CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 13 dicembre 2018
113.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-00001 Foti: Tempi di realizzazione della variante della strada provinciale n. 6 di Carpaneto (PC).

TESTO DELLA RISPOSTA

  Gli interventi inerenti la viabilità ordinaria di adduzione alla A21 in Piacenza – Adeguamento di tratte funzionali della SP 6 di Carpaneto – rientrano tra le opere previste dalla Convenzione sottoscritta in data 31 maggio 2017 fra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e il concessionario Autostrade Centro Padane S.p.A., cui è subentrata la società Autovia Padana il 1o marzo 2018.
  A seguito di tale subentro, la nuova società concessionaria ha avviato le verifiche con gli enti competenti per accertare lo stato dell'arte in ordine alla validità delle autorizzazioni a suo tempo rese e alla disponibilità dei sedimi necessari per l'esecuzione dei lavori.
  Dopo vari incontri è emerso che il provvedimento di VIA approvato nel 2007, benché ancora efficace, assume come titolare il concessionario cessato e che pertanto occorre la voltura dell'Atto da parte del nuovo concessionario.
  Fatte salve puntuali modifiche conseguenti all'introduzione delle verifiche delle strutture alle recenti Norme Tecniche per le Costruzioni 2018, non sono previste variazioni al progetto esecutivo allegato al bando di gara.
  È inoltre in corso di predisposizione la Convenzione con gli enti competenti, cioè provincia di Piacenza e comuni interferiti, già precedentemente sottoscritta con il concessionario scaduto.
  La provincia di Piacenza ha confermato la disponibilità delle aree, che sono quindi state acquisite in via definitiva. La progettazione esecutiva è in corso di predisposizione da parte del concessionario.
  Non appena si perfezioneranno i riscontri attesi dagli Enti, i lavori potranno essere avviati.

Pag. 41

ALLEGATO 2

5-00565 Giacometto: Interventi al ponte che collega l'autostrada Torino-Aosta con la strada statale 26 della Val d'Aosta e il comune di Quincinetto.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La società ATIVA è stata concessionaria delle tratte A5 Torino-Ivrea-Quincinetto e delle tangenziali di Torino, per un'estensione della rete di complessivi 155,8 chilometri.
  Tale concessione è scaduta in data 31 agosto 2016.
  Nelle more del riaffidamento della concessione attraverso procedura di gara, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha più volte richiesto – da ultimo il 6 novembre scorso – alla società di predisporre un Piano Economico-Finanziario che tenesse conto del mutato status giuridico e, allo stesso tempo, prevedesse la realizzazione, senza soluzione di continuità, di tutti gli interventi connessi alle esigenze di sicurezza dell'utenza.
  La società ha presentato differenti proposte operative, valutate però non coerenti con le richieste avanzate. Pertanto, si è in attesa di ricevere una versione aggiornata di proposta di Piano Economico-Finanziario.
  In tale Piano potrà eventualmente essere ricompreso l'adeguamento dell'infrastruttura in argomento.

Pag. 42

ALLEGATO 3

5-00917 Serracchiani: Interventi volti ad assicurare il controllo statale nell'ambito delle concessioni autostradali, con particolare riferimento alle autostrade A4 e A22.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In merito al quesito circa il controllo sulle concessioni autostradali, e in particolare il ruolo delle regioni e delle province autonome, ricordo è stata la Commissione Europa – Direzione generale mercato unico, industria, imprenditoria e piccole imprese e prescrivere la composizione, i compiti, le modalità di funzionamento e quelle di voto del Comitato di coordinamento e di controllo, al fine di rispettare la normativa comunitaria di riferimento.
  Con l'occasione comunico che lo schema di Accordo di cooperazione relativo all'affidamento della tratta autostradale A22 Brennero – Modena per il periodo 2019-2048 è stato approvato con prescrizioni e osservazioni dal CIPE – ai sensi dell'articolo 13-bis, comma 4, del decreto-legge 16 ottobre 2017, n. 148 – nella seduta del 28 novembre scorso.

Pag. 43

ALLEGATO 4

Sul rapporto per il 2018 concernente l'impatto delle detrazioni fiscali per il recupero e la ristrutturazione edilizia e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio nonché del cosiddetto bonus verde

NOTA DI SINTESI

  Il presente documento rappresenta l'aggiornamento dello studio pubblicato nel mese di novembre 2013, e nelle quattro successive edizioni nel mese di giugno 2014, nel mese di ottobre 2015, nel mese di settembre 2016 e nel mese di settembre 2017. Il documento è stato predisposto in collaborazione con il CRESME (Centro ricerche economiche sociali di mercato per l'edilizia e il territorio), su richiesta dell'VIII Commissione (Ambiente) formulata nella riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti di gruppo, del 25 ottobre 2018.
  Il documento intende fornire una stima dell'impatto delle detrazioni fiscali per il recupero e la ristrutturazione edilizia e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio. Rispetto alla precedente edizione, è stato aggiornato il dato a consuntivo relativo al 2017, mentre i dati riguardanti il 2018 si basano su proiezioni a partire dalle rilevazioni riguardanti i primi otto mesi dell'anno. Il documento, inoltre, presenta una analisi riguardante l'articolazione regionale del ricorso agli incentivi per l'attività di recupero edilizio e riqualificazione energetica, che è basata sui dati relativi agli importi portati in detrazione nelle dichiarazioni dei redditi dal 2010 al 2017.
  Le detrazioni fiscali per il recupero edilizio e la riqualificazione energetica dispiegano i propri effetti nel mercato rispettivamente dal 1998 e dal 2007 e la loro applicabilità è stata oggetto di numerose proroghe nel corso degli anni, nonché di modifiche che hanno inciso sulle aliquote, sui limiti massimi di spesa, sulle categorie di interventi agevolabili. Le leggi di bilancio 2017 e 2018, oltre a prorogare l'applicazione delle detrazioni per i rispettivi anni, hanno introdotto importanti innovazioni con riferimento agli interventi relativi all'adozione di misure antisismiche, i cui effetti allo stato non è risultato possibile quantificare in forma disaggregata, ma che sono compresi nel volume complessivo degli investimenti incentivati. Considerato il breve lasso di tempo trascorso da quando sono stati introdotti e tenuto conto della complessità degli interventi necessari alla riduzione del rischio sismico, si ritiene peraltro che i nuovi incentivi non abbiano ancora espresso la loro completa potenzialità.
  La legge di bilancio 2018, inoltre, ha introdotto una detrazione del 36 per cento dall'IRPEF delle spese sostenute per interventi di «sistemazione a verde» di aree scoperte private di edifici esistenti, unità immobiliari, pertinenze o recinzioni, in merito alla quale il documento non fornisce indicazioni disarticolate sulla dimensione dell'investimento attivato per indisponibilità di informazioni di dettaglio. Anche questa attività è, tuttavia, ricompresa nella valutazione complessiva degli investimenti incentivati.
  Il disegno di legge di bilancio 2019 (articoli 11 e 12) – all'esame della Camera alla data in cui è pubblicato il presente documento – prevede la proroga, per l'anno 2019, delle detrazioni spettanti per le spese sostenute per gli interventi di efficienza energetica, ristrutturazione edilizia e sistemazione a verde di aree scoperte di immobili privati a uso abitativo.Pag. 44
  Dalle stime elaborate dal CRESME nel documento emerge che gli incentivi fiscali per il recupero edilizio e per la riqualificazione energetica hanno interessato dal 1998 al 2018, 17,8 milioni di interventi, ossia – considerando che le abitazioni sono il principale oggetto degli interventi di rinnovo – oltre il 57 per cento delle abitazioni italiane stimate dall'ISTAT (31,2 milioni). In venti anni le misure di incentivazione fiscale hanno attivato investimenti pari a 292,7 miliardi di euro.
  Il dato a consuntivo per il 2017 indica un volume di investimenti pari a 28.106 milioni di euro veicolati dagli incentivi, riconducibili a 3.724 milioni di euro per la riqualificazione energetica e a 24.382 milioni di euro per il recupero edilizio. Le previsioni per il 2018, sulla base delle dinamiche registrate nei primi otto mesi dell'anno, indicano un volume di spesa complessivo superiore ai livelli del 2017, con 28.587 milioni di euro, imputabili per 3.549 milioni di euro alla riqualificazione energetica e per 25.038 milioni al recupero edilizio.
  I dati del 2017 e del 2018 confermano che le misure di incentivazione hanno attivato importanti volumi di investimenti a partire dal 2013, in corrispondenza della maggiorazione delle aliquote.
  L'analisi territoriale, svolta sulla base dei dati regionali relativi agli importi dei lavori portati in detrazione nelle dichiarazioni dei redditi, mostra nel confronto tra le dichiarazioni del biennio 2016-2017 e quelle del biennio 2010-2011, un aumento degli importi dei lavori portati in detrazione del 85 per cento. Sulla base di tali dati, si conferma, da un lato, un maggiore utilizzo degli incentivi nelle regioni del Nord e del Centro rispetto a quelle del Mezzogiorno e, dall'altro, che l'incremento del ricorso agli incentivi è più significativo nel Mezzogiorno (con tassi di crescita del 117 per cento al Sud e del 126 per cento nelle Isole) anche se l'ammontare delle detrazioni nel biennio rappresenta nell'insieme il 13,9 per cento dei 12,4 miliardi di euro totali, con il 34,3 per cento della popolazione.
  Gli investimenti veicolati dalle misure di incentivazione fiscale hanno avuto e continuano ad avere un rilevante impatto sull'occupazione: nel 2018 le stime riguardano 426.745 occupati, dei quali 284.497 diretti e 142.248 nell'indotto. I 202,4 miliardi di euro attivati dagli incentivi nel periodo 2011-2017 hanno attivato oltre 2 milioni di occupati diretti nel settore del recupero edilizio e della riqualificazione energetica e 1 milione di occupati indiretti nelle industrie e nei servizi collegati.
  La stima dell'impatto sulla finanza pubblica delle misure di incentivazione fiscale attivate nei venti anni che vanno dal 1998 al 2018, elaborata dal CRESME, evidenzia, a fronte di minori introiti conseguenti alla defiscalizzazione e stimati in 137,3 miliardi di euro, un gettito fiscale e contributivo in base alla legislazione vigente, per i lavori svolti, pari a 110,8 miliardi di euro, con un saldo totale negativo in venti anni di 26,5 miliardi di euro, pari a 1,25 miliardi di euro medi annui dal 1998 al 2018.
  Considerando, però, che lo Stato incassa i proventi spettanti nell'anno di esecuzione dei lavori e distribuisce le detrazioni fiscali (il mancato gettito) nell'arco dei successivi dieci anni, l'introduzione di ulteriori elementi di natura finanziaria basati sull'attualizzazione dei valori precedentemente esposti modificherebbe il saldo generando un risultato negativo in venti anni di –2,6 miliardi di euro (130 milioni di euro all'anno).
  Un ulteriore approfondimento dell'analisi, che prende in considerazione, da un lato, i minori introiti per lo Stato legati agli interventi di efficientamento energetico (minori imposte sui consumi di energia) e, dall'altro, la quota di gettito per lo Stato derivante dai consumi e dagli investimenti mobilitati dai redditi aggiuntivi dei nuovi occupati (quota ricavata dalla Matrice di contabilità sociale, pur considerata in forma prudenziale), determina un saldo positivo per lo Stato di 8,8 miliardi di euro.
  Allargando, poi, il campo della valutazione a tutti gli attori che rivestono un ruolo nel sistema in cui si inseriscono le Pag. 45agevolazioni, ossia Stato, Famiglie e Imprese, si delineerebbe, nel periodo 1998-2017, un saldo positivo per il sistema Paese valutabile in oltre 23,5 miliardi di euro.
  Il saldo per lo Stato di circa 8,8 miliardi di euro deriva dall'incremento del gettito (positivo), dai flussi derivanti dalle detrazioni (negativi), dalle maggiori entrate derivanti dalla Matrice di contabilità Sociale (positive) e dal minor gettito fiscale sui consumi energetici (negativo).
  Per quanto riguarda le famiglie, o più correttamente gli investitori, il risultato «negativo» di –224,5 miliardi di euro è conseguente al saldo tra l'investimento effettuato (negativo), le detrazioni fiscali (positive) e il risparmio sulle bollette energetiche (positivo).
  Le imprese e il fattore lavoro vantano un saldo positivo di +239,2 miliardi di euro quale risultato di un fatturato (positivo), all'interno del quale sono compresi i compensi e le retribuzioni per gli occupati delle imprese stesse, nonché le imposte e gli oneri sociali sostenuti dalle imprese e attribuibili agli incentivi fiscali (negativi).
  Oltre a quanto precedentemente evidenziato, come si è già rilevato nelle precedenti edizioni, nella stima dell'impatto delle detrazioni andrebbero considerati ulteriori aspetti importanti, che allo stato attuale appare complesso quantificare. Si tratta in particolare: degli effetti in termini di emersione dei redditi e dell'occupazione «irregolare»; della riduzione delle emissioni di CO2 prodotta dalla riduzione dei consumi energetici; della valorizzazione del patrimonio immobiliare, in termini di decoro, prestazioni funzionali e prevenzione dei rischi.