TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 803 di Mercoledì 24 maggio 2017

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

  LEVA, LAFORGIA, KRONBICHLER, NICCHI, MARTELLI, MELILLA, ZOGGIA, FRANCO BORDO, SCOTTO, FOSSATI, FERRARA, ROBERTA AGOSTINI, ZARATTI, CIMBRO, FONTANELLI, ROSTAN, MATARRELLI e SANNICANDRO. – Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. – Per sapere – premesso che:
   il gasdotto Tap rappresenta un'opera di grande impatto ambientale che interessa un'area ad alto valore paesaggistico;
   il progetto ha una storia antica e nel Salento ha dato vita, nel corso degli anni, a forti perplessità e mobilitazioni da parte di cittadini, comitati e istituzioni che chiedono di spostare l'approdo dell'opera per non deturpare un'area caratterizzata dalla presenza di un patrimonio inestimabile che la rende unica sotto il profilo ambientale;
   già tempo addietro 94 sindaci della zona hanno dato voce alle istanze del territorio chiedendo di aprire un dialogo;
   il dottor Serravezza è diventato nel Salento il simbolo della resistenza al gasdotto. Il noto oncologo di Casarano, infatti, da giorni sta portando avanti uno sciopero della fame e della sete per sensibilizzare la politica e chiedere di riaprire il dialogo tra istituzioni e territorio rispetto alla vicenda dell'approdo del gasdotto Tap sulle coste di Melendugno;
   nonostante la battaglia condotta dal dottor Serravezza e il pericolo per la sua stessa vita, le richieste di quest'ultimo (e dell'intero territorio salentino) restano a tutt'oggi senza risposta;
   la battaglia civile del dottor Serravezza e dell'intera popolazione salentina non può e non deve rimanere senza risposta;
   in alternativa al progetto da realizzare a San Foca sono state proposte, nel tempo, alternative di approdo a maggiore sostenibilità ambientale;
   la stessa regione e le istituzioni locali hanno comunicato in diverse occasioni la contrarietà all'approdo sulle coste di San Foca –:
   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere al fine di promuovere l'apertura di un tavolo istituzionale con le parti interessate, per preservare il territorio da eventuali danni irreparabili e valutare concretamente una deviazione dell'approdo in una zona diversa del Salento, dove l'impatto ambientale e paesaggistico sarebbe meno invasivo, così da aprire il dialogo necessario ad affrontare il dissenso del territorio sul progetto del gasdotto Tap e impedire che la battaglia del dottor Serravezza risulti vana. (3-03040)
(23 maggio 2017)

  FASSINA, PANNARALE, GIANCARLO GIORDANO, MARCON, AIRAUDO e PLACIDO. – Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. – Per sapere – premesso che:
   i lavoratori dell'associazione Avaca, che per oltre dieci anni hanno garantito all'interno della Biblioteca nazionale di Roma lo svolgimento di diverse mansioni strutturali (vigilanza agli accessi, servizio di accoglienza, ufficio prestito, catalogazione e distribuzione del materiale librario nelle sale di lettura e altro), si sono dati appuntamento per il 25 maggio 2017, alle ore 10.00, sul piazzale antistante la sede di viale Castro Pretorio, per manifestare contro la decisione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo di non rinnovare, per il futuro, tutte le convenzioni in scadenza stipulate con le associazioni;
   come denunciato dagli stessi interessati, che si sono autodefiniti «scontrinisti», la loro surreale situazione è la nuova frontiera del lavoro precario e malpagato. Essendo formalmente inquadrati come lavoratori volontari, nonostante siano inseriti nel registro turni dei 130 dipendenti effettivi, non risultano contrattualizzati, tutelati, né, tantomeno, degni di una trattativa sindacale, una condizione che fino ad oggi ha permesso al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, dietro la stipula di apposite convenzioni, di coprire i buchi dell'organico determinatisi con il blocco del turn over e di garantire presso le biblioteche statali gli stessi servizi un tempo forniti dal personale di ruolo, a fronte di un rimborso per spese alimentari, per ogni volontario, pari a non meno di 400 euro al mese;
   con circolare del 20 aprile 2017, emanata alle biblioteche statali, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha imposto che le stesse, con l'arrivo del servizio civile nazionale, facciano «un'attenta valutazione in merito alla sostenibilità economica del rinnovo delle convenzioni in scadenza con le associazioni» e che «qualora l'analisi della situazione economica conduca a ritenere il permanere dell'interesse a stipulare convenzioni con associazioni di volontariato, questi istituti dovranno: individuare la controparte mediante procedura di gara; prevedere la rotazione semestrale delle unità di volontari assegnati; applicare modalità organizzative atte a scongiurare qualsivoglia pretesa di riconoscimento di rapporto di lavoro subordinato»;
   da quanto premesso si evince che la prestazione volontaria dei suddetti lavoratori sarà a breve sostituita dal servizio civile e che il rapporto intercorso fino ad oggi con il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo sarà interrotto senza riconoscere loro alcuna forma di sostegno al reddito;
   tale modus operandi è ad avviso degli interroganti indegno e, a dir poco, scandaloso, tanto più all'interno di un luogo, come la Biblioteca nazionale, che dovrebbe farsi promotore, per definizione, della cultura di un Paese –:
   come ritenga di poter garantire ai suddetti lavoratori il giusto e doveroso riconoscimento per la generosa opera svolta fino ad oggi per l'istituzione che dirige. (3-03041)
(23 maggio 2017)

  RAMPELLI, MURGIA, CIRIELLI, LA RUSSA, GIORGIA MELONI, NASTRI, PETRENGA, RIZZETTO, TAGLIALATELA e TOTARO. – Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. – Per sapere – premesso che:
   la riforma che sta interessando il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha concesso larga autonomia decisionale ai direttori dei principali musei italiani, nonché ha previsto in favore degli stessi direttori la facoltà di attrarre in forma diretta finanziamenti per i musei che dirigono;
   la Galleria degli Uffizi di Firenze, per quantità e qualità delle opere raccolte, costituisce uno dei più importanti musei del mondo e nel 2016, con oltre due milioni di visitatori, è stato il quarto sito museale italiano più visitato;
   nel 2016 la società «Mondomostre s.r.l.» ha organizzato a Mosca la mostra «Raffaello. La poesia del volto», curata dal direttore della Galleria degli Uffizi Dottor Schmidt e alla quale la Galleria degli Uffizi ha «prestato» alcuni capolavori ritenuti inamovibili, tra i quali i ritratti di Agnolo Doni e della moglie, nonostante il parere fortemente negativo dell'Opificio delle Pietre dure che aveva messo in evidenza i rischi di un trasferimento sulla conservazione delle opere;
   a compensazione del prestito della Muta di Raffaello concesso alla mostra di Mosca dalla Galleria nazionale di Urbino, inoltre, la Galleria degli Uffizi avrebbe concesso in prestito al museo pesarese la Venere di Tiziano, nonostante anche tale opera figurasse tra quelle inamovibili;
   con i citati prestiti di opere il direttore della Galleria degli Uffizi sembra aver dato luogo a un utilizzo di tali beni in contrasto con il codice dei beni culturali e delle norme regolamentari che lo regolano;
   nel gennaio 2017 il direttore Schmidt ha partecipato all'inaugurazione della mostra di Tiziano organizzata da «Mondomostre s.r.l.» a Tokyo, alla quale la Galleria degli Uffizi ha concesso numerosi prestiti;
   in occasione di Expo 2017 è previsto l'allestimento di una mostra della Galleria degli Uffizi ad Astana, anch'essa a quanto risulta agli interroganti organizzata dalla società «Mondomostre s.r.l.» e promossa dal direttore Schmidt;
   a parere degli interroganti il rapporto tra il direttore della Galleria degli Uffizi e la società «Mondomostre s.r.l.» presenta un carattere di esclusività che rischia di configurare una violazione delle norme sulla libera concorrenza e che contrasta con il ruolo istituzionale rivestito dal dottor Schmidt –:
   se sia informato dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda assumere al fine di tutelare il patrimonio inestimabile della Galleria degli Uffizi e garantire la trasparenza e la concorrenza nel mercato dell'organizzazione culturale.
(3-03042)
(23 maggio 2017)

  RONDINI, FEDRIGA, ALLASIA, ATTAGUILE, BORGHESI, BOSSI, BUSIN, CAPARINI, CASTIELLO, GIANCARLO GIORGETTI, GRIMOLDI, GUIDESI, INVERNIZZI, MOLTENI, PAGANO, PICCHI, GIANLUCA PINI, SALTAMARTINI e SIMONETTI. – Al Ministro della salute. – Per sapere – premesso che:
   i dati più recenti riportano come l'86 per cento delle famiglie che vivono nei campi rom risiede nel Lazio, in Campania, in Piemonte, in Lombardia e in Toscana, con una concentrazione del 20 per cento (7.500) dei rom italiani in emergenza abitativa a Roma;
   sul totale sono circa 20 mila i minori rom che in Italia vivono in condizioni di povertà, negli insediamenti formali e informali tenuti nascosti dai centri cittadini, per i quali l'aspettativa media di vita è circa dieci anni in meno rispetto al resto della popolazione. Di questi, 4.100 bambini si trovano solo a Roma: 1.350 hanno tra zero e sei anni, 2.750 tra sette e 18 anni. E anche i campi formali, quelli progettati e gestiti dalle istituzioni, sono ormai in stato di abbandono;
   da notizie di stampa si apprende che sia stato approvato un provvedimento che reintroduce l'obbligatorietà delle vaccinazioni per l'iscrizione a scuola, rendendo obbligatori una serie di vaccini che finora erano semplicemente raccomandati;
   il decreto-legge dovrebbe prevedere una multa sino a 7.500 euro per i genitori che non vaccineranno i figli per l'accesso a scuola dai 6 ai 16 anni, con irrogazione delle sanzioni da parte delle aziende sanitarie;
   tra le previsioni del provvedimento vi sarebbe anche quella che se il genitore o l'esercente la potestà genitoriale violi l'obbligo di vaccinazione sia segnalato dall'azienda sanitaria locale al tribunale per i minorenni per la sospensione della potestà genitoriale;
   i fatti sopra esposti hanno evidenziato come, pur in una situazione di disagio gravissimo e conclamato, le autorità e le strutture preposte, raramente ed in casi estremamente limitati, si siano attivate per fare in modo che i minori che vivono nelle comunità rom fossero tolti alle famiglie che li costringevano ad un livello di vita assolutamente improponibile per bambini di cui si è sempre cercata l'integrazione –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione di cui in premessa e quali siano le implicazioni stimate del sistema sanzionatorio riguardante l'obbligo vaccinale per i minori, sistema ad avviso degli interroganti poco equilibrato ed applicabile, visto che negli uffici di igiene delle aziende sanitarie si dovrà decidere se inviare una segnalazione al tribunale per i minorenni e alla procura riguardo ai genitori coinvolti e che si tratta di scelte delicate, che richiedono approfondimenti difficili da fare con centinaia di migliaia di casi da valutare in pochissimi mesi, e che non sono state fatte in decenni riguardo alle condizioni dei minori rom. (3-03043)
(23 maggio 2017)

  SCOPELLITI. – Al Ministro della salute. – Per sapere – premesso che:
   il 17 novembre 2016 la struttura commissariale della sanità della regione Calabria, d'intesa con il dipartimento tutela della salute, ha adottato un decreto avente ad oggetto la terapia intensiva ad alta specialità pediatrica in Calabria. Il decreto reca la firma del sub-commissario e del commissario;
   il provvedimento prevede la realizzazione di una struttura complessa di sei posti letto da sviluppare in uno degli ospedali hub calabresi, individuato nella città di Cosenza;
   la predisposizione del decreto, per il momento, è rimasta inattuata nonostante siano state stanziate risorse economiche per l'avvio della formazione di personale specialistico che dovrebbe fare parte della costituenda struttura. Infatti, il Garante per l'infanzia ha messo a disposizione il 50 per cento del suo budget annuale finalizzato proprio alla formazione del predetto personale da impiegare nella struttura pediatrica;
   tale struttura costituisce un punto di riferimento fondamentale per il territorio calabrese e per le urgenze-emergenze pediatriche di maggiore gravità e complessità. Tra l'altro, la stessa struttura fa riferimento ad un bacino di utenza di almeno 2-3 milioni di abitanti, come indicato nelle linee guida ministeriali;
   risulta, pertanto, necessaria l'attivazione del reparto di terapia intensiva pediatrica al fine di consentire ai piccoli pazienti calabresi un adeguato trattamento di patologie che oggi richiedono il ricovero o in strutture per adulti o in strutture fuori regione, con gravi disagi e costi elevati per le famiglie della regione –:
   quali iniziative il Governo intenda adottare, per il tramite della struttura commissariale, al fine di agevolare la prevista realizzazione del reparto di terapia intensiva ad alta specialità pediatrica nella città di Cosenza. (3-03044)
(23 maggio 2017)

  MATTEO BRAGANTINI, CAON e PRATAVIERA. – Al Ministro della salute. – Per sapere – premesso che:
   l'ospedale Magalini di Villafranca è stato distrutto da un incendio nell'anno 2003 e i lavori per la sua ricostruzione sono ancora in corso;
   con ordinanza n. 3349 del 16 aprile 2004 il Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore, previa intesa con la regione Veneto, ha nominato il commissario delegato per l'adozione degli interventi di ripristino funzionale dell'ospedale Magalini di Villafranca di Verona;
   con delibera n. 4231 del 29 dicembre 2009 la giunta regionale ha approvato il progetto definitivo per la sistemazione definitiva dell'ospedale Magalini di Villafranca di Verona, per un costo complessivo di 40 milioni di euro, e ha confermato al commissario delegato l'incarico per gli adempimenti connessi alla progettazione, all'appalto, alla direzione dei lavori e al collaudo dell'opera, in conformità alla normativa vigente, e il modello organizzativo già disposto con la precedente delibera n. 1714 del 2004;
   l'appalto per tali opere è stato espletato ed i relativi lavori, che sono iniziati in data 18 maggio 2012, sono in fase di esecuzione ed il loro termine era inizialmente previsto per la fine del 2014;
   nel corso di questi ultimi anni, l'assessore alla sanità della regione Veneto ha più volte annunciato l'imminente apertura del nosocomio, rimandandone comunque sempre la data, al punto che in un articolo del 23 luglio 2016, ha nuovamente corretto il tiro affermando testualmente: «La consegna dei lavori, a collaudi ultimati, è prevista per fine anno. Poi ci sono 180 giorni di tempo per allestire la struttura e trasferire i reparti». Tali azioni fanno dunque presagire una riapertura non prima di giugno 2017;
   è forte, nella cittadinanza e negli operatori sanitari, un sentimento di delusione e rassegnazione perché la riapertura del nosocomio, più volte annunciata e sempre rimandata, sembra ancora un miraggio –:
   se il Governo sia a conoscenza della situazione sopra esposta e quali iniziative di competenza abbia intenzione di assumere, nel quadro degli interventi di riqualificazione del patrimonio sanitario pubblico, al fine di verificare a che punto siano i lavori di rifacimento dell'ospedale di Villafranca e quale sia la data prevista di consegna. (3-03045)
(23 maggio 2017)

  GIGLI e SBERNA. – Al Ministro della salute. – Per sapere – premesso che:
   nell'interpellanza urgente n. 2-00800 si evidenziava che il meccanismo di azione di EllaOne è prevalentemente anti-annidamento, incompatibile con la normativa in materia che finalizza la procreazione responsabile alla tutela della donna e del concepito;
   il Consiglio superiore di sanità, richiesto dal Ministro interrogato di verificare se si possa escludere per EllaOne un effetto anti-annidamento, rispose che questo non si poteva escludere;
   l'Agenzia italiana del farmaco ha deliberato tuttavia che EllaOne sia disponibile in farmacia senza prescrizione medica per le maggiorenni e che il foglietto informativo riporti che il farmaco inibisce l'ovulazione;
   uno studio recentissimo ha definitivamente provato che EllaOne consente l'ovulazione e il concepimento, ma impedisce l'annidamento del figlio nell'utero materno;
   ogni donna è stata studiata in due cicli consecutivi: nel primo, senza farmaci, è stata valutata in termini endocrini ed ecografici per individuare il giorno dell'ovulazione. Inoltre, nel settimo giorno post-ovulatorio, nella cosiddetta «finestra di impianto», è stata effettuata una biopsia dell'endometrio per valutare l'espressione genica normale di 1.183 geni attivi nell'endometrio che, grazie al progesterone, diventa ospitale;
   nel ciclo successivo ogni donna è stata trattata con EllaOne, anti-progestinico, e controllata con gli stessi criteri. Il farmaco è stato somministrato intenzionalmente nei giorni più fertili del ciclo, i pre-ovulatori, nei quali si verifica la maggior parte dei concepimenti. Nuovamente, nel settimo giorno post-ovulatorio, è stata effettuata una biopsia dell'endometrio per valutare l'espressione dei medesimi 1.183 geni endometriali, valutando se EllaOne ne avesse modificato l'espressione;
   dopo aver assunto EllaOne nei giorni più fertili del ciclo, ogni donna ha continuato ad ovulare normalmente, smentendo che il farmaco inibisca l'ovulazione, come invece riportato nell'informativa dell'Agenzia italiana del farmaco;
   EllaOne rende, invece, l'endometrio inospitale. Tutti i geni, infatti, si esprimono in modo opposto rispetto a quanto osservato nell'endometrio fertile;
   in sintesi, l'ovulazione avviene, il concepimento può seguire, ma il figlio non può annidarsi e sopravvivere. Questo è incompatibile con la normativa vigente;
   la Società italiana procreazione responsabile (SIPRe) ha informato l'Agenzia italiana del farmaco di questi dati il 21 marzo 2017, ma senza esito;
   appare agli interroganti una grave scelta divulgare l'informazione errata che EllaOne sia anti-ovulatorio, mentre invece inibisce la sopravvivenza del figlio concepito –:
   quali tempestive iniziative intenda adottare nei confronti dell'Agenzia italiana del farmaco per tutelare il diritto della donna ad una corretta informazione sugli effetti dei medicinali, fondamentale per garantire una procreazione cosciente e responsabile e per effettuare scelte anche a tutela della sua salute. (3-03046)
(23 maggio 2017)

  FRANCESCO SAVERIO ROMANO, ABRIGNANI, AUCI, BORGHESE, D'ALESSANDRO, D'AGOSTINO, FAENZI, GALATI, LAINATI, MARCOLIN, MERLO, PARISI, RABINO, SOTTANELLI, VEZZALI e ZANETTI. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:
   l'iniziativa di sviluppo infrastrutturale tra Asia ed Europa «One Belt One Road» promossa di recente dal Presidente cinese Xi Jinping, nel corso del Forum per la cooperazione internazionale, è stata accolta positivamente dal Presidente del Consiglio dei ministri Gentiloni, il quale ha sostenuto come essa possa rappresentare sia una sfida che un'opportunità per l'Italia, in grado di generare vantaggi economici importanti;
   al riguardo, evidenziando il progetto internazionale cinese, cosiddetto «nuova Via della seta», che prevede di collegare il mare cinese con il Mediterraneo, egli ha rilevato l'esigenza di realizzare nuove infrastrutture, aggiungendo come esistano potenzialmente grandi benefici per i porti italiani e considerando come i cinesi siano consapevoli che, per arrivare nel Mediterraneo con maggiore facilità e collegarsi con il resto d'Europa, i percorsi più idonei sono rappresentati proprio dalle rotte marittime che interessano direttamente i porti mediterranei, situati in Italia;
   a tal fine, gli interroganti rilevano come l'area mediterranea, all'interno del quadro geopolitico cinese, non può che costituire una posizione centrale nell'ambito delle decisioni future per lo sviluppo dei porti e della logistica italiana e per il consolidamento dei traffici previsti nel quadro delle attività commerciali, all'interno degli accordi bilaterali tra la Cina e il nostro Paese;
   i porti del Mezzogiorno, in particolare quelli siciliani, ad avviso degli interroganti, s'inseriscono coerentemente nell'ambito dello scenario sopra esposto, se si valuta che quasi il 90 per cento del trasporto e della distribuzione delle merci sarà prossimamente effettuato via mare, anche grazie alla necessità di privilegiare la realizzazione di interventi in grado di creare un tessuto connettivo non solo interno al Paese, ma capace di collegare le reti infrastrutturali regionali ai principali corridoi europei e internazionali;
   lo scalo marittimo di Palermo, a tal fine, rappresenta una piattaforma dell'intera area mediterranea strategica ed importante, i cui livelli di efficienza e di sviluppo, con l'intensificarsi dei commerci asiatici, unitamente alla recente iniziativa promossa dalla Cina, possono candidare il medesimo porto quale nuova porta del Mediterraneo –:
   quali orientamenti il Ministro interrogato intenda esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa e se, in considerazione anche di quanto affermato dai Governi cinese e italiano, non ritenga necessario e indispensabile assumere iniziative per includere lo scalo marittimo di Palermo tra i porti italiani sui quali investire (oltre a quelli previsti), come terminali nell'ambito dell'iniziativa «la Via della seta», anche attraverso interventi volti al potenziamento dell’hub siciliano.
(3-03047)
(23 maggio 2017)

  DELL'ORCO, LIUZZI, SPESSOTTO, CARINELLI, NICOLA BIANCHI, PAOLO NICOLÒ ROMANO, FICO e DE LORENZIS. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:
   a seguito di un'indagine condotta dalla procura di Palermo nell'ambito di un'inchiesta sul settore dei trasporti marittimi, la Sottosegretaria Simona Vicari ha annunciato, in quanto indagata per corruzione, le proprie dimissioni dall'incarico di Governo;
   secondo quanto si apprende da notizie stampa, il reato di corruzione si sarebbe configurato in quanto la Sottosegretaria Vicari avrebbe fortemente caldeggiato l'abbassamento dell'Iva sui trasporti marittimi dal 10 al 5 per cento, ricevendo in regalo, subito dopo, un orologio di marca Rolex da parte del noto armatore Ettore Morace;
   di fatto, l'abbassamento dell'aliquota Iva in questione, attraverso il sostegno accordato dalla Vicari all'approvazione di un emendamento in tal senso presentato al disegno di legge di bilancio per il 2017, costituisce un importante sgravio fiscale per gli armatori e, pertanto, il prezioso dono regalato dal Morace sembra raffigurare la più classica fattispecie di scambio di favori;
   nell'ambito dell'indagine sarebbe stato fatto anche il nome del Ministro per la coesione territoriale e il Mezzogiorno, dottor De Vincenti, relativamente al ruolo ricoperto nell'acquisizione da parte della Liberty lines della Siremar spa, società che gestisce i collegamenti con la Sicilia, precedentemente partecipata dalla regione per oltre il 30 per cento;
   gravissime risultano agli interroganti inoltre le parole della Sottosegretaria che, in occasione di una sua intervista, avrebbe sostenuto che «Ci sono ministri che hanno preso non uno, ma tre Rolex e sono ancora in carica» –:
   di quali altri elementi disponga il Ministro in relazione ai fatti espressi in premessa e se non ritenga dunque di dover chiarire la posizione del Governo, rispetto ad una vicenda che vede coinvolto un suo esponente, ancorché abbia annunciato le proprie dimissioni. (3-03048)
(23 maggio 2017)

  CATALANO. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:
   con l'interrogazione a risposta immediata in commissione n. 5-10462 si è posta all'attenzione del Governo la problematicità della norma contenuta all'articolo 85, comma 4, del codice della strada che prevede che «chiunque adibisce a noleggio con conducente un veicolo non destinato a tale uso ovvero, pur essendo munito di autorizzazione, guida un'autovettura adibita al servizio di noleggio con conducente senza ottemperare alle norme in vigore, ovvero alle condizioni di cui all'autorizzazione» è soggetto a una sanzione pecuniaria, nonché alla «sospensione della carta di circolazione per un periodo da due a otto mesi»;
   in particolare, si è evidenziato come il trattamento sanzionatorio dei diversi illeciti di cui all'articolo 85 del codice della strada risulti carente sia sotto il profilo della differenziazione, sia sotto quello della proporzionalità;
   nella propria risposta, il Governo ha evidenziato come esso stia «comunque lavorando ad un disegno di legge delega (...) per intervenire complessivamente sul codice e risolvere le diverse criticità riscontrate nell'attuale applicazione», ricordando poi che «sul tema specifico dei servizi ncc/taxi il Governo, consapevole dell'applicazione complessa di alcune norme, che porta a comportamenti diversi a seconda del comune interessato, spesso percepiti come vessatori dalla categoria, è intervenuto nel decreto-legge  “milleproroghe”  n. 244 del 2016»;
   risulta all'interrogante che, malgrado l'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge n. 244 del 2016, con la quale si è definitivamente risolta l'incertezza interpretativa circa la non applicabilità delle norme introdotte dall'articolo 29, comma 1-quater, del decreto-legge n. 207 del 2008, alcuni comuni, in particolare quello di Milano, continuino a irrogare sanzioni ex articolo 85 del codice della strada per presunte violazioni delle norme della legge n. 21 del 1992, la cui applicazione è attualmente sospesa –:
   se il Governo non ritenga di assumere iniziative per riformare la citata disciplina sanzionatoria, adeguandola a criteri di differenziazione e proporzionalità e limitando alle sole ipotesi di illeciti di maggiore gravità la sanzione accessoria della sospensione della carta di circolazione. (3-03049)
(23 maggio 2017)

  BALDELLI, GELMINI, BIASOTTI e BERGAMINI. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:
   il 25 gennaio 2016 la Camera dei deputati ha approvato, sostanzialmente all'unanimità e con il parere favorevole del Governo pro tempore, la mozione n. 1-01085, a prima firma dell'onorevole Baldelli, sull'utilizzo da parte degli enti locali dei proventi delle sanzioni incassate attraverso l'uso degli autovelox, che, ex articolo 142 del codice della strada, devono essere destinati alla realizzazione di interventi di manutenzione e messa in sicurezza delle infrastrutture stradali e del cui utilizzo i comuni devono rendere conto inviando una relazione telematica al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
   in quella sede, il Governo pro tempore si è impegnato, attraverso una riformulazione del dispositivo della mozione proposta dal Governo stesso, a presentare al Parlamento, entro il 30 settembre 2016, un report sullo stato di attuazione di tali disposizioni normative che, in particolare, indichi quanti e quali enti locali siano stati inadempienti rispetto agli obblighi di legge in esame;
   il Governo pro tempore, sempre in quella sede, si era anche impegnato a proporre al Parlamento «nel primo provvedimento utile, modifiche normative atte a disciplinare il meccanismo sanzionatorio attualmente previsto nell'articolo 142, comma 12-quater, ultimo periodo, sì da superare le difficoltà oggettive rappresentate dall'impossibilità di  «intercettare»  i predetti proventi – direttamente introitati dagli enti stessi, anche se inadempienti – per decurtarli della percentuale prevista a titolo di sanzione per l'inosservanza dei predetti obblighi»;
   entrambi gli impegni, sanciti con un voto sostanzialmente unanime dell'Assemblea, non risultano ad oggi essere stati mantenuti dal Governo –:
   se il Governo, dopo quasi sedici mesi, non intenda assumere iniziative per ottemperare all'impegno di presentare al Parlamento il report annunciato nella mozione e intervenire, in tempi rapidi, con proposte normative specifiche volte a sanzionare effettivamente le distorsioni e le violazioni del codice della strada perpetrate dalle amministrazioni locali che aggirino o trasgrediscano quanto disposto dalla legge. (3-03050)
(23 maggio 2017)

  VALERIA VALENTE, DI LELLO, CARLONI, TULLO, PALMA, SALVATORE PICCOLO, PARIS, CHAOUKI, CAPOZZOLO, FAMIGLIETTI, TINO IANNUZZI, MANFREDI, MARTELLA, CINZIA MARIA FONTANA e BINI. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:
   l'esito del referendum tra i dipendenti di Alitalia, «bocciando» la proposta di adottare i cambiamenti richiesti dall'ulteriore peggioramento dei conti dell'azienda, ha accelerato una crisi che perdurava da tempo e reso necessario un intervento urgente e drastico capace di ridare una prospettiva industriale strategica alla compagnia aerea;
   le più recenti vicende societarie del vettore, in mancanza di un esito ancora ben definito, mettono a rischio, oltre all'intero sistema aeroportuale del Paese, anche la tenuta di molta parte dei comparti dell'indotto, dove operano le società che offrono servizi di terra, di manutenzione, di catering, legate ad Alitalia da specifici contratti tramite cui vengono garantiti al vettore le attività indispensabili per il regolare corso del servizio di trasporto aereo, di passeggeri e di merci;
   a titolo esemplificativo per la grave situazione specifica, valgano i casi di Atitech manifacturing e del gruppo GH Italia s.r.l.; di quest'ultimo fanno parte numerose società di handling operanti presso alcuni rilevanti scali italiani (tra cui Fiumicino, Napoli, Bari, Brindisi, Palermo), che si trovano ad oggi in una situazione particolarmente critica a causa del mancato pagamento di ingenti corrispettivi dovuti da parte di Alitalia; in questo caso lo stato di insolvenza, in altri l'incertezza relativa all'esito della crisi minacciano la prosecuzione dei contratti in essere e talvolta la stessa sopravvivenza di società per le quali le commesse Alitalia pesano in misura determinante sul totale; basti pensare che per alcune di esse Alitalia copre quasi per intero il portafoglio clienti;
   considerato poi che la complessa situazione attuale per molti soggetti dell'indotto coinvolti segue a pochi anni dalla precedente crisi occorsa tra dicembre 2008 e primi mesi 2009, è facile comprendere che le conseguenze rischiano di riflettersi non soltanto sul versante finanziario, ma innanzitutto sul livello occupazionale; sempre il caso GH Italia s.r.l. presenta un rischio di esuberi che coinvolgerebbe una parte consistente dei 3.500 dipendenti del gruppo, distribuiti su diversi scali italiani e meridionali in particolare;
   dunque, a partire dalla fase attuale di gestione attraverso i commissari nominati, la crisi della compagnia si trasferirà immediatamente su tutti i settori dell'indotto, quindi sui lavoratori e sui fornitori, che offrono alla compagnia aerea di bandiera servizi fondamentali e imprescindibili –:
   se e quali iniziative siano previste o in fase di studio da parte del Governo, in condivisione con comuni e regioni coinvolte, allo scopo di favorire la stabilità finanziaria, laddove occorra anche attraverso la garanzia dei crediti maturati verso Alitalia, e occupazionale delle società dell'indotto coinvolte, nonché la possibilità di adempiere agli obblighi previsti, inclusi quelli nei confronti dei dipendenti, allo scopo di evitare una crisi occupazionale profonda che avrebbe ripercussioni su alcuni grandi centri del territorio italiano. (3-03051)
(23 maggio 2017)