alcune domande di carattere generale e alcune di carattere puntuale.
  Intanto una curiosità. Nella relazione che avete allegato, a pagina 2 si fa riferimento al fatto che Caltaqua segue i servizi per 17 comuni su 22. Ora, acquisito che due comuni non hanno di fatto impianti di depurazione, volevo comprendere la discrepanza e chi eventualmente svolgesse le funzioni nei comuni restanti e quali fossero gli altri comuni non compresi.
  A pagina 3 si evidenzia che tra le varie funzioni dell'ATI che subentra all'ATO. Io non entro nel merito di quelle che non possono essere responsabilità vostre come quella dei ritardi di passaggio tra le due entità e come questo possa incidere negativamente sulla possibilità del gestore di operare, però volevo fare una domanda. Nei piani sottoposti ai comuni e approvati, in termini di tariffazione, è stato preso in considerazione il fatto che in alcuni territori non ci siano servizi resi? Vorrei capire quanto incida nella riduzione dei costi richiesti ai cittadini il fatto che il servizio di depurazione, ad esempio, non è svolto.
  Lei faceva riferimento al fatto, come dato positivo, che nonostante i ritardi negli investimenti per le migliorie negli impianti comunque la maggior parte dei controlli ha evidenziato il funzionamento degli impianti stessi.
  Ora ai dati che a noi risultano forniti dall'Agenzia regionale per la protezione ambientale (ARPA Sicilia) in realtà gli impianti controllati sono stati il 70 per cento del totale di quelli presenti; il numero di controlli effettuati copre appena il 23 per cento rispetto a quelli minimi previsti per legge, e nonostante questo a noi risulta che l'82 per cento dei controlli si sia concluso con contestazioni, per la precisione in 14 casi su 17.
  Volevamo un dettaglio di quali siano state le contestazioni che hanno portato a sanzioni e peraltro confutare l'affermazione da lei fatta relativamente all'esito positivo dei controlli. Almeno per quanto attiene ai dati in nostro possesso, ancorché limitati, ahimè si potrebbe immaginare che un numero più elevato di controlli esteso alla totalità degli impianti nel numero previsto avrebbe potuto portare a risultati simili e quindi su questo punto gradiremmo delle indicazioni di dettaglio.
  Relativamente al trattamento e al trasporto dei fanghi, noi abbiamo avuto modo di analizzare i bilanci da voi forniti, in particolare l'aumento dal 2018 al 2019 dei costi per il trattamento dei fanghi che sono passati da 645.926 euro del 2018 a 951.492 euro del 2019. Volevamo capire in dettaglio se questo aumento dei costi sia dipeso da un aumento delle quantità o da un aumento del costo medio di smaltimento e anche sapere se siano rimasti gli stessi e quali siano i siti presso i quali smaltite i fanghi e quale sia complessivamente la situazione degli impianti di smaltimento per quanto riguarda la provincia di Caltanissetta.

  ANDREA GIUSEPPE GALLÈ, Direttore generale di Caltaqua SpA (intervento da remoto). Rispondo alla prima domanda. Per quanto riguarda la gestione del servizio idrico integrato, noi abbiamo la gestione di tutti e 22 comuni della provincia di Caltanissetta. Tra questi solamente in cinque comuni manca il servizio di depurazione: infatti 17 Comuni su 22 sono dotati di impianti di depurazione che sono tutti attualmente gestiti e in funzione.
  Elenco di nuovi i cinque mancanti che avevo elencato poc'anzi. Il comune di Delia per il quale è stato già predisposto un progetto che è in attesa di finanziamento; il comune di Sommatino per il quale ci sono dei lavori in corso per la realizzazione e Pag. 8l'adeguamento dell'impianto di depurazione; il comune di Marianopoli per il quale è stato predisposto – ed è già in fase di conferenza dei servizi per l'acquisizione dei pareri – un progetto per l'adeguamento dell'impianto di depurazione; per il comune di Montedoro è stato predisposto già un progetto per il convogliamento dei reflui all'impianto di depurazione consortile di Bompensiere.
  Abbiamo, infine, il comune di Niscemi. Per i comuni di Niscemi e di Gela i progetti che erano originariamente previsti all'interno del piano degli investimenti della società sono stati avocati dal commissario unico per la depurazione delle acque in Italia. La nostra attività è legata alla progettazione degli interventi che sono stati entrambi progettati e trasmessi al commissario che sta provvedendo, mediante la propria struttura organizzativa, ad acquisire tutti i pareri necessari per l'approvazione dei progetti. Allo stato attuale per quanto riguarda entrambi i progetti – quindi l'adeguamento del depuratore Macchitella a Gela e la realizzazione dell'impianto di depurazione di Niscemi – i progetti sono in attesa di parere ambientale da parte dell'assessorato regionale territorio e ambiente.
  Fatta questa precisazione, la seconda domanda riguardava l'aspetto del subentro dell'ATI, se non ricordo male. Mi ripete la seconda domanda, per favore?

  PRESIDENTE. La seconda domanda riguardava i controlli di ARPA perché nella sua illustrazione aveva riportato che fossero sostanzialmente buoni. Io ho citato le percentuali dei controlli e l'esito dei controlli stessi.

  ANDREA GIUSEPPE GALLÈ, Direttore generale di Caltaqua SpA (intervento da remoto). Per quanto riguarda i controlli ARPA nell'anno 2020 – quindi sto parlando di sopralluoghi effettuati da personale ARPA nell'anno 2020 – abbiamo ricevuto, alla data attuale, un numero di contestazioni pari a cinque, quindi cinque contestazioni per quanto riguarda eventi del 2020.
  Tre di queste sono solo ed esclusivamente per mancanza di autorizzazione allo scarico. Questo significa che delle cinque contestazioni solamente in due casi vi era un superamento dei limiti tabellari, ma in entrambi i casi abbiamo proposto opposizione alla sanzione, documentando in maniera tecnica e analitica le motivazioni per le quali si erano registrati degli sforamenti. Rispetto agli anni precedenti si ha un sostanziale miglioramento delle performance degli impianti, dettate proprio da quello che sto rappresentando. Anche negli anni precedenti le contestazioni effettuate dall'ARPA sono nettamente in diminuzione rispetto agli anni antecedenti al 2019, per esempio. La maggior parte delle contestazioni mosse riguarda le autorizzazioni allo scarico per le quali, come abbiamo detto poc'anzi, noi abbiamo fatto tutto quello che è nelle nostre competenze e possibilità, ma non abbiamo riscontro dal dipartimento regionale.
  Sul tema del rendimento e dell'efficienza degli impianti di depurazione l'ARERA ha introdotto un indicatore specifico – chiamato M6 – che andrà ad essere controllato a fine del 2021, e che quindi misurerà le performance degli impianti di depurazione.
  Posso tranquillamente dire che per gli impianti che hanno una capacità superiore a 2000 abitanti equivalenti, e si tratta di diversi impianti che noi gestiamo, le percentuali di sforamento dei limiti tabellari sono dell'ordine del 4 o 5 per cento.
  Per quanto riguarda le questioni legate ai fanghi di depurazione lascio la parola ai miei collaboratori che avranno qualche dettaglio in più rispetto a quelli che potrei fornire io.

  GIOVANNI CASAMASSIMA, Responsabile ciclo e impianti di depurazione di Caltaqua SpA (intervento da remoto). In merito alla domanda che ha posto, per capire la differenza tra i costi maturati, sostanzialmente tra il 2018 e il 2019, anni a cui si fa riferimento, c'è una grossa differenza dei quantitativi. Se c'è stato un aumento, è derivante anche dal fatto che abbiamo conferito di più presso i centri di smaltimento in generale.
  Questo è dovuto al fatto anche alla considerazione che il 2018 è l'anno orribile Pag. 9dal punto di vista dei fanghi, proprio perché c'è stata una grossa contrazione delle capacità di ricezione – per motivi che non sto qua a valutare – dei centri di compostaggio.
  Contestualmente si è registrato anche un aumento medio dei prezzi che, unito all'aumento delle quantità, ha determinato dei costi maggiori.

  PRESIDENTE. Noi abbiamo i dati dei controlli effettuati sugli impianti da parte di ARPA nel 2018 che sono stati 18. Lei citava il 2020, immagino abbia anche il dato del 2019. Sa dirci complessivamente quanti siano stati i controlli nel 2019 e quanti nel 2020 negli impianti da voi gestiti?

  ANDREA GIUSEPPE GALLÈ, Direttore generale di Caltaqua SpA (intervento da remoto). Per quanto riguarda il 2019 le proposte di sanzione sono 14, di queste praticamente...

  PRESIDENTE. Controlli andati a buon fine, non necessariamente che abbiano prodotto sanzioni. Quanti controlli complessivi e quanti abbiano determinato... Ci sono stati 14 controlli che hanno determinato sanzioni nel 2019, se ho ben capito, su quanti controlli effettuati complessivamente da ARPA in quell'anno?

  ANDREA GIUSEPPE GALLÈ, Direttore generale di Caltaqua SpA (intervento da remoto). Un attimo che prendo il dato.

  PRESIDENTE. Mentre cerca il dato, il collaboratore che ha risposto sui fanghi, non ha risposto per la parte relativa a quali siano gli impianti presso i quali conferite e quale sia la situazione nella provincia di Caltanissetta per quanto riguarda i siti di smaltimento dei fanghi. Magari mentre cercate il dato relativo ai controlli, potreste completare la risposta rispetto a questi due aspetti.

  GIOVANNI CASAMASSIMA, Responsabile ciclo e impianti di depurazione di Caltaqua SpA (intervento da remoto). Certo. Per quanto riguarda i centri di conferimento, facendo riferimento all'anno 2021, fondamentalmente il grosso della nostra distribuzione viene assorbita dal centro di compostaggio IRECON s.r.l. che, se non ricordo male, è in provincia di Siracusa.
  In provincia di Caltanissetta in realtà non ci sono attualmente centri di compostaggio o comunque centri di smaltimento. Questa cosa chiaramente penalizza non poco in termini di costi perché il trasporto ha una determinata incidenza sul prezzo finale a tonnellata.
  Negli anni passati, oltre all'impianto IRECON – chiaramente vado a memoria, ma non puntualizzo l'anno con precisione – in passato ci sono stati Federambiente, Raco, Azienda Agricola Mulinello e basta. I centri di compostaggio sono stati questi principalmente, penso di avere risposto alla domanda.

  FABRIZIO TRENTACOSTE. Volevo precisare alcune cose in ordine a questa ultima risposta fornita dall'ingegnere Casamassima. Durante il nostro sopralluogo all'impianto di depurazione di Gela erano emerse già delle criticità, ovvero dei dubbi in ordine al conferimento dei fanghi e anche a una sproporzione tra le quantità di questi fanghi e la distanza degli impianti di compostaggio rispetto agli impianti di depurazione.
  Come giustamente notava l'ingegnere Casamassima, il trasporto ha un'incidenza notevole sul costo finale che si riversa sulla bolletta a carico dell'utente, quindi io mi chiedo questo: come mai degli impianti di depurazione siti in provincia di Caltanissetta devono smaltire i fanghi presso centri di compostaggio in provincia di Siracusa, quindi con una percorrenza per questi mezzi nell'ordine di circa 250 chilometri?
  Inoltre, in merito al centro di compostaggio di Mulinello che è stato citato, voi siete a conoscenza del fatto che l'autorizzazione ambientale per quel centro di compostaggio è scaduta? Peraltro su quel centro insiste una inchiesta da parte della Guardia di finanza di Enna, del Comando provinciale di Enna coordinata dalla locale procura.

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  LUCIA GRIMALDI, Responsabile affari legali di Caltaqua SpA (intervento da remoto). Il libero consorzio comunale di Enna ha trasmesso una comunicazione specificando che l'impianto in questione poteva esercitare la propria attività fino al 30 settembre del 2020.
  Dalla prima audizione a marzo dello scorso anno del 2020, noi vi abbiamo mandato tutta la comunicazione. Nel momento in cui il libero consorzio ci ha comunicato la sospensione della autorizzazione da parte dell'azienda agricola Mulinello, immediatamente noi abbiamo mandato una comunicazione di divieto assoluto all'ATI – che si era aggiudicato l'affidamento del trasporto nonché del conferimento di fanghi – di procedere a conferire presso l'impianto.
  Successivamente, però, il libero consorzio comunale con una nota di Enna del 4 marzo ha modificato la comunicazione che precedentemente era stata trasmessa; rispetto a questo noi nell'immediato abbiamo prontamente comunicato tutto anche alle autorità competenti. Mi riferisco nello specifico alla procura di Enna e anche, per conoscenza, alla procura di Caltanissetta.
  Questo provvedimento a cui faccio riferimento è stato trasmesso anche a voi da parte mia a marzo, quando tutto è accaduto. Ed è chiaro che quando il libero consorzio ha ritenuto – alla luce di quanto ha comunicato in questa nota – di sospendere l'attività. Ci è stato comunicato, sempre dal libero consorzio, che l'azienda agricola Mulinello aveva presentato anche un ricorso al TAR per l'inerzia del dipartimento regionale, e comunque aveva specificato che questa poteva continuare ad esperire l'attività fino al 30 settembre del 2020.
  Di fatto noi da quella data in poi abbiamo dato sempre comunicazioni all'ATI, affidataria del servizio, di avere notizie in tal senso, e che comunque non avrebbero più proceduto, così come è stato fatto, a conferire presso quell'impianto. Noi ci siamo attenuti a tutto quello che ci è stato comunicato in maniera precisa.

  GIOVANNI CASAMASSIMA, Responsabile ciclo e impianti di depurazione di Caltaqua SpA (intervento da remoto). Aggiungo una cosa, perdonatemi. In ordine alla domanda posta dall'onorevole Trentacoste sull'assenza, purtroppo, di possibilità di conferimento in provincia di Caltanissetta, non posso personalmente che essere d'accordo. I due princìpi cardine del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, sono il recupero dell'energia e il recupero di materia. Per chi vuole perseguire il recupero di materia, il compostaggio o l'agricoltura a oggi sono le uniche destinazioni possibili per il fango, sia tecnicamente, sia, aggiungo io, ma è una mia considerazione, dal punto di vista etico.
  Tanto è vero che l'ARERA, tramite un suo indicatore, penalizza il conferimento dei fanghi in discarica. Ciò posto, visto che all'aumentare dei rendimenti di depurazione è fisiologico, per un banale bilancio di massa, un aumento della produzione dei fanghi, da qualche parte i fanghi devono pure andare. A oggi nello scenario regionale è come se gli impianti di compostaggio fossero polarizzati in due gruppi: un gruppo a occidente e un gruppo a oriente della Sicilia.
  Noi, essendo al centro della Sicilia, purtroppo ci troviamo in periferia da un punto di vista delle stazioni di smaltimento finale dei fanghi, quindi non possiamo che essere d'accordo con l'osservazione che averli lontano chiaramente significa un maggior costo; ma l'alternativa sarebbe lasciare i fanghi dove sono, quindi mi sembra logico farsi carico dei costi.

  PIETRO LOREFICE. Chiedo se è possibile avere alcune informazioni. Per grandi linee, in buona sostanza, per l'autorizzazione allo scarico avete detto che siete in attesa, per buona parte delle istanze presentate, del rilascio delle autorizzazioni da parte del dipartimento regionale competente.
  Non so se avete già inviato un dettaglio, magari una tabella riepilogativa con le singole istanze. Se non è stata inviata...

  ANDREA GIUSEPPE GALLÈ, Direttore generale di Caltaqua SpA (intervento da remoto). La trovate tra uno degli allegati alla relazione.

  PIETRO LOREFICE. Purtroppo non abbiamo avuto modo di vedere la relazione Pag. 11perché è stata inviata, mi dicono, venerdì sera scorso.
  Per quanto riguarda l'impiantistica io volevo alcune informazioni in merito alla rete fognaria e alle opere di collettamento legate alla zona balneare di Manfria, perciò Femmina Morta, Roccazzelle, Manfria e Piano Marina. Nell'elenco che avete inviato vedo che non rientrano tra i progetti in attesa di finanziamento, se ci potete dare delle informazioni in merito.
  Per quanto riguarda i vostri impianti di depurazione, vi chiedo se qualcuno, o più di uno hanno pure l'autorizzazione a ricevere i cosiddetti rifiuti liquidi provenienti da fosse Imhoff o fosse a tenuta, anche perché tra gli impianti vedo che anche voi avete delle fosse Imhoff in gestione. Chiedo se avete anche un servizio e se lo offrite a quelle abitazioni non servite da rete fognaria, ma che hanno una fossa Imhoff, oppure un impiantino che necessita di auto-espurgo. Se non è così, chiedo se già state pensando di attrezzare o fare autorizzare qualche vostro impianto in provincia di Caltanissetta per ricevere rifiuti liquidi o comunque i rifiuti provenienti dalle fosse Imhoff dei fabbricati isolati.
  Per quanto riguarda il comune di Campofranco vorrei capire a che punto era l'iter del progetto.
  Faccio poi l'ultima domanda all'avvocato: se ci può dare informazioni in relazione ai procedimenti penali presso il tribunale di Caltanissetta, che ha visto anche la costituzione di parte civile, se non erro, di 15 comuni tra cui Campofranco, Delia, Marianopoli, Mazzarino, Milena, Montedoro, Acquaviva Platani, Resuttano, Riesi, Serradifalco, Sommatino, Sutera, Vallelunga Pratameno, Mussomeli. Il procedimento vede coinvolti Giuliana Salvatore Maria più sei, è il procedimento penale numero 1703 R.G.N.R., il 2172 R.G.N.R. Però non so se questo è ancora dal giudice per le indagini preliminari (GIP).

  ANDREA GIUSEPPE GALLÈ, Direttore generale di Caltaqua SpA (intervento da remoto). Senatore, vado per ordine alle sue richieste. Per quanto riguarda i progetti relativamente al sistema fognario e di depurazione delle zone balneari di Gela abbiamo due interventi. Il primo è il cosiddetto IT60, completamento della rete fognaria in zona Manfria: un progetto che è stato già predisposto e inviato al RUP per l'indizione della conferenza dei servizi.
  Come ho detto nel mio primo intervento, sono delle attività bloccate da parte della regione siciliana per mancanza di insediamento da parte dell'ATI, per cui i RUP nominati dall'autorità d'ambito sono in questo momento impossibilitati a indire le conferenze dei servizi per l'acquisizione dei pareri e l'approvazione dei progetti.
  Stessa cosa per quanto riguarda il progetto di realizzazione di un collettore per il convogliamento dei reflui prodotti nella zona residenziale balneare di Manfria che dovranno essere addotti all'impianto di depurazione di Macchitella; a sua volta questo impianto dovrà essere adeguato per ricevere questi reflui mediante un progetto che è nelle mani del commissario unico per la depurazione delle acque e al quale noi abbiamo effettuato e fornito la progettazione che, come dicevo nel mio primo intervento, è in attesa di completamento della conferenza dei servizi perché manca il parere ambientale.
  Questi sono gli interventi che riguardano Gela e che da parte nostra sono stati tutti progettati e trasmessi. Per quanto riguarda il depuratore di Campofranco il progetto è stato approvato e trasmesso al dipartimento regionale in attesa di finanziamento in data 13 dicembre 2018, quindi sono trascorsi già tre anni dalla data in cui questo progetto poteva essere finanziato.
  Per gli altri aspetti lascio la parola ai miei collaboratori.

  GIOVANNI CASAMASSIMA, Responsabile ciclo e impianti di depurazione di Caltaqua SpA (intervento da remoto). Per quanto riguarda la domanda che ha posto il senatore Lorefice riguardante i bottini – i rifiuti generati dalle fosse settiche o dalle fosse Imhoff – la norma non prevede che l'impianto sia autorizzato, ma prevede semplicemente una comunicazione agli enti preposti, nella fattispecie al dipartimento regionale e alla provincia di Caltanissetta.
  Però si fa sempre riferimento a un'autorizzazione allo scarico vigente per l'impianto Pag. 12 di depurazione e alla capacità residua di trattamento dell'impianto di depurazione. Non volendo scivolare in tecnicismi, la scelta che attualmente ha fatto l'azienda è questa: destinare la capacità residua di trattamento dei propri impianti di depurazione per attività di manutenzione generate o sul sistema fognario che gestiamo o sul sistema riguardante gli impianti di sollevamento fognario che periodicamente sottoponiamo a manutenzione, come dovrebbe essere effettuato; quindi utilizziamo la nostra capacità residua di trattamento per le attività di manutenzione della nostra rete.
  Abbiamo avuto delle richieste addirittura di conferimento da altri ambiti territoriali, alle quali abbiamo dovuto dare esito negativo, proprio per salvaguardarci la possibilità di effettuare interventi di manutenzione sui nostri sistemi.
  C'era una domanda sulle fosse Imhoff. Noi direttamente abbiamo degli impianti di depurazione che si configurano come delle piccole fosse Imhoff, ma sono impianti di depurazione a tutti gli effetti, cioè non sono ad uso privato, sono all'interno della gestione di Caltaqua.
  Sono impianti per i quali abbiamo fatto richieste di autorizzazione allo scarico, ancora totalmente non esitate.

  ANDREA GIUSEPPE GALLÈ, Direttore generale di Caltaqua SpA (intervento da remoto). Tutto quello che non attiene alla rete fognaria cittadina e quindi ove non c'è la rete fognaria cittadina non è di nostra competenza, per cui eventuali zone dove i cittadini sono dotati di fossa Imhoff sono assolutamente esclusi dalla nostra gestione.

  LUCIA GRIMALDI, Responsabile affari legali di Caltaqua SpA (intervento da remoto). Sono escluse anche dal nostro controllo.

  PIETRO LOREFICE. Mi scusi, ingegnere Casamassima, volevo un'ulteriore puntualizzazione. Penso di avere capito bene: voi per scelta aziendale avete deciso, anche in quegli impianti dove c'è un potenziale residuo di depurazione, di non utilizzarlo per fare accedere soggetti esterni, perciò di utilizzarlo solo per operazioni legate a manutenzione dell'impianto? Volevo capire meglio, anche perché dietro a queste operazioni, anche andando in giro per la Sicilia, sono emerse alcune situazioni che possono essere di interesse della Commissione bicamerale di inchiesta. Stranamente tutti i bottini vanno solo in due o tre impianti per la Sicilia, tra cui in impianti privati, da quello che ci risulta: uno a Termini Imerese e uno a Sciacca. Vorremmo capire se questa è una vostra scelta aziendale: il fatto che nonostante in alcuni impianti, almeno quelli autorizzati, ci sia una capacità residua depurativa, voi non date la possibilità a soggetti terzi privati esterni, ma dedicate di volta in volta questa capacità residua a operazioni di manutenzione interna. Che cosa intende con quella affermazione?

  GIOVANNI CASAMASSIMA, Responsabile ciclo e impianti di depurazione di Caltaqua SpA (intervento da remoto). Certo, è importante puntualizzarlo. Credo che il direttore Gallè abbia completato quella che forse era la parte mancante della mia risposta.
  Noi svolgiamo tutto ciò che è di nostra competenza: l'attività di manutenzione al sistema fognario, al sistema depurativo e al sistema dei sollevamenti fognari.
  Se abbiamo capacità residue di trattamento, nel periodo in cui c'è la capacità residua di trattamento la destiniamo a questa attività, chiaramente saturandola. Tutto ciò che non riesce a entrare dentro la capacità residua di trattamento dell'impianto non possiamo fare nulla per sostituirlo, anche perché non è tra le nostre dirette competenze.

  PIETRO LOREFICE. Potrebbe rispondere alla mia domanda sui procedimenti penali aperti?

  LUCIA GRIMALDI, Responsabile affari legali di Caltaqua SpA (intervento da remoto). Noi non abbiamo procedimenti penali pendenti per quanto riguarda gli aspetti legati alla società. Pag. 13
  Il 1703 è un procedimento penale che per la società si è già concluso con una sentenza, anche passata in giudicato, a febbraio dello scorso anno, nel 2020. Per quanto riguarda l'aspetto che lei ha sollevato poc'anzi in merito alla costituzione delle parti civili, le posso dire che il procedimento penale 1703 è stato trasferito alla procura di Palermo per competenza territoriale. I soggetti che sono stati rinviati a giudizio, perché le indagini si sono appunto concluse, sono soggetti che non sono più presenti in azienda.
  Nel caso specifico la maggior parte dei soggetti coinvolti sono funzionari pubblici della regione Sicilia e dell'ATO idrico CL6; c'è un solo soggetto che era un nostro dipendente, l'ex direttore tecnico che ormai non è più alle nostre dipendenze dal 2016, per il quale non possiamo prendere posizione perché ha seguito la sua strada e anche la decisione, nel caso specifico, di non patteggiare.

  PRESIDENTE. Ci avviamo alla conclusione, alcune ultime domande. In primo luogo: avete fatto riferimento a una serie di investimenti complessivi, a dei progetti di ampio respiro, visto anche che siete gestori dal 2006. In particolare vorremmo sapere, al netto dei ritardi di cui avete fatto menzione, quale sia l'esito al momento, in percentuale, di fondi utilizzati e di fondi ancora da utilizzare e il futuro che gli stessi avranno rispetto al piano pluriennale di cui alla delibera di giunta del 30 marzo 2012, n. 104, e quindi a tutti gli investimenti con fondi europei per gli interventi strategici.
  L'altra domanda: se abbiate in questo momento impianti sotto sequestro e più in generale se siete a conoscenza di fenomeni di inquinamento dei corpi idrici nei quali scaricano le acque dei depuratori da voi gestiti; in tal caso se li abbiate segnalati alle autorità competenti e più in generale se siate a conoscenza di indagini in corso per l'inquinamento di un fiume nel quale riversa le acque depurate uno dei vostri impianti.

  ANDREA GIUSEPPE GALLÈ, Direttore generale di Caltaqua SpA (intervento da remoto). Per quanto riguarda i fondi utilizzati, l'ammontare complessivo degli investimenti connessi alla concessione trentennale di Acque di Caltanissetta è di 245 milioni di euro: di questi 127 sono previsti a fondi pubblici e 118 a fondi privati.
  Allo stato attuale è stato realizzato circa un terzo degli investimenti a fondo pubblico e un terzo degli investimenti a fondo privato. Rimangono oltre 80 milioni di euro di investimenti pubblici da realizzare e circa 90 milioni di euro di investimenti privati da realizzare nei prossimi anni.
  Il tutto è assolutamente riversato all'interno del piano degli investimenti che è stato proposto dalla società ed è stato approvato dall'autorità d'ambito a dicembre del 2020, in seno all'approvazione delle tariffe del periodo 2020/2023. All'interno dei documenti che fanno parte della tariffa approvata c'è il piano degli investimenti, nel quale c'è lo sviluppo dal 2020 al 2036 che è l'anno di ultimazione della concessione, degli investimenti sia pubblici che privati.
  Per quanto riguarda gli impianti sotto sequestro non ne abbiamo, in quanto l'unico impianto che era sotto sequestro era il depuratore di Sommatino ed è stato dissequestrato qualche settimana fa con un provvedimento che è stato siglato opportunamente anche da parte nostra, per cui non abbiamo attualmente impianti di depurazione sotto sequestro.

  LUCIA GRIMALDI, Responsabile affari legali di Caltaqua SpA (intervento da remoto). Premesso che l'impianto sotto sequestro di Sommatino si riferiva al procedimento 1703, di cui vi avevo detto poc'anzi, e come ha confermato il direttore generale è stato dissequestrato proprio a dicembre.
  Detto questo, per quanto riguarda l'aspetto di conoscenza di eventuali inquinamenti, le posso dire che abbiamo avuto conoscenza di un procedimento penale, le cui indagini erano condotte dalla Capitaneria di porto, per quanto riguarda la messa in esercizio dell'impianto di depurazione di Butera la cui gestione in senso Pag. 14proprio è stata presa da parte nostra recentemente.
  Però in quel contesto la nostra posizione è stata chiarita in maniera netta e inequivocabile, ovviamente da parte nostra e di tutto il team – il direttore tecnico, io stessa, il direttore generale – fornendo tutta la documentazione possibile e ritengo che quell'aspetto, dove comunque vi era una indagine in corso, sia stato chiarito.
  Un altro procedimento di cui avevamo conoscenza era quello che riguardava l'impianto di sollevamento ad Acropoli ma mi ripeto: anche in quel caso specifico abbiamo compreso che vi era un'indagine in corso da parte della polizia giudiziaria è stata richiesta una cospicua documentazione e noi abbiamo anche fornito tutti gli elementi e i dettagli possibili. A parte questo sappiamo benissimo che l'indagine può essere in corso e noi comunque non esserne a conoscenza, ma, al di là di questo, tutte le volte in cui la polizia giudiziaria ci ha chiesto della documentazione, noi siamo trasparenti e disponibili e anche abbastanza collaborativi.
  Cerchiamo di dare tutti gli elementi possibili ed utili al fine di confutare qualunque elemento o reato che ne potrebbe scaturire.

  PIETRO LOREFICE. Vorrei una puntualizzazione sull'impianto di Butera che avete preso in gestione a fine novembre del 2011 e che è in piena operatività: i reflui in uscita sono conformi? Avete già avuto di recente, cioè da quando lo gestite voi, una verifica del soggetto controllore, cioè dall'ARPA?

  ANDREA GIUSEPPE GALLÈ, Direttore generale di Caltaqua SpA (intervento da remoto). Rispondo io. Attualmente no. Conduciamo delle analisi in autocontrollo, ma supponendo quelli che potrebbero essere i limiti allo scarico. Butera è tra quegli impianti di depurazione per i quali abbiamo fatto richiesta di rilascio di nuova autorizzazione, ma ancora non l'abbiamo.
  Sappiamo che l'autorizzazione allo scarico è lo strumento all'interno del quale poi vengono calati quelli che sono effettivamente i limiti che deve rispettare l'impianto. Supponendo che siano i limiti classici – tabella 1 e tabella 3 dell'allegato 5 alla parte terza della legge 152 – posso dire che le analisi in autocontrollo ci confortano in tal senso.
  Le analisi vengono svolte settimanalmente e quindi con una frequenza sufficiente per quanto riguarda il gestore.

  GIOVANNI CASAMASSIMA, Responsabile ciclo e impianti di depurazione di Caltaqua SpA (intervento da remoto). L'impianto, a precisazione, ci è stato trasferito in data 27 novembre del 2020 e non nel 2011.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre domande, pregherei gli auditi di poter fornire alla Commissione i dati in loro possesso relativi al 2019 e 2020 per quanto riguarda la quantità trattata di fanghi e i dati relativi alle capacità effettive con l'elenco dei singoli impianti da loro gestiti.
  Li ringrazio ancora per la disponibilità e dichiaro chiusa l'audizione.

Audizione del Commissario ad acta dell'ATI di Trapani, Mario Cassarà.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in videoconferenza del Commissario ad acta dell'ATI di Trapani, Mario Cassarà, che ringrazio per la presenza.
  L'audizione rientra nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sul sito delle acque reflue urbane e industriali in Sicilia. Comunico che l'audito ha preso visione della disciplina relativa al regime di pubblicità del resoconto stenografico della seduta. Invito il nostro ospite a voler svolgere una relazione introduttiva, alla quale poi seguiranno le domande dei colleghi.

  MARIO CASSARÀ, Commissario ad acta dell'ATI di Trapani (intervento da remoto). Grazie, buongiorno, benvenuti a tutti. Sono Mario Cassarà, Commissario ad acta presso l'Assemblea territoriale idrica di Trapani, che in Sicilia, secondo la normazione regionale Pag. 15 è l'ente di Governo dell'ambito e sono stato nominato Commissario ad acta con il compito specifico di redigere il piano d'ambito prescritto dall'articolo 149 del codice dell'ambiente, adottato con decreto legislativo 152 del 2006.
  Mi è stato chiesto di relazionare, cosa che ho fatto nei termini dettati dalla Commissione, su alcuni aspetti riguardanti l'ambito territoriale ottimale di Trapani.
  La richiesta mi è stata avanzata nella qualità di Commissario ad acta per la gestione del servizio idrico. Io ho ritenuto di dover precisare che la mia funzione non è quella dell'organizzazione o della gestione del servizio idrico nell'ambito territoriale ottimale di Trapani, ma si limita soltanto ad una frazione del servizio idrico integrato che è, appunto, quella della redazione del piano dell'ambito territoriale ottimale.
  Tuttavia ho cercato di dare una risposta a tutti i quesiti che mi sono stati posti dalla Commissione e questo non per l'attività sviluppata in seno all'Assemblea territoriale idrica di Trapani, ma quanto per l'attività di ordinaria attribuzione di competenze in seno al Dipartimento regionale dell'acqua e dei rifiuti nel quale sono incardinato.
  Gli aspetti sui quali mi è stato chiesto di relazionare posso passarli in rassegna e sono quelli riportati nella lettera che mi ha inviato il presidente della Commissione. Riguardano l'assetto gestionale del territorio dell'ATO (ambito territoriale ottimale), lo stato di avanzamento dei procedimenti istruttori per il riconoscimento della salvaguardia delle gestioni operanti nell'ambito, l'aggiornamento e/o la redazione del piano d'ambito, se vi fossero elementi di criticità o di inerzia per l'attuazione di una gestione unica del servizio idrico integrato ed eventuali difficoltà legate alla emergenza epidemiologica da COVID-19.
  Passo in rassegna rapidamente tutti e cinque i punti ed eventualmente se vi sono necessità, per quello che ovviamente potrò riferire, sono a vostra completa disposizione.
  L'assetto gestionale del territorio dell'ATO di Trapani. Intanto va fatto un breve cenno storico, nel senso che le vecchie autorità di ambito territoriale ottimale che nascevano successivamente all'adozione della legge Galli erano state mandate in soffitta con la finanziaria, se non ricordo male, del 2009 (valida per l'anno 2010), sostituite con nuovi enti di governo d'ambito. Le regioni avrebbero dovuto normare in questo senso. In Sicilia l'organizzazione della governance del servizio idrico integrato è avvenuta con l'adozione della legge regionale numero 19 dell'agosto del 2015, legge che però subì una pesante impugnativa da parte dello Stato, perché alcuni articoli interessavano, oltre che l'organizzazione della governance, anche la parte dell'organizzazione della gestione.
  Il tutto si risolse nel 2017 con una sentenza della Corte costituzionale che abolì alcuni degli articoli della legge, mantenendo in vita soltanto quelli relativi all'organizzazione della governance.
  Nel 2016, in applicazione di questa norma regionale, vennero ridelimitati gli ambiti territoriali ottimali. Intanto la norma stabiliva che gli ambiti in Sicilia avrebbero dovuto essere nove, questo non era un numero derogabile, e che avrebbero dovuto coincidere con i territori delle ex province oppure dall'aggregazione di bacini idrografici similari.
  Nel 2016 la regione adottò un decreto in base al quale la delimitazione degli ambiti territoriali ottimali rimaneva ancorata alla delimitazione territoriale delle ex province regionali, esattamente con la stessa delimitazione geografica del precedente ambito territoriale ottimale.
  All'interno di questo comprensorio ricadono 24 Comuni, la cui gestione del servizio idrico – al tempo non si parlava di servizio idrico integrato, ma per quanto è frazionabile nei tre segmenti con cui abitualmente siamo portati a suddividere il servizio idrico integrato, cioè quello di acquedotto, di fognature e di depurazione – era sostanzialmente condotto in economia dai comuni.
  Unica variazione a questo schema è dettata dalla presenza di un ente regionale, l'Ente acquedotti siciliani, che sin dagli anni quaranta era nato in Sicilia con il Pag. 16compito di gestione di alcune reti acquedottistiche esterne e di alcune reti di distribuzione interne dei vari comuni.
  La provincia di Trapani era interessata – o meglio, è ancora interessata – con la presenza dell'Ente acquedotti siciliani per 16 comuni, se non ricordo male, su 24 o 15 comuni, adesso non ricordo bene il numero.
  Generalmente sono i comuni con un numero di abitanti più ridotto rispetto ad altri, quelli più grossi, che hanno mantenuto in autonomia la gestione del servizio acquedottistico. Il servizio di fognatura è sempre, in questo momento, assicurato dai comuni; il servizio di depurazione è sempre, in questo momento, assicurato dai Comuni.
  L'Ente acquedotti siciliani è stato posto in liquidazione nel 2004, a seguito della riforma conseguente alla legge Galli del servizio idrico. Il servizio di adduzione a grande scala che già esercitava l'Ente acquedotti siciliani, è stato attribuito ad una società mista partecipata dalla regione che si chiama Sicilia Acque SpA che ha assunto in gestione quelle opere sin dalla metà del 2004, mentre la parte di distribuzione e quindi quella delle reti interne che non poteva essere attribuita al gestore a grande scala, è rimasta in capo all'Ente acquedotti siciliani ancora per svariati anni in ragione del fatto che l'assegnazione del servizio idrico integrato dell'ambito di Trapani non si era mai concluso con un affidamento per ragioni relative, sostanzialmente, a gare andate deserte o quando vi era qualche partecipante ritenuto dalle commissioni giudicatrici non in possesso dei requisiti necessari per poter acquisire il servizio.
  Questo ha portato alla continuazione di uno scampolo dell'attività gestionale dell'Ente acquedotti siciliani che man mano che passava il tempo diventava, ovviamente, sempre più debole, perché era un ente ormai in liquidazione, con difficoltà organizzative che erano esattamente quelle per le quali era stato posto in liquidazione.
  Si arriva fino al 2017 in queste condizioni, anno in cui la regione adotta una norma che prevede il trasferimento temporaneo ai fini gestionali delle reti ancora gestite da Ente acquedotti siciliani ai comuni interessati territorialmente nelle more della individuazione del gestore unico d'ambito. Questo si inseriva nell'ambito della volontà della liquidazione definitiva dell'Ente acquedotti siciliani.
  I comuni hanno resistito a questa attività, che aveva anche condotto alla nomina di una serie di commissari per il trasferimento degli impianti. Questo contenzioso che è venuto fuori si è sostanzialmente concluso alla fine del 2020, perché è intervenuta una sentenza della Corte costituzionale che ha riconosciuto l'illegittimità della norma e in conseguenza di ciò il TAR Palermo – adito da una serie di comuni della provincia di Trapani – ha riconosciuto le ragioni dei comuni e quindi non si è potuto consumare questo passaggio delle reti, ancorché temporaneo o sotto l'aspetto gestionale ai comuni interessati.
  Per quanto riguarda il servizio di gestione della fognatura e di gestione della depurazione, il servizio è stato storicamente, ed è ancora in attesa dell'affidamento della gestione unica d'ambito, in capo ai comuni. Questo per quanto riguarda l'assetto gestionale dell'ambito.
  Per quanto riguarda le gestioni salvaguardate, l'Assemblea territoriale idrica che in Sicilia è l'ente di governo d'ambito – quindi nel caso dell'ATO di Trapani costituita, sostanzialmente, dai 24 comuni che ricadono all'interno del territorio provinciale – è ormai un organismo che ha uno statuto, che non ha o meglio non aveva, ora lo ha in minima parte e nel prosieguo vi dirò, un'organizzazione tecnico-amministrativa. Però è costituita per norma ed opera.
  Riguardo agli aspetti di salvaguardia di gestioni, devo dire che l'Assemblea territoriale idrica ha adottato a giugno dello scorso anno una deliberazione (la numero 28), con la quale si è preso atto che nessuno dei comuni ricadenti all'interno dell'ambito territoriale ottimale, possiede i requisiti richiesti dall'articolo 147, comma 2-bis, del codice dell'ambiente per ottenere la gestione autonoma salvaguardata.
  Mentre per quanto riguarda le gestioni esistenti, ho già detto che queste sono sostanzialmente condotte in forma di gestione Pag. 17 diretta, fatta salva la vicenda dell'Ente acquedotti siciliani.
  Veniamo all'aggiornamento del piano d'ambito, poiché l'ente di governo non aveva provveduto, la regione – operando nel solco dell'articolo 172 del codice dell'ambiente – ha provveduto prima alla diffida, secondo la procedura dettata dal decreto legislativo 152, e alla nomina di un commissario ad acta. Io sono il commissario ad acta. Il compito era quello della redazione del piano d'ambito.
  Al momento dell'insediamento devo dirvi che ho trovato soltanto l'Assemblea territoriale idrica insediata, dotata di uno statuto, ma non vi era alcuna forma di amministrazione operante in seno ad ATI, non vi era personale, un protocollo, una PEC, un sito Internet. Sostanzialmente non c'era un'amministrazione operante, perché non c'era un codice fiscale, non c'era l'iscrizione all'indice delle pubbliche amministrazioni. Questo, ovviamente, rendeva impossibile qualunque forma di operatività.
  Devo dire che nel frattempo si era insediato il nuovo presidente dell'Assemblea territoriale idrica che, ovviamente, da questo punto di vista aveva più potere rispetto a me, perché io sono nominato commissario con un compito ben preciso, non ho potere di gestione dell'Assemblea territoriale idrica. Però con la collaborazione anche del presidente si è riusciti a dare all'ATI quella forma amministrativa minima che consenta in termini di personale e di operatività di condurre le attività necessarie per lo sviluppo del piano d'ambito.
  Alla fine si è istituito un protocollo, c'è un contingente di personale, ancorché part-time e molto ridotto, ma che mi ha consentito la nomina delle figure principali – quella del responsabile del procedimento – di un minimo di struttura di supporto.
  Abbiamo anche trovato un minimo di possibilità contributiva da parte dei comuni, che hanno cominciato a versare qualcosa per le spese di funzionamento dell'amministrazione. La regione è intervenuta rendendo disponibili anche le somme necessarie per dare la copertura alle spesse per la redazione del piano d'ambito. La regione ha anche stipulato un protocollo di intesa con Invitalia, per il supporto ad una serie di attività nei settori dei rifiuti e delle acque, tra cui anche quella per la redazione del piano d'ambito e Invitalia è stata sfruttata quale centrale unica di committenza.
  In sintesi si è riusciti ad espletare tutte le attività necessarie per l'affidamento del servizio di redazione del piano d'ambito. Non abbiamo ancora stipulato il contratto per ragioni collegate al rispetto dei tempi dettati dal codice dei contratti, però l'attività è già partita con l'acquisizione di tutte le informazioni che i comuni possono rendere disponibili, in merito alla costituzione impiantistica e in merito anche agli aspetti di natura amministrativa e finanziaria, quali emissioni di ruoli, possibilità di incasso, insomma la ricostruzione di quella che è la storia gestionale di tutto l'ambito.
  Diciamo che da questo punto di vista l'attività commissariale che si doveva porre in essere sostanzialmente è stata sviluppata. È chiaro che il Commissario – almeno ritengo che questa sarà l'intenzione della regione – rimarrà attivo fin quando il documento non sarà definitivamente completato, con l'adozione finale da parte dell'Assemblea territoriale idrica o in alternativa a cura del Commissario.
  Un altro punto su cui mi è stato chiesto di riferire qualcosa è relativo alla presenza di eventuali criticità o di inerzia nell'attuazione del servizio idrico integrato.
  Il decreto 152, all'articolo 172, dice chiaramente che gli elementi su cui deve essere concentrata l'attività sono la redazione del piano d'ambito, la scelta della forma di gestione e l'affidamento del servizio idrico. In una qualche misura le ultime due attività sono subordinate all'adozione del piano d'ambito. Dato per scontato che ormai il piano d'ambito sia più o meno in dirittura d'arrivo, rimangono la scelta della forma di gestione e l'affidamento del servizio idrico integrato a un gestore unico.
  Nella mia relazione ho posto l'attenzione su tre aspetti. Uno in una qualche misura l'ho già toccato, e cioè quello dell'assetto tecnico-amministrativo dell'Assemblea territoriale idrica. Ritengo che l'attuale organizzazione dell'ATI – che inizialmente Pag. 18 era composta da due unità a tempo parziale, alle quali di recente se ne sono aggiunte altre due – sia ancora troppo debole per potere sviluppare tutta l'attività che è collegata con le fasi impegnative di affidamento del servizio, a prescindere dalla forma di affidamento che vorrà scegliere l'Assemblea territoriale idrica.
  Un secondo aspetto è quello di natura infrastrutturale. Vi sono alcune criticità, una in termini di carenza di approvvigionamento in un'area che è quella sud occidentale (la fascia costiera tra Marsala e Mazara del Vallo), dove per una serie di accadimenti, la falda è ormai fortemente depauperata e anche sotto l'aspetto qualitativo è in maniera significativa compromessa.
  Questo impone il mantenimento a riposo della falda e quindi l'individuazione di una risorsa alternativa per l'approvvigionamento di questi comuni. Questa possibilità c'è, la stiamo approfondendo ulteriormente attraverso il piano d'ambito e sotto l'aspetto regionale anche attraverso il gestore di sovrambito. È chiaro che questo comporterà l'attuazione di una serie di interventi che hanno un loro costo e secondo i criteri di regolazione dettati da ARERA, possono anche avere un peso importante sulla regolazione tariffaria futura.
  Un secondo aspetto è quello relativo alla presenza dell'Ente acquedotti siciliani (EAS). Dal periodo in cui è stato posto in liquidazione (nel 2004) fino a oggi, ha visto l'esecuzione di una ridottissima quantità di interventi di manutenzione sulle reti date in gestione ad EAS, reti che, chiaramente, oggi scontano questa scarsità di manutenzione effettuata. Il che si traduce, ancora una volta, nella necessità di programmare investimenti che avranno un loro peso finanziario.
  Ultimo argomento è quello delle procedure di infrazione comunitaria per inosservanza della direttiva comunitaria del 1991 sul trattamento delle acque reflue urbane. La provincia di Trapani, a fronte di 24 comuni, ne ha circa 16 – se non ricordo male – interessati da procedure di infrazione.
  Due sono comuni piccolini che non rientrano neppure nel campo di applicazione della direttiva, sei sono comuni che in questo momento non sono interessati dalla procedura di infrazione, ma hanno una situazione infrastrutturale, come dire, claudicante e quindi è lecito pensare che se non lo sono ora, potranno esserlo in futuro. In ogni caso per raggiungere gli standard qualitativi del servizio dettati da ARERA è necessario prevedere investimenti. Su tutti gli altri occorre rapidamente programmare ed effettuare degli interventi che sono quelli necessari per la fuoriuscita dalle procedure di infrazione.
  Devo dire che proprio in questi giorni, in virtù delle richieste che ci sono pervenute – parlo come regione e non come Commissario dell'ATI – da parte della Presidenza del Consiglio per la predisposizione degli interventi che dovrà porre in essere il Commissario unico per la depurazione, è già stato fatto uno screening anche in provincia di Trapani, oltre che negli altri ambiti della regione siciliana. Già possediamo un elenco iniziale degli interventi. Sotto l'aspetto depurativo e fognario vi dico subito che in provincia di Trapani, limitatamente agli agglomerati in procedura di infrazione, pesano per circa 70/75 milioni di euro, oltre agli interventi che sono già stati programmati con la delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile del 2012, la numero 60, che riguardano anche comuni grossi come Marsala, Mazara o Campobello di Mazara e Castelvetrano e che sono, però, già in attuazione a cura del Commissario unico e dotati in ogni caso di copertura finanziaria.
  Una delle più grosse criticità sta nel fatto che il peso degli investimenti è importante e questo potrebbe scontare un peso determinante sulla maggiore o minore tariffa che potrà definirsi secondo il metodo tariffario dettato dall'autorità nazionale. Queste sono le criticità.
  Per quanto riguarda il COVID, poco ho detto, perché la Sicilia e la provincia di Trapani, in questo caso, non sfuggono alla regola nazionale, per cui la pandemia ha sostanzialmente condizionato e continua a Pag. 19condizionare le odierne attività di tutti noi al pari di quello che avviene in quasi tutte le regioni del mondo.
  Ecco, questo è uno screening a 360 gradi, poi per quello che potrò riferire in base alle esigenze della Commissione io sono a vostra disposizione.

  PRESIDENTE. La ringrazio per la lunga e approfondita relazione, prendo atto che lei è in carica solo da quattro mesi e ovviamente non potrà darci conto di grandi azioni compiute dal momento del suo insediamento, atte a colmare ampi ritardi.
  Mi limito a due domande. La prima. Se volesse fornirci un quadro – perché immagino che lo avrà a sua volta richiesto – relativo ai controlli svolti da ARPA Sicilia. Noi abbiamo i dati relativi al 2018, pubblicati nel 2019 e vorremmo avere conferma. A noi risulta che siano stati sottoposti a controlli solamente il 48 per cento degli impianti da voi gestiti e che i controlli effettuati rappresentano solo il 5 per cento, per il 2018, di quelli che si sarebbero dovuti svolgere come minimo previsto. Tuttavia, a fronte di questa percentuale decisamente ridotta, l'87 per cento di essi si siano conclusi con contestazioni, precisamente 14 su 16. Quindi volevamo capire se avesse a disposizione anche i dati relativi al 2019 e 2020 relativamente ai controlli e se potesse commentarceli.
  La seconda domanda è di carattere generale, non può che essere così in funzione del periodo di sua attività. Che cosa ha concretamente fatto fino a oggi e come intenda muoversi per la realizzazione di quello che di fatto dovrebbe essere il primo piano d'ambito per questo territorio? Che situazione ha trovato rispetto alle strategie e alle possibilità in generale di intervenire sugli impianti? Che cosa è stato fatto prima della sua nomina?
  Ultimo aspetto. Rientra nella sua attività anche il depuratore di Trapani? Se sì, potrebbe riferirci sui lavori previsti per superare le criticità relative alle condotte di adduzione che anche a causa di rotture periodiche e insieme a sversamenti illegali, hanno comportato un deflusso di reflui nelle aree protette delle saline, con un pregiudizio anche di salute pubblica.

  MARIO CASSARÀ, Commissario ad acta dell'ATI di Trapani (intervento da remoto). Presidente, intanto ripeto che tra i miei compiti non rientrano compiti gestionali, ma solo quelli relativi alla redazione di un piano. Come Commissario non seguo le vicende relative alla gestione degli impianti di depurazione.
  ARPA effettua i controlli e su questo posso riferire qualcosa per esperienza all'interno del mio ufficio. Le risultanze dei verbali di ARPA vengono trasferite anche al Dipartimento acque e rifiuti che in Sicilia è onerato per il rilascio delle autorizzazioni allo scarico degli impianti di depurazione. Arrivano non immediatamente, però è chiaro che se dovessi riferire sull'esito dei controlli, in questo momento avrei bisogno di far tirare fuori tutta la documentazione di ufficio, cosa che chiaramente non ho. Quindi posso riservarmi di fare una raccolta dei verbali ARPA che sono arrivati anche nell'ultimo periodo, relativi a controlli effettuati nel secondo semestre del 2020, in ogni caso ci saranno dei controlli effettuati nel 2020, e poi capire quanto incidono percentualmente. Su questo non ho gli elementi per poterlo riferire.
  Passo al secondo punto. Cosa prevediamo con il piano d'ambito? Il piano d'ambito ha una finalità che è quella di studiare e individuare lo stato odierno del servizio e le misure per poter portare il servizio medesimo al raggiungimento degli standard di quantità e di qualità che sono richiesti dall'organo nazionale di controllo, cioè dall'ARERA. Questo significa individuare il regime di perdite, il malfunzionamento degli impianti di depurazione, la copertura del servizio di distribuzione e del servizio di fognatura e colmare tutte quelle lacune che in questo momento sono presenti. Questo si ricollega a quello che dicevo all'inizio, cioè alla necessità di dovere effettuare una serie importante di investimenti, che già sappiamo, anche se in questo momento non possiamo quantificarli con un grado di accuratezza opportuno, ma è esattamente questo che vorrà e dovrà fare il piano d'ambito. Sappiamo che ci sono sicuramente degli importanti investimenti necessari per colmare le lacune sull'approvvigionamento, Pag. 20 ci sono importanti investimenti che si rendono necessari per colmare lacune in termini di riduzione delle ingenti perdite che ci sono soprattutto nelle reti di distribuzione interne, per le quali non sono stati programmati, almeno negli ultimi dieci anni, gli opportuni interventi manutentori. Sappiamo che ci sono degli interventi che devono essere effettuati per colmare il gap depurativo che ancora in questo momento si manifesta.
  Per quanto riguarda l'ultima domanda, quella relativa al depuratore di Trapani. Devo dire che Trapani non rientra tra gli agglomerati in procedura di infrazione. Siamo a conoscenza – parlo ancora una volta come regione – delle problematiche che sono sorte relativamente alle frequenti rotture del collettore di adduzione da via Marsala fino all'impianto di depurazione. Però devo aggiungere – e posso anche trovare i riferimenti – che abbiamo dato il nostro nullaosta al comune di Trapani per l'utilizzo di una somma accantonata che avrebbe dovuto essere, in tempi passati, trasferita alla regione in applicazione di una vecchia ordinanza di protezione civile. Su richiesta del comune di Trapani abbiamo dato il nostro nullaosta, proprio perché il comune potesse programmare gli interventi di risanamento di questo collettore che molto frequentemente denunciava delle rotture.
  Quindi riteniamo che il comune stia provvedendo alla redazione del progetto, se non lo ha addirittura già fatto, però quell'autorizzazione che noi potevamo concedere per l'utilizzo di queste somme è sicuramente un fatto che consente di superare questa difficoltà che ormai è quasi incancrenita, perché abbiamo visto passare tante contestazioni mosse dall'ente gestore della riserva delle saline di Trapani proprio relative a questo fenomeno di rottura del collettore emissario dalla città verso il depuratore.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Un'ultima domanda puntuale che abbiamo rivolto a tutti gli auditi: relativamente al trattamento dei fanghi che residuano nella lavorazione, se potesse dirci presso quali impianti vengono smaltiti e in generale qual è la situazione della provincia per quanto attiene la disponibilità degli impianti stessi?

  PIETRO LOREFICE. Grazie per la relazione. Trapani ha una situazione anomala, dove non c'è un soggetto gestore ancora individuato, perciò voi avete i rapporti con i singoli comuni che, nella migliore delle ipotesi, gestiscono direttamente gli impianti. Io le chiedo, ci sono comuni che invece già hanno una fase avanzata di progettazione? Hanno chiesto a voi, come soggetto responsabile, di avere delle autorizzazioni per attingere ai necessari finanziamenti regionali? Perché con altre ATI è emerso che il soggetto gestore, per carenze legate all'ATI, non riesce ad attingere o ad arrivare al finanziamento. Volevo capire se presso la vostra struttura vi sono giacenti progetti definitivi, esecutivi, che necessitano della vostra autorizzazione per poi avere finanziamenti regionali.

  MARIO CASSARÀ, Commissario ad acta dell'ATI di Trapani (intervento da remoto). Senatore, noi abbiamo adottato come strumento programmatorio della regione il Patto per il Sud. All'interno del Patto per il Sud il criterio ispiratore di inserimento degli interventi è stato proprio quello di riguardare agglomerati ricadenti in procedure di infrazione o agglomerati i cui impianti di depurazione avevano delle particolari e gravi carenze, cioè impianti posti sotto sequestro, per cattivo funzionamento e quant'altro.
  In attesa che si definisse la vicenda relativa all'affidamento del servizio di gestione al gestore unico d'ambito, la regione siciliana ha anche adottato una delibera che consente – dove le ATI non dovessero avere una organizzazione tale da potere attuare gli investimenti – la convenzione con i comuni territorialmente beneficiari del finanziamento per potere porre in essere l'intervento stesso.
  La provincia di Trapani all'interno di questo strumento programmatorio è presente, ricordo a memoria, per esempio, alcuni interventi a Valderice e a Salemi. C'è anche un altro piccolino a Petrosino. Potrebbe anche sfuggirmene qualcun altro, ma ripeto, vado a memoria. Pag. 21
  In questo momento non mi risulta che per la provincia di Trapani ci siano interventi che godono del beneficio del finanziamento che siano in una qualche misura bloccati all'interno del dipartimento. Vi possono essere delle difficoltà programmatorie, perché alcuni canali programmatori presuppongono la copartecipazione al finanziamento con ricadute sulla tariffa. Circostanze che in un ambito privo di soggetto gestore spesso non sono verificate, proprio perché i comuni non sono nelle condizioni di poter sostenere la copartecipazione finanziaria a proprio carico. Il Patto per il Sud è uno degli ultimi strumenti programmatori che prevede l'esecuzione degli investimenti a totale carico pubblico.
  Mi aveva anche fatto una domanda sui fanghi di depurazione. Purtroppo su aspetti gestionali di questo tipo non sono nelle condizioni di poter rispondere, perché queste non sono informazioni che arrivano al nostro dipartimento e come Commissario dell'ATI non ho compiti relativi allo smaltimento dei fanghi provenienti dal trattamento di depurazione.

  PRESIDENTE. La ringraziamo. Dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.