XVIII Legislatura

VI Commissione

Resoconto stenografico



Seduta antimeridiana n. 3 di Mercoledì 11 luglio 2018

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ruocco Carla , Presidente ... 3 

Audizione del Comandante generale della Guardia di finanza, generale Giorgio Toschi, sulle tematiche relative all'operatività del Corpo (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Ruocco Carla , Presidente ... 3 
Toschi Giorgio , Comandante generale della Guardia di finanza ... 3 
Ruocco Carla , Presidente ... 17 
Pagano Alessandro (LEGA)  ... 17 
Caso Andrea (M5S)  ... 17 
Librandi Gianfranco (PD)  ... 17 
Ruocco Carla , Presidente ... 18 
Fragomeli Gian Mario (PD)  ... 18 
Gusmeroli Alberto Luigi (LEGA)  ... 19 
Cattaneo Alessandro (FI)  ... 19 
Grimaldi Nicola (M5S)  ... 19 
Currò Giovanni (M5S)  ... 19 
Trano Raffaele (M5S)  ... 20 
Ruggiero Francesca Anna (M5S)  ... 20 
Zanichelli Davide (M5S)  ... 20 
Ruocco Carla , Presidente ... 21 
Toschi Giorgio , Comandante generale della Guardia di finanza ... 21  ... 22 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 24 
Osnato Marco (FDI)  ... 24 
Baratto Raffaele (FI)  ... 25 
Toschi Giorgio , Comandante generale della Guardia di finanza ... 25 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 26 

ALLEGATO: Documentazione depositata dal Comandante generale Toschi ... 27

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia: Misto-NcI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
CARLA RUOCCO

  La seduta comincia alle 9.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Comandante generale della Guardia di finanza, generale Giorgio Toschi, sulle tematiche relative all'operatività del Corpo.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Comandante generale della Guardia di finanza, generale Giorgio Toschi, sulle tematiche relative all'operatività del Corpo.
  Il generale è accompagnato dal generale Francesco Greco, dal generale Giuseppe Arbore, dal generale Roberto Manna, dal colonnello Luigi Vinciguerra e dal maggiore Davide Francesco Paolo. Vi ringrazio per essere venuti qui ad illustrarci tutta la vostra attività e spero che sia l'inizio di una proficua collaborazione.
  Quest'audizione, che si colloca nell'ambito del ciclo di incontri che la Commissione sta svolgendo in avvio di legislatura, riveste particolare importanza per il rapporto privilegiato che lega il Corpo della Guardia di finanza con l'Istituzione parlamentare e, in particolare, con la Commissione Finanze.
  Ricordo che alla Guardia di finanza quale forza di polizia con competenza generale su tutta la materia economica e finanziaria sono attribuite tra l'altro le funzioni concernenti la prevenzione, la ricerca e la denuncia delle evasioni e delle violazioni finanziarie, la vigilanza sull'osservanza delle disposizioni di interesse politico-economico, la sorveglianza in mare per fini di polizia finanziaria.
  Come è evidente, si tratta di competenze di primario interesse per la nostra Commissione, sulle quali è ormai da anni consolidata una proficua collaborazione anche nell'ambito dell'esame istruttorio sui provvedimenti, che sono certa non potrà che essere confermata nel corso di questa legislatura.
  Cedo la parola al generale Toschi.

  GIORGIO TOSCHI, Comandante generale della Guardia di finanza. Signor Presidente, onorevoli deputati, buongiorno a tutti, sono il generale di Corpo d'armata Giorgio Toschi, Comandante generale della Guardia di finanza dal 25 maggio del 2016, sono molto onorato e grato per avermi concesso l'opportunità di illustrare a codesta Commissione le linee d'azione del Corpo a contrasto delle frodi e dell'evasione fiscale.
  In questa occasione, ritengo utile fornire, preliminarmente, una panoramica di carattere generale della missione istituzionale della Guardia di Finanza per poi contestualizzare le strategie operative del Corpo nel settore del contrasto all'evasione fiscale internazionale e alle frodi fiscali, su cui si fondano le nuove istruzioni impartite ai reparti del Corpo con il manuale operativo entrato in vigore lo scorso 1° gennaio.
  Concluderò il mio intervento con alcune considerazioni generali sulle possibili prospettive migliorative dello scenario normativo Pag. 4 che fa da sfondo all'azione della Guardia di Finanza.
  La missione istituzionale e gli indirizzi dell'autorità di Governo. Ricordo innanzitutto, come ha già peraltro ricordato il Presidente di questa Commissione, che ringrazio, che la Guardia di finanza è una forza di polizia ad ordinamento militare (siamo militari dal 1907, da quando ci hanno attribuito le stellette militari) direttamente dipendente dal Ministro dell'economia e delle finanze, i cui compiti di istituto, storicamente incentrati sulle funzioni di controllo fiscale e sulle frontiere, si sono progressivamente estesi al contrasto di tutte le violazioni che danneggiano gli interessi economici e finanziari dello Stato, delle regioni e degli enti locali, nonché soprattutto dell'Unione europea.
  Il riconoscimento normativo di questa ampia proiezione operativa si è avuto con il decreto legislativo n. 68 del 2001, che ha demandato espressamente alla Guardia di finanza funzioni di polizia economico-finanziaria. Queste ultime si completano, secondo le previsioni del Codice di procedura penale, con le funzioni di polizia giudiziaria a competenza generale, vale a dire estese ad ogni genere di reato, nonché con il concorso al mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica e della difesa militare del Paese, come previsto dallo stesso decreto legislativo n. 68 del 2001.
  I compiti di polizia finanziaria si traducono in sostanza nelle attività a contrasto dell'evasione fiscale e del sommerso, degli illeciti doganali e nel campo dei monopoli, delle frodi previdenziali e delle truffe sui finanziamenti pubblici nazionali e comunitari.
  Le funzioni di polizia economica invece mirano a garantire il corretto funzionamento del mercato dei capitali, dei beni e dei servizi, e le regole della leale concorrenza fra le imprese, contrastando le infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto produttivo, il riciclaggio di denaro sporco, la contraffazione, i reati societari, bancari e finanziari, nonché la corruzione e le truffe in danno dei risparmiatori.
  Tutto questo avviene tenendo in considerazione i contenuti dell'Atto di indirizzo delle priorità politiche e della Direttiva generale per l'azione amministrativa e la gestione, entrambi adottati ogni anno dal signor Ministro dell'economia e delle finanze. Il primo provvedimento in particolare assume un rilievo centrale nel percorso di elaborazione delle strategie della Guardia di finanza, in quanto espone gli obiettivi prioritari che devono essere perseguiti dal ministero e dai centri di responsabilità che a questo fanno capo, ivi compreso il Corpo, e indica le linee lungo le quali devono svilupparsi le progettualità e le azioni attuative.
  L'Atto di indirizzo relativo all'anno in corso, oltre a confermare quale obiettivo prioritario dell'azione di Governo e delle politiche di bilancio l'innalzamento in via stabile dei livelli di crescita e di occupazione del nostro Paese, punta altresì al rilancio degli investimenti pubblici e al rafforzamento della capacità competitiva delle imprese italiane, sia nel pieno rispetto dei vincoli, sia in relazione alla sostenibilità consentita dalle finanze pubbliche.
  In tale contesto, il documento evidenzia l'impegno volto alla progressiva riduzione della pressione fiscale sui fattori produttivi e contestualmente al rafforzamento del contrasto all'evasione mediante un approccio cooperativo basato su trasparenza, semplificazione e fiducia reciproca tra le amministrazioni e i cittadini.
  Il contrasto all'evasione fiscale nelle sue diverse manifestazioni rappresenta ovviamente un obiettivo prioritario della Guardia di finanza, perseguito attraverso moduli operativi flessibili, mirati su fenomeni più gravi ed insidiosi che non solo sottraggono ingenti risorse al bilancio comunitario, nazionale e locale, ma sono anche causa di alterazione dei princìpi di libera concorrenza e di mercato, impedendo quindi lo sviluppo delle imprese sane e rispettose delle regole, nonché più in generale dell'intero sistema Paese.
  Nel corso del 2017 sono stati approntati in tale comparto ben 21 piani operativi, articolati in base ai settori economici da presidiare, alle macrocategorie di operatori Pag. 5da vigilare, nonché ai fenomeni illeciti da contrastare. I reparti del Corpo hanno conseguentemente svolto numerose indagini di polizia giudiziaria di iniziativa o su delega dell'autorità giudiziaria, nonché diverse verifiche e controlli in via autonoma, sviluppati attraverso l'esercizio di potestà ispettive previste dalle specifiche leggi di imposta.
  Nel primo ambito, avuto riguardo al periodo gennaio 2017-maggio 2018, sono state condotte ben 15.294 investigazioni rivolte a tutte le tipologie di reati fiscali, procedendo a interessare le autorità giudiziarie con proposte di sequestro, anche in misura equivalente alle imposte evase, dei beni e dei patrimoni dei responsabili delle più gravi condotte illecite. Al riguardo, dall'estensione di questa misura cautelare in forma equivalente anche ai delitti tributari, avvenuta come è noto nel 2008, il Corpo ha sottoposto a sequestro su provvedimenti della magistratura beni mobili ed immobili, azioni, quote azionarie, disponibilità finanziarie in possesso di responsabili di grandi evasioni e/o di frodi organizzate per un valore pari a circa 8,2 miliardi di euro.
  Nel quadro dell'autonoma azione ispettiva posta in essere mediante il ricorso ai poteri di accesso, ispezione e ricerca, la Guardia di finanza nel periodo gennaio 2017-maggio 2018 ha eseguito più di 128.000 interventi, cui si aggiungono oltre 729.000 attività di controllo economico del territorio. Il Corpo sta proseguendo con convinzione nel percorso di adeguamento delle proprie linee d'azione alla riforma fiscale. L'obiettivo è in primo luogo la concreta applicazione dell'articolo 9 della legge n. 23 del 2014 di delega al Governo per la riforma fiscale, che ha previsto tra l'altro la necessità di rafforzare i controlli mirati da parte dell'amministrazione finanziaria, per evitare di interessare la generalità dei contribuenti in azioni indiscriminate, non precedute cioè da adeguata analisi.
  Per queste finalità, il Corpo dispone di un'ampia gamma di informazioni e di elementi valorizzabili ai fini fiscali, acquisiti grazie all'attività investigativa, al controllo economico del territorio e delle oltre 40 banche dati e applicativi informatici utilizzati in campo economico-finanziario.
  Nel periodo gennaio 2017 – maggio 2018 circa un terzo dei rilievi fiscali complessivamente constatati dal Corpo in materia di imposte sui redditi e più del 44 per cento di quelli in tema di IVA si sono basati su evidenze probatorie acquisite, previa autorizzazione della magistratura all'utilizzo ai fini fiscali, nell'ambito delle indagini di polizia giudiziaria delegate, sia in materia di reati fiscali, sia nel campo degli altri crimini economico-finanziari e dei traffici illeciti.
  La Guardia di Finanza, inoltre, svolge l'importante ruolo di raccordo informativo e polo gravitazionale di tutte le informazioni suscettibili di sviluppo operativo sul piano tributario, atteso che, per effetto dell'art. 36 del D.P.R. n. 600 del 1973, tutti i soggetti pubblici incaricati di svolgere attività ispettive o di vigilanza, gli organi giurisdizionali e di polizia giudiziaria devono comunicare al Corpo i fatti che possono configurarsi come violazioni tributarie.
  In tale contesto, il Capo della Polizia – Direttore Generale della Pubblica Sicurezza pro-tempore, a seguito di un preventivo confronto con il Comando Generale del Corpo, ha diramato, lo scorso anno, a tutti i Prefetti e alle Autorità di Governo locale, nonché alle Articolazioni centrali delle Forze di polizia, un'apposita direttiva con la quale vengono fornite linee di indirizzo volte a uniformare le concrete modalità applicative di questa importante disposizione.
  Negli ultimi anni, è accresciuta di molto la disponibilità di database per i nostri reparti, con lo scopo preciso di potenziare l'attività di analisi per cogliere le relazioni fra persone, società, disponibilità patrimoniali e flussi finanziari, così da orientare meglio le metodologie di controllo e ridurre, ove possibile, la tempistica delle ispezioni. Fra questi sistemi informatici alcuni sono stati messi a disposizione dalle Agenzie fiscali, mentre altri sono stati autonomamente realizzati dalla Guardia di finanza. Pag. 6
  Mi riferisco, in quest'ultimo caso, al software «Molecola», ideato dal Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata, che consente di cogliere tutte le incoerenze fra le risultanze economico-reddituali ufficiali e l'effettivo tenore di vita dei soggetti sospettati di illeciti fiscali ed economico-finanziari, oltre che contigui alla criminalità comune ed organizzata; all'applicativo «S.I.Va.», che consente la gestione del flusso informativo delle segnalazioni per operazioni sospette ai fini dell'antiriciclaggio ed è funzionale al supporto di ogni genere di investigazione economico-finanziaria.
  Tuttavia, per risultare determinanti ai fini dell'avvio e dello sviluppo di efficaci attività ispettive o investigative, gli elementi contenuti nelle banche dati devono essere riscontrati e integrati con le informazioni apprese a seguito dell'azione di controllo economico del territorio, che la Guardia di Finanza è in grado di assicurare grazie alla quotidiana presenza «su strada» delle proprie pattuglie. Tale dispositivo, infatti, permette di acquisire un'aggiornata conoscenza e una completa padronanza dell'ambiente esterno e, in particolare, delle manifestazioni di ricchezza, delle movimentazioni e degli impieghi di disponibilità patrimoniali e finanziarie più consistenti nei diversi contesti geografici, nonché di cogliere i segnali di illegalità che non sono tracciabili con le sole banche dati ed evidenze statistiche.
  Ma accanto all'attività di contrasto alle forme più gravi e consistenti di evasione, frode e sommerso, il Corpo ha inteso orientare le proprie linee d'azione al sostegno delle misure di adempimento spontaneo da parte dei contribuenti ai propri obblighi fiscali, introdotte in attuazione della riforma, tra cui il «ravvedimento operoso» cosiddetto «allargato», ora azionabile anche dopo l'avvio di una verifica fiscale, e la collaborazione volontaria.
  Le direttive emanate al riguardo prevedono che, in presenza di istanza di ravvedimento, il Reparto proceda a un approfondito esame dell'istanza stessa, se necessario anche assumendo contatti con l'Agenzia delle Entrate territorialmente competente, per confrontare i nuovi elementi dichiarati al Fisco dal contribuente con le informazioni indicative di rischio di evasione a disposizione del Reparto, poste a base della programmazione della verifica.
  Nel caso in cui emerga una coincidenza e sebbene l'istituto non precluda l'avvio di controlli, il Reparto dovrà sempre valutare se permanga o meno l'opportunità di intraprendere l'attività ispettiva, ovvero di proseguirla, laddove il ravvedimento sia posto in essere durante le attività ispettive.
  Si tratta di una procedura rivolta a garantire l'indispensabile unitarietà d'azione dell'Amministrazione finanziaria nel suo complesso ed evitare che il contribuente possa essere controllato per profili di irregolarità che egli stesso ha già autodenunciato, conseguentemente orientando le risorse operative verso il contrasto alle condotte evasive più gravi e alle frodi, che tendono a restare nel «sommerso».
  L'azione della Guardia di finanza a contrasto delle frodi e dell'evasione fiscale internazionale costituisce peraltro per il Corpo una missione prioritaria nell'ambito del cosiddetto «primo obiettivo strategico», che descrive l'impegno delle unità operative del Corpo nella lotta all'evasione e all'elusione fiscale. In tale contesto è stato previsto uno specifico piano operativo, denominato «Fiscalità internazionale», preordinato proprio a rafforzare il contrasto ai fenomeni evasivi, elusivi e di frode aventi carattere ultra nazionale, mediante l'esecuzione di mirati interventi, calibrati in considerazione delle risorse disponibili e delle fenomenologie illecite individuate sulla base di attività di intelligence, analisi di rischio e controllo economico del territorio, nonché di indagini di polizia giudiziaria.
  In particolare, gli interventi dei reparti si concentrano verso fenomeni più gravi e pericolosi, quali l'illecito trasferimento di capitali in paradisi fiscali, la fittizia residenza all'estero di persone fisiche e di società, l'irregolare applicazione delle disposizioni sui prezzi di trasferimento, la costituzione in Italia di stabili organizzazioni occulte di multinazionali estere, nonché l'utilizzo strumentale di trust e di altri schermi societari o strumenti negoziali per Pag. 7finalità evasive, elusive e soprattutto di frode.
  In questo particolare segmento della fiscalità la Guardia di finanza nel periodo gennaio 2017-maggio 2018 ha effettuato 2.120 interventi, che hanno consentito di inoltrare ai competenti uffici dell'Agenzia delle entrate proposte di recupero di imposte per circa 49,2 miliardi di euro (circa 50 miliardi). I valori evidenziano una rilevante incidenza delle manovre evasive finalizzate a occultare il collegamento con il territorio dello Stato, quale la residenza fiscale o la sussistenza di una stabile organizzazione.
  Quella dell'esterovestizione societaria rientra senza dubbio tra le fenomenologie illecite più insidiose per l'Erario. Essa è connessa alla fittizia localizzazione della residenza fiscale di soggetti giuridici in Paesi o territori diversi dall'Italia, con conseguente sottrazione degli adempimenti tributari previsti dall'ordinamento nazionale, a beneficio spesso di un regime impositivo più favorevole, sfruttando la disarmonia esistente tra i vari ordinamenti.
  Come è noto, per le società opera anche una presunzione legale relativa al verificarsi alternativamente di due elementi di relazione con il territorio domestico. L'inversione dell'onere della prova a carico delle società estere, ai sensi dell'articolo 73, comma 5-bis del Testo unico delle imposte sui redditi, opera laddove le stesse detengano partecipazioni di controllo in società italiane e siano al tempo stesso alternativamente controllate anche direttamente da soggetti residenti nel territorio dello Stato, ai sensi dell'articolo 2359, primo comma, del Codice civile o amministrate da un consiglio di amministrazione o altro organo di gestione, composto in prevalenza da consiglieri residenti nel territorio dello Stato.
  L'insidiosità di questa particolare forma di patologia risiede nel fatto che i soggetti interessati occultano qualsiasi forma di collegamento con il territorio nazionale, rendendosi difficilmente identificabili da parte degli organi di controllo. Essi operano alla stessa stregua degli evasori totali e la loro individuazione da parte delle autorità fiscali risulta ovviamente molto più complessa a motivo della loro formale localizzazione al di fuori dei confini dello Stato.
  La dimostrazione dell'effettiva residenza fiscale in Italia dei soggetti economici, sulla base dei presupposti fissati in via generale dall'articolo 73 del Testo unico delle imposte sui redditi, quali la sede legale o dell'amministrazione ovvero l'oggetto principale dell'attività, risulta comunque fondamentale ai fini dell'attrazione dei redditi di cui quel soggetto dispone alla potestà impositiva dello Stato. Peraltro, in tema di residenza fiscale, occorre fare riferimento non solo alle disposizioni del Testo unico delle imposte sui redditi, ma anche a quelle contenute nelle convenzioni internazionali contro le doppie imposizioni stipulate dal nostro Paese.
  Da un punto di vista operativo le criticità concretamente riscontrate nel corso dell'attività di controllo attengono soprattutto all'individuazione delle posizioni connotate da concreti indizi di fittizia localizzazione della residenza fiscale all'estero ovvero al reperimento degli elementi probatori idonei a dimostrare l'effettiva residenza in Italia sotto il profilo fiscale, perché sovente la gestione dei soggetti esterovestiti risulta affidata a centri di domiciliazione situati all'estero, che offrono una formale apparenza di amministrazione in loco, o anche alla determinazione del reddito da tassare in capo alla società esterovestita, posto che in mancanza di collaborazione da parte del contribuente può risultare particolarmente difficile acquisire la documentazione necessaria per la determinazione analitica delle basi imponibili.
  Per l'estrema variabilità e la complessità degli scenari, non risulta agevole tracciare un percorso operativo univoco per contrastare efficacemente il fenomeno evasivo in questione. A tal riguardo, per individuare preventivamente una possibile entità esterovestita risulta fondamentale una preliminare ed approfondita analisi della struttura imprenditoriale, dei suoi assetti proprietari e degli eventi che nel tempo ne hanno modificato la configurazione, anche attraverso i dati ottenibili mediante le numerose Pag. 8banche dati, cui facevo cenno prima, in uso alla Guardia di finanza.
  Tutto ciò non può prescindere da un esame critico delle informazioni contenute negli atti e nei bilanci depositati dal soggetto estero o da eventuali imprese residenti appartenenti al medesimo gruppo imprenditoriale, al fine di delineare per quanto possibile ruoli e funzioni rivestiti dalle società estere. È evidente tuttavia come per l'individuazione degli elementi probatori assumano fondamentale rilievo le fasi dell'accesso e della ricerca documentale, sviluppate in sede di avvio dell'attività ispettiva, prestando la massima cura e attenzione in particolare all'acquisizione di dati informatici.
  Analoghe difficoltà si riscontrano nel corso delle operazioni ispettive dirette nei confronti di stabili organizzazioni di imprese estere non dichiarate in Italia, per effetto dell'aggiramento delle disposizioni recate dall'articolo 162 del Testo unico delle imposte sui redditi. In questo particolare contesto, l'attività di controllo è tanto più complessa quanto più sono strutturati i gruppi multinazionali nel cui perimetro si collocano le potenziali stabili organizzazioni.
  Anche in questo caso è difficile delineare un sentiero operativo da utilizzare come approccio univoco nel contrasto al fenomeno delle stabili organizzazioni «occulte», proprio perché i gruppi multinazionali organizzano le rispettive articolazioni operative in modo differente al proprio interno e la struttura di uno stesso gruppo è soggetta a frequenti modificazioni nel tempo, talché è necessario calibrare i moduli ispettivi in funzione delle specificità del singolo contesto.
  L'esperienza maturata sul campo ci ha consentito comunque di elaborare una tassonomia di indicatori sintomatici, quali l'assenza di una società formalmente costituita in Italia da parte del gruppo imprenditoriale di riferimento, malgrado lo stesso soggetto sviluppi una parte del proprio business nel nostro Paese; l'esistenza di un sensibile disallineamento tra il fatturato di un'impresa italiana facente capo al soggetto economico estero e la quota di mercato che quest'ultimo sviluppa nel territorio nazionale; la sperequazione tra il volume d'affari dichiarato dalla società residente ed il numero particolarmente elevato dei suoi dipendenti.
  Quelle che ho appena elencato sono tutte circostanze di fatto che rivelano la possibile esistenza di una manovra di pianificazione fiscale preordinata, al fine di svilire il profilo funzionale ed economico dell'azienda italiana e conseguentemente ridurne la redditività.
  Un altro fenomeno che occupa un'area particolarmente rilevante della fiscalità internazionale e che impegna molte delle energie operative del Corpo è quello della manipolazione dei prezzi di trasferimento, che consente ai gruppi multinazionali di trasferire masse di ricchezza nei Paesi a fiscalità più mite, minando l'equilibrato riparto delle potestà impositive nazionali. Da sempre gli organi verificatori riservano particolare attenzione al tema della valorizzazione delle operazioni con consociate estere, specie se localizzate in Paesi a fiscalità più vantaggiosa, sull'ovvio presupposto che le transazioni che più si prestano a manovre elusive sono proprio quelle che coinvolgono imprese soggette a prelievi fiscali asimmetrici.
  In questo specifico contesto il Corpo ha sviluppato metodologie operative coerenti con le migliori pratiche internazionali in materia di prezzi di trasferimento e in particolare con le linee guida dell'OCSE del luglio dello scorso anno, che, già a partire dalla versione rilasciata dall'organismo d'Oltralpe nel 2010, hanno reso meno stringente la graduazione tra i metodi di determinazione del prezzo di trasferimento, superando la primazia un tempo riconosciuta ai criteri basati sul confronto del prezzo rispetto ai modelli di tipo reddituale.
  Come è noto, la disposizione interna in tema di prezzi di trasferimento recata dall'articolo 110, settimo comma, del Testo unico delle imposte sui redditi, è stata interessata da un'importante modifica, introdotta per effetto del decreto legislativo n. 50 del 2017. È una riforma che ha proiettato la legislazione nazionale dei prezzi di trasferimento nell'orizzonte che le è proprio, Pag. 9 vale a dire quello delle migliori pratiche internazionali cui le disposizioni vigenti riconoscono formalmente il valore di fonte. In questo senso, il principio di libera concorrenza di chiara matrice convenzionale ha sostituito il concetto di valore normale quale parametro di misurazione delle operazioni tra imprese associate.
  Su questo punto ritornerò in fase di conclusione, perché posso affermare con orgoglio che anche la Guardia di finanza ha dato un rilevante contributo ai lavori di attuazione della riforma della disciplina dei prezzi di trasferimento, in particolare ai lavori che hanno dato impulso all'approvazione del decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 14 maggio di quest'anno, che reca le linee guida per l'applicazione dell'articolo 110, settimo comma, del Testo unico delle imposte sui redditi. Questo mi consentirà di valorizzare una delle attività che la Guardia di finanza svolge al di fuori della consueta veste di organo di controllo, su cui mi soffermerò brevemente in conclusione del mio intervento.
  Un altro tema inserito nell'alveo della fiscalità internazionale su cui ritengo di dover sviluppare alcune riflessioni è quello dell'attività della Guardia di finanza a contrasto dell'evasione fiscale delle imprese che operano nel settore della cosiddetta «economia digitale».
  I fenomeni di spersonalizzazione e delocalizzazione che si realizzano in modo del tutto peculiare in questo particolare contesto hanno messo in discussione le nozioni tradizionali di luogo di produzione del reddito e di stabile organizzazione come sede fissa d'affari. Proprio su questo punto il documento denominato «Le sfide dell'economia digitale», pubblicato nel mese di giugno 2016 dal Parlamento europeo, richiamando le conclusioni formulate dall'OCSE nell'ambito del progetto BEPS (Base Erosion and Profit Shifting) ha invitato gli Stati membri a sviluppare un'adeguata azione di contrasto alle potenziali pratiche evasive ed elusive poste in essere nel settore e stigmatizzato in particolare la condotta degli operatori del commercio elettronico, che occultano l'esistenza di stabili organizzazioni in Paesi destinatari di propri prodotti e servizi mediante l'adozione di schemi societari o contrattuali connotati da un elevato grado di artificiosità.
  Non è un caso, quindi, se tra le esperienze operative più recenti e rilevanti dei reparti del Corpo nel settore del contrasto all'evasione fiscale internazionale vi siano quelle che hanno riguardato alcune importanti multinazionali del web, che disponevano in Italia di unità organizzative deputate in modo stabile e continuativo a concludere contratti ovvero a cedere beni e prestazioni di servizi senza dichiarare al fisco i proventi delle attività economiche sviluppate nel nostro territorio.
  Le diverse attività ispettive svolte nei confronti di questi operatori hanno permesso di accertare l'esistenza di stabili organizzazioni occulte, cioè sedi fisse d'affari che curavano gli interessi economici dei rispettivi gruppi multinazionali in Italia senza dichiararsi alle autorità fiscali, di conseguenza sottraendosi al pagamento delle imposte dovute sulle attività effettuate nel nostro Paese.
  I controlli alle imprese che operano in questo segmento presentano connotazioni altamente specialistiche, sia nella fase preventiva della raccolta delle informazioni per finalità di analisi di rischio, sia in quella esecutiva, tenuto conto dell'opacità dei rapporti economici e di controllo societario tra le innumerevoli entità legali che le compongono e compongono i gruppi interessati, nonché della localizzazione di queste ultime in Paesi che non consentono un adeguato scambio di informazioni.
  Un ulteriore elemento di complessità è rappresentato dal fattore tecnologico. Va da sé che per effettuare in modo compiuto un intervento ispettivo nei confronti di un'impresa dell'economia digitale, tanto più se non formalmente costituita in Italia, è necessario possedere cognizioni informatiche non comuni. La Guardia di finanza, corrispondendo all'esigenza di adeguare il dispositivo dei controlli al progresso tecnologico, ha istituito già da tempo una specifica figura professionale, attribuendo all'esito di un apposito percorso di formazione la qualifica di computer forensic and Pag. 10data analysis a personale appositamente selezionato fra quello in possesso di adeguate conoscenze dei principali sistemi informatici e di comunicazione sulle reti telematiche.
  I militari che conseguono questa specifica qualifica sono in grado infatti di fornire supporto tecnico alle investigazioni per la raccolta di elementi di prova su sistemi informatici e di operare professionalmente l'acquisizione, l'elaborazione e l'analisi dei dati acquisiti nel corso dell'attività investigativa.
  Accanto a questa importante iniziativa le azioni di controllo che il Corpo ha sviluppato nei confronti di alcune delle principali multinazionali del web sono state possibili grazie al ricorso a tecniche di indagine basate sull'integrazione delle funzioni di polizia economica e finanziaria, caratterizzate dalle modalità di analisi dei bilanci e della documentazione contabile ed extracontabile propria delle verifiche fiscali, con quelle di polizia giudiziaria, a loro volta fondate sul ricorso agli incisivi strumenti investigativi previsti dal Codice di procedura penale.
  Si tratta di un modello di investigazione che ritengo di poter definire unico nello scenario internazionale e che permette di ridurre le difficoltà operative cui ho accennato sopra, consentendo ai reparti di acquisire elementi probatori importanti in ordine agli effettivi interessi delle imprese che operano nel settore dell'economia digitale.
  Tra le operazioni di servizio più rilevanti effettuate dai reparti della Guardia di finanza nei confronti degli operatori dell'economia digitale, merita a mio avviso una particolare menzione l'attività svolta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Milano nei confronti di un gruppo multinazionale attivo nel segmento del commercio elettronico, che è risultato operare a mezzo di un'organizzazione non dichiarata alle autorità fiscali italiane, sottraendo all'imposizione una base imponibile netta ai fini delle imposte sui redditi superiore a 85 milioni di euro e omettendo il versamento di ritenute per oltre 35,5 milioni di euro. Per i medesimi fatti una persona è stata deferita all'autorità giudiziaria, poiché ritenuta responsabile di delitti di omessa dichiarazione.
  A proposito della fiscalità dell'impresa digitale è però importante registrare le modifiche normative introdotte di recente dalla legge di bilancio per il 2018 alla nozione di stabile organizzazione, contenuta nell'articolo 162 del Testo unico delle imposte sui redditi. L'aspetto di maggiore rilevanza è quello della valorizzazione nel nostro ordinamento della «significativa e continuativa presenza economica nel territorio dello Stato, costruita in modo tale da non far risultare una sua consistenza fisica» quale requisito costitutivo della stabile organizzazione.
  La previsione è volta a superare i limiti della precedente configurazione di stabile organizzazione, che presupponeva un insediamento fisico e materiale o personale nel territorio dello Stato. È evidente che, nell'estendere la fenomenologia di base alle ipotesi di dematerializzazione, il legislatore ha inteso attrarre nell'orbita della fiscalità domestica le imprese digitali e tutte quelle attività economiche che, in considerazione delle peculiari caratteristiche dei rispettivi business, ordinariamente operano con organizzazioni destrutturate e che perciò non manifestano evidenti connessioni materiali con le aree geografiche che delimitano i mercati di riferimento.
  Nel complesso, con la riforma in esame si è inteso proporre un criterio di attribuzione delle potestà impositive nazionali ispirato ad una logica di creazione del valore, che per le imprese della web economy si traduce nella tipicizzazione di un nuovo nesso che ne oggettivizza la presenza nel luogo in cui interagiscono economia e tecnologia anche di tipo automatizzato. La modifica normativa risulta particolarmente significativa e, quando sarà percepita nelle convenzioni bilaterali contro le doppie imposizioni stipulate dall'Italia, sarà senz'altro foriera di importanti ricadute sull'attività di contrasto all'evasione fiscale degli operatori e dell'economia digitale.
  Veniamo ora alle attività di contrasto alle frodi fiscali, quindi vediamo di fornire elementi più specifici con riferimento all'attività Pag. 11 del Corpo nel contrasto delle frodi fiscali anche e soprattutto di tipo internazionale. È l'ambito elettivo della Guardia di finanza che, nella veste di polizia giudiziaria nonché economico-finanziaria, dispone di un complesso di poteri e di prerogative che ne fanno un interprete privilegiato di ogni tipo di patologia che attenta alla sicurezza finanziaria del Paese e del mercato.
  Con riguardo ai fenomeni evasivi più gravi e consistenti, che assumono rilevanza penale ai sensi del decreto legislativo 10 marzo 2000, n. 74, nel periodo gennaio 2017 – maggio 2018 sono stati complessivamente denunciati 17.161 soggetti, di cui 378 tratti in arresto, e accertati 22.909 reati tributari, dei quali il 67 per cento riguarda gli illeciti più gravi di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e dichiarazione fraudolenta, occultamento di documentazione contabile e indebita compensazione.
  Credo sia utile rammentare, sul punto, che anche il periodo gennaio 2017 – maggio 2018 è stato caratterizzato dagli effetti della riforma del sistema sanzionatorio penale e amministrativo tributario introdotta dal decreto legislativo 24 settembre 2015, n. 158 che, in sintesi, ha rafforzato il presidio penale per le condotte fraudolente, realizzate attraverso l'utilizzo di documenti falsi o comportamenti simulatori, ampliando lo spettro applicativo delle sanzioni tributarie di carattere amministrativo per le ipotesi di minore gravità, soprattutto in tema di omessa e infedele dichiarazione e mancati versamenti.
  Il Corpo, in aderenza alla novella legislativa, ha concentrato la propria azione sulle ipotesi più perniciose. Infatti, rispetto al 2016, nel periodo gennaio 2017 – maggio 2018 si è registrato un incremento dal 60 per cento del 2016 al 67 per cento del periodo gennaio 2017 – maggio 2018 dell'incidenza sul totale degli illeciti penali segnalati di quelli più gravi, vale a dire l'emissione di fatture per operazioni inesistenti, la dichiarazione fraudolenta, l'occultamento di documentazione contabile e l'indebita compensazione, a riprova del fatto che, anche per effetto delle modifiche introdotte, i Reparti del Corpo hanno potuto maggiormente rivolgere la propria attività investigativa verso i più gravi fenomeni di frode.
  Sempre alta è l'attenzione al contrasto delle frodi all'IVA, soprattutto di tipo «carosello». Ne costituisce conferma il fatto che oltre il 25 per cento dell'IVA complessivamente evasa scoperta dalla Guardia di finanza nel periodo gennaio 2017-maggio 2018 è connessa proprio a questo genere di frodi.
  Tra le numerosissime operazioni svolte di recente dai reparti ne cito solo due emblematiche di come sono realizzati questi sistemi di frode. La prima è l'operazione «Rekord», eseguita dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Como, che ha consentito di individuare un'organizzazione criminale transnazionale composta complessivamente da ben 35 persone, di cui quattro considerate al vertice del sistema fraudolento e ritenute responsabile di gravi reati tributari nella commercializzazione di prodotti elettronici e informatici.
  Le investigazioni hanno permesso di accertare un giro di false fatture per circa 300 milioni di euro e di un imponibile di 60 milioni di euro di IVA. Nello specifico, le indagini si sono concentrate su alcune imprese estere fornitrici delle società «cartiere» nazionali, queste ultime collocate solo formalmente a Roma e nell’hinterland napoletano e aventi il solo scopo di evadere o permettere l'evasione delle imposte, interponendosi fittiziamente nei rapporti commerciali tra i predetti fornitori comunitari e gli effettivi cessionari della merce (broker) beneficiari del sistema di frode.
  A ostacolare l'individuazione del meccanismo fraudolento si è aggiunta l'ulteriore interposizione di società nazionali cosiddette «filtro» con il compito di immettere le merci compravendute nel mercato nazionale a prezzi estremamente concorrenziali, attraverso la loro cessione alle stesse società broker operanti nella grande distribuzione organizzata e affiliate a noti brand del settore.
  Nell'ambito della medesima operazione, il reparto del Corpo ha dato esecuzione, su delega dell'autorità giudiziaria, a ben 17 Pag. 12ordinanze di custodia cautelare, di cui 8 in carcere e 9 con la concessione degli arresti domiciliari, oltre al sequestro preventivo per un valore complessivo di circa 85 milioni di euro.
  La seconda attività investigativa che vorrei illustrarvi è quella eseguita dal nucleo di polizia economico-finanziaria di Venezia, che ha consentito di individuare un'organizzazione criminale che ha illecitamente immesso sul mercato nazionale oltre 400 milioni di litri di gasolio e di benzina, rivenduti da distributori stradali compiacenti applicando prezzi estremamente concorrenziali, sensibilmente inferiori alla media del mercato.
  Il sistema di frode scoperto veniva realizzato mediante l'interposizione di società «cartiere» nella catena di approvvigionamento dei prodotti petroliferi, che venivano acquistati senza applicazione dell'IVA da depositi fiscali siti in Italia, previo rilascio di fittizie dichiarazioni d'intento, ovvero presso operatori intracomunitari.
  Le società «cartiere», in parte anche localizzate formalmente all'estero, provvedevano poi a rivendere i prodotti petroliferi alle imprese riconducibili all'organizzazione, omettendo sistematicamente il pagamento dell'IVA. In alcuni casi lo schema truffaldino consentiva, inoltre, di evadere il pagamento dell'accisa gravante sui prodotti, indebitamente compensata con fittizi crediti di IVA.
  Le indagini svolte hanno complessivamente permesso di: denunziare a vario titolo 37 soggetti per i reati di associazione per delinquere, omessa e infedele presentazione delle dichiarazioni fiscali, sottrazione al pagamento dell'accisa, ricettazione e occultamento della documentazione amministrativo-contabile; constatare ricavi non dichiarati per circa 178 milioni di euro, un'IVA evasa per circa 39 milioni di euro, nonché quantificare un'accisa evasa per oltre 3 milioni di euro; sequestrare presso depositi o impianti di distribuzione stradale di carburante 18 milioni di litri di carburanti fraudolentemente immessi in consumo nella provincia di Venezia, in quanto oggetto del reato di ricettazione.
  Ai fini della selezione degli obiettivi operati e della ricostruzione dei flussi finanziari verso l'estero, assumono sempre maggiore rilievo le informazioni acquisite mediante i canali della mutua assistenza amministrativa internazionale in campo fiscale. Nel 2017 i reparti della Guardia di finanza sono stati attivati dagli organi collaterali esteri in 730 casi, mentre hanno a loro volta fatto accesso ai canali della cooperazione estera in 1.719 casi, con un sensibile incremento rispetto all'anno precedente.
  In aggiunta a tali strumenti, va ricordata l'opera di scambio informativo posta in essere tramite la rete degli esperti del corpo distaccati presso le rappresentanze diplomatiche e le ambasciate dei principali Paesi e organismi internazionali, che costituisce per la Guardia di finanza uno strumento indispensabile per proiettarsi al di fuori dei confini nazionali, al fine di incrociare dati, acquisire notizie, agevolare le investigazioni più complesse e soprattutto di respiro internazionale.
  Tra le operazioni di servizio nel segmento della fiscalità internazionale merita poi un cenno il servizio del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Milano, che ha eseguito una complessa e articolata attività investigativa nei confronti di un gruppo bancario estero che, avvalendosi di una rete di oltre 350 promotori finanziari, ha per anni sollecitato la sottoscrizione di polizze assicurative a contenuto finanziario, funzionali all'occultamento e al trasferimento di fondi di provenienza illecita derivanti dalla commissione di reati di frode ed evasione fiscale da parte di contribuenti italiani.
  La successiva azione di accertamento eseguita dall'Agenzia delle entrate ha già consentito un recupero di oltre 100 milioni di euro a titolo di imposte, interessi e sanzioni.
  In questi ambiti connotati dalla fraudolenza l'attività dei reparti si sviluppa in primo luogo attraverso l'esecuzione di indagini di polizia giudiziaria, che consentono alla Guardia di finanza di sviluppare appieno le prerogative investigative e le potestà proprie di una forza di polizia economico-finanziaria, anche al fine di impedire Pag. 13 alla criminalità organizzata di infiltrarsi nel mercato regolare.
  Vorrei riferire delle attività di servizio e dei moduli operativi sviluppati dai reparti.
  Parlando di questo, non posso rinunciare a fare un cenno all'entrata in vigore, a decorrere dal 1° gennaio scorso, delle istruzioni contenute nel nuovo Manuale operativo in materia di contrasto all'evasione e alle frodi fiscali, la cosiddetta circolare n. 1 del 2018, pubblicamente consultabile sul sito istituzionale.
  Le finalità di fondo che hanno animato la complessa opera di revisione delle istruzioni operative sono sostanzialmente riferibili: alla necessità di potenziare l'attività investigativa, che costituisce una prerogativa della Guardia di Finanza quale polizia economico-finanziaria, raffinando ulteriormente il processo di selezione degli obiettivi, anche attraverso la sistematica valorizzazione ai fini fiscali dei dati e delle notizie acquisiti negli altri settori della missione istituzionale, nonché delle segnalazioni degli altri soggetti pubblici, inoltrate ai sensi dell'art. 36, quarto comma, del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 600; al bisogno di declinare, all'interno dei percorsi ispettivi, le novità introdotte dalla Legge delega per la riforma del sistema tributario (Legge 11 marzo 2014, n. 23) e dai relativi provvedimenti di attuazione, con particolare riferimento all'importanza di offrire un contributo di stimolo all'adempimento spontaneo degli obblighi tributari da parte dei contribuenti, nella prospettiva di collaborare al consolidamento di una nuova visione paritaria e partecipativa del rapporto Fisco-contribuente.
  Il manuale, nel descrivere le nuove categorie ispettive, utilizza un nuovo linguaggio, che traduce le relazioni che intercorrono, sul piano fenomenico e su quello giuridico, tra l'evasione fiscale e le altre espressioni della criminalità economico-finanziaria di cui la Guardia di finanza rappresenta l'interprete privilegiato.
  È per questo che il manuale propone una nuova visione, più evoluta e assorbente della verifica e del controllo fiscale, che valica i confini del procedimento tributario per collocarsi sul più ampio sfondo della tutela della sicurezza economico-finanziaria del nostro Paese.
  In questa nuova cornice, dunque, le verifiche e i controlli fiscali della Guardia di finanza si atteggiano come moduli di polizia economico-finanziaria a tutti gli effetti, al pari delle indagini di polizia giudiziaria, dei controlli antiriciclaggio, delle investigazioni antimafia, delle ispezioni in materia di spesa pubblica e più in generale di tutte le molteplici attività ispettive in cui prende forma la complessa missione istituzionale del Corpo.
  In verità, questo cambio di rotta non è semplicemente il risultato di un processo di reingegnerizzazione operativa interna al Corpo, ma è molto di più. Esso rappresenta, piuttosto, la risposta del presidio operativo alla crescente complessità degli scenari investigativi che, nel mostrare segni sempre più evidenti di compenetrazione tra i fenomeni illegali che attentano alla sicurezza economico-finanziaria del nostro Paese, hanno imposto alla Guardia di finanza di ridisegnare le prassi ispettive nel segno di una rinnovata osmosi tra le tradizionali metodologie di controllo ai fini amministrativi e le tecniche di indagine proprie di una polizia economico-finanziaria altamente specializzata e – io aggiungerei – a fortissima vocazione sociale.
  In questo senso, per la Guardia di finanza i processi ispettivi rappresentano il veicolo per la sistematica valorizzazione ai fini fiscali dei dati acquisiti nell'ambito delle indagini di polizia giudiziaria ed economico-finanziaria svolte in tutti i settori della missione istituzionale, dalle investigazioni antimafia alle ispezioni in materia di spesa pubblica, dalla tutela dei mercati e dei capitali all'attività antiriciclaggio.
  Tuttavia, come già evidenziato, in piena sintonia con lo spirito della riforma tributaria, il manuale, in via del tutto complementare alle istruzioni atte a potenziare le investigazioni e a ottimizzarne gli effetti, introduce innovativi meccanismi di sostegno al dialogo con il contribuente e alla compliance.
  In questa direzione, la Guardia di finanza ha offerto il suo contributo prevedendo specifiche misure per non ostacolare Pag. 14l'accesso da parte del contribuente ai diversi istituti collaborativi introdotti dai provvedimenti di attuazione della legge n. 23 del 2014 e garantendo in ogni fase dei controlli e delle verifiche il contraddittorio con il contribuente.
  Tengo in maniera particolare a questo ultimo passaggio, perché ho insistito moltissimo per introdurre l'obbligatorietà, laddove non prevista, di un contraddittorio in termini giuridici, ma molto più semplicemente di un confronto con il contribuente per ogni situazione rilevata che obbligava a muovere un rilievo.
  Con riferimento al primo aspetto, sono state previste specifiche procedure di coordinamento con le strutture centrali dell'Agenzia delle entrate al fine di contemperare le esigenze di controllo dei reparti con i propositi di accesso alle nuove modalità di interlocuzione preventiva con l'amministrazione finanziaria da parte dei contribuenti, quali l'adempimento collaborativo, l'interpello sui nuovi investimenti o gli accordi per le imprese con attività internazionali, in modo da evitare che l'avvio di attività ispettive non giustificate da gravi indizi di evasione fiscale e frode possa rappresentare un freno all'adesione spontanea agli obblighi tributari.
  Sono procedure che in larga misura coinvolgono anche le imprese con attività internazionale che, in ragione proprio della propria complessità, optano per le forme più avanzate di confronto con l'amministrazione finanziaria.
  Con riguardo poi al secondo profilo, vale a dire quello della partecipazione dei contribuenti alle attività ispettive, nell'ambito del manuale operativo sono state previste innovative procedure per assicurare in ogni caso l'instaurazione del contraddittorio – come viene ribadito giustamente – tra il contribuente e l'organo verificatore, nella ferma convinzione che un sereno, maturo e soprattutto trasparente – tengo tantissimo a questo termine – confronto dialettico possa, da un lato, migliorare ulteriormente la qualità della verbalizzazione e, dall'altro, dare impulso a soluzioni conciliatorie che prescindono l'avvio del contenzioso. Credo che questo sia un passaggio assolutamente innovativo e importantissimo.
  Per questo, il manuale operativo prescrive ai militari della Guardia di finanza – «prescrive» significa «obbliga» i militari della Guardia di finanza in un quadro di direttive che il comando generale ovviamente impartisce ai propri reparti che eseguono verifiche o controlli fiscali – di profondere ogni sforzo, anche di carattere organizzativo, per porre il contribuente nelle migliori condizioni per rispondere alle richieste, modulando le tempistiche in funzione dello sforzo che la parte deve sostenere per acquisire o elaborare le informazioni.
  Inoltre, con le nuove istruzioni operative è stata introdotta per la prima volta una nuova procedura di riesame o integrazione degli atti concernente le azioni ispettive, nel caso in cui, successivamente all'invio del processo verbale di constatazione all'Agenzia delle entrate, sopravvenga la conoscenza di dati e notizie che appaiono idonei a configurare la pretesa in senso più favorevole al contribuente. Si pensi, ad esempio, al caso in cui vengano reperiti nuovi documenti che inducono a una diversa ricostruzione del presupposto d'imposta.
  Si tratta di fattispecie che, a stretto rigore, non appaiono riconducibili all'area di operatività dell'autotutela in senso tecnico, poiché il processo verbale di constatazione, in ragione della sua natura endoprocedimentale, non produce in via autonoma e immediata quegli effetti giuridici che l'istituto dell'autotutela è atto a rimuovere. Pur tuttavia, non si poteva trascurare che anche in queste situazioni si prospettano le esigenze di tutela in senso sostanziale del contribuente destinatario di un atto dell'amministrazione finanziaria. Basti pensare che questi, dopo aver adito alle commissioni tributarie per rimuovere gli effetti di un atto impositivo illegittimo, nelle more di ottenere un pronunciamento in sede contenziosa, potrebbe essere raggiunto da provvedimenti cautelari di carattere ablativo scaturiti proprio dalle proposte contenute nel processo verbale di constatazione. Pag. 15
  Per questo, i reparti sono stati chiamati a ponderare attentamente ogni accadimento che possa avere effetti sulla posizione del contribuente, anche se emersi successivamente alla verbalizzazione e, ove significativi, a segnalarli ai competenti uffici dell'Agenzia delle entrate, finanche in caso di avviso di accertamento già emesso.
  Dopo questa panoramica di attività e risultati, desidero prospettare a codesta Commissione brevissime riflessioni in ordine ad alcune possibili prospettive di potenziamento dell'azione di contrasto all'evasione e alle frodi fiscali nel prossimo futuro.
  Negli ultimi anni, grazie all'azione di impulso della comunità internazionale, stiamo assistendo a un'efficace implementazione della cooperazione amministrativa per fini fiscali. A tal riguardo, tra i molti provvedimenti normativi di recepimento dei nuovi standard internazionali in materia di scambio di informazioni, mi preme ricordare il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 28 dicembre 2015, con cui è stata data attuazione alla direttiva comunitaria 2014/107/UE, il cosiddetto «DAC2», che ha modificato la direttiva 2011/16/UE, la cosiddetta «DAC1», ricomprendendo nello scambio automatico obbligatorio di informazioni per finalità fiscali anche quelle afferenti ai conti bancari e alle relative movimentazioni, agli interessi, ai dividendi e ai proventi delle cessioni di attività finanziarie.
  Questo significa, ad esempio, che gli intermediari finanziari localizzati negli altri Stati membri dell'Unione sono tenuti a trasmettere all'Agenzia delle entrate, in qualità di servizio di collegamento per la cooperazione internazionale, le informazioni relative ai conti finanziari che soggetti residenti in Italia intrattengono presso di loro. È evidente che si tratta di informazioni di straordinaria rilevanza ai fini del contrasto all'evasione fiscale internazionale, posto che su quei rapporti di conto potrebbero essere depositate le ricchezze occultate all'estero dai contribuenti italiani.
  Ebbene, ad oggi non è stata ancora prevista la possibilità per la Guardia di finanza di accedere a queste informazioni relative ai conti finanziari esteri. Si tratta di dati e notizie che potrebbero formare oggetto di investigazioni, anche con i poteri di polizia giudiziaria, riferendoli ovviamente alla competente magistratura, e rivelare l'esistenza di frodi fiscali, se non addirittura di altre gravi forme di illegalità, quali, ad esempio, la costituzione di provviste all'estero da impiegare per dazioni corruttive. Perciò auspico fortemente che la Guardia di finanza possa accedere al più presto al prezioso patrimonio conoscitivo che proviene dallo scambio automatico obbligatorio di informazioni fiscali, comprese quelle relative alla rendicontazione Paese per Paese previste per i gruppi multinazionali.
  La linea tracciata dagli organismi internazionali non si esaurisce sul terreno dell'efficientamento delle procedure di scambio, ma propone una nuova strategia tesa a rafforzare l'integrazione tra i presìdi fiscali e quelli antiriciclaggio, alla cui base riposa un'accresciuta consapevolezza delle interrelazioni tra fenomeni di evasioni fiscali e quelli di riciclaggio.
  È un processo che ha lasciato evidenti segni nella normativa di settore. Basti pensare, ad esempio, all'ampio spazio riservato alla figura del beneficiario effettivo nella legislazione unionale e domestica concernente lo scambio obbligatorio di informazioni nel settore fiscale o ancora alla fruibilità delle informazioni sulla titolarità effettiva dei trust da parte delle autorità preposte al contrasto dell'evasione fiscale, ai sensi dell'articolo 21, quarto comma, del decreto legislativo n. 231 del 2007, come modificato dal decreto legislativo n. 90 del 2017.
  Da ultimo, con il decreto legislativo n. 60 del 16 maggio 2018, è stata recepita la direttiva 2016/2258/UE, la cosiddetta «DAC5», che, nel modificare la richiamata direttiva 2011/16/UE sullo scambio di informazioni nel settore fiscale, ha previsto l'accesso da parte delle autorità fiscali alle informazioni antiriciclaggio.
  L'obiettivo della riforma è quello di assicurare agli organi dell'amministrazione finanziaria la possibilità di attingere ai dati Pag. 16e alle informazioni raccolti e conservati dalle istituzioni finanziarie e dagli altri soggetti tenuti all'assolvimento degli obblighi antiriciclaggio, in funzione di una maggiore trasparenza delle operazioni finanziarie e di una più incisiva azione di contrasto alle manovre evasive ed elusive di respiro ultranazionale.
  Questo nuovo modello, che patrocina la nuova visione multidimensionale dell'evasione fiscale nelle sue complesse interrelazioni con le altre manifestazioni di illiceità economico-finanziaria e in particolare con il riciclaggio, si attaglia perfettamente al ruolo e alle prerogative della Guardia di finanza, che è parallelamente impegnata nell'attività di controllo dell'osservanza delle disposizioni antiriciclaggio previste dal decreto legislativo n. 231 del 2007.
  La concorrente proiezione nei settori del contrasto dell'evasione e del riciclaggio rende il Corpo interprete privilegiato di queste complesse interferenze tra fenomenologie criminali.
  Per tali ragioni, auspico fortemente che venga consentito alla Guardia di finanza di poter accedere sia alle informazioni relative ai conti finanziari detenuti all'estero dalla popolazione residente sia ai dati sui contenuti dei conti correnti intrattenuti presso gli intermediari finanziari nazionali.
  Come è noto, l'articolo 11 del decreto-legge n. 201 del 2011, convertito dalla legge n. 214 del 22 dicembre 2011, ha previsto che gli intermediari finanziari devono periodicamente trasmettere all'Agenzia delle entrate le movimentazioni, tra le altre saldi e giacenze medie, che hanno interessato i rapporti intrattenuti con i loro clienti e ogni altra informazione necessaria ai fini dei controlli fiscali. Queste informazioni, che confluiscono nell'Anagrafe tributaria, ad oggi non sono disponibili, però, alla Guardia di finanza. Per poter assolvere con pienezza le proprie responsabilità, l'istituzione necessita di accedere in modo compiuto a ogni informazione finanziaria. Perciò, segnalo l'opportunità di estendere al Corpo la possibilità di utilizzare questo importante strumento, non soltanto per l'attività di contrasto all'evasione e alle frodi fiscali, ma anche – e io direi soprattutto – per assolvere le altre complesse funzioni istituzionali declinate nell'articolo 2 del decreto legislativo n. 68 del 2001, prima fra i quali l'attività di antiriciclaggio.
  Signor Presidente, onorevoli deputati, avviandomi alla conclusione confermo il massimo impegno della Guardia di finanza a proseguire nel percorso di modernizzazione delle tecniche di contrasto alle grandi evasioni e alle frodi, nonché a ogni forma di criminalità economico-finanziaria.
  La priorità del Corpo è sempre stata e resterà sempre quella di incidere in maniera concreta sulle forme di illegalità economico-finanziaria più gravi e diffuse, attraverso un'attenta opera di selezione dei soggetti nei cui confronti rivolgere le proprie attività ispettive.
  Prima di concludere desidero, però, rappresentare che le funzioni svolte dal Corpo non si esauriscono in una dimensione meramente ispettiva e repressiva. Mi preme infatti evidenziare in questa sede che la Guardia di finanza ha partecipato proattivamente, insieme alle competenti articolazioni ministeriali, ai lavori di recepimento delle migliori pratiche internazionali in materia di prezzi di trasferimento, che sono sfociati nell'approvazione del decreto del Ministro dell'economia e delle finanze dello scorso 14 maggio.
  È per noi motivo di profondo orgoglio il fatto che il Corpo sia stato chiamato a prestare il proprio contributo, al fianco delle altre componenti dell'amministrazione finanziaria, in questa importante iniziativa che ha preso le mosse dalla riforma introdotta con il decreto n. 50 del 2017.
  La convinzione con cui esprimo questo sentimento mi deriva dalla consapevolezza che i prezzi di trasferimento rappresentano, come si è detto precedentemente, un fenomeno economico di particolare complessità, la cui analisi richiede straordinarie competenze professionali e un'elevata tecnicalità che l'autorità politica ha riconosciuto alla Guardia di finanza.
  Con queste caratteristiche di professionalità e di affidabilità, nonché grazie alla vocazione investigativa e alla proiezione operativa che sono proprie di una forza di polizia economico-finanziaria altamente specializzata, Pag. 17 il Corpo assicura il proprio impegno nella quotidiana azione di tutela della legalità economico-finanziaria. Grazie a tutti per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie a lei per la relazione molto dettagliata e corposa.
  Adesso aprirei il dibattito. Tenendo conto che forse il generale ha degli impegni, direi di esaurire il dibattito entro un quarto d'ora, fermo restando che, qualora le domande siano, come auspico, abbastanza nutrite, il generale potrà rispondere anche via e-mail.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ALESSANDRO PAGANO. Generale, io devo farle i miei complimenti, perché sono molto soddisfacenti l'impostazione e il lavoro che è stato svolto. Devo dire che rispetto a cinque anni fa c'è una rivoluzione copernicana, nel senso che cinque anni fa era tutto centrato sul controllo delle imprese, in particolare – aggiungo io – delle piccole e delle micro imprese, con il risultato che abbiamo messo fuori mercato imprese marginali che adesso gravano sul contribuente italiano in altra forma; invece non ci si rendeva conto che il grosso dell'evasione era esattamente nei settori che lei ha testé spiegato.
  Banca d'Italia dice che ci sono 90 miliardi di euro di evasione, Confindustria – si sa che è sempre più realista del re e va sempre oltre – 110, però mai nessuno ha spiegato quello che probabilmente oggi finalmente emerge, cioè che la stragrande maggioranza di queste evasioni vengono da fuori, estero su estero, soprattutto da multinazionali.
  Apro una parentesi. Mi convince moltissimo l'attenzione che avete prestato alle evasioni sulla marginalità dei ricavi trasferiti in altri contesti. Ho sentito poco, invece, sulle elusioni. Una fattura di marketing di un milione di euro fatta a una consociata lussemburghese è sostanzialmente una vera e propria elusione, quindi penso che questo possa essere un elemento su cui certamente ci possa essere anche la vostra attenzione.
  Su frodi e truffe mi convince moltissimo il lavoro che è stato fatto, quindi ancora una volta complimenti. Invece, forse la prossima volta mi piacerebbe – lo dico naturalmente con il massimo rispetto e soprattutto confidando sulla vostra straordinaria professionalità – saperne di più sulle evasioni etniche, perché nel nostro Paese ci sono gruppi etnici – non vorrei fare nomi e cognomi di almeno tre o quattro etnie – che il giorno in cui arriva un controllo di qualunque specie e titolo chiudono l'attività e l'indomani aprono col nome dello stesso soggetto o con un nome leggermente diverso. Non so cosa vi dovete inventare, ma mi pare che questa sia una battaglia realmente epocale.
  Infine, dulcis in fundo, vengo ai money transfer, a cui avete accennato. È chiaro che il danno in quel caso non è soltanto fiscale, ma è anche valutario: miliardi di euro che escono fuori dall'Italia, che ci dissanguano e che vanno ad arricchire altre economie. Mi pare che sia un elemento a cui bisognerà ulteriormente prestare attenzione.

  ANDREA CASO. Buongiorno. Innanzitutto colgo l'occasione per ringraziare il generale e il Corpo della Guardia di finanza. Perdonatemi se ribadisco un ulteriore ringraziamento per il lavoro che viene svolto come contrasto alle mafie, il cui tema è di notevole importanza, soprattutto nella mia terra.
  La mia domanda si incentra appunto su quali siano i mezzi e le risorse in forza alla Guardia di finanza atti a contrastare le truffe on-line.

  GIANFRANCO LIBRANDI. Grazie e complimenti per l'esposizione e soprattutto per i grandi risultati. Ho sentito parlare di rapporto partecipativo tra fisco e contribuente, di dialogo con il contribuente – lei lo ha accennato più volte –, di contraddittorio nel caso di problematiche con il contribuente, di confronto trasparente, di soluzioni conciliatorie e soprattutto di aziende e imprese che evadono e di aziende sane.
  Io vorrei fare una proposta per queste aziende sane, per le nostre aziende italiane Pag. 18che magari sbagliano perché le procedure burocratiche sono molto complesse; hanno i consulenti ma spesso non sono preparati, quindi finiscono per cadere in trappole fiscali, in trappole di dichiarazioni sbagliate. Invece di controllare dopo, io propongo di fare come si fa in altri Paesi: la prevenzione sull'evasione.
  La Guardia di finanza potrebbe organizzare, prima che le aziende presentino i bilanci, degli incontri di controllo preventivi, dove si possa dialogare prima di fare gli errori e, tramite il vostro aiuto, evitare di pagare multe, evitare di non pagare le tasse; quindi tutti insieme cercare di migliorarci, le imprese insieme a voi che le istruite su come essere migliori.

  PRESIDENTE. Prego i colleghi di essere molto sintetici per dare spazio un po’ a tutti, dato che c'è una bella lista di interventi.

  GIAN MARIO FRAGOMELI. È difficile essere sintetici. Ringrazio il comandante per la relazione, che è stata molto corposa. La ringrazio perché ha presentato un rendiconto che, come sempre, da questo punto di vista arriva al maggio precedente di quando lo presentate, quindi ci troviamo a discutere sull'attualità delle questioni più importanti.
  Io ribadisco quello che sostanzialmente ha detto il collega Pagano: rivendichiamo chiaramente una precedente legislatura molto positiva, anche in termini di task compliance e di adempimento spontaneo. Voi vi siete adeguati con gli strumenti operativi e abbiamo letto i risultati oggi, quindi siamo molto contenti di sentire che la nostra politica della precedente legislatura ha sortito questi effetti.
  Veniamo, però, all'oggi, a quello che in qualche modo si presenta. In qualche modo potremmo modificare questo stato di fatto che ci avete presentato. Innanzitutto, leggo giustamente il tema importante, anche applicativo, che voi utilizzate, con software specifici, in termini di confronto tra i redditi presunti e quelli effettivi. La mia preoccupazione è: il superamento di eventuali indicatori di affidabilità fiscale, che già di per sé sono un grande passo in avanti rispetto agli studi di settore che abbiamo conosciuto, in termini operativi che problemi vi creerà? Infatti, voi facevate una comparazione rispetto a un sistema di indicatori e l'effettiva rilevanza delle vostre indagini sul reddito delle persone. Non avere più un termine di comparazione, se si dovesse andare verso un superamento di quelle «forme innovative» di redditometro, può essere chiaramente un problema.
  È stata molto interessante la questione che avete affrontato – vado per titoli chiaramente, visto che non voglio rubare troppo tempo – sul transfer pricing, che era però in qualche modo sviluppato anche sui nuovi indicatori OCSE. Mi sorge una preoccupazione rispetto alla politica dei dazi e, quindi, alle nuove geometrie internazionali. Infatti, noi eravamo abituati a pensare a delle società che si trasferivano negli Stati Uniti o da altre parti e avveniva quello che avveniva rispetto al tema del transfer pricing.
  Domani ci sarà un'evoluzione nei rapporti, in particolare con gli Stati Uniti e con tutti quelli verso cui gli Stati Uniti applicheranno i dazi, quindi le geometrie e le triangolazioni saranno molto diverse. Da questo punto di vista, penso ad esempio all'America latina e ad altri Paesi in cui c'è una tassazione agevolata. Ci sarà anche da parte vostra una riorganizzazione delle verifiche rispetto a questi nuovi contesti societari, a queste nuove holding che in qualche modo si distribuiranno diversamente nel mondo, quindi in un sistema diverso?
  C'è un'altra questione molto importante. Siccome noi siamo abituati nei giornali a parlare solo dei 49 milioni sequestrati a un partito politico, invece qui vedo che il tema del sequestro è molto importante (si parla di 8,2 miliardi, quindi credo che sia un tema vero e importante da utilizzare), vorrei capire dal vostro punto di vista se questo è uno strumento che va incentivato, perché mi sembra notevole.
  In ultimo vengo all'economia digitale. Vi siete fortemente concentrati sulla web economy e sui temi dell’e-commerce, perché credo che sia un tema importante; nella precedente legislatura avevamo iniziato ad affrontare anche temi di economia digitale Pag. 19più spicciola – permettetemi – quali la sharing economy e le nuove piattaforme. Io capisco, come diceva qualche collega prima, che è giusto concentrarsi sul grosso del contrasto all'evasione, però ci sono anche temi di questo tipo. Vorrei capire se da parte vostra ci sono delle indicazioni da darci su una nuova legislazione che in qualche modo sia più pronta a rispondere anche a un contrasto delle evasioni in quelle fattispecie che non siano quelle macro che ci avete esposto.

  ALBERTO LUIGI GUSMEROLI. Anche io vorrei ringraziare la Guardia di finanza per il lavoro svolto. Ho visto, per ciò che riguarda il contrasto all'evasione internazionale, che da gennaio 2017 a maggio 2018 abbiamo delle proposte di recupero di imposizione per 49,2 miliardi. Abbiamo dei dati – magari non su questo periodo perché è troppo recente ma su periodi precedenti – su quante delle proposte di recupero si sono poi tradotte in accertamenti da parte dell'Agenzia delle entrate e su quanti di quegli accertamenti si sono tradotti in incasso per lo Stato? Potrebbe essere utile in futuro per capire quale attività privilegiare, da un lato, e quindi rendere ancora più ottimizzati i controlli. Grazie.

  ALESSANDRO CATTANEO. Mi unisco al ringraziamento al generale Toschi. Vorrei sfiorare un argomento che riguarda la mia esperienza di amministratore. Sono stato sindaco e sul territorio vorremmo un effetto moltiplicativo di un'attività sinergica tra comuni e Guardia di finanza. Gli accordi stipulati sono tanti, i risultati probabilmente troppo pochi rispetto alle attese.
  Credo che sia stato anche toccato nella sua relazione il tema della difficoltà di incrocio tra banche dati, ma nel 2018 non può essere accettabile che non si riesca a farle dialogare. Spesso, riusciamo a dare una qualità di segnalazione buona, poi ci mettiamo un sacco di tempo ad approfondire queste segnalazioni e ancora di più a recuperare i denari sottratti.
  Lo dico perché è, al di là del merito, un metodo di lavoro. Se c'è una mobilitazione spontanea delle comunità locali, questo genera anche un circuito virtuoso. E non c'è niente di più ignobile e inaccettabile che frodare nell'accesso ai servizi comunali. Da un lato, c'è un'evasione oggettiva; dall'altro, si sottraggono quelle poche risorse a chi davvero ne ha bisogno.
  Vorrei, quindi, anche sottolineare lo sforzo che dobbiamo continuare a fare su un versante veramente importante.

  NICOLA GRIMALDI. Ringrazio il comandante per l'esaustiva relazione. Soprattutto, mi associo al collega Caso nel ringraziare il Corpo della Guardia di finanza per l'ottimo lavoro che svolge sul nostro territorio per la lotta alle mafie.
  La domanda che vorrei porle è se il carico di lavoro dedicato dalla Guardia di finanza per l'accertamento dei piccoli evasori risulta a suo avviso ben speso in termini di analisi costo/beneficio tra il tempo, le risorse impiegate e le somme accertate.

  GIOVANNI CURRÒ. Mi unisco anch'io ai colleghi nel ringraziare il Corpo della Guardia di finanza per l'eccellente lavoro e anche per l'eccellente relazione che è stata esposta oggi.
  La mia attenzione è sul punto 4 della vostra relazione, con riguardo all'evasione fiscale dei capitali internazionali, un'evasione che sicuramente comporta un onere maggiore di lavoro in ambito di accertamento rispetto alle piccole unità commerciali, ma che sicuramente porta a maggiori oneri fiscali per lo Stato italiano.
  La mia domanda si concentra sulla voluntary disclosure. Sulla base della relazione e del paper della Banca d'Italia del 2016, risulterebbe emerso solamente il 30 per cento dei capitali detenuti all'estero, e quindi rimarrebbero dai 96 ai 120 miliardi di capitali ancora non rientrati, principalmente presenti in Svizzera e che forse sono transitati tra Paesi europei come quelli balcanici (Cipro e Malta) o anche extra-europei, come Dubai.
  La mia domanda è: la Guardia di finanza sta proseguendo l'attività di monitoraggio di questi capitali? Se esistono vincoli di natura legislativa, quali possono Pag. 20essere, in modo tale da poter esservi d'aiuto per poter perseguire questi capitali?

  RAFFAELE TRANO. Anch'io mi accodo ai ringraziamenti al generale Toschi e a tutto il Corpo della Guardia di finanza. Hanno fatto una brillante esposizione dei risultati conseguiti in questi anni, anche su tematiche abbastanza complesse, come il transfer pricing, la nuova economia digitale. Ci sono tantissimi nuovi scenari economici che si aprono, quindi bisogna sempre essere formati e informati sulle nuove sfide economiche.
  La mia domanda è molto semplice. Oggi, aprire e chiudere un'attività economica è abbastanza semplice, anche grazie allo strumento della SCIA. Volevo sapere, per quanto riguarda la verifica e l'accertamento da parte dell'Autorità, se esistono degli impedimenti a carattere normativo e di prassi per effettuare accessi ispettivi presso queste imprese nei primi anni della loro costituzione o a seguito delle comunicazioni di cessazione.

  FRANCESCA ANNA RUGGIERO. La mia domanda si impronta più sulla prima parte, sulle attività di liquidazione e riscossione dei concessionari dei tributi locali, concessionari privati. Vorrei chiederle se riuscite ad avere un'interlocuzione con la commissione dell'albo dei concessionari. Negli anni, avete condotto diverse azioni investigative ispettive, quindi siete riusciti a dimostrare che alcune società avevano dei comportamenti, appunto, illeciti.
  C'è un'interlocuzione con la commissione? Riuscite a sospendere per tempo? Negli anni scorsi era molto più complicato, alla luce poi di alcune situazioni che si sono create.
  Inoltre, ai concessionari che sono oggetto di procedimenti penali amministrativi sono sequestrate le banche dati? Le stesse, secondo voi, possono essere messe a disposizione degli enti territoriali per ricostruire l'anagrafe tributaria con il vostro aiuto? Dal punto di vista normativo, sareste favorevoli a questa gestione dell'anagrafe?
  Ancora, si ritiene necessaria, secondo voi, la sospensione del pagamento degli aggi a quei concessionari oggetto dei procedimenti per poter prima appurare sia la natura sia la consistenza del danno prodotto agli enti territoriali e, successivamente, provvedere magari al pagamento degli aggi sospesi?
  Relativamente alla seconda parte dello schema di decreto legislativo che portava al riordino delle carriere all'interno della Guardia di finanza, quindi con riferimento all'assenza di norme transitorie economiche e alla norma del trascinamento previsto dall'articolo 45, che cosa pensate? Quello schema di decreto va migliorato per permettere un'uniformità e omogeneità di carriera tra i vari ruoli?
  Ancora, sareste favorevoli alla possibilità di svincolare i militari del vostro Corpo che svolgono mansioni di guardiania o di vigilanza per poterli utilizzare negli uffici, e magari utilizzare i militari dell'Esercito invece per svolgere quelle mansioni? Il vostro personale è altamente specializzato, quindi è un peccato a volte usarlo in quel modo.

  DAVIDE ZANICHELLI. Grazie, generale. Sarò brevissimo. Vorrei fare una domanda relativamente a quanto scritto nella relazione a pagina 43, dove come Guardia di finanza auspicate di poter accedere sia alle informazioni relative ai conti finanziari detenuti all'estero dalla popolazione residente, sia ai dati contenuti nei conti correnti intrattenuti presso gli intermediari finanziari nazionali.
  Mi chiedo, relativamente a questo punto, se uno dei possibili auspici che avete sia anche quello di poter avere accesso alle informazioni relative ai prestiti sociali del mondo cooperativo. Parlo delle cooperative di consumo, delle cooperative di costruzione, che fanno raccolta tramite prestito sociale.
  Vorrei anche capire se una possibilità di aumento del materiale informativo, per capire appunto i comportamenti dei contribuenti, potrebbe avvenire anche tramite questo. A quel punto, nel caso, quali difficoltà ci potrebbero essere? O, invece, è uno dei vostri auspici?

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  PRESIDENTE. Concludiamo con le domande e chiediamo al comandante della Guardia di finanza di dare delle risposte flash, per poi magari rispondere compiutamente anche per e-mail.

  GIORGIO TOSCHI, Comandante generale della Guardia di finanza. Innanzitutto sono io che vi ringrazio moltissimo per tutte queste domande, a parte l'apprezzamento preliminare per la relazione che ho tenuto. Interpreto queste domande nel senso che evidentemente ho sollecitato tale e tanta curiosità che non può che farmi un gran piacere.
  Ripeto, darei delle risposte flash. Poi, magari, se c'è bisogno di qualche approfondimento, sono qui, accompagnato da tre «pezzi da novanta» del mio bravissimo stato maggiore, che vi daranno delle risposte molto più esaurienti di quelle che vi posso dare io, anche e soprattutto perché si occupano proprio, a livello legislativo e a livello operativo, dei temi su cui tanti quesiti mi avete posto. Vi ringrazio ancora una volta per l'apprezzamento della relazione.
  Inizierei dall'onorevole Pagano, ringraziandolo appunto per la presa d'atto del nostro sforzo, che in effetti tutti i militari ogni giorno compiono. Sono d'accordo con lei, ho letto anch'io le recenti analisi sia di Banca d'Italia sia di altri istituti, che fanno oscillare praticamente l'evasione tra i 90 e i 110 miliardi. Se a questo poi vogliamo aggiungere anche degli altri studi relativamente ai proventi illeciti, quelli che proprio provengono da profitti che sfuggono completamente al fisco perché sono di provenienza illecita, ci si può aggirare addirittura intorno a 150 miliardi. Il nostro sguardo sui fenomeni criminali è ancora più attento, proprio perché si cerca non solo di operare relativamente all'evasione fiscale, ma anche e soprattutto ai proventi illeciti che l'esercizio di attività criminose comporta.
  L'anno scorso, a seguito dell'istituzione di un comitato in ambito ministeriale, col Ministro dell'economia e delle finanze pro tempore, proprio in relazione all'emanazione di tutti quei provvedimenti di adesione da parte del contribuente ai vari istituti (ravvedimento operoso, compliance e altro), ci siamo in un certo qual senso – intendiamoci bene, per carità – suddivisi in misura più marcata i compiti con l'Agenzia delle entrate, sostenendo e pervenendo alla conclusione che l'ufficio si sarebbe occupato maggiormente dell'evasione o della mancata dichiarazione e quindi dei fenomeni di elusione, rivista anche in tema di abuso del diritto.
  La Guardia di finanza, oltre che agevolare ovviamente la fase dell'adesione da parte dei contribuenti, tant'è che ho detto che sospendiamo le nostre verifiche qualora siano state anche intraprese, si sarebbe occupata, come abbiamo difatti fatto, più che altro delle frodi fiscali, delle frodi internazionali o comunque delle truffe perpetrate in tema di fiscalità internazionale.
  Questo per sfruttare al meglio e sfruttare ancor di più i nostri poteri e le nostre facoltà, le nostre attribuzioni, che, come ho già detto, ci derivano non solo dal codice di procedura penale, ma da una serie di leggi. Il finanziere, al di là del grado rivestito, comunque è ufficiale o agente di polizia economico-finanziaria, di polizia giudiziaria, di polizia valutaria. Ora, in virtù dell'entrata in vigore del decreto Madia, gli ufficiali che compongono il comparto aeronavale e che navigano sui mari, sugli 8.000 chilometri della nostra costa, rivestono anche, direi soprattutto, la qualifica di ufficiale di pubblica sicurezza. Questo è un altro obiettivo raggiunto, che ci ha consentito e che ci consente, soprattutto al comparto aeronavale, soprattutto al servizio navale della Guardia di finanza, che vi assicuro è una flotta molto importante, di potere esercitare anche le funzioni di ufficiali di pubblica sicurezza.
  Lei parlava delle evasioni etniche. Io mi permetto di ricordarle che parla con l'allora comandante regionale della Toscana, che ha diretto l'operazione «Cian Liu» contro l'etnia cinese – penso che a quella si riferisse – contro la produzione e la commercializzazione di merci contraffatte, e poi la vendita, cui è seguita la spedizione attraverso propri money transfer, cui faceva cenno, di circa 4 miliardi di euro.
  Pensi, quindi, non solo a quale e quanta sensibilità ha il comandante generale nella Pag. 22materia che lei ha ricordato, ma a quanto tutti i finanzieri che operano sul territorio nazionale, – non solo per le aree veneta, toscana e campana, ma su tutto il territorio nazionale – dedichino particolare attenzione proprio alle evasioni fiscali di particolari etnie, che ovviamente non sono soltanto cinesi, ma sono tante altre. Io ho richiamato l'esempio dell'etnia cinese per dare un riferimento temporale e anche di quantificazione.
  I money transfer sono attenzionatissimi da tutta la Guardia di finanza, non solo dal Nucleo speciale di polizia valutaria, organo proprio preposto e istituito addirittura nel 1976, con una legge, la n. 159, la cosiddetta «normativa valutaria». Anche e soprattutto, in virtù del recepimento delle recenti direttive comunitarie proprio in materia di antiriciclaggio, l'attività di controllo dei money transfer viene eseguita in maniera direi capillare. Eventualmente, vi forniremo anche il numero esatto dei controlli e i risultati che hanno consentito.
  Onorevole Caso, abbiamo istituito da tanti anni, e ultimamente, nel senso di quindici giorni fa, ho firmato un decreto che revisiona, potenziandolo, il Nucleo speciale frodi tecnologiche, potenziamento dell'originario GAT, il Gruppo Anticrimine Tecnologico. Adesso si è trasformato in Nucleo speciale frodi tecnologiche. È stato – ripeto – un mese fa ulteriormente potenziato. È stato assegnato ulteriore personale, ovviamente altamente specializzato. Per combattere queste frodi di carattere transnazionale e soprattutto ormai generalizzato, occorre ovviamente personale dotato di conoscenze molto specializzate. Esiste, quindi, questo nucleo, che opera nell'ambito dei reparti speciali, che fanno parte della componente speciale della Guardia di finanza, e credo che operi anche molto bene e con dei grossi risultati.
  L'onorevole Librandi – ringrazio anche lei, onorevole, per l'apprezzamento della relazione – ha fatto riferimento a questo rapporto partecipativo tra fisco e contribuente.
  Io la ringrazio perché ha colto esattamente e perfettamente lo spirito della circolare n. 1 del 2018, che io ho fortemente voluto. Subito dopo aver assunto il comando della Guardia di finanza, a maggio, sin dal mese successivo ho messo in piedi questo gruppo di lavoro, che ha lavorato, come raccontava la presidente, per circa un anno e mezzo, passando poi l'ultimo semestre dell'anno scorso a condividere questa circolare con l'Agenzia delle entrate, proprio per fare in modo che i nostri rilievi venissero assolutamente condivisi con l'Agenzia, in maniera che si creasse meno contenzioso possibile.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ALBERTO LUIGI GUSMEROLI

  GIORGIO TOSCHI, Comandante generale della Guardia di finanza. Come cerchiamo di migliorare questo rapporto tra fisco e contribuente? Intanto, la nostra regola principale è ricercare, prevenire e poi reprimere le violazioni fiscali. Ci stiamo attrezzando sempre più sul fronte della ricerca, ovviamente sostenuta anche – e direi soprattutto – da elementi informatici. Ecco perché, come tutti hanno colto, l'unica richiesta, l'unica preghiera, l'unico vero auspicio che conclusivamente ho rivolto al Parlamento, alla Camera dei deputati, quindi al legislatore, è che possano essere estese anche alla Guardia di finanza le potestà e quindi le facoltà per accedere a queste risultanze bancarie, proprio per cercare di delimitare sempre di più, da una parte, il nostro sforzo operativo, che poi può rendersi vago e vano, e dall'altra, di concentrarci a maggior ragione sulle grosse frodi, quindi di disarticolare le organizzazioni criminali.
  Credetemi, è motivo di un pizzico di orgoglio questa mia pretesa – ma non c'è stato nessun motivo di insistere, perché ho trovato uno stato maggiore assolutamente concorde e convinto – di introdurre per la prima volta nella storia delle circolari (la prima circolare risale al 1976) questi due istituti giuridici: il contraddittorio e l'autotutela. Sono sempre in questa direzione, cioè di cercare di chiudere ogni verbale, di completare ogni nostra attività ispettiva dopo un'adeguata, prolungata e dettagliatissima Pag. 23 attività di contraddittorio, e quindi di confronto, con il contribuente.
  Se anche poi, successivamente all'attività, alla verifica conclusa, si dovesse venire a conoscenza o prendere atto di una situazione che può essere favorevole al contribuente, va bene non girarsi dall'altra parte, ma anzi riaprire il verbale, inviare ai competenti uffici finanziari quanto di più a favore e quanto di più a discapito del nostro operato, che ovviamente non poteva tener conto delle risultanze emerse dopo. Il tutto è sempre, ripeto, per migliorare questo rapporto che lei – e la ringrazio ancora – ha ricordato, tra fisco e contribuente.
  Onorevole Fragomeli, parlavamo del money transfer e delle attività digitali. La risposta è un po’ più articolata. Se mi permette, poi gliela fornirà direttamente il capo reparto operazione, che vorrei che le illustrasse un po’ tutta l'attività.
  Le dico soltanto che per il tranfer pricing sono in atto dei corsi, presso la nostra Scuola di polizia economico-finanziaria Lido di Ostia, che vi invito a visitare quanto prima, tutti o alcuni di voi, o comunque chi è interessato. È una realtà addestrativa, una realtà formativa, una realtà dove viene svolta l'attività di post-formazione di alta qualificazione di tutti gli ufficiali e ispettori della Guardia di finanza. Peraltro, è sede della scuola di investigazioni economico-finanziarie dell'OCSE, quindi è veramente una cosa da vedere. Io vi invito a visitarla.
  Continuando con risposte rapidissime, l'onorevole Currò richiamava l'evasione fiscale internazionale, i capitali italiani all'estero. Non a caso, intanto, come lei sa, la Guardia di finanza ha istituito, sin dal 1976, ripeto, per effetto della legge n. 159, un nucleo speciale, che si chiama proprio Nucleo speciale di polizia valutaria, ora potenziato in misura veramente molto rilevante, che opera su tutto il territorio nazionale e si occupa in particolar modo proprio delle evasioni internazionali, soprattutto sotto l'aspetto valutario, quindi attività di antiriciclaggio, recepimento della direttiva. È un reparto molto impegnato proprio per quello che lei ricordava, soprattutto nell'individuazione di capitali all'estero. Saranno date delle ulteriori spiegazioni e forniti degli ulteriori elementi in risposta alle sue domande.
  L'onorevole Grimaldi, invece, ha chiesto se ci fosse un rapporto costi/benefici. Questo viene verificato, ovviamente, in maniera sistematica. Le posso garantire che proprio con queste tecniche di selezione si evita di reiterare gli interventi, ma questo lo prevedeva già, per esempio, l'articolo 63 del DPR n. 633 del 1972 dell'IVA, presso lo stesso operatore economico, e quindi di andargli ad arrecare sostanziale disturbo o addirittura a bloccargli l'azienda. Cerchiamo di evitare di reiterare questi controlli. Cerchiamo di selezionare meglio il soggetto da ispezionare. Quest'attività di selezione, e quindi poi di nostro successivo intervento, soprattutto a seguito dell'incrocio delle banche dati, quindi degli indici di pericolosità che ne emergono, ci consentono di poter affermare senz'ombra di dubbio che la nostra attività oggi è molto a favore dei benefìci dell'intervento piuttosto che dei costi sostenuti.
  L'onorevole Cattaneo parlava della finanza locale, a cui noi siamo attentissimi e a cui teniamo moltissimo. Noi diciamo che siamo la polizia economico-finanziaria dell'Unione europea, ma siamo la polizia economico-finanziaria, secondo quanto dice la legge n. 68 del 2001, a tutela del bilancio dell'Unione europea, del nostro Paese, del nostro Stato, ma anche e soprattutto degli enti locali.
  Non a caso, come lei ben sa, ci sono tantissimi protocolli d'intesa proprio con i comuni, non dico con ogni comune d'Italia, ma comunque con i comuni più importanti, o comunque con i comuni che hanno chiesto una nostra più attiva collaborazione a seguito della redazione di un protocollo d'intesa. Noi siamo ben lieti di averli stipulati e di continuarne a stipulare.
  Soprattutto, lo stiamo facendo ancor di più negli ultimi tempi: vogliamo che la Guardia di finanza sia un corpo di polizia economico-finanziaria a forte vocazione sociale. I protocolli d'intesa stipulati con i comuni credo siano proprio la massima dimostrazione della nostra vocazione sociale a tutelare il cittadino onesto e quindi a cercare di evitare che ci possano essere Pag. 24dei figlioli che, per esempio, grazie alla presentazione da parte del padre di una dichiarazione fraudolenta ottengano determinati benefìci, uno per tutti la mensa scolastica, tanto per fare un esempio molto semplice ma assai significativo, o l'ottenimento di una casa popolare o altre prestazioni sociali previste, proprio per evitare che ci sia una disparità di trattamento grazie a queste presentazioni. Mi permetterei di fare un solo esempio.
  Ricordo che proprio in terra di Toscana, nella città di Prato, qualche anno fa perquisimmo la casa di un cittadino di etnia cinese, responsabile di una grossa contraffazione di marchi di fabbrica. Facemmo degli interventi, delle perquisizioni, e scoprimmo che aveva ottenuto la casa grazie a prestazione sociale agevolata, concessione che – grande soddisfazione – gli fu revocata. Ricordo che la casa fu assegnata ad un operaio della Piaggio, che aveva a suo tempo fatto domanda, ma era risultato non vincitore. Sì, era troppo ricco rispetto a questo signore, che invece si dedicava a un'estesissima e molto lucrativa attività di agevolazione sociale, appunto con l'assegnazione di quest'alloggio.
  Continuiamo, anzi lo facciamo sempre più. L'abbiamo fatto e continuiamo a farlo nei vari comuni.
  Onorevole Gusmeroli, lei parlava di dati di recupero. Sicuramente, continuiamo a svolgere quest'attività di recupero di quanta più materia imponibile possibile, grazie soprattutto alle autorizzazioni da parte dell'autorità giudiziaria. Già addirittura nel 1982 il DPR n. 463, agli articoli 2 e 7, ricordo che consentiva la possibilità di utilizzare e trasmettere ai competenti uffici finanziari le risultanze delle indagini di polizia giudiziaria.
  Questo è un altro aspetto importantissimo. Ho anche ricordato che moltissima materia imponibile che viene recuperata scaturisce non da un'attività di carattere proprio di polizia «tributaria», o meglio ora di polizia economico-finanziaria, ma proprio al seguito di indagini di polizia giudiziaria.
  Onorevole Zanichelli, lei parla di banche dati. Mi ripeto, forse, e le chiedo scusa, ma abbiamo detto proprio che abbiamo circa 40 banche dati collegate con i vari uffici, con i vari enti e con le varie istituzioni pubbliche, come «Molecola», come ho ricordato, che è letteralmente un'invenzione messa su dal nostro servizio, dal nostro SCICO, il Servizio di investigazione contro la criminalità organizzata, che ha consentito appunto di mettere in piedi questo sistema utilissimo per le varie investigazioni. «Molecola» è stata presentata poi a tutte le autorità giudiziarie, che se ne avvalgono sistematicamente proprio per la grande validità e per la grande efficacia ed efficienza.
  Ripeto, concludendo, che l'unico auspicio che fortemente ho rivolto a lor signori, che rappresentate il potere legislativo, è che appunto possa essere assunta quest'iniziativa parlamentare che estenda alla Guardia di finanza la possibilità di accedere anche a quel sistema di controllo delle disponibilità finanziarie. Vorrei concludere sottolineando quest'aspetto a cui tengo tantissimo: è soltanto, e non soltanto, per continuare o migliorare gli accertamenti e i controlli nel settore della finanza, nel senso dell'evasione fiscale, ma anche e soprattutto per meglio prevenire ogni attività illecita da parte di coloro che vogliono reinserire nei circuiti legali dell'economia proventi illeciti provenienti dalla criminalità comune e, soprattutto, organizzata, se non addirittura mafiosa.
  Con questo, signori, vi chiedo scusa, ma mi dovrei allontanare. Vi ringrazio veramente tanto per essermi stati a sentire e per le espressioni di apprezzamento per questa relazione, che ovviamente è soltanto, credo, la prima. Spero che sia solo un primo incontro. Ce ne saranno tanti altri, con i quali potremo ovviamente non solo scambiarci qualche opinione, ma soddisfare anche qualche vostra ulteriore specifica richiesta in tema sia di operazioni sia di proposte legislative. Grazie a tutti.

  PRESIDENTE. Ci sono ancora alcune domande ...

  MARCO OSNATO. Per non far perdere tempo prezioso al generale, che ringrazio, Pag. 25vado velocemente all'oggetto della mia domanda.
  Parlando di cose che andiamo ad affrontare velocemente in Aula, e anzitutto il Decreto dignità, visto che lei ha parlato molto esaurientemente dell'attività di indagine internazionale che svolgete: con riferimento a tutta la parte relativa alla lotta alla delocalizzazione, che prevede appunto delle sanzioni importanti per chi abbia ricevuto aiuti di Stato e altro, lei ritiene che questa vostra esperienza possa essere utile a prevenire questi fenomeni? Il ministero ha già dato delle indicazioni o lei ritiene che potrà essere la Guardia di finanza incaricata su questo tema? Grazie.

  RAFFAELE BARATTO. Grazie, generale, per la relazione davvero esaustiva. Dirò solo due parole sulla nuova legge sulla privacy. La difficoltà non è con le aziende grandi, che sicuramente hanno le strutture e non hanno problemi, ma le aziende medie e piccole sicuramente qualche problema per adeguarsi l'hanno. Chiederei magari un po’ di attenzione per queste, soprattutto in un periodo come questo, ancora di crisi.
  Voglio anche ringraziarvi per come nel mio territorio ponete attenzione su quegli imprenditori avventurieri stranieri che magari mettono in difficoltà proprio i nostri piccoli e medi artigiani con una concorrenza sleale. Grazie ancora.

  GIORGIO TOSCHI, Comandante generale della Guardia di finanza. Grazie a voi. Vorrei darle subito una risposta a mo’ di flash.
  Attenzioniamo con molta severità queste delocalizzazioni, anzi le esaminiamo sotto due aspetti: se queste società che chiedono o si delocalizzano hanno ottenuto degli aiuti europei, nazionali, locali e altro; se delocalizzano addirittura l'impresa, creando ovviamente delle grosse difficoltà. Posso fare un solo esempio, se mi è consentito.
  In relazione a Embraco, a Torino, qualche mese fa siamo stati attivati dall'allora Ministro Calenda con una richiesta affinché il Corpo potesse svolgere degli accertamenti proprio per verificare se quest'impresa avesse ottenuto dei finanziamenti. L'abbiamo fatto immediatamente e abbiamo constatato che effettivamente aveva ricevuto questi aiuti, e quindi abbiamo riportato il tutto alle autorità competenti sul piano sia amministrativo sia penale. Fatto sta che poi ovviamente ci sono state delle altre intese, degli altri tavoli, che alla fine hanno scongiurato, come lei ben sa, questa delocalizzazione.
  Noi proseguiremo con quest'attività sempre per quella logica di carattere di polizia economico-finanziaria, aggiungo a forte vocazione sociale. Si è verificata, infatti, una cosa, che mi è stata riferita e che mi ha fatto ovviamente molto piacere da comandante generale: davanti alla Embraco, ci sono state delle manifestazioni con tanto di striscioni degli operai che inneggiavano all'attività della Guardia di finanza. È stata una delle poche volte che, anziché contestare o non essere molto felici dei nostri interventi, capendo invece perfettamente lo spirito del nostro intervento e soprattutto che ovviamente era un intervento a tutela del lavoratore, e quindi a tutela, se mi permette, dell'economia del nostro Paese, inneggiavano. La pattuglia dice di essere stata accolta proprio con grandi sorrisi, con grande piacere.
  Questo ha consentito di scongiurare una delle tante operazioni estremamente dannose per il nostro Paese, sia perché i soggetti in questione avevano ottenuto degli aiuti, sia perché è stata ritardata, o meglio scongiurata una delocalizzazione, che come lei ben sa crea una serie di problemi non solo di carattere produttivo, ma anche e soprattutto di carattere occupazionale.
  Per il momento, non abbiamo ricevuto ancora – mi dicono i colleghi – delle direttive specifiche, ma è nostra intenzione comunque continuare o agire d'iniziativa laddove si dovessero verificare queste situazioni e, quando ci saranno impartite queste disposizioni, proseguire senz'ombra di dubbio.
  I colleghi mi dicono che ovviamente dovete fare in modo che il Corpo venga un po’ potenziato. Permettetemi questo secondo auspicio, che riposa su un dato di fatto. Pag. 26
  Il Corpo vantava una forza organica di circa 67.000 appartenenti. Per effetto della legge Madia, che ha fissato gli organici esattamente nell'agosto del 2015 – stessa sorte è toccata ai colleghi dell'Arma dei carabinieri e della Polizia di Stato (anche se poi i Carabinieri hanno parzialmente «risolto» il problema accollandosi circa 6-7.000 ex Forestali) – abbiamo subìto un ridimensionamento: la Guardia di finanza è scesa come organico a circa 62.000 unità. Ma magari fosse così!
  Difatti, dico a lor signori – e non smetterò mai di rivolgere questa stessa preghiera – che non voglio potenziamenti: non li voglio, non li posso e non li debbo volere. Se un'autorità politica, un'autorità parlamentare ha stabilito ora quest'organico di 62.000, va bene 62.000, ma datemi 62.000 uomini, datemi la possibilità di disporre di un corpo di polizia economico-finanziaria di 62.000 uomini!
  Ahimè, siamo attualmente circa 58.000, quindi circa 5.000 uomini e donne sotto organico, ma il problema è che nei prossimi anni, compiendo gli arruolati di quarant'anni fa sessant'anni, hanno raggiunto i limiti d'età, andranno in pensione, e non tutti i pensionamenti sono compensati da nuovi arruolamenti. Difficilmente riusciremo ad allineare la cosiddetta forza effettiva alla forza organica.
  L'unico modo per poter fare questo – e se quello della banca dati era un auspicio, questa è una preghiera, una preghiera veramente accorata che vi rivolgo – è riuscire ad indire dei concorsi di numero superiore a quelli attualmente consentiti per poterci avviare – ovviamente, nessuno ha la pretesa di arruolare 5.000 uomini e donne dall'oggi al domani – magari in un prossimo quinquennio, già un termine abbastanza accettabile, coincidente con la vostra Legislatura, che vi auguro di poter esercitare tutta, a questo adeguamento della forza effettiva con la forza organica.
  Concludo dandole una risposta – mi perdoni – davvero flash. Va benissimo l'attività sulla privacy. Purtroppo, non sono potuto andare, in quanto ero a Bari per una serie di attività istituzionali, ad ascoltare ieri la relazione del presidente Soro, con cui ho frequentissimi contatti, poiché presso l'Autorità garante per la protezione dei dati personali è istituito un Nucleo speciale privacy della Guardia di finanza. È riportato sulla stampa e poi è nella relazione che ha letto alle massime autorità istituzionali.
  Lo riferisco con grande orgoglio, con grande piacere, ma è un dato di fatto che oltre il 60 per cento delle violazioni riscontrate e delle sanzioni comminate dall'Authority è stato rilevato dal Nucleo speciale di tutela privacy. Nei confronti delle grandi imprese, sì; non le piccole. Avevano utilizzato specialmente gli elenchi del money tranfer. Peraltro, facevano proprio riferimento all'utilizzo di elenchi di money transfer, utilizzati indebitamente e illecitamente anche in violazione della normativa sulla privacy.
  Anche qui, il Nucleo speciale tutela privacy quindici giorni fa è stato da me ulteriormente potenziato. Proprio su richiesta del presidente Soro, che mi è venuto gentilmente a trovare e a presentare quest'istanza, che ho accolto immediatamente, abbiamo potenziato anche questo fronte.
  Nonostante la carenza dell'organico, nonostante il deficit organico, cerchiamo di soddisfare ogni richiesta di aumento, di adeguamento di organico delle realtà importantissime o delle realtà che, come la normativa sulla privacy, sono state modificate, attribuendo maggiore attenzione a questo delicato settore.
  Signori, grazie davvero a tutti. A presto. Buona giornata e buoni lavori parlamentari, soprattutto.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Comandante generale Toschi.
  Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal Comandante generale Toschi (vedi allegato) e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 11.40.

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ALLEGATO

DOCUMENTAZIONE DEPOSITATA
DAL COMANDANTE GENERALE TOSCHI

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