CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 21 novembre 2019
278.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Politiche dell'Unione europea (XIV)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-03178 Giglio Vigna: Sulla dotazione finanziaria dei fondi per la politica agricola comune (PAC) per il periodo 2021-2027 a favore dell'Italia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il negoziato sul futuro Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 prosegue a ritmo sostenuto. Per avviare la programmazione finanziaria nei tempi dovuti sarebbe necessario trovare un'intesa entro il Consiglio europeo di dicembre. Un obiettivo non facile in primo luogo perché la nuova Commissione europea inizierà a lavorare più tardi del previsto ma anche a causa della distanza che permane tra le posizioni degli Stati membri, anche se iniziano ad intravedersi le possibili linee di compromesso sui punti più controversi.
  Una convergenza solida sulle cifre ancora non è stata raggiunta. Il negoziato è aperto e segue il principio «nessun accordo senza un accordo su tutto». Il Governo, naturalmente, è costantemente impegnato nel negoziato ed è consapevole di tutte le criticità che si presentano. Peraltro, non sono solo i tetti complessivi di spesa che vanno considerati ma anche i meccanismi di distribuzione tra le varie rubriche e tra gli Stati membri.
  L'originaria proposta della Commissione prevedeva un taglio al bilancio della politica di coesione (-7 per cento) e di quella agricola (-5 per cento) e l'incremento dei fondi a favore di ricerca, innovazione, giovani, sicurezza e gestione delle frontiere. Veniva anche proposta l'istituzione di alcune voci fuori bilancio per un totale di 29,4 miliardi di euro, a copertura di spese per emergenze umanitarie/impreviste; e di un European Peace Facility, con una dotazione di 10,5 miliardi da utilizzare per interventi di pacificazione e stabilizzazione in Paesi terzi. Per quanto riguarda il finanziamento del bilancio dell'Unione, la proposta della Commissione prevede nuove risorse proprie pari al 12 per cento delle entrate.
  Di converso l'Italia concorda con la posizione espressa dal Parlamento Europeo favorevole ad un aumento ambizioso del nuovo bilancio UE (almeno l'1,3 per cento del RNL europeo, finanziato anche da nuove risorse proprie. La proposta della Commissione è 1.279,4 miliardi di euro – pari all'1,11 per cento del RNL), mentre vi sono Stati membri che chiedono un ridimensionamento del bilancio UE da contenere entro l'1 per cento del RNL europeo.
  In questo contesto da parte italiana abbiamo ripetutamente ribadito le nostre linee rosse:
  evitare ulteriori tagli al budget, in particolare per quanto riguarda PAC e Coesione;
   opposizione al principio di convergenza esterna delle allocazioni per la PAC;
   revisione dell'indice di prosperità relativa proposto nella Coesione;
   mantenimento delle risorse IVA;
   sostegno alla proposta di integrare il nuovo QFP con nuove risorse proprie;
   contrarietà alla prosecuzione delle correzioni legate al «sconto» britannico.

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  Pertanto vi confermo che le trattative sulla PAC, così come quelle sulla politica di coesione, sono attentamente presidiate dal Governo italiano e che, come detto, non vi è convergenza sulla proposta attualmente sostenuta dalla presidenza finlandese, che non si soddisfa e che pertanto questo Governo si impegna a non siglare così come attualmente sul tavolo. In particolare non riteniamo soddisfacenti alcuni parametri allocativi che possono fare la differenza, ricordo: il cosiddetto processo di convergenza esterna dei pagamenti per ettaro nella politica agricola; ed il parametro di prosperità relativa con il quale si rimodulano le allocazioni per le regioni meno sviluppate nell'ambito della politica di coesione.
  Su questo tema e più in generale sul QFP il Governo continuerà a tenere costantemente informato e a coinvolgere il Parlamento e le Commissioni competenti. Siamo pienamente consapevoli che si tratta di questioni estremamente rilevanti e che pertanto in questi temi è assolutamente imprescindibile agire congiuntamente e a tutti i livelli per salvaguardare il nostro interesse nazionale.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-03179 Montaruli: Sulla posizione dell'Italia circa le prospettive di riforma del Meccanismo europeo di stabilità (MES).

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il Meccanismo europeo di stabilità (MES) è stato istituito nel 2012 per fornire assistenza finanziaria ai Paesi dell'Eurozona che si trovano in gravi difficoltà finanziarie o ne sono minacciati, e l'Italia ne ha sottoscritto gli impegni contenuti nel trattato istitutivo ad oggi in vigore.
  Il MES ha un capitale sottoscritto totale di circa 704 miliardi di euro, con una quota versata di circa 80 miliardi di euro dagli Stati membri della zona euro.
  La ripartizione delle quote di ciascuno Stato membro al capitale sottoscritto totale è basata sulla partecipazione al capitale versato della BCE, modificata secondo una chiave di conversione. Nello specifico con 125,3 miliardi di euro (17,7 per cento) l'Italia è il terzo Paese per contributo al capitale del MES, la Germania è il primo (190 miliardi di euro – 26,9 per cento) seguito dalla Francia (142 miliardi di euro – 20,2 per cento). Tra gli altri principali contributori troviamo la Spagna con 83 miliardi di euro (11,8 per cento) e i Paesi Bassi con 40 miliardi di euro (5,6 per cento).
  Appare opportuno ricordare in questa sede che l'Italia sino ad ora non ha mai avuto un default del debito pubblico in tempo di pace e che numerosi studi sostengono sia inverosimile, anche sulla base dei dati e delle variabili macroeconomiche attuali, che possa essere necessario un ricorso al MES da parte del nostro Paese.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-03180 Giordano: Sulla congruità della dotazione finanziaria proposta per il nuovo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale dell'Ue ai fini della gestione del fenomeno migratorio.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La gestione delle politiche migratorie rappresenta un'assoluta priorità politica per questo Governo e per il Dicastero che ho l'onore di servire.
  L'Italia è tra gli Stati membri che preme affinché la Commissione adotti un approccio «olistico», in cui oltre agli elementi di gestione integrata dell'emergenza legata ai flussi migratori, si affrontino anche gli aspetti di proiezione esterna dell'UE (non ultimo, la politica di cooperazione allo sviluppo nei confronti dei Paesi di provenienza dei flussi) e che al contempo sia sempre più un approccio compiutamente europeo e realmente condiviso come Unione europea.
  In questo contesto si sostiene la necessità di avere un approccio pragmatico al fenomeno migratorio che parta da un'analisi attenta dei flussi; dalla necessità di mettere in sicurezza tutto il confine dell'Unione europea, anche di fronte a scenari di crisi ma che allo stesso tempo mostri attenzione alla tutela dei diritti dei profughi, in particolare quelle provenienti da conclamate aree di guerra.
  L'obiettivo italiano resta quello di lavorare con gli Stati membri e con le Istituzioni dell'Unione europea affinché la UE si faccia carico di un sistema strutturale che affronti in maniera complessiva il tema migratorio.
  In particolare, per quanto concerne le risorse previste nel Quadro Finanziario Pluriennale per la gestione del fenomeno migratorio, la dotazione totale della proposta della Commissione è 34,9 miliardi a prezzi correnti 2018 divisi come segue: 10,5 miliardi AMF, 900 milioni agenzia EASO, 9,3 miliardi per IMF (fondo per la gestione integrata dei confini) e 12 miliardi per le agenzie Frontex ed Eu lisa che gestisce i database nell'area giustizia e affari interni.
  Il fondo NDCI avrà una dotazione di 90 miliardi di cui la Commissione stima che il 10 per cento verrà dedicato ad affrontare le cause profonde dell'immigrazione. Questa proposta rappresenta un buon punto di partenza, risultato dell'impegno italiano.
  Per ciò che riguarda più specificamente la politica di vicinato, l'obiettivo è quello di ricondurre ad unità le linee di finanziamento precedenti attraverso uno Strumento per il Vicinato, lo sviluppo e la cooperazione internazionale (nell'acronimo inglese «NDICI»).
  Siamo impegnati per definire un obiettivo di spesa che sia almeno del 10 per cento e comunque adeguato alla definizione di una gestione efficace e multilivello del fenomeno migratorio.
  Tale strumento andrà a integrare, in un'ottica di razionalizzazione e maggiore efficienza delle risorse, gran parte degli strumenti UE per l'azione esterna attualmente separati, tra i quali:
   il Fondo europeo di sviluppo (FES), che attualmente non rientra nel bilancio;
   lo Strumento europeo di vicinato (ENI);
   e lo Strumento di cooperazione allo sviluppo (DCI).