XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta n. 240 di Giovedì 21 dicembre 2017

INDICE

Sui lavori della Commissione:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 

(La Commissione concorda). ... 3 

Seguito dell'esame e votazione della proposta di relazione sulle infiltrazioni di cosa nostra e della ’ndrangheta nella massoneria in Sicilia e Calabria (rel.: on. Bindi):
Bindi Rosy , Presidente ... 3 
Nuti Riccardo (Misto)  ... 5 
Bindi Rosy , Presidente ... 5 
Nuti Riccardo (Misto)  ... 5 
Lumia Giuseppe  ... 6 
Bindi Rosy , Presidente ... 6 
Lumia Giuseppe  ... 6 
Sarti Giulia (M5S)  ... 7 
Bindi Rosy , Presidente ... 8 
Sarti Giulia (M5S)  ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 8 
Sarti Giulia (M5S)  ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 8 
Molinari Francesco  ... 8 
Mirabelli Franco  ... 9 
Buemi Enrico  ... 9 
D'Uva Francesco (M5S)  ... 9 
Bindi Rosy , Presidente ... 10 
Sarti Giulia (M5S)  ... 10 
Bindi Rosy , Presidente ... 10 
Sarti Giulia (M5S)  ... 10 
Buemi Enrico  ... 11 
Sarti Giulia (M5S)  ... 11 
Bindi Rosy , Presidente ... 11 
Sarti Giulia (M5S)  ... 11 
Bindi Rosy , Presidente ... 11 
Sarti Giulia (M5S)  ... 11 
Mirabelli Franco  ... 11 
Bindi Rosy , Presidente ... 11 
Mirabelli Franco  ... 11 
Bindi Rosy , Presidente ... 11 
Mirabelli Franco  ... 11 
Bindi Rosy , Presidente ... 11 
Nuti Riccardo (Misto)  ... 11 
Bindi Rosy , Presidente ... 11 
Nuti Riccardo (Misto)  ... 12 
Bindi Rosy , Presidente ... 12 
Nuti Riccardo (Misto)  ... 12 
Bindi Rosy , Presidente ... 12 
Nuti Riccardo (Misto)  ... 12 
Bindi Rosy , Presidente ... 12 
Sarti Giulia (M5S)  ... 12 
Bindi Rosy , Presidente ... 12 
Buemi Enrico  ... 12 
Bindi Rosy , Presidente ... 12 
Gaetti Luigi  ... 12 
Bindi Rosy , Presidente ... 13 
Sarti Giulia (M5S)  ... 13 
Bindi Rosy , Presidente ... 14 
Sarti Giulia (M5S)  ... 14 
Bindi Rosy , Presidente ... 14 

Seguito dell'esame e votazione della proposta di relazione sull'attività svolta (relatore: on. Bindi):
Bindi Rosy , Presidente ... 14 
Sarti Giulia (M5S)  ... 15 
Bindi Rosy , Presidente ... 15 
Sarti Giulia (M5S)  ... 15 
Buemi Enrico  ... 15 
Sarti Giulia (M5S)  ... 15 
Bindi Rosy , Presidente ... 15 
D'Uva Francesco (M5S)  ... 15 
Bindi Rosy , Presidente ... 15 
Di Lello Marco (PD)  ... 15 
Bindi Rosy , Presidente ... 15 
Mirabelli Franco  ... 15 
Bindi Rosy , Presidente ... 15 
Mirabelli Franco  ... 15 
Bindi Rosy , Presidente ... 16 
Mirabelli Franco  ... 16 
Bindi Rosy , Presidente ... 16 
Mirabelli Franco  ... 16 
Bindi Rosy , Presidente ... 16  ... 16

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
ROSY BINDI

  La seduta inizia alle 13.15.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sui lavori della Commissione.

  PRESIDENTE. Propongo di anticipare come primo punto all'ordine del giorno il seguito dell'esame della proposta di relazione sulle infiltrazioni di cosa nostra e della ’ndrangheta nella massoneria in Sicilia e Calabria, di cui sono relatrice.

  (La Commissione concorda).

Seguito dell'esame e votazione della proposta di relazione sulle infiltrazioni di cosa nostra e della ’ndrangheta nella massoneria in Sicilia e Calabria (rel.: on. Bindi).

  PRESIDENTE. Trovate la prima modifica a pagina 8. Abbiamo corretto soprattutto aspetti formali. Vi do conto delle correzioni che o recepiscono le richieste pervenute ieri o comunque sono frutto di approfondimenti ulteriori.
  A pagina 8, si fa riferimento alle osservazioni del senatore Lumia e dell'onorevole Sarti per recepire il fatto che, dopo il diniego che ci avevano opposto tutte le obbedienze, era trascorso un ampio lasso di tempo prima di addivenire all'acquisizione degli elenchi.
  È stato poi precisato che, sebbene non mancassero spunti per svolgere l'inchiesta sulle infiltrazioni delle mafie nella massoneria in tutte le regioni italiane, in quanto le articolazioni delle mafie su tutto il territorio nazionale sono ben evidenti, la Commissione riteneva opportuno circoscrivere l'ambito immediato di azione, almeno prioritariamente, agli elenchi degli iscritti a logge della Sicilia e della Calabria.
  A pagina 13 riprendiamo la proposta dell'on. Sarti, precisando che non si deve dimenticare che il primo procedimento organico sulla massoneria deviata e sui rapporti con la ’ndrangheta è stato condotto dalla procura della Repubblica di Palmi nei primi anni Novanta. Successivamente, è stata archiviata dalla procura della Repubblica di Roma, dove il procedimento era stato trasmesso per competenza. Nella nota ci sono tutti i passaggi che riguardano il procedimento di Palmi.
  A pagina 18, abbiamo riportato un'intercettazione nella casa di Giuseppe Pelle: «Sono tutti nella massoneria, quasi. La possono fare, questa cosa qua? Per regola, si può fare?», «Per regola, tante cose non si potevano fare e si fanno... Nella massoneria abbiamo portato uomini. Io me ne sono andato quando mi sono accorto che il pesce puzza dalla testa».
  Nella nota c'è tutta l'integrale trascrizione di quest'intercettazione, che è particolarmente significativa.
  Più avanti, in nota, abbiamo riportato il riferimento sia al processo «Crimine» sia all'operazione «Mammasantissima», che ha visto coinvolto il senatore Stefano Caridi, accusato di un ruolo di vertice dell'organizzazione, per il quale l'Assemblea del Senato della Repubblica nell'estate del 2016 ha concesso l'autorizzazione a procedere all'arresto. L'ordinanza di custodia cautelare, peraltro, è stata recentemente annullata con rinvio, per la seconda volta, dalla Corte di cassazione. Pag. 4
  A pagina 20, in merito a un livello superiore e diverso dalla massoneria, e quindi per certi versi persino ulteriore rispetto all'oggetto della presente inchiesta, occorrerà naturalmente attendere gli esiti dei processi in corso per un quadro più completo e stabile delle acquisizioni conoscitive.
  A pagina 26 si è precisato che per una ricostruzione puntuale della carriera massonica di un soggetto, della sua ultima posizione all'interno dell'associazione – se bussante, attivo, sospeso, depennato – sarebbe stato necessario accedere anche ai singoli fascicoli di loggia o personali, e che questa misura è stata ritenuta esulare dai fini della presente inchiesta; questo sempre per precisare meglio che facciamo l'inchiesta sulla mafia e non l'inchiesta sulla massoneria tout court.
  Andiamo a pagina 37. Qui si entra nella fase nella quale sono descritte tutte le situazioni giudiziarie, che poi riprenderanno anche più avanti. Orbene, approfondendo la situazione dei 193 nominativi selezionati dalla DNA e dei procedimenti giudiziari, oltre 350, complessivamente a loro carico, atteso che in molti casi i soggetti erano gravati da una pluralità di evidenze, è emerso che la gran parte dei predetti rispettivi procedimenti, per il delitto di cui all'articolo 416-bis del codice penale o altri delitti aggravati dall'articolo 7 del decreto-legge n. 152/1991, si è conclusa con decreto di archiviazione per i più svariati motivi, sentenza di assoluzione o sentenza di proscioglimento per morte del reo o per prescrizione, rimanendo comunque il fatto rilevante ai fini della presente inchiesta parlamentare di un consistente numero di iscritti coinvolto in procedimenti per gravi delitti.
  Con riferimento alle annotazioni sul casellario giudiziario, sei soggetti hanno riportato sentenze definitive per il delitto di cui all'articolo 416-bis del codice penale, quattro con sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti quando ciò era ancora consentito dal nostro ordinamento. Altri nove risultano condannati in via definitiva per reati vari, quali traffico di stupefacenti, ricettazione, falso, bancarotta fraudolenta, o destinatari in via definitiva di misure di prevenzione personali, come tali indicative di pericolosità sociale semplice o qualificata.
  Per altre quattro posizioni, che vedono i soggetti imputati per il delitto di cui al 416-bis o aggravati dall'articolo 7, è in corso il processo in grado di appello. Di questi, per uno si procede in appello dopo una condanna in primo grado a 12 anni di reclusione; per un altro, si procede in appello dopo una condanna in primo grado a 4 anni di reclusione.
  Altri sette hanno in corso il processo di primo grado per mafia e altri reati aggravati dall'articolo 7. Comunque, altri cinque hanno in corso in primo grado e in appello processi per reati gravi diversi da quelli di mafia.
  Questi signori in qualche modo sono risultati per lungo tempo, durante le loro vicende processuali, regolarmente iscritti alle logge delle quali facevano parte.
  Ho voluto richiamare l'attenzione su questo punto, perché abbiamo fatto ulteriori precisazioni emerse dalle ultime verifiche. Nella relazione finale faremo inoltre eventuali aggiornamenti.
  A pagina 39 si tratta la presenza massonica in enti commissariati per mafia, riferendosi a taluni casi più significativi, atteso che, nella maggior parte degli enti sciolti per mafia in tempi recenti nei territori presi in considerazione, la presenza di iscritti alle logge massoniche esaminata si è registrata frequentemente, ma con numeri limitati.
  Abbiamo riportato qui quelle più significative, che sono le due ASL e il comune di Castelvetrano, ma anche qui direi che i tempi che ci saranno dati da qui alla relazione finale ci potranno far approfondire ulteriori casi.
  A pagina 41, si precisa che, nei casi esaminati riferiti alle ASL, non sono stati rinvenuti negli elenchi acquisiti dalla Commissione nel 2017 alcuni nominativi che risultavano presenti negli anni 1992 e 1993, ancorché l'estrazione dei nomi sia stata disposta con riferimento agli iscritti a partire dall'anno 1990. Pag. 5
  Non si sa che cosa sia successo di questi soggetti, ma c'è una differenza tra gli elenchi Cordova e gli elenchi di adesso.
  Andiamo agli elenchi agli atti della procura di Palmi nel 1993-1994. Essi riguardavano un novero di obbedienze in parte diverse, più ampio rispetto a quelli oggetto in esame da parte di questa Commissione; vi è una parziale discordanza tra di essi nella misura in cui non sono stati rinvenuti negli elenchi acquisiti nel 2017, come è noto riferiti a un arco di tempo che va dal 1990 a oggi, taluni nominativi di soggetti all'epoca censiti e poi coinvolti in fatti di mafia con riguardo all'ASL di Locri.
  Possono anche essere stati depennati, ovviamente, ma non lo sappiamo. Non c'è scritto. O fanno parte di quell'elenco famoso che si suppone, che ci dicono che esista. Può essere una semplice informatizzazione sbagliata, un depennamento non segnalato, volontario da parte del soggetto, da parte dell'organizzazione, un occultamento. Non si sa. Come si dice in altra parte della relazione, persino gli elenchi «ufficiali» che abbiamo sequestrato presentano molti dati non identificabili.
  Poi c'è un'aggiunta che riguarda la Chiesa cattolica. Siccome abbiamo trovato anche alcuni sacerdoti iscritti, annotati come sacerdoti, senza nomi e cognomi, abbiamo ritenuto di richiamare il fatto che papa Benedetto XVI, quando era cardinale Ratzinger, firmò l'atto con cui la Chiesa si è pronunciata sulla questione chiesa- massoneria. Di recente poi, come sapete, il Papa si è rifiutato di ricevere le credenziali di un ambasciatore di uno Stato estero perché massone. Questo non riguarda il nostro ordinamento, ma riguarda la nostra sensibilità. Sono, però, le norme dell'ordinamento canonico.
  Infine, nelle conclusioni, a pagina 84, abbiamo recepito quanto richiesto sia dal senatore Lumia sia dall'onorevole Sarti. Nell'ultimo capoverso si precisa che appare auspicabile che nella prossima legislatura il Parlamento valuti quanto prima, da un lato, come e quando inserire nel proprio programma dei lavori l'argomento oggetto della presente relazione ai fini di opportune modifiche della legislazione vigente; dall'altro, appare altresì utile una contestuale riflessione su come proseguire il lavoro di inchiesta della XVII legislatura mediante un mandato da conferire alla Commissione antimafia ovvero ad altra Commissione d'inchiesta, anche attraverso ulteriori coordinate della ricerca.
  In seno al dibattito sono state avanzate proposte, infatti, che i temi e le risorse disponibili non hanno consentito di mettere in pratica in questa legislatura. Tra queste, rivestono particolare interesse l'estensione dell'analisi del rischio di infiltrazione mafiosa nella massoneria anche nelle restanti regioni italiane, senza limitarle alla sola Sicilia e alla sola Calabria; l'estensione della verifica delle situazioni giudiziarie non solo ai reati di cui all'articolo 51, comma 3-bis, del codice di procedura penale di mafia in senso strettamente tecnico, ovvero alle misure di prevenzione del codice antimafia, ma anche a ulteriori reati spia; l'estensione delle verifiche sui fattori di rischio derivanti dall'appartenenza alla massoneria o ad altre associazioni similari, in concreto anche alla dimensione del fenomeno dell'iscrizione alle logge massoniche da parte di politici, funzionari pubblici, appartenenti alle forze di polizia, militari e categorie simili.

  RICCARDO NUTI. Una domanda: in quest'ultimo pezzo che ha letto, quando dice «un mandato da conferire alla Commissione antimafia ovvero ad altra Commissione d'inchiesta», stiamo parlando di una Commissione diversa da quella antimafia, un'altra Commissione? Non so se ho compreso bene.

  PRESIDENTE. Nel senso che sulla massoneria il mandato lo si può dare alla Commissione antimafia oppure a un'altra Commissione. Valutiamo.

  RICCARDO NUTI. La mia riflessione, se posso farla, presidente, è che, se si deve parlare di mafia e massoneria, quindi infiltrazioni mafiose nella massoneria, è proprio negativo che se ne occupi un'altra Commissione d'inchiesta. Se ne deve occupare Pag. 6 questa Commissione d'inchiesta, a mio parere umilissimo.

  GIUSEPPE LUMIA. Intanto, confermo quella valutazione che in modo più discorsivo avevamo fatto quando lei ci ha presentato quest'importante lavoro. Anche quest'ultimo contributo fa capire che questa è una tappa storica.
  Come è vero, ed è stato giusto rilevarlo, che non è la prima volta, non è un fulmine a ciel sereno, che ha portato questa Commissione a occuparsi delle infiltrazioni nella massoneria e dei legami tra settori massonici e mafia in questa legislatura, c'era già un lavoro precedente ed è giusto che sia considerata una tappa.
  È giusto anche che il futuro Parlamento, e io mi auguro la Commissione parlamentare antimafia, mantengano questo tratto specifico, non di un'indagine complessiva sulla massoneria, perché ancora abbiamo bisogno, come nella relazione viene evidenziato, di scavare intorno a questo solco, ad esempio non solo intorno alle questioni già individuate. La Commissione dà già un'indicazione anche sulle logge coperte, quelle ufficiali non censite, quelle irregolari. C'è ancora un intero mondo massonico che non è venuto alla luce e che meriterebbe, sempre con questo taglio, di essere indagato e verificato.
  L'altra cosa che mi preme sottolineare come dato strutturale che emerge è l'approccio negazionista. Questo è un dato strutturale importante che nella relazione emerge. È stato importantissimo avere indicato l'audizione del gran maestro del Grande Oriente, perché lì si è visto, anche di fronte all'evidenza intorno alla vicenda di una loggia di Locri e a quella di Castelvetrano, come si sia assunto un atteggiamento proprio sfacciatamente, spudoratamente negazionista.
  Compito successivo sarà interrogarsi su questo: è un negazionismo culturale, omertoso, o è un negazionismo interessato?
  L'altro punto molto importante che sta emergendo, nelle indagini sia su cosa nostra sia sulla ’ndrangheta, è che ci sono dei livelli cosiddetti inconfessabili. Addirittura, nella ’ndrangheta si è superato il livello della santa, già un livello superiore, dove era possibile trovare più appartenenze, sia quella massonica sia quella ’ndranghetista. La precisazione che siamo ancora in una fase iniziale naturalmente dà la possibilità in futuro di poter lavorare.
  Il rischio è che quei livelli che non vengono trovati negli elenchi ci siano, che sia un modus operandi, un modus associativo, quello di tenere nascosta, a latere una serie di adesioni che sono state trovate e indicate nel lavoro di scavo che è stato fatto. Anche le indicazioni che sono emerse dalle audizioni di alcuni collaboratori di giustizia spingono ad andare a guardare in modo rigoroso e molto puntuale in tale direzione.
  Noi ci troviamo in un meccanismo già incostituzionale, segreto nella segretezza. C'è questa combinazione a spirale.

  PRESIDENTE. Questo è detto ampiamente.

  GIUSEPPE LUMIA. Infatti.
  Questo è uno di quegli elementi che apre, come è stato detto ampiamente, a un ulteriore lavoro di scavo. Pensiamo all'esempio che lei faceva di una percentuale altissima negli elenchi trovati, cioè sequestrati dalla Commissione, di soggetti «non identificati». Mi pare che la percentuale, presidente, fosse di un terzo, una percentuale molto elevata.
  Questo è un secondo punto di riferimento molto importante, andare a capire come agisca questo livello segreto nel segreto in termini di rapporto mafia-massoneria e che implicazioni abbia per quello che a noi interessa sul piano delle collusioni. Se a questo livello interagiscono pezzi delle istituzioni, è molto importante. In quel livello si rischia, appunto, di trovare elementi di destabilizzazione della nostra democrazia.
  Presidente, ricordo che anche sulle stragi abbiamo trovato delle presenze che interagiscono. Anche su quel livello, che è citato appunto, troviamo spunti di lavoro che ci mettono nelle condizioni di fare un'altra tappa alla luce di questa tappa storica che si è aperta in questa legislatura.
  L'ultima cosa che trovo importante rimarcare sono le due facce della stessa Pag. 7medaglia. Ci tenevo a questo e ho visto che anche lei notava che anche l'onorevole Sarti lo aveva indicato: non si dà neanche l'impressione che si sia voluto circoscrivere questo lavoro alla Calabria e alla Sicilia, come se nelle altre regioni questo problema non esistesse. È stato giusto precisarlo e aprire quest'ulteriore tappa, perché dove il livello collusivo e affaristico è più elevato, come si sta registrando in altre regioni, è chiaro che questo modus operandi rischia di essere presente, e quindi va verificato, va indagato in modo puntuale anche quello.
  L'altra faccia è la riforma legislativa. Io trovo puntuali le osservazioni che vengono fatte sulla legge Spadolini e mi fermo a quest'individuazione della firma di quella legge. Quel tipo di soluzione non ha messo – non so se faccio, presidente, un'affermazione fondata – le istituzioni e le istituzioni democratiche del nostro Paese nelle condizioni di bloccare quel livello di deviazione, quel livello di compromissione, che invece meritava di essere bloccato.
  Semmai, e non so se anche quest'affermazione, presidente, sia fondata, si è coperta, non so per quale motivo, una serie di appartenenze quando si è inserita la locuzione sulle associazioni segrete illecite, che ha impedito appunto di scavare e di colpire sul piano sia della responsabilità istituzionale e democratica, sia, presidente, dei doveri del pubblico servitore dello Stato, sia sul versante proprio specifico del rapporto mafia e massoneria.

  GIULIA SARTI. Intervengo per qualche precisazione sulle modifiche apportate. Parto dalla fine, da pagina 84.
  Penso che potremmo togliere il riferimento, come dicevamo, ad altra Commissione d'inchiesta che possa eventualmente esercitare un lavoro. Lo dico semplicemente perché saranno scelte che avverranno nella prossima legislatura.
  Già ieri dicevamo di non fare riferimenti ad altre Commissioni, presso cui però sono avvenuti degli episodi gravi, come la Commissione Affari costituzionali del Senato nel momento in cui si ricordava che Paolo Romeo fu audito nel gennaio del 2014. Allo stesso modo, dare un mandato da conferire alla Commissione antimafia nella prossima legislatura per fare un lavoro ci sta. Addirittura, però, dire noi che ci vorrebbe un'altra Commissione d'inchiesta sulla massoneria... Non vorremmo che si perdesse un po’ il senso del lavoro.
  Lasciamo il riferimento a quello che dovrebbe secondo noi poter fare una prossima Commissione antimafia, anche perché ce n'è abbastanza per lavorare in seno a questa Commissione, che già è strutturata e funziona in un certo modo da anni, da tanto tempo.
  Sempre relativamente a pagina 84, ieri ne abbiamo parlato, abbiamo fatto riferimento ai reati spia: io chiederei di aggiungere eventualmente una precisazione utilizzando come traccia, neanche come modello, le condizioni e le regole già previste dal codice di autoregolamentazione votato qui.
  Semplicemente, non dovrebbe essere una condizione, una regola, ma semplicemente una traccia. Un lavoro qui è già stato fatto e comunque all'interno di quel codice c'è una serie di reati spia e di condizioni previste già utilizzate per altri tipi di lavori, vero, ma che possono comunque intrecciarsi bene anche con un eventuale lavoro sugli iscritti alle logge massoniche. Questo è da prendere come traccia.
  Quanto ai numeri e all'estensione del nostro lavoro, va benissimo la precisazione sul fatto che non ci si debba fermare alle uniche regioni di Calabria e Sicilia. Io avrei fatto un riferimento non alle regioni specifiche. Avrei, piuttosto, sottolineato di puntare sulle regioni in cui l'affluenza di iscritti è maggiore. Non tutte le regioni sono uguali. Lo abbiamo visto proprio in questo lavoro.
  Che cosa sarebbe stato utile? Avere almeno, anche in questa relazione, seppure il nostro lavoro si sia concentrato sui 17 mila iscritti alle quattro obbedienze massoniche di Calabria e Sicilia, una divisione per regioni a livello semplicemente conoscitivo di quanti sono gli iscritti per ogni regione, per renderci conto. Non conosciamo il numero totale. Semplicemente, ce ne è stato dato conto nelle audizioni che abbiamo fatto. Non risulta nemmeno, visto tutto quello che ci siamo detti su tanti iscritti che magari non compaiono neppure. Dare conto, Pag. 8però, a livello quantitativo del numero di iscritti per ogni regione poteva essere un dato ulteriore da inserire in questo lavoro come dato di partenza.
  A pagina 19, mi sembra, dove si specifica, come dicevamo ieri, che l'inchiesta «Mammasantissima» ha riguardato anche il senatore Stefano Caridi...

  PRESIDENTE. È scritto in nota.

  GIULIA SARTI. È scritto nelle note, certo.
  In quella formulazione, sembra che ci si riferisca solo a lui. Potrebbe essere: «“Mammasantissima”, che ha coinvolto tra gli altri anche il senatore Stefano Caridi» e, anziché mettere il riferimento, giustissimo, all'ordinanza di custodia cautelare, altrimenti non si capisce, aggiungere che è attualmente imputato nel processo, che sta giungendo a conclusione. Sembra che sia stata un'ordinanza di custodia cautelare, punto. No, è imputato nel processo, che tra l'altro arriverà tra poco alla sentenza di primo grado.

  PRESIDENTE. È scritto che è accusato di un ruolo di vertice nell'organizzazione. Le decisioni della Corte di cassazione sono riferite solo alla custodia cautelare, ma tutto il resto è sopra.

  GIULIA SARTI. Sì. Sembra che ci sia soltanto l'ordinanza di custodia cautelare: «Attualmente imputato nel processo in corso di dibattimento». Sono cose che aggiorneremo alla fine. Era una precisazione. E andrebbe almeno aggiunto che tra gli altri, ha visto coinvolto anche il senatore Stefano Caridi, o una cosa del genere.
  Le precisazioni relative a Cordova vanno bene. Per le modifiche, va bene così, poi ci riserviamo di intervenire. Non so se siamo già in fase di dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. No, ci sono altri interventi.

  FRANCESCO MOLINARI. Sarò molto breve, anche perché ho ascoltato con molto interesse il collega Lumia e la collega Sarti. Io apprezzo sempre i loro interventi, in cui mi riconosco per intero. Aiutano un po’ ad affrontare le tematiche.
  Devo dire che questa Commissione ha svolto, per quanto mi riguarda, un ottimo lavoro, perché ha riaperto uno sguardo su un mondo che pensavamo fosse stato chiuso dopo le vicende della P2. E ha precisato – non ce ne sarebbe bisogno, ma visti i tempi... – che di fronte alla nostra Costituzione e alle istituzioni democratiche nessuno può apporre la segretezza, la cosiddetta privacy poi declinata.
  Io credo che sia un lavoro meritorio quello che abbiamo fatto, al di là delle micro questioni all'interno di quello che abbiamo messo come relazione. Credo sia stato fatto negli spazi che la legge istitutiva ci ha consentito. Noi abbiamo seguito il tema come ricercatori, partendo da alcuni preoccupanti segnali emersi da alcune sentenze, purtroppo in alcune regioni soltanto, che riguardavano questi aspetti. Per questo dico ai colleghi: facciamo attenzione. Non dobbiamo lasciare il campo.
  Visto che siamo alla chiusura dell'attività svolta in questa Commissione, devo ringraziare questa presidenza, e l'ufficio di presidenza in generale, che ha cercato di tenere fuori l'antimafia, per quanto ha potuto, dal palcoscenico degli scontri politici, ricordando che questa è un'istituzione importantissima per il lavoro che deve svolgere, e per aver cercato ogni volta di mediare e arrivare a che si votasse all'unanimità.
  È il messaggio che abbiamo cercato di mandare ai cittadini all'esterno, che, tra le tante questioni, anche in questo hanno perso un po’ fiducia nelle istituzioni democratiche, perché appunto si trasformava tutto in un vociare inutile, molte volte in uno scontro che non andava al nocciolo della questione.
  Per quanto mi riguarda, io la trovo ben fatta, equilibrata, naturalmente negli spazi della nostra Costituzione e dello Stato di diritto, così come l'indicazione che rimandiamo ai prossimi decisori. Questa è una Commissione antimafia. Credo che sia necessario intervenire dopo tanto tempo. Non parlo soltanto della legge Spadolini o dell'altro Pag. 9 intervento, di Calderoli, che molti dimenticano, che non ha fatto solo la porcata della famosa legge elettorale. Ricordiamoci che è quello che ha fatto sì che le associazioni non depositassero più gli elenchi delle prefetture. Quello è un modo per avere trasparenza in questo mondo.
  Noi sappiamo che la libertà di associazione, riconosciuta nella nostra Costituzione, non può scontrarsi con la democrazia. Sono due oggetti che devono trovare cointeresse e devono stare insieme. L'uno non può essere contrapposto all'altro.
  Per quanto mi riguarda, abbiamo fatto il lavoro migliore possibile.

  FRANCO MIRABELLI. Condivido il giudizio che ha espresso adesso il collega Molinari.
  Relativamente alle questioni che ha posto anche lei, anch'io, presidente, a pagina 84 lascerei il riferimento solo alla Commissione antimafia.
  Siccome uno dei valori di questa relazione è che riesce a definire bene i confini di un'inchiesta, che è l'inchiesta sulla mafia nella massoneria, non vorrei che questa cosa lasciasse un'ambiguità rispetto all'ipotesi di aprire un'inchiesta sulla massoneria. Si può sempre fare, ma non è una questione che poniamo noi. Io la troverei un po’ discutibile. Trovo giusto, invece, un ragionamento sulla modifica della legislazione che regola anche le società segrete. Io eliminerei quel riferimento a possibili altri strumenti, anche se si deciderà nella prossima legislatura.
  Sul resto, rimango alle modifiche che abbiamo fatto ieri. Non capisco perché si debbano riproporre temi che abbiamo definito già ieri.
  Infine, ieri mi ero espresso su una cosa che non ho ritrovato. Insisto – mi aiuta anche l'intervento dell'onorevole Sarti – e preferirei che si citasse l'inchiesta «Mammasantissima» senza nessuna specifica, senza nessun riferimento alla vicenda del senatore Caridi, che credo sia complicata e complessa. Vorrei discutere di questa relazione. Non vorrei che domani mattina cominciassimo a discutere sul garantismo o meno, sulle responsabilità.
  Questa vicenda è oggetto di dibattito politico. È vero che è stata annullata due volte l'ordinanza di custodia cautelare, ma è anche vero che il senatore Caridi è tuttora in carcere. Eviterei un riferimento, mentre è chiaro il riferimento al processo «Mammasantissima». Quello che ci serve è spiegare che da quel procedimento si evince che c'è un soggetto segreto, coperto, in qualche modo superiore. Se vogliamo, aggiungiamo «politici». Possiamo aggiungere «parlamentari e politici» nella definizione, quando ci riferiamo al ruolo che rivestono per l'apporto e così via. Eviterei, però, il riferimento specifico per le cose che ho detto.

  ENRICO BUEMI. Relativamente a quest'ultima parte, credo che il riferimento a problematiche, se non strettamente attinenti alla questione mafiosa, ma di interazione tra organizzazioni segrete, logge massoniche, pubblici funzionari, politici, appartenenti a varie strutture di interesse pubblico in generale, valga la pena di essere mantenuto.
  Distinguiamo pure la competenza della Commissione antimafia e preserviamola per la futura legislatura, ma nello stesso tempo non escludiamo un'attività del legislatore per dar vita ad approfondimenti in settori paralleli.
  Non vorrei che la eliminassimo, perché nel lavoro che abbiamo fatto è emerso anche che in logge massoniche ci sono magistrati, pubblici funzionari dei servizi, ufficiali delle forze di polizia e parlamentari. C'è un po’ di tutto all'interno di questi livelli associativi non pubblici, per non definirli segreti.
  Io credo che varrebbe la pena mantenere un lascito del lavoro che abbiamo svolto, ovviamente lasciando al legislatore futuro il compito di istituire Commissioni o meno. Nelle logge che abbiamo preso in considerazione c'era anche altro. Non c'era soltanto l'intreccio massoneria e ’ndrangheta, massoneria e mafia. C'erano polizia, servizi segreti, magistratura e altro.

  FRANCESCO D'UVA. Ribadisco, se mai fosse necessario, forse non lo è, ma in Pag. 10generale che per quanto mi riguarda bisogna assolutamente eliminare la parte sulle altre Commissioni d'inchiesta. Non perché non sia una strada percorribile, ma perché noi siamo la Commissione antimafia, secondo me è corretto che come istituzione non passi il messaggio che vogliamo demandare il compito ad altri organi. Potrebbe essere letta male. Personalmente, la eliminerei. Se poi la prossima legislatura, i parlamentari decideranno di muoversi diversamente, non sarà per nostra indicazione.
  Per quanto riguarda la parte a pagina 19, ho capito perfettamente il senso dell'intervento del collega Mirabelli. Obiettivamente, è vero, dobbiamo evitare di entrare nella situazione garantismo, aprire altre discussioni. Credo, però, che sia importante proprio per dare un'idea di quello che è stata quest'operazione e fino a dove può arrivare la massoneria, che può arrivare appunto anche in questi palazzi. Personalmente, lo lascerei. Possiamo scrivere «a oggi» o qualcosa di simile per essere più garantisti, ma lo lascerei proprio per dare un'idea della pericolosità di questo fenomeno.

  PRESIDENTE. È chiaro che il riferimento ad altre Commissioni d'inchiesta non serviva a espropriare la Commissione antimafia dei suoi compiti. Il fenomeno ci è apparso così complicato che questa Commissione continuerà a indagare su mafia e massoneria, ma altre Commissioni potrebbero verificare come ci si debba comportare a fronte del fatto che dentro ci sono poliziotti, alti funzionari dello Stato e altro.
  Non entriamo nel merito di altre Commissioni, va bene, ma allora nella parte in cui facciamo riferimento all'intervento del legislatore potremmo dire che ciò servirebbe anche per regolare il fatto che ci sono queste presenze. Sull'estensione ad altre realtà regionali ho riflettuto, sono andata anche a rivedermi le audizioni dei gran maestri. Siccome noi indaghiamo su mafia e massoneria, è vero che ci è stato detto che c'è una concentrazione massonica in alcune regioni e persino in alcune province più che in altre, ma è anche vero che guarda caso in quelle regioni e in quelle province non è registrata da nessuna delle nostre ricerche, men che meno dalla magistratura, una presenza massiccia di mafia.
  Sarebbe contraddittorio, allora, se facciamo un'inchiesta non sulla massoneria, ma sulla mafia, che si indicassero quelle regioni dove c'è tanta massoneria ma non c'è mafia. Tanto per essere chiari, visto che va di moda, ad Arezzo ci sono tanti massoni, ma un atto che certifichi che lì c'è mafia non c'è. Francamente, queste cose se le vedranno altri.

  GIULIA SARTI. Mi viene da sorridere...

  PRESIDENTE. Come, vi viene da sorridere? No, non vi deve venire da sorridere. Si deve ragionare. L'oggetto di quest'inchiesta è la mafia nella massoneria? È questo? Allora, io non posso guardare dove c'è tanta concentrazione massonica e basta. Se dovessi citarne una, nell'ottica della nostra inchiesta, dovrei citare la Lombardia, non la Toscana.
  Limitiamoci a dire in tutta Italia e anche altrove, la nostra ottica è questa. Ci sono altri pericoli ad Arezzo, ma non c'è la mafia, per adesso. Non c'è una cosa – lo so che ci sono segnali, l'oro... – che consenta di dire che lì c'è la mafia. Lo faranno altri. Quanto al codice di autoregolamentazione, non ho inserito il riferimento perché mi sembrava di aver capito ieri sera che avevamo trovato la sintesi. Il senatore Mirabelli giustamente diceva che, siccome il codice di autoregolamentazione è stato usato anche per altro, di non applicarlo a questa ricerca. Abbiamo detto dei reati spia. Poi vedranno gli altri qual è il modello al quale ispirarsi.
  Quanto a Caridi, siccome abbiamo evitato di fare nomi, mettiamo «coinvolto anche un senatore della Repubblica», tanto tutti sanno chi è, e rinviamo agli atti che abbiamo in archivio, dove è scritto tutto. Si può fare così.

  GIULIA SARTI. Va bene così. Mi è dispiaciuto anche riaprire la questione. Non c'era da riaprire niente. Non è il perno del discorso. È ovvio che nessuno vuole puntare Pag. 11 su questo o su quell'altro. Mi sembra che le evidenze sulle posizioni del senatore siano venute ben alla luce l'anno scorso, quando le cose sono saltate fuori.
  Non citarlo, mi sembra proprio questa la notizia. Non creiamo una notizia...

  ENRICO BUEMI. Già sono sedici mesi che è detenuto.

  GIULIA SARTI. C'è già scritto. Diciamo anche che è imputato nel processo che sta arrivando a sentenza. Poi ci vediamo a gennaio, Buemi, e magari è stato condannato o è stato assolto. Che ne sappiamo? Poi magari in appello chissà che cosa succede? È un dare conto, però, che siamo arrivati fino al Senato della Repubblica. Non è una cosa da poco.

  PRESIDENTE. È scritto «anche un senatore della Repubblica, per il quale è stato deliberato l'arresto».

  GIULIA SARTI. Ho capito, ma è un problema metterci il nome e cognome quando è chiaro che è lui?

  PRESIDENTE. No, appunto. Siccome lo sanno tutti...

  GIULIA SARTI. Appunto. Allora, perché non lo dobbiamo scrivere? Siamo noi la Commissione d'inchiesta che deve fare questo lavoro e che deve dare conto di quello che succede, o no?

  FRANCO MIRABELLI. Intanto, io starei su un punto: noi stiamo votando una relazione che resterà agli atti. Anche tra dieci anni qualcuno la leggerà. Mi dispiacerebbe se tra dieci anni qualcuno leggerà che abbiamo fondato un'affermazione su una vicenda che poi nel dibattito processuale o altro sparisce. Questo non vuol dire che stiamo sbagliando l'affermazione.
  Probabilmente, se evitiamo di costruire una riflessione attorno a un caso che non siamo sicuri come finisca... Contrariamente all'onorevole Sarti, io non sono mai sicuro di come finiscono i processi, di che cosa decidono i giudici. Eviterei di fare questa cosa. A me va bene la proposta della presidente.
  Aggiungo una cosa, però, presidente. Visto che si è riaperta la questione sulla Toscana...

  PRESIDENTE. L'abbiamo chiusa.

  FRANCO MIRABELLI. Lei sta chiudendo tutto, ma su questi tre temi ieri avevamo trovato un accordo: riaprire tutto, compreso questo tema, non capisco che senso abbia.

  PRESIDENTE. Ognuno ha riaperto i suoi.

  FRANCO MIRABELLI. Chi ha riaperto i suoi?

  PRESIDENTE. Li chiudiamo tutti in questo modo. Che cosa dobbiamo fare di più? Pregherei veramente il Movimento 5 Stelle di non insistere sul nome, anche perché ci dà più forza dire che questa è una relazione senza nomi, neanche quelli noti. Siccome questo sarà anche nella comunicazione l'aspetto che dovremo evidenziare di più, al punto che anche persone chiaramente identificabili non sono chiamate per nome, facciamo così. Tanto si sa chi è il senatore arrestato perché faceva parte della cupola superiore a «Mammasantissima», addirittura sopra, naturalmente nell'impostazione dell'accusa, perché siamo ancora in quella fase. Non c'è una sentenza.
  Facciamolo per una questione di stile. In fondo, è pur sempre un collega, per il quale è stata votata l'autorizzazione all'arresto. Si dice che è stato arrestato persino un senatore della Repubblica.

  RICCARDO NUTI. Il mio intervento è sulla questione delle altre regioni.
  È vero, ad Arezzo non ci sono comprovati fenomeni mafiosi, ma sinceramente il problema non è questo.

  PRESIDENTE. Lo farà la Commissione che eventualmente indagherà sulle massonerie.

Pag. 12

  RICCARDO NUTI. Mi ascolti, presidente, se posso esprimermi. Su questa sua affermazione posso essere anche d'accordo, ma se non erro nella relazione si dice che determinati soggetti, che magari non sono negli elenchi o che sono di vertice, a quanto pare sono iscritti in logge massoniche lontane dalla residenza.

  PRESIDENTE. Scusate, ma questo può succedere in qualunque parte d'Italia, no? Abbiate pazienza.

  RICCARDO NUTI. Non possiamo escludere, quindi, che personaggi della Sicilia e della Calabria siano iscritti in logge in Valle d'Aosta, in Lombardia, in Toscana o dove sia.

  PRESIDENTE. No, perché non Cesena?

  RICCARDO NUTI. Sto dicendo, infatti, in tutte le altre regioni.

  PRESIDENTE. In tutta l'Italia, c'è scritto.

  GIULIA SARTI. Non è un lavoro semplice. Abbiamo avuto due giorni di tempo. Mi sembra il minimo, dato che non ci sono lavori oggi, che ci prendiamo tutto il tempo necessario per parlarne. Abbiamo tutti piacere di scambiarci gli auguri di Natale, ma abbiamo molto più piacere di giungere alla conclusione di un lavoro in maniera seria e condivisa.
  Siccome ci sono delle questioni aperte importanti, mi dispiace, ma non mi va di chiuderle. E non sto parlando di Caridi, su cui ho detto che va benissimo, possiamo anche non citarlo, non ci interessa. Qui la questione è un'altra.
  Stefano Bisi è venuto in audizione qui da noi a dirci che ci sono 2 mila iscritti in Calabria e 2 mila iscritti in Sicilia. Da questa relazione emerge, ad esempio, che sono censiti dal 1990 al 2017 11 mila iscritti al Grande Oriente d'Italia, molti di più di quelli prospettati da Stefano Bisi in audizione, molti di più.
  Il fatto di dare conto – era questa la richiesta – dei censiti o degli iscritti in tutte le regioni d'Italia era per far emergere una contraddizione. Forse non lo è, ma i dati combaciano con quello che ci hanno anche detto i gran maestri nelle audizioni o no? Questo è un ulteriore problema. Non è per porre l'accento su una regione piuttosto che un'altra. È per far capire che ci sono anche dei dati che ci sono stati riferiti che magari a volte non combaciavano del tutto con quello che poi abbiamo verificato, con l'analisi dei dati, almeno dal punto di vista quantitativo.
  Poi non lo si vuol fare, abbiamo dato conto soltanto dei censiti in Calabria e in Sicilia? Va bene. Almeno nella prossima legislatura faremo un lavoro ulteriore per capire che ci sono dei problemi anche su questo. Se di gran maestri ne risultano iscritti 2 mila o 4 mila in Calabria e qui vengono fuori 7 mila nomi...

  PRESIDENTE. Posso premettere un fatto? Il tempo che ancora ci resta non ci impedisce di leggere e di rileggere che cosa ci è stato detto, tra l'altro in prova testimoniale. Siccome di questioni che non tornano, tra quello che ci è stato detto e quello che abbiamo trovato, ce ne sono molte, prima di concludere i nostri lavori le valuteremo. Ci pensiamo dopo, però. Abbiamo tempo per questo.

  ENRICO BUEMI. Ci sono ragioni criminali, alcune le abbiamo individuate, altre sono da individuare alla base del rapporto tra mafia e massoneria nel creare una dimensione non naturale delle organizzazioni delle logge, ma ci sono anche ragioni storiche in alcune regioni, che invece determinano una dimensione particolarmente significativa.
  Nel momento in cui affrontiamo la questione in maniera asettica, ma assolutamente numerica, quantitativa, facciamo una generalizzazione ingiusta. O abbiamo ragioni specifiche per dire che in una certa realtà il fenomeno ha certe caratteristiche o...

  PRESIDENTE. Non facciamo l'inchiesta sulla massoneria.

  LUIGI GAETTI. Vorrei fare una valutazione di carattere sia qualitativo sia quantitativo. Pag. 13
  Considerato che dalla relazione emerge che nel periodo di tempo considerato ci sono stati circa 17 mila massoni concentrati in due regioni, ma sono due regioni con 8 milioni di abitanti, se portassimo questo dato in ambito nazionale, su 60 milioni di abitanti, in proporzione in Italia ci potrebbero essere stati potenzialmente più di 100 mila massoni. Questo, secondo me, è un elemento che merita una attenta valutazione, anche perché abbiamo constatato che se già in una parte del Paese ci sono mafiosi che hanno infiltrato la massoneria, non si può escludere che questo possa essersi verificato anche in altre regioni, sia nel passato sia nel presente.
  Io mi sento di parlare anche in quest'ambito di un'emergenza democratica. È una cosa, secondo me, di una gravità assoluta, se pensiamo anche al fatto che una percentuale non indifferente non è identificabile. Questo è stato già evidenziato da codici fiscali sbagliati, iniziali che ovviamente non possiamo conoscere. In più, è aggravato ulteriormente da un concetto di qualità, cioè da una struttura piramidale massonica nella quale si è evidenziato in maniera chiara che, più le persone sono autorevoli, più non sono inserite. Abbiamo avuto contezza anche di questo audendo i collaboratori di giustizia. Focalizzerei anche su questo punto. Secondo me, abbiamo individuato – dobbiamo darne atto alla Commissione – una situazione veramente molto grave, che deve quantomeno destare una preoccupazione. Per me, è una preoccupazione molto grave se riteniamo che 100 mila italiani potrebbero potenzialmente essere anche massoni, con tutto quel che ne consegue. Presidente, crederei che anche questo sia un elemento che vada stigmatizzato in un ambito di divulgazione.

  PRESIDENTE. Non volevo soffocare il dibattito. Mi sembrava che su alcuni temi ci stessimo attardando.

  GIULIA SARTI. Ci tengo comunque a dire due parole su quello che è stato uno degli elementi primari del dibattito che abbiamo fatto in questi mesi su questo lavoro legato alla massoneria.
  In questo momento, si sta dicendo, come fu anche per il lavoro sugli «impresentabili»: abbiamo portato a termine questo lavoro d'indagine sulle due regioni, Calabria e Sicilia, e scegliamo di non dare alcun tipo di nominativo per evidenziare anche un problema legislativo che abbiamo nel nostro Paese, e cioè il fatto di poter dire che abbiamo dei condannati per mafia di cui possiamo tranquillamente dare conto e nominare, ma non possiamo citare il fatto che queste persone siano iscritte alle logge. Questo è scritto ed è certificato bene nella relazione.
  Il nostro punto di vista era un altro: se non lo fa una Commissione parlamentare d'inchiesta, chi lo deve fare? Il legislatore, magari tra dieci anni? Questo succederà. Speriamo di no, ma, anche ponendo l'accento a fine legislatura sul fatto che ci sono delle leggi da cambiare, nessuno ci dà la garanzia che questo possa avvenire.
  Stiamo evidenziando un problema democratico. Questo è un problema enorme per le relazioni, le connivenze, i collegamenti che abbiamo visto, di cui sarà dato conto benissimo domani e tutte le volte in cui ci sarà bisogno e voglia di farlo. Un modo, però, per «sfondare» il muro della riservatezza poteva essere anche quello, secondo noi, di iniziare già da oggi, non perché, come abbiamo detto, ci possano essere nomi rilevanti più di altri, ma semplicemente per rendere conto di chi sono queste persone che hanno delle condanne.
  Non stiamo parlando di persone indagate. Non ci interessa questo. Possiamo dire, però, che anche Tizio, Caio e Sempronio hanno questo tipo di problemi a livello processuale, con reati gravi e con sentenze passate in giudicato, quelle poche che ci sono.
  Il punto è non farlo. Benissimo. Farlo avrebbe significato molto probabilmente far partire un procedimento penale o far partire comunque un ricorso. Questa sarebbe stata, secondo noi, una provocazione – vogliamo chiamarla così? – un modo per lanciare davvero l'allarme. Di fronte a un fatto del genere, e cioè un'obbedienza massonica contro un'istituzione dello Stato, mi Pag. 14dispiace, ma bisogna che il legislatore in qualche modo agisca per forza.
  Col tipo di lavoro che faremo domani avremo concluso benissimo la nostra indagine, la nostra relazione. Lanceremo un allarme, che potrà venire accolto o meno. Nessuno potrà mai dire che la Commissione antimafia ha sbagliato o ha fatto qualcosa di male perché ha dato conto di determinati nominativi. Nessuno ha fatto nulla. Il legislatore potrà benissimo infischiarsene per i prossimi dieci anni, purtroppo. Questo è un timore. La speranza, è ovvio, è che le cose vadano diversamente.
  Per questo spingevano tanto per arrivare eventualmente anche oltre, arrivare anche a fare alcuni nomi a titolo di esempio, non per mettere in croce delle persone, ma per determinare delle conseguenze.

  PRESIDENTE. La prendo come una dichiarazione di voto?

  GIULIA SARTI. Sì.

  PRESIDENTE. Va bene. Sapete perfettamente che quest'aspetto è stato oggetto di riflessione e che abbiamo optato per dire: come istituzione rispettiamo la legge, ma denunciamo la necessità di cambiarla. Ricorsi forse ne avremo comunque, ma credo nella serietà con la quale ci siamo comportati e nella serietà del problema che abbiamo segnalato.
  Questa relazione è dedicata a Tina Anselmi. D'ora in poi, nessuno parli più di legge Spadolini-Anselmi, ma solo di legge Spadolini, come abbiamo scritto. Chiamare Anselmi una legge che ha fatto il contrario di quello che la Anselmi aveva fatto, è veramente un'offesa e noi quindi facciamo la nostra parte.
  Pongo in votazione per alzata di mano la proposta di relazione sulle infiltrazioni di cosa nostra e della ’ndrangheta nella massoneria in Sicilia e in Calabria.

  (È approvata all'unanimità).

  Vi ringrazio molto.
  Se non vi sono obiezioni, la presidenza si riserva di procedere al coordinamento formale del testo. Il testo sarà allegato al resoconto sommario della seduta odierna e sarà trasmessa alle Presidenze delle Camere.

Seguito dell'esame e votazione della proposta di relazione sull'attività svolta (relatore: on. Bindi).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno prevede il seguito dell'esame e la votazione della proposta di relazione sull'attività svolta, di cui sono relatrice.
  In base alle vostre obiezioni di ieri e richieste di integrazione, a pagina 30 abbiamo inserito che la Commissione approfondirà altresì nella relazione conclusiva l'evoluzione delle mafie siciliane in tutte le loro forme e articolazioni, dalla mafia dei terreni dei Nebrodi alla stidda, alla mafia catanese, a cosa nostra. È solo un accenno.
  A pagina 38 si precisa che la Commissione ha inizialmente svolto un'ampia inchiesta esaminando le criticità della normativa antimafia e dell'azione della magistratura in materia di misure di prevenzione (esempio: caso Saguto). Sono altresì approfondite le buone prassi adottate dall'autorità giudiziaria e dall'Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati. In questo contesto la Commissione ha preso in esame le vicende legate anche all'amministrazione giudiziaria della società Italgas, perché in fondo fa parte della stessa vicenda.
  A pagina 60, è stato introdotto il riferimento al «protocollo Farfalla». L'inchiesta parlamentare sull'applicazione del regime detentivo del 41-bis ha preso le mosse dall'interessamento della Commissione sulla vicenda del cosiddetto protocollo Farfalla, relativo a un presunto accordo tra i vertici dei servizi segreti italiani e l'amministrazione penitenziaria al fine di consentire colloqui con soggetti sottoposti al carcere duro.
  Alle pagine 98-99 in merito ai delitti di strage di carattere politico-mafioso degli anni 1992-1994, si fa riferimento al fatto che abbiamo iniziato, anche sentendo il dottor Donadio, ma non si anticipa nulla.

Pag. 15

  GIULIA SARTI. Suggerirei solo di non specificare che si è deciso di non intervenire e di non fare nulla perché si attendeva la conclusione dei processi. Non lascerei collegate le due cose. Il lavoro comunque è stato fatto.

  PRESIDENTE. È stato il motivo vero per il quale non l'abbiamo fatto.

  GIULIA SARTI. Ho capito, ma è stato anche il motivo del dissenso. La si pensava in modo diametralmente opposto. Non è un fattore di poco conto.

  ENRICO BUEMI. Il dato reale è questo.

  GIULIA SARTI. Il dato reale non è quello. Il dato reale è che si poteva fare un altro tipo di lavoro che si è scelto di non fare, purtroppo e non perché dovevano arrivare delle sentenze. Non lo evidenzierei, tutto qui. Allora, anche sulla massoneria non si sarebbe dovuto fare alcun tipo di lavoro perché sono in piedi le inchieste di Trapani e i processi a Reggio Calabria?

  PRESIDENTE. Si può essere d'accordo o non essere d'accordo, ma ho sempre posto l'attenzione sul fatto che non si iniziava questa fase perché c'erano le indagini della procura di Caltanissetta e il processo sulla cosiddetta trattativa.
  Con tutto ciò, possiamo dire che dell'argomento dei delitti e delle stragi di carattere politico-mafioso del 1992-1994 la Commissione si è occupata solo dopo la conclusione di delicatissimi processi (Capaci-bis...). Ce ne siamo occupati solo dopo. Nella relazione finale riprenderemo il tema della decisione. Va bene così?
  Poi ci sono i casi irrisolti, Geraci, Manca, Caravaggio. Sul caso Matacena si aggiunge che un'ulteriore vicenda seguita dalla Commissione parlamentare è stata quella della latitanza negli Emirati Arabi e della mancata estradizione dell'ex parlamentare Amedeo Matacena, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, oggi destinatario di misure di prevenzione.
  Naturalmente, il caso Matacena, più che nei casi irrisolti, secondo me va affrontato nelle pagine internazionali per far presente la difficoltà con la quale affrontiamo il tema delle rogatorie e della collaborazione giudiziaria con gli altri Paesi, a partire da Malta. Oltretutto, la donna dell'anno è la giornalista Daphne Caruana Galizia.
  Ci sono altri problemi? Abbiamo a disposizione l'elenco delle 240 audizioni e delle cento missioni.
  Uno dei lavori che ci porterà via molto tempo sarà quello della sintesi delle missioni svolte.

  FRANCESCO D'UVA. Più missioni sono state fatte sullo stesso territorio. Suppongo che ci potrà essere un capitolo su quel territorio piuttosto che un capitolo per ogni missione, giusto? Siamo stati più volte a Palermo.

  PRESIDENTE. Vediamo se è meglio utilizzare il criterio geografico o quello storico.

  MARCO DI LELLO. Presidente, abbiamo una testimonianza di quella che sono certo lei considera di gran lunga la missione più emozionante, significativa e toccante della legislatura? L'udienza da Papa Francesco, nulla è paragonabile al Papa.

  PRESIDENTE. Del Papa è scritto chiaramente. C'è anche un capitolo sulla Chiesa.

  FRANCO MIRABELLI. Presidente, siamo in dichiarazione di voto? Posso fare la dichiarazione di voto?

  PRESIDENTE. Sì.

  FRANCO MIRABELLI. Ovviamente, votiamo a favore, anche perché non credo ci siano ragioni per contraddire un lavoro serio che abbiamo fatto in questi cinque anni, che qui è bene indicato. Consideriamo questo documento l'indice su cui costruire la relazione finale.
  Io la invito, presidente, però, a lavorare perché il prossimo mese in cui lavoreremo Pag. 16sulla relazione finale ci sia una rappresentanza di tutto il Parlamento. Io credo che sarebbe utile non solo cercare di arrivare a una relazione unitaria, ma a una relazione comunque discussa con tutti i gruppi parlamentari.
  Perché sia chiaro che cosa dico, penso che si debba richiamare alla sua responsabilità anche la forza politica che continua a partecipare poco, senza dare un contributo in questi passaggi. Credo che questi siano i documenti della Commissione antimafia e che vada chiarito che non basta non venire per non assumersene la responsabilità. Sarebbe bene dare un contributo anche critico, ma che ci sia un contributo critico da parte di tutti.

  PRESIDENTE. Senatore Mirabelli, condivido. D'altra parte, come si fa? Proprio perché, come ha detto lei, quello che votiamo e che voteremo è la relazione della Commissione antimafia...

  FRANCO MIRABELLI. Direi di non lasciare niente di intentato, presidente.

  PRESIDENTE. Non l'ho mai fatto.

  FRANCO MIRABELLI. Lo so. Credo che sia giusto dare ufficialità al fatto che in questo dibattito il tema è stato posto.

  PRESIDENTE. Va bene. Grazie.
  Pongo in votazione per alzata di mano la proposta di relazione sull'attività svolta.

  (È approvata).

  PRESIDENTE. È approvata all'unanimità con un'astensione.
  Se non vi sono obiezioni, la presidenza si riserva di procedere al coordinamento formale del testo. Il testo sarà allegato al resoconto sommario della seduta odierna e trasmesso alle Presidenze delle Camere.
  Desidero infine rivolgere un ringraziamento ed esprimere apprezzamento per la segreteria della Commissione, le magistrate, gli ufficiali di collegamento con le forze di polizia e i finanzieri addetti al nostro archivio. Faccio notare che non solo la nostra è la Commissione Antimafia che ha lavorato di più nel corso delle legislature, ma anche che lo abbiamo fatto con un personale molto ridotto rispetto a prima e pertanto, ancora una volta, desidero ringraziare tutti per l'impegno profuso.
  Ricordo infine che domani la conferenza stampa sarà alle 11 e che i colleghi sono invitati a intervenire.
  Dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 14.35.