CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 5 agosto 2020
422.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Risoluzioni nn. Siragusa 7-00288 e 7-00455, Grande 7-00461, Zoffili 7-00481, Fitzgerald Nissoli 7-00484 e Schirò 7-00485: Sugli strumenti informatici a supporto dei connazionali all'estero.

TESTO UNIFICATO DELLE RISOLUZIONI APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La III Commissione,
   premesso che:
    il dilagare della pandemia da Covid-19 a livello mondiale ha causato uno straordinario afflusso di richieste di rimpatrio da parte di connazionali all'estero, pervenute alla rete diplomatico-consolare e gestite con il coordinamento dell'Unità di crisi;
    come emerso in occasione dell'audizione del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, svolta il 16 aprile 2020 presso le Commissioni affari esteri del Senato e della Camera, si è trattato della più grande operazione di rimpatrio mai realizzata, che ha coinvolto oltre 60 mila italiani, i quali hanno potuto trovare anche nel Parlamento un punto di riferimento prezioso ai fini di una sensibilizzazione dell'opinione pubblica sulle implicazioni di politica estera derivanti dalla pandemia;
    in questa specifica circostanza il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con tutte le ambasciate, i consolati e gli ulteriori uffici all'estero, ha certamente compiuto uno sforzo straordinario per diffondere un'informazione puntuale e capillare ai connazionali su regole e modalità dei rientri, utilizzando tutti i canali a disposizione;
    sui temi della comunicazione con il cittadino il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha conformato in modo capillare la propria azione amministrativa a criteri di massima trasparenza e accessibilità, a partire dalla predisposizione di un articolato sito internet assai informativo e conforme ai più moderni standard della comunicazione in rete;
    lo sforzo fin qui profuso facilita l'individuazione delle diverse tipologie di procedimento amministrativo di competenza del Ministero, per il quale è immediatamente conoscibile il responsabile, nonché dei procedimenti a istanza di parte, da avviare presso gli uffici della rete all'estero o presso l'ufficio per i rapporti con il pubblico, che possono riguardare questioni assai delicate: dal rilascio di passaporti alle pratiche di stato civile, dalle pensioni alle adozioni, dalla concessione di visti Schengen fino alla promozione all'estero di prodotti editoriali e alla assegnazione di borse di studio offerte dal Governo italiano a cittadini italiani residenti all'estero; il «Portale dei servizi consolari», istituito dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale già provvede a fornire al connazionale all'estero servizi e informazioni in base a diversi profili di utenza, al fine di individuare, il consolato competente all'assistenza in ambito sanitario, legale, economico o per esigenze di rimpatrio o per accedere a tutti i servizi cui hanno diritto i connazionali iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (Aire), anche per conoscere lo stato di avanzamento delle pratiche; l'Amministrazione degli affari esteri e della cooperazione internazionale Pag. 15provvede alla tutela dei nostri connazionali anche attraverso l'azione dell'Unità di crisi che, con ininterrotta operatività, agisce coordinando l'intera rete estera in costante collegamento con gli altri organi dello Stato, nonché con le omologhe strutture di altri Paesi partner, in particolare europei, sulla base di protocolli operativi e piani preventivamente definiti e costantemente aggiornati, tenendo conto della presenza italiana – turisti, residenti, imprese, ed altre organizzazioni stabilmente operanti – in tutti i Paesi del mondo;
    inoltre, in caso di coinvolgimento di connazionali in atti di terrorismo internazionale è l'Unità di crisi a prestare assistenza alle vittime e a mantenere i contatti con i familiari, assicurando il necessario riserbo su dati e informazioni sensibili, nel superiore interesse dei connazionali direttamente coinvolti. Analogo lavoro è svolto dall'Unità di crisi nel caso di potenziale esposizione a rischio per connazionali in caso di situazioni di instabilità politica, calamità naturali o emergenze sanitarie, come in occasione della pandemia da Covid-19, anche grazie all'utilizzo di applicazioni finalizzate alla geolocalizzazione dei connazionali e all'invio tempestivo di informazioni sulla propria incolumità;
    tuttavia, l'emergenza sanitaria da Covid19 ha riverberato i suoi effetti drammatici sulla totalità della macchina pubblica, facendo emergere criticità strutturali anche per quel che concerne la struttura di supporto ai nostri connazionali all'estero: la stessa applicazione «Unità di crisi», che integra le funzionalità dei portali viaggiarsicuri.it e dovesiamonelmondo.it, purtroppo, durante l'emergenza, ha mostrato alcuni limiti significativi, che in molti casi hanno comportato la inefficacia di questi strumenti di comunicazione virtuale;
    la causa di questa lacuna di efficienza va rintracciata nel fatto che le informazioni necessarie per il cittadino che è in difficoltà all'estero sono frammentate in luoghi diversi: all'applicazione e ai siti menzionati vanno infatti anche aggiunti il sito internet esteri.it, i siti delle singole ambasciate e sedi consolari e i relativi canali social, con evidente aggravio per l'utente già in difficoltà a causa dell'emergenza;
    nel caso dell'attuale crisi, inoltre, sarebbe stato anche molto utile, per l'utente, ricevere automaticamente tutti gli aggiornamenti legati all'emergenza, targettizzati per Paese (come, ad esempio, le date di nuovi voli speciali) direttamente sul proprio dispositivo (tramite email o Sms), potendo anche avvalersi di una opzione opt-in attraverso la quale l'utente possa esprimere il proprio consenso ad essere inserito in una mailing list per ricevere comunicazioni di natura informativa;
    la stessa tematica si pone anche rispetto ai connazionali che decidono di ristabilire la propria residenza in Italia dopo essere stati all'estero per motivi di lavoro e di studio. Nel 2016, a titolo esemplificativo, si è registrato il rientro di circa 38.000 italiani. Si tratta di cittadini che avrebbero diritto ad incentivi fiscali ed economici di varia natura, oltre all'indennità di disoccupazione nel caso di lavoratori rimpatriati. Le informazioni relative a questi diritti per le ragioni sopraesposte non sono sempre facilmente reperibili;
    alla luce del probabile perdurare dell'emergenza epidemiologica nel breve e nel medio termine, e anche ai fini della gestione di ogni genere di emergenza futura o di esigenza, appare pertanto prioritario provvedere al rafforzamento degli strumenti di comunicazione online messi a disposizione dalla Farnesina che permettano al cittadino di interagire con l'Amministrazione dello Stato con modalità omogenee ed esaustive;
    a tali fini è essenziale provvedere ad una standardizzazione e al rafforzamento dell'apparato informativo disponibile sui siti online della rete estera, scongiurando difformità tra sedi diverse e valutando un'opportuna centralizzazione dell'informazione mediante la predisposizione di un portale unico;Pag. 16
    d'altra parte, ogni disomogeneità informativa, che si rifletta ad esempio sulla reperibilità di normativa di base e di modulistica corretta e aggiornata o sul rinvio al portale unico dei servizi telematici per i connazionali all'estero, contribuisce a innalzare il numero di richieste telefoniche alle sedi estere e, in generale, incide negativamente sulla coesione dell'azione amministrativa nel rapporto con i cittadini, essendo potenzialmente in grado di pregiudicare il raggiungimento degli obiettivi di effettiva trasparenza e accessibilità cui il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale tende nel suo impegno quotidiano;
    parametri comunicativi uniformi per tutta la rete all'estero sarebbero di vantaggio per i connazionali e porterebbero a una auspicata riduzione del carico di lavoro per le sedi impegnate nel rapporto con l'utenza in una fase a lungo segnata dal rischio di contagio da Covid-19;
    diventa altresì prioritario provvedere senza ritardo all'adozione di misure strutturali a tutela del personale del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale dai rischi di contagio, contemperando lo strumento del lavoro «agile» con la garanzia di continuità nei servizi di assistenza ai connazionali;
    richiamata, infine, la mozione Zoffili ed altri n. 1-00239, approvata alla Camera in data 5 febbraio 2020,

impegna il Governo

   ad adottare iniziative affinché la Farnesina possa istituire un portale unico nel quale inserire tutte le informazioni utili per gli italiani nel mondo e in particolare per quelli che intendano trasferire la loro residenza all'estero, per coloro che siano già residenti all'estero, nonché per i connazionali rimpatriati, e che comprenda univoche indicazioni sui servizi consolari erogati online dalla rete di ambasciate e consolati, con l'obiettivo di omogeneizzare gli standard comunicativi, coordinare i flussi informativi, armonizzare il funzionamento della rete dei terminali dello Stato all'estero e migliorare la capacità di interazione con i cittadini;
   a sviluppare l'applicazione Unità di crisi, prevedendo che le comunicazioni pubblicate sui siti istituzionali di consolati e ambasciate, legate ad una emergenza in corso, siano pubblicate anche nelle schede Paese sul sito viaggiaresicuri.it e altresì che l'utente possa esercitare un'opzione opt-in, al fine di ricevere tutti gli aggiornamenti pubblicati dall'ambasciata e dal consolato del Paese in cui si trova;
   ad assumere iniziative per stanziare risorse e rimodulare il personale e le dotazioni dell'unità di crisi della Farnesina, allo scopo di potenziarne i servizi di assistenza erogati e di rafforzare la sala operativa posta a sua disposizione.
(8-00081) «Siragusa, Grande, Zoffili, Fitzgerald Nissoli, Schirò».

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-04501 Lupi: Sulla ristrutturazione del debito dell'Argentina.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il Governo argentino ha da mesi avviato una trattativa per rinegoziare con i creditori i termini del debito contratto con titoli emessi in dollari americani a legislazione straniera (per un ammontare complessivo di circa 65 miliardi di dollari).
  La prima offerta presentata da Buenos Aires nell'aprile 2020 prevedeva una riduzione del valore nominale del debito del 60 per cento (sul mercato le quotazioni del valore dei titoli argentini segnavano una riduzione del valore nominale fino al 75 per cento). La proposta originaria dell'Argentina era quindi quella di ristrutturare il valore del debito a 40 dollari per ogni 100. Proposta successivamente – il 25 maggio – elevata a 45 dollari su 100. Altro nodo fondamentale della trattativa, accanto alla rideterminazione del valore, era poi rappresentato dalla individuazione della durata del «periodo di grazia» previsto per i nuovi titoli, stabilito in tre anni nella iniziale proposta del Governo argentino.
  Poiché su queste basi non era stato possibile addivenire a un accordo, il 6 luglio scorso Buenos Aires ha presentato una nuova proposta. Questa volta elevando il valore del debito a 53,5 (anziché 45) dollari per ogni 100 di valore nominale e riducendo il periodo di grazia a un anno (anziché tre). Nella proposta di luglio è stato anche previsto un «premio» a quanti sottoscrivessero la ristrutturazione, riconoscendo gli interessi maturati fino al 4 settembre 2020.
  Proprio a poche ore dalla scadenza (prevista ieri) dell'ultima offerta presentata dalle autorità argentine, il Ministero dell'Economia di Buenos Aires ha annunciato di aver raggiunto un accordo con i gruppi dei principali creditori privati (inclusi quelli che sinora si erano mostrati più recalcitranti, in primis BlackRock) per la ristrutturazione della tranche di debito da essi detenuta.
  Per raggiungere questa intesa, ha spiegato il Ministro Martin Guzman, oltre ad aver elevato il valore dell'offerta inizialmente proposta ai creditori, sono state anticipate alcune delle scadenze delle quote capitali e degli interessi (9 gennaio e 9 luglio 2021, invece delle precedenti date del 4 marzo e 4 settembre dello stesso anno). È stato anche anticipato l'ammortamento dei titoli 2030 in dollari ed euro (a partire dal luglio 2024).
  Il Governo argentino ha poi prolungato la validità della propria proposta, portando il termine entro il quale i creditori potranno sottoscrivere le nuove condizioni al prossimo 24 agosto. I risultati delle nuove sottoscrizioni potranno essere annunciati in maniera definitiva il 28 agosto, prevedendone l'entrata in vigore il 4 settembre.
  Come dichiarato dal Ministro Guzman, una volta concluso questo accordo con i creditori privati, il Governo argentino potrà riprendere i negoziati con il Fondo Monetario Internazionale per la restante tranche di debito, pari a circa 44 miliardi di dollari.
  Da parte del Governo italiano confermo che, sia direttamente che tramite la nostra Ambasciata a Buenos Aires, abbiamo seguito da vicino la trattativa con i creditori privati, auspicando e sostenendo il raggiungimento di un accordo.Pag. 18
  Quanto al dialogo fra il Governo argentino e il Fondo Monetario Internazionale, come ribadito dallo stesso Presidente Conte già nell'incontro a Roma a gennaio con il Presidente argentino Fernandez e in un successivo colloquio telefonico a maggio, apprezziamo l'impegno argentino profuso nel negoziato avviato per la conclusione di un nuovo programma di assistenza finanziaria.
  Quest'ultimo sarà infatti cruciale per il ripristino della stabilità macroeconomica nel Paese, il rilancio di un percorso di crescita sostenibile e maggiormente inclusiva, e il completamento dell'ingente flusso di rimborsi dovuti dall'Argentina al Fondo, ai sensi del precedente programma Stand-by Agreement approvato nel 2018.
  È un obiettivo che richiederà, da parte argentina, importanti riforme strutturali volte a sostenere la crescita nel medio e lungo periodo, ma siamo convinti che la strada ora intrapresa vada nella giusta direzione e che la conclusione dell'accordo con i creditori privati sia un primo tangibile segnale positivo.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-04502 Quartapelle Procopio: Sul ricongiungimento di coppie binazionali durante la pandemia da Covid-19

TESTO DELLA RISPOSTA

  La normativa emergenziale in vigore consente, fatto salvo l'obbligo di isolamento fiduciario per un periodo di 14 giorni, l'ingresso in Italia dall'estero non soltanto dei cittadini dell'Unione europea ma anche dei loro familiari. Questi sono individuati dagli articoli 2 e 3 della Direttiva UE 38 del 2004 (2004/38/CE), recepita nell'ordinamento italiano con il decreto legislativo n. 30 del 2007.
  Queste norme ricomprendono nella nozione di «familiare» non soltanto i coniugi, ma anche il partner con cui il cittadino italiano abbia una relazione stabile e riconosciuta. La Direttiva cui si fa riferimento considera infatti tale il partner che abbia contratto con il cittadino europeo un'unione registrata sulla base della legislazione di uno Stato membro, qualora la legislazione dello Stato membro ospitante equipari l'unione registrata al matrimonio.
  Altra ipotesi ricompresa nella normativa è quella del partner del cittadino dell'Unione impegnato in una relazione stabile debitamente attestata con documentazione ufficiale.
  Per quanto riguarda una serie di Paesi elencati all'articolo 1 dell'ordinanza del Ministro della salute del 16 luglio 2020, sono state tuttavia previste misure più restrittive.
  La rete diplomatico-consolare italiana sta lavorando da mesi per agevolare, nell'ambito di quanto consentito dalla normativa, il rientro in Italia delle famiglie bi-nazionali. A questo proposito, aggiornate informazioni sui cittadini italiani in rientro dall'estero e cittadini stranieri in Italia sono sempre disponibili e costantemente aggiornate sul sito web della Farnesina.
  Le misure attualmente in vigore sono previste da Ordinanze emanate del Ministro della salute, coordinate dalla Presidenza del Consiglio e mirate anzitutto al bene supremo della salute pubblica. La Farnesina, per quanto di sua competenza, continuerà a tenere costantemente informati tutti i soggetti potenzialmente interessati e a fare di tutto, compatibilmente con la legislazione in vigore, per favorire il rientro e il ricongiungimento di coppie bi-nazionali.

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-04503 Sul respingimento di militari italiani atterrati a Misurata lo scorso 30 luglio.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In merito alle richieste di visto d'ingresso in Libia per il personale militare là impegnato, il Ministero degli esteri e della cooperazione internazionale si limita a coordinare la predisposizione della necessaria documentazione di sostegno (nota verbale indirizzata all'Ambasciata di Libia a Roma), sulla base delle richieste nominative di volta in volta avanzate e seguite dalle competenti articolazioni del Ministero della difesa. Non è pertanto configurabile alcun genere di negligenza da parte della Farnesina.
  Sullo specifico episodio menzionato dall'interrogante, il Ministero della Difesa rende noto quanto segue.
  Sin dall'apertura del Field Hospital nazionale – Operazione IPPOCRATE nell'anno 2016, per il personale nazionale in viaggio dall'Italia a Misurata era necessario il solo il passaporto di servizio, accompagnato da una Nota Verbale, senza necessità di visto da parte dell'Ambasciata libica a Roma. Ciò a differenza di quanto previsto per il personale in ingresso a Tripoli, per il quale il visto è sempre stato necessario.
  La procedura è stata adottata per anni ed è stata sempre accettata, fino al 30 luglio, dall'Ufficio passaporti di Misurata. Questo Ufficio apponeva un visto all'arrivo del personale, autorizzando alla permanenza all'interno del compound ed eventualmente a muoversi esclusivamente a Misurata.
  Il 16 luglio, con una lettera indirizzata all'Addetto Militare italiano a Tripoli, il Vice Ministro della difesa, Alì Namroush, ha comunicato: «(...) il visto non sarà concesso ai cittadini italiani se non con l'approvazione del Ministero della difesa (libico), attraverso richieste e con un appuntamento anticipato di 14 giorni, tramite l'Ambasciata libica in Italia, senza eccezioni, comprese le richieste di visto di ingresso allo scopo di entrare nell'Ospedale da Campo a Misurata (...)».
  In occasione di un successivo incontro avuto con l'Addetto Militare, il Vice Ministro libico ha assicurato che l'obbligo del visto sul passaporto per il personale in ingresso a Misurata sarebbe stato richiesto solo a partire dal volo del 15 agosto e non avrebbe quindi interessato il personale in viaggio sul volo del 30 luglio. Al riguardo, sempre il nostro Ministero della difesa rende noto che il 30 luglio, per il tramite dell'Addetto Militare, sono state contattate le autorità del Governo di Accordo Nazionale libico per ottenere, come precedentemente concordato, l'autorizzazione allo sbarco a Misurata del personale nazionale in arrivo dall'Italia, senza tuttavia ottenere il risultato sperato.

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ALLEGATO 5

Interrogazione n. 5-04390 Quartapelle Procopio: Sulle condizioni di detenzione di una attivista iraniana per i diritti umani.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Narges Mohammadi è ben conosciuta per il suo incessante e lodevole impegno nel promuovere iniziative di mobilitazione civile in favore dei diritti delle donne e contro la pena di morte in Iran. Il suo caso è seguito con attenzione da parte dell'Italia e dell'Unione europea. Continuiamo a valutare insieme ai nostri partner, anche nel coordinamento in materia di diritti umani a Teheran, le migliori iniziative di sensibilizzazione nei confronti delle autorità iraniane, nell'ottica di assicurare a questa azione le migliori possibilità di successo.
  L'Italia è tradizionalmente impegnata nella tutela e nella promozione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, incluse le libertà di opinione, di espressione, di associazione e di riunione. Per quanto riguarda l'Iran si tratta di un lavoro volto anzitutto a mantenere alta l'attenzione sulla situazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali in quel Paese nelle riunioni multilaterali e, più in generale, nell'agenda internazionale.
  Sul piano più prettamente bilaterale sollecitiamo il Governo iraniano a rivedere le proprie politiche per garantire la protezione di questi diritti. Sin dal 2014 abbiamo ad esempio avviato con Teheran un dialogo a livello di esperti sulla tutela dei diritti umani nel sistema di giustizia penale. Il canale principale tramite cui questo dialogo viene portato avanti è costituito dal seminario annuale italo-iraniano sulla tutela dei diritti da parte del sistema di giustizia penale.
  In sede multilaterale, l'Italia contribuisce sia ai negoziati della risoluzione annuale dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nel Paese, sia ai negoziati della risoluzione del Consiglio Diritti umani delle Nazioni Unite riguardante la Repubblica Islamica. Grazie a quest'ultima viene solitamente rinnovato di un anno il mandato del Relatore Speciale ONU sulla situazione dei diritti umani in Iran, incarico ricoperto dal luglio 2018 da parte del pakistano Javaid Rehman. L'Italia co-sponsorizza regolarmente entrambe le risoluzioni.
  L'Iran è stato oggetto nel novembre 2018 del terzo ciclo della Revisione Periodica Universale del Consiglio Diritti umani. In questa occasione l'Italia, tra le altre cose, ha raccomandato all'Iran di garantire il diritto alla libertà di opinione, espressione e riunione e di porre fine agli arresti dei difensori dei diritti umani, con particolare attenzione alle donne difensori dei diritti umani. Altra nostra raccomandazione è stata quella di considerare l'introduzione di una moratoria sulle esecuzioni, in vista dell'abolizione della pena di morte, e vietare immediatamente l'applicazione delle esecuzioni per reati commessi da persone di età inferiore ai 18 anni. Uno degli argomenti più cari a Narges Mohammadi.
  Sul fronte del contagio da Covid, l'Iran affronta una situazione estremamente grave. Sebbene le cifre ufficiali a oggi si attestino su circa 14.500 decessi e 279.000 contagiati, il dato reale potrebbe essere drammaticamente più elevato. Il Paese sta infatti fronteggiando proprio in questo momento una seconda ondata di contagi.Pag. 22
  L'Italia non ha fatto mancare il proprio contributo, destinando all'Iran parte dei fondi (200.000 euro sul totale di un milione) allocati in favore dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e della Federazione Internazionale della Croce Rossa. In occasione del Consiglio Affari esteri del 23 marzo e della riunione dei Ministri degli esteri del G7 del 25 marzo, abbiamo inoltre fatto appello a che l'attuale quadro sanzionatorio non impedisca le forniture mediche e umanitarie di cui l'Iran necessita.
  Con questa impostazione di fondo, nel quadro dei rapporti con l'Iran, continueremo a seguire con attenzione il caso di Narges Mohammadi, insieme all'Unione europea e a tutti quei Paesi che, come noi, attribuiscono un ruolo centrale alla tutela e alla promozione dei diritti dell'individuo.