CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 16 ottobre 2019
255.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Agricoltura (XIII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Risoluzioni 7-00280 Spena, 7-00281 Cenni e 7-00284 Ciaburro: Misure per il lavoro e l'imprenditoria femminile in agricoltura.

PROPOSTA DI RISOLUZIONE UNITARIA

  La XIII Commissione,
   premesso che:
    l'Osservatorio nazionale per l'imprenditoria ed il lavoro femminile in agricoltura (Onilfa) è stato istituito presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali il 13 ottobre del 1997 su proposta delle rappresentanti femminili delle organizzazioni professionali agricole (Cia, Coldiretti, Confagricoltura, Copagri) al fine di creare uno specifico organismo che si occupasse del ruolo delle donne nel settore agricolo italiano. La finalità principale dell'Onilfa era, infatti, quella di approfondire la conoscenza della realtà imprenditoriale e del lavoro femminile in agricoltura, collaborando con le pubbliche amministrazioni, raccogliendo dati e promuovendo iniziative pilota nel settore dell'imprenditoria agricola al femminile;
    con l'articolo 12, comma 20, del decreto-legge n. 95 del 6 luglio 2012, convertito dalla legge n. 135 del 7 agosto 2012, venne previsto che le attività svolte dagli organismi collegiali operanti presso le pubbliche amministrazioni sarebbero state trasferite ai competenti uffici delle amministrazioni presso le quali gli organismi operavano. Pertanto, con tale misura, le attività di promozione dell'imprenditoria femminile in agricoltura, precedentemente di competenza dell'Osservatorio nazionale per il lavoro e l'imprenditoria femminile in agricoltura, vennero trasferite all'ufficio DISR II (Direzione generale dello sviluppo rurale – Programmazione sviluppo rurale) del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali;
    considerato che:
   le donne svolgono un ruolo fondamentale e da lunga data nelle aziende agricole senza che questo, in molti casi, sia riconoscibile in termini di titolarità dei diritti, di responsabilità gestionali e di garanzie giuslavoristiche loro accordate;
   i dati Eurostat sulla forza lavoro del 2016, riferiti all'Unione europea a 28 Stati (UE-28) certificano che le donne rappresentano il 35,1 per cento della forza lavoro agricola; tale percentuale risulta di 10 punti percentuali inferiore alla quota di donne sul totale della popolazione lavorativa, che si attesta a circa il 45,9 per cento;
   in Italia, i dati dell'Istat sulle forze lavoro del 2016 contano il 27 per cento delle donne occupate in agricoltura; la presenza femminile pesa per il 3 per cento del totale delle donne occupate, rispetto al 14 per cento nell'industria e all'83 per cento nei servizi;
   il contributo femminile è, quindi, fondamentale per lo sviluppo sostenibile del comparto agroalimentare, un settore strategico per l'Italia, che rappresenta il 14 per cento del PIL con 219,5 miliardi di euro, compresa la ristorazione;
   le imprenditrici agricole esprimono assolute eccellenze in molti campi, a partire dal settore vitivinicolo, e si caratterizzano per una forte propensione alle pratiche biologiche ed ecosostenibili, all'agricoltura sociale e all'innovazione;
   a livello nazionale ed internazionale si assiste in misura crescente alla creazione di reti e di associazioni di donne del Pag. 129settore volte alla valorizzazione della biodiversità agricola, allo scambio di esperienze e alla cooperazione;
   tale vivacità ed eccellenza non è sempre supportata e rappresentata a sufficienza nei vertici delle organizzazioni di settore, così come nei servizi pubblici e privati del comparto agricolo;
   numerosi studi ed indagini da anni hanno approfondito gli aspetti organizzativi, sociali ed economici dell'agricoltura al femminile, rimarcando strette connessioni tra la presenza di donne attive in agricoltura e l'attenzione per la diversificazione economica aziendale (agriturismo, attività didattiche, vendita diretta, agricoltura sociale e altro) per gli aspetti ambientali (in particolar modo per ciò che concerne lo sviluppo di modelli produttivi sostenibili come l'agricoltura biologica e l'agricoltura familiare) e per una maggiore capacità di resistere alle avversità del mercato;
   l'Onu ha messo in campo da anni una serie di azioni, dal coinvolgimento delle donne nei processi decisionali che possono influire sul clima a livello locale e globale, alla promozione finanziaria e tecnologica di iniziative imprenditoriali femminili;
    valutato che:
   nell'ambito dell'impresa familiare occorrerebbe prevedere, come del resto già prefigurato la scorsa legislatura nell'ambito dell'esame delle proposte di legge per il settore ittico, una specifica disposizione che riconosca a livello civilistico la figura del familiare che svolge la propria attività nell'ambito dell'impresa agricola e alla quale riconoscere ogni diritto lavorativo previdenziale ed assistenziale di cui godono gli altri lavoratori;
   risulta, altresì, necessario che, anche nell'ambito degli enti pubblici chiamati ad operare per il settore agricolo, venga prevista un'adeguata rappresentanza di genere nell'ambito delle cariche direttive;
   occorre, inoltre, prevedere che ogni rilevazione statistica per il settore, ivi comprese le attività di monitoraggio e di valutazione delle politiche agricole e rurali, includa una differenziazione per genere così da avere un quadro reale e costantemente aggiornato al fine di meglio programmare e configurare ogni intervento necessario;
   risulterebbe fondamentale istituire presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e negli enti controllati, servizi di sostegno all'imprenditoria ed al lavoro femminile in agricoltura, a partire da una lettura di genere dei dati di settore;
   la Fao ha stimato che se le donne avessero lo stesso accesso alle risorse degli uomini, la produzione agricola potrebbe aumentare fino al 30 per cento. E poiché in molti Paesi poveri l'agricoltura è la principale occupazione delle donne, questo potrebbe far sì che 150 milioni di persone potrebbero nel prossimo futuro uscire dalla loro condizione di insicurezza alimentare. È per questo che uno dei Global Goals della Fao individua nell'uguaglianza di genere e nell'emancipazione femminile uno dei principali, e, peraltro, tra i più difficili obiettivi da raggiungere;
    considerato che durante le audizioni svolte dalla Commissione Agricoltura della Camera dei deputati sono state sottolineate alcune criticità, a partire dalle difficoltà di molte imprenditrici nell'accesso al credito, nel rientro nell'attività di impresa dopo la maternità, nell'accesso ad una adeguata formazione e nell'internazionalizzazione della propria attività, mentre, per le lavoratrici donne, è stata rilevata una differenza salariale a parità di prestazioni lavorative, difficoltà nell'accedere al riconoscimento previdenziale, un quadro di maggiore sfruttamento e violenza per le donne dentro al già pesante fenomeno del c.d. Caporalato,

impegna il Governo:
   1) ad attivare un programma di interventi organici tesi a rimuovere differenze di genere in agricoltura sia nella dimensione di impresa che nel lavoro Pag. 130agricolo, investendo sulle risorse e sulle potenzialità femminili come indicato dagli indirizzi globali ed europei per lo sviluppo rurale e la sconfitta della povertà;
   2) ad adottare iniziative normative per meglio delineare, anche a livello civilistico, il sostegno alla crescita dell'imprenditoria femminile in agricoltura, la tutela del lavoro agricolo femminile e la partecipazione delle donne nell'ambito dell'impresa agricola familiare, in modo da riconoscere un'autonoma soggettività e distintività al lavoro ivi svolto;
   3) ad adottare iniziative normative per prevedere adeguata rappresentanza di genere nell'ambito degli enti pubblici che operano nel settore dell'agricoltura, negli eventi principali di settore e nel mondo della rappresentanza agricola;
   4) ad istituire un apposito ufficio presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali con il compito di monitorare, accompagnare e valutare trasversalmente le politiche e gli interventi che impattano direttamente o indirettamente sulle condizioni di vita e di lavoro delle imprenditrici e delle lavoratrici agricole;
   5) ad adottare iniziative per ricostituire presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali l'Osservatorio per l'imprenditoria ed il lavoro femminile in agricoltura (Onilfa), utilizzando le possibilità offerte dalle norme vigenti in materia di pari opportunità e nell'ambito della dotazione organica e delle risorse disponibili, con le funzioni previste dal decreto del Ministro delle politiche agricole e forestali 13 ottobre 1997, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 8 aprile 1998, n. 82 e con eventuali ulteriori compiti che potranno essere individuati dal tavolo di lavoro di cui si richiede l'istituzione presso il Ministero al fine di individuare linee adeguate di intervento, concertate anche con le Regioni, anche in vista della prossima programmazione dei Fondi legati alla PAC e ai PSR;
   6) a sostenere l'imprenditoria femminile in agricoltura prevedendo specifiche iniziative di formazione o di supporto in relazione alle specifiche problematiche di volta in volta individuate;
   7) a trasmettere al Parlamento una relazione sullo stato di attuazione delle politiche in favore dello sviluppo del lavoro e dell'attività imprenditoriale delle donne in agricoltura;
   8) ad attuare ed implementare le politiche relative al sistema infrastrutturale e dei servizi nel territorio agricolo, in modo particolare nelle aree interne, rivolte alle imprese femminili e alle donne, già disciplinate dalla normativa dell'Unione;
   9) a creare, anche per il tramite dell'Osservatorio, un portale telematico, in continuo aggiornamento, che informi le aspiranti imprenditrici agricole riguardo alla normativa in vigore, all'iter per l'accesso ai finanziamenti e alla pubblicazione di bandi;
   10) a creare ed implementare una «banca della solidarietà», sempre per il tramite dell'Osservatorio, nell'ambito della quale sia possibile far dialogare e mettere a frutto le esperienze e le conoscenze delle agricoltrici italiane con quelle europee e quelle dei Paesi in via di sviluppo;
   11) ad istituire una giornata nazionale del lavoro femminile in agricoltura, durante la quale, tramite iniziative ed eventi, si possano informare i cittadini circa l'importanza sociale e la qualità dell'imprenditoria e del lavoro agricolo femminile;
   12) ad istituire una sede permanente partecipata da rappresentanti delle organizzazioni datoriali, sindacali ed associative delle donne impegnate a vario titolo nel mondo agricolo ed agroalimentare al fine di valutare l'impatto di genere delle principali azioni e delle politiche pubbliche del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.

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ALLEGATO 2

Risoluzioni 7-00280 Spena, 7-00281 Cenni e 7-00284 Ciaburro: Misure per il lavoro e l'imprenditoria femminile in agricoltura.

RISOLUZIONE UNITARIA APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La XIII Commissione,
   premesso che:
    l'Osservatorio nazionale per l'imprenditoria ed il lavoro femminile in agricoltura (Onilfa) è stato istituito presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali il 13 ottobre del 1997 su proposta delle rappresentanti femminili delle organizzazioni professionali agricole (Cia, Coldiretti, Confagricoltura, Copagri) al fine di creare uno specifico organismo che si occupasse del ruolo delle donne nel settore agricolo italiano. La finalità principale dell'Onilfa era, infatti, quella di approfondire la conoscenza della realtà imprenditoriale e del lavoro femminile in agricoltura, collaborando con le pubbliche amministrazioni, raccogliendo dati e promuovendo iniziative pilota nel settore dell'imprenditoria agricola al femminile;
    con l'articolo 12, comma 20, del decreto-legge n. 95 del 6 luglio 2012, convertito dalla legge n. 135 del 7 agosto 2012, venne previsto che le attività svolte dagli organismi collegiali operanti presso le pubbliche amministrazioni sarebbero state trasferite ai competenti uffici delle amministrazioni presso le quali gli organismi operavano. Pertanto, con tale misura, le attività di promozione dell'imprenditoria femminile in agricoltura, precedentemente di competenza dell'Osservatorio nazionale per il lavoro e l'imprenditoria femminile in agricoltura, vennero trasferite all'ufficio DISR II (Direzione generale dello sviluppo rurale – Programmazione sviluppo rurale) del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali;
    considerato che:
   le donne svolgono un ruolo fondamentale e da lunga data nelle aziende agricole senza che questo, in molti casi, sia riconoscibile in termini di titolarità dei diritti, di responsabilità gestionali e di garanzie giuslavoristiche loro accordate;
   i dati Eurostat sulla forza lavoro del 2016, riferiti all'Unione europea a 28 Stati (UE-28) certificano che le donne rappresentano il 35,1 per cento della forza lavoro agricola; tale percentuale risulta di 10 punti percentuali inferiore alla quota di donne sul totale della popolazione lavorativa, che si attesta a circa il 45,9 per cento;
  in Italia, i dati dell'Istat sulle forze lavoro del 2016 contano il 27 per cento delle donne occupate in agricoltura; la presenza femminile pesa per il 3 per cento del totale delle donne occupate, rispetto al 14 per cento nell'industria e all'83 per cento nei servizi;
   il contributo femminile è, quindi, fondamentale per lo sviluppo sostenibile del comparto agroalimentare, un settore strategico per l'Italia, che rappresenta il 14 per cento del PIL con 219,5 miliardi di euro, compresa la ristorazione;
   le imprenditrici agricole esprimono assolute eccellenze in molti campi, a partire dal settore vitivinicolo, e si caratterizzano per una forte propensione alle pratiche biologiche ed ecosostenibili, all'agricoltura sociale e all'innovazione;Pag. 132
   a livello nazionale ed internazionale si assiste in misura crescente alla creazione di reti e di associazioni di donne del settore volte alla valorizzazione della biodiversità agricola, allo scambio di esperienze e alla cooperazione;
   tale vivacità ed eccellenza non è sempre supportata e rappresentata a sufficienza nei vertici delle organizzazioni di settore, così come nei servizi pubblici e privati del comparto agricolo;
   numerosi studi ed indagini da anni hanno approfondito gli aspetti organizzativi, sociali ed economici dell'agricoltura al femminile, rimarcando strette connessioni tra la presenza di donne attive in agricoltura e l'attenzione per la diversificazione economica aziendale (agriturismo, attività didattiche, vendita diretta, agricoltura sociale e altro) per gli aspetti ambientali (in particolar modo per ciò che concerne lo sviluppo di modelli produttivi sostenibili come l'agricoltura biologica e l'agricoltura familiare) e per una maggiore capacità di resistere alle avversità del mercato;
   l'Onu ha messo in campo da anni una serie di azioni, dal coinvolgimento delle donne nei processi decisionali che possono influire sul clima a livello locale e globale, alla promozione finanziaria e tecnologica di iniziative imprenditoriali femminili;
    valutato che:
   nell'ambito dell'impresa familiare occorrerebbe prevedere, come del resto già prefigurato la scorsa legislatura nell'ambito dell'esame delle proposte di legge per il settore ittico, una specifica disposizione che riconosca a livello civilistico la figura del familiare che svolge la propria attività nell'ambito dell'impresa agricola e alla quale riconoscere ogni diritto lavorativo previdenziale ed assistenziale di cui godono gli altri lavoratori;
   risulta, altresì, necessario che, anche nell'ambito degli enti pubblici chiamati ad operare per il settore agricolo, venga prevista un'adeguata rappresentanza di genere nell'ambito delle cariche direttive;
   occorre, inoltre, prevedere che ogni rilevazione statistica per il settore, ivi comprese le attività di monitoraggio e di valutazione delle politiche agricole e rurali, includa una differenziazione per genere così da avere un quadro reale e costantemente aggiornato al fine di meglio programmare e configurare ogni intervento necessario;
   risulterebbe fondamentale istituire presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e negli enti controllati, servizi di sostegno all'imprenditoria ed al lavoro femminile in agricoltura, a partire da una lettura di genere dei dati di settore;
   la Fao ha stimato che se le donne avessero lo stesso accesso alle risorse degli uomini, la produzione agricola potrebbe aumentare fino al 30 per cento. E poiché in molti Paesi poveri l'agricoltura è la principale occupazione delle donne, questo potrebbe far sì che 150 milioni di persone potrebbero nel prossimo futuro uscire dalla loro condizione di insicurezza alimentare. È per questo che uno dei Global Goals della Fao individua nell'uguaglianza di genere e nell'emancipazione femminile uno dei principali, e, peraltro, tra i più difficili obiettivi da raggiungere;
    considerato che durante le audizioni svolte dalla Commissione Agricoltura della Camera dei deputati sono state sottolineate alcune criticità, a partire dalle difficoltà di molte imprenditrici nell'accesso al credito, nel rientro nell'attività di impresa dopo la maternità, nell'accesso ad una adeguata formazione e nell'internazionalizzazione della propria attività, mentre, per le lavoratrici donne, è stata rilevata una differenza salariale a parità di prestazioni lavorative, difficoltà nell'accedere al riconoscimento previdenziale, un quadro di maggiore sfruttamento e violenza per le donne dentro al già pesante fenomeno del c.d. Caporalato,

impegna il Governo:
   1) ad attivare un programma di interventi organici tesi a rimuovere differenze Pag. 133di genere in agricoltura sia nella dimensione di impresa che nel lavoro agricolo, investendo sulle risorse e sulle potenzialità femminili come indicato dagli indirizzi globali ed europei per lo sviluppo rurale e la sconfitta della povertà;

   2) a valutare l'opportunità di adottare iniziative normative per meglio delineare, anche a livello civilistico, il sostegno alla crescita dell'imprenditoria femminile in agricoltura, la tutela del lavoro agricolo femminile e la partecipazione delle donne nell'ambito dell'impresa agricola familiare, in modo da riconoscere un'autonoma soggettività e distintività al lavoro ivi svolto;

   3) a valutare l'opportunità di adottare iniziative normative per prevedere adeguata rappresentanza di genere nell'ambito degli enti pubblici che operano nel settore dell'agricoltura, negli eventi principali di settore e nel mondo della rappresentanza agricola;

   4) ad istituire un apposito ufficio presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali con il compito di monitorare, accompagnare e valutare trasversalmente le politiche e gli interventi che impattano direttamente o indirettamente sulle condizioni di vita e di lavoro delle imprenditrici e delle lavoratrici agricole;

   5) ad adottare iniziative per ricostituire presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali l'Osservatorio per l'imprenditoria ed il lavoro femminile in agricoltura (Onilfa), utilizzando le possibilità offerte dalle norme vigenti in materia di pari opportunità e nell'ambito della dotazione organica e delle risorse disponibili, con le funzioni previste dal decreto del Ministro delle politiche agricole e forestali 13 ottobre 1997, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 8 aprile 1998, n. 82 e con eventuali ulteriori compiti che potranno essere individuati dal tavolo di lavoro di cui si richiede l'istituzione presso il Ministero al fine di individuare linee adeguate di intervento, concertate anche con le Regioni, anche in vista della prossima programmazione dei Fondi legati alla PAC e ai PSR;

   6) a sostenere l'imprenditoria femminile in agricoltura prevedendo specifiche iniziative di formazione o di supporto in relazione alle specifiche problematiche di volta in volta individuate;

   7) a trasmettere al Parlamento una relazione sullo stato di attuazione delle politiche in favore dello sviluppo del lavoro e dell'attività imprenditoriale delle donne in agricoltura;

   8) ad attuare ed implementare le politiche relative al sistema infrastrutturale e dei servizi nel territorio agricolo, in modo particolare nelle aree interne, rivolte alle imprese femminili e alle donne, già disciplinate dalla normativa dell'Unione;

   9) a creare, anche per il tramite dell'Osservatorio, una sezione dedicata del portale Rete rurale, in continuo aggiornamento, che informi le aspiranti imprenditrici agricole riguardo alla normativa in vigore, all'iter per l'accesso ai finanziamenti e alla pubblicazione di bandi;

   10) a creare ed implementare una «banca della solidarietà», sempre per il tramite dell'Osservatorio, nell'ambito della quale sia possibile far dialogare e mettere a frutto le esperienze e le conoscenze delle agricoltrici italiane con quelle europee e quelle dei Paesi in via di sviluppo;

   11) ad istituire una giornata nazionale del lavoro femminile in agricoltura, durante la quale, tramite iniziative ed eventi, si possano informare i cittadini circa l'importanza sociale e la qualità dell'imprenditoria e del lavoro agricolo femminile;

   12) ad istituire una sede permanente partecipata da rappresentanti delle organizzazioni datoriali, sindacali ed associative delle donne impegnate a vario titolo nel mondo agricolo ed agroalimentare al Pag. 134fine di valutare l'impatto di genere delle principali azioni e delle politiche pubbliche del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.
(8-00044) «Spena, Cenni, Ciaburro, Benedetti, Bubisutti, Cardinale, Caretta, Critelli, D'Alessandro, Dal Moro, Fornaro, Gadda, Gagnarli, Gelmini, Gribaudo, Incerti, Loss, Portas, Emanuela Rossini, Schullian, Viviani».

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ALLEGATO 3

Interrogazione 5-02908 Spena: Iniziative per accelerare l'erogazione dei contributi del Fondo per il grano duro.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Intendo preliminarmente partecipare il significativo impegno di questa Amministrazione nella salvaguardia della filiera grano/pasta – a riprova del quale segnalo che abbiamo convocato un dedicato tavolo di filiera per il 28 ottobre cui presenzierà il Ministro – ma è altrettanto importante considerare che le criticità rilevate nell'ambito dell'atto di sindacato ispettivo, sono riconducibili alla complessità delle necessitate procedure istruttorie, come segnalato da AGEA, secondo quanto di seguito vado ad evidenziare.
  La caratterizzazione «nazionale» dell'aiuto «de minimis» previsto dal decreto ministeriale 11000/2016 esige infatti l'effettuazione di alcuni controlli obbligatori sulla posizione soggettiva del beneficiario, sotto il profilo degli obblighi previdenziali (DURC) e l'eventuale applicazione nei suoi confronti di provvedimenti interdittivi connessi con la lotta alla criminalità organizzata (comunicazione antimafia).
  Fermi restano gli ordinari controlli istruttori previsti dal citato DM per l'ammissibilità all'aiuto, comprensivi della verifica in seno al MISE dei massimali degli aiuti «de minimis» concessi nel triennio, sia per il settore agricolo che a livello generale.
  A completamento del quadro istruttorio, segnalo infine che l'aiuto in questione è erogato esclusivamente dall'Organismo pagatore AGEA – indipendentemente dal fatto che il fascicolo aziendale del beneficiario rientri nella competenza di altri Organismi pagatori – con la conseguente necessità di ricevere da questi ultimi le informazioni correlate alle verifiche istruttorie previste dal decreto ministeriale suddetto.
  Per il 2017 AGEA segnala che risultano presentate 7.929 domande per le quali gli ordinari controlli istruttori di ammissibilità sono completati, ma per le sole domande di aiuto dell'AVEPA (Agenzia veneta per i pagamenti in agricoltura) AGEA segnala ancora oggi difficoltà istruttorie discendenti da una rilevazione dei dati – in sede di presentazione delle istanze – non coerente con le procedure di controllo e ciò determina numerose criticità relative ai requisiti di ammissibilità stabiliti dal decreto ministeriale citato.
  Al riguardo AGEA si sta coordinando con AVEPA per consentire a quest'ultima la modifica delle informazioni in domanda.
  A dicembre 2018 è stata resa peraltro operativa l'utenza necessaria alla verifica presso il MISE del massimale «de minimis» e nel mese di aprile 2019 il relativo controllo è stato completato, mentre a marzo e aprile 2019 sono stati ulteriormente acquisiti i dati del DURC per tutti i beneficiari ammissibili al pagamento.
  È stato inoltre favorito un protocollo di interscambio massivo di dati tra AGEA e INPS, in modo da poter elaborare le richieste per migliaia di pratiche da evadere.
  A maggio 2019 è stata quinti attivata l'utenza AGEA per il controllo massivo della BDNA (Banca Dati Nazionale Unica Antimafia), consentendo l'inserimento già di circa 2.400 domande di cui, a ottobre, abbiamo ricevuto l'esito negativo della BDNA per circa 1800 istanze per le quali Pag. 136è in corso l'istruttoria finale, cui farà seguito l'elaborazione del decreto di pagamento per le domande che risulteranno ammissibili.
  Per le restanti 1.300 domande, appena ricevuto l'esito dalla BDNA o trascorsi 30 giorni dalla data di protocollazione della medesima, si provvederà al pagamento delle domande.
  Secondo quanto riportato da AGEA, riassumendo, allo stato attuale, risultano: a) 1.080 domande con comunicazione antimafia con istruttoria completata; b) 514 domande con comunicazione antimafia in istruttoria; c) 676 domande in coda di acquisizione presso la BDNA; d) 82 domande con comunicazione antimafia in anomalia.
  Lo scorso 30 luglio 2019 è stato emesso il primo decreto aiuto «de minimis» alle imprese agricole che coltivano grano duro campagna 2017, riguardante 247 beneficiari per un importo complessivo di euro 685.670,00.
  Per il 2018 sono state presentate 14.676 domande per le quali sono in fase di avvio le verifiche istruttorie per l'acquisizione del DURC e le registrazioni nel sistema di gestione degli aiuti nazionali del MISE, ad esito delle quali sarà possibile procedere all'inserimento dei beneficiari del BDNA per il controllo antimafia.
  Per tale motivo, questa amministrazione, ribadisce il suo impegno ad adoperarsi per la massima consentita velocizzazione delle procedure di cui trattasi, sempre nel rispetto degli adempimenti istruttori obbligatoriamente previsti dalla legge nazionale e per arrivare al pagamento di tutte le istanze esaminate positivamente nel minor tempo possibile.

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ALLEGATO 4

Interrogazione 5-02909: Incerti: Iniziative a tutela delle aziende ittiche impegnate nella riproduzione delle vongole adriatiche.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Come noto, il regolamento delegato (UE) n. 2016/2376 della Commissione europea ha istituito un piano in materia di rigetti per le vongole (Venus spp.) nelle acque territoriali italiane, con validità dal primo gennaio 2017 al 31 dicembre 2019.
  L'Italia, unico Stato membro avente un interesse di gestione diretto nelle attività di pesca di vongole (Venus spp.) nelle acque territoriali italiane e, nella fattispecie, nelle sottozone geografiche dell'Alto Adriatico, ha presentato alla Commissione europea – in applicazione della procedura di cui all'articolo 18 del regolamento (UE) n. 1380/2013 e previa consultazione del Consiglio consultivo del Mediterraneo (MEDAC) – un nuovo piano in materia di rigetti per lo stock della vongola (Venus spp.), utile anche ad ottenere la proroga della deroga alla taglia minima per la commercializzazione da 25 mm a 22 mm.
  Successivamente, durante la sessione plenaria del Comitato scientifico, tecnico ed economico per la pesca (CSTEP) tenutasi dal 1° al 5 luglio 2019, l'Italia ha rappresentato la necessità di prorogare l'applicazione della taglia minima di riferimento per la conservazione delle vongole (Venus spp.) stabilita nel regolamento delegato (UE) n. 2016/2376, in deroga all'allegato III del regolamento (CE) n. 1967/2006.
  Al riguardo, lo CSTEP ha osservato che, seppur ridotta, la taglia minima di riferimento per la conservazione è comunque superiore alla taglia di prima maturità e non esistono elementi che evidenzino ripercussioni negative sullo stock causate dalla sua riduzione.
  Lo CSTEP ha ritenuto pertanto ragionevole la richiesta presentata dall'Italia, relativa alla proroga della riduzione della taglia minima di riferimento per la conservazione fino al 31 dicembre del 2020.
  Conseguentemente, il Parlamento europeo – che sulla questione avrebbe dovuto pronunciarsi entro fine ottobre – ha richiesto un ulteriore periodo di due mesi al fine di valutare anche i riferiti motivi di doglianza del corrispondente comparto spagnolo.
  Per quanto sopra, si ribadisce l'impegno del Governo italiano in tutte le sedi europee al fine di salvaguardare il mantenimento della deroga in questione, che costituisce un'importante misura, anche considerando che, prima dell'entrata in vigore della deroga, i lunghi tempi di accrescimento e la frequente presenza sul mercato di vongole sotto i 25 mm (vecchio limite minimo) hanno altresì favorito la diffusione di altre specie di vongole, provenienti da altri continenti, lavorate o congelate, spesso spacciate per specie autoctone.
  Pertanto il Governo italiano, a tutela e garanzia del relativo comparto produttivo nazionale, sostiene e continuerà a proporre le suddette argomentazioni in tutte le competenti sedi europee, confidando nella positiva conclusione della questione di cui trattasi.

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ALLEGATO 5

Interrogazione 5-02910 Golinelli: Iniziative a tutela delle aziende agroalimentari colpite dai dazi stabiliti dagli USA.
Interrogazione 5-02912 Caretta: Iniziative a tutela delle aziende del settore della liquoreria.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Considerata l'analogia delle questioni rappresentate dagli Onorevoli Caretta e Golinelli, rispondo congiuntamente alle interrogazioni da essi presentate.
  Mi preme anzitutto rilevare che la problematica relativa all'introduzione dei dazi annunciati dall'Amministrazione USA è seguita con la massima attenzione dal Ministero delle politiche agricole e dall'intero Governo.
  Diverse iniziative sono state assunte in tal senso, sia dal Presidente del Consiglio, che dal Presidente della Repubblica.
  Come noto, i prodotti che potrebbero essere maggiormente colpiti sono i formaggi a indicazione geografica, le bevande spiritose, alcune tipologie di carne suina e i relativi trasformati.
  Per quanto concerne le specifiche competenze del Ministero, ci siamo immediatamente attivati a livello europeo, affinché il punto venisse trattato dal Consiglio dei Ministri dell'Agricoltura UE. Il problema è infatti europeo ed in quella sede è necessario trovare le soluzioni più appropriate per risolverlo.
  Proprio su iniziativa italiana, cui hanno fatto seguito anche quelle di Spagna e Francia, il Consiglio dei ministri svoltosi il 14 ottobre scorso a Lussemburgo ha trattato la questione e, in tale contesto, il Commissario all'Agricoltura ha assunto specifici impegni a tutela dei settori dell'agroalimentare che potrebbero essere colpiti dai dazi.
  Per quanto riguarda gli interessi italiani, la Commissione si è impegnata ad attivare apposite misure promozionali nei Paesi terzi e negli USA per i prodotti maggiormente colpiti, in particolare per i formaggi, in favore dei quali sarà rifinanziato anche lo stoccaggio privato.
  Ulteriori misure saranno invece studiate caso per caso, una volta valutate le ripercussioni a carico dei singoli settori interessati dai dazi.
  Riguardo alle bevande spiritose, cui questo Ministero non ha competenza ad intervenire, fermo restando l'impegno ad ampio spettro del Governo a tutela dei prodotti italiani, rilevo che un contributo in tal senso potrebbe essere assicurato dal MISE.

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ALLEGATO 6

Interrogazione 5-02911 Cillis: Iniziative a sostegno delle aziende agricole danneggiate dagli eventi atmosferici violenti che hanno colpito la Basilicata nel giugno 2019.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Rilevo in premessa che gli interventi compensativi ex-post del Fondo di Solidarietà Nazionale per il sostegno alle imprese agricole colpite da condizioni atmosferiche eccezionali, possono essere attivati solo nel caso in cui le avversità, le colture e le strutture agricole colpite non siano comprese nel piano assicurativo annuale per la copertura dei rischi con polizze assicurative agevolate.
  Infatti il decreto legislativo n. 102 del 2004 e successive modificazioni, stabilisce che per i danni assicurabili con polizze agevolate non sono attivabili gli interventi compensativi del Fondo; pertanto, ai fini di una copertura dai rischi climatici, gli agricoltori avrebbero dovuto provvedere alla stipula di polizze assicurative agevolate, tra l'altro, da contributo statale fino al 70 per cento della spesa premi sostenuta.
  Purtroppo esistono ancora importanti distretti produttivi che non fanno ricorso a tale strumento rivolto a fronteggiare le pesanti perdite di reddito a cui vanno incontro le imprese agricole in caso di calamità naturali e a cui sono stati destinati finanziamenti superiori a 1,3 miliardi di euro per il periodo 2015-2022.
  Tra l'altro, le esperienze degli ultimi 20 anni hanno dimostrato la scarsa efficacia dello strumento di intervento cosiddetto «ex post», in quanto procede con eccessivo ritardo, risulta essere troppo oneroso e dotato di insufficienti risorse.
  Con riferimento al caso in questione rilevo che, per le motivazioni sopra indicate, non è stato possibile procedere all'attivazione degli interventi compensativi del Fondo di solidarietà nazionale richiesti dalla Regione Basilicata.
  Preso atto di ciò, la Regione ha chiesto comunque di dichiarare l'eccezionalità dell'evento, al fine di poter attivare la Misura 5.2 del proprio Programma di sviluppo rurale, finalizzata al ripristino delle potenzialità produttive.
  Il relativo provvedimento ministeriale sarà adottato non appena acquisite tutte le informazioni richieste.
  In un'ottica di strategiche priorità d'intervento del Governo, finalizzate al rilancio del Sistema Paese, il Ministero verificherà ogni utile condizione affinché il comparto agricolo colpito dalle suesposte calamità possa essere messo nelle condizioni di superare le criticità determinate dagli avversi eventi meteorologici che hanno colpito la Nazione.