XVIII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 16 di Mercoledì 6 maggio 2020

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Zoffili Eugenio , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GESTIONE DEL FENOMENO MIGRATORIO NELL'AREA SCHENGEN, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALL'ATTUALITÀ DELL'ACCORDO DI SCHENGEN, NONCHÉ AL CONTROLLO E ALLA PREVENZIONE DELLE ATTIVITÀ TRANSNAZIONALI LEGATE AL TRAFFICO DI MIGRANTI E ALLA TRATTA DI PERSONE

Audizione dell'ambasciatrice della Confederazione svizzera in Italia, Rita Adam, in merito alle problematiche dei lavoratori transfrontalieri a causa delle limitazioni alla circolazione per l'emergenza COVID-19.
Zoffili Eugenio , Presidente ... 2 
Adam Rita , ambasciatrice della Confederazione svizzera in Italia ... 3 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 5 
De Luca Piero (PD)  ... 5 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 5 
Di Muro Flavio (LEGA)  ... 6 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 7 
Perconti Filippo Giuseppe (M5S)  ... 7 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 7 
Adam Rita , ambasciatrice della Confederazione svizzera in Italia ... 7 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 8 
Adam Rita , ambasciatrice della Confederazione svizzera in Italia ... 8 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 8

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
EUGENIO ZOFFILI

  La seduta comincia alle 13.35.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente)

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione in diretta streaming sperimentale sulla web TV della Camera dei deputati.

Audizione dell'ambasciatrice della Confederazione svizzera in Italia, Rita Adam, in merito alle problematiche dei lavoratori transfrontalieri a causa delle limitazioni alla circolazione per l'emergenza COVID-19.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'ambasciatrice della Confederazione svizzera in Italia Rita Adam, accompagnata dal consigliere Gregorio Bernasconi, in merito alle problematiche dei lavoratori transfrontalieri a causa delle limitazioni alla circolazione per l'emergenza COVID-19. Trattandosi di un'audizione formale collocata nell'ambito dell'indagine conoscitiva in corso, di essa sarà redatto un resoconto stenografico. Do il benvenuto all'ambasciatrice e al consigliere Bernasconi. Grazie per aver accettato l'invito e per essere qui al Comitato bicamerale Schengen in audizione. Relativamente alla questione dei lavoratori transfrontalieri, ricordo al Comitato di aver scritto una lettera al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in merito alle molteplici segnalazioni che mi sono pervenute già dal mese di marzo, soprattutto a causa delle misure in materia del contenimento dell'emergenza sanitaria assunte dai Paesi confinanti e dalla Svizzera in particolare. Infatti, il Presidente Conte ha chiesto – cito un passaggio della lettera – che l'esenzione dall'attività lavorativa dovrebbe riguardare tutti i lavoratori italiani, salvo quelli impiegati in settori strettamente strategici ed essenziali per la tenuta del Paese, la cui salute non appare, tra l'altro, adeguatamente tutelata dalle disposizioni del suo ultimo DPCM e dall'accordo sottoscritto con i sindacati, vista la preoccupante e cronica carenza di dispositivi di protezione individuale che colpisce gravemente soprattutto gli operatori sanitari di soccorso e del servizio pubblico. Abbiamo scritto questa lettera il 16 marzo scorso, nella fase iniziale dell'emergenza. A tale riguardo, il Presidente Conte mi ha risposto, con lettera del 21 aprile scorso, di aver assunto ogni idonea iniziativa affinché i diritti dei nostri lavoratori transfrontalieri siano adeguatamente tutelati. Scrive così il Premier Conte: questi ultimi sono stati inclusi tra le categorie esentate dalle limitazioni introdotte dagli Stati confinanti per non ostacolare gli spostamenti essenziali, quando naturalmente essi non appartengano alle categorie beneficiarie delle misure di telelavoro previste negli stessi Paesi confinanti. Io riporto la risposta. Purtroppo, la situazione che mi viene ancora oggi rappresentata è quella di ulteriori difficoltà che si sommano all'iniziale carenza di dispositivi sanitari. Tali difficoltà sembrerebbero risiedere nelle lunghe file di auto che si determinano all'attraversamento della frontiera, non motivate dall'effettuazione di controlli sanitari Pag. 3quali, ad esempio, la rilevazione della temperatura corporea attraverso termoscanner, bensì causate dal potenziamento dei controlli doganali, avendo peraltro chiuso i valichi minori. Questa situazione – abbiamo anche una rassegna stampa a disposizione – crea un insostenibile effetto imbuto anche per i lavoratori che devono quotidianamente percorrere solo pochi chilometri per recarsi sul posto di lavoro. Nel Comitato mi è sembrato importante far luce – anche attraverso l'audizione dall'ambasciatrice Rita Adam, che ringrazio ancora – su questa vicenda, che costituisce un ulteriore elemento di disagio causato dall'emergenza sanitaria COVID-19. La contingenza attuale riguarda le code che si creano la mattina per i lavoratori frontalieri che dall'Italia si spostano verso la Svizzera. Si tratta di lavoratori che sono costretti a svegliarsi prima dell'alba per poter raggiungere in orario il proprio posto di lavoro. È una situazione che colpisce i lavoratori, ma colpisce anche le città e i comuni che subiscono il disagio per il traffico e la viabilità. Le diamo la parola per ascoltarla e per cercare, magari anche attraverso questa audizione, di trovare delle soluzioni concrete per risolvere questo problema. Grazie, ambasciatrice. A lei la parola.

  RITA ADAM, ambasciatrice della Confederazione svizzera in Italia. Onorevole presidente, onorevoli membri del Comitato, vi ringrazio per la vostra accoglienza e per l'invito a riferire oggi sul tema che è appena stato descritto dal presidente. Se mi permettete, inizio prima di tutto con alcune considerazioni di natura più generale sulle relazioni fra Svizzera e Italia, concentrandoci poi sul tema più specifico, che è la causa di questo invito. La Svizzera e L'Italia condividono molto più di una frontiera comune di 740 chilometri. Infatti, questa relazione si basa su una miriade di intensi legami umani, culturali, scientifici ed economici sviluppatisi nel corso degli anni. Inoltre, giova ricordare che l'italiano è una lingua ufficiale in Svizzera e che la Confederazione è il secondo Paese italofono al mondo per numero di abitanti. A ciò si aggiunge il fatto che in Svizzera vivono 320 mila cittadini italiani oppure 600 mila, considerando le persone con doppio passaporto, che quindi costituiscono la comunità straniera più numerosa della Confederazione. In Italia risiedono quasi 50 mila cittadini svizzeri. La prossimità tra i due Paesi con un'economia aperta, dinamica e complementare costituisce un'opportunità per entrambi. Le relazioni economiche, infatti, sono lo specchio di questi vivacissimi contatti. Svizzera e Italia scambiano beni e servizi per circa un miliardo di franchi svizzeri a settimana. Inoltre, l'Italia esporta verso la Svizzera, un Paese di 8,5 milioni di abitanti, tanto quanto verso la Cina e l'India insieme. In termini generali, la Svizzera è il quarto Paese più importante per le esportazioni italiane. L'elevata integrazione tra Svizzera e Italia si traduce anche nell'intensità degli scambi a cavallo della frontiera. Sono 77 mila i lavoratori transfrontalieri italiani che si recano quotidianamente in Ticino, nel Grigioni e nel Vallese per svolgere la loro attività professionale. La maggior parte si reca in Ticino, parliamo di quasi 68 mila lavoratori frontalieri. In Ticino i frontalieri rappresentano il 28 per cento della manodopera complessiva. Una parte considerevole (il 65 per cento) dei lavoratori frontalieri è attiva nel settore terziario. Se dico «settore terziario», parlo di servizi. I lavoratori transfrontalieri costituiscono un'importante risorsa per l'economia ticinese e svizzera in generale e ovviamente anche per le province italiane confinanti, sia attraverso il versamento dei ristorni fiscali, sia attraverso i consumi e l'indotto generato dai lavoratori frontalieri. Dopo questa breve introduzione, guardiamo un po' più in dettaglio l'impatto della crisi legata al COVID-19 sulle nostre relazioni. Viste le intense relazioni bilaterali esistenti tra Svizzera e Italia e data la vicinanza geografica, così come la stretta interconnessione tra Ticino e Lombardia, da subito vi sono stati stretti contatti sia a livello nazionale sia a livello regionale per discutere e confrontare le conseguenze delle misure di contenimento adottate da entrambi gli Stati per fronteggiare la pandemia. Ricordo, a tal proposito, che il primo di vari contatti tra i nostri Pag. 4rispettivi Ministri degli esteri è avvenuto già il 7 marzo, ancora prima dell'entrata in vigore delle misure di contenimento. Vale la pena ricordare che queste misure sono state e sono tuttora in larga misura speculari. In particolare, il Canton Ticino ha applicato misure di contenimento già a partire da metà marzo, ottenendo dalla Confederazione l'autorizzazione ad applicare misure più restrittive durante un certo periodo, durante una cosiddetta «finestra di crisi», rispetto a quelle vigenti nel resto del Paese. Pur tenendo conto dei diversi ordini di grandezza, anche la Svizzera e il Ticino in particolare sono stati toccati dal Coronavirus e dalle sue conseguenze sanitarie, sociali ed economiche. Quindi, siamo ben coscienti della delicatezza della situazione. A titolo di esempio, il Ticino è il secondo cantone svizzero più colpito dal Coronavirus; questo anche per ragioni geografiche. I decessi causati dal COVID-19 in Ticino – stiamo parlando di una popolazione di 355 mila persone – sono finora, al 5 maggio, 329, di cui sette decessi nel mese di maggio, per un totale di poco più di 3.200 casi positivi. Fortunatamente, la situazione si sta lentamente normalizzando. Durante le ultime ventiquattro ore è stato registrato un solo tampone positivo. Nelle strutture ospedaliere dedicate alla cura dei pazienti affetti dal virus sono attualmente ricoverate 117 persone con un numero progressivo di dimissioni. Sempre a titolo indicativo, 15 mila imprese ticinesi, equivalenti a oltre la metà dei lavoratori nel Canton Ticino, hanno richiesto e ottenuto il lavoro ridotto. A causa del calo dell'attività, molte aziende hanno pure usufruito del programma di prestiti bancari garantiti dalla Confederazione. L'Associazione bancaria ticinese ha reso noto a fine aprile che il volume dei crediti COVID-19 concessi in Ticino a oltre 8 mila imprese aveva raggiunto la soglia di un miliardo di franchi. Parallelamente, il pacchetto di misure decise dalla Confederazione per arginare le conseguenze economiche della pandemia prevede l'estensione dell'erogazione di indennità per il lavoro ridotto nonché l'erogazione di indennità per perdita di guadagno. Queste misure hanno permesso di tutelare i posti di lavoro e di contenere le conseguenze della crisi patite da imprenditori e da lavoratori durante le settimane di sospensione delle attività economiche che ora, per fortuna, sono gradualmente in ripresa. Nonostante le difficoltà e applicando tutte le cautele necessarie, la linfa vitale delle relazioni transfrontaliere non è mai stata interrotta durante questa crisi. I lavoratori frontalieri attivi in settori la cui attività non è stata sospesa hanno potuto continuare a recarsi in Svizzera, contribuendo in modo fondamentale anche al buon funzionamento del sistema sanitario. Infatti, circa 4 mila frontalieri lavorano nelle strutture ospedaliere ticinesi. Nel contempo, questa continuazione di attività in loco o tramite smart working, nonché le misure prese in materia di estensione del lavoro ridotto hanno consentito a molte famiglie delle regioni italiane confinanti di poter contare sulla propria fonte di reddito in modo continuativo. Siamo coscienti che il progressivo ritorno alla normalità stia avendo una serie di conseguenze per quanto concerne l'allungamento dei tragitti tra il domicilio e il luogo di lavoro in Svizzera, vista la chiusura tuttora vigente di alcuni valichi di frontiera, chiusura legata alla necessità di continuare a monitorare attivamente la situazione sanitaria. La situazione è analizzata quotidianamente e compatibilmente con le direttive di protezione. Specifiche riaperture di valichi sono state effettuate nelle scorse settimane, di intesa con le autorità italiane. Ringrazio, a tal proposito, il sottosegretario agli esteri Ivan Scalfarotto, la cui collaborazione è stata intensa e proficua. A partire dal 4 maggio, il Canton Ticino segue il calendario di riapertura progressivo deciso a livello federale, quindi nazionale. Già nei giorni seguenti è stato constatato un aumento del traffico di frontiera dell'ordine del 10 per cento. Per garantire un flusso di traffico il più scorrevole possibile, sempre a partire dal 4 maggio l'amministrazione federale delle dogane ha comunicato la riapertura progressiva dei valichi doganali chiusi d'intesa con le autorità partner nazionali ed estere. A titolo di esempio, lunedì 4 maggio sono stati riaperti al traffico i valichi di Pag. 5confine di Ponte Cremenaga, Brusino e Ligornetto, per un totale di undici valichi attualmente aperti. Compatibilmente con l'evoluzione della situazione epidemiologica, il Governo svizzero ha annunciato l'allentamento graduale delle restrizioni di ingresso a partire dall'11 maggio. Ovviamente, la riapertura progressiva non sarebbe possibile senza un solerte e attento monitoraggio della situazione epidemiologica, nonché costanti controlli sul rispetto delle disposizioni di distanziamento sociale e di protezione dei lavoratori. Attori privati, sindacati e autorità cantonali e federali lavorano a stretto contatto per attuare le disposizioni e verificarne il rispetto. Il dialogo tra autorità italiane e svizzere, in particolare nelle regioni di frontiera, è stato costante e proficuo sin dall'inizio della crisi anche con il fine di chiarire gli aspetti concreti in merito alle disposizioni emanate dai due Paesi, per esempio quelle riguardanti le esportazioni di materiale medico, le direttive di protezione sul luogo di lavoro, le questioni doganali. Svizzera e Italia, con particolare attenzione per le regioni confinanti, sono fermamente intenzionate a mantenere alta la guardia per evitare una recrudescenza dei contagi da entrambi i lati della frontiera. Parallelamente, è essenziale che i disagi causati dalle misure sanitarie e di controllo siano monitorati con costanza e attenzione; mi riferisco anche alle categorie di persone che attualmente non possono ricongiungersi ai propri affetti più cari dall'altro lato della frontiera. La necessaria e auspicabile ripresa delle attività economiche deve tenere debito conto delle realtà del territorio transfrontaliero. A questo proposito, una valutazione congiunta su di una prossima ripresa delle attività di trasporto pubblico transfrontaliero può senza dubbio contribuire ad alleviare la pressione sui valichi stradali. Per questo motivo, i già citati contatti tra le autorità svizzere e italiane sono di fondamentale importanza. Un prossimo e graduale allentamento delle restrizioni di entrata e di spostamento in entrambi i Paesi consente, infatti, di valutare l'effetto delle singole decisioni e di stabilire come procedere nelle fasi successive alla luce degli sviluppi epidemiologici e del mercato del lavoro. Ciò permetterà di trovare il necessario equilibrio tra considerazioni di salute pubblica e legittime preoccupazioni di carattere economico. Vi ringrazio per la vostra attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie, ambasciatrice. Onorevole De Luca, prego.

  PIERO DE LUCA. Grazie, presidente. Ringrazio l'ambasciatrice per l'esaustiva e approfondita disamina. Ci sono, però, ancora alcune problematiche che vengono sottoposte a tanti nostri connazionali; per questo mi permetto di rivolgerle qualche richiesta di chiarimento ulteriore. Lei ha parlato della possibilità, a partire dall'11 maggio, di ulteriori aperture di valichi tra il Piemonte e in particolare il Canton Ticino. Ci segnalano grandi disagi causati dalla chiusura dei ponti, soprattutto quella di Ponte Ribellasca-Camedo, che hanno fatto sì che tanti lavoratori transfrontalieri si siano riversati sul valico di Piaggio Valmara, creando un imbuto peraltro peggiorato dai lavori in corso sulla carreggiata sia italiana che svizzera. Quindi, si stanno creando davvero delle grandi difficoltà per tutti i nostri transfrontalieri in questo contesto. È prevista una riapertura a breve anche del ponte Ponte Ribellasca-Camedo oppure no? Ci segnalano l'esigenza di una possibilità di aprirlo quanto prima per dare un po' di respiro a tanti nostri connazionali che in questa fase si trovano davvero in condizioni di difficoltà a lavorare in Svizzera come transfrontalieri. Questo, ovviamente accanto alla riapertura e al rafforzamento del trasporto pubblico locale, potrà sicuramente portare gradualmente – speriamo quanto prima – a una rinnovata normalità nella possibilità per tanti nostri lavoratori di venire a lavorare nel Canton Ticino. Volevo sapere se c'era qualche indicazione specifica sul punto. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole De Luca. Faccio anche io un inciso particolare, come ha fatto il collega De Luca, sui valichi di Maslianico in provincia di Como, della Valmara, di Bizzarone e in provincia di Pag. 6Verbania. Ce ne sono diversi. Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni, tra cui alcune che riguardano in particolare la provincia di Como. Da comasco, conosco i valichi anche in modo più diretto. La questione che riguarda i ricongiungimenti familiari, quindi la possibilità da una parte e dall'altra di poter andare a trovare i propri cari, verrà posta oggi pomeriggio anche attraverso ordini del giorno nell'Aula del nostro Parlamento. Abbiamo ricevuto decine di richieste di segnalazioni da parte di cittadini italiani che risiedono in Svizzera, che lavorano in Svizzera e che chiedono legittimamente di poter tornare in patria anche per qualche ora per salutare la mamma, il papà, il fratello, un congiunto, in sicurezza. Almeno per quanto mi riguarda, credo che sia una cosa che si possa assolutamente fare e bisogna lavorare, a mio avviso, in questa direzione da una parte e dall'altra della frontiera. Onorevole Di Muro, prego.

  FLAVIO DI MURO. Grazie all'ambasciatrice di aver accettato l'invito del Comitato Schengen per questa audizione. Il tema è molto sentito e personalmente sono coinvolto ormai settimanalmente sulla vicenda, perché, come ricordava prima il presidente, i problemi sulle frontiere tra i Paesi europei oggi riguarda, ahimè, tutte le frontiere del nostro Paese. Io sono di Ventimiglia, ho rapporti con la Francia, con il Principato di Monaco. La situazione che hanno vissuto i lavoratori frontalieri italiani (ricordo che sono cittadini italiani; non devono essere divisi in lavoratori di serie A o di serie B) una situazione tragica. Speriamo, da quanto ha annunciato lei e anche dall'impegno del Governo italiano, che l'11 maggio si possa andare verso un progressivo miglioramento dei flussi logistici, di trasporto, di movimento dei lavoratori frontalieri italiani. Io ho sollecitato la Camera dei deputati più di una volta, oltre agli esponenti del Governo. Ringrazio, ad esempio, il sottosegretario Scalfarotto, che era componente del nostro Comitato, perché è sempre disponibile; però bisognava lavorare prima e lavorare meglio. Io sostengo, ad esempio – questa è una mia proposta personale e forse questa situazione di pandemia globale aiuta a fare una riflessione ulteriore – che si debbano fare degli accordi specifici nelle zone di confine d'Italia, ovvero tra i Ministri degli interni dei Paesi confinanti o limitrofi, anche in deroga a quelle che sono le disposizioni nazionali dei singoli Stati (penso, ad esempio, al regime delle autocertificazioni) per fare in modo che i lavoratori che hanno un regolare contratto per andare all'estero lo possano fare in sicurezza, ma anche con celerità. È inaccettabile che ancora ieri a Ventimiglia, a Monaco, si siano registrate fino a due ore di coda la mattina. Questo significa alzarsi alle quattro e mezza dal letto per trovarsi al lavoro alle sette o alle otto: è inaccettabile. Non credo che altri lavoratori italiani arrivino a fare due ore di coda per recarsi sul posto di lavoro. Queste cose, però, io e il mio gruppo le avevamo dette già a febbraio. È da febbraio che chiediamo degli accordi internazionali, anche derogatorie, rispetto ai decreti del Presidente Conte, che possano agevolare questi flussi. Come lei ha giustamente ricordato, sono flussi che interessano entrambi i Paesi perché i lavoratori frontalieri costituiscono una ricchezza. Quindi non è un discorso di campanile o di campanilismo. Se i lavoratori frontalieri non arrivano per tempo e in sicurezza nelle imprese svizzere, francesi o monegasche, va in crisi prima di tutto il lavoratore frontaliero e la sua famiglia poi anche tutto il sistema economico dei Paesi limitrofi o confinanti. Credo quindi che sia interesse di tutti porre un'attenzione maggiore e concreta su questo tema. Un altro problema – non conosco bene i dettagli della Svizzera, ma si pone nella mia realtà dell'estremo ponente ligure – riguarda i trasporti pubblici, perché le compagnie ferroviarie, di trasporto pubblico locale dei Paesi esteri, decidono autonomamente quali treni tenere, in quali orari non considerando appieno le esigenze dei lavoratori frontalieri. Anche in questo caso è necessaria una maggiore sinergia, la stessa sinergia che manca quando un Paese decide di chiudere i valichi senza comunicarlo all'altro Paese. Capisco che ci sono dei rapporti tra i vari Governi, ma nel nostro caso abbiamo appreso della chiusura del valico di ponte San Luigi che collega l'Italia Pag. 7con la Francia dopo che è stato fatto dalla Francia. Anche la gestione di chiusure per il prossimo futuro, secondo me, deve essere più coordinata. Spero che questa situazione si possa risolvere anche con un proficuo lavoro di tutti per ridisegnare le regole nelle zone di confine che spesso da Roma vengono dimenticate. Grazie dell'attenzione.

  PRESIDENTE. Onorevole Perconti, prego.

  FILIPPO GIUSEPPE PERCONTI. Ho ricevuto diverse segnalazioni da alcuni colleghi del gruppo. Essendo siciliano non ho molta dimestichezza con i confini. Mi dicono che c'è un'interazione costante tra il Ministro degli esteri italiano e l'omologo svizzero. Vorremmo sapere se ci sono novità sulle misure di sicurezza che sono diverse rispetto a quelle italiane perché c'è preoccupazione per un possibile contagio al ritorno dalla Svizzera dei lavoratori che potrebbero rischiare di essere a loro volta causa di contagio. Mi unisco anch'io all'appello dei colleghi in merito alla riapertura in sicurezza delle dogane, con orari più consoni, per alleggerire le pesanti file. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie onorevole. Ambasciatrice, ha parlato di una riapertura l'11 maggio dei valichi che sono ancora chiusi. La realtà che conosco meglio è la realtà comasca: il valico di Maslianico, la val Mara, Bizzarone. Ci sono le situazioni che riguardano la provincia di Verbania. Considerati i problemi attuali e che si manifesteranno fino all'11 maggio, vorrei chiederle in modo determinato di farsi portavoce presso il Governo svizzero rispetto alla necessità di valutare un'anticipazione rispetto all'apertura in sicurezza dei valichi minori, perché sui nostri territori si creano situazioni estremamente problematiche anche dal punto di vista umano. Come ho già detto, vi sono lavoratori costretti a svegliarsi la notte a orari assurdi per poi passare diverse ore sul proprio autoveicolo. Certe situazioni sono vissute anche da sindaci e amministrazioni comunali dei comuni coinvolti, riguardano anche la viabilità degli agenti di polizia locale che, come sappiamo, sono il più delle volte sotto organico, hanno turni da rispettare, in un momento di emergenza sono impiegati con le forze dell'ordine anche per motivi di ordine pubblico rispetto alle contingenze legate ai D.P.C.M. che impongono determinate restrizioni. Rispetto a quanto ho ascoltato mi sento di rivolgerle l'appello per un anticipo, un'analisi approfondita rispetto ai flussi di traffico e le chiedo di riferirlo al Governo svizzero per intervenire al fine di dare sollievo a situazioni molto difficili. Nel ringraziarla ancora per la sua presenza e la sua relazione, le restituisco la parola.

  RITA ADAM, ambasciatrice della Confederazione svizzera in Italia. Grazie per le domande e i commenti. Vorrei iniziare sottolineando che naturalmente riferirò del nostro incontro alle mie autorità le quali – vorrei sottolinearlo – sono molto consapevoli riguardo questo tema che considerano prioritario. Il tema quindi è sul radar di tutti. Detto questo, ripeto, siamo di fronte alla sfida di trovare il migliore equilibrio fra la salute e la ripresa dell'economia, creando minimi disagi. La prima priorità per le mie autorità, come anche per quelle italiane è la tutela della salute. Andiamo avanti per passi che possiamo fare e allentiamo se la salute ce lo permette. C'è un dialogo permanente a tutti i livelli. C'è un monitoraggio permanente di come si sta sviluppando la situazione epidemiologica. Il miglioramento che abbiamo visto ci ha consentito di passare alle prime riaperture di alcuni valichi e posso assicurarvi che c'è la reciproca volontà di riavvicinarsi alla normalità, di andare tappa per tappa verso la normalizzazione appena sarà possibile, basandosi anche sui flussi di traffico esistenti per realizzare una periodizzazione dell'ordine dei valichi, di come saranno riaperti. Questo è un tema già ad alta priorità per le autorità svizzere, ma non dimentichiamoci dell'imperativo della salute e della sanità che ha un impatto importante. Il Governo svizzero ha già deciso di allentare le misure restrittive dall'11 maggio. Vuol dire che sono state definite poche categorie di persone che potevano ancora entrare in Svizzera e il resto non Pag. 8poteva più entrare in modo speculare con quello previsto in Italia. Adesso si è deciso di allentare dall'11 maggio. Per esempio, le domande di permesso di dimora, di permesso per frontalieri che vogliono nuovamente lavorare in Svizzera, sono rimaste in sospeso a causa dell'epidemia. Dall'11 maggio si continuerà a dare nuovi permessi. Questa, secondo me è una questione distinta da quella dei valichi. Non saranno riaperti tutti i valichi l'11 maggio, ma la volontà è di riaprire per tappe, andando verso un'apertura completa. Non è stato annunciato che tutti i valichi saranno riaperti dall'11 maggio, ma, ripeto, c'è la volontà di procedere per tappe. In merito alla salute sul posto di lavoro, la ringrazio per la domanda che mi consente di sottolineare quanto sia importante per il Governo svizzero che le condizioni di sicurezza e di protezione dei lavoratori attivi nei vari settori economici siano garantite. Concretamente come si va avanti adesso con questo allentamento? Il Governo svizzero ha stabilito la regola che per ogni settore si vada avanti gradualmente, come in tanti Paesi. Per ogni settore che può riaprire, una condizione della riapertura è un piano di protezione elaborato fra i partner sociali con il coinvolgimento delle autorità che preveda misure adeguate per ogni settore di protezione. Sono previsti controlli volti ad assicurare che sia garantita la sicurezza. Questo aspetto è importante per noi e viene trattato in modo adeguato.

  PRESIDENTE. Grazie ambasciatrice, un piccolo inciso costruttivo nell'ottica di ricercare di risolvere questa problematica. Ha precisato che l'11 maggio non riapriranno tutti i valichi, torno alla carica nel chiederle di farsi portavoce presso il Governo affinché, in assoluta sicurezza, i valichi possano essere riaperti per attenuare l'insostenibile situazione dei territori di confine che, in vista di aperture di altre attività in Svizzera, tenderà a peggiorare con l'ulteriore aumento del traffico.
  Sui social network già stamattina presto i nostri frontalieri si scambiavano numerosi messaggi sul traffico alla dogana. Ho letto anche degli articoli di stampa su proposte di istituire corsie di accesso preferenziali dedicate ai frontalieri. Spero che il problema dei frontalieri possa trovare presto una soluzione.

  RITA ADAM, ambasciatrice della Confederazione svizzera in Italia. Riferirò alle autorità. Posso assicurarvi che si stanno cercando soluzioni per minimizzare il disagio.

  PRESIDENTE. Grazie, ambasciatrice. Dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 14.15.