CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 28 maggio 2020
377.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazioni nn. 5-02878 e 5-03448 Delmastro delle Vedove e 5-04036 Comencini: Sulla tutela degli interessi energetici nazionali nel Mediterraneo Orientale.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  Il Governo italiano segue con la massima attenzione le questioni energetiche nel Mediterraneo orientale, con particolare riferimento agli sviluppi legati all'invio della nave perforatrice Yavuz nel Blocco 7 della Zona Economica Esclusiva di Cipro.
  L'arrivo della Yavuz nelle acque cipriote ha rappresentato un salto di qualità nella controversia tra Nicosia e Ankara e toccato direttamente gli interessi italiani nella regione. Il Blocco 7, infatti, è stato assegnato al consorzio ENI-Total alla fine dello scorso mese di luglio e si trova in un'area della Zona Economica Esclusiva cipriota di considerevole importanza idrogeologica. L'Italia ha quindi ritenuto necessario esprimere un orientamento di fermezza nei confronti della Turchia. Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha infatti tempestivamente manifestato preoccupazione per l'iniziativa turca con il comunicato stampa dello scorso 5 ottobre.
  Insieme ai partner europei, l'Italia ha reagito alle iniziative turche e inviato un chiaro segnale politico, mantenendo tuttavia un approccio graduale e reversibile per favorire una de-escalation nel Mediterraneo orientale. Già prima dell'arrivo della Yavuz nel Blocco 7, il Consiglio affari esteri UE del 15 luglio scorso aveva approvato una serie di misure politiche nei confronti della Turchia: sospensione di alcuni formati di dialogo, riduzione dei fondi di pre-adesione, revisione delle politiche di prestito della Banca europea per gli investimenti.
  Alla luce delle reiterate attività turche nella Zona Economica Esclusiva cipriota il Governo italiano ha sostenuto l'introduzione di sanzioni per le persone fisiche e giuridiche coinvolte nelle attività turche di perforazione, individuate concretamente al CAE dell'11 novembre. Queste sanzioni comportano il divieto di ingresso nel territorio dell'Unione Europea, il congelamento dei beni capitali e l'impossibilità di ricevere fondi da persone ed enti UE.
  I provvedimenti disposti in tal senso non hanno tuttavia dissuaso la Turchia dal proseguire le proprie iniziative di trivellazione nella ZEE di Cipro. Il Consiglio Affari esteri ha quindi confermato in più occasioni, da ultimo con una dichiarazione dei 27 Ministri degli esteri il 15 maggio scorso, la piena solidarietà nei confronti di Nicosia riguardo alla tutela dei suoi diritti sovrani. È stata espressa in particolare condanna per le nuove iniziative turche, senza tuttavia prefigurare ulteriori misure sanzionatorie nei confronti di Ankara a tutela dei nostri interessi. La turca TPAO è infatti partner rilevante di numerose imprese europee, tra cui alcune italiane, impegnate a garantire il transito di petrolio e gas, ad esempio dal bacino del Caspio, verso l'Europa. Anche ad avviso di altri partner europei, ulteriori, generalizzati provvedimenti ritorsivi finirebbero per nuocere al regolare funzionamento di infrastrutture di interesse strategico.
  Nel frattempo, l'Eni e la francese Total hanno sospeso lo scorso aprile, orientativamente per un anno, le proprie operazioni a causa della pandemia da Covid-19.
  Il Governo continuerà a monitorare con particolare attenzione l'evoluzione della situazione e a vigilare affinché siano Pag. 71tutelati gli interessi italiani nel Mediterraneo orientale, operando tanto sul piano bilaterale – nei contatti con Turchia e Cipro – quanto a livello UE, ove il tema delle tensioni in quell'area figura molto spesso in agenda.
  Crediamo che l'energia debba rappresentare un fattore di convergenza, le cui potenzialità possono essere sfruttate pienamente solo con il coinvolgimento di tutti gli attori della regione. L'Italia è protagonista su tutto lo scacchiere mediterraneo e la nostra trasparente agenda energetica si basa sul riconosciuto primato della nostra industria nazionale, oltre che sul dialogo e il reciproco beneficio. Senza volontà di dialogo, il Mediterraneo orientale vedrebbe sacrificare una parte importante del proprio rilevantissimo potenziale.
  Piuttosto che perseguire una logica meramente reattiva e sostanzialmente improduttiva di fronte ad azioni che pur riteniamo provocatorie ed illegittime, occorrerà promuovere, in ambito Unione europea e con i nostri partner mediterranei, uno sforzo comune di sintesi, per affrontare le questioni aperte alla luce di superiori benefìci di crescita, stabilità e sviluppo discendenti dalle enormi potenzialità energetiche dell'area. Esplorazione, sfruttamento delle risorse, costruzione delle infrastrutture, mercato del gas, esportazione e sicurezza energetica sono per il Governo gli elementi cardine di una soluzione complessiva per la questione energetica nel Mediterraneo orientale.

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ALLEGATO 2

Interrogazioni nn. 5-02369 e 5-03416 Delmastro delle Vedove: Sulla riapertura dell'Ambasciata a Damasco.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  Il conflitto siriano, giunto ormai al nono anno, può trovare una soluzione solo attraverso un processo politico credibile in linea con la risoluzione 2254 approvata all'unanimità dal Consiglio di sicurezza dell'ONU. È questa la posizione che il Governo italiano ha sottolineato più volte, anche qui in Parlamento. È in questa direzione che si rivolge il nostro impegno per una pace duratura in Siria.
  L'Italia ha sempre partecipato attivamente ai fora internazionali dedicati alla Siria, in ambito europeo e nei formati più allargati. Abbiamo promosso e ospitato negli ultimi mesi riunioni internazionali cui hanno partecipato, oltre ai Paesi europei, i nostri principali partner, tra i quali gli Stati Uniti, il Giappone e la Santa Sede. Intratteniamo inoltre un intenso dialogo con gli altri più influenti attori interessati: Russia, Turchia e i Paesi della regione.
  Il Ministro Di Maio ha incontrato in numerose occasioni l'Inviato Speciale delle Nazioni Unite per la Siria, Ambasciatore Geir Pedersen. Nell'ultimo semestre l'Inviato Speciale è stato a Roma per colloqui con il nostro Governo già due volte e ha avuto modo di essere ascoltato anche da questa Commissione. Pedersen ha anche partecipato ai MED Dialogues, organizzati a Roma dalla Farnesina e ormai divenuti uno degli appuntamenti internazionali più significativi di discussione e riflessione internazionale sul Medio Oriente.
  Lo scorso 30 ottobre abbiamo partecipato a Ginevra all'inaugurazione del Comitato Costituzionale, convocato sotto l'egida delle Nazioni Unite, composto da 150 membri designati dal governo siriano, dal fronte delle opposizioni e dalla società civile siriana. Sempre lo scorso anno abbiamo ospitato in Italia due incontri a porte chiuse con esponenti della società civile siriana, con membri del Comitato costituzionale e rappresentanti di diversi gruppi, anche provenienti da zone sotto il controllo del regime. Sono risultati utili per avviare un processo di ricostruzione del tessuto sociale siriano, martoriato dai lunghi anni di guerra civile. Particolare attenzione abbiamo rivolto, in stretto coordinamento con la Segreteria di Stato vaticana, alle comunità cristiane siriane ancora presenti nel Paese, oltre a quelle, la maggioranza, scappate all'estero.
  Il Governo ha inoltre sempre assicurato l'assistenza umanitaria alla popolazione siriana, in tutto il suo territorio e nei Paesi limitrofi dove sono ospitati milioni di sfollati. Anche durante l'attuale pandemia siamo intervenuti nei consessi internazionali affinché gli aiuti umanitari e d'emergenza, in particolare quelli destinati alle cure contro il Covid-19, raggiungessero le popolazioni in difficoltà, in deroga al vigente regime sanzionatorio. Sul piano umanitario come nei delicati processi negoziali in corso l'Italia svolge un ruolo attivo.
  Sulla nostra presenza diplomatica a Damasco, vorrei innanzitutto tornare a precisare, come già fatto in passato di fronte a questa Commissione, che l'Ambasciata non è mai stata chiusa. Dal 2012 ne è stata sospesa temporaneamente l'operatività, ma essa resta parte integrante della nostra rete diplomatico-consolare e, sotto il profilo amministrativo, non sussistono Pag. 73problemi alla sua completa riattivazione quando ciò sarà ritenuto opportuno.
  A fine 2018 abbiamo avvicendato l'Incaricato d'affari, dato che il precedente era rimasto in servizio oltre otto anni. Come il suo predecessore, l'Incaricato d'affari continua ad essere basato a Beirut e ad attenersi strettamente alla posizione adottata dall'Unione europea per quanto riguarda i rapporti con le Autorità siriane.
  La decisione di ritirare l'ambasciatore e congelare i rapporti politici con Damasco è stata presa nel 2012, in linea con la posizione dell'Unione europea e di gran parte della comunità internazionale, dopo l'uso indiscriminato di armi chimiche contro la popolazione civile da parte delle forze di Assad. Il governo di Damasco si era, inoltre, reso responsabile di gravi violazioni dei diritti umani, tra cui diverse migliaia di arresti illegittimi, anche di donne e minori, moltissime sparizioni di persone delle quali non si ha più notizia, tortura sistematica dei detenuti ed esecuzioni sommarie senza processi o sentenze.
  La risoluzione 2254 del Consiglio di Sicurezza invita il governo di Damasco ad adottare misure volte ad instaurare fiducia reciproca, a liberare tutte le persone illegalmente detenute, soprattutto donne e bambini, e a creare le condizioni per favorire il rientro volontario e sicuro dei rifugiati e degli sfollati nelle regioni di origine. La risoluzione chiede inoltre di cessare ogni azione armata contro obiettivi civili, tra cui strutture e personale medico, e l'uso indiscriminato di armi, come attacchi d'artiglieria e bombardamenti aerei.
  Su molti di questi punti, fino ad ora, il Governo di Damasco non ha mostrato un atteggiamento positivo. Lo stesso Inviato Speciale Pedersen lo ha ricordato più volte.
  Non riteniamo dunque opportuno, per il momento, disporre la piena riapertura dell'Ambasciata con rinvio di un rappresentante diplomatico residente a Damasco. L'Italia sarà pronta a normalizzare i rapporti politici con la Siria quando il processo politico delineato dalla Risoluzione 2254 risulterà saldamente avviato.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-03933 Quartapelle Procopio: Sulla prospettiva di annessione parziale della Cisgiordania da parte di Israele.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  Prima di affrontare concretamente il tema della prospettiva delle annessioni israeliane oggetto dell'interrogazione, vorrei ricordare come, in generale, la pace in Medio Oriente e la sicurezza di Israele costituiscano, da sempre, una priorità per la politica estera italiana.
  Le minacce all'esistenza stessa dello Stato Ebraico sono per noi inaccettabili e le abbiamo condannate con forza, da ultimo promuovendo e sostenendo la dichiarazione dell'Alto Rappresentante Borrell contro le parole dell'Ayatollah iraniano Khamenei. Il nostro rapporto con Israele è strategico, per tanti motivi: storici, securitari, economici, energetici.
  La stabilità della regione può prescindere da una soluzione sostenibile della questione israelo-palestinese. Una soluzione che può essere raggiunta solo attraverso un accordo direttamente negoziato tra le Parti. Da qui l'estrema attenzione con la quale seguiamo gli sviluppi dei complessi rapporti arabo-israeliani, con ancora maggiore attenzione dopo la recente formazione dell'Esecutivo Netanyahu-Gantz.
  Come ben ricordano gli Interroganti, l'insediamento del nuovo Governo a Gerusalemme rende molto più concreta la prospettiva di un'estensione della sovranità israeliana su porzioni della Cisgiordania e sulla Valle del Giordano. Prospettiva più volte confermata, negli ultimi giorni, dallo stesso premier in carica.
  Accanto ai proclami politici, anche gli sviluppi sul terreno aggiungono incertezza ad un quadro già critico: la decisione dell'Autorità Palestinese di sospendere tutti gli accordi siglati con Israele e Stati Uniti, compresi quelli in materia di sicurezza, rischia di provocare una nuova ondata di violenze in Cisgiordania.
  Allo stesso modo, non possiamo ignorare i moniti lanciati dalla Giordania circa una possibile revisione dei rapporti di Amman con Israele, unico Paese della regione, insieme all'Egitto, ad aver sottoscritto un accordo di pace con lo Stato Ebraico. Anche l'Egitto ha messo in guardia dalle possibili conseguenze di eventuali annessioni. Gli Stati Uniti stessi avrebbero – proprio negli ultimi giorni – veicolato qualche messaggio di cautela, invitando le Autorità israeliane ad un atteggiamento più prudente, almeno su modi e tempi di eventuali annessioni.
  L'Italia rimane impegnata a rilanciare il dialogo tra le Parti. Nel confermare la forte volontà europea di continuare ad approfondire la proficua cooperazione bilaterale, abbiamo espresso profonda preoccupazione per l'ipotesi di annessioni da parte di Israele. Abbiamo esortato Israele ad astenersi da azioni che costituirebbero una chiara violazione del diritto internazionale e rischierebbero di pregiudicare la prospettiva di una soluzione a due Stati con effetti destabilizzanti sull'intero Medio Oriente.
  L'Italia, muovendosi nell'alveo di una UE che su tale questione fatica ad essere coesa, si sta impegnando per definire con i partner europei una politica di «deterrenza attiva» in vista del 2 luglio, data a partire dalla quale Israele potrebbe procedere con le annessioni annunciate. Stiamo quindi inviando messaggi chiari alle parti in causa sui rischi che potrebbero derivare da decisioni in violazione del Pag. 75diritto internazionale. E cerchiamo di coinvolgere i maggiori attori regionali e globali nella ripresa di negoziati diretti.
  Per raggiungere questo obiettivo tanto ambizioso quanto urgente, è necessario uno sforzo ulteriore di tutta la comunità internazionale. Per questo l'Italia si è resa disponibile – assieme all'UE – a ripristinare il formato multilaterale del Quartetto (di cui fanno parte le Nazioni Unite, l'Unione europea, gli USA e la Federazione Russa), come richiesto proprio domenica scorsa in Consiglio di Sicurezza anche dal Coordinatore Speciale ONU Mladenov.
  Continueremo quindi a lavorare attivamente nella direzione che ho qui brevemente tracciato, per contribuire al rilancio del Processo di pace, nella convinzione che solo una pace giusta, realistica e sostenibile, direttamente negoziata tra israeliani e palestinesi, possa assicurare stabilità, prosperità e sviluppo duraturo in tutta la regione.

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-03981 Siragusa: Sul potenziamento del portale dovesiamonelmondo.it.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  Dall'inizio dell'emergenza sanitaria causata da COVID-19, la Farnesina ha reso possibile il rientro in Italia di oltre 88 mila italiani con oltre 910 operazioni tra voli e altri mezzi da 119 Paesi. Il Governo ha più volte aggiornato il Parlamento su questo numero in costante crescita e sui dettagli delle attività per riportare a casa gli italiani bloccati all'estero.
  La peculiarità di una crisi che si protrae ormai da circa 4 mesi ha richiesto uno sforzo fuori dal normale a tutta la rete di Ambasciate e Consolati e agli uffici centrali della Farnesina. Ci si è trovati ad affrontare una sfida senza precedenti, soprattutto in termini di numero di connazionali e di Paesi coinvolti. Questo ha portato talvolta ad adottare soluzioni su misura per ciascun Paese, in funzione delle misure di contenimento adottate a livello locale.
  Il portale «DoveSiamoNelMondo», sul quale la registrazione di un viaggio avviene esclusivamente su base volontaria, ha il principale obiettivo di facilitare la raccolta dei dati degli italiani all'estero. Tra il 24 gennaio e il 25 maggio si sono registrati oltre 110 mila connazionali, contro i 42 mila dello stesso periodo del 2019. Nello stesso arco temporale, il sito web Viaggiaresicuri.it, volto invece a informare gli italiani in viaggio, ha registrato circa 11 milioni di visualizzazioni Sempre nello stesso periodo l'applicazione per dispositivi mobili «Unità di Crisi», che integra in unico sistema le funzioni di DoveSiamoNelMondo.it e di ViaggiareSicuri.it consentendo quindi anche la registrazione del proprio viaggio, è stato scaricato 109 mila volte su dispositivi iOS e oltre 97 mila su dispositivi Android. Questi numeri danno indirettamente l'idea dell'efficacia degli strumenti attualmente in uso.
  I dati contenuti sul portale DoveSiamoNelMondo sono stati condivisi con la rete. Ambasciate e consolati hanno invitato gli italiani che non lo avessero già fatto a iscriversi e a registrare il proprio viaggio sul portale al fine di utilizzare uno strumento unico e collaudato per ottenere il quadro più definito della presenza di connazionali temporanei sul territorio. In alcuni casi ambasciate e consolati hanno invece optato per formulari rispondenti a specifiche esigenze legate al Paese di accreditamento. In Spagna era, ad esempio, necessario acquisire informazioni supplementari rispetto a quelle richieste in altri Paesi.
  Appare inoltre importante ricordare che, fino al 2 giugno compreso, la normativa italiana prevede la possibilità di rientrare in Italia solo a determinate condizioni. Tutte le sedi coinvolte nelle operazioni di rientro promosse dalla Farnesina hanno quindi dovuto svolgere una prima verifica sul possesso dei requisiti richiesti dalla normativa. Tale verifica è stata facilitata da una presa di contatto diretto tra l'Ambasciata o il Consolato e il connazionale. Questo passaggio sarebbe stato rallentato da un'intermediazione a livello centrale, soprattutto se si considera il numero dei connazionali e dei Paesi coinvolti.
  La crisi tuttora in corso ha comunque consentito di mettere in risalto alcuni aspetti per i quali vi sono margini di miglioramento, da sfruttare per il potenziamento dei sistemi al momento in uso. Pag. 77Sin dalla metà di aprile è stata avviata una riflessione tecnica sul rinnovamento del portale DoveSiamoNelMondo. L'obiettivo è di semplificare le procedure di registrazione e migliorare la fruibilità per l'utenza. È allo studio anche la possibilità di condividere direttamente con ambasciate e consolati una parte delle informazioni, senza l'intermediazione dell'Unità di Crisi, come avviene adesso, nel pieno rispetto della normativa sulla privatezza.
  L'aspetto della comunicazione resta infine prioritario. Molti italiani ancora non conoscono l'esistenza degli strumenti a loro disposizione, oppure ritengono superfluo registrarsi perché si recano in Paesi percepiti come «sicuri». La registrazione avviene solo su base volontaria, occorre sempre ricordarlo. La Farnesina resta impegnata a proseguire le capillari campagne di informazione e a promuovere convenzioni dedicate con il mondo delle università e delle imprese per l'informazione del più ampio pubblico, favorendo così l'iscrizione su DoveSiamoNelMondo di coloro che si recano all'estero.

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ALLEGATO 5

Interrogazioni nn. 5-04029 Ehm e 5-04031 Anzaldi: Sull'eventuale respingimento di migranti da parte di Malta.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  La descrizione degli eventi tratteggiata dagli Onorevoli interroganti corrisponde sia alle inchieste giornalistiche dei quotidiani Avvenire e The Guardian, che a quanto emerso a seguito dello sbarco a Pozzallo dell'imbarcazione dei migranti.
  Le autorità italiane competenti non erano a conoscenza dei dettagli emersi successivamente riguardo al trattamento subito in area SAR maltese. Al pari delle autorità degli altri Paesi interessati, erano state informate, al primo avvistamento, da un aereo Frontex, che aveva individuato il gommone in stato di emergenza in area SAR libica, in prossimità di quella maltese. Successivamente, dopo quasi tre giorni, l'imbarcazione è stata segnalata in acque di responsabilità italiana da una nave mercantile in transito ed è stata immediatamente soccorsa da unità della nostra Guardia Costiera che l'hanno accompagnata fino al porto di Pozzallo. Allo sbarco, i migranti sono stati accolti dal consueto dispositivo sanitario e di ordine pubblico organizzato a terra dalla Prefettura e dalla Questura di Ragusa. Nel frattempo nessuna notizia relativa all'imbarcazione era stata condivisa dalle autorità maltesi e/o libiche, nemmeno per richiedere assistenza cooperazione nel soccorso.
  La risposta italiana è stata quindi pienamente conforme al diritto internazionale che richiede allo Stato responsabile per l'area di ricerca e soccorso di propria competenza di coordinare le operazioni fino allo sbarco in un porto sicuro. Così è successo non appena l'imbarcazione dei migranti è stata effettivamente avvistata nell'area SAR italiana, dopo aver attraversato quelle di responsabilità libica e maltese.
  La condotta delle autorità maltesi in questa circostanza è in linea con un atteggiamento purtroppo non nuovo. Le autorità de La Valletta si sono spesso sottratte agli obblighi previsti dalle convenzioni internazionali in materia di soccorso in mare, sulla base di un'interpretazione molto restrittiva dei principi ispiratori della normativa. Atteggiamento che l'Italia ha costantemente contestato, sia a livello bilaterale sia in ambito europeo.
  Malta ha in effetti istituito una zona SAR di estensione vastissima, sproporzionata rispetto alle sue capacità operative, che nella parte a Nord e a Ovest si sovrappone alla zona SAR italiana, coprendo addirittura le isole di Lampedusa e Lampione e le acque territoriali circostanti. Il Paese è anche l'unico contraente della Convenzione sulla Ricerca e il Soccorso in Mare di Amburgo del 1979 che non ha accolto gli emendamenti del 2004. Queste modifiche hanno introdotto l'obbligo per gli Stati contraenti – ma appunto non per Malta – di collaborare per la designazione di un porto sicuro per lo sbarco dei naufraghi; Malta di conseguenza si considera vincolata ad assicurare un coordinamento solo fino al momento dell'avvenuto soccorso in mare e sostiene che lo sbarco dei naufraghi debba avvenire nel porto «più vicino» al luogo di soccorso. Per questo esita a intervenire quando l'emergenza si presenta in prossimità dei propri porti.
  Inoltre Malta, per prassi, considera l'esistenza di una situazione di emergenza in Pag. 79mare solo nei casi in cui un'imbarcazione sia effettivamente in imminente rischio di naufragio e solo se abbia avanzato esplicita richiesta di soccorso.
  Nella vicenda in esame, questo approccio ha portato le autorità maltesi, intervenute sul luogo dell'emergenza con propri pattugliatori militari, a limitarsi a rifornire l'imbarcazione di carburante, giubbotti di salvataggio e addirittura di un nuovo motore e a indicare la rotta per l'Italia.
  Inoltre, con l'esplodere dell'emergenza sanitaria da COVID-19, La Valletta ha ulteriormente irrigidito la propria posizione sul tema dei soccorsi in mare. Il nuovo governo di Robert Abela contesta la mancanza di assistenza da parte dei partner dell'Unione europea nella ricollocazione dei migranti sbarcati sul proprio territorio e dichiara l'indisponibilità per il futuro ad accoglierne altri senza un preliminare accordo sulla condivisione degli sforzi.
  In questo contesto, l'Italia ha costantemente sostenuto l'importanza che il tema sia affrontato con una cooperazione coerente e coordinata sia a livello bilaterale dai Paesi che, come l'Italia e Malta, si trovano in prima linea nell'accoglienza dei migranti, sia dall'Unione europea nel suo complesso, con la collaborazione solidale degli altri Stati membri. Tanto più nel difficile contesto dell'emergenza in corso, l'Italia continua a sostenere che il fenomeno migratorio debba essere affrontato con un salto di qualità che richiede a ogni Stato membro il proprio contributo, indipendentemente dalla collocazione geografica. In particolare, nelle more delle iniziative che la Commissione europea si appresta ad adottare promuovendo un dibattito sul «Nuovo Patto sulle migrazioni e l'asilo», ci siamo adoperati, e continueremo a farlo nell'ambito del negoziato che ne seguirà, affinché la specificità degli sbarchi a seguito di operazioni di ricerca e soccorso in mare sia pienamente riconosciuta, e siano adottati codici di condotta comuni per la loro gestione.
  In più occasioni, l'Italia ha ricordato, anche con formale nota verbale, alle autorità maltesi la necessità di evitare casi simili a quello di aprile. E le ha esortate a modalità di collaborazione più coerenti con l'obiettivo comune di una gestione efficace dei flussi migratori nel Mediterraneo centrale e con gli impegni assunti insieme in passato.
  Condividiamo con Malta il principio che una risposta europea al fenomeno, ispirata ai principi di solidarietà e responsabilità condivisa, rimane necessaria e che la via prioritaria per fronteggiare la grave situazione umanitaria in Libia, che tocca soprattutto i migranti, resta quella della de-escalation del conflitto e – auspicabilmente – del raggiungimento di un vero e proprio cessate il fuoco.
  Malta sembra aver preso coscienza della necessità di collaborare allo sforzo comune per la stabilizzazione della Libia. Infatti, dopo alcune richieste di rinvio, La Valletta ha finalmente sciolto le iniziali riserve sulla nomina del Comandante della Forza dell'operazione navale EUNAVFORMED IRINI, passaggio indispensabile per la piena operatività di Irini, che stiamo finalizzando proprio in queste ore.

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ALLEGATO 6

Interrogazioni nn. 5-04034 Andrea Romano e 5-04052 Formentini: Sull'iniziativa cinese per una legge sulla sicurezza nazionale ad Hong Kong.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  Subito dopo l'annuncio da parte cinese dell'avvio della discussione della legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong da parte dell'Assemblea Nazionale del Popolo a Pechino, l'Italia, insieme con gli Stati Membri dell'UE, ha attivamente lavorato a una dichiarazione dell'Alto Rappresentante dell'Unione Europea Borrell in difesa del fondamentale principio «Un Paese, due sistemi».
  Nella dichiarazione, l'UE ribadisce chiaramente l'importanza attribuita all'elevato grado di autonomia assicurato a Hong Kong in base alla sua Legge Fondamentale – la «Costituzione» di Hong Kong – e agli accordi internazionali in materia. In essa esprimiamo, inoltre, l'auspicio che l'eventuale adozione della legislazione in questione possa avvenire nel pieno rispetto dell'articolo 23 della Legge Fondamentale.
  Ciò significa attraverso un dibattito democratico inclusivo che preveda la consultazione di tutte le parti e il rispetto dei diritti e delle libertà assicurate a Hong Kong, nel quadro dell'autonomia della Regione Amministrativa Speciale.
  Fin dal riaccendersi delle tensioni nella primavera dell'anno scorso, l'Italia ha ripetutamente invitato alla moderazione e all'instaurazione di un processo di dialogo inclusivo e credibile. Sia a livello bilaterale che in ambito europeo e multilaterale abbiamo ribadito la necessità di tutelare e preservare le libertà fondamentali e l'elevato grado di autonomia della Regione Amministrativa Speciale. Si pensi, ad esempio, alla dichiarazione finale adottata al Vertice G7 di Biarritz dell'agosto scorso che «ribadisce l'esistenza e l'importanza della dichiarazione sino-britannica del 1984 su Hong Kong ed esorta ad evitare le violenze».
  Le molteplici dichiarazioni dell'Alto Rappresentante dell'Unione europea – cui l'Italia ha attivamente aderito fin da subito – ribadiscono proprio il principio della tutela dei diritti e delle libertà fondamentali, incluso il diritto di assemblea e di manifestazione pacifica, e la piena indipendenza del sistema giudiziario di Hong Kong.
  Quanto alla richiesta di alcuni Onorevoli interroganti circa l'ipotesi di sanzioni, per quanto detto sopra si ribadisce che il Governo mantiene sulla vicenda uno strettissimo coordinamento e dialogo con i partner europei nel monitorare l'evolversi della situazione e nella considerazione di eventuali iniziative da assumere congiuntamente. Esse, come ben noto, non potranno che collocarsi nel quadro di regimi normativi e regolamentari condivisi in ambito UE, cui l'Italia aderisce e cui fa necessariamente riferimento non solo sotto il profilo tecnico-normativo, ma anche dell'efficacia derivante dalla dimensione europea.
  Italia e Unione europea continueranno a vigilare attentamente sulla tenuta del principio fondamentale «Un Paese, due sistemi». Siamo infatti pienamente consapevoli del fatto che i temi al centro del dibattito abbiano conseguenze di vasta portata tanto per la stabilità e prosperità di Hong Kong e della sua popolazione, quanto per i cittadini dell'UE e stranieri che lì vivono e lavorano. Come pure grande è l'impatto sulla capacità attrattiva della Regione quale importantissimo polo Pag. 81finanziario e, più in generale, sull'ordine internazionale che vogliamo basato su regole condivise e, soprattutto, sulla tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
  I diritti umani rivestono, da sempre, un ruolo centrale nella politica estera italiana. Su questo tema il Governo non arretra, continuando a mantenere massima attenzione e sensibilità.